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Il movimento di opinione "il ponte" si prefigge di raccogliere le opinioni del cittadino, filtrandole ed elaborandole per capire cos'è importante e più utile per la gente.

Dando spazio a tutte le proposte mantenendo sempre la persona e le persone al primo posto.

Si intendono sviluppare i collegamenti con le associazioni di volontariato, con le istituzioni, con le associazioni di categoria, e dei media per elaborare nel miglior modo ciò che viene esposto dal cittadino. Non limitandoci alla critica in quanto tale, ma impegnandoci a costituire e a a tradurre in realtà le idee.

Al movimento di opinione "il ponte" puo' associarsi chiunque desideri lavorare per migliorare la nostra città: renderla più vivibile e sana; ogni persona indipendentemente dalla colorazione politica e dall'iscrizione a un partito, purchè il suo pensiero sia guidato da sani principi.
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Archivio Categoria AMBIENTE

Ritorniamo su l problema dei Mendicanti Molesti.

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorniamo sul problema dei Mendicanti Molesti.

Vedete che non li chiamiamo Rom o Zingari o Sinti  ma solo Mendicanti. Nessuno ci potrà dire che siamo razzisti. Il mendicante non è una razza.

Il mendicante è colui che mendica l’elemosina e che vive di elemosina. Può chiedere l’elemosina perché non ha altri aiuti e deve vivere ( si dice anche vivere di elemosina). Ma ci sono anche persone che vivono di elemosina perché vogliono vivere in un mondo che non è più il loro mondo.

Ma ci sono anche i mendicanti che vivono di elemosina in quanto non vogliono vivere lavorando e preferiscono vivere a spese degli altri. E questi sono quelli che noi chiamiamo mendicanti molesti. Molesti perché pretendono di vivere con le nostre elemosine.

Non si proibisce di chiedere l’elemosina ma si deve proibire di vivere pretendendo l’elemosina.

Noi siamo liberi come dice in un suo post pubblico su Face Book Andrea M.

“Ma se facciamo che i miei soldi li do a chi mi pare, va bene lo stesso?”

Certo che va bene ma credo che nessuno darebbe i soldi se li vengono chiesti con insistenza e con minacce come spesso accade ( basta leggere le testimonianze)

Una minoranza di persone ( una vera minoranza) talvolta scrive che  “ io non sono stato molestato; do normalmente l’euro quando vedo uno che lo chiede…”; certamente uno può dare l’euro perché ne ha tanti ma se ne ha pochi fa fatica a darli anche se lo chiedono con insistenza.

In sostanza nessuno è contro una persona che vive medicando se lo fa educatamente senza carpire la fiducia e la pietà ( vedi falsi invalidi e vedi uso di minori per impietosire) ma noi siamo contro i mendicanti di qualsiasi etnia siano che pretendono.

Un pò come i rifugiati che pretendono di essere mantenuti con una vita di lusso. Tutti avrete letto quei rifugiati che trasportati in un Resort di lusso in Sardegna hanno preteso di tornale a Napoli in quanto in Sardegna erano lontani da città ( pur avendo piscina e televisione satellitare in stanza)

Riporto qui sotto l’articolo che il buon De Bortoli del Gazzettino ha scritto. Riportiamo la versione purgata che si trova online

“ Il racket dei mendicanti inizia in via Verdi a San Donà. Il ritrovo di una banda composta da sei-sette accattoni romeni è tutte le mattine, attorno alle 9,30, nel parcheggio tra l’ospedale e il parco Europa, per poi dividersi le zone della città, lasciando un “presidio” di questuanti nell’area.

Una situazione che ha esasperato i commercianti: «Da oltre un anno dobbiamo fare i conti con richieste pressanti, affronti, minacce, un clima pesante che manda via la clientela». In tutto una decina di esercizi, due bar e un supermercato che ha dovuto assumere una guardia per impedire agli accattoni di infastidire i clienti. Il capobanda sarebbe un uomo corpulento sui quarant’anni spalleggiato da due fratelli, moglie e due figli.

Chi si rifiuta di aiutarli o dare l’elemosina subisce dispetti, insolenze e intimidazioni. Uno degli esercenti ha denunciato il furto della propria bicicletta. «Ho negato al capobanda di venire a ricaricare il telefonino in negozio quando si è presentato con un iPhone di nuova generazione del valore di 700 euro. Ha minacciato di denunciarmi al mio principale, dicendo che vado al bar invece di lavorare. Dopo qualche giorno la bici è sparita».

Sono  soggetti ben noti alla polizia urbana e schedati dalla stessa, che si trovano ogni giorno fuori e dentro l’Ospedale di San Donà, fuori e dentro della Casa di Cura Rizzola, all’esterno del supermercato Lidl, del supermercato Dpiù , del supermercato Winner  e nei vari parcheggi di San dona di Piave. Queste persone molestano a volte pesantemente i cittadini non solo sollecitando l’elemosina ma a volte strattonandoli e offendendoli e creando paura con i loro atteggiamenti.

Queste persone vivono in una casa disabitata vicino al cimitero, usufruendo dei servizi collegati all’abitazione che ora abbiamo appurato da una nostra visita non esistere più essendo stati rovinati. Fanno i loro bisogni nei bagni dell’Ospedale, della Casa di Cura, del Supermercato Lidl. Esistono documentazioni fotografiche e filmati del loro comportamento. Gli stessi soggetti  considerazioni questo un lavoro  ( come sentito personalmente alla mattina quando in gruppo si dividono i posti e gli orari ) . Non accettano alimenti ma vogliono soldi e come da documentazione spendono i loro soldi in smartphones, in sigarette in Ipads e in gratta e vinci ( oltre naturalmente ai loro fabbisogni normali).

È mai possibile che i cittadini di San Donà non possono andare tranquillamente alla Santa Messa? andare tranquillamente a fare la spesa ad un supermercato ? andare tranquillamente all’Ospedale o in Casa di Cura senza essere continuamente vessati da richieste insistenti e da minacce a volte se non si cede all’elemosina?

Dopo aver parlato con dirigente del supermercato Lidl abbiamo saputo  che avendo appreso di perdere clienti proprio per la presenza di questi mendicanti sono stati costretti ad assumere delle persone che allontanino questi mendicanti.

E di questa settimana la notizia che a Catania è stato un esposto un cartello che invita i clienti a non dare l’elemosina in quanto questi mendicanti guadagnano più di un operaio specializzato.

 

 

E non si dica che non è vero in quanto il Supermercato a Catania ha raccolto le prove che questi mendicanti andavano alla sera a dare le monete e a farsi cambiare in denaro in carta.

Ma anche noi abbiamo raccolto la documentazione che i nostri mendicanti vanno a cambiare soldi alle sera in genere di 100 a 150 euro fino ad un massimo di 280 euro  .

Chi di voi può guadagnare comodamente tanti soldi

E pensate che lo fa con i nostri soldi

Noi di San Donà + Sicura ha preparato un altro cartello diverso da quello di Catania. Noi vogliamo fare vedere che non siam contro ROm , contro Zingari o altro , ma anzi vogliamo aiutarli se hanno fame, se non trovano lavoro. Noi li aiutano nel limite del possibile. Vi sono associazioni che aiutano tutti italiani e stranieri nel bisogno. Non regalano certamente smarthones o Ipads o sigarette  o televisioni al plasma ma aiutano realmente

E allora diamo a tutti i negozianti che lo desiderano questo caratello plastificato

 

 

Due signore oggi sul sito di San Donà + Sicura hanno lanciato l’idea “ Domani andiamo anche noi al LIDL a chiedere l’elemosina e vediamo se facendo la concorrenza la gente li da a noi o a loro “

I cittadini chiedono quando si potrà ritornare ad avere una città nella quale  noi tutti possiamo uscire tranquillamente e passeggiare sia di giorno che di sera; quando potremmo andare nei luoghi di cura; quando potremo andare alla Santa Messa o quando potremo recarci nei supermercati a fare la spesa senza essere continuamente vessati da queste persone

Portiamo qui una testimonianza di alcuni giorni fa

Testimonianza

Ancora mendicanti molesti! 
5 minuti fa volevo portare assieme a mio padre dei vestiti vecchi nel bidone della Caritas di San Pio X. Arriviamo, non facciamo a tempo a mettere giù la macchina che 2 persone, sempre le solite che chiedono l’elemosina dopo le messe (un uomo e una donna) ci braccano, aggredendoci e chiedendo di dare loro i sacchetti. Su 4 sacchi, per paura di ritorsioni, gliene abbiamo consegnati 2, e già per i 2 sacchi che abbiamo messo dentro erano molto scocciati, quasi avessi buttato via un tesoro.
Contemporaneamente, arriva una ragazza da sola, che ancora prima di scendere dalla macchina si sente chiedere “Hai vestiti?”
Lei, più risoluta di noi, scarica tutto e fa per mettere tutto dentro il bidone, intimandoli (alzando la voce) di andarsene e chiedendo rispetto. I due mollano la presa, ma se ne alza un terzo (più vecchio) e le va incontro. Quando vede che la ragazza non ha nessuna intenzione di dare loro niente, prima le prende il braccio, poi le blocca con la forza il maniglione che va tirato per mettere i sacchi dentro il contenitore. Io e mio padre, che eravamo rimasti nei paraggi di proposito visto che lei era sola, interveniamo per separarli, e per far finire il lavoro alla signorina. Il vecchio inizia a blaterare qualcosa in una lingua che non ho capito, si allontana mettendosi le mani nei capelli e mostrandoci il dito medio.

In genere la tattica non è violenta ma molesta certamente

Fuori dalla chiesa alla uscita della S. Messa chiedono qualcosa per mangiare e lamentandosi che hanno fame. Lo stesso fuori dall’Ospedale. Mentre all’eterno dei Supermercati chiedono di la moneta che era stata messa nel carrello. Sono sia lui che la donna insistenti anche se all’inizio cercano di aiutare le persone anziane a portare il carrello e a depositare le borsette in macchina. Ma diventano poi molesti anche se questi sono pacifici se non le viene dato nulla. Ma è difficile per una persona anziana o per una donna con dei bambini riportare il carrelli indietro e riprendere la monetina.

E’ vero che sono un euro o due euro e si possono dare ma non tutti possono e poi ognuno può dare un obolo a chi vuole ma non piace darlo a chi lo chiede e quasi lo pretendente

San Donà + Sicura si sta muovendo

Occhio Sandonatese ha scritto oggi a proposito dell’articolo sul gazzettino “ Parlano.. tutti parlano.. ma nessuno fa niente “

San Donà + sicura si sta muovendo

Ha trovato i proprietari della Casa in cui vivono in Viale Primavera. Le voci erano tante e tanti dicevano che era del Comune. Noi abbiamo trovato i proprietari ed abbiamo fatto un esposto al Comune  e tramite Il Comune e l’ASL  è stato fatto un sopralluogo ed ora si sta facendo una ordinanza di sgombero e messa in sicurezza della struttura

Per le elemosine con moleste abbiamo ideato un manifesto per i negozi che lo vogliono.

Non è contro i ROM o gli Zingari ma contro i mendicanti molesti, siano italiani o di altra etnia

Se uno è mendicante può essere di tante razze e se è molesto lo può essere di tante etnie.

Noi vogliamo riportare San Donà alla Vita di 10 anni fa

Questa settimana i giornali hanno riportato che San Donà è la 50 città più vivibile in Italia ma…i dati si riferiscono ad anni fa

Adesso la situazione non è più la stessa. Si vive male,; i furti sono non uno ma diversi ogni giorno

Certamente noi scrivendo non possiamo fare molto. Sono i Politici e le Forse dell‘Ordine che possono fare qualcosa.

Ma noi possiamo fare opera di sensibilizzazione, possiamo aiutare le Forze dell’Ordine ma possiamo cercare di vivere in pace l’uno con l’altro senza violenza anche verbale che vediamo e sentiamo ogni giorno

Rete Città + Sicura VS Controllo del Vicinato

 

 

 

 

 

Recentemente abbiamo pubblicato un articolo sul “Controllo del Vicinato” che voleva essere una risposta a quanto la Amministrazione di San Donà di Piave sta proponendo negli incontri pubblici nelle frazioni.

L’articolo è stato letto da migliaia di persone non solo nel nostro territorio ma specie nella provincia di Treviso ma anche all’estero in quanto il nostro Sito  viene letto da cittadini di vari provincie e anche all’estero.

In questo articolo vogliamo spiegare in maniera semplice la differenza tra “ Controllo di Vicinato “ e la “ Rete Città + Sicure “.

E questo perché abbiamo ricevuto critiche che il precedente articolo era troppo lungo e prolisso.

E lo possiamo fare in quanto abbiamo studiato il problema della Sicurezza e abbiamo studiato la organizzazione e i principi del “ Controllo del Vicinato “  mentre per quanto riguarda la “ Rete della Città + Sicure”  siamo stati parte dei fondatori e siamo attualmente gli organizzatori.

Vogliamo raccontare come e dove è nata l’idea del Controllo di Vicinato , come si è sviluppato e diffuso, quali sono i principi, le regole la filosofia  e in modo particolare quali sono le differenze con la Rete + Sicura.

Lo possiamo fare anche in quanto noi conosciamo bene tale realtà essendo stati invitati dal gruppo di “ Controllo di Vicinato “ di Mira ed abbiamo discusso dei problemi inerenti al loro sistema e al nostro sistema. Abbiamo discusso delle differenze di gestione e abbiamo cercato di ottimizzare i due sistemi.

 

La Storia

Controllo di vicinato cominciò silenziosamente alla fine degli anni ’60 come responso allo stupro e all’omicidio di Kitty Genovese in New York. Cominciò come un gruppo che aveva la funzione di associare i vicini e la comunità per crimini . Non era composta da vigilantes  ma era da persone che sospettando delitti o crimini incoraggiavano gli amici e i vicini della comunità a contattare le autorità ad intervenire anche solo nei sospetti.

Nato quindi negli Stati Uniti negli anni ’60 e ’70 e arrivato in Europa partendo dalla piccolissima Mollington nel Cheshire in Gran Bretagna (1982) e quindi  in Canada, Australia e Nuova Zelanda e in un’infinità di centri minori in tutti i Paesi anglosassoni.

 

In Italia il “ Controllo del Vicinato  è nato nel 2008 da un certo  Gianfrancesco che, dopo essere stato vittima di un tentato furto nella sua casa, ha importato dall’Inghilterra e promosso in Italia, il “neighbourhood watch”, facendo anche nascere nel 2009, il primo gruppo italiano sul controllo del vicinato.

In pratica, il programma dell’associazione prevede l’auto-organizzazione tra vicini, per controllare l’area intorno alla propria abitazione. Questa attività è segnalata tramite la collocazione di appositi cartelli. Lo scopo è quello di comunicare, a chiunque passi nell’area interessata al controllo, che la sua presenza non passerà inosservata, e che il vicinato è attento e consapevole di ciò che avviene all’interno dell’area.

Vicino a noi vi è la realtà di Mira che è diventata una cittadina da prendere ad esempio  grazie ad alcuni gruppi di cittadini, che in febbraio  2014 avevano deciso di organizzarsi per controllare il vicinato dopo svariati episodio di furto

L’iniziativa, ideata dagli abitanti della frazione di Gambarare, aveva lo scopo di ‘’spaventare’’ i ladri. Per far ciò, gli abitanti della frazione avevano posto nei quartieri la segnaletica ‘’Zona controllo del vicinato’’ e si erano riuniti in cinquanta, controllando determinate zone ed avvisandosi tra loro attraverso sms e telecamere private.

Da quando i gruppi di controllo di vicinato  sono stati organizzati, cinque mesi fa nell’area Molin Rotto a Gambarare per combattere la microcriminalità dilagante e i furti, questi tipi di reati si sono quasi azzerati.

Di fatto due gruppi di 25 persone ciascuno controllano un territorio circoscritto grazie a continui scambi di messaggi sui cellulari e sistemi di telecamere private.

La Rete Citta + Sicura è nata nel 2013 a Jesolo per opera di Nicola Manente e Nicola Mogavero.

Hanno creato una pagina interattiva su Face Book che avvisava i cittadini di possibili pericoli o di pericoli accertati che non riguardavano solo delitti e rapine ma qualsiasi notizia utile ai cittadini per migliorare la loro sicurezza in senso lato.

Tale pagina ha avuto un successo veloce e i cittadini hanno iniziato a collaborare segnalando possibili pericoli o fatti accertati.

Al giorno d’oggi il Web e FB sono onnipresenti e non solo nei giovani in quanto la media dei navigatori di FB sono tra i 30 e 60 anni.

Nel marzo di quest’anno Jesolo + sicura ha partecipato ad un convegno sulla Sicurezza organizzati da “ Il Ponte” portando darti e giustificazione e nel mese di Aprile si è costituita la pagina di San Donà + Sicura assieme alal pagina di Jesolo.

Il successo è stato importante sia come adesioni , che come lettori ma in modo particolare come segnalazioni che riguardavano la sicurezza in senso lato ( sociosanitaria)

Da lì in 4 mesi la città + sicure sono passate da 2 a 9 e altre chiedono di entrare nella rete + sicura.

Vediamo allora le differenze e cosa fa ritenere il nostro Progetto +Sicura più facilmente stendibile con una maggiore diffusione e velocità di trasmissione dei dati del “ Controllo di Vicinato “

Tutte e due le iniziative sono hanno radici politiche o meglio partitiche

Gli amministratori +Sicura cancellano ogni frase che si riferisce ad un partito o frasi razziste

Gli Amministratori di + Sicura girano , verificano , chiedono e intervistano persone sospette nel limite del possibile senza stimolare reazione violente o pericolose. Lo stesso fanno i cittadini che partecipano al Controllo di Vicinato

Sia Il Controllo di Vicinato  che  La Rete + Sicura non chiedono nulla al Comune e ogni riunione o cartelli o manifesti o altro è a spese degli Amministratori o di offerte se in futuro qualcuno le volesse donare

Ogni costo per qualsiasi manifestazione o gadget o altro è totalmente a carico egli amministratori della rete + Sicura

Come viene vista dalle autorità? Il Controllo del Vicinato non ha trovato ostacoli dalle Amministrazioni in quanto non segnala zone di degrado pubblico o di problemi sociosanitari ma solamente è un passa parola tra cittadini su possibili pericoli.

La Rete Città +sicura ha trovato qualche ostacolo in quanto i cittadini scrivono sulle pagine e tutti possono leggere e quindi a nessuna amministrazione fa piacere leggere critiche sulla situazione della propria città

Ma ora la Rete + Sicura sta crescendo con vari comuni che aderiscono e i rapporti cogli amministratori sta migliorando in quanto parlando hanno capito che noi siamo di supporto alle amministrazioni e alle Forze dell’Ordine e noi siamo qui per aiutare i cittadini e quindi anche loro.

Il modello di Controllo del Vicinato è applicabile ovunque? 
Il Controllo del Vicinato è applicabile ovunque. La zona ideale per l’applicazione del Controllo del Vicinato è tuttavia piuttosto circoscritta (e ciascuna con un proprio coordinatore), non sono ideali per poter avere una chiara situazione del viavai di auto e persone le zone con troppi esercizi commerciali o con uno o più palazzi di grandi dimensioni.

Il Modello di Rete + Sicura è applicabile e ripetibile in ogni paese o città Non ha a confronto del Progetto Controllo del Vicinato limiti di persone, quartieri o vie.. Vanno bene zone solo abitate o zone commerciali.

Il Controllo del Vicinati e la Rete + Sicura tende  a prevenire. Prevenire meglio che curare. Prevenire meglio che succeda il furto o il danno. Si può chiamare la Polizia o i Carabinieri o avvisare la Ammnistrazione

Dall’incontro che abbiamo avuto con il Comitato di Controllo Di Vicinato di Mira abbiamo raccolto e approvato l’idea di preparare dei cartelli simili ai loro per indicare le zone che i cittadini ci segnaleranno come posti a rischio e saranno maggiormente sorvegliati  agli aderenti alla Rete + Sicura. Saranno dislocati nei posti scelti con il personale dalla Amministrazione ad indicare che tali vie o piazze sono maggiormente sorvegliate dai cittadini stessi

 Ci saranno incontri con i cittadini aperti al pubblico e alle istituzioni in cui farà il punto della situazione e saranno presenti esperti del settore che esporranno consigli  e faranno relazioni utili per capire come difenderci meglio e in modo legale

 

Vi sono alcuni consigli che prendiamo dalla loro esperienza che riteniamo validi anche per la Rete + Sicura

  • Sensibilizzare il vicinato circa l’importanza che tutti prendano parte a questa sorta di “auto-controllo”. Quante più persone la effettueranno, tanto più sarà efficace.
  • Prestare maggiore attenzione a ciò che avviene nel proprio quartiere, nelle proprie strade.
  • Segnare su un taccuino eventuali auto (tipo, targa) che risultino sospette. Auto diverse dalle solite che transitano in zona magari lentamente o con a bordo persone sospette, auto o moto che siano parcheggiate lungamente di fronte a delle abitazioni con qualcuno a bordo etc. In caso di furti questi indizi potrebbero rivelarsi utili alle autorità.
  • Chiedere a persone che passino all’interno del quartiere guardandosi troppo in giro se abbiano bisogno di aiuto o se stiano cercando qualcuno. E’ un semplice, antico gesto per far sapere alla persona che non è passata inosservata e un possibile aiuto a visitatori occasionali del quartiere.
  • Non sono richiesti né eroismi né particolari competenze, si tratta sostanzialmente di essere più vigili, di osservare meglio; per esempio guardare meglio fuori casa, la strada o la proprietà del vicino, quando si esce o si rientra a casa o quando si stende il bucato, quando si fuma sul balcone oppure si porta a spasso il cane, etc…
  • Uscire al suono di un allarme anziché fingere di non sentirlo. Nessuno chiede di correre fuori dalla vasca da bagno e precipitarsi in strada, ma quante volte ci basterebbe aprire la finestra o fare pochi gradini per verificare che non si stia perpetrando un reato? Se anche solo quattro persone di un vicinato guarderanno per pochi secondi fuori dalla finestra prestando attenzione ad eventuali anomalie (es. segni di scasso, finestre aperte, vetri infranti, auto o furgoni) si avranno quattro prospettive diverse di un possibile crimine e qualcuno pronto a chiamare le Forze dell’Ordine.

Guardare fuori quando abbaiano i cani del vicino o se qualcuno parla concitatamente oppure grida sotto casa

 D’altra parte i vantaggi della Rete Città + Sicura sono

1)  Si occupa della Sicurezza Globale  e non solo di furti e rapine

2)  La velocità della trasmissione dei dati è in tempo reale , mentre nel Controllo del Vicinato a volte può passare 48 ora dall’inizio di una via all’ultimo abitante della zona

3)  Non si limita ai soggetti di una via a  tuti quelli che si collegano con Internet

4)  E’ applicabile in ogni città, grande piccola e non ha limiti di tipologia di abitazioni U negozi, centri commerciali) come per Controllo di Vicinato

Lettera aperta Al signor Sindaco di San Donà di Piave

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lettera aperta Al signor Sindaco di San Donà di Piave

Egregio Signor Sindaco scrivo non come Presidente del Movimento di Opinione Il Ponte, non come l’ideatore e amministratore della Pagina San Donà  Sicura nonché Coordinatore di tutta la Rete +  Sicura.

Le scrivo come cittadino di San Donà  di Piave.

Questa sera  quando mi sono recato alla Santa messa sono stato molestato pesantemente al’ingresso della Chiesa di San Pio X da uno soliti mendicanti molesti che lei conosce bene vivendo a San Donà e leggendo gli articoli e le denunce sui giornali. Sono stato molestato pesantemente perché non ho dato loro l’elemosina e non ho, secondo loro, augurato a loro una buona domenica.

Sono  soggetti ben noti alla polizia urbana e schedati dalla stessa, che si trovano ogni giorno fuori e dentro l’Ospedale di San Donà, fuori e dentro della Casa di Cura Rizzola, all’esterno del supermercato Lidl, del supermercato Dpiù , del supermercato Winner  e nei vari parcheggi di San dona di Piave. Queste persone molestano a volte pesantemente i cittadini non solo sollecitando l’elemosina ma a volte strattonandoli e offendendoli e creando paura con i loro atteggiamenti.

Queste persone come lei ben sa vivono in una casa disabitata vicino al cimitero, usufruendo dei servizi collegati all’abitazione. Fanno i loro bisogni nei bagni dell’Ospedale, della Casa di Cura, del Supermercato Lidl. Esistono documentazioni fotografiche e filmati del loro comportamento. Gli stessi soggetti  considerazioni questo un lavoro  ( come sentito personalmente alla mattina quando in gruppo si dividono i posti e gli orari ) . Non accettano alimenti ma vogliono soldi e come da documentazione spendono i loro soldi in smartphones, in sigarette in Ipads e in gratta e vinci ( oltre naturalmente ai loro fabbisogni normali).

Io oggi ho ricevuto l’attestazione di solidarietà dalle persone vicine ma certamente il diverbio e le offese non mi hanno permesso  di poter ascoltare tranquillamente la Santa Messa.

È mai possibile che i cittadini di San Donà non possono andare tranquillamente alla Santa Messa? andare tranquillamente a fare la spesa ad un supermercato ? andare tranquillamente all’Ospedale o in Casa di Cura senza essere continuamente vessati da richieste insistenti e da minacce a volte se non si cede all’elemosina?

Oggi ho parlato con un dirigente del supermercato Lidl che mi ha detto che avendo appreso di perdere clienti proprio per la presenza di questi mendicanti sono stati costretti ad assumere delle persone che allontanino questi mendicanti.

Le sembra giusto che un cittadino di questa città non possa vivere tranquillamente e debba difendersi da solo da questi individui?. Lei come Sindaco è responsabile della Salute dei suoi cittadini e per Salute si intende lo stato psicofisico del cittadino. Lei è anche responsabile della sicurezza dei cittadini e la sicurezza comprende lo stato che ogni cittadino ha di poter girare in sicurezza e in serenità per la propria città.

Chiedo e ce lo chiedono migliaia di cittadini quando si potrà ritornare ad avere una città nella quale  noi tutti possiamo uscire tranquillamente e passeggiare sia di giorno che di sera; quando potremmo andare nei luoghi di cura; quando potremo andare alla Santa Messa o quando potremo recarci nei supermercati a fare la spesa senza essere continuamente vessati da queste persone.

Le chiedo se la sua Amministrazione intende porre rimedio a questa situazione che rende poco vivibile la vita di noi cittadini. Questa lettera aperta viene messa sui Social Networks   e nel sito ”  Il Ponte”  in quanto la visibilità è alta e  in molti aspetteranno una Sua risposta per poter pensare ad un prossimo futuro più sereno e tranquillo

Ringraziandola dell’attenzione porgo distinti saluti

Madeyski Paolo

Controllo di Vicinato e Rete+Sicura ( San Donà+Sicura)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sul Sito della Città di San Donà di Piave appare  “Foglio di collegamento n.19” che viene inviato settimanalmente per  approfondire temi e argomenti su San Donà di Piave, sul Veneto Orientale, sulla Città Metropolitana.

Questo Foglio N 19 parla di

“ CONTROLLO DI VICINATO, LA SICUREZZA GARANTITA DAI CITTADINI “

 

Lo riportiamo integralmente in quanto documento pubblico che serve ad informare la cittadinanza su cosa la Amministrazione pensa in fatto di “ Sicurezza”

 

“Le reti di vicinato e la collaborazione tra enti come opportunità per una maggiore tutela dalla microcriminalità. È la prima analisi che si può dedurre dalla relazione della Prefettura sulla criminalità nel Veneto Orientale. Dove, a fronte di un livello di criminalità decisamente inferiore rispetto ai valori del Veneto e della Provincia di Venezia, resta una percezione della sicurezza da parte dei cittadini non sempre soddisfacente. Lo stesso prefetto Domenico Cuttaia suggerisce “attenzione sulla necessità di sviluppare una intensa azione di informazione e sensibilizzazione sul territorio attraverso l’organizzazione di incontri pubblici con i cittadini”. Insomma, da una parte gli occhi dei cittadini come migliore prevenzione. Dall’altra ricostruire un tessuto di relazioni, di conoscenze, di collaborazione che, oltre ad migliorare il controllo del territorio, abbia una valenza sociale.

È questo il “controllo di vicinato”, esperienza nata negli anni Sessanta negli Stati Uniti e affermata soprattutto nei paesi anglosassoni, dove coinvolge oltre 10 milioni di cittadini. Il progetto è recentemente giunto in Italia, in una trentina di Comuni dell’Italia settentrionale, soprattutto in Emilia e Lombardia. Primo esperimento veneto in due frazioni di Mira, Gambarare e Oriago, bersagliata da furti, dove pare abbia dato ottimi risultati.

Il programma prevede l’auto-organizzazione tra vicini per controllare l’area intorno alla propria abitazione. Questa attività è segnalata tramite la collocazione di appositi cartelli. Lo scopo è quello di comunicare a chiunque passi nell’area interessata al controllo che la sua presenza non passerà inosservata e che il vicinato è attento e consapevole di ciò che avviene all’interno dell’area.

Lo schema è piuttosto semplice. Auto-organizzazione tra vicini per segnalarsi tra di loro, a turno, movimenti sospetti. Condivisione tra telecamere private, pronte segnalazioni alle forze dell’ordine e corsi sulle pratiche da adottare per mantenere elevato il livello di sicurezza. E poi un insieme di piccole attenzioni che rafforzano i rapporti umani prima ancora che intervenire sulla collaborazione civica. E contemporaneamente puntano i molti occhi di chi abita il quartiere come deterrente non solo per chi volesse compiere furti ma anche verso altri illeciti quali graffiti, truffe, vandalismi.  E, su tutto, un dialogo costante con le forze dell’ordine.

Insomma, “un sistema integrato di prevenzione e repressione”, come lo ha definito il prefetto. L’unione fa la forza, soprattutto in tema di sicurezza e di polizie locali. Ed è la strada da percorrere per garantire i cittadini.”

Il documento è firmato  da

Andrea Cereser  Sindaco di San Donà di Piave

San Donà di Piave, 25 luglio 2014

 

Dal foglio firmato dal Sindaco che rappresenta la Amministrazione si legge che la Amministrazione ritiene una ottima cosa il “ Controllo di Vicinato” . Non parla della Rete +Sicura e nello specifico, in quanto la Amministrazione è di San Donà, di San Donà + Sicura.

E allora vogliamo mettere i punti sulla i  come si suole dire.

Vogliamo raccontare come e dove è nata l’idea del Controllo di Vicinato , come si è sviluppato e diffuso, quali sono i principi, le regole la filosofia  e in modo particolare quali sono le differenze con la Rete + Sicura.

 

E lo possiamo fare tranquillamente in quanto noi conosciamo bene tale realtà essendo stati invitati dal gruppo di “ Controllo di Vicinato “ di Mira ed abbiamo discusso dei problemi inerenti al loro sistema e al nostro sistema. Abbiamo discusso delle differenze di gestione e abbiamo cercato di ottimizzare i due sistemi.

 

La Storia

Controllo di vicinato cominciò silenziosamente alla fine degli anni ’60 come responso allo stupro e all’omicidio di Kitty Genovese in New York. Cominciò come un gruppo che aveva la funzione di associare i vicini e la comunità per crimini . Non era composta da vigilantes  ma era da persone che sospettando delitti o crimini incoraggiavano gli amici e i vicini della comunità a contattare le autorità ad intervenire anche solo nei sospetti.

Nato quindi negli Stati Uniti negli anni ’60 e ’70 e arrivato in Europa partendo dalla piccolissima Mollington nel Cheshire in Gran Bretagna (1982), il Neighbourhood Watch è adottato da decenni in innumerevoli città americane come per esempio Chicago e Los Angeles e inglesi, come Oxford, Londra ed Edimburgo e ancora in Canada, Australia e Nuova Zelanda e in un’infinità di centri minori in tutti i Paesi anglosassoni.

 

Praticamente quello che stiamo facendo noi di San Donà + Sicura.  Noi invitiamo le persone della nostra comunità a vigilare nei nostri territori e a segnalare alla autorità ogni sospetto o ogni cosa incompatibile con il vivere civile  e che metta in pericolo la nostra sicurezza

 

Quindi da qui vediamo una prima differenza. Il Comitato di Vicinato era nato per i crimini , noi invece siamo nati per la nostra sicurezza che non è solo evitare delitti ma anche cosa che non garantisce la nostra sicurezza , dalla sanità, ai furti, ai delitti , alla sicurezza stradale eccc.

 

Si chiamava  Neighborhood_association e poi in Italia quando è nata si è chiamata  Comitato di Vicinato e poi “ Controllo di Vicinato “

 

Ma quando è nata in Italia tale forma di autodifesa ?

Leggiamo dal sito italiano

http://controllodelvicinato.it

una lettera che spiega la nascita

 

“Mi chiamo Gianfrancesco e nel 2008, dopo essere stato vittima di un tentato furto nella mia casa, ho importato dall’Inghilterra e promosso in italia, il “neighbourhood watch”, facendo anche nascere nel 2009, il primo gruppo italiano sul controllo del vicinato. In pratica, il programma dell’associazione prevede l’auto-organizzazione tra vicini, per controllare l’area intorno alla propria abitazione. Questa attività è segnalata tramite la collocazione di appositi cartelli. Lo scopo è quello di comunicare, a chiunque passi nell’area interessata al controllo, che la sua presenza non passerà inosservata, e che il vicinato è attento e consapevole di ciò che avviene all’interno dell’area. Dato che è un progetto auto-prodotto, le spese sono tutte a carico dei volontari; per questo motivo, sostenere l’Associazione Controllo del Vicinato significherebbe dare un po’ di respiro e aiuto economico, per le varie spese e i vari investimenti da fare per migliorarlo: adesivi, cartellonistica per i Comuni che non possono acquistarla, sito internet da implementare, due APP per Android e IPhone a scopo educativo e promozionale. Insomma, tutte cose che abbiamo in mente, ma che non possiamo permetterci di fare.  “

 

Dal 2008 il Progetto si è sviluppato tanto che si trova un documento nel sito della Prefettura di Perugia   denominato “ PROGETTO “CONTROLLO DEL VICINATO”

Pieno successo del progetto “Controllo del Vicinato” nel Comune di Seravezza, frazione Querceta. Infatti nella serata del 12 agosto i Carabinieri hanno arrestato due pregiudicati che a seguito di un controllo venivano trovati in possesso di alcuni monili in oro e altri oggetti, provento di un furto avvenuto il giorno precedente nella medesima località’. L’intervento dei Carabinieri era stato richiesto da alcuni residenti che avevano notato un’autovettura sospetta che marciava a bassa velocità tra le vie di quella frazione.

Ai cittadini che hanno partecipato attivamente nell’ambito del Progetto, adottando comportamenti più vigili ed improntati ad un principio di aggregazione col vicinato, nel rispetto della reciproca riservatezza e ai militari della Stazione Carabinieri di Querceta và la gratitudine del Prefetto. Con il loro impegno hanno dimostrato la concreta possibilità di promuovere la sicurezza urbana per ridurre i reati, in particolare contro la proprietà e le persone, attraverso la solidarietà e la cooperazione con le Forze di Polizia.

Si auspica il proseguimento del progetto con una sempre maggiore partecipazione dei cittadini e la sua estensione ad altre realtà del territorio.

Possiamo dire che questo documento ufficiale mostra come le Forze dell’Ordine abbiano convalidato questa sistema di autodifesa

 

Troviamo poi una consacrazione sul principio di tale mezzo illustrato dal Criminologo  Dott. Francesco Caccetta il quale aveva  illustrato  i comportamenti tipici dei ladri e di coloro che intendono commettere un reato predatorio, le varie precauzioni e le tecniche per difendersi ed aumentare la protezione delle case. Ha evidenziato l’essenzialità del rapporto di buon vicinato e della necessaria attenzione a qualsiasi cosa inconsueta o inusuale, spiegando che è meglio un falso allarme che un danno subito (in genere solo il 50% degli allarmi si è poi dimostrato reale). Il Criminologo ha esortato  ad aderire al CONTROLLO DEL VICINATO, un principio solidaristico adottato in molti paesi anglosassoni ed affermato in tante cittadine del nord Italia, dove si è notato una riduzione dei furti nelle case fino all’80%.

 

Vicino a noi vi è la realtà di Mira che è diventata una cittadina da prendere ad esempio  grazie ad alcuni gruppi di cittadini, che in febbraio avevano deciso di organizzarsi per controllare il vicinato dopo svariati episodio di furto

L’iniziativa, ideata dagli abitanti della frazione di Gambarare, aveva lo scopo di ‘’spaventare’’ i ladri. Per far ciò, gli abitanti della frazione avevano posto nei quartieri la segnaletica ‘’Zona controllo del vicinato’’ e si erano riuniti in cinquanta, controllando determinate zone ed avvisandosi tra loro attraverso sms e telecamere private.

‘’Abbiamo deciso’’, ha riferito uno degli organizzatori, ‘’che così non poteva più continuare, dovevano essere più attivi come comunità ed evitare cioè che dei malintenzionati agissero contro le nostre famiglie. Per questo due gruppi attivi di persone hanno di volta in volta informato le forze dell’ordine di movimenti di persone sospette nella nostra località ad ogni ora della giornata. Così oltre ai ladri, hanno avuto vita dura anche falsi tecnici, truffatori, spacciatori, sbandati, molesti, e ragazzini in vena di vandalismi’’.

Leggiamo da un articolo della Nuova Venezia

 

 

Là dove hanno fallito le famose “ronde” funzionano invece i gruppi di controllo di vicinato. Gli atteggiamenti “militareschi” fecero un buco nell’acqua, i più tranquilli controlli tra vicini di casa con un semplice telefonino hanno invece un successo che sfiora il 100%.

Da quando i gruppi di controllo di vicinato  sono stati organizzati, cinque mesi fa nell’area Molin Rotto a Gambarare per combattere la microcriminalità dilagante e i furti, questi tipi di reati si sono quasi azzerati. Sono stati piazzati come deterrenza contro i ladri anche una serie di cartelli autorizzati dal Comune che indicano la presenza dei volontari. Il costo dei cartelli di 700 euro se lo sono accollati gli stessi residenti.

Di fatto due gruppi di 25 persone ciascuno controllano un territorio circoscritto grazie a continui scambi di messaggi sui cellulari e sistemi di telecamere private. Nei mesi precedenti all’iniziativa in quest’area erano avvenuti decine e decine di furti.: case svaligiate, auto razziate, garages svuotati e anche un caso di rapina, oltre a tutti i casi di truffe fatte da falsi tecnici.

«Abbiamo deciso», dice uno degli organizzatori, «che così non poteva più continuare e dovevano essere più attivi come comunità ed evitare cioè che dei malintenzionati agissero contro le nostre famiglie Per questo due gruppi attivi persone hanno di volta in volta informato le forze dell’ordine di movimenti di persone sospette nella nostra località ad ogni ora della giornata. Così oltre ai ladri, hanno avuto vita dura anche falsi tecnici, truffatori, spacciatori, sbandati, molesti, e ragazzini in vena di vandalismi. Da quando i gruppi sono attivi si sono avuti uno o due episodi di tentati furti in cinque mesi. Insomma quasi nulla rispetto al periodo precedente».

L’esperimento funziona e gli organizzatori sono intenzionati a potenziarlo con l’arrivo dell’estate . Continueranno ad esserci le limitazioni alle segnalazioni . «Per il rispetto della privacy», spiegano gli organizzatori, «non saranno segnalati per esempio coppie di fidanzatini o l’amante del vicino o un semplice diverbio famigliare». Un esperimento di questo tipo è partito anche a Oriago in via Lago di Lugano in questi giorni, e anche questo sembra dare risultati promettenti.

 

Tutto bene

Nell’incontro avuto con gli amici di Mirano abbiamo discusso metodi e risultati e abbiamo raccolto loro suggerimenti e loro hanno raccolto nostri suggerimenti

 

Vediamo allora le differenze e cosa fa ritenere i nostro Progetto +Sicura più facilmente stendibile con una maggiore diffusione e velocità di trasmissione dei dati.

Unico problema che mentre il loro progetto è visto in maniera amico dalla Amministrazione e dalle Forse dell’Ordine da noi è visto come  un nemico in quanto rispetto a loro per noi la sicurezza è globale e quindi rendiamo pubblici tutti i problemi e spesso le Istituzioni vedono le segnalazioni come critiche a loro e non come elementi propositivi come invece lo sono

 

Vediamo allora le differenze:

Prendiamo le domande e le risposte nella pagina del loro sito

E vediamo le diffeernze

http://www.controllodelvicinato.com/faq.html

 

 

L’iniziativa è politica o politicizzata? 
No, non c’entra alcun partito politico infatti l’iniziativa è stata ben recepita dai gruppi politici più disparati. Il Controllo del Vicinato mira esclusivamente a creare maggiore sensazione di protezione e una maggiore consapevolezza e coesione sociale, senza altri fini se non quello di difendere i propri beni e i propri familiari nel rispetto della legge.

Anche per +Sicura vale la stesa regola. Anzi gli amministratore della pagina cancellano ogni farse che si riferisce ad un partito o frasi razziste

E’ pericoloso? 
No, non si corre alcun rischio né è richiesto alcun intervento se non qualche appunto che potrebbe tornare utile alle autorità e una telefonata al Coordinatore, alle Forze dell’Ordine o al vicino coinvolto da un presunto “atto illecito” a seconda dei casi. Si può chiedere a una persona che giri senza meta apparente nel quartiere guardando nei giardini o nelle case, “Posso aiutarla? Cerca qualcuno?”, allo scopo di far capire alla persona che non è passata inosservata ma questo gesto così come qualsiasi altra iniziativa personale è totalmente facoltativo. Importante: non assumere atteggiamenti aggressivi o di sfida verso sconosciuti!

Gli Amministratori di + Sicura girano , verificano , chiedono e intervistano persone sospette nel limite del possibile senza stimolare reazione violente o pericolose

E’ un’associazione? C’è da pagare?
No, nessun fine di lucro per l’iniziativa e non c’è nulla da pagare, la partecipazione è volontaria e mirata a creare un sentimento collettivo di attenzione. L’unico investimento è da parte del Comune quello di indire una riunione in luogo pubblico in orario serale e di apporre alcuni cartelli nelle zone che facessero richiesta di attivazione di CdV.

La Rete + Sicura non chiede nulla al Comune e ogni riunione o cartelli o manifesti o altro è a spese degli Amministratori o di offerte se in futuro qualcuno le volesse donare

Quali costi ci sono?
A parte i cartelli (a carico del Comune) e un po’ di tempo per un incontro il Controllo del Vicinato non prevede altri costi.

Ogni costo per qualsiasi manifestazione o gadget o altro è totalmente a carico egli amministratori della rete + Sicura

Come viene vista dalle autorità? 
A pochi mesi dall’adozione sono state riscontrate solo opinioni positive, specie dalle Forze dell’Ordine le quali possono contare sull’aiuto dei cittadini per intervenire miratamente su segnalazioni specifiche, il che rende più efficace il lavoro delle pattuglie impegnate quotidianamente nei sulle nostre strade e che possono concentrarsi dove c’è maggiore necessità sapendo di poter contare su segnalazioni puntuali in caso di necessità.

Attualmente solo alcune Amministrazioni hanno dimostrato considerazione e hanno chiesto o sollecitato la collaborazione. Si spera che in un futuro tale collaborazione sia fattibile. Al momento La Nostra Amministrazione ci critica perché legge critiche  alla conduzione della città e a problemi legati alla sicurezza. Ci vede come una alternativa alla Amministrazione alle Forze dell’Ordine mentre invece noi vogliamo solo sensibilizzare la gente e collaborare con le istituzioni per difendere noi e la città

 

Nelle zone di Controllo del Vicinato viene fermato chiunque, indistintamente? 
No, in linea di massima non viene fermato nessuno anche perché nessuno ha l’autorità di fermare altri individui. In caso di atteggiamenti sospetti da parte di qualcuno o ci si accerta amichevolmente se la persona sia in cerca di qualcosa di specifico (amici, negozi, altro) o si avvertono semplicemente le autorità competenti.

Lo stesso per gli aderenti alla Rete + Sicura

Sono previste ronde?
No, contrariamente ad alcuni altri sistemi di Neighbourhood Watch (esempio alcuni modelli in UK) non è previsto alcun tipo di ronda in base al principio che è più opportuno anziché avere qualcuno che passa in strada guardando le case, fare sì che dalle case si guardi maggiormente in strada. Un vantaggio aggiuntivo è che mentre le ronde passano per un’area, i vicini sono quasi sempre presenti!

Lo Stesso avviene e si auspica avvenga con gli aderenti a Rete + Sicura

Il modello di Controllo del Vicinato è applicabile ovunque? 
Il Controllo del Vicinato è applicabile ovunque. La zona ideale per l’applicazione del Controllo del Vicinato è tuttavia piuttosto circoscritta (e ciascuna con un proprio coordinatore), non sono ideali per poter avere una chiara situazione del viavai di auto e persone le zone con troppi esercizi commerciali o con uno o più palazzi di grandi dimensioni.

Il Modello di Rete + Sicura è applicabile e ripetibile in ogni paese o città Non ha a confronto del Progetto Controllo del Vicinato limiti di persone, quartieri o vie.. Vanno bene zone solo abitate o zone commerciali.

Quando devo chiamare la Polizia?
Chiama la polizia quando vedi che viene commesso un crimine o quando a seguito di elementi sospetti credi che un crimine possa essere commesso a breve. Meglio che la Polizia accerti un possibile crimine prima che qualcuno ne sia vittima!

Concordiamo anche noi con gli stessi principi. Tendiamo a prevenire. Prevenire meglio che curare. Prevenire meglio che succeda il furto o il danno. Si può chiamare la Polizia o i Carabinieri

A)  Dall’incontro che abbiamo avuto con il Comitato di Controllo Di Vicinato di Mira abbiamo raccolto e approvato l’idea di preparare dei cartelli simili ai loro per indicare le zone che i cittadini ci segnaleranno come posti a rischio e saranno maggiormente sorvegliati  agli aderenti alla Rete + Sicura. Saranno displocati nei posti scelti con il persone dalla Amministrazione ad indicare che tale vie o piazze sono maggiormente sorvegliate dai cittadini stessi

 

b) Ci saranno incontri con i cittadini aperti al pubblico e alle istituzioni in cui farà il punto della situazione e saranno presenti esperti del settore che esporranno consigli  e faranno relazioni utili per capire come difenderci meglio e in modo legale

 

Prendiamo come fattori positivi alcuni punti derivanti dall’uso degli avvisi che le zone sono maggiormente sotto l’occhio dei cittadini

Far sapere tramite l’apposizione di cartelli  a chiunque passi nella zona che la sua presenza potrebbe non passare inosservata e che il vicinato è attento e consapevole di ciò che avviene all’interno del quartiere. 

Un insieme di piccole attenzioni fa sì che i molti occhi di chi abita il quartiere rappresentino un deterrente per chi volesse compiere furti o altro genere di illeciti “da strada” quali furti, graffiti, scippi, truffe, vandalismi etc. La collaborazione di tutti è fondamentale perché si instauri un clima di sicurezza che verrà percepito da tutti i residenti e particolarmente dalle fasce più deboli che rimangono a casa come anziani, donne e bambini. 

Il senso di vicinanza unito alla sicurezza che al suono di un allarme, a un’invocazione di aiuto, o di fronte a qualunque altra situazione “anormale” ci sia una tempestiva reazione del vicinato fa sì che ci si senta maggiormente protetti all’interno della propria abitazione e contemporaneamente rafforza i rapporti all’interno di una comunità diventata più unita e consapevole. Non ultimo, si instaura un dialogo continuo e sensibile tra cittadini e forze dell’ordine alle quali il Coordinatore dell’area di Controllo del Vicinato riporterà gli episodi o le segnalazioni più significative.

 

Vi sono alcuni consigli che prendiamo dalla loro esperienza che riteniamo validi anche per la Rete + Sicura

 

  • Sensibilizzare il vicinato circa l’importanza che tutti prendano parte a questa sorta di “auto-controllo”. Quante più persone la effettueranno, tanto più sarà efficace.
  • Prestare maggiore attenzione a ciò che avviene nel proprio quartiere, nelle proprie strade.
  • Segnare su un taccuino eventuali auto (tipo, targa) che risultino sospette. Auto diverse dalle solite che transitano in zona magari lentamente o con a bordo persone sospette, auto o moto che siano parcheggiate lungamente di fronte a delle abitazioni con qualcuno a bordo etc. In caso di furti questi indizi potrebbero rivelarsi utili alle autorità.
  • Chiedere a persone che passino all’interno del quartiere guardandosi troppo in giro se abbiano bisogno di aiuto o se stiano cercando qualcuno. E’ un semplice, antico gesto per far sapere alla persona che non è passata inosservata e un possibile aiuto a visitatori occasionali del quartiere.
  • Non sono richiesti né eroismi né particolari competenze, si tratta sostanzialmente di essere più vigili, di osservare meglio; per esempio guardare meglio fuori casa, la strada o la proprietà del vicino, quando si esce o si rientra a casa o quando si stende il bucato, quando si fuma sul balcone oppure si porta a spasso il cane, etc…
  • Uscire al suono di un allarme anziché fingere di non sentirlo. Nessuno chiede di correre fuori dalla vasca da bagno e precipitarsi in strada, ma quante volte ci basterebbe aprire la finestra o fare pochi gradini per verificare che non si stia perpetrando un reato? Se anche solo quattro persone di un vicinato guarderanno per pochi secondi fuori dalla finestra prestando attenzione ad eventuali anomalie (es. segni di scasso, finestre aperte, vetri infranti, auto o furgoni) si avranno quattro prospettive diverse di un possibile crimine e qualcuno pronto a chiamare le Forze dell’Ordine.

Guardare fuori quando abbaiano i cani del vicino o se qualcuno parla concitatamente oppure grida sotto casa

 

Sono consigli che sono sempre validi e che saranno ribaditi nel tempo da noi

 

Anche San Donà di Piave partecipa al programma denominato DEFRA per calcolare i rischi di fratture in Osteoporosi

 

 

 

 

 

 


 

Parliamo del rischio di frattura osteoporotica e soglia di intervento

Vi è un algoritmo denominato DEFRA per calcolare i rischi di frattura

l numero delle fratture osteoporotiche è in costante aumento ed è necessario individuare con accuratezza le persone ad elevato rischio per avviare un trattamento farmacologico efficace e con un ragionevole rapporto costi/benefici.

L’accesso al trattamento si è basato spesso sul valore della BMD ma sono stati subito individuati altri fattori di rischio che interagiscono con la BMD. Per questa ragione con la Nota 79 i pazienti da trattare a carico del SSN sono individuati sulla base di fattori di rischio come pregresse fratture, terapia steroidea, bassa BMD associata ad altri fattori di rischio. Il razionale di questo approccio è sempre stato percepito come di non immediata comprensione.

Negli ultimi anni sono stati sviluppati vari strumenti per predire il rischio futuro di frattura nelle donne in post menopausa, Tra questi strumenti quello più usato è il FRAX®, anche per il patrocinio ottenuto dalla Organizzazione Mondiale della Sanità. Questo strumento consente di calcolare la probabilità per un paziente di andare incontro a frattura d’anca o di altri siti ossei nei successivi 10 anni. Esso è stato adottato da molte società scientifiche e recentemente anche da autorità sanitari, in primo luogo dal NICE (NCGC) del Regno Unito.

Il FRAX® presenta tuttavia alcuni problemi applicativi e soprattutto di accesso per un utilizzo regolatorio. Per questa ragione sono state sviluppate versioni nazionali come ad esempio il “Q-fracture” inglese (www.qfracture.org).
In Italia la SIOMMMS –SIR ha elaborato alcuni adattamenti dell’algoritmo FRAX con lo sviluppo finale di DeFRA.

L’utilizzo di DeFRA consente di documentare in maniera oggettiva la gravità e il potenziale impatto dell’osteoporosi migliorando la percezione del rischio sia da parte del paziente che degli altri operatori sanitari.

Noi possiamo  festeggiare che un nostro medico Il Dr Francescon sia stata chiamato a collaborare a questo grande progetto universitario che da lustro al nostro territorio

Il  Dott. Alessandro Francescon, responsabile dell’Ambulatorio per l’Osteoporosi della Clinica Rizzola di San Donà di Piave  ha aderito recentemente alla raccolta di dati in collaborazione con le Università degli Studi di Verona e di Padova per conto anche della Regione Veneto. Lo scopo di questa raccolta dati è di migliorare l’algoritmo denominato DEFRA per renderlo sempre più affidabile e preciso.

Tale algoritmo è stato da poco ideato dalle principali Società Scientifiche Italiane per l’Osteoporosi e consente di individuare i soggetti a rischio di frattura Osteoporotica che sono in costante aumento visto l’invecchiamento della popolazione.

Si rende necessario, pertanto, individuare con accuratezza le persone ad alto rischio per avviare un trattamento farmacologico efficace e con adeguato rapporto costo beneficio.

Questo algoritmo oltre alla densità minerale ossea prende in considerazione molteplici fattori di rischio che possono intervenire nel decorso del processo osteoporotico a dimostrazione del fatto che questa è una patologia molto complessa.

Il fatto poi che il DEFRA , che è in uso su tutto il territorio Nazionale, preveda l’inserimento dei dati Densitometrici ottenuti con la tecnica ad Ultrasuoni Calcaneare utizzata dal Dott.Francescon durante la Sua valutazione clinica è una ulteriore dimostrazione come questa tecnica possa considerarsi affidabile e all’avanguardia oltre che scevra di ogni qualsiasi controindicazione.

Riteniamo, inoltre , sia fonte di grande soddisfazione che anche il nostro Territorio contribuisca a incrementare la casistica, del tutto anonima, di un progetto di portata Nazionale contribuendo a incrementare le conoscenze Scientifiche sul tema e dimostrarsi sensibile verso una problematica di così rilevanza Sanitaria e Sociale, riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Credo che tutti noi siamo grati al lavoro di questo professionista che lavora per il nostro territorio

L’uso del Lei in Ospedale: diventa obbligatorio ?

Riportiamo qui un interessante articolo apparso sul Gazzettino di Padova sull’uso del Lei in Ospedale e Case di Cura e in ogni luogo di cura. Si tratta di un vecchio problema di cui io mi sono occupato anche in passato e del quale si è discusso nei reparti e negli Ospedali dove ho lavorato. Era giusto dare il Tu agli ammalati ricoverati ? Era preferibile dare il Lei ? Si poteva dare secondo discrezione ?. Come si comportano i medici e il personale negli altri stati europei ?

Riporto qui l’articolo a scritto dal giornalista Antonio Prezioso e poi diciamo la nostra opinione e come riteniamo sia meglio comportarsi.

L USO DEL LEI IN OSPEDALE

L appello di Lucia Favero il Gazzettino 23 aprile per la sua attualità ed efficacia meri ta attenzione e riscontro Ho letto qualche giorno fa che l Azienda ospedaliera di Pado va ha fatto proprio il codice di comportamento dell Ulss 16 per cui ai pazienti diventa obbligatorio dare del lei Prov vedimento di grande attualità e civiltà in linea con il faticoso riconoscimento della dignità di tutte le persone specialmen te delle più deboli ma non solo a causa della malattia bensì anche per molti altri motivi Fra questi eccelle la vecchiaia spesso infatti i vecchi sono ridotti in condizione di sostan ziale sudditanza Il loro benes sere infatti non dipende solo dall ambiente fisico nel quale volenti o nolenti devono vive re ma anzitutto dall ambiente umano E il rispetto per la dignità della persona che si manifesta concretamente nell uso del lei è condizione essenziale per un corretto rap porto di prossimità e di collabo razione . A questo proposito vorrei cita re la Carta dei diritti dell an ziano non autosufficiente ela borata nel 1987 del compianto mons Giovanni Nervo presi dente della Fondazione E Zan can di Padova Carta valida anche per l autosufficiente perché si tratta dei diritti di qualunque persona considera ta nella sua fisicità e nella sua intelligenza e spiritualità Sa rebbe necessario che ad essa si ispirassero anzitutto i re sponsabili di istituti case di riposo pensionati gli operato ri sociosanitari badanti vo lontari ecc con periodiche verifiche dei risultati nelle quali anche gli organi di infor mazione dovrebbero partecipa re Anche su questi temi si può valutare la civiltà di un popolo

Questo l’articolo che condivido ma che impone alcune riflessioni per capire quale sia il migliore comportamento e come questo possa variare da paziente a paziente

Proviamo a vedere cosa succede in Germania. Io ho frequentato il Dipartimenti di Urologia  a Monaco di Baviera.

Al paziente davano tutti ( medici e infermieri ) il SIE che corrisponde al Lei ma è un Lei di cortesia. Tutti usano il SIE , la parola tu ( DU) era usata solo fra amici e familiari

In Inghilterra fui a Londra per imparare la Proctologia e si usava sempre il YOU ma era un Tu diverso dal nostro. Era usato fra tutte le persone. Il Tu vero si usava solo per DIO mi dicevano.

In Italia esiste il Lei e il Voi e il TU

Ma hanno un significato diverso

Il Lei è un rivolgersi ad una persona con rispetto e si usa sempre fra persone che non si conoscono o che hanno livelli differenti come posizione sociale o di lavoro

Il Lei ha perciò un significato da saluto da un superiore ad inferiore. Voi vedrete che un superiore da del Tu ad un inferiore e l’inferiore risponde con il Lei

Il Tu implica un gradi di amicizia, di parità di familiarità e si usa anche nel alvoro tra colleghi dello stesso tipo di lavoro

Per esempio due medici che non si conoscono si danno del Tu a meno che uno sia anziano o di grado superiore e allora si darà il Lei e il Tu rispettivamente

Il Voi era usato una volta e si usava come rispetto verso una persona familare

E allora come può essere il comportamento tra medico e infermiere  e tra operatori sanitari in genere e paziente ?

Non credo che si debba dire : è obbligatorio dare il lei al paziente

Credo invece che debba essere usato il lei tra medico e infermiere e tra infermiere e medico e questo per due motivi

1) Nesuno è superiore all’altro e quindi  essendo paritari si deve usare lo stesso pronome per rispetto reciproco

2) L’immagine vuole la sua parte.. Un paziente che vedesse  darsi il tu tra medico e infermiere e viceversa potrebbe avere una immagine di poca professionalità e anche avere l’impressione che vi sia più amicizia che professionalità sul lavoro.

 

Diverso è il pronome tra medico e infermiere verso il paziente.

Dare a tutti il Tu certamente è sbagliato ed io ho ricevuto proteste e commenti di pazienti che si sono lamentati che qualche medico usa il tu. Si sentivano umiliati e trattai come inferiori. Mi ricordo sempre una insegnante che mi disse: ma cose si permette quel medico a darmi del tu come se fossimo amici !.

Il Tu potrebbe essere usato verso i bambini fino ad una certa età. Certamente non si troverà mai un paziente che protesterà con il medico che gli sta dando il Tu perchè effettivamente un paziente ricoverato e malato si trova in uno stato di inferiorità psicologica e quindi non sa reagire. Le proteste le farà successivamente

Il Tu poi potrebbe essere usato verso un paziente anziano se si vede che lo preferisce in quanto si sente in famiglia ed ha l’impressione di essere curato e assistito con più amore

Ma in genere è bene dare sempre il Lei. Per rispetto e non essendo in confidenza e non conoscendo il paziente.

Quindi credo che quanto letto nell’articolo del Gazzettino sia condivisibile  ma sia discutibile quanto deciso dalla ASL N 16

Certamente piuttosto che sbagliare è meglio usare il Lei a tutti ma si deve dare al medico e all’infermiere la possibilità di dare il tu se il paziente e le sue condizioni lo richiedono

 

 

 

 

 

 

I Sabati della Prevenzione: i Tumori del Colon …come evitarli e come curarli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ieri sera come ogni sabato vi è stato ” Il Sabato della Prevenzione”

Oramai è nota questa tradizione. Al Sabato nei periodi autunno, inverno fino all’inizio della Primavera  Artiano Bodi organizza nella sua casa ( che piccola non è) una serata in cui si mescola assieme buon umore e allegria , una cena semplice ma abbondante fin troppo e una chiacchierata con un medico che parla della prevenzione di una malattia.

Siamo sempre 100 persone anche se il tempo è brutto, la gente viene sempre. Forse viene per la compagnia, per la allegra, per la cena comunitaria…ma viene e ascolta i consigli che il medico offre.

Medici sono venuti da diversi Ospedali della zona e hanno parlato di varie patologia.

Ieri abbiamo voluto parlare dei Tumori dell’Intestino, del Colon, del retto e quindi abbiamo fatto una chiacchierata sulla Prevenzione e di Tumori

Le serata sono casalinghe, al terzo piano della fattoria di Bodi . Magari ci fossero in altre zone persone come Bodi che mette a disposizone la sua casa per organizzare questi incontri.

E la gente viene proprio perche le organizza Bodi.

Qualche mese fa un altro medico aveva organizzato una serata simili in sede  comunale sui tumori della mammella e le persone presenti si contavano su due mani ma non raggiungevano le dieci unità

Da Bodi non sono mai meno di 100 persone e spesso se ne devo rimandare indietro per mancanza di posti

 

 

 

 

 


 

Come vedete si tratta di incontri fatti in casa ma forse proprio per questo sono apprezzati e la gente viene.

Qualcuno dirà che la gente viene per mangiare ma la attenzione, il silenzio quando si parla, le domande che fanno dopo o in pubblico o da soli dopo l’incontro dimostrano il loro interesse

 

Metto sotto a questo testo le diapositive che hanno mostrato i problemi legai al tumore dell’intestino

Si può vedere come fare diagnosi, quali sono i sintomi, come si può prevenire nel limite del possibile il tumore, quale sia la prognosi e quale possa essere la terapia chirurgica e poi medica o radioterapica

Potete aprire il file Tumori colon-1

o scaricarlo sul vostro PC e poi vederle con calma

 

Tumori colon-1

La SEO con 12 ore di fuso orario: Volere è potere !

Riporto qui un articolo che ho trovato all’indirizzo

http://seoblog.giorgiotave.it/seo-fuso-orario/4481

Il sito è pubblico e quindi potevo prenderlo e copiarlo

Si vuole dimostrare che se si vuole si può. Ma volere significa anche sacrificio e determinazione e coraggio

 

Sono sbarcato ad Auckland 4 mesi fa. Mi sembra una vita.

nuova zelandaDopo un lungo volo Venezia – Auckland (con scalo a Dubai e Melbourne), sono arrivato in un paese esattamente dalla parte opposta del mondo. Era il 19 Ottobre, e qui stava iniziando l’estate, mentre l’Italia si preparava ad affrontare un inverno duro.

Con me avevo un visto chiamato “working holiday”che ti permette di stare in Nuova Zelanda per 12 mesi. È pensato per lavorare e viaggiare. Si può lavorare al massimo per 3 mesi per lo stesso datore di lavoro e poi si deve cambiare.

Da SEO In-House

A SEO per un’agenzia.

Un misto di fortuna e “voglia di fare” mi ha portato a iniziare dopo 10 giorni esatti a lavorare per una agenzia digitale di Auckland, chiamata Digital Hothouse. Contratto firmato e via. Non avevo mai lavorato per un’agenzia. Ho lavorato per qualche tempo come SEO manager in-house per Zalando, e ho deciso di lasciare quella posizione proprio per spingermi oltre, per vedere a 30 anni cosa potevo fare ancora di nuovo, per sentire ancora quel brivido dell’incertezza. Ho lasciato in Germania un contratto a tempo indeterminato, un team fenomenale, casa, sicurezza, qualche amico. Non è stato facile ma dovevo farlo. Lavorare in agenzia è totalmente diverso: hai tanti clienti, ognuno con le proprie esigenze, obiettivi, modi di essere, modi di esprimersi, simpatie e antipatie. In-house si lotta per un scopo comune, mentre in un’agenzia, di scopi ce ne sono diversi, da essere i leader nel noleggio di automobili, a creare contenuto per un e-commerce di moda. Sicuramente il lavoro è più vario, ma a tratti anche più difficile: sei molto rispettato perché sei l’esperto di turno, ma sicuramente non sarai mai al 100% parte integrante del team come quando lavori in-house. È una sfida, di quelle belle.

Lavorare come SEO in Nuova Zelanda è molto diverso rispetto a Germania, Italia e probabilmente Europa. La SEO qui è una professione in esplosione totale, ma ancora legata ad uno status quo che porta a qualche difficoltà nel lavoro giornaliero.

La SEO (ma penso di poter parlare di strategie digitali in generale) è ancora molto legata al concetto di linkbuilding pesante e di contenuto con una percentuale di keyword density ben precisa ed elevata. Qualcosa che penso da noi andasse “di moda” 2-3 anni fa.

Ecco, qui le strategie digitali sono un po’ rimaste indietro, o per meglio dire, si stanno evolvendo con ritmi più blandi. Quindi, trovi dei business che non hanno un sito web oppure ne hanno uno obsoleto. Le aziende si affidano moltissimo ad agenzie PR che praticamente lavorano in modo totalmente separato rispetto alla SEO.

Ecco un’altra bella sfida: portare anche qui, in Nuova Zelanda, tutto ciò che in Europa è ormai consolidato. Qui, del resto, non aspettano altro che mettersi in pari con il resto del mondo in termini di strategie digitali.

E io ho la fortuna di avere due capi (uno inglese, l’altro kiwi) che mi permettono di fare questo.
Dopo neanche tre mesi, ho così preso il mio visto lavorativo valido per 2 anni e ora sto aspettando la residenza temporanea.

Questo post l’ho scritto perché ho ricevuto tante domande tipo “come ti trovi in Nuova Zelanda?”oppure “c’è lavoro nel campo digitale in Nuova Zelanda?” e quindi ho deciso di rispondere. Se avete voglia di cambiare, di lottare con burocrazie varie, di essere in un paese dove ci sono 12 ore in più rispetto all’Italia (e quindi anche una semplice telefonata con i genitori deve essere programmata), di accettare di essere un po’ isolati da tutto e tutti, la Nuova Zelanda è vogliosa di imparare da esperti nel campo digitale europei. Io stesso ho potuto avere i visti molto facilmente proprio perché qui sanno di essere un po’ carenti di persone abbastanza esperte da portare avanti una rivoluzione digitale. Poi certo, come in tutto il mondo, bisogna essere disposti a fare sacrifici,fare 1000 colloqui, ricevere 999 no per avere un sì.

La rivoluzione digitale non sarà facile e neanche veloce, ma trovo che ci sia tanta voglia di imparare. C’è una grande paura di abbandonare lo status quo (“ho fatto un sacco di link al giorno e ho avuto risultati”), ma c’e’ anche la volontà di capire che si può fare di più, e soprattutto si può fare qualcosa di più bello.

Best way to complain?

Is to make things!

Ecco, una cosa è sempre la stessa, che tu sia in Nuova Zelanda o in Italia o in Sud Africa: per cambiare le cose, si deve lottare duro. Non esiste “sono stanco” oppure “eh, beato te che puoi farlo” o“mi lamento, vivo male, e spero che le cose cambino da sole” o “invidio gli altri, parlo male anche possibilmente, ma io aspetto di essere scelto”. Questo non deve esistere nella testa dei SEO e digital marketer che vogliono cambiare il mondo.

E chi ve lo dice è uno che vive nel futuro. Eh sì, perché nel momento in cui stai leggendo questo, qui da me è già domani.

Cosa facciamo per educare i nostri figli ? Il caso della ragazzina violentata a Finale Ligure

 

 

 

 

 

Oggi voglio dire una mia opinione su di un caso di violenza subita da una ragazzina. Violenza subita da una donna. Un episodio di bullismo come si dice al giorno d’oggi. Niente di nuovo. Episodi di bullsimo ce ne sono diversi. Nei giorni passati si è parlato molto di un video postato su YouTube e su facebook della lotta tra due ragazze  fuori dalla scuola. Tale video ha fatto molto parlare in quanto una ragazzina picchiva seriamente l’altra e tutti attorno amici e amiche la insultavano e nessuni prendeva le difese della vittima . Altri filmavano l’episodio e poi la postavano su YouTube e su Face Book. Violenze su donne o su ragazze ce ne sono molte. Ieri si leggeva di quella ragazzina aggredita da un marocchino sul treno e fortunatamente arrestato  subito dalla Polfer.

Quindi niente di nuovo

Ma qui voglio fare un ragionamento . Forse alcuni si ricordano la puntata di Tango che condussi proprio io un anno fa in cui si discuteva proprio questi argomenti: era dedicato al disagio giovanile e si parlava della educazione che tutti noi non riusciamo più  a dare ai nostri figli

Chi parlava e affermava che dovrebbe essere la scuola a dare la educazione, chi i genitori, chi i sacerdoti. Le opinioni erano diverse ma qui voglio riprendere l’argomento in relazione all ‘episodio della ragazzina violentata a Finale Ligure e dopo espongo il mio pensiero tenendo conto che qeusta volta è stata proprio la scuola ad essere teatro della violenza e forse erano coinvolti gli insegnati.

E vediamo i fatti ripresi da fonte giornalista come ” Giornalettismo”  ” Il Secolo XiX “, ” La Stampa ” di Torino ecc..

La polizia ha arrestato quattro ragazzi minorenni con l’accusa di averviolentato a scuola una loro compagna a Finale Ligure, in provincia di Savona. La notizia è stata data da SkyTg24 che ha citato uno strillo dell’AdnKronos. Gli studenti, che frequentano l’istituto alberghiero “Migliorini” del centro savonese, sono stati sottoposti a misure cautelari dal gip del Tribunale di Genova. L’accusa è di violenza sessuale di gruppo

Secondo le prime indiscrezioni, gli studenti, di età compresa tra i 15 e i 16 anni, avrebbero sottoposto la loro compagna sedicenne a varie molestie sessuali, dopo averla trascinata negli spogliatoi dell’istituto. L’episodio risale alla fine del mese scorso. Dopo che la ragazza si era confidata con i genitori, la stessa famiglia ha denunciato la vicenda ai carabinieri. I quattro sono stati inviati in comunità della Liguria e della Toscana

«Il dirigente scolastico Luca Barberis si limita a confermare che il fatto sia accaduto, sminuendolo. Conferma la decisione della famiglia di rivolgersi alle forze dell’ordine per la denuncia, «ma a scuola non si sono verificati reati di alcun genere – esordisce – e quando la professoressa è intervenuta nei bagni, la situazione non manifestava nulla di così grave rispetto a quanto è stato affermato. Resta comunque vera la denuncia presentata dalla ragazza ed è in corso l’attività istruttoria della Procura che spero sia condotta con le dovute cautele, per risalire a quanto realmente sia accaduto. I quattro ragazzi non sono naturalmente a scuola, ma non sono a conoscenza che siano stati presi provvedimenti dal Tribunale. Anzi spero che presto, se così è stato, vengano notificati anche alla scuola».

Anche i compagni di scuola avevano difeso i quattro studenti, accusando la vittima di aver mentito: «Nessuno di loro avrebbe mai fatto una cosa del genere. Soltanto una sua invenzione», avevano sottolineato.

I quattro ragazzini sono stati prelevati dai carabinieri nelle loro abitazioni di Loano, Pietra Ligure e nel Finalese e accompagnati nelle comunità di Genova, Alessandria, La Spezia e Massa Carrara. Secondo le testimonianze della vittima e di alcuni suoi compagni di scuola, uno dei ragazzi l’avrebbe presa sottobraccio e portata nei bagni dove sarebbe stata costretta a un rapporto orale. Sembra che gli altri tre abbiano assistito alla scena, forse aspettando il loro turno. La ragazzina sarebbe stata stata salvata dall’intervento di un insegnante che passava vicino alle toilette e ha sentito rumori strani provenire dall’interno. In corso sarebbero anche altri accertamenti, in modo da stabilire se altri ragazzi della scuola possano aver partecipato indirettamente all’episodio. O se c’era qualcuno che era a conoscenza delle molestie, ma non ha denunciato quanto avvenuto.

GLI INTERROGATORI – I quattro ragazzi coinvolti saranno interrogati la prossima settimana dal pubblico ministero della procura dei minori di Genova, con l’aiuto di uno psicologo e l’assistenza dei loro avvocati. I carabinieri, con l’audizione della ragazza e del dcoente che nel momento del fatto aveva la responsabilità della classe, hanno sostanzialmente chiuso le indagini in attesa di ulteriori input da parte della procura minorile. I carabinieri hanno indagato soltanto i quattro ragazzi, scoprendo che nei giorni precedenti alla vicenda avrebbero individuato la ragazza come la loro possibile preda.

LA RAGAZZINA MOLESTATA A FINALE LIGURE E I COMPAGNI CHE NON LE CREDONO - Non bastavano le violenze subite. La 16enne ha dovuto anche abbandonare l’istituto, dopo quanto avvenuto. Con tanto di sms minacciosi da parte degli ex compagni di scuola. Pochi le hanno mostrato solidarietà, mentre la maggior parte ha difeso i quattro accusati, etichettandola come “bugiarda”. «Non c’è niente di vero, è soltanto una sua invenzione» avevano spiegato già ieri alcuni ragazzini. Il Secolo XIX spiega come anche nella scuola si cerchi di prendere tempo, invece che condannare l’episodio

La ragazzina di 16 anni non era stata la sola ad essere stata presa di mira dai ragazzi poi arrestati: Questo il racconto della ragazza molestata, riportato dalla Stampa: «All’inizio erano interessati anche a una mia compagna, ma lei ha fatto arti marziali, sa come difendersi e quindi l’hanno lasciata stare». Ma, tra chi prende le distanze dalle denuncia della vittima, c’è la stata presunta vittima del «branco», che sul proprio profilo Facebook ha affermato: «Mettiamo le cose in chiaro una volta per tutte, all’Alberghiero non è stata stuprata nessuna ragazza, è lei che sta raccontando un mucchio di cavolate senza rendersi conto che sta rovinando la vita a quattro ragazzi che non hanno fatto niente». Ma non solo: «Smettetela di dire che l’alberghiero è una scuola di drogati e persone che non hanno voglia di fare niente, perché non è affatto così. La gente viene lì perché è l’unica scuola che ti fa capire e ti insegna il mondo del lavoro», ha continuato. Eppure, la ragazza aveva raccontato con dettagli quanto avvenuto nello spogliatoio: «Mi hanno trascinato dentro, ho urlato chiedendo aiuto, ma uno dei ragazzi mi stringeva forte. Un altro aveva i pantaloni calati ma indossava i boxer, mi hanno fatto sedere a forza e mi hanno spinto contro le parti intime del ragazzo, mentre altri mi palpeggiavano». Soltanto grazie all’intervento di un docente, secondo l’avvocato Bergamaschi, è stato possibile mettere fine a una molestia che «poteva avere un epilogo imprevedibile». «Non possiamo sapere fin dove sarebbero arrivati», ha aggiunto il legale.

 

«Ho visto la ragazza in piedi, attorniata dai tre che la stavano trattenendo. A distanza un quarto ragazzo, a torso nudo e con i pantaloni indossati, tanto che la mia impressione è che si stesse cambiando. Ho alzato la voce e i maschi hanno desistito, permettendo alla loro compagna di allontanarsi ».

Aveva poi riportato a casa la ragazza, dopo aver fatto una nota ai ragazzi scoperti nello spogliatoio per essersi comportanti «in modo indegno e scorretto nei confronti di una loro compagna». Soltanto quattro giorni dopo – come ha spiegato anche il Corriere della Sera – ha raccontato l’episodio al dirigente scolastico, sottovalutando di fatto quanto avvenuto (la scuola era chiusa nei giorni seguenti alle molestie denunciate dalla ragazza, ndr).  Per ora Barberis ha spiegato di voler aspettare l’accertamento delle responsabilità.  Se gli accusati si sono difesi minimizzando quanto avvenuto e parlando di semplice «scherzo», gli altri ex compagni, invece, hanno continuato ad attaccare la vittima delle molestie, con tanto di messaggi e minacce.  «La pagherai, hai rovinato la loro vita». Oppure, «sei un’infame ». Soltanto per aver denunciato le violenze subite.

 

Il problema che voglio riprendere è: che educazione diamo ai nostri ragazzi ?

Io credo che i genitori, la Scuola dovrebbe vigilare , valutare  e vedere bene prima di condannare ma certamente non è ammissibile che la Scuola e i genitori  non intervengano quando sanno che i loro ragazzi, i loro studenti, stanno minacciando e insultando anche pesantamente la ragazzina violentata.

Ben, possiamo anche dire che la ragazza si è inventato tutti. Ma vi è la testimonianza dell’insegnante e quindi qualche cosa di non bello è successo. Possiamo dire che forse la violenza vera e propria non c’è stata ma certamente una violenza psicologica e in un certo fisico era presente se crediamo al resoconto dell’insegnante che è intervenuto allontanando i ragazzi

E allora questi educatori, insegnati e genitori, perchè non intervengono ad educare i propri ragazzi a quali siano i comportamenti corretti e come in ogni caso non si può arrivare a distruggere con mess e smg la ragazzina

Questo è una colpa Nostra come dicevo un anno fa nel talk show Tango.

Gli SMS hanno un numero di telefono; si sa chi li manda. Non si può intervenire verso questi ragazzi cercando di capire i loro problemi e cercando di aiutarli educandoli ad un comportamento diverso

Il comportamento dei ragazzi e delle amiche ci lasciano perplessi ma il comportamento di insegnanti e genitori ci lasciano ancora di più sgomenti e amareggiati !

 

 

La sicurezza a San Donà di Piave: cosa dicono i cittadini e cosa fanno

 

 

 

 

 

 

 

L’articolo che abbiamo pubblicato l’altro ieri dopo il pestaggio che ha coinvolto il giovane Alem Saidy che dimostra l’ennesimo di caso di mancanza di sicurezza per i cittadini a San Donà di Piave il problema della sicurezza è esploso. Prima se ne parlava ma ora è sulla bocca di tutti. Tutti ne parlano. Tutti fanno commenti. Tutti danno consigli, Tutti propongono soluzioni.

Sembra che la sicurezza sia il primo problema di tutti i cittadini…ma forse lo è.

Recentemente ci siamo occupati dei furti nelle abitazioni che continuano come se nulla fosse. I carabinieri , quando sono stato svaligiato tre mesi fa,  mi hanno detto che si sentono impotenti in quanto se vengono presi , dopo una notte, tornano subito in libertà.

Attualmente non abbiamo certezza di nulla. Non abbiamo certezza che i ladri o chi è uso alla criminalità più o meno organizzata  possano essere presi dalle forse dell’ordine. Non abbiamo certezza che anche i nostri cittadini non passino alla omertà come se fossimo al Sud. Non abbiamo certezza che la giustizia faccia il suo corso e non abbiamo certezza della pena.

La aggressione ad un ragazzo afgano ma ora cittadino italiano e con residenza a San Donà di Piave e che ho conosciuto di persona ed ho potuto valutare la sua bontà e il suo stile di vita ha rimesso in moto il problema. Anche perchè la aggressione di cui si parla non si è trattato  di un regolamento di conti come qualche giornale ha fatto balenare solo perchè in passato il ragazzo aveva difeso degli altri ragazzi vittime di soprusi. .  No non si tratta di contrasti fra clandestini, di extracomunitari. Qui si tratta di una aggressione come succedono spesso in Italia, magari nelle grandi città, e specie al Sud  ma ora  è successo a San Donà

La storia di Alem Saidy  un ragazzino cresciuto nell’Afghanistan  e fuggito dalla guerra e arrivato dopo mille peripezie in Italia e inserito a San Donà grazie anche alla adozione di una famiglia dedita al volontariato , la sua avventura,. il suo pestaggio, il suo ricovero in Ospedale, la foto della sua faccia tumefatta, ha fatto il giro dei giornali, di tutte le famiglie ed è sulla bocca di tutti . Alem l’anno scorso lavorava alla 3B e per aver difeso degli operai di colore dagli abusi e prepotenze di un albanese è stato licenziato!Ha lavorato con rara capacità per quattro anni in un’industria del trevigiano ed attualmente lavora in uno scatolificio, con piena soddisfazione dei suoi datori di lavoro.  Si è pensato che il pestaggio fosse una ritorsione o una vendetta delle persone contrastate da Alem anni prima.

Ma quello che tutti pensano, quello che è al centro dei discorsi è la sicurezza di tutti noi.

La faccia martoriata del ragazzo passa in secondo piano ; il ragazzo torna  sorride ancora come ha imparato a sorridere vivendo nella nostra San Donà in mezzo a persone amiche e in una famiglia che lo vive come un figlio e per lui la vita ricomincia ma per tutti noi rimane la paura che questi fatti si possano ripetere

Quando sono tornato a casa ed ho trovato la casa svaligiata sono rimasto male ma poi tutto è passato ed tutto, ho detto, ricomincia come prima . Ma ….la paura è rimasta di nuovi furti anche perché i furti nelle abitazioni continuano. Ogni giorno. Non solo a San Donà certamente ma noi parliamo del nostro territorio. San Donà non è più la stessa.

Ieri pomeriggio facendo le visite ai pazienti tutti e dico tutti mi hanno parlato dell’episodio e tutti hanno espresso la loro insicurezza a stare a casa e a camminare per le strade specie di sera,

Una persona di cinquanta anni mi ha detto: Io sono di San Donà di Piave, come la mia famiglia, ma io ora non riconosco più San Donà. Non era così una volta. Ora ho paura a passeggiare la sera. Andare a prendere un gelato alla sera diventa un problema. Si ha paura se la strada è poco illuminata; si ha paura a tornare a casa pensando che ci possano essere stati i ladri. E poi a casa si chiude bene tutto. Si mette l’allarme, si ha paura però di ogni rumore.

I commenti che ho ricevuto sono stati molteplici. I lettori che hanno letto l’articolo su questo sito sono stati circa 7.000. Numero enorme rispetto al solito  e questo vuole dire che l’argomento sicurezza è importante. Molti mi hanno scritto, Molti hanno lasciato un messaggio su FB.

Molti hanno dato consigli e suggeriementi

I suggerimenti si riassumo però tutti o quasi con

Telecamere diffuse e funzionanti e visione della regtrazione

Pena certa  con rinforzo delle forse dell’ordine.

“Bisogna fare di più per tutelare i cittadini”, ha dichiarato il vicesindaco di San Donà e assessore alla polizia locale, Oliviero Leo, dopo la violenta aggressione subita dal 21enne Alem Saidy.

Riporto quanto scritto da PiaveTV

“In questi ultimi giorni, ci sono stati tre episodi di rapine subite in altrettanti supermercati della catena Alì e non ultimo un tentativo di furto a danno di una giovane coppia residente a Mussetta, in zona piscine. Due ladri, sembra di giovane età, hanno tentato di introdursi nell’appartamento della giovane coppia, nella tarda serata di domenica scorsa. Vedendo le luci spente e il balcone aperto, hanno probabilmente pensato che in casa non ci fosse nessuno, si sono arrampicati lungo i tubi del gas e hanno scassinato la porta-finestra entrando in casa. La coppia di malcapitati che stava riposando, si è svegliata di soprassalto ritrovandosi faccia a faccia con i ladri, che vedendosi scoperti si sono dati alla fuga. Un terzo complice infatti li aspettava in macchina.

Il tentativo di furto è stato denunciato subito alla polizia che ha rimandato i giovani ai Carabinieri della zona.

Le solite generalità e un giro della pattuglia nella zona, altro non è stato fatto e poco altro si potrà fare. E’ proprio questa mancanza o impossibilità di intervento che rende ancor più insicuri e spaventati i cittadini.”

Ecco questo è il problema che tutti i cittadini che ho sentito hanno lamentato

Non si fa nulla

Le forse dell’ordine sono poche, non hanno mezzi, la criminalità aumenta, la omertà cresce, e cresce proprio perchè i cittadini sanno che possono essere loro stessi colpiti dalla vendetta  di chi li ha offesi, o derubatiu. Non si sentono protetti ed hanno paura e allora subentra la omerta

Quello che tutti chiedono allora è la presenza di telecamere diffuse ma funzionati. Molti cittadini hanno scritot che spesso non funzionano. E poi chi guarda la immagini; chi guarda le immagini registrate ?

Credo nessuno e poi. quando vengono guardate tutto finisce lì.

Quindi i cittadini vogliono che le forse dell’ordine siano presenti ma che abbino i mezzi fisici e la il potere di intervenire e che se riescono ad acciuffare i delinquenti questi siano tenuti e sorvegliati fino al giudizio e poi che segua la pena giusta  . E non che vengano messi in libertà subito per motivi vari che spesso sono solo burocratici

Nessuno ha paura se camminando viene ripreso dalle telecamere. Se non ha nulla da temere non deve avere paura di essere ripreso.

Io credo che noi del Il Ponte organizzeremo presto un convegno sulla sicurezza per dare suggerimenti, per ascoltare i cittadini e per costringere i nostri amministratori ad agire. Tutti volgiono ritrovare la San Donà di una volta  quando si poteva dormire con le finestre aprte e si camminava tranquilli di sera

Chi ha suggerimenti ci scriva e te terremo conto.

Metto qui sotto due frammenti del video dei ladri che svaligiarono la mia casa  e che sara disponibile quando faremo un convegno sulla sicurezza