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"Movimento di opinione per la Città un ponte tra la gente, la voce del cittadino tra i cittadini"



Il movimento di opinione "il ponte" si prefigge di raccogliere le opinioni del cittadino, filtrandole ed elaborandole per capire cos'è importante e più utile per la gente.

Dando spazio a tutte le proposte mantenendo sempre la persona e le persone al primo posto.

Si intendono sviluppare i collegamenti con le associazioni di volontariato, con le istituzioni, con le associazioni di categoria, e dei media per elaborare nel miglior modo ciò che viene esposto dal cittadino. Non limitandoci alla critica in quanto tale, ma impegnandoci a costituire e a a tradurre in realtà le idee.

Al movimento di opinione "il ponte" puo' associarsi chiunque desideri lavorare per migliorare la nostra città: renderla più vivibile e sana; ogni persona indipendentemente dalla colorazione politica e dall'iscrizione a un partito, purchè il suo pensiero sia guidato da sani principi.
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Archivio Categoria CULTURA

UNA PROPOSTA PER L’ITALIA DEL DOMANI SE A OTTOBRE VINCESSE IL NO (MA ANCHE IL SI’…)

renzi
bicameralismo
Riportaimo delle considerazioni del Nostro Scrittore Francesco Fontana.
In sostanza non si tratta di giudicare se rinnovare camera e senato ma come rifarli per rendere moderno il nostro sistema
Non si può pretendere che nulla cambi. Tutto feremo a volte significa andare indietro.
Si o no. Decisione difficle se si intende votare per questo tipo di riforma o se ne vuole una altra
Ma qualcosa si deve fare
Ma cosaà
Qui riporto le considerazioni del Fontana ma non è un invito a votare si o no
Sono solo considerazioni su nostro futuro

UNA PROPOSTA PER L’ITALIA DEL DOMANI
SE A OTTOBRE VINCESSE IL NO
(MA ANCHE IL SI’…)

Renzi, sbagliando, personalizza il referendum di ottobre. Però ha ragione quando dice che si tratta di un appuntamento importantissimo. Lo penso anch’io.
Se passa il SI’ passa una riforma criticabilissima ma che almeno mette fine al bicameralismo perfetto, ormai deleterio.
Se passa il NO il governo va a casa e, presumibilmente, si rivota.
Io, amici, voterò SI’, turandomi il naso.
Ma sarei dispostissimo a votare NO se un esponente di quel fronte adottasse una simile proposta. Abbiate la pazienza di leggerla e dire la vostra:
“Se passa il NO avremo impedito una riforma imperfetta e raffazzonata ma soprattutto dovremo, un minuto dopo la bocciatura della riforma stessa, elaborarne un’altra da approvare in breve tempo per rendere l’Italia un paese moderno, mettendo mano anche alla brutta riforma elettorale. Ecco allora i 2 semplicissimi punti su cui costruire le nuove Istituzioni:
1) Una Camera con 500 deputati eletti con sistema maggioritario, senza liste e capilista bloccati, a due turni, e premio di maggioranza del 60% alla coalizione vincente al 2° turno (col 55% dell’Italicum in Italia non si governa). Questa avrà le attribuzioni dell’attuale Camera;
2) Un Senato con 200 membri, eletti con sistema proporzionale, che si occupa degli affari regionali; quindi NON dà la fiducia al governo, NON vota le leggi di bilancio e NON vota leggi a rilevanza nazionale.”
Lascio poi ai “costituzionalisti” sbizzarrirsi in arzigogoli su come eleggere il PDR, sul titolo V, etc… A me basterebbe che, dopo l’eventuale vittoria del NO (ma anche del SI’…), ci si mettesse subito al lavoro sulla base dei 2 punti sopra indicati. Allora sarei prontissimo a votare NO anch’io.
E’ proprio utopia?
Commentate e, se siete d’accordo, condividete e fate girare, chissà che non arrivi all’orecchio di qualcuno d’importante che poi la faccia propria… avremo l’orgoglio di essere stati anche noi, nel nostro piccolo, un po’ padri costituenti!

LAMENTITE CONTINUA: UN MALE TIPICAMENTE ITALIOTA

Gli Italiani si lamentano sempre. Si stava meglio quando si stava peggio. Va tutto male. Peeggio di così…
Si sorride poco e ci lamentiamo spesso.
lamentarsi fa male al cuore
Se se lItalia vnce allora siamo contenti ma se arriva secondo giù critiche e…. ma si doveva proprio vincere ?
Ecco allora le considerazioni del nostro F. Fontana.
I ristoranti sono sempre pieni…i povferi fumano e hanno la teelvisione piatta anche nelle baracche.

LAMENTITE CONTINUA: UN MALE TIPICAMENTE ITALIOTA

Dopo un po’ di tempo ho il piacere di riprendere qualche riflessione stimolata dal mio libro “La percezione delle Pleiadi”, ed. Albatros, che nella sua lunga peregrinazione storica lungo il 20° Secolo narra, giocoforza, di periodi belli e di altri difficili.
Ebbene, la riflessione che vorrei condividere, e che so risulterà ampiamente IMPOPOLARE (ma io la penso così e ci tengo comunque a esprimermi), oggi mi viene data dal vedere su Facebook una valanga di post, commenti, riflessioni che denunciano come l’Italia sia “in rovina”, oppure “nella cacca”, o ancora “finita” oppure “nello sfacelo”, e chi più ne ha…
E, ironia della sorte, spesso chi si spertica in simili litanie è gente che sta bene, o almeno che vive dignitosamente, che ha un lavoro, che insomma bene o male campa; chi fa la fame sotto un ponte in genere non ha tempo di scrivere sui social… ;)
Certo, saremo anche messi male, ci sarà tanta gente povera o addirittura in miseria (ma a volte, riconosciamolo, è anche colpa di queste persone, non è che tutti si sappiano gestire con oculatezza…, io conosco elementi che vanno a chiedere la carità in Comune e poi fumano 3 pacchetti al giorno, hanno la parabola e fanno colazione al bar), il debito pubblico è alto, la disoccupazione pure e la classe politica con i suoi privilegi fa spesso SCHIFO, sono il primo a denunciarlo, non equivochiamo, non ho l’anello al naso come i tori…
Ma usare termini come quelli di cui sopra fa dimenticare che comunque l’80% degli italiani è proprietario di una casa, che la nostra sanità è, se non proprio gratuita, molto più “umana” di quella per esempio dei civilissimi USA (di cui pure io sono innamorato) dove se ti viene una malattia grave devi venderti anche le mutande, che larghe fasce della popolazione comunque possono permettersi una vita dignitosa… insomma saremo anche in crisi, ma parlare di ROVINA o di SFACELO mi sembra la solita litania di pianto e lamentela che si recita perchè è comunque sempre obbligatorio lamentarsi, altrimenti ti prendono per matto. Caso mai ci sono enormi ingiustizie, squilibri sociali intollerabili, ma denucniare ciò è ben diverso che gridare alla ROVINA!
Se noi siamo alla ROVINA cosa sono allora in Spagna, in Portogallo, in Grecia, in Bulgaria, in Romania etc… per non parlare di moltissimi paesi extraeuropei?
No, io a questa sceneggiata continua non ci sto, sono consapevolissimo dei problemi e degli obbrobri che caratterizzano il mio Paese, compiuti da chi governa e da chi fa opposizione (tanto, davanti ai vitalizi si trovano sempre quasi tutti d’accordo, no…?) , ma sono anche consapevole che comunque il mio, il nostro Paese è meraviglioso, ha un livello di protezione sociale inferiore forse solo a quella scandinava e tedesca, e in esso, ne sono ad esempio io la dimostrazione, anche un semplice impiegato con uno stipendio modesto e una moglie e una figlia da mantenere può vivere dignitosamente. Allora, perchè lamentarci sempre, dimenticando che almeno tre quarti del mondo, forse l’80%, sta peggio, molto peggio di noi???
Non vorrei, lo dico come simpatica provocazione, che oggi fossimo alla SFACELO solo perchè governa Renzi, mentre se governasse Berlusconi o Salvini saremmo in paradiso… ;) E che, al contrario, se governasse la destra, a lamentarsi sarebbe la sinistra…!
Mah… Italia: terra di eterna partigianeria! Questa mi sembra la sintesi più logica di tutto quanto sopra detto. :-(

Uomini e sciacalli: Commento e consideraioni di F. Fontana

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Nessuno dei due : Buonanno e Fontana hanno bisogno di presentazioni
Uno è morto e l’altro continua a scrivere come uomo di sinistra ma con il buon senso che pochi hanno
Io sposo in pieno il commento di F. Fontana, scrittore da nooi molto apprezzato.
Io aggiungo solo un commento: leggere le furia di commenti oltraggiosi verso Buonanno mi lasciano perplesso e credo che i commenti politici non tengano conto che i figli del Buonanno sofriranno nel leggere i commmenti sul loro padre e il dolore alal m,orte del padre aumenterà alal louce di quello che leggeranno

Uomini e sciacalli

“Il sonno della ragione genera mostri” è una famosa frase attribuita a numerosi intellettuali, dal pittore Francisco Goya (è il titolo di una sua acquaforte) al filosofo Immanuel Kant, allo storico Johan Huzinga etc…
Io credo che sia una delle frasi più vere mai pronunciate da qualcuno. Un fatto accaduto recentemente mi ha dato ulteriore conferma di ciò.
Mi riferisco alla morte dell’esponente leghista Gianluca Buonanno, scomparso a soli 50 anni in uno schianto sulla pedemontana dei Laghi. I mostri generati dall’irrazionalità, che in questo caso assume le sembianze della più becera “ideologia”, non si sono fermati neppure di fronte alla morte.
Che Buonanno fosse un personaggio particolare, pittoresco, provocatore e anche molto, molto controverso non lo devo dire certo io che appartengo a tutt’altra cultura politica e, se mi permettete, anche etica.
Che io mi sia sempre sentito lontanissimo da Buonanno non mi ha però autorizzato a gioire o addirittura a farmi beffe per la sua morte. Certo, detestando io ogni ipocrisia, non mi sono neppure sperticato in lodi post mortem verso di lui, se uno non lo lodo in vita non vedo perchè devo lodarlo in morte, infatti non è che la morte ci santifichi. Però non mi sono neppure permesso nè di estrenare nè di provare alcuna gioia. Solo rispetto e silenzio.
Invece molte, troppe persone sul web, sui social in generale, sui media, si sono abbandonate a manifestazioni che non giudico bestiali solo perchè ho un profondo rispetto per le bestie.
Abbiamo sentito intellettualoni e professoroni perdersi in affermazioni che io mi vergognerei solo a pensarle, figuriamoci a pubblicarle! Abbiamo visto esponenti politici fare dell’ironia non certo da… salotto, ma da trivio. Abbiamo assistito a fuoriuscite di odio, di rancore, di disprezzo, esattamente come la lava fuoriesce dalla bocca di un vulcano o come altri fluidi fuoriescono da altri orifizi.
E, già che ci siamo e che abbiamo dichiarato guerra all’ipocrisia, ammettiamo che anche qui, da queste pagine, si sono levate prese di posizione assolutamente esecrabili, offensive, oppure semplicemente… stupide.
Non faccio nomi e cognomi, altrimenti sarebbe troppa la tentazione di precisare poi “Pinco Pallino… un nome una garanzia” vista la recidività da parte di determinati elementi, ma… a buon intenditor una parola basta! E qua dentro, per fortuna, a prescindere dalla nostra idea politica, dx o centro o sx (come me), siamo in tanti a essere buoni intenditori e ad aver pesato come meritano certi pollastri.
Purtroppo la conclusione è solo una: laddove domina l’ideologia la ragione dorme; e laddove la ragione dorme i mostri sono sempre pronti a uscir fuori, oggi per sputare sulla memoria del povero Gianluca Buonanno, domani per fare di tutto un falò e potre poi gioire, sulle macerie, urlando “Ce l’abbiamo fatta, finalmente, a scassare tutto! Evviva lo sfascismo!”

Museo della Bonifica. Si può Spostare ?

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IL MUSEO DELLA BONIFICA NON SI SPOSTA!
Abbiamo provato a collocare, una accanto all’altra, due immagini tratte da Google earth: la prima relativa al fabbricato attuale del museo e l’altra collocata all’interno della precedente con l’ingombro della nuova sede proposta (Monumento ai Caduti in Guerra). Entrambe le foto sono scattate dalla stessa altezza, per cui non ci sono dubbi sulla proporzione. E’ di tutta evidenza che il museo attuale non può star dentro alla nuova sede proposta. E allora: cosa si vuol fare del fabbricato attuale ? Cosa si farà del materiale che c’è dentro? Avremo due sedi ? Un nuovo museo di che cosa ? E’ in grado il bilancio comunale di sopportare le spese di una doppia gestione? A tutte queste domande, precise, rivolte all’amministrazione in consiglio comunale sono state date solo risposte generiche ed elusive. I cittadini, tranne forse alcuni (e riteniamo siano davvero pochi in verità per i contatti che abbiamo avuto), non desiderano assolutamente questo trasferimento costoso ed inutile. D’altro canto, l’amministrazione continua a trascurare l’attuale sede del museo nelle attività programmate, dimostrando una innaturale caparbietà. Nessuna delle conferenze in programma, di un ciclo di sei conferenze su tematiche riguardanti il periodo della Prima guerra mondiale, si terrà in museo. Ed è da ricordare (ne abbiamo parlato in un nostro post del 27 marzo scorso) che il Museo della Bonifica con altri tre importanti musei della regione, ha istituito la “Rete dei Musei della Grande guerra”, che dovrebbe operare soprattutto in questo periodo all’interno del Centenario anzi, dovrebbe estendersi anche ad altre realtà della regione per creare sistema. Ebbene, non solo la rete non sta operando, ma il Museo della Bonifica, da come abbiamo potuto riscontrare, non è stato mai coinvolto in ALCUNA ATTIVITA’ organizzata da questa amministrazione nell’ambito del Centenario della Grande guerra, come se sull’argomento non avesse mai fatto nulla, mentre invece proprio sulla Grande guerra ha fatto, e ha fatto TANTO, e non poteva essere diversamente a San Donà, città del Piave. Una sezione dedicata, pubblicazioni, ricerche storiche, conferenze, attività didattiche, ideando e allestendo spettacoli sulle rive del Fiume Sacro con migliaia di spettatori, addirittura organizzando un viaggio con un treno con un museo viaggiante installato in un vagone che ha toccato le stazioni più importanti portando alle città di fermata l’acqua del fiume Piave. Da San Donà il convoglio è andato in Slovenia e trainato da una vaporiera a carbone è arrivato sino a Caporetto (Kobarid che dispone di un eccezionale museo di guerra, d’altro canto la travolgente vittoria austrungarica lo richiedeva ma anche l’altrettanto accanita resistenza degli italiani sul Piave meritava che si valorizzasse il museo di San Donà). Fu una esperienza entusiasmante, davvero unica, per chi la visse (c’erano anche dei viaggiatori in quel treno composto da carrozze d’epoca). Certamente torneremo su questi argomenti perché è doveroso anche ricordare quello che si è fatto e perché riteniamo come cittadini (anche se vediamo purtroppo anche in altre realtà che i cittadini ormai non contano più nulla…ma noi non desisteremo) che quello che sta commettendo l’amministrazione sia un errore grave. Non promuovendo il museo proprio in un periodo in cui dovrebbe farlo, sfruttando lo strumento disponibile della rete nato apposta per iniziare ad operare nel periodo del Centenario, crea allo stesso museo un danno di immagine, che poi dovrà essere recuperato, e non sfruttando la favorevole opportunità, originerà anche un danno economico perché comunque la struttura è aperta e costa.
DIFENDIAMO IL MUSEO DELLA BONIFICA !!!

Giustizia sociale: Motivo in più per NON essere comunisti… 

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Oggi riporto delle considerazione sul Comunismo e su ” la Sistra”
Cosa è la Sinistra e cosa è la Destra ?
Cosa è Il Comunismo ?
Riflessioni
Non tutti la pensano nello stesso modo
Leggete cosa scrive Francesco Fontana. Uomo di Sinistra ma NON Comunista !

GIUSTIZIA SOCIALE ED EGUAGLIANZA SOCIALE:
PER CAPIRCI UN PO’ DI PIU’

Mi piace oggi proporre una riflessione di tipo “semantico” su due concetti che troppo spesso vengono confusi tra loro: “giustizia” ed “eguaglianza” sociale.
Chi ha letto il mio romanzo “La percezione delle Pleiadi”, ed. Albatros, si sarà accorto che in esso parlo molto di socialismo e lotta di classe, idee che ovviamente vanno a braccetto con i due concetti oggetto della nostra riflessione: concetti però che non dobbiamo confondere e che anzi, a mio parere, si escludono addirittura l’uno con l’altro essendo, se non antitetici, almeno incompatibili.
La storia del movimento operaio, della lotta di classe, in una parola del “socialismo”, è un’eterna battaglia fra massimalisti e riformisti, marxisti ortodossi e revisionisti, socialcomunisti e socialisti democratici; evito di usare il termine “socialdemocratici” perché qui in Italia, ma non solo (ad esempio anche in Portogallo o in altri paese soprattutto latini) i “socialdemocratici” hanno rappresentato per molti anni tendenze politiche che con il socialismo non avevano nulla a che fare e che, nate magari strizzando un occhio al marxismo (il Saragat del dopoguerra), sono poi evolute in direzione destrorsa e assolutamente antimarxista (il Saragat degli ultimi anni di attività politica o il Partito socialdemocratico portoghese). Schematizzando al massimo, i primi elementi dei dualismi sopra citati puntano alla “eguaglianza sociale” tout court , i secondi alla “giustizia sociale”.
Marx, nella sua grande lezione di politica economica, ha sostanzialmente teorizzato una cosa, tanto semplice quanto formidabile: la socializzazione dei mezzi di produzione (industrie, filiere di produzione, e ogni altra fonte da cui scaturisca una dinamica economica). In altre parole, secondo Marx è auspicabile (anzi, a suo parere è ineluttabile… la storia sembra però dargli torto) che tutto ciò che consente di “produrre” beni sia in mano allo Stato inteso come collettività: è nient’altro che il “comunismo” o “socialismo realizzato”, che a sua volta non può che garantire, esso solo, l’EGUAGLIANZA SOCIALE. Se tutta la produzione è controllata dallo Stato ecco che il privato non può trarne profitto e a tutti viene distribuita eguale ricchezza per il proprio sostentamento.
Prendendo spunto dalla lezione marxiana, ma distaccandosene in maniera netta, il socialismo riformista e democratico invece auspica che lo Stato vigili e in alcuni casi regoli e controlli i mezzi di produzione, ma non li possieda; teorizza dunque che sia lasciata libera iniziativa ai privati e alle associazioni economiche, in modo che chi più merita più abbia, chi più riesce a produrre e a vendere più riesca a guadagnare, ma tutto ciò senza dimenticare una sorta di controllo preventivo, contestuale e successivo alla dinamica economica in grado di smorzare le situazioni di squilibrio nella distribuzione della ricchezza. In sostanza lo scopo del socialismo democratico è fare in modo che tutti possano avere il giusto per sopravvivere dignitosamente, ma che nello stesso tempo chi più merita più possa arricchirsi. Questa è nient’altro che la “GIUSTIZIA SOCIALE”.
Ciascuno ovviamente può pensarla come vuole. Io intanto noto che laddove si diceva (e/o si dice) realizzato il comunismo abbiamo sì assistito all’eguaglianza sociale per il 99,9% della popolazione (purtroppo però all’insegna della miseria), ma a beffardo beneficio di una piccola nomenklatura ricchissima (vedi i tesori di Ceausescu e degli altri dittatori marxisti). E poi comunque, a prescindere da ciò, trovo che fra l’eguaglianza e la giustizia sociale sia da preferire di gran lunga la seconda.
Io non ritengo neppure eticamente sostenibile il concetto di “eguaglianza sociale” tout court, in quanto non vedo per quale motivo il compenso economico non debba essere strettamente legato al merito e alla qualità della prestazione, e soprattutto non vedo perché non si debbano creare le condizioni di “stimolo” al miglioramento continuo della performance lavorativa.
Molto più giusto e, secondo me, autenticamente progressista, è invece il concetto di “giustizia sociale”, in quanto pur tutelando (almeno in teoria) la dignitosa sopravvivenza di qualunque membro della società, si pone però nella posizione di rendere merito a chi è più capace e coscienzioso nella produzione di ricchezza. Il che poi, a valanga, va a ripercuotersi in modo benefico su tutto il sistema socio-economico.
Io quindi sono decisamente anticomunista ma assolutamente socialista liberale e democratico, quindi progressista, oppure, se vogliamo usare un termine oggi non più tanto di moda… “di sinistra”.
Poco mi tange il fatto che proprio da sinistra in tanti mi “accusino” (gli amici lo fanno simpaticamente, altri molto meno) per queste mie posizioni di essere reazionario, destrorso, addirittura (ai suoi tempi) filoberlusconiano… io so benissimo di non essere nessuna di queste cose e lascio che parlino. Mi limito a osservare, con sorriso insieme amaro e compiaciuto, che molti “comunisti” nostrani, “rifondatori”, “irriducibili”, “antagonisti”, etc… si godono i loro superstipendi, le loro superpensioni e i loro supervitalizi alla faccia della povera gente; e appena qualcuno propone non di abolire ma almeno di limitare questi odiosissimi “privilegi” (legalmente corretti, certo, ma eticamente insostenibili, come ha ben detto il presidente dell’Inps, il grande prof. Boeri), sono i primi a firmare ricorsi alle varie Corti che, puntualmente, danno loro ragione… Motivo in più per NON essere comunisti… 

25 APRILE E 1° MAGGIO: HANNO ANCORA SIGNIFICATO?

25-aprile
1 maggio festa lavoro

Il Nostro Francesco Fontana ci mada una sua riflessione
Posso solo dire che condivido in pieno !
Leggete e meditate

25 APRILE E 1° MAGGIO:
HANNO ANCORA SIGNIFICATO?

Mentre scrivo queste riflessioni ci troviamo proprio nella fase tra due feste particolarmente importanti per la nostra nazione e non solo: il 25 aprile, Festa della Liberazione dalla dittatura nazi-fascista, e il 1° maggio, Festa del Lavoro.
Soprattutto in riferimento al 25 aprile, un po’ a causa dei tanti anni ormai trascorsi dal 1945, un po’ in seguito alla consueta italica abitudine (a volte lodevole, altre esecrabile) di discutere e ridiscutere tutto, si moltiplicano i dubbi sull’attualità o meno di queste ricorrenze.
Lo dico subito: a mio parere sono Feste importantissime il cui valore non deve essere assolutamente smarrito.
Per molti anni, bisogna essere obiettivi, la sinistra ha monopolizzato queste ricorrenze quasi estromettendo gli avversari politici (che a volte ci hanno comunque messo del loro…) dalle celebrazioni, non in senso fisico ovviamente (se non in limitati casi), ma senza dubbio in senso morale e politico. La solita sinistra sapientona e censoria si è assunta il compito di negare patenti di antifascismo a destra e a manca il più delle volte per livore polemico dettato da circostanze politiche contingenti, tanto che ad esempio l’on. Fini veniva considerato “indegno” di celebrare il 25 aprile fino al 2010, poi all’improvviso è stato visto invece come un paladino dell’antifascismo nostrano! Alla faccia della coerenza! Io per mio conto ho sempre considerato sincere le parole dell’on. Fini sia quando celebrava il 25 aprile da alleato di Berlusconi sia quando lo faceva da suo oppositore. Ma, per fortuna, io non appartengo a quella sinistra oscurantista e manichea (oggi ben emulata da molti politici… stellari) che tanto per non smentirsi ha negato o quanto meno nascosto l’infamia delle foibe fino a pochi anni addietro. Anzi, per me quella non è nemmeno sinistra, altrimenti io sarei di destra…
Ma venendo all’oggi, io credo che sarebbe molto bello se ricorrenze come il 25 aprile potessero essere vissute davvero come un momento di unità nazionale al di là delle polemiche, come un giorno nel quale celebrare tutti insieme il bene della libertà e della democrazia: ricordiamoci che è facile apprezzare certi valori quando si sono perduti! Vediamo di non arrivare a tanto, prima di riunirci intorno a questa ricorrenza: potrebbe essere troppo tardi.
E, già che ci siamo, proprio in omaggio al 25 aprile, vediamo di apprezzare le libertà democratiche che ci consentono comunque di votare, parlare, dibattere, dialogare (come adesso qui sul Ponte). Ed evitiamo, se possibile, di gridare al Golpe 10 volte all’anno (tra l’altro è mancanza di rispetto per chi, nei VERI GOLPE, è morto trucidato come in Argentina o in Cile) o urlare che siamo governati da non eletti, visto che chi ci governa (bene o male non è questa la sede) ha la maggioranza in base a una legge elettorale oggi superata ma allora (2013) perfettamente in vigore e approvata con amplissimo consenso parlamentare proprio da chi adesso sbraita e… presenta milioni di emendamenti!
Riscopriamo dunque un po’ di amor patrio, un po’ di amore per il lavoro, quello che oggi manca a tanti ma è l’unico che produce e fa andare avanti tutto: infatti i giochi in borsa e le transazioni finanziarie non hanno mai prodotto nulla in termini pratici, solo denari (e fallimenti), ma i denari non si mangiano: si mangiano il pane e la pasta, prodotti dal lavoro; nei denari non si abita: si abita nelle case, prodotte dal lavoro; i denari non si leggono: si leggono i libri, prodotti dal lavoro; i denari non si ascoltano: si ascoltano conferenze, film, dibattiti, tutte cose prodotte dal lavoro; e, in omaggio al nostro meraviglioso “dott”, come affettuosamente lo chiamo io, ricordiamoci anche che i denari non ci curano: ci curano medicine e operazionii, prodotti dal lavoro di medici e scienziati.
Riflettiamo quindi sull’importanza di questi valori: libertà, democrazia e lavoro! Facciamolo con rispetto e solidarietà verso gli altri, anche e soprattutto verso quelli che la pensano diversamente. E facciamolo noi cittadini, esponenti della società civile, visto che l’esempio della politica non ci è di grande aiuto, se è vero come è vero che oggi i politici preferiscono occuparsi di togliere i presepi dalle scuole per non offendere gli arabi, coprire le statue per non offendere il presidente iraniano o dare la caccia ai ladri di biciclette sulla base di improbabili, gustosi elementi “lombrosiani”.
Mai come in questo caso possiamo, anzi dobbiamo, capovolgere il detto latino trasformandolo in: “Ubi MINOR MAIOR cessat”. Non so se essendone preoccupati oppure orgogliosi…!

Da un medico cantautore armeno veneziano KEUCHEYAN DR. HAROUTIUN STOP WAR WITH LOVE

SIT-IN VENEZIA- RIVA SETTE MARTIRI – 24 APRILE 2016
h 10 – h 12

LOCANDINA comcerto

Articolo che riceviamo dal collega e spero serva da rifglesisone
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STOP WAR WITH LOVE
Sono un medico cantautore armeno veneziano, non un scrittore, e soffro moltissimo come voi per tutto quello che sta succedendo nel MONDO anche per colpa nostra e della nostra incapacità di fermare la guerra in 128 focolai su 300 nazioni al mondo. Ma la causa principale di tutto il sangue che scorre è sempre considerato il petrolio fonte di energia sporca ed inquinante degli ultimi 150 anni.
Tutti credono di essere impotenti davanti alle nazioni potenti(dal punto di vista economico e militare) e per tanto non si può fare nulla. Noi veneziani invece vogliamo dimostrare che non è così, abbiamo la nostra dignità e di libertà di espressione e determinazione di agire dicendo BASTA:
1- Basta contribuire con il 20% delle nostre tasse alla macchina bellica del nostro stato, alla MARINA all’AERONAUTICA, AI LAGUNARI ESERCITO, e agli interventi militari all’estero come” missioni di pace” e al traffico – vendita di armi-elicotteri nei focolai di guerra come vieta la NOSTRA COSTITUZIONE.
2- Basta negare al POPOLO PALESTINESE ALLA CECENIA AL POPOLO BASCO AL POPOLO ARMENO DEL NAGHORNO GHARAPAGH ALLA LIBIA AL IRAQ E ALLA SIRYA E AL KURDISTAN IN TURCHIA ED IN IRAQ E PERSINO ALLO STATO ISLAMICO DI SIRYA ED IRAQ( CALIFFATO DEL ISIS ) il diritto all’autodeterminazione sulle proprie terre ancestrali. Fa voglia sempre all’OCCIDENTE ma anche a loro i giacimenti di petrolio.
3- Noi autoriducendo del 20% le nostre tasse pensiamo di liberarci la coscienza (come obbiettori di coscienza) di sentirsi degli assassini. Forse questo messaggio in ORIENTE farà già allentare l’ODIO secolare che portano nel loro spirito coloro che hanno subito e subiscono il neo colonialismo degli occidentali, della Russia e Israele. L’unico uomo italiano che ha fermato a Sigonella ( base Nato ) gli americani liberando ABU ABBAS evitando così un’ondata di attacchi contro il nostro paese è stato Bettino Craxi.
Basta pagare tramite le tasse sulla benzina la guerra di Mussolini in Abissinia e nel golfo, il terremoto in Irpinia dove non è stato ricostruito un bel niente ma ha fornito sempre all’onorevole De Mita i voti della povera gente per assicurarsi la poltrona nel PARLAMENTO E NEL SENATO.
Non pagheremo la belletta della luce quest’anno con il canone della Rai incluso; ” canone” che non è mai stato una tassa obbligatoria bensì un abbonamento ( pagato solamente alla 50 % degli italiani). La tassa governativa di 6 euro per ogni apparecchio posseduto è veramente una tassa. Per quale tassa si fa pubblicità di due mesi proponendo una minima sovrattassa ? è come offrire 5 quotidiani e caricarli sulla bolletta della luce. Perché la povera e critica gente pensante deve guardare e leggere la televisione di stato dove i partiti maggiori hanno il potere assoluto ?
Viva Venezia e VIVA IL LEONE DI SAN MARCO. Città a statuto speciale sotto la l’egida assoluta dell’UNESCO.

ASSOCIAZIONE UMANITARIA ARMENA ONLUS ITALIA
MOVIMENTO PER L’AUTONOMIA DI VENEZIA
FEDERAZIONE EUROPEA PER LA GIUSTIZIA E DEMOCRAZIA

Il corpo è mio ma lo gestisce… chi ha il danè!

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Il nostro F. Fontana , uomo di sinistra…ma esiste ancora la sinistra ?
Francesco Fontana parla di un argomento ” esploso” negli ultimi tempi

Il nostro F. Fontana potrebbe essere di centro o di destra ?
Leggete e dite la vostra

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Il corpo è mio ma lo gestisce… chi ha il danè!

Si dibatte molto in questo periodo sul cosiddetto “utero in affitto” (definizione brutta, però rende l’idea), ovvero la possibilità di concedere il proprio corpo per generare il figlio di una terza persona, come avvenuto nel recente caso di Vendola (e del suo danè speso in America per fare quanto in Italia non è consentito).
Dico subito che io non ho particolari preclusioni al fatto di “prestare” il proprio corpo per un’azione (magari generatrice di vita) estranea alla propria persona ed alla propria esistenza. Sono molto laico, non mi perdo in elucubrazioni mentali tipiche di tanti credenti, elucubrazioini che rispetto, ci mancherebbe, ma che non sento affatto mie e considero fini a se stesse.
Non posso però non notare una contraddizione di fondo nella posizione di tante “femministe” che ieri gridavano “il corpo è mio e lo gestisco io” e oggi plaudono alla recente “vendolata”.
Queste benpensanti di cui ho sposato e sposo tante sacrosante battaglie, ieri battevano i pugni per l’autodeterminazione della donna, per la gestione del corpo femminile assolutamente preclusa al maschio, tanto da ottenere dalla giurisprudenza una cosa per me profondamente ingiusta, ovvero che la scelta di abortire debba essere presa solo e soltanto dalla donna scordando con ciò che il feto è anche, almeno un po’, del maschio. Quindi, secondo le femministe: “donna padrona di se stessa al 100%”! E posso essere anche parzialmente d’accordo. Ma come mai allora oggi siamo passati a ciò: “donna disposta a prestarsi all’uomo che desidera utilizzarla”? Di fronte al denaro o alle “vendolate” propagandistiche (propagandistiche non da parte di Vendola, sia chiaro, del quale rispetto assolutamente il desiderio di paternità) l’autodeterminazione dura e pura evapora? Ciò che è “solo mio” in certe occasioni diventa prestabile o vendibile in altre? Il maschio, estromesso perfino secondo Legge da qualsiasi scelta in merito al suo possibile figlio, può diventare invece un comodo appaltatore dell’utero che viene visto come qualcosa da chiedere, affittare, magari pagare, e poi salutare…?
Ovviamente le benpensanti alla “santorina” (capito m’avete…!) diranno che io sono più a destra di Berlusconi… povere ragazze, le compatisco perchè, nate e vissute spesso nella bambagia, forse non sanno cos’è la vera sinistra: progressismo, laicità, ma soprattutto coerenza (come la vera destra, s’intende, la coerenza dovrebbe essere appannaggio di tutte le persone serie)!

Comunicato del Comitato a Difesa del Museo della Bonifica

Riceviamo questo messaggio, questo articolo da Dino Casagrande con il quale abbiamo stretto una collaborazione a difesa del Museo della Bonifica e contro lo spostamento e lo smembramento dello stesso.
museo comi
casagrande

” E’ un invito tutti coloro che al momento hanno manifestato interesse e voglia di difendere il museo dove si trova.
Stiamo raccogliendo le firme per l’adesione al Comitato. Contiamo di diffonderci ovunque, indipendentemente dalla posizione politica perché riteniamo che salvare il museo sia un impegno di tutti.
Lunedì mattina 29 febbraio e il lunedì successivo il 7 marzo, noi andremo avanti con la comunicazione. Sono previste due giornate per la distribuzione dei volantini che abbiamo predisposto e che vi invio in copia.
La distribuzione è autorizzata in quanto è stata inoltrata la domanda al Comando della Polizia locale, come prescritto dal vigente regolamento di Polizia Urbana e da quello sulla pubblicità. Per l’autorizzazione vige il silenzio-assenso. Il comando vigili, comunque, mi ha già comunicato che nulla osta. Stamattina è stato effettuato il prescritto versamento del canone e pertanto possiamo procedere alla distribuzione del materiale nei due giorni indicati. Ho predisposto 400 volantini e 400 li ha predisposti Adriano Caminotto poi quando saranno esauriti anche nella stessa giornata di lunedì procederemo a stamparne degli altri. Prevediamo di distribuirne migliaia. Alle prime due distribuzioni ne seguiranno altre fino a comprendere tutta la città. Dobbiamo organizzarci adeguatamente per una distribuzione capillare.
Ci siamo incontrati come direttivo per consolidare una adeguata program-mazione distributiva cercando di toccare centro e frazioni cittadine, scuole, centri culturali, centri associativi, centri commerciali e quant’altro.

Chi potrà distribuire ?

Attenzione, la distribuzione via web non è un problema ma il volantinaggio si. Essendo io il responsabile del comitato al momento addetti alla distribuzione saranno solo tre, poi potranno aggiungersene altri. E’ da tenere presente, infatti, che per ogni persona e per ogni giorno di distribuzione c’è da pagare il relativo canone che non è alto (Euro 5,13) ma va pagato per essere in regola ed evitare sanzioni amministrative che poi vanno a gravare su di me.

PERO’ COME DETTO SOPRA LA COMUNICAZIONE DEL VOLANTINO SI PUO’ ANCHE INVIARE PER EMAIL SI PUO’ PARLARE, SI PUO’ PERTANTO DIFFONDERE ANCHE VERBALMENTE IL MESSAGGIO …QUESTO SI PUO’ FARE. IL SITO CHE PAOLO MADEYSKI CI HA MESSO GENTILMENTE A DISPOSIZIONE (www.ilponte.ws attenzione !!: non .it !) già pubblica le nostre comunicazioni. Diffondete, cortesemente il nostro messaggio anche attraverso la segnalazione del sito.

Al momento, pertanto, potranno distribuire volantini il sottoscritto, Adriano Caminotto e sto cercando un altro volontario. Ben accetto, pertanto se si fa avanti qualcuno. SEGNALATEMI UN NOMINATIVO…GRAZIE.

L’idea che il museo possa essere trasferito come abbiamo già segnalato in più occasioni anche attraverso la stampa (ma comunque organizzeremo al momento opportuno, ovvero quando il comitato sarà ben solido ed operante, anche un incontro pubblico), è un’idea insana perché tende ad eliminare dalla memoria una sede vocata a questo utilizzo, per la quale la città ha speso ingenti risorse, per sostituirla ad un’altra meno capiente, non solo privando la città di un luogo simbolo della nostra identità, ma un luogo accessibile, ben individuato, ben definito nell’immaginario collettivo e che è entrato nella vita della nostra comunità cittadina come punto di riferimento insostituibile.

Cambiare è lecito ma dev’essere per migliorare e non per peggiorare. Il nuovo museo sarà diverso, sarà più piccolo, sarà smembrato, sarà meno accessibile, non sarà più in un edificio che è un’opera d’arte architettonica, non sarà più quello che conosciamo e costerà altre fatiche e altre risorse una scelta che priverà la città di servizi più necessari, perché le risorse non sono infinite. Non è sempre detto che cambiare sia positivo, cambiare a volte è negativo.

Ho riflettuto ancora sull’ipotesi di “cambiamento” ho elaborato altre considerazioni che sono proprio contrarie al progetto dell’amministrazione civica. Possono esserci altre ragioni che al momento non conosciamo perché non ci sono state rese note…e non è corretto fare delle illazioni sparare delle ipotesi senza rendere noto tutto il progetto… Vendita dell’immobile, permuta ? A qualcuno fa gola quell’edificio? Non è dato a sapere… Ne discuteremo.

Al momento vi ringrazio. Il sito del Il Ponte ha già pubblicato il volantino e anche il libretto scritto ancora in agosto e pubblicato sul sito il Ponte. Il libretto, se non l’avete già visto, contiene le prime impressioni contrarie all’ipotesi di trasferimento che sono tuttora valide ma che potremo integrare anche con il vostro aiuto. Da diffondere, a tutti quelli che conoscete, anche quello. Grazie.

Grazie dell’attenzione e cordiali saluti.

Dino Casagrande

Sinistra, deciditi! Un articolo del nostro Grande F. Fontana

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Riportiamo un articolo dello scrittore Francesco Fontana, noto uomo di sinistra. Ma la sinistra cosa è ora ? Slo un qualcosa che non è centro e non è destra?
Qui troverete dei ragionamenti che io condivido in pieno. Un articolo dei più belli che ho ricevuto e che pubblico con vero piacere
lapidazione

Sinistra, deciditi!

Ascoltavo qualche sera fa un’inchiesta televisiva sulla condizione della donna nel mondo islamico, effettuata incontrando e intervistando immigrati venuti a vivere (e a lavorare) nel nostro Paese.
Francamente, cose da rabbrividire.
Devo dare atto, e ne sono felice, che alcuni islamici hanno affermato che per loro donna o uomo non fa differenza, che una donna esattamente come un uomo può lavorare, guidare, vestirsi alla moda, fare carriera, insegnare, oppure stare in casa, accudire i figli, etc…, ma in ogni caso solo e soltanto per propria volontà.
Questo modo di ragionare dovrebbe essere la norma, tra islamici, cristiani, buddisti, atei, etc…! Invece no, purtroppo. La quasi totalità degli intervistati affermava che la donna, secondo la cultura islamica, DEVE essere sottomessa all’uomo; che questo è il suo ruolo; che va bene così; che è contro natura fare il contrario (quante assonanze con i discorsi del “contro natura” che alcuni pensatori nostrani fanno su gay e lesbiche, ergendosi a censori di un universo che neppure conoscono e/o sostituendosi a un presunto dio che per alcuni, forse molti, neppure esiste…).
Ripeto, cose da rabbrividire: nascondimento del fisico, impossibilità di scegliere (vestiti, studio, lavoro, marito, destino, etc…), sottomissione anche fisica alla volontà maschile, negazione perfino dei mezzi di trasporto (di guidare l’auto non se ne parla, ma neppure di andare in bicicletta se non fino ai 10 anni, oppure, secondo i più liberali, fino ai 50). A proposito dei mezzi di locomozione, mi ha fatto poi sorridere l’ipocrisia di uno degli intervistati, oltre tutto un pozzo di sapienza a leggere i suoi titoli di dottore e controdottore, il quale giustificava il divieto per la donna di pedalare col fatto che secondo l’islam la donna sarebbe come un diamante, e un diamante non deve poggiare su un sellino di bicicletta ma sui comodi sedili di una Rolls Royce! Peccato, avrei voluto dire io a questo “ultrasapiente”, che spesso i diamanti da voi vengano rotti in mille pezzi, annichiliti, frantumati e chiusi nelle casseforti, cioè segregati in casa!
Ora, preciso subito: io non ho assolutamente NULLA contro le “altre” culture, mi rendo conto che ci sono molti modi di pensare ben diversi dal nostro e che quello che a noi sembra bello e liberale per qualcun altro può risultare brutto e blasfemo. Sono anche affascinato dall’oriente, estremo o medio che sia e trovo che l’Islam, se studiato come si deve, abbia un suo fascino e meriti se non altro rispetto come ogni altra religione e ideologia.
Però… se noi andassimo in quei paesi saremmo tollerati come loro sono tollerati da noi? Ho qualche dubbio…
Ma, a prescindere da questo, mi chiedo un’altra cosa: la nostra sinistra non è quella che ha sempre sostenuto l’emancipazione della donna? E oggi come mai si erige a paladina di questa cultura da medioevo (che non è l’islam tout court, lo sottolineo, ma per i benpensanti nostrani sembra non esserci alcuna differenza: bisogna difendere tutto ciò che NON è occidentale o filoamericano, e basta!)? E lo fa sostenendo addirittura che questa cultura bisogna tutelarla, che non si può criticarla e anzi nemmeno irritarla facendo magari presepi e alberi di Natale a loro sgraditi…!
Io ho sentito e sento tanti “sinistri” sbraitare (giustamente) contro il maschilismo di stampo capitalistico-occidentale (la donna che deve stare a casa, fare la massaia, lavare i panni al marito, preparare i pranzetti, accudire i figli, etc…), ma non ricordo un solo caso (magari mi è sfuggito…) di esponenti dell’intellighenzia di sinistra protestare contro l’asservimento femminile nella cultura islamica ormai ben sbarcata a casa nostra!
E poi, posso dire che vedere le nostre giornaliste (di sx o di dx non importa) mettersi il velo quando devono intervistare un islamico mi fa girare in modo PAROSSISTICO i rombi????? Forse che le loro donne il velo se lo tolgono quando parlano con noi? Posso capire (ma non giustificare) quando hanno di fronte un’autorità spirituale, allora scatta quella deferenza che fa velare anche le nostre signore occidentali davanti al Papa, per esempio. Ma davanti a un signore qualsiasi… perché???
Allora, cari amici della sinistra di cui anch’io, a scanso di equivoci, faccio parte: difendiamo le donne o difendiamo il medioevo? Facciamo una scelta, ma che sia chiara! Perchè se difendiamo le donne allora siamo coerenti con le nostre posizioni ideologiche nobili e belle, che io con una sola meravigliosa e semplice parola chiamo “progressismo”; ma se difendiamo il medioevo, allora siamo in malafede perchè, non vedo altra spiegazione, siamo schierati a prescindere!
Sinistra, deciditi! Altrimenti rischi di perdere i pezzi! E a me dispiacerebbe, perchè uno di questi pezzi potrei essere io, ed è davvero l’ultima cosa che desidero!