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"Movimento di opinione per la Città un ponte tra la gente, la voce del cittadino tra i cittadini"



Il movimento di opinione "il ponte" si prefigge di raccogliere le opinioni del cittadino, filtrandole ed elaborandole per capire cos'è importante e più utile per la gente.

Dando spazio a tutte le proposte mantenendo sempre la persona e le persone al primo posto.

Si intendono sviluppare i collegamenti con le associazioni di volontariato, con le istituzioni, con le associazioni di categoria, e dei media per elaborare nel miglior modo ciò che viene esposto dal cittadino. Non limitandoci alla critica in quanto tale, ma impegnandoci a costituire e a a tradurre in realtà le idee.

Al movimento di opinione "il ponte" puo' associarsi chiunque desideri lavorare per migliorare la nostra città: renderla più vivibile e sana; ogni persona indipendentemente dalla colorazione politica e dall'iscrizione a un partito, purchè il suo pensiero sia guidato da sani principi.
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Archivio Categoria NEWS LOCALI

ermes: un nuovo messaggio sociale

ermes: un nuovo messaggio sociale

ermes è un’idea nata nel settembre del 2013 da tre giovani professionisti del sociale: il Dott. Jose Toffoletto, la Dott.ssa Giorgia Casagrande e la Dott.ssa Chiara Valerio.
Dopo esserci conosciuti in un’azienda del trevigiano e aver collaborato con importanti realtà come UNICEF e Replay, decidiamo di costruire qualcosa di concreto e utile partendo dallo stesso interesse professionale: le Persone.
Abbiamo voluto unire competenze, esperienze e profili diversi per creare un’organizzazione che potesse occuparsi del sociale a 360 gradi.
Il nome “ermes” deriva da quello della divinità greca nelle cui caratteristiche ci identifichiamo: buon ingegno, forte coraggio e ottima dialettica.
Crediamo, infatti, che comunicare bene permetta di ottenere una relazione di qualità.
Psicologia Sociale, Psicologia Clinica e Diritti Umani sono le tre discipline che ci aiutano a creare progetti completi e innovativi all’interno delle tre macro-aree Scuola & Lavoro, Relazioni e Diritti & Intercultura.
Un’associazione ha il compito di aggregare passione e interessi della gente:
finora ci siamo riusciti molto bene, creando una rete di persone curiose e motivate al cambiamento.
Il primo progetto che abbiamo proposto è stato “Studia Con Noi”, un servizio di assistenza allo studio che sostiene e accompagna studenti della scuola primaria e secondaria. Poiché ermes dedica una particolare attenzione alle problematiche sociali e personali, ecco che abbiamo deciso di supportare nello studio anche i ragazzi certificati DSA utilizzando software e strumenti specifici.
Per gli studenti abbiamo pensato anche “Orientiamoci”, un servizio specifico di orientamento scolastico rivolto a studenti delle scuole medie e superiori che coinvolge figli e genitori in un percorso informativo-formativo pensato ad hoc.
Il mondo dell’istruzione sta vivendo un momento piuttosto complesso e “caotico”, rendendo ancor più difficile la scelta ai ragazzi e alle loro famiglie.
“Parolando” poi, è un punto d’ascolto libero e gratuito che accoglie chiunque abbia piacere o bisogno di esternare il proprio stato d’animo in un luogo tranquillo e riservato. Infine la “Cena Parlante” è un evento culturale-conviviale trimestrale all’interno del quale, mentre si mangia del buon cibo, ci si confronta su un tema di interesse comune con un relatore esperto, condividendo e ascoltando esperienze di vita.
Finora la principale area d’intervento di ermes è stata la scuola: due percorsi per prevenire la dispersione scolastica presso gli istituti comprensivi di San Stino di Livenza e di Noventa di Piave, un doppio progetto formativo sulla Peer Education e sul cyberbullismo presso il Liceo “M. Belli” di Portogruaro e un Punto d’Ascolto presso le scuole medie di Cinto Caomaggiore, Pramaggiore e Gruaro.
Inoltre abbiamo avviato una collaborazione con la Protezione Civile Regionale all’interno di un progetto di sensibilizzazione sulla figura del volontario.
Ogni iniziativa di ermes vuole favorire una relazione costruttiva tra le persone, creando rete: crediamo che risultati positivi e duraturi si possano ottenere solo se l’approccio che abbiamo con l’altro sia guidato dalla pazienza, dalla
disponibilità, dalla comprensione e dalla professionalità.
Il risultato, finora, è davvero soddisfacente: l’utenza che accede ai nostri servizi proviene da tutto il territorio.
Ed eccoci qui, dopo un anno e mezzo:
- 8 collaborazioni avviate con le scuole primarie e secondarie (sportello
d’ascolto, prevenzione della dispersione scolastica, prevenzione e gestione del
cyberbullismo, letture animate);
- 7 servizi per la persona attivi ;
- 16 eventi organizzati.
Offrire un servizio di qualità a costi sostenibili è il nostro obiettivo primario, che continueremo a perseguire con coraggio e determinazione, ma soprattutto col sorriso!

Di seguito i nostri contatti:
Cel. 3478906135

E-mail: contattaci.ermes@gmail.com

Sito web: www.socialermes.it

Facebook: Socialermes

ermes

Una eccellenza nel nostro territorio: La letteratura a Torre di Mosto e non solo…

Una eccellenza nel nostro territorio:

 La letteratura a Torre di Mosto e non solo…

 

Recentemente sono venuto a conoscere il prof.  Francesco Fontana , insegnante a Caorle, nonché impiegato  al Centro Pertini di Caorle.

Si conoscono tante persone ma il prof Fontana è una persone che fa parte delle eccelleneze del nostro territorio

Francesco Fontana nato a Mestre (VE) l’8/10/1963, vive con la  moglie e con la figlia a Torre di Mosto. Lavora a Caorle. Diplomato al Liceo scientifico, laureato in Filosofia e poi in Storia a Ca’ Foscari.

Da sempre  appassionato di meteorologia e ha svolto la sua tesi di laurea in Storia sulla storia del clima di Venezia.  Ha la passione per la meteorologia e tiene quotidianamente un’apprezzata rubrica di previsioni meteo per il Veneto orientale dal suo ufficio (si chiama “Meteopertini”), su diretto incarico dell’Amministrazione Comunale. Riportiamo  il link al quale si può trovare, seconda paginetta dall’alto, il collegamento a “Meteopertini”:

http://www.comune.caorle.ve.it/index.php?area=4&menu=153&page=571

Ma la eccellenza non è dovuta ala meteorologia ma al fatto che ho scoperto uno scrittore che si è fatto strada conquistando un posto nella letteratura italiana, con premi e riconoscimenti in ambito italiano ma con testi che sono letti in tutta Europa, essendo disponibili in vendite importanti online

 

Nel 2006 pubblica il suo primo romanzo con Feltrinelli, “L’imitatore di corvi”, ambientato nella Germania del 20° secolo. Con esso arrivano i primi riconoscimenti:

  • 8° al Premio Strega 2006;
  • 2° al Premio Latisana 2006;
  • Primo premio al  Premio Palermo – città di Mondello 2006 “Primo romanzo”;
  • Primo Premio al Premio Città di Cuneo 2007;
  • Primo Premio al  4° Premio “Pegasus” Città di Cattolica 2015.

“L’imitatore di corvi” non è ormai più in distribuzione nelle librerie ma lo si può trovare in librerie per collezioniste ed estimatori.

 

Nel 2014 pubblica il suo secondo romanzo con Albatros – Il Filo, “La percezione delle Pleiadi”, libro tuttora in piena fase di distribuzione nelle librerie e sui siti on line e che ha già presentato a Caorle, a Mestre e prossimamente  in altre località della regione. E’ ambientato in America ed Europa nella seconda metà del 20° secolo, fin quasi ai giorni nostri. Questi sono alcuni  giudizi dei lettori sul link del prestigioso sito ibs:

http://www.ibs.it/code/9788856769760/fontana-francesco/percezione-delle-pleiadi.html

 

Si possono avere altre notizie anche su Wikipedia alla voce “Francesco Fontana” – scrittore:

http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Fontana_(scrittore)

 

Avendo conosciuto questo straordinario scrittore ed avendo apprezzato il suo pensiero e il suo modo di descrivere la vita , ho chiesto che scrivesse per i nostri lettori qualche riga per descrivere il suo mondo e come vede la vita con la sua filosofia.

Ed ecco il regalo che ci ha fatti

 

Come io vedo il Mondo

 

Se non ami la vita difficilmente scrivi. Se non sei curioso, se non riesci a stupirti, a meravigliarti, se non provi interesse per ogni approfondimento, a prescindere dai tuoi studi, a prescindere dalle tue inclinazioni, se in un parola non ti “apri” al Mondo, non proverai nemmeno lo stimolo alla scrittura, ovvero alla condivisione. Almeno, per me è così.

Per me scrivere significa innanzitutto riflettere, quindi fissare il frutto delle mie riflessioni, infine condividerle con gli altri.

Io amo la Vita e ciò che mi dà. Amo quindi il Mondo, con tutte le sue contraddizioni, forse perchè sono pur sempre minori di quelle che albergano nella mia anima e ogni tanto vengono a galla.

Amo la Vita di un amore religioso, pur non essendo credente. Non trovo che ciò sia un controsenso, così come non trovo sia un controsenso l’adesione da parte di un agnostico come me a molti aspetti dell’etica cristiana, ai valori della pace, della famiglia, della comprensione, alla tensione verso una certa “spiritualità”. Sono convinto che, se il Signore esiste, non abbia riservato determinati valori solo a chi ha il dono di credere in Lui. Anzi.

Amo la mia famiglia, prima di tutto, è il centro del mio universo e io, a mia volta, cerco di essere un punto di riferimento per mia moglie Susi e per mia figlia Erika. Erika: senza dubbio quanto di più bello sia capitato nella vita a Susi e a me! Non potrei desiderare figlia migliore, proprio perchè non è assolutamente perfetta come certi ragazzini che prendono sempre 10, fanno mille sport, conoscono già 3 lingue ed eccellono in tutto. No, mia figlia prende 9, 8, 7, ogni tanto anche 5 e perfino 4, è un po’ pigretta, va normalmente bene nelle lingue come tanti suoi compagni di scuola ed eccelle in una cosa, la più importante: l’amore che sa dare e ricevere. Erika è una generosa, questa è la sua “perfezione”. E poi è la mia creatura, e ciò basta a chiudere qualsiasi discorso.

Amo circondarmi degli amici, delle persone che stimo e apprezzo, forse non sono moltissime (neppure vorrei che lo fossero), ma per me sono davvero speciali. Vale la pena di condividere molto con chi stimi molto. Dalla stima discende poi tutto: la piacevolezza della compagnia, il gusto del dialogo, la semplice voglia di trascorrere del tempo insieme, magari senza far nulla di particolare, mangiando una pizza, osservando il cielo, ricordando gli anni passati, facendo la spesa al supermercato, chiacchierando di calcio.

Amo camminare per Mestre, dove sono nato oltre 50 anni fa, e ripercorrere a ogni passo i ricordi della mia infanzia, della mia adolescenza.

Amo informarmi su ciò che accade all’interno della materia, nelle molecole, negli atomi, leggo avidamente tutto ciò che riesco a capire (e talvolta anche ciò che non capisco) delle particelle, del micromondo, così come delle stelle, delle galassie, dei buchi neri, del macromondo, del Tempo e dello Spazio! Osservare sullo scaffale i miei libri di fisica e astrofisica mi dà un senso di appagamento, di sicurezza, quasi di intimità: i “miei” atomi, le “mie” stelle.

Amo la storia, autentica Maestra di vita. Amo soprattutto la storia contemporanea, sono alla continua ricerca di approfondimenti che mi facciano capire il perchè delle cose. Perchè Hitler? Perchè il comunismo? Perchè la cultura liberale? Perchè la guerra nel Vietnam? Perchè gli anni ’60? Perchè i fratelli Kennedy, Richard Nixon, George McGovern…? Autentici giganti che svettano in modo così clamoroso rispetto ai nani di oggi… ma chissà se un domani anche i nani odierni ci sembreranno dei colossi a confronto di quelli che verranno…?

Scrivere di questi argomenti, sia pure in maniera leggera e romanzata, mi aiuta a metabolizzarli e a capirli. Sì, a capirli, perchè per poter scrivere cose sensate devo documentarmi ancora di più di quanto farei per puro interesse personale.

E allora il ‘900 diventa la mia “palestra di idee”, una palestra su cui far lavorare le mie ipotesi, le mie logiche. E metterle a contatto con i paesaggi, gli ambienti, le atmosfere, come nel mio ultimo romanzo, “La percezione delle Pleiadi”.

Io amo svisceratamente le “atmosfere”, mi piace coglierle e apprezzarle, percepirle in tutte le loro sfumature, anche quelle meno gradevoli, ma forse per tale motivo più veraci; e poi ripercorrerle, col pensiero, l’immaginazione e la scrittura.

Ecco dunque l’atmosfera di Venezia, immortale e seducente, fluida d’acqua e verde di alghe, ecco l’atmosfera del Tirolo, il mio Tirolo, dove appena posso fuggo a godermi la Natura; ecco però anche il fascinoso squallore di Marghera, con i suoi ammorbamenti grigi e le lotte operaie, l’abbandono imposto e il riscatto inseguito, le ciminiere svettanti e le falci e martello fossilizzate sui muri; ecco l’ampiezza delle nostre campagne punteggiate di fattorie, capanne e casoni, casoni di laguna e di fiume, i più belli forse… Ecco l’atmosfera americana, luci e pistole, fango e chitarre; ecco l’atmosfera triestina, quella in cui ho fatto il militare e ho tuttora ottimi amici… Trieste… il Carso duro e abbagliante, il golfo argentato, la bora, il confine, le chiese ortodosse scintillanti d’oro, i genialoidi un po’ folli che imperversano allegramente per la città, i moli arrugginiti, il porto, i teatri, le gallerie, la lirica, il caffè… Ecco l’atmosfera di Milano, magnifica, caotica e sporca, sensibile e indifferente, moderna e tradizionale, Jannacci, Boninsegna, Gaber, Rivera, Madonnina e San Siro, ponti e navigli, ringhiere, palazzi, risotto e partita, centro e periferia; ecco l’atmosfera truce e opprimente del socialismo reale, quello del Muro, quello delle insulse cariatidi prigioniere di asfittici mausolei intellettuali… Breznev, Honecker, Ceausescu… Ecco l’atmosfera della neve, il fenomeno meteorologico che più amo in assoluto, il suo profumo, il suo suono attutito… ecco l’atmosfera di un’ora passata con la mia Erika, a coccolare i nostri peluche, quasi tutti agnellini o pecorelle (sono quasi un centinaio!!!), noi abbiamo una particolare passione per queste bestiole, e non ho alcun timore di dire (qualcuno scriverebbe “confessare”, come fosse un peccato; io no di certo!) che negli anni ci siamo costruiti una specie di dolcissimo e divertente mondo parallelo nel quale vivono i nostri pupazzi, con le loro passioni, i loro difetti, le loro comicità, il loro affetto per la propria “padroncina”. Anche questo è un modo per ricordare sempre a noi stessi la dolcezza, l’innocenza, l’ingenuità… un modo per ricordarle e non perderle mai!

 

Francesco Fontana

 

Ecco nulla di meglio per capire lo scrittore e vedere il suo mondo

Leggendo le su opere potrete capire il suo mondo e vi assicuro che il suo modo di scrivere vi conquisterà dalla prima riga all’ultimo capitolo

Il Presepe Vivente Ed. 2015 a Cà BODI a Cavallino Treporti: Una Tradizione che rimane intatta anche se si rinnova

Riportiamo la serata dell’Epifania come è stata vissuta a Cà Bodi. Nella cornice suggestiva di una giornata baciata dal sole che nascondeva anche il freddo  si sono rivissute le tradizioni che Artiano Bodi fa rivivere . Tradizioni locali ma vissute  con lo spirito natalizio ma artigianale che da sempre distingue questa giornata giunta oramai alla 23° edizione.

Ricordiamo che il Cav. Artiano Bodi è il Presidente della Associazione Culturale ” Usi e Costumi Cavallino- Treporti”.

 

 

 

 

 

 

 

La Associazione che vive grazie alla collaborazione di tante persone guidate dall’instancabile Artiano e in primis la sua famiglia , si propone di mantenere vivi i riti delle Tradizioni Popolari in Cavallino-Treporti  e nelle isole della Laguna Veneta. Da anni tiene vive le tradizioni in varie occasioni e a Natale si ripresenta con i concorsi e con Il Grande Presepio Vivente che da 23 anni tiene banco nella zona ma non solo. E quest’anno era il 23 ° anno del Presepe Vivente

Credo che sia l’unico Presepe vivente in Italia ideato e portato avanti da un privato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Presepio vivente è di anno in anno cresciuto ed ha resistito a tutto. Mentre altri Presepi viventi nascono e muoiono nel corso degli anni, Il Presepio Vivente in Cà Bodi torna ogni anno e non sarebbe un Natale senza questo Presepio.

Anche quest′anno vi è stata la fila per interpretare Gesù Bambino , La Madonna e San Giuseppe come tutti gli altri personaggi. Le figure sono state scelte ma come sempre rimangono un segreto fino alla sacra rappresentazione. Come novità vi è stato anche i zampognari venuti da lontano e chiamati da Bodi per l’occasione

E naturalmente vi sono stati i tre concorsi che si svolgono in questo periodo e che vedono le premiazioni  dopo lo svolgimento del Presepe  e dopo aver ascoltato le struggenti canzoni cantate dal Coro  Chiara Stella

I concorsi sono portati avanti da anni e  sono stati come sempre

1) I Concorsi dei ” Pavineri “, riservati alle famiglie

2) I concorsi delle Pinse

3) Il Concorso dei Presepi allestiti dalle famiglie che quest’anno è giusto alla quindicesima  edizione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mai tanta gente nonostante la giornata fredda ma con il sole c he splendeva fino al tramonto  e poi le stelle. Si sono vissuti    riti che appassionano gli abitanti di Cavallino-Treporti, che in essi ritrovano l’identità dei padri, mediante la conoscenza e l’osservanza dei rituali antichi. Il merito va anche e soprattutto alla locale associazione “Usi e Costumi”, presieduta da Artiano Bodi, cavaliere della Repubblica, che porta avanti il progetto con convinzione e abnegazione, apportando sempre dei correttivi, spesso suggeriti dalla facoltà di scienze umanistiche dell’Università di Trieste. Progetto che è poi condiviso e sostenuto da uno stuolo di associati e collaboratori, che, fra l’altro, si trasformano in attori e figuranti nella rappresentazione della Natività.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

All’iniziativa, anche quest’anno hanno dato il patrocinio e il supporto: il Comune e l’azienda di Promozione Turistica di Cavallino-Treporti mentre causa la crisi la Regione Veneto e la Provincia di Venezia hanno dato forfait. Ma come sempre presenti  la Coldiretti e la Cia, la Cooperativa agricola di Saccagnana, i Centri Turistici Union Lido, e Marina di Venezia, Pesca Azzurra di Roberto Savian, Marina Fiorita e Cooperativa Litoranea di Stefano Costantini, Cantina sociale di Jesolo e il Gazzettino.

 

La rappresentazione è stata magnifica e commovente e come sempre il  Parroco ha dato la benedizione appoggiando da giorni la manifestazione con un tocco di classe che ha dato il giusto spirito religioso alla rappresentazione

Riporto qui le fotografie che ho scattato con l’aiuto di qualche partecipante e in modo particolare di Gloria Sernagiotto che non ha voluto mancare assieme  al marito Michele Basso nonostante la gravidanza che avanza.

Chiaramente le foto come ogni hanno  sofferto della atmosfera magica ma della poca luce e dalla gente numerosa che copriva spesso la visuale.

E’ una occasione per ritrovarsi tutti assieme in allegria e respirare l’aria di soddisfazione per quello che è stato fatto

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ stata una serata anche per ringraziare Artiano Bodi per il impegno e per la sua tenacia a mantenere vive le tradizioni di questo territorio. Grazie a lui e alla sua famiglia ogni  anno si rinnova la tradizione e poi è un modo di fare aggregazione e di ritrovarsi in allegria lasciando perdere i problemi che ci affliggono tutti i giorni

Naturalmente alla fine vi è stato il The caldo, la cioccolata in tazza e il vin brûlé e poi  si è mangiato e si è bevuto come sempre  in allegria

Inserisco anche tre foto del Presepe di Marianna Mazzon , una ragazza di Meolo che ha fatto un Presepe particolare che non ha fatto in tempo a partecipare al Concorso ma ho promesso di partecipare l’anno prossimo

 

 

 

 

 

 

 

 

ROM e RUMENI: disinformazione per ignoranza o una informazione falsa ?

 

In un articolo sulla Nuova Venezia  del giorno 22 corrente mese si legge che la Comunità Rumena di San Donà si sarebbe sentita discriminata per fotografie di case e casette appartenenti ai Rom che risiedono in Romania  e da odio , a dir loro fomentato da commenti che sono apparsi su San Donà + Sicura.

Ci siamo incontrati con il sig. Daniel Saboanu  che è esponente della Comunità Rumena a San Donà e Presidente da anni della Associazione Socio – Culturale Rumena  DECEBAL – TRAIAN  , persona che conosco da anni e che stimo per il suo impegno. Chi meglio di lui poteva dare un giudizio sulle affermazioni che si ritrovano nell’articolo ? Ed ecco cosa è venuto fuori dalla chiacchierata :

“Prima di tutto, quella intervista evidenzia dei dubbi sulla razionalità del intervistato per il semplice motivo che a San Dona non c’è un’altra associazione oltre la nostra, almeno che qualcuno non si spacci per il rappresentante della comunità romena, e  solo se è un prete, ma di solito i preti non rilasciano interviste.”

Il sottoscritto  ha molte infermiere rumene in reparto e in sala operatoria e sono ragazze stupende sia dal punto di vista professionale che umano ed hanno come piace a me sempre il sorriso con gli ammalati e con me. Mi dicono tutte che si sentono bene con noi italiani e che nessuno li discrimina.

Quasi tutte sono su FB. e nessuna ha trovato da ridire qualcosa e in merito alle foto delle villette ; tutte concordano che sono vere e le hanno viste anche loro. Tra l’altro sono un po’ tutte simili come costruzioni  e sono grandi in merito alla ricchezza e alla potenza di tali zingari)

Un  anestesista rumeno mi ha mostrato immagini  simili che ha nel telefonino ed ha confermato tutto. MI ha detto che loro in Romania hanno gli stessi problemi con i ROM . Da loro non è vietato l’accottaggio ma in molti comuni vi è una disposizione del Comune che lo proibisce  e hanno i cartelli che lo vietano fuori dei negozi e ai semafori.

E i sign. Daniel mi darà una foto del cartello che da loro è appesa fuori dai negozi e ai semafori, simile a quello che abbiamo fatto noi. .

 Ma il concetto è sempre lo stesso: l’elemosina si può chiedere ma non deve essere insistente e con minaccia e con minori per impietosire la gente.

Nessuno non conosce la provenienza di denaro di quelle ville però siamo sicuri che non sono ne uomini d’affari e ne politici non gestiscono ne fabbriche e non sono ne in parlamento, quindi qualche pensiero di illegale può averlo chiunque.

Certamente molti rom chiedono la elemosina e poi portano i soldi nel loro villaggi assieme a merce rubata.

Il sign Daniel ha fatto notare che affettivamente molti confondono ROM con Rumeni ma dipende dalla ignoranza.  I Rom si trovano in molti paesi sia in Romania , come in altri paesi dell’est ma anche in Italia.

Sempre il Sign Daniel continua “. Non tutti i rom sono medicanti, (quelli di San Dona si) o malvagi. Ha detto di  conoscere dei rom che si sono convertiti al cattolicesimo tenendo conto che loro non hanno una religione, Non vogliamo  generalizzare, dice,  ma notiamo che in Italia come dicono tutti è la certezza della pena ce manca  piuttosto che mancanza delle leggi.

Di tutte queste cose ho parlato con il Sign Daniel che ha confermato quanto mi dicono tutti i rumeni che conosco. Anche lui si trova su FB e  guarda con interesse le nostre pagine e non si sente discriminato e offeso in quanto sa benissimo che quello che pubblichiamo si riferisce ai ROM e non ai Rumeni. Secondo lui tutti i Rumeni lo capiscono e  e non si sentono discriminati e sono integrati bene tra la nostra popolazione .

 In conclusione ribadiamo cheSe i Mendicanti molesti di San Donà sono dei ROm  è la sola Verità
Se questi ROM vengono dalla Romania è verità appurata
Se le villette pubblicate sulla pagina sono villette di ROM è documentato anche se quelle postate non appartengono ai ROM che abitano a San Donà. Tutti i Rumeni lo riconoscono e alcune sono fatte da ROM che portano soldi dall’Italia  mentre altre sono costruite con traffici illeciti
Ma questi sono problemi noti e documenati
Non vedo il perchè dire queste verità sia incitare all’odio come mi ha detto anche il Sig Daniel come rappresentante della Comunità Rumena
Noi però mettiamo sempre bene in chiaro che sono ROM e non Rumeni.
Quindi i Rumeni non possono offendersi.La ringrazio

ROM e RUMENI: disinformazione per ignoranza o una informazione falsa ?

 

In un articolo sulla Nuova Venezia  del giorno 22 corrente mese si legge che la Comunità Rumena di San Donà si sarebbe sentita discriminata per fotografie di case e casette appartenenti ai Rom che risiedono in Romania  e da odio , a dir loro fomentato da commenti che sono apparsi su San Donà + Sicura.

Ci siamo incontrati con il sig. Daniel Saboanu  che è esponente della Comunità Rumena a San Donà e Presidente da anni della Associazione Socio – Culturale Rumena  DECEBAL – TRAIAN  , persona che conosco da anni e che stimo per il suo impegno. Chi meglio di lui poteva dare un giudizio sulle affermazioni che si ritrovano nell’articolo ? Ed ecco cosa è venuto fuori dalla chiacchierata :

“Prima di tutto, quella intervista evidenzia dei dubbi sulla razionalità del intervistato per il semplice motivo che a San Dona non c’è un’altra associazione oltre la nostra, almeno che qualcuno non si spacci per il rappresentante della comunità romena, e  solo se è un prete, ma di solito i preti non rilasciano interviste.”

Il sottoscritto  ha molte infermiere rumene in reparto e in sala operatoria e sono ragazze stupende sia dal punto di vista professionale che umano ed hanno come piace a me sempre il sorriso con gli ammalati e con me. Mi dicono tutte che si sentono bene con noi italiani e che nessuno li discrimina.

Quasi tutte sono su FB. e nessuna ha trovato da ridire qualcosa e in merito alle foto delle villette ; tutte concordano che sono vere e le hanno viste anche loro. Tra l’altro sono un po’ tutte simili come costruzioni  e sono grandi in merito alla ricchezza e alla potenza di tali zingari)

Un  anestesista rumeno mi ha mostrato immagini  simili che ha nel telefonino ed ha confermato tutto. MI ha detto che loro in Romania hanno gli stessi problemi con i ROM . Da loro non è vietato l’accottaggio ma in molti comuni vi è una disposizione del Comune che lo proibisce  e hanno i cartelli che lo vietano fuori dei negozi e ai semafori.

E i sign. Daniel mi darà una foto del cartello che da loro è appesa fuori dai negozi e ai semafori, simile a quello che abbiamo fatto noi. .

 

Ma il concetto è sempre lo stesso: l’elemosina si può chiedere ma non deve essere insistente e con minaccia e con minori per impietosire la gente.

Nessuno non conosce la provenienza di denaro di quelle ville però siamo sicuri che non sono ne uomini d’affari e ne politici non gestiscono ne fabbriche e non sono ne in parlamento, quindi qualche pensiero di illegale può averlo chiunque.

Cretamente molti rom chiedono la elemosina e poi portano i soldi nel loro villaggi assieme a merce rubata.

Il sign Daniel ha fatto notare che affettivamente molti confondono ROM con Rumeni ma dipende dalla ignoranza.  I Rom si trovano in molti paesi sia in Romania , come in altri paesi dell’est ma anche in Italia.

Sempre il Sign Daniel continua “. Non tutti i rom sono medicanti, (quelli di San Dona si) o malvagi. Ha detto di  conoscere dei rom che si sono convertiti al cattolicesimo tenendo conto che loro non hanno una religione, Non vogliamo  generalizzare, dice,  ma notiamo che in Italia come dicono tutti è la certezza della pena ce manca  piuttosto che mancanza delle leggi.

Di tutte queste cose ho parlato con il Sign Daniel che ha confermato quanto mi dicono tutti i rumeni che conosco. Anche lui si trova su FB e  guarda con interesse le nostre pagine e non si sente discriminato e offeso in quanto sa benissimo che quello che pubblichiamo si riferisce ai ROM e non ai Rumeni. Secondo lui tutti i Rumeni lo capiscono e  e non si sentono discriminati e sono integrati bene tra la nostra popolazione .

 In conclusione ribadiamo cheSe i Mendicanti molesti di San Donà sono dei ROm  è la sola Verità
Se questi ROM vengono dalla Romania è verità appurata
Se le villette pubblicate sulla pagina sono villette di ROM è documentato anche se quelle postate non appartengono ai ROM che abitano a San Donà. Tutti i Rumeni lo riconoscono e alcune sono fatte da ROM che portano soldi dall’Italia  mentre altre sono costruite con traffici illeciti
Ma questi sono problemi noti e documenati
Non vedo il perchè dire queste verità sia incitare all’odio come mi ha detto anche il Sig Daniel come rappresentante della Comunità Rumena
Noi però mettiamo sempre bene in chiaro che sono ROM e non Rumeni.
Quindi i Rumeni non possono offendersi.La ringrazio

Se lo stato non interviene allora i Sindaci possono fare una ordinanza !

IL significato di queste ordinanze prende lo spunto della paura creato dalla diffusione in Africa dell’Ebola ma che si accompagna alla costatazione di alcune malattie che sembravano sparite o in netta diminuzione ai nostri giorni. Non si tratta di discriminazione  ma di prevenzione e come tutti sanno è il Sindaco il Responsabile della Salute dei Cittadini. Per tale motivo una ordinanza simile è a favore della Salute dei Cittadini, della loro tranquillità e della loro Sicurezza.

Norme quelle elencate nelle ordinanza dovrebbero essere applicate  in tutto il territorio italiano al fine di limitare non solo l’ebola ma tutte le malattie infettive che sono attualmente in aumento

Pier Luigi Lopalco. Direttore della Sezione per la Valutazione Scientifica, ECDC – Stoccolma.   Professore Associato di Igiene – Università di Bari spiega la diffusione delle malattie infettive in rapporto ai flussi migranti.

La chiara disproporzione di casi di AIDS, tubercolosi ed epatite B nella popolazione migrante suggerisce come la condizione di immigrato rappresenti ancora oggi nell’UE un determinante di salute importante che fa degli immigrati una popolazione piú fragile con minore accesso ai programmi di prevenzione.

I Rapporto dell’ECDC (European Center for Disease Control and Prevention) “Valutazione del carico delle malattie infettive nella popolazione di immigrati nell’Unione Europea poprta dati che mostriamo in riassunto

Queste le principali conclusioni del Rapporto:

HIV: tra il 2007 ed il 2011 ben il 39% dei nuovi casi di infezione da HIV provengono dalla popolazione immigrata  Questo dimostra come esista una chiara sproporzione fra l’incidenza di nuovi casi di HIV fra la popolazione “indigena” e quella immigrata. L’aumento è dato specialmente per i cittadini provenienti dall’America latina e dall’Est Europa.  La via di trasmissione piú frequente é risultata essere attraverso rapporti eterosessuali non protetti, anche se nei migranti dal Sud America resta elevata la quota legata ai rapporti omosessuali. Ma non si tratterebbe  di “importazione” di casi, bensì di problemi legati ad una maggiore suscettibilità di questi soggetti all’infezione una volta arrivati in UE (comportamenti a rischio, mancanza di modelli di prevenzione, ecc.)

Tubercolosi: anche per la tubercolosi, si é osservato un trend in aumento di casi legati alla popolazione migrante: dal 10% nel 2000 al 25% nel 2010. Allarmante il dato che mentre l’incidenza sembra ridursi nella popolazione “indigena”, si registri un aumento dei casi nella popolazione immigrata. Tale evidenza suggerisce la necessitá di mettere in atto specifiche strategie di prevenzione in quei gruppi di popolazione che sono stati evidenziati a maggior rischio.

Gonorrea e sifilide sembrano non differire in maniera significativa fra popolazione immigrata e residente. Mentre i dati a nostra disposizione non ci consentono di trarre conclusioni riguardo morbillo, rosolia ed epatite C. Al contrario, l’epatite B colpisce in maniera discriminatoria le popolazioni immigrate, anche grazie al fatto che in tutti i Paesi UE le strategie vaccinali contro l’epatite B hanno ridotto al minimo la circolazione locale del virus.

Un ulteriore problema di salute da affrontare nella popolazione migrante è la possibilità di acquisizione di malaria legata a viaggi di ritorno per visitare i paesi di origine , oppure alla presenza di malaria nei lavoratori stagionali. L’Africa sub-Sahariana é al primo posto per i casi importati di malaria da P. falciparum..

La conclusione principale del Rapporto é rappresentata dall’evidenza che i dati a nostra disposizione sono ancora piuttosto frammentari e che é necessario un forte sforzo da parte della Sanitá Pubblica per migliorare la qualitá dell’informazione per poter attuare misure preventive meglio mirate. I dati sulla diffusione di alcune patologie (quali HIV e TB) fra la popolazione immigrata e quella “indigena” sono piuttosto scarsi, anche se la chiara sproporzione di casi nella popolazione migrante suggerisce come la di immigrato rappresenti ancora oggi in Europa un determinante di salute importante che fa degli immigranti una popolazione più fragile e con minor accesso ai programmi di prevenzione.

 

Il problema della possibilità di infettarsi del virus dell’ebola rappresenta un problema a parte e per tale problema riportiamo quanto proposto dal Protocollo del Ministero della Salute

“E’ altamente improbabile, ma non impossibile”, che persone infettate da virus Ebola in Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone possano arrivare in Italia e quindi sviluppare sintomi dopo il loro arrivo. Si apre così la circolare del ministero della Salute che lo scorso agosto ha stabilito il protocollo per affrontare il rischio Ebola nel nostro Paese.

Maggior vigilanza da parte degli operatori sanitari
“Anche se la probabilità di casi importati nel nostro Paese è molto bassa – si legge nel documento – la capacità di risposta del sistema sanitario nazionale, nell’ipotesi del verificarsi di casi di Ebola sul nostro territorio, è adeguata ad individuarli e confermarli, e ad isolarli, per interrompere la possibile trasmissione anche di
questo agente patogeno altamente infettivo. Di conseguenza, è importante richiamare gli operatori sanitari ad essere vigili nei confronti di coloro che hanno visitato le zone colpite dalla febbre emorragica virale e sviluppano una malattia non altrimenti spiegabile”.

Potenziali fattori di rischio d’infezione
I pazienti devono ricevere rapidamente cure mediche e devono essere indagati i potenziali fattori di rischio di infezione e le modalità di un loro recente viaggio, considerando se:
- hanno recentemente visitato una delle aree affette
- hanno manifestano i seguenti sintomi, soprattutto ad insorgenza improvvisa, entro 21 giorni dalla visita nelle zone colpite: febbre, mal di testa, mal di gola, diarrea profusa e vomito, malessere generale.

21 giorni: periodo massimo d’incubazione
Febbre emorragica virale deve essere sospettata in soggetti con febbre (>38C) o storia di febbre nelle ultime 24 ore:
- che hanno visitato una zona affetta da Ebola entro 21 giorni
- che hanno curato o sono entrati in contatto con i fluidi corporei o campioni clinici di un soggetto o di un animale, vivo o morto, malato o fortemente sospettato di avere la febbre emorragica virale. In caso si sospetti febbre emorragica virale, non devono essere trascurate diagnosi alternative, come la malaria.

Protocollo da seguire
Nell’eventualità di un possibile caso ai “soggetti residenti in/viaggiatori di ritorno da” aree affette, all’arrivo nel nostro Paese, sarà consegnato un foglio informativo nel quale sono invitati a rivolgersi al medico di fiducia o ai servizi sanitari, in caso manifestino determinati sintomi entro 21 giorni dal loro arrivo. Se il medico consultato valuterà un paziente come sospetto caso di Ebola, in base ai criteri clinici e ai criteri epidemiologici, si metterà in contatto con il reparto di malattie infettive di riferimento per la gestione del paziente. I medici del reparto di malattie infettive interessato faranno una prima valutazione per escludere o confermare il sospetto di Ebola. In questo secondo caso, contatteranno l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani”, per confrontarsi sulla diagnosi e per l’eventuale gestione del paziente e per il prelievo e l’invio di campioni biologici al laboratorio a più elevato livello di biosicurezza (BSL4), sempre presso l’INMI “L.Spallanzani”.

Per evitare inutili psicosi, il Guardian ha stilato un prontuario di prevenzione dal virus. Tutto quello che è possibile fare per evitare, per quanto possibile, il contagio.

1. Come si trasmette l’ebola?

Ebola si trasmette attraverso i fluidi corporei. Sangue, vomito o feci dei malati sono i fluidi più infettivi in assoluto,.

2. Posso contagiarmi andando in palestra?

No. Anzitutto perché nessuno con i sintomi dell’ebola avrebbe la forza di fare esercizio fisico. E quando è in incubazione, il virus non è ancora infettivo. Il sudore, al contrario di quanto è stato spesso comunicato, non è una delle primarie cause di passaggio del virus. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha specificato che il virus non è mai stato isolato nel sudore.

3. Posso contrarre l’ebola se qualcuno starnutisce vicino a me?

Esiste una possibilità di contrarre il virus in caso una persona infetta starnutisca violentemente addosso a qualcun altro, ma soltanto negli ultimi stadi della malattia Il virus non si trasmette per via aerea.

4. Posso infettarmi nei bagni pubblici?

Sì. Qualsiasi tipo di contatto con le feci di chi è malato è particolarmente pericoloso, e il virus è stato individuato anche nelle urine.

 

5. Ebola è sessualmente trasmissibile?  

Sì, e il virus può sopravvivere nello sperma e nei fluidi vaginali fino a 90 giorni, anche nelle persone che sono ormai guarite da ebola.

6. Posso contrarre l’ebola se salgo sullo stesso taxi preso da un infetto?  

Nonostante il virus si trasmetta attraverso le superfici toccate dai fluidi corporei di un malato, è difficile che questo accada su un taxi. A meno che l’infetto non abbia vomitato o sanguinato sui sedili.

 

7. Posso ammalarmi toccando la maniglia di una porta toccata da un malato?    

Sì, se la maniglia è stata contaminata da sangue, vomito o feci infette

8. Ci sono pericoli alimentari?

Se il cibo è cotto non si presentano rischi. La carne cruda invece può essere pericolosa.

9. Le misurazioni di temperatura dei passeggeri negli aeroporti sono utili?

Non particolarmente. Anche perché simili misure dovrebbero essere attivate non solo negli aeroporti ma anche nei porti.

Ricordiamo infine che il virus si trasmette solo in pazienti infetti e che quindi l’Ebola si può prendere solo da pazienti che hanno i sintomi dell’ebola in quanto solo allora il virus è presente dei liquidi organici e può essere trasmesso

 

 

Ospedale Unico: un passo avanti e un passo indietro: Possibili soluzioni !

 

Un passo avanti e un passo indietro. Rimaniamo fermi . Ma rimanere fermi significa andare indietro.

Indietro dall’Ospedale Unico. Ma avanti verso il caos. Avanti per non dare risposte ai cittadini.

Vi ricordate il vecchio Ospedale?

Si può rimanere ai vecchi tempi ?

 

E allora vediamo la situazione e facciamo il punto su cosa può succedere e sui prossimi scenari

Bisogna dire che difficilmente la Regione , Il Governatore Zaia e la Giunta, avrebbero fatto un passo indietro. Fare un passo indietro significherebbe rivedere le schede di dotazione ospedaliera, ripensare alla strategia sanitaria non solo degli Ospedali ma anche di tutto il sistema sanitario del Veneto Orientale.

La Conferenza dei Sindaci si era espressa alla unanimità , dopo che al Convegno organizzato da ” Il Ponte” i due Sindaci ( quello di Eraclea e quello di San Donà ) si erano espressi alla costruzione del nuovo Ospedale, ma come avevamo detto al Convegno i campanilismi si sarebbero fatti vivi e la politica sarebbe entrata dalla finestra. E allora erano cominciati i passi indietro

Passi indietro che erano stati fatti da diversi Sindaci e in modo particolare da quello di San Donà e di quello di Portogruaro. Il motivo era semplice e lo avevamo già detto al Convegno: nessuno voleva avere l’ospedale dell’altra città favorito rispetto al suo. In sostanza tutti temevano di perdere l’Ospedale sotto casa , nella propria città a vantaggio della città alternativa. E anche il pensare di un Ospedale a mezza via non accontentava tutti.

Tutti in sostanza volevano avere il nuovo Ospedale a casa loro . Tutti avevano paura di perdere consensi. Certamente ufficialmente tenevano una altra posizione e una altra giustificazione. Tutti esprimevano la paura di non avere  una assistenza pronta per i propri abitanti. Temevano di perdere un Ospedale, temevano che un edificio sarebbe stato abbandonato. Ma tutto sommato temevano di perdere consensi presso la propria popolazione , temevano di non aver difeso i propri cittadini

Varie sono state le opinioni e varie le soluzioni.

Ci fu anche un  documento ufficiale del PD e del Sindaco Cereser ( che ricordiamo è dello stesso partito del Sindaco di Portogruaro) che rimetteva tutto in discussione. Voleva un cambiamento delle schede ospedaliere e chiedeva di riorganizzare la sanità in modo diverso

Cosa diceva questo documento

“Per quanto riguarda infine gli obiettivi a breve termine, si ribadisce che il PD chiede l’immediata sospensione dell’applicazione delle schede ospedaliere ed esprime la propria ferma opposizione alla ristrutturazione ospedaliera del presidio di San Donà come previsto dalle schede stesse reclamandone, in ogni caso, il potenziamento dei servizi sino agli standard previsti, per garantire, qui, ora e sino alla realizzazione concreta di eventuali alternative, la salute dei cittadini di San Donà e dei comuni limitrofi.

Partito Democratico – Circolo di San Donà 12 febbraio 2014”

 

Sembrava tutto quindi ritornare in gioco e la conclusione era uno stallo, un passo indietro e ritornare alla Sanità attuale

Ma poi venne la decisione di sentire una commissione tecnica che decidesse quale era il miglior sito per un Ospedale unico.

La soluzione è stata come l’uovo di Colombo. Una commissione tecnica assieme ai Sindaci delle Principali città interessate avrebbe deciso la locazione del nuovo Ospedale. La città ( Portogruaro o San Donà ) che sarebbe stata più distante dal nuovo Ospedale avrebbe avuto una sede di Pronto intervento in modo da garantire una assistenza veloce a tutti.

Nello stesso tempo la Conferenza dei Sindaci  venne alla stessa decisione e la decisione è stata presa alla unanimità.

Si era quindi  fatto un passo AVANTI !

Ma la gente cosa dice. I cittadini parlano a secondo la loro esperienza personale; non molti possono ragionare in senso razionale e obbiettivo, anche perché non possono prescindere del partito al quale si ispirano.

 

Ospedale unico ? No grazie ! sembrano dire oramai molti. Si moltiplicano le riunioni di addetti ai lavori, di sindaci, di medici, di associazioni  che dicono la loro opinione. Vi sono ora comitati che cercano di fare marcia indietro alla decisione della Giunta Regionale.

Noi de ” Il Ponte ” avevamo fatto un convegno in ottobre l’anno scorso con rappresentanti dei vertici della Sanità Regionale e della ASL e ci venne spiegato che l’Ospedale Unico era la sola possibilità attuale per portare una eccellenza nella nostra Sanità locale.

Si era spiegato che i costi per mettere al passo i vecchi Ospedali era troppo alto, che la sanità moderna andava verso questa direzione, che i soldi erano stati trovati…..

Si disse anche che entro 5 anni l’Ospedale Unico sarebbe stato pronto  . IO ero scettico tanto che finii gli intervento del convegno dando appuntamento a tutti fra 5 anni e vedere chi aveva ragione : loro o io che pensavo che tutto poteva avvenire fra 10 anni.

Dissi fra 10 anni pensando a tanti problemi ma poiché nessuno in quel convegno criticò, a parte uno del pubblico, le schede ospedaliere che andavano incontro all’Ospedale Unico e facevano un percorso in attesa di tale Ospedale, diedi per buono che l’Ospedale UNICO  SI SAREBBE FATTO.

Era presente anche il Sindaco di San Donà che diede l’OK alle schede regionali. Lo stesso Sindaco parlò però che il percorso fosse fatto entro determinati termini e che non si lasciasse sguarnita la popolazione nei servizi fino ai prossimi 5 anni.

Lo stesso Vicesindaco di San Donà che è un medico era d’accordo nel progetto ma ora tale vicesindaco è stato estromesso dalla giunta proprio per le sue posizioni spesso in contrasto con quello del sindaco.

Jesolo aveva accettato la sua conversione in un Ospedale unico con indirizzo riabilitativo e di lungodegenza che poteva far pensare a pacchetti per i turisti e ad incentivare il turismo.

Ma poi sono cominciate i litigi per la sede. Tutti volevano un Ospedale sotto casa , più vicino alla propria casa e ora tutti volevano l’Ospedale Unico a casa loro. Bene Ospedale Unico ma a San Donà o a Portogruaro. Sono cominciate le polemiche. Si disse : bene lasciamo che siano i tecnici della regione a decidere la sede. Ma alla fine anche questa soluzione non andava bene.

Il consigliere Trevisiol di Musile ha dichiarato , almeno letto sui giornali, che l’Ospedale Unico doveva essere fatto a Caposile  e che doveva essere lasciato l’Ospedale di Portogruaro.

Sono intervenuti il Dr Merli ex Sindaco e Ex Presidente della Conferenza dei Sindaci per la Sanità

Ma per quanto finora detto, quando si parla di politica socio sanitaria, non ha alcun senso concentrare l’attenzione solo sul tema ospedaliero, ma dobbiamo partire dai bisogni delle persone per la costruzione di un disegno complessivo, che comprende il servizio ospedaliero, in grado di rispondere alle legittime aspettative di una società post industriale che si definisce ai massimi livelli nazionali ed europei in tema di diritto alla salute.

Partire dalla rete dei servizi sul territorio.

Indipendentemente dalla soluzione che si vuole dare al tema della riorganizzazione ospedaliera (ospedali in rete od ospedale unico, servizio pubblico e servizio privato, in concorrenza o complementari, ecc.), resta del tutto da risolvere il problema dei servizi territoriali, sia sul versante della progettazione che, ancor più importante, della loro realizzazione. Si tratta, come noto, di dotare i distretti socio sanitari degli strumenti e delle    risorse utili per la costruzione di una rete di servizi, che ha il proprio fulcro sui medici di medicina generale e sui pediatri di libera scelta, organizzati e integrati con i servizi necessari – hospice, ospedali di comunità, RSA, unità riabilitative territoriali, centri diurni, ADI, ecc. – per garantire un sistema di cure vicino alle persone ed alle loro famiglie, per evitare ricoveri impropri negli ospedali, per garantire l’assistenza e la cura post- ospedaliera.

Il potenziamento dei servizi territoriali potrà così avere, inoltre, un importante ruolo nella prevenzione, obiettivo raggiungibile solo attraverso una diffusa e diversa cultura della salute.

Una rete dei servizi così intesa permetterebbe agli ospedali di concentrarsi, in linea con la propria mission, solo sui problemi acuti, mentre il percorso per le persone in condizione di fragilità – ad esempio in dimissioni protette – o di cronicità, potrebbero trovare soluzione negli altri servizi integrati della rete territoriale.

Per realizzare tutto questo è necessaria una politica di sviluppo con adeguati finanziamenti per l’apertura, da subito, dei nuovi servizi territoriali mancanti o insufficienti.

Contrariamente a quanto fin qui auspicato, da oltre un anno a questa parte assistiamo ad una riorganizzazione che va esattamente nella direzione opposta, a partire dalla riduzione dei servizi territoriali e dall’incomprensibile riduzione da due distretti socio sanitari ad uno solo, coincidente con tutta l’ULSS 10.

L’ospedale unico è veramente la scelta migliore e più conveniente ?

Da alcuni anni, ma recentemente in modo più frequente, all’interno dell’ULSS 10 si sta sostenendo l’opportunità di passare da un modello di strutture ospedaliere policentrico all’idea dell’ospedale unico.

Questa affermazione, sostenuta dalla direzione generale dell’ULSS 10, non è mai stata accompagnata da un preliminare di massima, non è stato detto con certezza quanto costerà (si è sentito dire 100, 150, 170 milioni di €… chi offre di più?), non è stato detto in che modo i cittadini, attraverso le tasse, dovranno pagarlo, non è stata presentata alcuna seria analisi circa i costi di gestione, né una seria analisi circa i costi sociali di una simile iniziativa.

Ad incrementare la confusione e la demagogia contribuisce il fatto che quando viene sbandierata l’ipotesi dell’ospedale unico sembra ne debba esistere, per l’appunto, uno solo. Ma non è così. L’ospedale unico, infatti, non sostituirebbe tutti e 4 gli ospedali esistenti, ma solo due, perché l’ospedale ad indirizzo monospecialistico riabilitativo di Jesolo continuerebbe ad esistere, così come la Casa di Cura privata Rizzola. La riduzione sarebbe dagli attuali 4 a 3, da realizzarsi, come sopra ricordato, non si sa quando, dove, con che soldi… e soprattutto perché.

Ma quando si parla di costi, dobbiamo pensare che non si tratta solo di quelli economici, ma anche di quelli sociali. Con una conformazione geografica come quella dell’ULSS 10, un solo ospedale, ancorché centrale, obbligherebbe la stragrande maggioranza dei cittadini a sobbarcarsi distanze e tempi di percorrenza inaccettabili e non convenienti, considerato anche il sistema viario e di trasporti pubblici esistente. Un ulteriore buon motivo per andare a trovare le risposte in altre ULSS incrementando ulteriormente le “fughe” verso l’esterno.

L’ULSS 10 dovrebbe concentrarsi sugli aspetti che le sono propri, ovvero sulla gestione, sull’aumento della qualità dei servizi, sulla diminuzione delle c.d. “fughe”. In questo campo riteniamo che l’equilibrio di bilancio a cui la direzione generale naturalmente tende, debba essere ottenuto non abbattendo la spesa tagliando i servizi, come si sta facendo in questo periodo, ma aumentando le entrate migliorando ed integrando i servizi stessi, sviluppando una maggiore attrazione e una maggiore fiducia da parte dei cittadini nei confronti dell’ULSS 10.

Il clima si fa rovente

Si può modificare il piano e fare , come abbiamo sempre sostenuto, Ospedali differenziati che non facciano tutti le stesse cose.

 

Ritorniamo su quello che noi abbiamo sempre sostenuto da più da 20 anni. Ospedali differenziati non come specialità ma come reparti che a parte le parti basilari facciano patologie differenziate.

Forse l’Ospedale Unico potrebbe essere la soluzione migliore ma vi  sono alcuni problemi che hanno riportato diverse persone

Il vero problema è il lato economico

Dove sono i soldi ?

Vi è un piano di fattibilità ?

Dove farlo’

La distanza di un Pronto Soccorso efficiente

Diversi mi hanno parlato della possibilità di perdere alcuni specialisti

Diversi hanno paura di ritrovarsi con il caos che esiste all’Ospedale Dell’Angelo a Mestre

I problemi effettivamente sono diversi

Molti si chiedono che fine faranno gli attuali Ospedali. Sarà un buttar via i soldi investiti.

Difficile dare una risposta

Tanti dicono che sarebbe meglio far funzionare i tre Ospedali esistenti e la Casa di Cura

Ma perchè ci sono le fughe

La gente non va in Friuli perchè lo ritiene comodo ma perchè trova ivi delle eccellenze.

Ecco cosa manca nella nostra ASL. Manca spesso la eccellenza. Non che non ci siano reparti e medici al top ma manca la eccellenza.

La soluzione migliore sarebbe un Ospedale unico di tipo pubblico e un ospedale privato per dare la scelta al cittadino e la possibilità diversa di cura e diagnosi, sempre nel limite dell’economia di mercato.

Ma questo non è realizzabile in questo periodo di difficoltà economica  e quindi si deve ritornare a ripassare ad una altra soluzione

Bisogna tenere presenta la distribuzione di popolazione nel nostro territorio e della viabilità attuale e prossima ventura e le patologie e le statistiche epidemiologiche nei prossimi anni.

Dovrebbero esserci due Ospedali di rete ( San Donà e Portogruaro) con alta specializzazione ma con specializzazioni diversificate per patologia e un Ospedale a gestione privata che segua le direttive della Sanità pubblica e che abbia reparti specializzati per specialità carenti negli altri Ospedali

Esempi di questo tipo ci sono già in Italia e all’estero.

La suddivisione di competenza e di specializzazione darebbe la possibilità di avere le strumentazioni necessarie ai tempi senza dovere creare doppioni che costerebbero e sarebbero sottoutilizzate. Lo stesso ragionamento vale evidentemente per il personale medico e anche paramedico. Al giorno di oggi il medico non sa tutto e non può eccellere su tutto. Sarà più conveniente specializzarsi in alcune cose e non in tutte dando quindi una garanzia di professionalità maggiore.

Chi può al giorno di oggi chiede : “dove devo andare per essere curato meglio per tale patologia?”. Ma tale scelta non deve essere data solo ad alcuni cittadini ma a tutti.

Quindi due Ospedali con specialità diverse in grado di affrontare al meglio ogni situazione. Se la capacità di posti e di specialità sarà ottimale allora  il cittadino andrà in quel ospedale che meglio risolverà la sua esigenza indipendentemente dei pochi chilometri eventualmente in più.

Quello che si vuol dire  è che degli ospedali fotocopie l’uno dell’altro non soddisfano il cittadino anche se vicini a casa in quanto non sono perfetti ma limitati come posti letto, come risorse materiali e come risorse professionali.

Quindi non un altro Ospedale fotocopia ma un Ospedale con Riabilitazione specializzata con degenza e con Day Hospital  e una Lungodegenza capiente per tutta la ASL. Naturalmente vi sarebbe il problema del turismo estivo. Per tale motivo La Regione ha deciso  che ci sarà un Pronto soccorso autonomo con un Primario. Si tratterà di sopportarlo nel periodo estivo con aumento del personale medico e infermieristico .

 

E per San Donà e per Portogruaro. Cosa ci aspettiamo visto che i costi di un Unico Ospedale sono proibitivi ?

Un Primario o Direttore delle divisioni mediche a San Donà e una Direzione chirurgica a Portogruaro.?

Vi ricordate quando oltre ai vari Primari venne creato il Direttore del Dipartimento?. Vi era una Direttore di dipartimento (Chirurgia o Medicina ) e rimanevano i primari dei due anzi tre Ospedali. Ora rimangono solo i Direttori dei Dipartimenti e non ci saranno più gli altri primari. Cambierà il nome ma la struttura cambierà poco.

Io credo che quello che noi sosteniamo da anni sarebbe stata la soluzione di tanti problemi

Noi  abbiamo sempre proposto di Razionalizzare i vari Ospedali differenziandoli sia nei reparti che negli Ospedali.

In sostanza i vari reparti avrebbero avuta un ruolo differenziato in modo che in ogni reparto ci fosse una eccellenza per quanto riguarda  le varie patologie

Questo avrebbe comportato una riduzione di spesa e una ottimizzazione delle risorse umane e tecnologiche

Non si può spendere molto per avere le stesse attrezzature in ogni reparto perché si avrebbero attrezzature non di eccellenza e gli stessi operatori avrebbero una esperienza limitata e non eccellente in una data patologia.

Una chirurgia per esempio avrebbe trattato alcune patologie e per tale reparto si sarebbe investito nelle migliori tecnologie e si sarebbe  dato al personale e medico e paramedico una formazione eccellente.

Questo vale per chirurgia e per medicina e per i vari servizi

Non si può tutto centralizzare ma si può ottimizzare strumenti e personale per dare eccellenza agli Ospedali con vantaggi economici e un servizi ottimale alla popolazione.

La polemica Ospedale unico o meno è solo una polemica che ci fa tornare indietro negli anni quando vi erano i vari campanili e tutti pensavo a sè stessi.

Ora il cittadino vuole essere curato nel modo migliore con la attrezzatura migliore

E tutto questo ha dei costi

E allora conviene avere due poli attrezzati con le attrezzature migliori e con gli specialisti con la maggior esperienza e formati in modo tale da rappresentare quella eccellenza che attualmente manca.

In ultimo la Casa di Cura Rizzola. Deve rappresentare una alternativa alla popolazione sempre che possa rappresentare dei poli di eccellenza per determinate patologia e che il rapporto costi-benefici sia favorevole.

Se la struttura può dare alcuni servizi di eccellenza a costi competitivi non si vede perche non possa esistere nella modalità e nell’ottica descritta sopra.

Il Dr. Messina ci parla delle malattie più frequenti del fegato

Il Dr Messina ha dedicato una intervista che ho fatto per PIAVETV alle malattie più frequento del fegato. Abbiamo voluto dire due parole semplici in modo da dare uno sguardo alle malattie più frequenti. Cosa sono e cosa rappresentano in termini di numeri

 

 

Domande e risposte sulle malattie di fegato

 

1)   Perché parlare di malattie del fegato?

Perché il fegato é uno degli organi nobili insieme al cuore ed al cervello,  è la ghiandola più grande del nostro corpo, ha un peso di circa kg. 1,5,  ricordiamo  che si trova nell’addome a destra, sotto le coste e sotto il diaframma, tra lo stomaco ed il colon trasverso. Il significato deriva dal latino “iecur ficatum” fegato d’oca che gli antichi romani farcivano con i fichi ed ha diverse ed importanti funzioni:

a)   filtro delle sostanze tossiche del sangue, in particolare dell’ammoniaca sostanza tossica che deriva dalla degradazione delle proteine, che viene trasformata nel fegato in urea;

b)   produzione (sintesi) delle proteine, dei grassi e degli zuccheri;

c)   produzione dei  fattori della coagulazione (fibrinogeno, trombina,  V, VII, X , XI ed antitrombina);

d)   produzione dei globuli rossi nei primi tre mesi di vita del feto, dopo entra in funzione il midollo osseo;

e)   produce la bile che serve per emulsionare i grassi e rendere possibile il loro assorbimento nell’intestino.

 

2)   Quali sono le più comuni malattie del fegato?

Epatiti acute, epatiti croniche e cirrosi epatica.

 

3)   Quali sono le cause delle malattie del fegato?

Virus, alcol, batteri, diabete, aumento del colesterolo e dei trigliceridi, obesità e farmaci.

 

4)   Qual è la differenza tra epatite cronica e cirrosi?

L’epatite  é un processo infiammatorio del fegato, che può essere: a) acuta che guarisce nella maggioranza dei casi o b) cronica, che, se non curata, evolve in media dopo quindici anni in cirrosi; c) la cirrosi  é il danno più grave del fegato, si ha la distruzione delle cellule epatiche (epatociti), che vengono sostituite da tessuto cicatriziale  e rappresenta la quinta causa di morte nel mondo occidentale.

 

5)   Cosa significa steatosi epatica?

Significa fegato grasso, é una condizione dalla quale si può migliorare rimuovendo la causa che l’ha provocata (alcol, obesità e dislipidemia).

 

6)   L’alcol fa male al fegato?

Dipende dalla quantità, nell’uomo sano circa 30 grammi/ die sono ben tollerati (1/3 di litro di vino), nella donna circa la metà, perché la donna nel suo fegato ha una quantità minore di alcol-deidrogenasi, enzima che metabolizza l’alcol.

 

7)   Quali malattie possono causare danni al fegato?

Il diabete, le dislipidemie (aumento del colesterolo e dei trigliceridi) , le malattie autoimmuni e l’obesità.

 

In conclusione una corretta alimentazione,  l’abolizione delle bevande alcoliche e l’esercizio fisico regolare in caso di obesità (sovrappeso), oltre alla terapia specifica per ogni forma di epatite sia acuta, sia cronica, contribuiscono a far star meglio il nostro fegato.

 

Dr. Quirino Messina. Medico internista. Specialista in Ematologia e Cardiologia. Consulente Ospedale Riabilitativo di Alta Specializzazione di Motta di Livenza (TV)

L’Ospedale di Motta spiegato dal Dr Querino Messina

Riportiamo la Intervista a cura del dr. Paolo Madeyski fatta al dr Messina e trasmessa su PiaveTV  sulla realtà ospedaliera di Motta.

Incontro con il dr. Quirino Messina sarà presto disponibile su YouTube

Al Dr Messina sono state poste alcune domande per cercare di capire la realtà dell’Ospedale di Motta che è diventato un Centro di eccellenza per quanto riguarda la riabilitazione sia fisica che cardiologica.

Molti si chiedono che tipo di Ospedale sia ora, chi si può ricoverare, come si fa ad arrivare ad essere ricoverati e molte altre domande. Abbiamo pensato allora di invitarlo alla nostra PiaveTV  e naturalmente li aveva risposto a tutte le nostre domande mentre qui cerchiamo di riportare il sunto più interessante

Domande e risposte sull’Ospedale Riabilitativo di Alta Specializzazione di

Motta di Livenza (TV)

 San Donà di Piave (VE), 24 settembre 2014

 

1)   Quando, come e perché l’Ospedale di Motta di Livenza si é trasformato da Ospedale per acuti a Ospedale riabilitativo?

Nel 2004 in considerazione della razionalizzazione della politica sanitaria con la riduzione dei posti letto per acuti, l’ospedale di Motta si è trasformato in ospedale riabilitativo a gestione mista (pubblico-privata) e convenzionato con il sistema sanitario nazionale, iniziando come Sperimentazione della Regione Veneto.

 

2)   Quali sono i reparti di degenza dell’Ospedale di Motta? Quanti posti letto ha l’Ospedale?

I reparti di degenza sono:

a)   la Cardiologia riabilitativa(56 posti di degenza) ;

b)    la Fisiatria o Medicina fisica riabilitativa(47);

c)    la Riabilitazione pneumologica (6);

d)   la Medicina   generale  per pazienti acuti (11).

 

3)   Che tipologia di pazienti afferisce all’Ospedale?  

a) per la Cardiologia Riabilitativa  sono pazienti cardiooperati che provengono dalla Cardiochirurgia di Treviso per la maggior parte ma anche da Mestre e Udine;

b) per la Medicina fisica e riabilitativa sono pazienti che provengono in larga  parte dalla Neurologia, dalla Neurochirurgia o dalla Rianimazione di Treviso  ed anche da altri  Ospedali del Veneto e del vicino Friuli;

c) per la Riabilitazione pneumologica sono pazienti che provengono dalla Pneumologia di Treviso in larga maggioranza e da altre Pneumologie del Veneto orientale;

d) per la Medicina generale i pazienti accedono tramite il P.S. di Oderzo.

 

 

 

4)    Come si accede all’Ospedale di Motta di Livenza per essere ricoverati?

a)   per la Cardiologia Riabilitativa c’è un accordo tra i colleghi di Motta e il cardiochirurgo che in genere trasferisce il cardiooperato appena possibile, generalmente in quarta o quinta giornata dall’intervento;

b)   per la Medicina Riabilitativa il fisiatra di Motta riceve una breve relazione clinica del paziente da riabilitare e decide in base se accettare o meno il trasferimento;

c)   per la Riabilitazione pneumologica c’è un accordo tra gli specialisti;

d)   per la Medicina generale il medico del P.S. di Oderzo si mette d’accordo con il collega internista di Motta.

e)

5)   Oltre all’attività riabilitativa in regime di ricovero e del D-H quale altre attività sono presenti nell’Ospedale?

Sono presenti il Servizio di radiologia e gran parte delle attività specialistiche ambulatoriali.

 

6)   Qual’è il ruolo dell’Ospedale di Motta nell’ambito dell’ULSS 9?

In sintesi l’Ospedale di Motta riduce in maniera significativa:  a) la degenza media dei reparto da cui provengono i paziente in particola modo dalla  Cardiochirurgia di Treviso con conseguente riduzione della spesa sanitaria; b)  i tempi di attesa delle prestazioni ambulatoriali, garantendo non solo un risparmio di tempo alla popolazione, ma anche un’ ottima qualità dei servizi.

 

7)   Come si è sviluppato l’Ospedale di Motta dal 2004 ad oggi?

Ecco in breve alcuni dati salienti:

Totale generale attività:

a)nel 2005: n° 113.385 prestazioni;

b) nel 2013 n° 188.563.

 

Nel dettaglio citiamo alcuni dati:

 Attività di ricovero in totale (sia ordinario, sia D-H):

a)   nel 2005 n° 2.656;

b)   nel 2013: n° 4.054.

 

Attività polispecialistica:

a)   nel 2005 n° 110.729,

b)   nel 2013: n°184.509.

 

Attualmente l’Ospedale di Motta può contare su 90 medici (70 specialisti che svolgono solo attività ambulatoriale), 275 infermieri  e 55 amministrativi, ha 120 posti letto di degenza ordinaria e circa altrettanti di D-H.

 

Magari alcuni ci chiedono che sia il Dr Messina e allora metto qui sotto il curriculum anche se ha da poco lasciato il Primariato di Portogruaro e quindi dovrebbe essere conosciuto da tutti

 

 

DATI PERSONALI

 

Cognome e nome Messina Quirino

 

Data di nascita 15/12/1951

 

qualifica Medico specialista
Amministrazione Ospedale Riabilitativo di Alta Specializzazione di Motta di Livenza (TV)
Incarico attuale Consulente
Numero telefonico di servizio 0422/8671

 

Fax di servizio 0422/867275

 

E-mail personale quirinomessina@libero.it

 

 

 

TITOLI DI STUDIO, PROFESSIONALI ED ESPERIENZE LAVORATIVE

 

Titoli di studio 1970 Diploma Liceo Classico “Mario  Cutelli” Catania

 

1976 Laurea in Medicina e Chirurgia  Università degli Studi di Catania

 

1979 Specializzazione in Ematologia Università degli Studi di Catania

 

1985 Specializzazione in  Cardiologia Università degli Studi di Catania

 

 

Altri titoli di studio e professionali              1989 Idoneità a Primario Medicina Interna   Roma

 

Esperienze professionali (incarichi ricoperti)                I.         1977 (marzo-agosto) Tirocinio pratico ospedaliero presso gli Ospedali Riuniti “S.Marta e Villermosa” di Catania

II.         1977(dicembre)-1989(maggio)Assistente ospedaliero a tempo pieno Ospedale di Sacile   (PN)  USL 12  del Livenza

III.         1989(maggio)-1993(maggio) Aiuto Ospedaliero di Medicina Generale a tempo pieno Ospedale di Sacile (PN) USL 12 del Livenza

IV.         1993(maggio)-1998(settembre)Aiuto corresponsabile Ospedaliero  Medicina Generale a tempo pieno Divisione Lungodegenti dell’Ospedale Regionale “Cà Foncello” Treviso Azienda U.L.S.S. n° 9 con funzioni primariali per un periodo di oltre un anno

V.         1997-2003 Membro del Comitato di Bioetica dell’Azienda U.L.S.S. n°) di Treviso

VI.         2002(aprile)-2004 (agosto) Membro del Comitato di Bioetica di Sperimentazione Farmaci dell’Azienda U.L.S.S. n°9 di Treviso

VII.         1998 (settembre)-2004 (marzo)Dirigente Medico a tempo pieno U.O.  I Medica Presidio Ospedaliero di Treviso

VIII.         2004(aprile)-2009(1gennaio) Responsabile U.O. Medicina Generale e LPA dell’Ospedale Riabilitativo di Alta Specializzazione di Motta di Livenza (TV)

IX.         2006(ottobre)-2008(gennaio) Responsabile U.O. Medicina Riabilitativa dell’Ospedale Riabilitativo di Alta Specializzazione di Motta di Livenza(TV)

X.         2004(aprile)-2009(1 gennaio) Vice Direttore Sanitario

dell’Ospedale Riabilitativo di Alta Specializzazione di Motta di Livenza (TV)

XI.         2010 novembre-2013 agosto Membro del Comitato Etico per la pratica clinica dell’Azienda ULSS n°10”Veneto Orientale”.

XII.         Dal 02 Gennaio 2009 al 15 Agosto 2013 Direttore U.O.C. Medicina Generale Ospedale di Portogruaro Azienda USLL n° 10 “ Veneto Orientale”

XIII.         Dal 02 Settembre 2013 ad oggi medico specialista e consulente presso l’Ospedale Riabilitativo di Alta Specializzazione di Motta di Livenza (TV).

   
Altro (partecipazione a convegni,seminari,pubblicazioni, collaborazione riviste ecc e ogni altra informazione che ritiene dover pubblicare)
  1. Responsabile scientifico, organizzatore, moderatore e relatore  a diversi corsi ECM
  2. Diverse pubblicazioni in ambito Ematologico ed Internistico
  3. Coautore dei seguenti libri:

1) Tutela della salute negli anziani. Corso di aggiornamento obbligatorio per il personale dipendente. Servizio Sanitario Nazionale. USL n°12 “Del Livenza”. Sacile 8 Gennaio/23 Aprile1991. Arti Grafiche Graficart. Resana (TV), Dicembre 1991;

2) Cinquant’anni per la vita. Bioetica e Donazione. Dario De Bastiani Ed.,2006;

3) L’Ospedale di Motta di Livenza di Bruno Stefanat. Tipografia Grafiche 2 Effe di Portogruaro (VE);

 

  1. Collaboratore delle seguenti riviste:

1)    FIDAS (Notiziario della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue);

2)    Il dono, Pordenone. La voce del Friuli Occidentale, periodico dell’Associazione Friulana dei Donatori di Sangue (AFDS). Provincia di Pordenone

3)    10 in salute, periodico d’informazione socio sanitaria dell’ULSS 10 “Veneto Orientale”.

  1.   Componente del Comitato Scientifico ECM md studio congressi di Udine.

 

Motta di Livenza (TV), agosto 2014

Ritorniamo su l problema dei Mendicanti Molesti.

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorniamo sul problema dei Mendicanti Molesti.

Vedete che non li chiamiamo Rom o Zingari o Sinti  ma solo Mendicanti. Nessuno ci potrà dire che siamo razzisti. Il mendicante non è una razza.

Il mendicante è colui che mendica l’elemosina e che vive di elemosina. Può chiedere l’elemosina perché non ha altri aiuti e deve vivere ( si dice anche vivere di elemosina). Ma ci sono anche persone che vivono di elemosina perché vogliono vivere in un mondo che non è più il loro mondo.

Ma ci sono anche i mendicanti che vivono di elemosina in quanto non vogliono vivere lavorando e preferiscono vivere a spese degli altri. E questi sono quelli che noi chiamiamo mendicanti molesti. Molesti perché pretendono di vivere con le nostre elemosine.

Non si proibisce di chiedere l’elemosina ma si deve proibire di vivere pretendendo l’elemosina.

Noi siamo liberi come dice in un suo post pubblico su Face Book Andrea M.

“Ma se facciamo che i miei soldi li do a chi mi pare, va bene lo stesso?”

Certo che va bene ma credo che nessuno darebbe i soldi se li vengono chiesti con insistenza e con minacce come spesso accade ( basta leggere le testimonianze)

Una minoranza di persone ( una vera minoranza) talvolta scrive che  “ io non sono stato molestato; do normalmente l’euro quando vedo uno che lo chiede…”; certamente uno può dare l’euro perché ne ha tanti ma se ne ha pochi fa fatica a darli anche se lo chiedono con insistenza.

In sostanza nessuno è contro una persona che vive medicando se lo fa educatamente senza carpire la fiducia e la pietà ( vedi falsi invalidi e vedi uso di minori per impietosire) ma noi siamo contro i mendicanti di qualsiasi etnia siano che pretendono.

Un pò come i rifugiati che pretendono di essere mantenuti con una vita di lusso. Tutti avrete letto quei rifugiati che trasportati in un Resort di lusso in Sardegna hanno preteso di tornale a Napoli in quanto in Sardegna erano lontani da città ( pur avendo piscina e televisione satellitare in stanza)

Riporto qui sotto l’articolo che il buon De Bortoli del Gazzettino ha scritto. Riportiamo la versione purgata che si trova online

“ Il racket dei mendicanti inizia in via Verdi a San Donà. Il ritrovo di una banda composta da sei-sette accattoni romeni è tutte le mattine, attorno alle 9,30, nel parcheggio tra l’ospedale e il parco Europa, per poi dividersi le zone della città, lasciando un “presidio” di questuanti nell’area.

Una situazione che ha esasperato i commercianti: «Da oltre un anno dobbiamo fare i conti con richieste pressanti, affronti, minacce, un clima pesante che manda via la clientela». In tutto una decina di esercizi, due bar e un supermercato che ha dovuto assumere una guardia per impedire agli accattoni di infastidire i clienti. Il capobanda sarebbe un uomo corpulento sui quarant’anni spalleggiato da due fratelli, moglie e due figli.

Chi si rifiuta di aiutarli o dare l’elemosina subisce dispetti, insolenze e intimidazioni. Uno degli esercenti ha denunciato il furto della propria bicicletta. «Ho negato al capobanda di venire a ricaricare il telefonino in negozio quando si è presentato con un iPhone di nuova generazione del valore di 700 euro. Ha minacciato di denunciarmi al mio principale, dicendo che vado al bar invece di lavorare. Dopo qualche giorno la bici è sparita».

Sono  soggetti ben noti alla polizia urbana e schedati dalla stessa, che si trovano ogni giorno fuori e dentro l’Ospedale di San Donà, fuori e dentro della Casa di Cura Rizzola, all’esterno del supermercato Lidl, del supermercato Dpiù , del supermercato Winner  e nei vari parcheggi di San dona di Piave. Queste persone molestano a volte pesantemente i cittadini non solo sollecitando l’elemosina ma a volte strattonandoli e offendendoli e creando paura con i loro atteggiamenti.

Queste persone vivono in una casa disabitata vicino al cimitero, usufruendo dei servizi collegati all’abitazione che ora abbiamo appurato da una nostra visita non esistere più essendo stati rovinati. Fanno i loro bisogni nei bagni dell’Ospedale, della Casa di Cura, del Supermercato Lidl. Esistono documentazioni fotografiche e filmati del loro comportamento. Gli stessi soggetti  considerazioni questo un lavoro  ( come sentito personalmente alla mattina quando in gruppo si dividono i posti e gli orari ) . Non accettano alimenti ma vogliono soldi e come da documentazione spendono i loro soldi in smartphones, in sigarette in Ipads e in gratta e vinci ( oltre naturalmente ai loro fabbisogni normali).

È mai possibile che i cittadini di San Donà non possono andare tranquillamente alla Santa Messa? andare tranquillamente a fare la spesa ad un supermercato ? andare tranquillamente all’Ospedale o in Casa di Cura senza essere continuamente vessati da richieste insistenti e da minacce a volte se non si cede all’elemosina?

Dopo aver parlato con dirigente del supermercato Lidl abbiamo saputo  che avendo appreso di perdere clienti proprio per la presenza di questi mendicanti sono stati costretti ad assumere delle persone che allontanino questi mendicanti.

E di questa settimana la notizia che a Catania è stato un esposto un cartello che invita i clienti a non dare l’elemosina in quanto questi mendicanti guadagnano più di un operaio specializzato.

 

 

E non si dica che non è vero in quanto il Supermercato a Catania ha raccolto le prove che questi mendicanti andavano alla sera a dare le monete e a farsi cambiare in denaro in carta.

Ma anche noi abbiamo raccolto la documentazione che i nostri mendicanti vanno a cambiare soldi alle sera in genere di 100 a 150 euro fino ad un massimo di 280 euro  .

Chi di voi può guadagnare comodamente tanti soldi

E pensate che lo fa con i nostri soldi

Noi di San Donà + Sicura ha preparato un altro cartello diverso da quello di Catania. Noi vogliamo fare vedere che non siam contro ROm , contro Zingari o altro , ma anzi vogliamo aiutarli se hanno fame, se non trovano lavoro. Noi li aiutano nel limite del possibile. Vi sono associazioni che aiutano tutti italiani e stranieri nel bisogno. Non regalano certamente smarthones o Ipads o sigarette  o televisioni al plasma ma aiutano realmente

E allora diamo a tutti i negozianti che lo desiderano questo caratello plastificato

 

 

Due signore oggi sul sito di San Donà + Sicura hanno lanciato l’idea “ Domani andiamo anche noi al LIDL a chiedere l’elemosina e vediamo se facendo la concorrenza la gente li da a noi o a loro “

I cittadini chiedono quando si potrà ritornare ad avere una città nella quale  noi tutti possiamo uscire tranquillamente e passeggiare sia di giorno che di sera; quando potremmo andare nei luoghi di cura; quando potremo andare alla Santa Messa o quando potremo recarci nei supermercati a fare la spesa senza essere continuamente vessati da queste persone

Portiamo qui una testimonianza di alcuni giorni fa

Testimonianza

Ancora mendicanti molesti! 
5 minuti fa volevo portare assieme a mio padre dei vestiti vecchi nel bidone della Caritas di San Pio X. Arriviamo, non facciamo a tempo a mettere giù la macchina che 2 persone, sempre le solite che chiedono l’elemosina dopo le messe (un uomo e una donna) ci braccano, aggredendoci e chiedendo di dare loro i sacchetti. Su 4 sacchi, per paura di ritorsioni, gliene abbiamo consegnati 2, e già per i 2 sacchi che abbiamo messo dentro erano molto scocciati, quasi avessi buttato via un tesoro.
Contemporaneamente, arriva una ragazza da sola, che ancora prima di scendere dalla macchina si sente chiedere “Hai vestiti?”
Lei, più risoluta di noi, scarica tutto e fa per mettere tutto dentro il bidone, intimandoli (alzando la voce) di andarsene e chiedendo rispetto. I due mollano la presa, ma se ne alza un terzo (più vecchio) e le va incontro. Quando vede che la ragazza non ha nessuna intenzione di dare loro niente, prima le prende il braccio, poi le blocca con la forza il maniglione che va tirato per mettere i sacchi dentro il contenitore. Io e mio padre, che eravamo rimasti nei paraggi di proposito visto che lei era sola, interveniamo per separarli, e per far finire il lavoro alla signorina. Il vecchio inizia a blaterare qualcosa in una lingua che non ho capito, si allontana mettendosi le mani nei capelli e mostrandoci il dito medio.

In genere la tattica non è violenta ma molesta certamente

Fuori dalla chiesa alla uscita della S. Messa chiedono qualcosa per mangiare e lamentandosi che hanno fame. Lo stesso fuori dall’Ospedale. Mentre all’eterno dei Supermercati chiedono di la moneta che era stata messa nel carrello. Sono sia lui che la donna insistenti anche se all’inizio cercano di aiutare le persone anziane a portare il carrello e a depositare le borsette in macchina. Ma diventano poi molesti anche se questi sono pacifici se non le viene dato nulla. Ma è difficile per una persona anziana o per una donna con dei bambini riportare il carrelli indietro e riprendere la monetina.

E’ vero che sono un euro o due euro e si possono dare ma non tutti possono e poi ognuno può dare un obolo a chi vuole ma non piace darlo a chi lo chiede e quasi lo pretendente

San Donà + Sicura si sta muovendo

Occhio Sandonatese ha scritto oggi a proposito dell’articolo sul gazzettino “ Parlano.. tutti parlano.. ma nessuno fa niente “

San Donà + sicura si sta muovendo

Ha trovato i proprietari della Casa in cui vivono in Viale Primavera. Le voci erano tante e tanti dicevano che era del Comune. Noi abbiamo trovato i proprietari ed abbiamo fatto un esposto al Comune  e tramite Il Comune e l’ASL  è stato fatto un sopralluogo ed ora si sta facendo una ordinanza di sgombero e messa in sicurezza della struttura

Per le elemosine con moleste abbiamo ideato un manifesto per i negozi che lo vogliono.

Non è contro i ROM o gli Zingari ma contro i mendicanti molesti, siano italiani o di altra etnia

Se uno è mendicante può essere di tante razze e se è molesto lo può essere di tante etnie.

Noi vogliamo riportare San Donà alla Vita di 10 anni fa

Questa settimana i giornali hanno riportato che San Donà è la 50 città più vivibile in Italia ma…i dati si riferiscono ad anni fa

Adesso la situazione non è più la stessa. Si vive male,; i furti sono non uno ma diversi ogni giorno

Certamente noi scrivendo non possiamo fare molto. Sono i Politici e le Forse dell‘Ordine che possono fare qualcosa.

Ma noi possiamo fare opera di sensibilizzazione, possiamo aiutare le Forze dell’Ordine ma possiamo cercare di vivere in pace l’uno con l’altro senza violenza anche verbale che vediamo e sentiamo ogni giorno