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60 Anni di Rotary San Donà e Portogruaro. La nascita di un Club che ha dato vita e cultura al nostro territorio

 

Riportiamo qui una parte importante della storia del nostro territorio: la nascita del Club Rotary di San Don e di Portogruaro

Ora i Clubs sono due ma all’inizio era un Club Unico, anzi ora sono tre in quanto da poco esiste anche il Club di Jesolo

Per celebrare i 60 anni dalla loro fondazione è stato scritto e pubblicato un libro di 84 pagine che noi pubblichiamo in puntate di 10 pagine a puntata.

Unico neo è che non pubblichiamo le foto storiche del libretto. Non sono sopportate nella pubblicazione on line

E’ uno spaccato di vita che ha rappresentato e rappresenta una parte della nostra società e della nostra cultura

Sarà utile ai vecchi per ricordare e ai giovani per imparare

 

LA FONDAZIONE

UNA STORIA TRA FANTASIA E REALI PERSONAGGI

San Donà-Portogruaro 2014

 

ROTARY CLUB SAN DONA’ DI PIAVE /PORTOGRUARO 60° DI FONDAZIONE.

di Roberto Xausa Governatore Distretto Rotary 2060 anno 2013/2014

Il percorso storico ed umano di quegli Amici che decisero di fondare il Rotary di San Donà/Portogruaro già nella prima metà degli anni ’50 – in una Italia, in un Veneto, che stava ancora uscendo da un dopoguerra difficile – è senz’altro da assumere come esempio e paragone per le generazioni future.

Allora non c’era praticamente nulla.

In quegli anni il territorio dell’entroterra veneto aveva ben poco da offrire: nulla dal punto di vista industriale, molto poco dal punto di vista economico, forse molto di più dal punto di vista dell’agricoltura.

Ma la voglia di “fare”, di riemergere, di costruire un futuro, di guardare avanti con l’ottimismo di riuscire a farcela, era altissima.

Si potrebbe pensare ad una Società tutta presa dal fuoco degli affari, immersa solamente nel proprio lavoro, assorbita dai bilanci aziendali e dal furore di una scalata sociale che vedeva nell’acquisto della nuova auto, di una nuova casa, di un appartamento al mare, i soli obiettivi di vita.

Ma così non fu per i nostri Soci fondatori, un manipolo di persone che seppe guardare al cuore della gente, che aprì la strada ai valori rotariani della condivisione, del servizio, dell’aiuto agli altri.

18 Uomini, aggiungerei Grandi Uomini, che nell’aprire questa nuova strada erano ben consapevoli che anche in quelle terre poteva crescere l’ideale di Paul Harris : il Rotary.

Oggi tutto è cambiato, tutto è in costante evoluzione, l’industria ha preso velocemente il posto dell’agricoltura, le

3libere Professioni si sono affiancate agli Imprenditori ed anche il Rotary, al passo con i tempi, ha subìto grandi trasformazioni.

I Rotary Club non sono più legati ai nomi delle grandi Città, oggi la loro diffusione sul territorio li vede operativi anche nei piccoli centri urbani.

E’ logico, e sta nelle cose, che anche due tra le più prestigiose Città del Veneto, San Donà di Piave e Portogruaro, ad un certo punto del loro percorso comune abbiano deciso di proseguire su strade autonome, parallele, ma sicure per la certezza di una reciproca e forte sinergia.

Oggi celebriamo un grande anniversario, 60° di Club, e lo facciamo con l’entusiasmo di chi parte come fosse un primo giorno, come fosse l’inizio di una nuova avventura, carichi di quello spirito che quei Padri Fondatori ci hanno dimostrato con il loro esempio e con la loro determinazione.

Sapranno i nostri Club, saprà il Rotary, ripartire e dare ottimismo e spinta a tutti quei giovani che non riescono, oggi, a vedere un futuro?

Per tutto questo bisogna rilanciare la sfida, una sfida proiettata ai nuovi valori della Società per la quale gli amici di San Donà e di Portogruaro sapranno essere attori ed interpreti di nuove pagine di Storia.

 

Pubblicazione commemorativa impressa per celebrare la ricorrenza del

60° anniversario della fondazione del club di San Donà di Piave – Portogruaro

1954 – 2014

CEGGIA

Villa Marcello Loredan Franchin

17 febbraio 2014

I Presidenti dei club di San Donà di Piave e Portogruaro

Dino Casagrande e Michele Lipani

 

PRESENTAZIONE

Sono trascorsi sessant’anni da quando, arrivato da Chicago, fu consegnato dal Governatore Cesare Chiodi al Rotary di San Donà di Piave-Portogruaro il certificato con il quale il nostro club entrava a far parte, a tutti gli effetti formali, del Rotary International.

Quell’importante documento, tuttora gelosamente conservato, porta la data del 17 febbraio 1954, ed è munito delle firme delle massime autorità rotariane di quel tempo.

L’82° Rotary Club Italiano, questo era il numero d’ordine del sodalizio allora ultimogenito, era stato riconosciuto ed entrava nell’internazionalità che è uno dei pregi caratterizzanti la nostra associazione.

Sono passati tutti questi anni, le persone che hanno fondato il club o che ne hanno fatto parte in quei primi mesi sono sfumate, a poco a poco, come un palcoscenico che si svuota e le luci di una ribalta che lentamente si spengono.

Il ricambio consente e consentirà che altre persone continuino a portare avanti il lume inestinguibile dei nostri principi associativi e, tra questi, quello fondante del Rotary: “servire”.

Sarebbe improprio, in questo breve testo, tentare solo di accennare alle numerose attività organizzate, ai molteplici servizi realizzati, ai grandi o piccoli risultati raggiunti, ai momenti passati insieme costruttivamente, in allegra compagnia. Non può mancare il pensiero anche ai momenti più tristi che hanno colpito i nostri soci, e noi tutti, nei loro affetti, privandoli della loro libertà e, in un caso, anche della vita.

 

Ci auguriamo che questo anniversario porti un sentimento di maggiore unità e collaborazione nei nostri due club, ora autonome entità, perché fu proprio lo spirito di unione e di reciproca intesa che ispirò quelle 18 persone che decisero di iniziare, tanti anni fa, un cammino comune.

Questo racconto non ha pretese letterarie o scientifiche, vuol solo ricostruire brevemente la storia di quegli anni, identificare coloro che portarono in queste terre l’idea rotariana, descrivere gli ambienti, i luoghi, i contesti sociali nei quali operavano e, soprattutto, far percepire al lettore che avrà la pazienza di leggere queste poche righe, l’indole positiva ed ottimista che li sorreggeva, affinché essa rimanga ancora quale nostro patrimonio genetico per il futuro.

Noi del Rotary abbiamo una missione importante: portare fiducia, ottimismo, dare il nostro contributo per sconfiggere il male che abbruttisce le civiltà e i popoli, non con la violenza ma con il sostegno e la solidarietà, cercando modalità di convivenza per una pace duratura, per fare in modo di lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato.

“Il male, infatti, non può sconfiggere il male, ma solo l’amore può farlo”.

Ol’ga Nikolaevna Romanova (Carskoe Selo 15 novembre 1895 – Ekaterinburg 17 luglio 1918).

 

“…la bellezza tiene il governo dell’umana moralità e diviene una potenza piena di misteri, la iniziazione nei quali, se per una parte richiede un apparato di organi squisitamente temprati, una preparazione di studj diligenti e lunghi, e soprattutto un animo vergine ed incontaminato, procaccia per l’altra una vita intera di gloria e di virtù.”

Girolamo Venanzio (Portogruaro 1791-1872)

L’INIZIO DI UN LUNGO CAMMINO

San Donà di Piave, mercoledì 4 Marzo dell’anno 1953, ore 10,33

Squillò il telefono nella Sala del Consiglio dei Consorzi di Bonifica Riuniti, il suono rimaneva rinchiuso tra le alte pareti, attutito dalle tele della tappezzeria dalla fitta trama grigiastra incupita dal tempo, in una eco ovattata che rimbalzava dai quadri, agli arredi di stile seicentesco, al pavimento di mattonelle rossastre. Il suono improvviso interruppe la quiete innaturale del luogo austero, dominato da un lungo tavolo rettangolare il cui colore scuro e l’aspetto greve, sembravano conservare, trattenuto e salvato dalle fibre naturali del legno, il clamore delle tante discussioni, a volte aspre, dai toni accesi, a volte pacate ma sempre costruttive che vi si svolgevano. Un tempo davano vita e continuità alla funzione di quello spazio.

Era il fulcro delle azioni che venivano avviate per realizzare il grande impianto bonificatorio, la sala delle decisioni più importanti.

Il luogo sembrava raccontare di coloro che avevano fatto la storia delle bonifiche, a partire da un’epoca ben più antica, precedente alla grande epopea della trasformazione del territorio circostante.

Un secolo prima, il comune viandante che dopo aver superato le ultime abitazioni del piccolo centro si fosse inoltrato verso l’interno della campagna, e poi si fosse spinto fino al limite estremo delle terre emerse, per poi superarlo, si sarebbe trovato ben presto immerso in una sconfinata palude dove la distesa dei canneti, immagine continua di immutato paesaggio, trovava, solo all’orizzonte, il contatto con il cielo, nascondendo la fitta rete di canali interni per millenni via d’acqua sicura per i trasporti e le comunicazioni.

Allora i pionieri erano riusciti a conquistare lo spazio vitale, metro dopo metro, sottraendolo, con immane lavoro, al putrido pantano, per creare una nuova terra emersa resa, a fatica, coltivabile e produttiva. Costruivano argini per separare le zone acquitrinose, rialzi creduti solidi e sicuri nel mezzo delle acque stagnanti e con enorme difficoltà ne prosciugavano l’interno ma alla prima forte pioggia, gli interstizi si allargavano, l’acqua dirompeva, gli argini cedevano e crollavano e la palude riprendeva il dominio dello spazio come tutto d’intorno. Il grave lavoro era vanificato.

Dopo tanti, difficili tentativi, molti insuccessi e ingenti capitali inghiottiti dal vortice delle acque di piena, essi riprendevano lentamente, con immutata tensione, con altrettanta instancabile costanza, a far riemergere dalla melma i terreni per destinarli ancora alla coltivazione. Rimaneva il timore di nuovi insuccessi e così per molti, interminabili anni.

Erano uomini solidi, non solo per una caratteristica fisica d’impronta oltralpina, ma per la tenacia e l’intraprendenza che li avrebbe spinti, nel secolo entrante, ad affrontare altre sfide in terre lontane, al di là dell’oceano o nel più profondo del continente che si affacciava sullo stesso mare, nuovo territorio di conquista.

In questa parte ad est della circoscrizione amministrativa provinciale di Venezia, i due capoluoghi distrettuali di Portogruaro e San Donà di Piave avevano avuto origini e storie diverse.

Più antica ed aristocratica, Portogruaro era tendenzialmente riservata, chiusa come la sua cinta di mura d’influsso teutonico, soggetta per secoli ad un forte potere vescovile, ricca di case e palazzi gotico-rinascimentali con sottostanti ampi portici, alcuni di essi con la facciata affrescata. La città era orientata a Venezia che avrebbe voluto imitare anche nella funzionalità della struttura urbanistica, intersecando gli isolati con rii e canali attrezzati per l’attracco di barche e navigli.

 

Chi vuole leggere tutto il volumetto completo con le fotografie può cliccare sul link che vedete sotto oppure scaricarlo e leggerlo successivamente

ROTARY’S