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Per la difficilissima intesa tra religioni: qualcosa di concreto.

 

 

 

 

 

 

In questi giorni si è molto parlato dell’Imam espulso dall’Italia, delle parole di violenza che sarebbero state pronunciate. Ma si è parlato molto e in modo particolare sui social network della lotta tra Israele e Palestina, si è parlato molto e specie con immagini e filmati “ forti” della lotta tra mussulmani integralisti e cristiani.

Tanti ne parlano, compreso il Papa, ma oltre si va poco.

Tanti ne parlano ma non si arriva a nessuna soluzione, forse perché una soluzione non è possibile .

Il Dr. Dino Casagrande, Ex Direttore del Museo della Bonifica, e Past Presidente del Rotary Club di san Donà di Piave ci ha fatto pervenire una lettera particolare.

Trattasi di “Lettera al direttore” che ha inviato alle due principali testate locali e anche al Sindaco A. Cereser.

La lettera è nata o , meglio, è stata ispirata dalla preghiera dell’ex Imam di San Donà rimbalzata a noi dall’America… Nella annata rotariana nella quale il Dr Casagrande era Presidente del Rotary è stato dato ampio spazio a questo problema ed è sorto anche un acceso dibattito all’interno del Rotary con toni anche molto forti. Ora la situazione che Casagrande desiderava evidenziare adesso è esplosa a livello internazionale con i casi della ripresa del conflitto ebraico palestinese al quale come dicevamo all’inizio di questo articolo, non c’è soluzione  a meno che i due non stiano buoni ma non staranno mai buoni e le morti rinvigoriranno per sempre i contrasti di generazione in generazione finché non si sarà uno stato palestinese a Gaza e che parte di Israele ritorni alla Palestina…cosa allo stato attuale assolutamente impossibile. C’è poi la gravissima situazione delle persecuzioni in Iraq.

 

 

 

 

 

 

 

Il 6 novembre scorso al Rotary introducendo la bella conferenza tenuta da Beppi Toffolo diceva il Dr Casagrande  tra le altre cose anche queste parole, citando da altre fonti:

 

C’è molta (voluta) disinformazione su questo tema e mi ha molto colpito la frase di Wael Farouq, docente presso l’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, da sempre osservatore attento del proprio Paese, musulmano e di lingua araba:  «Io non sono a favore dell’esercito, ma sono contro il terrorismo, perché non è possibile che si uccidano sistematicamente i cristiani nel silenzio e nella malafede di molti organi d’informazione» «io non combatto una battaglia per i cristiani e non parlo neanche di cristiani in astratto, ma parto da un rapporto di amicizia con persone che vivono la fede cristiana e vengono ammazzate per la propria appartenenza religiosa. Vengono uccisi in casa o nelle chiese».

 

 

Noi ci domandiamo allora come fa la gente a non capire ? Perché i giornali non ne parlano ? Perché i cosiddetti cattolici benpensanti, che sono pronti ad inalberarsi quando si dicono certe verità non sono corsi subito a difendere le donne e bambini sepolti vivi solo perché non si son voluti convertire all’Islam (vogliamo ammettere che sono dei MARTIRI !!!), se necessario anche mettendo a rischio la propria vita per salvarli?  Perché non corriamo tutti, preti in testa, a difendere e a sottrarre queste persone al loro infausto destino ?  Perché nessuno si fa avanti su questi temi ?

Perché la televisione e la stampa sia di destra che di sinistra non mostra il lato reale di queste barbarie tra persone, non importa se neri o bianchi, se mussulmani o cristiani, ma in ogni caso tra persone che sono persone.

 

Riporto allora qui sotto la lettera che Dino Casagrande ha scritto a Nuova Venezia e Gazzettino e al Sindaco Cereser per dare un contributo al problema

 

 

 

 

 

 

 

Per la difficilissima intesa tra religioni: qualcosa di concreto.

 

Allacciandomi a quanto accaduto a San Donà nei giorni scorsi e alle parole vere o fraintese del giovane Imam dei fedeli musulmani, non posso che rammaricarmi del fatto che il senso vero e profondo, il significato palese di quelle parole, anche se tra voci più disparate, confusioni e accuse di errate interpretazioni,  è che si tratta purtroppo di un messaggio negativo.

 

Nella scorsa annata rotariana ho preso l’iniziativa di approfondire seriamente la questione dei dissidi religiosi,  in un’ottica di pace e di comprensione tra popoli, una delle fondamentali direttrici di azione del nostro club, e da più angolature, affrontando la realtà  del problema e non le fantasie che spesso vengono propinate da chi non vuol vedere, spiegando i fenomeni e la loro origine, in modo da fornire un’ampia panoramica e non, come spesso accade, un unico punto di vista  per accontentare le coscienze e il comune sentire.  Il dibattito che ho inteso porre all’attenzione del club, anche in modo dirompente, ha suscitato, com’era poi intuibile supporre, consensi e accese critiche. Ma ho deciso di continuare perché il problema andava approfondito e lo vediamo anche in questi giorni emergere con la sua drammatica  gravità.

 

La realtà di quella e di altre aree tormentate  è sintomatica di un contrasto religioso assolutamente insanabile perché basato su dogmi insuperabili ab origine, e le continue morti non fanno altro che rinnovare, riesumare, rinvigorire le ferite putrefatte. Qualcuno crede di poter  trovare la chiave di volta di questo infinito dramma, attraverso esempi edificanti, puntando sugli elementi moderati, e riesce per un po’ a contenere l’impeto distruttivo,  ma quando un qualsiasi personaggio carismatico richiama all’ordine non c’è più spazio per il dialogo e le speranze di pace e serena convivenza vengono travolte.

 

Noi rotariani vogliamo alimentare le buone idee, mai ci permetteremo di cancellare gli auspici di chi vuole continuare a credere che una fine ci sarà, anzi ci impegniamo e faremo tutto ciò che ci sarà possibile per riaccendere ogni volta le speranze.

 

Già da molti mesi abbiamo avviato e stiamo puntando su un progetto di collaborazione con l’ospedale dei bambini di Betlemme. Un esempio felice di quello che potrebbe essere il futuro di quel territorio se solo le menti rinunciassero per sempre alle rigidità terribili dei fondamentalismi religiosi. Quell’ospedale, gestito da cattolici, è un’isola di pace anche se di sofferenza. Li i bambini, che oltre ad essere afflitti dai  pesanti problemi  legati al territorio,  sono anche colpiti da gravi malattie,  possono essere curati senza barriere religiose, di lingua, di razza. Una piccola ma importantissima realtà che dimostra quanto sia fallace la vanità delle parole, che si infrangono davanti  alla vera sofferenza di quei piccoli volti rigati dalle lacrime, a cui si cerca di strappare un sorriso, alleviandone le pene.

 

Sono stati coinvolti nel progetto, che punta a rendere disponibili alcuni monitor per controllare il respiro e favorire la ventilazione dei piccoli, oltre al nostro club di San Donà, che è il promotore, anche il club gemello di Augsburg-Renaissancestadt, e  nella prospettiva di una più intensa e proficua collaborazione i club di Portogruaro, Jesolo,  San Vito al Tagliamento, Lignano Sabbiadoro – Tagliamento, Venezia  Noale dei Tempesta,  Venezia Mestre, Madonna di Campiglio, cioè alcuni club rappresentativi dell’area Triveneta del nostro Distretto, che ha annunciato un concreto aiuto  finanziario. Si sono inoltre uniti privati cittadini dimostratisi sensibili all’iniziativa.  Il club Rotary palestinese di Betlemme, che è stato fondato solo lo scorso anno, sarà il nostro partner  internazionale di riferimento territoriale.   Ovviamente ogni altra collaborazione sarà gradita.

 

Dino Casagrande

Past President  Rotary Club San Donà