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Un punto di vista laico contro l’insegnamento gender nelle scuole.

Una riflessione da uno scrittore ( qui come insegnante )

Il Punto del Prof Francesco Fontana e riflessioni di un giornalista

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Un punto di vista laico contro l’insegnamento gender nelle scuole.

La recente riforma della scuola ha riportato d’attualità l’inserimento “gender” nei programmi d’insegnamento. Sembra si tratti solo di un abbozzo, ma intanto il dibattito si è scatenato.

Mezza parola intanto su cosa è l’idea “gender”. E’ una tendenza di pensiero (Psicologia? Antropologia? Sociologia?) che differenzia il sesso dal genere. Detto in modo molto schematico, afferma che se ogni persona ha un sesso biologicamente definito, ciò non sempre corrisponde al genere (maschile o femminile) cui la medesima persona “sente” di appartenere. Mi scuso per l’approssimazione di questo cenno, ma chi volesse approfondire può farlo tranquillamente. Io comunque, nerlla mia ignoranza immensa, ho capito che il senso ultimo è questo.

Bene, credo che questo punto di vista sia altamente meritorio. E’ semplicemente una fotografia della realtà, piaccia o non piaccia, in cui ci troviamo. Chi potrebbe negare che ci sono maschi e femmine che si sentono profondamente maschi e femmine? Ma altri che si sentono vicini per empatia, sensibilità, affinità elettiva all’altro sesso? O che amano persone del proprio stesso sesso o di entrambi i sessi? O ancora che non si sentono né l’una né l’altra cosa e hanno difficoltà a definirsi (e magari non ne sono neppure interessati)? Nessuno che abbia un minimo di onestà intellettuale penso possa negare che questa è la realtà. E nessuno che abbia un minimo di onestà etica penso possa arrogarsi il diritto di sancire che questa realtà è “bene” o è “male”. “È”, e basta! E ogni sua sfaccettatura ha esattamente la stessa dignità delle altre!

Una cosa però è fotografare un dato di fatto, svolgendoci delle ricerche, una cosa è trasformare questa “disciplina” in un insegnamento scolastico, magari a livello di bambini delle elementari. Io come minimo non ne vedo il motivo, come massimo sono indignato e preoccupato.

“Ecco il solito conservatore benpensante ultracattolico…”, diranno, qualora dovessero leggere queste mie modeste riflessioni, i soliti vendoliani, civatiani, landiniani, bersaniani, fassin(a)iani, insomma i soliti “sinistri” che non perdono l’occasione per stigmatizzare chi la pensa diversamente e ritenersi gli unici palafrenieri della verità. Ebbene, non per fare politica che qua non c’entra, ma solo per sgombrare ogni dubbio, dico subito che io sono progressista, malpensante (nel senso che metto il dubbio davanti a tutto), agnostico e profondamente laico (chi ha dubbi può leggersi il mio ultimo romanzo “La percezione delle Pleiadi” ed. Albatros Il Filo, e poi mi saprà dire…). Però ragiono con la mia testa e non mi faccio trascinare dalle mode, tanto meno da quelle di chi quando vota mette la croce sul mio stesso simbolo …

Ragiono dunque, e mi dico che “insegnare” la cultura gender a dei bambini di 7 – 10 – 12 anni mi sembra una cosa poco sensata. Anche perché ben altri sono i buchi culturali da riempire e ben altri i dibattiti attorno a cui la nostra malandata società in crisi dovrebbe interrogarsi.

Poi c’è modo e modo di insegnare, ma mi risulta che dove ciò avviene si traduca in sostanza in uno stimolo a non dare per scontata la propria identità. Ma scherziamo? A dei ragazzini insegnamo cose di questo tipo? Ma come facciamo a non capire che instillare simili dubbi porta a una distorsione del loro approccio con la propria psicologia, e non il contrario? Se un ragazzo ha determinati “dubbi” sulla propria identità di genere, ebbene essi sono più che leciti ma devono venire fuori spontaneamente. Non possono essere “pungolati”, altrimenti si rischia di fare una grossa confusione e… grossi danni. Mi duole dirlo, ma accanto a insegnanti meravigliosi cui affiderei la gestione del nostro Paese, ce ne sono alcuni cui non affiderei neppure la gestione della gabbia di un criceto, figuriamoci la gestione della ricerca di genere di mia figlia! La “sua” ricerca mia figlia deve farla da sé, l’ha fatta, la fa e la farà in piena liberttà, senza bisogno di maestri, né buoni né cattivi.

Non vorrei che questa castroneria pseudomoderna della cultura gender nelle scuole facesse la stessa fine del crimine perpetrato da chi voleva “esportare” la democrazia in alcuni Stati che non avevano mai chiesto tale gentilezza. Ma che, forse, avevano e hanno molto petrolio nel loro sottosuolo!

 

 

Per completezza riporto questo articolo del noto giornalista Gianluca Veneziani

Qui potete leggere cosa si pensa di fare in Europa e quindi anche in Italia

Non è stato approvato e se ne discute ancora ma leggete e poi ognuno pensi a come crede sia giusta dare come educazione ai propri figli

 

D’ora in avanti la masturbazione sarà promossa in tutte le scuole materne ed elementari d’Europa come forma di educazione sessuale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), di comune accordo con l’agenzia governativa tedesca per l’Educazione sanitaria, sta infatti diffondendo presso tutti i ministeri della Salute e dell’Istruzione d’Europa un documento, chiamato «Standard di Educazione Sessuale in Europa», che invita a una maturazione della consapevolezza sessuale già nei primissimi anni di età, attraverso una conoscenza del proprio corpo e un’esplorazione delle relazioni sessuali – sia etero sia omo – infantili. Il testo, redatto da diciannove esperti, è rivolto a «responsabili delle politiche, autorità scolastiche e sanitarie» e rappresenta una sorta di vademecum per guidare i bambini verso una piena crescita sessuale nel periodo compreso tra 0 e 15 anni.

Nelle 83 pagine del documento vengono definite le varie fasce d’età e, per ciascuna, stabiliti gli obiettivi da raggiungere e i relativi compiti dell’insegnante.

Ai bimbi dagli 0 ai 4 anni, si legge, «gli educatori dovranno trasmettere informazioni su masturbazione infantile precoce e scoperta del corpo e dei genitali, mettendoli in grado di esprimere i propri bisogni e desideri, ad esempio nel “gioco del dottore”». Dai 4 ai 6 anni i bambini dovranno invece essere istruiti «sull’amore e le relazioni con persone dello stesso sesso», «parlando di argomenti inerenti alla sessualità con competenza comunicativa».

La vera crescita avverrà coi bimbi tra i 6 e i 9 anni, cui i maestri terranno lezioni su «cambiamenti del corpo, mestruazioni ed eiaculazione», facendo conoscere loro «i diversi metodi contraccettivi». Su questo aspetto i bambini tra 9 e 12 anni dovranno già avere ampia competenza, diventando esperti nel «loro utilizzo» e venendo informati su «rischi e conseguenze delle esperienze sessuali non protette (le gravidanze indesiderate)». Ecco il decisivo balzo in avanti: nella fascia puberale tra i 12 e i 15 anni gli adolescenti dovranno acquisire familiarità col concetto di «pianificazione familiare» e conoscere il difficile «impatto della maternità in giovane età», con la consapevolezza di «un’assistenza in caso di gravidanze indesiderate e la relativa «presa di decisioni» (leggi aborto). Non solo: a quell’età, ormai matura secondo l’Oms, i ragazzi dovranno essere informati sulla possibilità di «gravidanze anche in relazioni omosessuali» e sull’esistenza del sesso inteso come «prostituzione e pornografia», venendo messi in guardia «dall’influenza della religione sulle decisioni riguardanti la sessualità». Il protocollo diffuso dall’Oms lancia anche un monito affinché «l’educazione sessuale venga effettivamente realizzata in termini di luoghi, tempi e personale», sebbene non occorra una preparazione ad hoc della classe docente e «gli insegnanti di educazione sessuale non siano professionisti di alto livello».

Queste direttive sono già state recepite a livello comunitario nella risoluzione Estrela votata giorni fa al Parlamento europeo e ora in discussione in Commissione. Nel testo presentato dall’europarlamentare socialista Edite Estrela, la masturbazione viene infatti indicata come metodo di educazione sessuale, prendendo atto del fatto che «i ragazzi più giovani sono esposti, sin dalla più tenera età, a contenuti pornografici soprattutto su Internet».

Il rapporto Estrela, inoltre, invita l’Ue a «prevenire le gravidanze indesiderate» e a garantire «il diritto d’aborto», combattendo «l’abuso dell’obiezione di coscienza» da parte del personale sanitario. Contro questa risoluzione si sono schierati numerosi europarlamentari, tra cui l’italiano Sergio Silvestris (Pdl), che coi loro emendamenti hanno determinato un rinvio e un riesame del testo in Commissione. Intanto anche contro il documento dell’Oms si sta sollevando un’opposizione della società civile: sia la fondazione CitizenGo sia il sito hatzeoir.org stanno raccogliendo firme per fermare la diffusione del testo, definito «corruttore dell’integrità e della salute dei minori».

di Gianluca Veneziani

 

Due visioni da un insegnante a un giornalista

Uno dice la sua e un altro racconta quello che sta succedendo

A voi le riflessioni