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Con la radiolina transistor all’orecchio…gli anni passano….

tutto il calcio

Oggi il nostro professore ( Fontana) ci manda un suo lavoro ovvero un ricordo “sportivo” e di costume di quando era giovane

Con la radiolina transistor all’orecchio…

Oggi siamo costretti a suggerire ai nostri figli e nipoti di non tenere il cellulare troppo vicino all’orecchio quando parlano con gli amici perchè le onde sembra che facciano male al cervello, con possibili conseguenze anche gravi.
Ma noi, che abbiamo un’età dagli “– anta” in su, quante onde ci siamo beccati proprio vicino all’orecchio (e non parlo di onde del mare, ma proprio di onde elettromagnetiche)???
La maggior parte di noi, soprattutto maschietti, tante, tantissime… ma quelle erano onde che non facevano male, erano le innocue e affascinanti onde radio dei piccoli apparecchi a transistor con i quali ascoltavamo le partite di calcio e in particolare la mitica trasmissione “Tutto il calcio minuto per minuto”. E allora… interi quarti d’ora, intere mezz’ore, intere ore con l’apparecchietto all’orecchio per sentire se la tua squadra del cuore vinceva, pareggiava o, ahimè, perdeva.
Oggi anche se uno non è allo stadio è come se le partite le seguisse sempre in diretta; l’informazione è totale e, oserei dire, bulimica: ancora prima che le squadre scendano in campo radio e televisioni sono già collegate, si è aggiornati su tutto, gol, pali, fischi dell’arbitro, ammonizioni, e tutto fin dal primo minuto; poi, se la partita dura più del previsto, saltano giornali radio e altre rubriche per lasciare spazio al “dio calcio”. Manca solo che ci dicano il risultato finale ancora prima che la gara cominci…

tuttoilcacioamari

Una volta invece, fino all’inizio dei secondi tempi (tutti in contemporanea, tutti la domenica, altro che anticipi e posticipi), c’era il coprifuoco, non si sapeva nulla. Chi aveva la fortuna (o sfortuna) di abitare vicino a qualche stadio aveva affinato l’orecchio in modo tale da intuire quel che accadeva sul campo semplicemente dal rumoreggiare del pubblico: boato piccolo significava gol della squadra ospitata, boato medio significava in genere occasione importante o palo (ma non gol), boato grande voleva dire che avevano segnato i padroni di casa.
Ma in pochi abitavano nei pressi dello stadio e allora la massa dei tifosi, di cui ho sempre fatto parte anch’io, attendeva con trepidazione il mitico “inizio dei secondi tempi”; alle 15.30 in inverno, alle 16.00 di mezza stagione, alle 16.30 nei brevi scampoli estivi in cui si giocava il campionato. E il campionato era considerato il traguardo per eccellenza, non una sorta di zerbino in cui allenarsi svogliatamente per poi dare il meglio di sè nella Champions, ovvero laddove fluttuano i “schei” (e la stessa Champions all’epoca si chiamava semplicemente “Coppa dei Campioni”: della serie “parlo come magno…”).
Allora, tornando a noi, dopo i primi 45 minuti assolutamente top secret, ecco che scattava l’accensione della radiolina; erano apparecchi piccoli e maneggevoli, molto più comodi delle vecchie radio a valvole, infatti il transistor occupa molto meno spazio. Qualche gracchio alla ricerca della migliore sintonizzazione, e poi ecco che la pubblicità di un noto liquore triestino annunciava che la casa produttrice invitava all’ascolto dei “secondi tempi delle partite di calcio del campionato di serie A: Tutto il calcio minuto per minuto, diretto da Roberto Bortoluzzi”.
E subito l’inconfondibile, pastosa, elegante voce di Bortoluzzi salutava:
“Signori all’ascolto (le signore non erano molto considerate nell’ambito calcistico. n.d.a.), buongiorno da Roberto Bortoluzzi; stiamo per collegarci con i campi della serie A per i risultati dei primi tempi. I campi collegati sono in ordine: ……………………….; per la serie B abbiamo in collegamento il collega Ezio Luzzi da ……………………. per ……………. e Alfredo Provenzali da …………….. per ……………… (sempre loro per molti anni dalla serie B. n.d.a.). Dallo studio gli aggiornamenti sugli altri incontri. Andiamo dunque con i primi tempi, a te Ameri…” in genere era infatti Enrico Ameri ad aprire i collegamenti, solo quando si ammalò e andò in pensione l’apripista divenne Sandro Ciotti che prima era invariabilmente secondo.
Erano minuti, anzi secondi, di attesa febbrile. Ricordo che quando qualche pubblicità precedente durava un po’ di più e ritardava anche solo di qualche secondo l’inizio della trasmissione io odiavo con tutto il cuore quel prodotto e giuravo che non lo avrei mai comperato da grande!
Da quel momento per la maggioranza dei miei amici la radiolina non si staccava più dall’orecchio, io invece preferivo la suspance e ascoltavo a singhiozzo, nella speranza che durante i minuti in cui la radiolina rimaneva spenta la mia squadra segnasse e io poi, riaccendendola, avessi la gradita sorpresa. Devo dire che spesso accadeva, infatti durante la mia vita “cosciente” (non parlo dunque di quando avevo pochi mesi o pochissimi anni) ho potuto godere di ben 8 scudetti e diverse Coppe Italia vinti dalla mia suqadra del cuore.
Ma, tornando al momento iniziale della trasmissione, ricordo con particolare piacere (sento ancora un brivido lungo la schiena…) un “risultato del primo tempo” comunicato dal grande Beppe Viola a proposito di un derby, partita sempre sentitissima! La mia squadra stava disputando un campionato anonimo, ma di fronte al derby la voglia di vincere ti assale anche se sei già retrocesso… e poi nelle ultime 3 o 4 domeniche si era mostrata stranamente in forma travolgendo chi avrebbe poi vinto lo scudetto (la Lazio) e facendo polpette anche di altre 2 o 3 ottime squadre; e adesso c’era il derby!!! A rigor di logica eravamo favoritissimi, non è che neanche i cugini stessero disputando un gran campionato, e poi non erano affatto in forma; ma il derby, si sa, è partita pazza, e io avevo una paura fottuta; “vedrai che la nostra serie d’oro si interrompe oggi proprio contro questi qua…” continuavo a pensare insistentemente, nell’attesa. E infatti, quando la linea è andata a Viola, il mitico Beppe a iniziato a declamare: “dopo i primi 45 minuti… Milan 1…” ecco ho pensato io in quella frazione di secondo, siamo sotto 1-0, i cugini sono sempre i cugini, trovano sempre il modo di metterci sotto”… E mentre davo per scontato che l’annuncio di Beppe si sarebbe concluso con un “Internazionale 0”, alle mie orecchie (anzi, “al mio orecchio”) arrivò questa paradisiaca notizia: “Internazionale 4”!!!!
Sìììììììììììììììììììììììììììììììììììììììì!
Non 1-1 o 1-2 (che già mi sarebbe andato benissimo) e nemmeno 1-3, no!
Milan 1 – Internazionale 4!!!!!!!!!!! Libidine, doppia libidine, doppia libidine col fiocco!
(Per la cronaca, l’Internazionale aveva segnato 3 gol subito, nei primi 10 minuti, oriali-autoretesabadini-bonimba , tanto per far capire chi portava i pantaloni, e poi la gara si era conclusa con un generoso 1 – 5, mazzola-mariani; mai infierire sugli avversari palesemente in crisi.)
Insomma, ci si entusiasmava per poco, erano anni spensierati!
E non avevamo remore a girare per la città in quelle belle domeniche pomeriggio, lustre di sole od opache di nebbia, tenendosi quella ridicola, nevrotica, meravigliosa radiolina transistor all’orecchio. E se i gentiori, gli amici o le prime fidanzatine strocevano il naso di fronte a quella bizzarra ma diffusissima abitidine, bè… che lo storcessero pure, in quei 45 minuti il mondo era racchiuso in 4 bulloncini e fili chiamati “transistor” e nelle voci dei nostri meravigliosi, professionali, umili, educati radiocronisti!
E se la nostra squadra aveva vinto, si poteva brindare con il liquore di Trieste; se aveva perso ci si poteva consolare con il liquore di Trieste; se invece aveva pareggiato… in quel caso si poteva mandare giù un sorso di grappa, sempre distillata a Trieste.
Eh sì… altri tempi… altre gioie… altre emozioni.

Francesco Fontana “vecio tifoso”