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Quando il tempo lo prevedeva Bernacca… by F. Fontana

Il nostro Scrittore Prof. Fontana continua i suoi ricordi; il suo viaggio nel passato recente.
Oggi ci fa rivivere Le Previsioni del Tempo.
Bernacca era Bernacca

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Sono ricordi che ci fanno sentire più vecchi ma sono la nostra giovinezza

Quando il tempo lo prevedeva Bernacca…

Una delle mie grandi passioni, oltre alla storia, alla politica, etc… è la meteorologia. Da sempre sto col naso all’insù a guardare, a scrutare, a capire, e penso che anche il mio ultimo romanzo, “La percezione delle Pleiadi” ed. Albatros il Filo, di cui ho già avuto modo di parlare da queste pagine, ne sia una dimostrazione (se volete visitate la pagina Facebook Francesco Fontana “Pleiadi”, e chiacchieriamo un po’ insieme!).
La meteo mi affascina ancor oggi che ho 52 anni, ma quando ero bambino, ragazzino… che ricordi!
Volete intraprendere assieme a me questo meteo-viaggio a cavallo delle vecchie, belle, semplici trasmissioni meteorologiche di Mamma Tv e Zia Radio? Bè… io parto, chi vuole mi segua, il biglietto è gratis!
L’appuntamento principe per il meteo-appassionato di 40 – 45 anni fa era sul 1° canale Tv, ore 19.25, “Che tempo fa”. Non c’era verso, io dovevo vedere la trasmissione, bisognava essere a casa per le 19.20, altrimenti entravo in fibrillazione. Dopo un po’ di pubblicità (forse era “Intermezzo”? O “Tic Tac”? O forse ancora “Arcobaleno”? Mah… voi vi ricordate quei meravigliosi minicaroselli?) ecco che alle 19.25 in punto (anni dopo alle 19.50) compariva il sobrio barometro in bianco e nero della Rai e le 7 – 8 note di xilofono annunciavano l’elegante, educato, semplice, competente colonnello Edmondo Bernacca. Anche la domenica? Sì, anche la domenica; e anche a Natale e Capodanno… altro che festività e ponti, a quei tempi gli Uomini erano Uomini e i cavalli erano cavalli… Solo in estate per un paio di settimane il buon Bernacca si assentava e allora il bollettino, molto spartano, lo leggeva una “signorina”. E quando arrivava quel momento il mio commento era sempre: “Nooo! La signorina!”
Tornando a Bernacca, egli esordiva con le temperature minime e massime delle principali città italiane, una tabella a due colonne con nomi (in ordine alfabetico da Alghero a Verona) e accanto le magiche cifre, che quando erano basse o addirittura negative mi mandavano in visibilio (sono sempre stato un “freddista” estremo).
Poi il colonnello passava alla grande lavagna con l’Europa e la mappa delle isobare disegnata da lui: che mano, che poesia! Le perturbazioni erano dei segmenti seghettati con triangolini stile schiena di drago se fredde, invece con semicerchi stile mezzaluna se calde; per qualche anno confesso che non capivo proprio quelle che alternavano i semicerchi e i triangolini (erano i fronti “occlusi”, troppa roba per un bambino di 6 – 8 anni!). Appena sotto nella gerarchia del maltempo c’erano i “fronti d’instabilità”, semplici segmenti tratteggiati e talora accompagnati dalla “R con freccina” del “rovescio o temporale”. Le perturbazioni erano numerate mese per mese; raramente si superava il n° 15, ma ricordo mesi che andavano anche oltre il 20! E poi c’erano gli afflussi freddi e caldi: una freccia piena indicava l’afflusso freddo, una vuota quello caldo. Quando vedevo una bella perturbazione appoggiata all’arco alpino, inserita in una fitta serie di isobare (correnti intense) e seguita da una bella frecciona piena, allora godevo: freddo, forse neve in arrivo!
Bernacca era sempre sobrio, mai sensazionalista, sempre con i piedi per terra e gli occhi verso le nuvole, mai il contrario… come invece oggi spesso accade a tanti meteorologi d’occasione, prezzolati e senza passione: occhi a terra e piedi per aria.
Ma torniamo a noi; giungeva il momento delle previsioni per il giorno successivo: ecco la carta d’Italia con rettangolini magnetici attaccati qua e là su cui era scritto semplicemente “SERENO” oppure “PIOGGIA” o ancora “NUVOLOSO” etc.. Io andavo in visibilio quando leggevo, vicino al Veneto, “NEVE”!
Non rammento se poi c’era anche una cartina per i venti e mari, rammento invece benissimo che la trasmissione si chiudeva con la previsione delle temperature; quando sentivo dire dal colonnello “in sensibile diminuzione” partivo per il paradiso. Alle 19.30 in punto era tutto finito. E’ incredibile pensare a come Bernacca in 5 minuti riuscisse a dire cose così belle e intelligenti, quando invece oggi tanti invece in 5 ore riescono a dire solo idiozie: in politica, nello sport, nell’informazione e, purtroppo, anche in meteorologia…
Gustato il piatto forte, passiamo ai contorni. In Tv non c’era molto altro, sul 2° canale i bollettini erano scarni e senza cartine, io non li guardavo neppure. C’era però la radio; la bella radio di una volta!
La prima osservazione che mi viene spontanea è che i programmi, tutti i programmi, erano in orario; seguivano una scaletta chiara e comprensibile; le stazioni si sentivano bene, non come oggi che è tutto un gracchiare e un sovrapporsi di radio libere su quelle nazionali e viceversa.
Ma torniamo a noi: la poesia della meteo-radio toccava la sua vetta più elevata con il “Bollettino del mare”. Ricordate? Ce n’erano diversi, io ricordo bene quello delle 15.35 su Radio 2, dopo il giornale radio economico e la lettura dei cambi della Lira, e quello delle 23.25, a chiusura dei programmi, credo su Radio 1.
Il “Bollettino del mare” veniva letto molto lentamente, per permettere a i marinai di prendere appunti. Iniziava con gli “Avvisi” che riguardavano tutti i settori del Mediterraneo (per anni mi sono chiesto dove diavolo erano il mare di Alboran e le Bocche di Bonifacio…) e potevano essere avvisi di “temporali” e “burrasche”, sia “in corso” che “previsti” (o “previste”). Io godevo da matti quando si parlava di “Burrasca da Nordest Forza 7 o 8 su Adriatico settentrionale” perché voleva dire Bora e freddo su di noi! Le burrasche in genere erano Forza 7 o 8 (al di sotto non è “burrasca”); Forza 9 era già qualcosa di eccezionale; ricordo solo un caso in cui venne segnalata una Forza 10 (e forse anche Forza 11) sui mari meridionali italiani, era il dicembre 1976 e passava un potentissimo e profondissimo ciclone oceanico da Ovest! E non si chiamava più “Burrasca” bensì “Tempesta”. Poesia, pura poesia!
Poi si passava alla “Situazione”, una descrizione di pressione, fronti e perturbazioni, sempre riferita a tutto il Mediterraneo. Ricordo, come un’interessante curiosità, che nei periodi estivi veniva quasi sempre segnalata una “corrente settentrionale di tipo monsonico” sul Mediterraneo orientale. E io mi chiedevo? I monsoni in Europa??? In effetti si trattava di quei venti semipermanenti che rendono gradevolissima l’estate dalla Grecia verso Est.
Ed ecco poi le previsioni, settore per settore, limitate però ai mari italiani: si iniziava con il Mare di Corsica e si finiva con il “mio” Adriatico settentrionale. La previsione (per 12 ore) era così scandita: direzione e forza del vento – stato del cielo – fenomeni (eventuali) – visibilità – stato del mare – tendenza per le 12 ore successive. Che precisione, che professionalità, che poesia! Lasciate che anche qui racconti come godevo quando lo speaker diceva, per l’Adriatico settentrionale, “Neve”. Accadeva molto di rado, in genere quando nevicava in terraferma in mare o non nevicava o nevicava poco e quindi la neve non veniva citata come fenomeno; ma in occasione delle nevicate più potenti (come a fine dicembre 1976) invece sì, veniva detto, e io ascoltavo quelle quattro lettere con una soddisfazione enorme!
Il commiato del Bollettino erano gli “Avvisi ai naviganti”, comunicazoni tecniche su boe, moli, fari etc… che servivano ai marinai, ma avevano poco o nulla di meteorologico.
Poi in radio c’erano le classiche “Previsioni del tempo emesse da servizio meteorologico del’aereonautica”, un minuto circa di bollettino in coda ad alcuni giornali radio con scarne ma chiare informazioni così scandite: situazione – tempo previsto – temperatura (prevista) – venti – mari.
Ricordo che iniziavo a sperare nella neve ovviamente quando veniva prevista in Val Padana, ma anche quando era annunciata sulle Alpi (i “rilievi”) già oltre gli 800 mt.: avevo sperimentato infatti che qualche fiocco poteva scendere fin verso Venezia pure in quelle occasioni.
In coda ad altri giornali radio c’erano le temperature minime o massime (o entrambe, ciò ovviamente dal pomeriggio in poi) registrate nella giornata. E per radio venivano sempre lette le stazioni col nome dell’aereoporto; nomi che avrò sentito centinaia, migliaia di volte, e non ho più dimenticato: Alghero? Fertilia! Verona? Villafranca! Bari? Palese! Napoli? Capodichino! Torino? Caselle! Venezia? Lido! Genova? Sestri! Cagliari? Elmas! E così via… altre gocce di poesia…
Chissà se anche il ricordo di quelle trasmissioni così semplici, belle, ingenue ed esaustive allo stesso tempo contrbuiscono a farci realizzare che il clima è cambiato, che le stagioni non sono più le stesse, che l’atmosfera ha perso gradualità, dolcezza, equilibrio… Forse no, forse è proprio vero che il clima sta cambiando come è sempre cambiato, d’altra parte il Global Warming è misurato dai termometri, non solo dalle nostre impressioni. Ma se… se ci fosse ancora Bernacca a raccontarci il tempo giorno per giorno forse anche il Global Warming ci infastidirebbe di meno! Cosa ne dite?

Francesco Fontana