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Unioni civili e unioni..incivili: visto da un ateo

Delle considerazioni di Francesco Fontana su un argomento attuale e discusso.
Sarebbe bello , avendo il tempo considerare cosa vuole dire matrimonio, unione tra due o tre persone, amore verso chi e sul bisogno soggettivo e legale di dare dei principi e dei diritti e dei doveri a una o più persone che si ama e su cosa significa figlio

unioni civili

Unioni civil e unioni… incivili
Nel mio romanzo “La percezione delle Pleiadi” si parla con generosità (e molta ironia, intendiamoci!) di coppie gay, coppie di fatto, separazioni, divorzi, etc… E proprio a tale proposito colgo lo spunto per qualche riflessione sull’argomento. E colgo anche l’occasione per ricordare a TUTTI gli amici del Ponte e di San Donà e dintorni in generale, che presto dovrei presentare il mio libro nella “nostra” bella città. Sarò più preciso appena possibile, ma intanto già vi invito TUTTI!!!
In questi mesi l’Italia sta rivivendo una sorta di contrapposizione ideologica tra laici e cattolici sul significato della famiglia; da una parte si difendono le unioni gay, le unioni civili più in generale, spingendosi fino a ipotizzare le adozioni da parte di coppie omosessuali; mentre dall’altra parte si difende la famiglia tradizionale, si tuona ancora generosamente contro il divorzio (nonostante sia legge dello Stato ormai da 4 decenni), si rifiuta l’ipotesi di adozioni gay.
Premettendo subito, a scanso di equivoci, che io sono assolutamente contro le adozioni da parte di coppie omosessuali per il semplice motivo che la loro scelta coinvolge direttamente un minore che non sono sicuro possa crescere in modo molto equilibrato avendo 2 papà o 2 mamme (diverso il discorso della stepchild che prevede “solo” la presa di responsabilità genitoriale verso un bambino già figlio naturale del partner, su questa ipotesi sono più possibilista), per il resto non posso che collocarmi dalla parte delle istanze laiche.
Quando i cattolici si schierano contro le unioni gay, contro il divorzio, a mio parere non subiscono certo un sopruso, caso mai lo commettono. Infatti essere a favore del divorzio o delle unioni gay (possiamo anche non chiamarle “matrimoni”, la semantica ha pur sempre un suo valore…) non significa certo obbligare a divorziare chi non vuole, oppure costringere due maschi o due femmine a unirsi davanti a un pubblico ufficiale se non lo desiderano. Io sono assolutamente a favore del divorzio ma non ho assolutamente nessuna intenzione di divorziare da mia moglie. Ma non vedo perché dovrei accomunare nella mia scelta di NON divorziare anche coppie che si scannano, che non si sopportano, che si tradiscono, che si pestano e che non vedono l’ora di rifarsi una vita uno/a lontano dall’altra/o. E allo stesso modo io non sposerei mai un uomo, mi fa ribrezzo solo l’idea. Ma non vedo per quale motivo dovrei impedire ad altri due uomini o ad altre due donne di farlo se si amano e non danno fastidio a nessuno (non vedo poi che fastidio possano dare).
Insomma: da che mondo è mondo non sono i divorzisti o i favorevoli alle unioni gay a imporre qualcosa a qualcuno; sono i contrari a impedire qualcosa a chi non la pensa come loro! Quindi sono i contrari a imporre, a perpetrare un sopruso.
Mi fa poi sorridere la spiegazione che alcuni danno della loro contrarietà alle unioni gay (e a volte anche al divorzio): dicono di essere contrari perché Dio avrebbe creato uomini e donne diversi proprio per sposarsi tra sessi diversi; oppure dicono di essere contrari perché si tratterebbe di pratiche “contro natura”.
Alla prima obiezione rispondo subito che far derivare una norma civile (quali sono i matrimoni) da una convinzione religiosa non ha alcun senso: almeno un terzo, forse metà, degli uomini NON crede in Dio (e l’altra metà che ci crede si combatte da secoli dandosi reciprocamente dell’infedele: cattolici contro protestanti, musulmani contro cristiani, etc…) e quindi se Dio ha fatto e prescritto qualcosa, okay, io ne prendo atto, ma che questo qualcosa lo seguano i credenti senza imporlo agli atei e agli agnostici per i quali Dio è una semplice ipotesi quando non addirittura il nulla. Io sono affascinato ogni minuto, ogni istante della mia vita dall’idea di Dio, ma non ci credo. Me ne dispiaccio, ma non posso essere disonesto con me stesso e con Lui, se esiste: io non ci credo. Ne sono affascinato ma non ci credo. Constato poi che in tanti invece ci credono ma non ne sono per nulla affascinati, visto come lo trattano… ma lasciamo perdere queste facezie.
Torniamo a noi e riflettiamo sul “contro natura”. Ma chi è che decide cos’è la “natura”? La natura non è un libro aperto e scritto, non è una parte della realtà, la NATURA è TUTTO ciò che ci circonda (compresi noi stessi), lo diceva già un grande teologo cristiano (non certo ateo) come Spinoza. La natura non è solo quel che fa comodo a noi, la “natura” è tutta la realtà che ci circonda, bella e brutta. Il delizioso fungo porcino è natura? Sì. Ma lo è anche la mortale amanita falloide! L’arcobaleno che incanta i nostri occhi è natura? Sì. Ma lo è anche il tornado che semina morte e distruzione. Papa Giovanni 23° è natura. Ma anche Hitler lo è. Il Mahatma Gandhi è natura. Ma anche Josif Stalin lo è. Sono io che poi giudico, secondo la MIA morale, cosa mi piace della natura e cosa no. Ma non posso dichiarare la NATURA stessa un discriminante per derivarne delle leggi etiche. Le leggi etiche, se non sono ipocrita, le faccio derivare dalla MIA morale, senza pretendere di darle il sigillo d’autenticità grazie a una mal definita “natura”.
Le coppie eterosessuali sono indubbiamente “natura”. Ma lo sono anche quelle omosessuali; esistono, e quindi sono anch’esse “natura”. Il fatto che siano numericamente inferiori non toglie un solo grammo alla loro dignità! La “natura” non mi detta alcuna legge che le “sdogani” o meno; è le mia morale che deve “sdoganare” o meno le coppie omosessuali, e siccome la MIA morale è che vanno condannate solo le cose che fanno del male, non vedo proprio perché dovrei condannare due uomini o due donne che si amano e che fanno solo del bene a se stessi e al partner! (caso mai io “condanno” le carnevalate tipo Gay pride dove assurdi esibizionisti mostrano il culo e le tette in spettacoli indegni; ma qua la natura non c’entra nulla, c’entra solo il buon gusto)
Un’ultima notazione: io non capisco nemmeno quelli che condannano le coppie gay e i divorziati in quanto minerebbero la “struttura” della famiglia che a sua volta, se messa in discussione, minerebbe la “struttura” della società di cui la famiglia è la prima cellula. Sono d’accordo che la nostra società si fondi sulla sacralità della famiglia (anche se rispetto assolutamente chi vuole vivere da single, da libertino o da eremita…), ma siamo proprio sicuri che una coppia “regolare”, composta da uomo e donna, che non pensa di divorziare, che è stata benedetta dal prete in una bella cerimonia tra fiori e canti liturgici, e che magari litiga in continuazione, si bastona, non si sopporta, si cornifica a sangue, sia una “buona cellula” per la nostra società? Non farebbe un miglior servizio alla società stessa se si sciogliesse e seguisse altre strade? E non è forse “cellula molto più sana” per la nostra società una coppia gay che si rispetta, si ama, è fedele e non fa del male a nessuno?
Quante coppie sia del primo che del secondo tipo ho conosciuto nella mia vita… e quanto trovo assurdo che le prime siano indicate come le “cellule” della nostra società, mentre le seconde siano additate come un “pericolo” per la società stessa… Qualcuno parla di ipocrisia, io no, io non giudico nessuno, però fatico molto a capire, davvero molto… Mi piacerebbe sentire i vostri commenti, amici carissimi.
Francesco Fontana