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25 APRILE E 1° MAGGIO: HANNO ANCORA SIGNIFICATO?

25-aprile
1 maggio festa lavoro

Il Nostro Francesco Fontana ci mada una sua riflessione
Posso solo dire che condivido in pieno !
Leggete e meditate

25 APRILE E 1° MAGGIO:
HANNO ANCORA SIGNIFICATO?

Mentre scrivo queste riflessioni ci troviamo proprio nella fase tra due feste particolarmente importanti per la nostra nazione e non solo: il 25 aprile, Festa della Liberazione dalla dittatura nazi-fascista, e il 1° maggio, Festa del Lavoro.
Soprattutto in riferimento al 25 aprile, un po’ a causa dei tanti anni ormai trascorsi dal 1945, un po’ in seguito alla consueta italica abitudine (a volte lodevole, altre esecrabile) di discutere e ridiscutere tutto, si moltiplicano i dubbi sull’attualità o meno di queste ricorrenze.
Lo dico subito: a mio parere sono Feste importantissime il cui valore non deve essere assolutamente smarrito.
Per molti anni, bisogna essere obiettivi, la sinistra ha monopolizzato queste ricorrenze quasi estromettendo gli avversari politici (che a volte ci hanno comunque messo del loro…) dalle celebrazioni, non in senso fisico ovviamente (se non in limitati casi), ma senza dubbio in senso morale e politico. La solita sinistra sapientona e censoria si è assunta il compito di negare patenti di antifascismo a destra e a manca il più delle volte per livore polemico dettato da circostanze politiche contingenti, tanto che ad esempio l’on. Fini veniva considerato “indegno” di celebrare il 25 aprile fino al 2010, poi all’improvviso è stato visto invece come un paladino dell’antifascismo nostrano! Alla faccia della coerenza! Io per mio conto ho sempre considerato sincere le parole dell’on. Fini sia quando celebrava il 25 aprile da alleato di Berlusconi sia quando lo faceva da suo oppositore. Ma, per fortuna, io non appartengo a quella sinistra oscurantista e manichea (oggi ben emulata da molti politici… stellari) che tanto per non smentirsi ha negato o quanto meno nascosto l’infamia delle foibe fino a pochi anni addietro. Anzi, per me quella non è nemmeno sinistra, altrimenti io sarei di destra…
Ma venendo all’oggi, io credo che sarebbe molto bello se ricorrenze come il 25 aprile potessero essere vissute davvero come un momento di unità nazionale al di là delle polemiche, come un giorno nel quale celebrare tutti insieme il bene della libertà e della democrazia: ricordiamoci che è facile apprezzare certi valori quando si sono perduti! Vediamo di non arrivare a tanto, prima di riunirci intorno a questa ricorrenza: potrebbe essere troppo tardi.
E, già che ci siamo, proprio in omaggio al 25 aprile, vediamo di apprezzare le libertà democratiche che ci consentono comunque di votare, parlare, dibattere, dialogare (come adesso qui sul Ponte). Ed evitiamo, se possibile, di gridare al Golpe 10 volte all’anno (tra l’altro è mancanza di rispetto per chi, nei VERI GOLPE, è morto trucidato come in Argentina o in Cile) o urlare che siamo governati da non eletti, visto che chi ci governa (bene o male non è questa la sede) ha la maggioranza in base a una legge elettorale oggi superata ma allora (2013) perfettamente in vigore e approvata con amplissimo consenso parlamentare proprio da chi adesso sbraita e… presenta milioni di emendamenti!
Riscopriamo dunque un po’ di amor patrio, un po’ di amore per il lavoro, quello che oggi manca a tanti ma è l’unico che produce e fa andare avanti tutto: infatti i giochi in borsa e le transazioni finanziarie non hanno mai prodotto nulla in termini pratici, solo denari (e fallimenti), ma i denari non si mangiano: si mangiano il pane e la pasta, prodotti dal lavoro; nei denari non si abita: si abita nelle case, prodotte dal lavoro; i denari non si leggono: si leggono i libri, prodotti dal lavoro; i denari non si ascoltano: si ascoltano conferenze, film, dibattiti, tutte cose prodotte dal lavoro; e, in omaggio al nostro meraviglioso “dott”, come affettuosamente lo chiamo io, ricordiamoci anche che i denari non ci curano: ci curano medicine e operazionii, prodotti dal lavoro di medici e scienziati.
Riflettiamo quindi sull’importanza di questi valori: libertà, democrazia e lavoro! Facciamolo con rispetto e solidarietà verso gli altri, anche e soprattutto verso quelli che la pensano diversamente. E facciamolo noi cittadini, esponenti della società civile, visto che l’esempio della politica non ci è di grande aiuto, se è vero come è vero che oggi i politici preferiscono occuparsi di togliere i presepi dalle scuole per non offendere gli arabi, coprire le statue per non offendere il presidente iraniano o dare la caccia ai ladri di biciclette sulla base di improbabili, gustosi elementi “lombrosiani”.
Mai come in questo caso possiamo, anzi dobbiamo, capovolgere il detto latino trasformandolo in: “Ubi MINOR MAIOR cessat”. Non so se essendone preoccupati oppure orgogliosi…!