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Giustizia sociale: Motivo in più per NON essere comunisti… 

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Oggi riporto delle considerazione sul Comunismo e su ” la Sistra”
Cosa è la Sinistra e cosa è la Destra ?
Cosa è Il Comunismo ?
Riflessioni
Non tutti la pensano nello stesso modo
Leggete cosa scrive Francesco Fontana. Uomo di Sinistra ma NON Comunista !

GIUSTIZIA SOCIALE ED EGUAGLIANZA SOCIALE:
PER CAPIRCI UN PO’ DI PIU’

Mi piace oggi proporre una riflessione di tipo “semantico” su due concetti che troppo spesso vengono confusi tra loro: “giustizia” ed “eguaglianza” sociale.
Chi ha letto il mio romanzo “La percezione delle Pleiadi”, ed. Albatros, si sarà accorto che in esso parlo molto di socialismo e lotta di classe, idee che ovviamente vanno a braccetto con i due concetti oggetto della nostra riflessione: concetti però che non dobbiamo confondere e che anzi, a mio parere, si escludono addirittura l’uno con l’altro essendo, se non antitetici, almeno incompatibili.
La storia del movimento operaio, della lotta di classe, in una parola del “socialismo”, è un’eterna battaglia fra massimalisti e riformisti, marxisti ortodossi e revisionisti, socialcomunisti e socialisti democratici; evito di usare il termine “socialdemocratici” perché qui in Italia, ma non solo (ad esempio anche in Portogallo o in altri paese soprattutto latini) i “socialdemocratici” hanno rappresentato per molti anni tendenze politiche che con il socialismo non avevano nulla a che fare e che, nate magari strizzando un occhio al marxismo (il Saragat del dopoguerra), sono poi evolute in direzione destrorsa e assolutamente antimarxista (il Saragat degli ultimi anni di attività politica o il Partito socialdemocratico portoghese). Schematizzando al massimo, i primi elementi dei dualismi sopra citati puntano alla “eguaglianza sociale” tout court , i secondi alla “giustizia sociale”.
Marx, nella sua grande lezione di politica economica, ha sostanzialmente teorizzato una cosa, tanto semplice quanto formidabile: la socializzazione dei mezzi di produzione (industrie, filiere di produzione, e ogni altra fonte da cui scaturisca una dinamica economica). In altre parole, secondo Marx è auspicabile (anzi, a suo parere è ineluttabile… la storia sembra però dargli torto) che tutto ciò che consente di “produrre” beni sia in mano allo Stato inteso come collettività: è nient’altro che il “comunismo” o “socialismo realizzato”, che a sua volta non può che garantire, esso solo, l’EGUAGLIANZA SOCIALE. Se tutta la produzione è controllata dallo Stato ecco che il privato non può trarne profitto e a tutti viene distribuita eguale ricchezza per il proprio sostentamento.
Prendendo spunto dalla lezione marxiana, ma distaccandosene in maniera netta, il socialismo riformista e democratico invece auspica che lo Stato vigili e in alcuni casi regoli e controlli i mezzi di produzione, ma non li possieda; teorizza dunque che sia lasciata libera iniziativa ai privati e alle associazioni economiche, in modo che chi più merita più abbia, chi più riesce a produrre e a vendere più riesca a guadagnare, ma tutto ciò senza dimenticare una sorta di controllo preventivo, contestuale e successivo alla dinamica economica in grado di smorzare le situazioni di squilibrio nella distribuzione della ricchezza. In sostanza lo scopo del socialismo democratico è fare in modo che tutti possano avere il giusto per sopravvivere dignitosamente, ma che nello stesso tempo chi più merita più possa arricchirsi. Questa è nient’altro che la “GIUSTIZIA SOCIALE”.
Ciascuno ovviamente può pensarla come vuole. Io intanto noto che laddove si diceva (e/o si dice) realizzato il comunismo abbiamo sì assistito all’eguaglianza sociale per il 99,9% della popolazione (purtroppo però all’insegna della miseria), ma a beffardo beneficio di una piccola nomenklatura ricchissima (vedi i tesori di Ceausescu e degli altri dittatori marxisti). E poi comunque, a prescindere da ciò, trovo che fra l’eguaglianza e la giustizia sociale sia da preferire di gran lunga la seconda.
Io non ritengo neppure eticamente sostenibile il concetto di “eguaglianza sociale” tout court, in quanto non vedo per quale motivo il compenso economico non debba essere strettamente legato al merito e alla qualità della prestazione, e soprattutto non vedo perché non si debbano creare le condizioni di “stimolo” al miglioramento continuo della performance lavorativa.
Molto più giusto e, secondo me, autenticamente progressista, è invece il concetto di “giustizia sociale”, in quanto pur tutelando (almeno in teoria) la dignitosa sopravvivenza di qualunque membro della società, si pone però nella posizione di rendere merito a chi è più capace e coscienzioso nella produzione di ricchezza. Il che poi, a valanga, va a ripercuotersi in modo benefico su tutto il sistema socio-economico.
Io quindi sono decisamente anticomunista ma assolutamente socialista liberale e democratico, quindi progressista, oppure, se vogliamo usare un termine oggi non più tanto di moda… “di sinistra”.
Poco mi tange il fatto che proprio da sinistra in tanti mi “accusino” (gli amici lo fanno simpaticamente, altri molto meno) per queste mie posizioni di essere reazionario, destrorso, addirittura (ai suoi tempi) filoberlusconiano… io so benissimo di non essere nessuna di queste cose e lascio che parlino. Mi limito a osservare, con sorriso insieme amaro e compiaciuto, che molti “comunisti” nostrani, “rifondatori”, “irriducibili”, “antagonisti”, etc… si godono i loro superstipendi, le loro superpensioni e i loro supervitalizi alla faccia della povera gente; e appena qualcuno propone non di abolire ma almeno di limitare questi odiosissimi “privilegi” (legalmente corretti, certo, ma eticamente insostenibili, come ha ben detto il presidente dell’Inps, il grande prof. Boeri), sono i primi a firmare ricorsi alle varie Corti che, puntualmente, danno loro ragione… Motivo in più per NON essere comunisti… 