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Il punto sulla sanità nel territorio sandonatese

Considerazioni sull’attuazione della riorganizzazione della Casa di Cura “Rizzola” di San Donà di Piave (Venezia), che prevede 10 posti letto per ricoveri con degenza nel Comparto di Chirurgia ( Chirurgia Generale e Urologia), e sugli effetti sulla popolazione del Veneto Orientale e dintorni.

Dati attuali

La popolazione della nostra ASL è di 208.000 persone.

Confluisce di fatto la popolazione di Cavallino Preporti che è di 13.000 persone.

Quindi in totale la popolazione reale è di 221.000 persone.

Non contiamo a quanto ammonta la popolazione nel periodi estivo perchè deve essere considerata e trattata in maniera adeguata; in ogni caso non rappresenta una popolazione stabile che abbisogni di strutture e personale in maniera fissa.

 

La media nel VENETO dei posti letto per 1000 abitanti è di 4,15 per mille.

Quindi i posti letto secondo la media regionale dovrebbero essere:

(208×4,15) = 863.2 per la popolazione definita della ASL

(221×4,15) = 917,15 , se si considera anche la popolazione nei dintorni.

 

Lo stato ritiene che la media ideale sia di 3,68 per mille.

Basandosi su questo, i dati sarebbero:

(208×3,68) = 765,44 per la popolazione definita della ASL

(221×3,68) = 813,28 , se si considera anche la popolazione nei dintorni.

 

Attualmente i posti letto, considerando la Casa di Cura, sono 708, cioè 3,4 posti letto per 1000 abitanti.

 

Allo stato attuale, considerando i 4 Ospedali o i 4 erogatori, mancano 57 posti letto rispetto a quelli ritenuti ideali e mancano 105 posti letto se contiamo Cavallino Treporti.

 

Ma se vengono a mancare 20 posti letto che sono tolti alla Casa di Cura “Rizzola”, allora mancheranno 77 posti letto rispetto a quelli ritenuti ideali (125 posti letto se contiamo Cavallino Treporti).

 

Senza parlare della tipologia dei letti che sono a disposizione nel territorio riguardo a quale patologia destinarli, considerando le patologie che ne hanno maggior bisogno.

 

E tutto questo senza tener conto del periodo estivo che deve essere però considerato a parte.

 

Nella regione Veneto è stato fissato il numero di erogatori (Ospedali e Case di Cura):

1 erogatore ogni 53.000 abitanti

Attualmente nella nostra ASL c’è 1 erogatore ogni 52.000 abitanti (55.250 abitanti con Cavallino-Treporti).

 

Ma se consideriamo solamente 3 erogatori, allora la situazione sarà:

1 erogatore ogni 69.300 abitanti (73.600 abitanti con Cavallino-Treporti).

 

Se i posti letto divengono insufficienti dove andranno i pazienti in caso di necessità?

Si può discutere di ricoveri inappropriati per i ricoveri di tipo medico, ma è difficile pensare a ricoveri inappropriati per quelli di tipo chirurgico.

 

I ricoveri si distinguono in urgenti e non urgenti.

 

I ricoveri non urgenti sono quelli cosiddetti per “interventi di elezione” e vi è una lista di attesa, mentre quelli di urgenza devono essere fatti in base alla urgenza reale.  

 

Per gli interventi urgenti, il paziente deve essere ricoverato e trattato immediatamente e quindi non ha la priorità di scegliere in quale struttura andare (pena il ritardo del trattamento).

 

Ma per quelli di elezione, che sono la maggioranza, se i posti letto sono insufficienti e se la possibilità terapeutica viene diminuita in proporzione, cosa succederà?

 

O i pazienti si rivolgeranno presso altre strutture fuori dalla ASL N 10 o si allungherà la lista di attesa  nelle strutture locali (e successivamente anche in quelle vicine).

 

Ora consideriamo i numeri.

 

In questi anni la Casa di Cura “Rizzola” ha svolto un lavoro essenziale e necessario verso la popolazione del territorio sandonatese (vecchia ULS) e in seguito verso tutto il Veneto Orientale.

Ha svolto non solo lavoro complementare alla struttura pubblica ma un lavoro quantitativo e qualitativo rilevante con parametri di efficienza che difficilmente si ritrovano in altre strutture pubbliche e private.

Tali dati sono pubblici e venivano pubblicati mensilmente dagli uffici della USL.

 

La quantità e la qualità sono aumentate gradualmente negli anni e così pure la tecnologia messa a disposizione dalla casa di Cura, nonché l’esperienza e la casistica operatoria dei vari medici che operano nel comparto chirurgico.

 

L’efficienza può dare fastidio ?

 

Nel 2007, come riporta la casistica operatoria, il reparto di Chirurgia Generale ha eseguito 1500 interventi chirurgici comprensivi di ricoveri ordinari, day surgery e degli interventi eseguiti in regime ambulatoriale (varici ed ernie).

Tra questi interventi trovano posto interventi di tipo oncologico come patologie mammarie (100 interventi tra patologia maligna e benigna), neoplasia del colon e retto (35) e  melanomi (30); inoltre vi sono interventi per patologia della parete come ernie e laparoceli; Interventi sulla vie biliari (colecisti e coledoco); interventi di chirurgia  plastica e ricostruttivi su mammella e addome; interventi di proctologia ( 300 all’anno); interventi di varici (230).

Un posto particolare occupa il trattamento delle ulcere trofiche degli arti inferiori e del piede diabetico con pazienti che provengono non solo dal territorio sandonatese ma anche da altre ASL e regioni.

 

Questo per la Chirurgia Generale che comprende le sezioni di Proctologia e di Chirurgia plastica che spesso sono raggruppate assieme alla Chirurgia Generale (come nella nostra ASL).

 

Vi è poi l’attività della Divisione di Urologia che è complementare a quella di Portogruaro (Venezia) ma unica a San Donà di Piave.

La casistica operatoria comprende 500 interventi di urologia chirurgica e di urologia endoscopica, comprendenti anche il trattamento di litotrissia extracorporea.

 

Come si può notare la casistica è varia , ampia e di alta qualità .

 

La tecnologia che i medici hanno a disposizione è tra le più avanzate, sia per arrivare alla diagnosi e studiare la malattia, sia per quanto riguarda le possibilità terapeutiche mediche e chirurgiche (si esclude quei procedimenti diagnostici e terapeutici che sono di esclusivo appannaggio di centri regionali , come la medicina nucleare pre- e post-operatoria).

 

Cosa può succedere nel momento in cui l’attività chirurgica sarà ridotta dai 50 letti attuali ai 10 letti che vengono assegnati ai ricoveri?

 

1) La prima conseguenza sarà che i 10 posti letto saranno riservati solo ai pazienti che saranno operati.

Poiché la lista di attesa dei pazienti che devono essere operati (o meglio che hanno bisogno di un intervento chirurgico) e che si rivolgono per fiducia, comodità o anche perché presso tale struttura trovano la miglior risposta ai loro problemi di salute, è e sarà sempre più lunga, i letti saranno occupati solo dai pazienti con interventi. In tale modo non potranno più essere ricoverati pazienti che presentano patologie chirurgiche non ancora definite ma che abbisognano di ricovero ed eventuale intervento.

 

Prendiamo l’esempio di un soggetto di 60 anni che si rivolge per fiducia sua o del medico curante ai medici che operano nella Casa di Cura Rizzola: in caso di acuzie o di possibili complicanze, il paziente viene ricoverato.

 

Ma in questo caso i letti in numero di 10 sono occupati dai pazienti operandi o operati e quindi il paziente non potrà essere ricoverato ed è costretto a ricoverarsi in una struttura non di sua fiducia.

In questo modo non gli è data la possibilità di ricoverarsi e di farsi curare nella struttura e dai medici di cui ha fiducia.

Dove si pensa che andrà questo paziente che ha bisogno del ricovero?

Andrà negli ospedali pubblici della zona se non avrà possibilità di recarsi fuori zona, ma se il paziente ne avrà la possibilità, si dirigerà verso altre strutture proprio per evitare quelle che voleva evitare (tipo l’ospedale della zona).

Si recherà in Ospedali di altre ASL, con aumento delle fughe di pazienti che sono già adesso importanti.

Alla fine quel paziente o si recherà negli altri tre ospedali della zona dei quali non aveva fiducia o si ricovererà presso un’altra ASL.

 

 

Anche se questo paziente decidesse di ricoverarsi presso un Ospedale della Nostra ASL, siamo sicuri che ci sia un posto letto libero a disposizione?

Già adesso i posti sono limitati a 24 e spesso sono occupati, tanto che il PS dell’Ospedale di San Donà chiede alla Casa di Cura di ricoverare alcuni pazienti per mancanza di posti letto. Che cosa farà l’Ospedale quando dovrà far fronte al fatto che i pazienti non si possono ricoverare in Casa di Cura e quando i posti saranno occupati come adesso?

 

Per la nostra popolazione ci sarà un aumento notevole delle liste di attesa per farsi operare, non ci sarà più la possibilità né la libertà di farsi ricoverare / operare in caso di necessità presso la struttura o i medici di fiducia.

 

2) La seconda conseguenza immediata è l’allungamento della lista di attesa.

In questo momento la nostra lista di attesa prevede due settimane per pazienti neoplastici poiché hanno la precedenza e sono operati appena la malattia è stata studiata.

Vi sono tre mesi di attesa per patologia delle vie biliari, tre mesi per interventi di ernia inguinale e laparoceli, un anno per interventi di varici.

Se in questo periodo svolgiamo di media, come chirurgia, 30 interventi alla settimana, potendo farne solo 10 alla settimana, di quanto verrà allungata la lista di interventi considerando le varie patologie?

E’ facile rispondere: la lista si allungherà almeno di tre volte tanto all’inizio e poi di conseguenza aumenterà proporzionalmente.

Si passerà di conseguenza ad una attesa di un mese almeno per pazienti con neoplasia in atto (si spieghi ad un paziente con una neoplasia che deve aspettare 30 o 45 giorni per farsi operare).

Quanti aspetteranno tale attesa e quanto si recheranno in altre strutture?

Si pensa possibile che il paziente con neoplasia che si è rivolto presso i medici di fiducia e la struttura di fiducia, si rivolga poi ad uno Ospedale e a dei medici dei quali non ha fiducia?

Sarà evidente che tali pazienti o avranno il coraggio di aspettare pazientemente un tempo pesantissimo per risolvere il loro problema neoplastico o si rivolgeranno presso altre strutture fuori ASL con conseguente fuga di pazienti.

Anche per patologie benigne, può essere accettabile un’attesa di nove mesi per farsi operare un’ernia o un laparocele o una colecisti?

Può essere accettabile aspettare tre anni per farsi operare di varici?

Certamente non è una patologia urgente ma è questa la sanità che è data ai cittadini?

 

3) Una terza conseguenza è quella che sarà ridotta la qualità degli interventi che saranno svolti nella struttura che ricordiamo avrà 10 posti letto a disposizione.

Avendo 10 posti letto a disposizione, ne consegue che non si possono fare interventi di alta chirurgia che prevedono una degenza media di 8-12 giorni. Perché in tale caso i letti occupati nel post-operatorio non permetterebbero il ricovero per altri interventi.

Naturalmente si potrebbe eseguire lo stesso numero interventi con degenza post-operatoria di 8-12 giorni, ma questo comporterebbe la netta diminuzione degli interventi che possono essere svolti (mancando i letti di ricovero). Questo comporterebbe l’allungamento della lista di attesa che già abbiamo visto allungarsi a dismisura.

 

Bisogna poi fare un altro ragionamento.

I costi di un reparto chirurgico sono dati dai costi nel pre-operatorio e nel post-operatorio. Questa spesa è in gran parte giustificata dal costo del personale e quindi dalle terapie e procedure eseguite. Incidono poco i costi del letto e del mangiare.

Gli interventi maggiori richiedono costi maggiori da parte del personale, per maggior richiesta di assistenza infermieristica e maggiori costi per accertamenti e terapie mediche.

I costi della sala operatoria sono dati oltre che dal personale medico (chirurgo e anestesista) e paramedico, dallo strumentario pluri- e monouso il cui costo è direttamente proporzionale al grado e tipo di intervento che si esegue.

Vi sono quindi dei costi fissi della sala operatoria e dei costi variabili.

 

E’ evidente che un intervento di alta chirurgia ha un costo superiore a un intervento di media o piccola chirurgia.

Sia per il materiale usato che per i tempi d’impiego del personale e della sala operatoria.

Un intervento maggiore costa di più in relazione non solo alle spese “vive” sopra dette ma anche al mancato guadagno per gli interventi che non si possono eseguire nei tempi occupati solo dell’intervento maggiore. È evidente che un intervento che dura cinque ore preclude lo svolgimento di 5 interventi di una ora ciascuno.

 

Ne consegue quindi che la riduzione a 10 posti letto del reparto di chirurgia e urologia comporta la non possibilità di eseguire interventi maggiori.

E comporta evidentemente che i pazienti che prima sceglievano la Chirurgia della Casa di Cura Rizzola  per interventi di chirurgia maggiore, continueranno a rivolgersi ai chirurghi di loro fiducia, ma i chirurghi non potranno operarli per i motivi già detti.

 

Rimane un altro ragionamento da fare.

10 posti letto di chirurgia permettono un introito che sopporta la spesa dei costi fissi e di quelli variabili. Bisognerebbe anche coprire le spese e gli investimenti per migliorare le attrezzature. Una struttura che non migliora gli strumenti per diagnosi e terapia, che non sa stare ai passi con il tempo nella tecnologia, una struttura che non può essere all’avanguardia, è una struttura che non da più qualità e che non può soddisfare i bisogni primari di un malato. In sostanza è una struttura che muore lentamente, che si esaurisce.

E in questo caso non è una struttura che muore ma una struttura che è fatta morire lentamente.

 

Ci si pone anche le seguenti domande che hanno una risposta difficile o non hanno risposta.

 

A)   Dopo aver preso visione della attività chirurgica della casa di Cura Rizzola e degli altri Ospedali vicini e in modo particolare di quello di Jesolo e vista la mobilità del territorio Jesolano e di cavallino Tre Porti, si è vista una mobilità anche dal sandonatese verso l’Ospedale di Jesolo?

 

B)   Dopo aver preso visione della viabilità della zona sia nel periodo invernale che estivo, ci si è posto il problema di come la gente potrà recarsi presso altre strutture in tempi ragionevoli e come la gente sarà costretta a recarsi fuori USL con aumento delle fughe ma con difficoltà di trasporto?

 

 

C)   Dopo aver preso visione dei posti letto dell’Ospedale di San Donà, ci si è chiesto come farà la Chirurgia di San Donà a ricoverare tutti i paziente che non possono più essere ricoverati presso la Casa di Cura? E ci si è chiesti come farebbe la Chirurgia dell’Ospedale di San Donà ad accogliere e operare tutti i malati che non potrebbero più essere operati in Casa di Cura? Si vuole dire che se tutti i malati che non possono più essere operati presso la Casa di Cura, si rivolgessero alla struttura pubblica, questa rischierebbe il collasso e farebbe aumentare di molto la lista di attesa con conseguente aumento delle fughe?

 

D)   Ci si è chiesto qual è il servizio che la Casa di Cura dava alla popolazione di San Donà di Piave e dei dintorni? Qual era la qualità oltre alla quantità? Come contribuiva alla riduzione della lista di attesa? Ci si è chiesta se la struttura pubblica in questo momento riuscirebbe a svolgere il lavoro che si troverebbe ad avere con la riduzione letti della casa di cura e se lo svolgerebbe con la stessa qualità e con gli stessi risultati?

 

 

E)    Ci si è chiesto come preparare un piano di emergenza nel caso in cui le tre strutture che rimangono non siano in grado di sopperire i bisogni della gente che richiedono ricoveri o interventi chirurgici?