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Come si possono curare le ulcere degli arti inferiori e il piede diabetico nella nostra ASL

Vogliamo parlare di come si curano le ulcere degli arti inferiori e il piede diabetico. Specialmente guardando alla nostra ASL. Nella Casa di Cura Rizzola il trattamento di elezione è la ossigenoterapia con camera normobarica. Vogliamo dare però una panoramica su come si presentano e quali sono le terapia che sono a disposizione degli ammalati.

Vi ricordo poi che negli ultimi mesi abbiamo poi eseguito la Lipofilling rigenerativo sempre per le ulcere e stiamo avendo risultati molto buoni

Eziologia delle lesioni ulcerative degli arti inferiori.
Schematicamente possono essere
-flebostatiche: come complicanza di insufficienza venosa superficiale (varici) o di insufficienza venosa profonda (sindrome postflebitica)
-Arteriose (ischemiche)
-Diabetiche
-Traumatiche
-Nelle collagenopatie per causa intrinseca alla malattia o per la terapia cortisonica abituale

Tipi di terapia a disposizione
Medica: che comprende il trattamento farmacologico (generale e topica) e il trattamento combinato dato da medicazioni e farmaci.
Chirurgica: sia per eliminare le cause che per trattare le complicanze arrivando fino alla chirurgia plastica.
Camera iperbarica. Che si basa sul principio dell’ossigenoterapia in iperbarismo.

Terapie a confronto
L’ossigenoterapia iperbarica locale rappresenta la tappa evolutiva di quell’utilizzata negli ultimi trent’anni per il trattamento di diverse patologie legate a deficit circolatori o a patologie infettive
L’ossigeno somministrato agisce sui tessuti devitalizzati o, comunque, sofferenti, con meccanismo da contatto e mediante l’azione della componente disciolta nel sangue in parte legata alla emoglobina, in parte disciolta nel sangue come componente libera (quest’ultima rappresenta la componente attiva della sostanza).
Nella camera iperbarica generale si ottiene un aumento della pressione ambientale (iperbarismo) mentre rimane invariata la concentrazione o pressione parziale di ossigeno.
Tutto questo determina un aumento della disponibilità di ossigeno da parte dei tessuti sia per quanto riguarda la componente da contatto che quella disciolta nel plasma.
Vi sono delle controindicazioni che limitano l’uso della camera iperbarica. Queste sono mediche, personali e sociali. E si possono così riassumere:
Mediche: malattie cardiocircolatorie, respiratorie e cocleovestibolari
Personali: problemi psicologici oltre alla claustrofobia
Sociali: difficile reperibilità (poche e private), mancanza di posti letto, costi alti di produzione e di utilizzo e difficoltà di strutture ospedaliere o dei soggetti domiciliari al raggiungimento delle camere stesse con aumento dei costi sociali e personali.
Ossigenoterapia in normobarismo
La soluzione a tanti problemi della camera iperbarica si possono trovare nella ossigenoterapia in normobarismo applicata in maniera distrettuale.
Il concetto sostanziale è quello di consentire l’applicazione locale della terapia eseguita in camera iperbarica a patologie ad estensione limitata con il vantaggio di non avere controindicazioni assolute.
Il concetto di terapia normobarica distrettuale trova applicazione empirica nei principi e nelle applicazioni in diversi Reparti di Chirurgia generale ad indirizzo vascolare che in Reparti di dermatologia.
Non si lavora in iperbarismo ma in normobarismo e non si lavora quindi introducendo tutto il corpo nella camera iperbarica ma soltanto la parte del corpo che abbisogna della ossigenoterapia.
Vengono quindi a cadere tutte le controindicazioni e si abbattono i costi sia personali sia sociali.

differenze
Nella camera per ossigenoterapia distrettuale la percentuale di Ossigeno all’interno (a contatto con la lesione) è circa del 95% rispetto al 21-23 % presente nella camera iperbarica generale. D’altra parte l’ossigeno disciolto nel plasma aumenta a 2% volumi rispetto al 6% che per effetto dell’iperbarismo si ha nella camera iperbarica. Noi otteniamo tali valori ponendo al paziente la mascherina e dando ossigeno tramite questa per via naso-orale.
In tale maniera (minor ossigeno disciolto nel plasma, ma aumento dell’ossigeno a contatto con l’ulcera) si ottiene un effetto terapeutico poco dissimile da quello che si ottiene nella camera iperbarica tradizionale, in quanto l’iperbarismo ridotto viene compensato dall’aumento della disponibilità di ossigeno, (In molti reparti e ambulatori chirurgici e dermatologici questo tipo di terapia viene da anni applicata in modo empirico e non standardizzabile, l’ossigeno viene fornito attraverso un tubo di polietilene collegato alla sorgente, l’ambiente viene creato attraverso un sacchetto di plastica chiuso attorno all’arto da trattare). La critica che si può portare a tale terapia applicata fino ad ora era quella di essere una terapia empirica, artigianale: non vi era una precisione per quanto riguardava la concentrazione dell’ossigeno, la concentrazione dell’umidità e il tempo di utilizzo era quindi soggettivo.

I buoni risultati della metodica ci hanno spinto a cercarne un’applicazione più razionale, ripetibile ed esteticamente gradevole che garantisse nello stesso tempo concentrazioni d’ossigeno, grado d’umidità, gradienti pressori noti con tempi d’utilizzo prevedibili.
Noi abbiamo anche presente che elementi fondamentali che ostacolano le terapie delle ulcere flebostatiche e in genere dei tessuti devitalizzati sono la diminuzione della tensione d’ossigeno e la presenza d’essudato e di tessuto necrotico.
Per risolvere queste difficoltà è allo studio l’ottimizzazione dell’ossigenoterapia con l’ausilio di farmaci attivi che vengano introdotti tramite nebulizzatore e che vadano a raggiungere le lesioni aperte. Una migliore ossigenazione delle cellule incentivate da farmaci che agiscano direttamente sui meccanismi cellula-cellula potranno essere utili in tutti i tessuti devitalizzati e anche nelle lesioni diabetiche.
vantaggi
• Elevata compliance
• Efficacia documentata
• Basso costo d’acquisto e d’esercizio
• Facile disponibilità della terapia
• Assenza di controindicazioni assolute
• Rapida formazione del personale.