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Dando spazio a tutte le proposte mantenendo sempre la persona e le persone al primo posto.

Si intendono sviluppare i collegamenti con le associazioni di volontariato, con le istituzioni, con le associazioni di categoria, e dei media per elaborare nel miglior modo ciò che viene esposto dal cittadino. Non limitandoci alla critica in quanto tale, ma impegnandoci a costituire e a a tradurre in realtà le idee.

Al movimento di opinione "il ponte" puo' associarsi chiunque desideri lavorare per migliorare la nostra città: renderla più vivibile e sana; ogni persona indipendentemente dalla colorazione politica e dall'iscrizione a un partito, purchè il suo pensiero sia guidato da sani principi.
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Ospedale unico o no nella ASL N.10 ?

Da quando sono uscite le schede regionali sulla sanità si fa un gran parlare di un Ospedale unico per tutto il territorio del Veneto Ortientale

Ma se ne parlava da tempo

Noi del ” Il Ponte” ne parliamo da anni. Da più di 10 anni. Ultimamente lo abbiamo ripetuto, molto tempo prima che le schede ospedaliere fossero note

Abbiamo sempre sostenuto che L’Ospedale Unico è la soluzione migliore ma al momento essendo i tempi lontani il suo programma va nella direzione di far funzionare i tre Ospedali pubblici e la Casa di Cura Rizzola

Orbene noi siamo della stessa opinione e lo diciamo da anni e qualcuno si ricorderà che Il POnte aveva organizzato anni fa una incontro con i vari consiglieri regionali sul problema all’Hotel Heraclia, ora Contenental con questa soluzione e anche un incontro dibattito pubblico all’Hotel Forte 48 successivamente

Ma avevamo fatto delle proposte di quella che per noi è l’unica soluzione possibile in questi anni e per molti anni ancora visto la mancanza di possibili finanziamenti per un Ospedale Unico.

E su questo ha ragione la CGiL che ultimamente boccia la proposta dell’Ospedale Unico. Proprio per il problema che i soldi non ci sono e non ci possono essere,. Sia per fare l’Ospedale che per mantenerlo. E Mestre docet.

Ricordiamo al Dr . Btanezza e a tutti i cittadini che il nostro progetto che rappresenta la soluzione migliore per i cittadini del Veneto Orientale.

Un problema molto sentito dalla nostra ASl e dalla regione Veneto  è dato dal problema delle fughe di pazienti che sono circa 60.000. E questo rappresenta un costo per la ASL N.10

Ma perchè ci sono le fughe

La gente non va in Friuli perchè lo ritiene comodo ma perchè trova ivi delle eccelenze.

Ecco cosa manca nella nostra ASL. Manca spesso la eccelenza. Non che non ci siano reparti e medici al top ma manca la eccellenza.

La soluzione migliore sarebbe un Ospedale unico di tipo pubblico e un ospedale privato per dare la scelta al cittadino e la possibilità diversa di cura e diagnosi, sempre nel limite dell’economia di mercato.

Ma questo non è realizzabile in questo periodo di difficoltà economica  e quindi si deve passare ad una altra soluzione

Bisogna tenere presenta la distribuzione di popolazione nel nostro territorio e della viabilità attuale e prossima ventura e le patologie e le statistiche epidemiologiche nei prossimi anni.

Il piano prevede la conversione e la utilizzazione di tutte le attuali strutture ospedaliere.

Dovrebbero esserci due Ospedali di rete ( San Donà e Portogruaro) con alta specializzazione ma con specializzazioni diversificate per patologia e un Ospedale a gestione privata che segua le direttive della Sanità pubblica e che abbia reparti specializzati per specialità carenti negli altri Ospedali

Esempi di questo tipo ci sono già in Italia e all’estero.

La suddivisione di competenza e di specializzazione darebbe la possibilità di avere le strumentazioni necessarie ai tempi senza dovere creare doppioni che costerebbero e sarebbero sottoutilizzate. Lo stesso ragionamento vale evidentemente per il personale medico e anche paramedico. Al giorno di oggi il medico non sa tutto e non può eccellere su tutto. Sarà più conveniente specializzarsi in alcune cose e non in tutte dando quindi una garanzia di professionalità maggiore.

Chi può al giorno di oggi chiede : “dove devo andare per essere curato meglio per tale patologia?”. Ma tale scelta non deve essere data solo ad alcuni cittadini ma a tutti.

Quindi due Ospedali con specialità diverse in grado di affrontare al meglio ogni situazione. Se la capacità di posti e di specialità sarà ottimale allora  il cittadino andrà in quel ospedale che meglio risolverà la sua esigenza indipendentemente dei pochi chilometri eventualmente in più.

Quello che si vuol dire  è che degli ospedali fotocopie l’uno dell’altro non soddisfano il cittadino anche se vicini a casa in quanto non sono perfetti ma limitati come posti letto, come risorse materiali e come risorse professionali.

A Jesolo é utile come messo nel piano delle schede ospedaliere un  Ospedale specializzato rispetto alla locazione , al suo decentramento e al suo clima.

Quindi non un altro Ospedale fotocopia ma un Ospedale con Riabilitazione specializzata con degenza e con Day Hospital  e una Lungodegenza capiente per tutta la ASL. Naturalmente vi sarebbe il problema del turismo estivo. Per tale motivo dovrebbe esserci un Pronto soccorso elastico ma autonomo . Elastico in quanto potenziato dagli altri due ospedali pubblici nel periodo estivo ( in cui diminuisce il lavoro nell’Ospedale normale ) .

E’ non economico e non produttivo fare un Reparto di Chirurgia e di Medicina Completi e un Pronto Soccorso egualmente funzionante tutto l’anno quando solo in 4 mesi vi è l’aumento di affluenza. Non si può avere tutto sotto xasa. Alla fine non è stato traumatico l’aver tolto da Jesolo la Ginecologia e la Ostetricia e tali reparti possono funzionare meglio in Ospedali meglio dotati

Quale turista andrebbe in vacanza a Jesolo e dintorni per poi ricoverasi con quello che costa il soggiorno a Jesolo. E’ evidente che si ricovererebbe solo il turista nell’emergenza e tale soggetto essendo limitato come numero può essere trasportato con mezzo mobile ( autoambulanza o elicottero) nell’Ospedale vicino.

In sostanza l’ospedale potrebbe essere riconvertito a struttura di Pronto Soccorso “elastico”.  Con un Reparto capiente di lungodegenza    e un reparto ortopedico riabilitativo che ben si adatterebbe al posto.

E per San Donà e per Portogruaro. Cosa ci aspettiamo visro che i costi di un Unico Ospedale sono proibitivi ?

Un Primario o Direttore delle divisioni mediche a San Donà e una Direzione chirurgica a Portogruaro.

Vi ricordate quando oltre ai vari Primari venne creato il Direttore del Dipartimento?. Vi era una Direttore di dipartimento (Chirurgia o Medicina ) e rimanevano i primari dei due anzi tre Ospedali. Ora rimangono solo i Direttori dei Dipartimenti e non ci saranno più gli altri primari. Cambierà il nome ma la struttura cambierà poco.

Io credo che quello che noi sosteniamo da anni sarebbe stata la soluzione di tanti problemi

Noi  abbiamo sempre proposto di Razionalizzare i vari Ospedali differenziandoli sia nei reparti che negli Ospedali.

In sostanza i vari reparti avrebbero avuta un ruolo differenziato in modo che in ogni reparto ci fosse una eccellenza per quanto riguarda  le varie partologie

Questo avrebbe comportato una riduzione di spesa e una ottimizzazione delle risporse umane e tecnologiche

Non si può spendere molto per avere le stesse attrezzature in ogni reparto perché si avrebbero attrezzature non di eccellenza e gli stessi operatori avrebbero una esperienza limitata e non eccellente in una data patologia.

Una chirurgia per esempio avrebbe trattato alcune patologie e per tale reparto si sarebbe investito nelle migliori tecnologie e si sarebbe  dato al personale e medico e paramedico una formazione accelente.

Questo vale per chirurgia e per medicina e per i vari servizi

Non si può tutto centralizzare ma si può ottimizzare strumenti e personale per dare eccellenza agli Ospedali con vantaggi economici e un servizi ottimale alla popolazione.

La polemica Ospedale unico o meno è solo una polemica che ci fa tornare indietro negli anni quando vi erano i vari campanili e tutti pensavo a sè stessi.

Ora il cittadino vuole essere curato nel modo migliore con la attrezzatura migliore

E tutto questo ha dei costi

E allora conviene avere due poli attrezzati con le attrezzature migliori e con gli specialisti con la maggior esperienza e formati in modo tale da rappresentare quella eccellenza che attualmente manca.

In ultimo la Casa di Cura Rizzola. Deve rappresentare una alternativa alla popolazione sempre che possa rappresentare dei poli di eccellenza per determinate patologia e che iil rapporto costi-benefici sia favorevole.

Se la struttura può dare alcuni servizi di eccellenza a costi competitivi non si vede perche non possa esistere nella modalità e nell’ottica descritta sopra.

L’ospedale unico rappresenta una eccellenza se possibile. Altrimenti meglio avere due poli funzionanti come eccellenza.

Reclutamento dei pazienti da trattare con ossigenoterapia topica

Vogliamo illustrare come la ossigenoterapia sia una ottima terapia ma solo se applicata secondo le indicazioni e usando i protocolli pere tale patologia.

Non si promettono miracoli ma i risultati buoni avvengono perché vengono selezionati i pazienti e la terapia viene applicata solo nei casi suscettibili di beneficio della terapia. Altrimenti si usano altre terapie

 

Reclutamento dei pazienti

Si possono trattare tutte le tipologia di ulcere agli arti inferiori ma se noi dobbiamo pare un reclutamento ponendo un protocollo per iniziare in un reparto questo tipo di terapia allora dobbiamo dare delle indicazioni
Le indicazioni sono le seguenti in modo da avere dati standardizzati e protocolli standardizzati

1) Pazienti con ulcere flebostatiche
2) Pazienti con ulcere diabetiche

Età: sono eleggibili pazienti con età compresa dai 50 ai 90 anni suddivisi in classi
a) Tra i 50 e i 60 anni
b) Tra i 60 e i 70 anni
c) Tra i 70 e i 90 anni

Sesso: sono distinti il sesso maschile da quello femminile.

Patologie concomitanti: devono essere segnate sul prospetto con i farmaci in uso

Patologie correlate o favorenti: si deve distinguere se presente una componente
*arteriosa
*flebostatica
*mista arteriosa e flebostatica
*diabetica
*traumatica
*del collageno con terapia cortisonica associata

valutazioni e controlli

Deve essere valutato al momento dell’inserimento del paziente
• Presenza di tessuto necrotico,
• Facilità al sanguinamento
• Quantità e composizione dell’essudato,
• Presenza e tipologia dei patogeni,
• PH della ferita,
• Compromissione del gradiente di O2,
• Danno neurologico periferico (in particolare per la patologia diabetica),
• Diametro della lesione
• Profondità della ferita
• Non corretta gestione della malattia.
• Dolore o bruciore o fastidio del paziente

Ogni 7 giorni saranno raccolti i seguenti dati
1) Variazioni della quantità della secrezione
2) Variazioni del tipo della secrezione
3) Dolore del paziente
4) Gradimento del paziente
5) Facilità al sanguinamento
6) Diametro della lesione
7) Profondità della lesione
8) Tessuto di granulazione

 

durata e modalità del trattamento

• Variabile a secondo la patologia e i risultati e il decorso, (da due a sei mesi, i dati saranno raccolti settimanalmente e vi sarà una valutazione a tre e a 6 mesi)
• Il paziente avrà un trattamento quotidiano 6 giorni su 7
• Il trattamento sarà di 1 o 2 ore il giorno (distanziati di 6 ore)
• Non si tiene conto della pressione barometrica all’interno della camera distrettuale in quanto ininfluente
• Si dovrà invece valutare il grado umidità e il gradimento del paziente secondo il grado di umidità che viene variata aggiungendo acqua all’interno

La Tipologia delle ulcere che si possono trattare e che noi abbiamo trattate sono le seguenti
ulcere flebostatiche
ulcere ischemiche in ASO + miste
osteomieliti
lesioni traumatiche
Ustioni
Microfratture
preparazioni a trapianti dermo-epidermici o lembi ricostruttivi.
O pazienti che avevano subito trapianti dermo-epidermici

 

Procedura per il trattamento di ulcere croniche degli arti inferiori con metodo del LIPOFILLING

Si parla sempre di risultati nella Sanità in posti lontani dal Veneto Oriemtale. Sembra che tutto sia meglio fuori a casa. Siamo contenti di poter dire che anche a San Donà si stanno facendo cose belle e utile e che rappresentano l’eccellenza , almeno per alcune patologia.

In modo particolare per la terapia delle ulcere trofiche degli arti inferiori e nel piede diabetico.

Vi avevamo annunciato che la equipe formata dal Chirurgo Plastico Dr Antonio Corezzola e dal Chirurgo Generale Madeyski Paolo avevano iniziato nel mese scorso la tecnica de Lipofilling rigenerativo per la terapia delle ulcere di vari tipo degli arti inferiori

IUN questi due mesi scarsi abbiamo trattato 7 paziente. I risultati sono soddisfacenti ma non hanno numeri per poter diffondere i risultati.
LO faremo al raggiungimento di un numero di 16-20 pazienti trattati come comunemente si trova in letteratura.
Possiamo però dire che i risultati sono confrontanti e ci inducono a continuare con tale terapia nei casi selezionati

Crediamo utili pubblicare le procedure e i protocolli che rispettiamo nell’usare tale terapia.
Nulla vieta che nel corso d’opera possano esserci delle variazioni che la pratica o l’esperienza ci possa insegnare. Se ci fossero variazioni questa saranno comunicate

A fine anni con un numero sufficiente di pazienti trattati sarà pubblicato un lavoro scientifico in spagnolo e in italia sulal nostra esperienza e sulla efficacia di tale terapia

Qui sotto di seguito la nostre metodica

 

Procedura per il trattamento di ulcere croniche degli arti inferiori con metodo del LIPOFILLING

1) Scelta di pazienti
Ulcere croniche arti inferiori con scarsa tendenza alla granulazione
Natura diabetica o vascolare ( venosa o arteriosa).
Pazienti che abbiano già subito trattamenti (medici, innesti o ossigenoterapia topica o iperbarica)
Perdita di sostanza e atrofia dei tessuti molli (postramatico,iatrogenico,cicatriziale)
2) Trattamento in regime di daysurgery o in ricovero ordinario se ci fossero motivi di terapie associate
3) Esami stabiliti con l’anestesisti per procedura in TIVA ( Total intravenous anaesthesia )
4) Tampone all’ingresso per esame culturale e antibiogramma
5) Medicazione pulitura ulcera con fisiologica all’ingresso ( non uso di betadine)
6) Prelievo grasso
Si usa siringa da 10 cc o meglio di 20 cc con canula di diametro di 2mm da liposuzione
anestesia locale ( mepivìcaina con epinefrina 1:1000 ); la dose dipende dalle dimensione della lesione.
infiltrazione di fisiologica 100 ml
7) Sede del prelievo
Interno ginocchio, gluteo, addome , fianco
8) Prelievo di 10-20 cc di grasso
9) Centrifugare la siringa per 3 minuti in centrifuga sterile.
10) Toilette chirurgica con esame istologico di ogni tessuto fibrinosi o necrotico
11) Inieizione degli adipociti in ragione di 5-10 cc usando un ago 18 gauge
12) Sede di iniezione: sede centrale e nei bordi a livello della giunzione dermoepdermica
13) Medicazione con bagnata di fisiologica
14) Dimissione generalmente al pomeriggio
15) Controllo in terza giornata e quindi settimanalmente
16) Ossigenoterapia normobarica dalla terza giornata

Giornata importante questa sera a San Donà per la SALUTE e per TUTTI

Ricordatevi che questa sera alle ore 18.00 all’Hotel Forte 48 si terrà l’incontro tra i cittadini e due esponenti della Sanità e del Sociale della Regione.

Ma si parlerà di come deve essere la Sanità e Il Sociale nel nostro territorio e nel nostro Comune

Speriamo che la popolazione risponda e faccia vedere agli esponenti della Regione che tutti sono interessati ad una qualità di vita migliore

 

Venerdì 10 maggio alle ore 18.00 al Forte 48: La Salute nel nostro territorio

Ecco la locandina per la serata del 10 maggio alle ore 18.00 al Hotel Forte 48

Si spera che la gente capisca quando si lavora per la loro salute !

 

Iniziativa importante dell’AVO a favore degli ammalati ricoverati nell’Ospedale di San Donà di Piave

Apprendiamo con piacere una iniziativa partita in questi giorni organizzata e ideata dall’AVo di Jesolo.

Riportiamo l’articolo apparso sul Gazzettino e scritto dal giornalista di San Donà di Piave David De Bortoli.

Il DE Bortoli è molto sensibile alle iniziative sociali e si occupa anche lui di volontariato attivo da tempo

SAN DONÀ – Una raccolta di fondi per acquistare 25 televisori destinati ai malati dell’ospedale di San Donà.

È la nuova iniziativa dell’AVO, Associazione dei Volontari Ospedalieri, una trentina di persone che da quattro anni si occupano di fornire un sostegno psicologico ai malati ospitati nei reparti di medicina, day hospital oncologico e pronto soccorso.

La presidente del gruppo Franca Santin ha preso carta e penna indicando in una lettera destinata alla cittadinanza le finalità dell’iniziativa L’AVO già lo scorso anno si è fatta promotrice di un’analoga iniziativa per l’ospedale di Jesolo dove opera altri 35 volontari, acquistando 13 televisori a parete per gli ammalati di lunga degenza

La somma complessiva da raccogliere destinata a San Donà è di circa 7mila euro, una targa sarà esposta fuori del reparto di medicina in ricordo dei donatori. Per aderire al progetto si possono contattare i numeri: 347.5459251, oppure lunedì e giovedì dalle 16 alle 18 allo 0421.388672. (D.DeB. )

 

L’anno scorso l’iniziativa è stata molto apprezzata e credo che la stessa ripetuta nell’Ospedale di San Donà sia ancora più importante specialmente essendo diretta al day hospital di Oncologia 8 i malati spesso vedono passare il tempo che sembra non passare mai )

Noi siamo felici che come sempre nella nostra zona il volontariato sia sempre al primo posto nella vita di tutti. Poche zona hanno un volontariato così attivo e vario.

Siamo un pò meno felici che per dare un sorriso a tanti malati si debba ricorrere al volontariato quando per cifre o somme modeste le istituzioni potrebbero intervenire personalmente  come principio di aiuto agli ammalati che hanno bisogno di ore serene e non solo di terapia mediche

Anche nella nostra ASL la terapia di lipofilling per le ulcere degli arti inferiori

Da questo mese ( marzo 2013 ) anche nella divisione di Chirurgia della Casa di Cura Rizzola a San Donà di Piave si inizia una nuova tecnica per la terapia delle ulcere croniche degli arti inferiori.

Questa tecnica verrà applicata alle ulcere che resistono al trattamento usuale che noi pratichiamo La tecnica viene attuata in collaborazione dal Dr Corezzola , chirurgo plastico, e dal Dr Madeyski sulle ulcere che non hanno risposto alla terapia usuale Normalmente noi eseguiamo una toilette chirurgica ( come potete vedere dai filmati su youtube ) e quindi sottoponiamo il paziente ad ossigenoterapia normobarica con il dispositivo ULCOSAN di nostra invenzione. I risultati in genere sono buoni o ottimi arrivando ad una guarigione in tempi variabili secondo il tipo di lesione nell’80% dei casi Ma rimangono sempre i casi difficili e ulcere che hanno scarsa tendenza alla guarigione. A volte un innesto libero sulla ulcera chiude definitivamente la lesione con un buon risultato e con scomparsa della sintomatologia dolorosa

Abbiamo quindi deciso di iniziare due nuove terapie: la pappa di piastrine e il lipofilling Da questo mese cominciamo il trattamento con il lipofilling

Vediamo di cosa si tratta

Il Lipofilling venne usato all’inizio per scopi diversi. A fini estetici o plastici o ricostruttivi. L’idea di usare il grasso per riempire zone del corpo avallate o che avevano avuto trattamenti demolitivi o radianti nasce circa due secoli fa Ma solo nel 1950 è letto ci fù il primo articolo che riguardava l’uso del grasso corporeo per la correzione del profilo. Poichè poteva causare rigetto nel corso degli anni la questione è stata approfondita fino a ottenere dei risultati davvero soddisfacenti Il Professore Coleman, un noto e famoso chirurgo, nel 1998 ha presentato i risultati ottenuti con una speciale tecnica d’infiltrazione da lui chiamata Lipostructure. In realtà la tecnica riguarda un innesto di tessuti che sono trasferiti in modo da mantenere intatta la struttura vascolare: il grasso è aspirato mediante una cannula collegata a una siringa e poi iniettato nella zona da dover trattare. Se il grasso è iniettato in grandi quantità non tutte le cellule adipose, sopravvivranno perché non a diretto contatto con il tessuto vascolarizzato

Su piano più squisitamente scientifico gli studi più importanti sul lipofilling sono stati svolti e pubblicati da un gruppo italiano guidato dal Dr. Gino Rigotti di Verona il quale ha per primo fornito solide basi scientifiche che spiegassero i risultati (talora soprendenti) raggiungibili con tale tecnica.

Ma poi venne la chirurgia che possiamo chiamare rigenerativa in quanto tendeva a stimolare la rigenerazione dei tessuti mancanti e stimolare la granulazione dei tessuti di zone come le ulcere croniche che avevano scarsa tendenza alla rigenerazione La medicina rigenerativa è una branca molto recente, nata con la proposta di Whitman nel 1997 di integrare nella colla di fibrina dei concentrati piastrinici. Nel 1998 Marx et al hanno dimostrato che il concentrato piastrinico (PRP) era in grado di indurre rigenerazione ossea in campo odonto-stomatologico. 
Nello stesso periodo si è scoperta la possibilità delle cellule staminali di riparare molteplici tessuti.

La medicina rigenerativa si basa dunque sull’impiego clinico di cellule staminali e/o di prodotti biologici (PRP), che hanno la proprietà di indurre la migrazione delle cellule staminali nel tessuto danneggiato, di stimolarle a riprodursi e, alla fine del processo, di ottenere la riparazione dei tessuti lesi. 
Quando i tessuti sono danneggiati, le cellule staminali sono in grado di promuovere la riparazione di tessuti di varia natura come pelle, tendini, ossa, muscoli. 
Questa peculiare capacità delle cellule staminali può essere sfruttata per applicazioni terapeutiche che sono praticamente illimitate.

Il principio alla base del lipofilling consiste nel prelievo di grasso da una parte del corpo e il suo trasferimento in un’altra. Il tessuto adiposo viene prelevato da una sede donatrice (di solito l’interno delle ginocchia, l’addome o la parte laterale delle cosce) con una procedura molto simile ad una piccola liposuzione eseguibile in anestesia locale. Il piccolo foro di accesso viene chiuso con un punto di sutura e la zona prelievo viene fasciata. Il grasso prelevato a questo punto può essere direttamente iniettato nella zona da riempire o come nel caso nostro nelle ulcere croniche La tecnica più utilizzata è quella della centrifugazione, proprio descritta dal Dr. Coleman. Il passaggio prevede l’inserimento delle siringhe di grasso prelevato dentro una apposita centrifuga per alcuni minuti, che ne consentirà la separazione del grasso puro dalle parti non utili quali il siero e l’olio. A questo punto il grasso è pronto per essere impiantato attraverso una serie di semplici iniezioni con delle siringhe ed aghi normali. Nel tessuto impiantato le due componenti principali sono gli adipociti ovvero le cellule adipose (il vero e proprio grasso) e la componente vascolo-stromale ossia il tessuto che normalmente fornisce l’”impalcatura” del tessuto adiposo e nel cui contesto sono comprese le cellule staminali. Sono proprio gli adipociti e le cellule staminali che, come vedremo fra poco, consentono di raggiungere i risultati voluti.

I risultati sono principalmente due 1. Soluzione di problemi estetici con aumento di volume per il riempimento di depressioni patologiche (esito di trauma, decubiti o interventi chirurgici) o per il miglioramento estetico di specifiche aree anatomiche (seno, zigomi, labbra, glutei, etc..). 2. Stimolazione del tessuto di riparazione di ulcere croniche con effetto anti infiammatorio e stimolante la granulazione .

I principali responsabili sono le cellule staminali e i fattori di crescita plasmatici. In parole semplici la componente vascolo stromale ha la capacita di “sanificare” aree affette da infiammazione cronica come negli esiti di radioterapia e nelle ulcere croniche

Chiaramente non ci dobbiamo aspettare miracoli come sempre in medicina e specie nel campo delle ulcere che per definizione sono croniche I risultati ottenibili non sono sempre riproducibili in tutti i pazienti e questo dipende soprattutto dall’mprevedibilità della percentuale di attecchimento di ogni singolo impianto di tessuto adiposo. In linea generale l’attecchimento varia dal 30-50% per ogni seduta che può essere ripetuta a distanza..

Le liste di attesa e la Anatomia Patologica

Torno sull’argomento in quanto l’articolo pubblicato ieri ha avuto un riscontro superiore alle aspettative. Sono arrivati messaggi  tramite F.B. e sul sito del ” Il Ponte”. Il problema era noto e la gente ha posto il dito nella piaga ma ha evidenziato anche il problema delle liste di attesa.

Le liste di attesa rappresentano un problema del quale si discute da anni. La Regione ha cercato di risolvere i problemi facendo segnare sulle impegnative una lettera che rappresenta la priorità della visita o dell’esame.

Ma

quale è il medico di base o di medicina generale o di famiglia che non si lascia indurre nel mettere almeno la lettera B dell’urgenza di 10 giorni?

Se andiamo a guardare la statistica vedremo che vi sono le urgenza che devono essere eseguite in giornata o in poche ore mentre la prestazioni con priorità C e D sono poche .

La maggioranza di gran lunga sono quelle con priorità B.

Riporto qui sotto una mess arrivato tramite F.B. che pone il dito sul problema delle lista di attesa che si aggrava al ritardo dei referti di anatomia patologica.

“…è giusto che chi fà una colon deve aspettare circa due mesi per l esito dell istologico perchè c sono solo due medici anatomopatologo? Tutti lo sanno e nessuno fà niente….”

Ecco il problema come viene visto:; Tutti lo sanno ma nessuno fa niente

Sembra che ci troviamo alle solite critiche che troviamo quando parliamo delle cose che non vanno in politica. Tutti conoscono gli scandali, tutti conoscono le cose che non vanno ma alla fine nessuno s muove: solo promesse ma nessun fatto.

Il problema non è semplice da risolvere se seguiamo le regole , la burocrazia, i contratti ecc.

Il problema della mancanza di fondi ( di soldi ) è fondamentale.

E allora cosa fare

Io credo che in momenti difficili ci debba essere l’impegno di tutti. Chi lavora nella sanità sa che lavora nell’ambito del sociale e quindi credo che tutti noi che lavoriamo per gli altri ( medici, infermieri, tecnici, insegnanti …) debbono sacrificarsi e aiutare le istituzioni a lavorare per risolvere i problemi dei cittadini

Quindi io propongo che si

1) l’orario di lavoro sia aumentato per un periodo fissato di mesi di una percentuale del 5 % o del 10%

2) che si utilizzino a tempo pieno le strutture e le macchine o dispostivi medici

3) che si integrino le capacità lavorative di personale sanitario e di attrezzature della sanità privata con quella pubblica, con tetti di spesa stabiliti.

4) che si attui un principio per cui ci battiamo da tempo: unire le capacità professionale  con le attrezzature migliori dovunque si trovino ma eliminando i doppioni che portano a prestazioni non ottimali

5) Sentire le organizzazioni medica e paramediche e anche le organizzazioni sindacali ma alla fine che ci sia uno o un ristretto numero di persone che decidano per il bene di tutti o dei più

 

 

 

 

Proteste per la Anatomia Patologica di San Donà di Piave

Noi del Ponte ci siamo occupati altre volte del Nostro Ospedale e ultimamente del Reparto di Anatomia Patologica.

Ora ce ne occupiamo in quanto la situazione non migliorata . Diciamo che tutto tace. Un pò come per il problema dei videodermatoscopi nel due Ospedali di Jesolo e Portogruaro.

Bene i videodertmatoscopi giaciono in pace e …anche la Anatomia Patologica possiamo dire che giace in pace nello stesso posto ritenuto non idoneo, con la stessa carenza di personale. Ma non possiamo dire che la situazione sia proprio statica ma..peggiora. Infatti mentre il tempo passa i tempi di attesa per un referto di allungano.

Nei giorni scorsi abbiamo parlato con il Tribunale dell’Ammalato  e precisamente con il sign Luigi Basso, Presidente di questo Organismo. Abbiamo avuto un colloquio in quanto al Tribunale dell’Ammalato cominciano ad arrivare le segnalazione di persone che ritengono che la attesa di un esame istologico riguardante una loro patologia sia troppo lungo.

Non siamo autorizzati a fare nomi ma ci sono persone che hanno aspettato  più di un mese per sapere la diagnosi della loro patologia.

Il tempo è relativo ma diventa importante la attesa se la diagnosi comporta una modifica della terapia chirurgica o medica.

Pensate ad una donna che subisce un intervento di asportazione di un nodo sospetto alla mammella e che aspetta un mese o più per sapere se tale nodo è un tumore benigno o maligno. Con la conseguenza che un eventuale intervento allargato e successivamente una terapia medica . Ecco in questo caso il tempo è importante. Probabilmente non ci saranno danni per un ritardo di diagnosi e di ultereiore terapia. Ma pensiamo alla donna che sta aspettando. Mettetevi nei suoi panni e vedrete come passerà questo mese e come la donna vivrà in questo tempo di attesa.

Lo stesso problema naturalmente esiste per un uomo che aspetta di sapere se il nevo asportato è un melanoma o meno e se i linfonodi asportati con il melanoma sono positivi o meno.

Con Il presidente del Tribunale dell’Ammalato abbiamo parlato e scorso in rassegna i possibili rimedi.

Purtroppo ci si scontra con la mancanza di fondi della Regione e con la burocrazia.

Vediamo la situazione

Esiste un servizio di Anatomia Patologica nell’Ospedale di San Donà di Piave

Noi sappiamo che l’anno scorso sono stati eseguiti 12 mila esami istologici e altrettanti esami citologici. Orbene più della metà proviene da San Donà  ( compresi quelli della Casa di Cura ) , 1000 vengono da Jesolo e 4000 da Portogruaro.

E’sempre stato un ottimo reparto , un reparto di eccelenza. Fin dai tempi del Prof Boccato, coadiuvato dal Dr Briani e dal Dr PASINI ( attualmente a Monastier).

Successivamente Il Reparto venne condotto dal Dr Sacchi, sempre coadiuvato sempre dal Dr Briani, dalla Dottssa Chiara e dalla Dottssa Cristina Antonini.

Tutto bene. Poi sono nate le polemiche circa il trasferimento del Reparto da Jesolo a Portogruaro.

Il futuro spostamento non è stato digerito dal Dr Sacchi e dal Dr Briani che hanno dato subito le dimissione dal servizio. Certamente erano prossimi ad andare in pensione: si trattava di mesi ma hanno anticipato il pensionamento.

La storia poi la conoscete. Il Dr Briani è deceduto dopo un secondo infarto. Il DR Sacchi è andato in pensione come da richiesta fatta nel mese di ottobre.

Nella Anatomia Patologica di San Donà di Piave sono rimaste quindi le due dottoresse e diciamo che sostanzialmente il reparto è stato dimezzato solo tenendo conto dei numeri degli operatori sanitari.  Ma dobbiamo tenere conto anche della esperienza del Dr Sacchi e del Dott Briani: l’esperienza, gli anni e il trascorso ospedaliero hanno il loro peso.

La dirigenza della ASL ha dato un incarico di consulenza con il Dott Murer, proveniente da ASL distante e con una grossa esperienza ma…per questione burocratiche tale consulenza deve ancora iniziare.

Il 16 gennaio è sgtato fatto un concorso per un posto di medico che va a coprire la mancanza del Dr Briani. Bene !. Ma…il medico è un giovane e valente medico ma all’inizio della carriera e con una esperienza limitata dagli anni.

A questo punto tutti possono capire perchè l’Anatomia Patologica ha dei ritardi nei referti.

I medici attuali non possono certamente sopperire alla mancanza dei due medici che hanno lasciato il reparto. La Dottoressa Chiara Antonella ha una ottima esperienza e lavora in maniera instancabile ma la mole di lavoro è molta.

Vediamo i numeri

Noi sappiamo che l’anno scorso sono stati eseguiti 12 mila esami istologici e altrettanti esami citologici. Orbene più della metà proviene da San Donà  ( compresi quelli della Casa di Cura ) , 1000 vengono da Jesolo e 4000 da Portogruaro.

In Totale sono passati nella Anatomia Patologica circa 24.000 esami

Come si può pensare che una tale mole di lavoro possa essere smaltita in tempi reali. Perche quello che la gente è il tempo reale. Tempo reale compatibile con i tempi tecnici di esecuzione di un esame.

E allora cosa proponiamo noi del ” Il Ponte” ?

Dare una testa al Reparto.  Una testa che diriga è indispensabile. Quindi dare le mansioni superiori alla Dottoressa Chiara Antonella  che ha i titoli e le capacità . Oltre a dirigere e programmare ufficialmente il lavoro la dottoressa sarebbe gratificata e stimolata ad una lavoro ancora più intenso ( è umano)

Secondo. Richiamare il Dr Sacchi a fare il consulente 4 giorni alla settimana . La sua consulenza sarebbe più fattibile di altri in quanto conosce l’ambiente e quindi sarebbe già inserito e a conoscenza delle problematiche e di come risolvere i vari problemi.

Il Dott Sacchi , sentito da nopi e dal Tribunale dell’ammalato, sarebbe disponbile in linea di massima.

Queste due mosse credo che sarebbero sufficienti a fare ritornare il lavoro a pieno ritmo . Nello stesso tempo il medico che ha avuto il posto per concorso si farebbe le ossa e prenderebbe contatto con i problemi e potrebbe avere dal Dr Sacchi utili informazioni sulla diagnostica e sulle metodiche.

Noi speriamo che il Nuovo Direttore Generale  dr Carlo Bramezza tenga conto di questo proposte.

Fra 15 giorni saremmo a colloquio con il Direttore Generale e porteremmo alla sua attenzione  il problema della Anatomia Patologica e il problema dei videodermatoscopi non utilizzati.

 

 

Un video che dimostra come si possa fare una nuova televisione anche a San Donà

Mettiamo a disposizione di chi non è abituato a You Tube un video che mostra una trasmissione realizzata da Videosound  di Luigi Salierno che ora ha fondato al Piave TV

Nata da una collaborazione con il Dr Madeyski ideatore di 3 Minuti per la Tua Salute il video sta scalando l’audience su You Tube e mostra come anche a San Donà di può realizzare le delle ideee nuove sempre però con un fine verso il sociale.