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"Movimento di opinione per la Città un ponte tra la gente, la voce del cittadino tra i cittadini"



Il movimento di opinione "il ponte" si prefigge di raccogliere le opinioni del cittadino, filtrandole ed elaborandole per capire cos'è importante e più utile per la gente.

Dando spazio a tutte le proposte mantenendo sempre la persona e le persone al primo posto.

Si intendono sviluppare i collegamenti con le associazioni di volontariato, con le istituzioni, con le associazioni di categoria, e dei media per elaborare nel miglior modo ciò che viene esposto dal cittadino. Non limitandoci alla critica in quanto tale, ma impegnandoci a costituire e a a tradurre in realtà le idee.

Al movimento di opinione "il ponte" puo' associarsi chiunque desideri lavorare per migliorare la nostra città: renderla più vivibile e sana; ogni persona indipendentemente dalla colorazione politica e dall'iscrizione a un partito, purchè il suo pensiero sia guidato da sani principi.
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Crisi e tagli nella sanità: chi ci rimette è la Salute !

Questo articolo sul Gazzettino era apparso all’inizio di aprile quando ci fu il convegno della Confesercenti su diritti e doveri dei cittadini e delle aziende e degli esercenti rispetto alle istituzioni.

Ma l’articolo portava un titolo che suscitava interesse: Donatori AVIS per le analisi gratis. Il titolo anticipava il contenuto che diceva come vi sono persone che donavano il sangue all’Avis per potere fare gli esami senza pagare l’esame o il ticket.

Cosa succede ? Vediamo cosa dice l’articolo

” Effetto crisi anche nella Sanità Sempre meno persone si sotto pongono ad esami per visite e controlli medici . E c è anche chi si è finto donatore per poter effettuare gratis agli esami del sangue Un piccolo stratagemma per evitare di paga re il ticket che è però la cartina tornasole delle difficoltà econo miche in cui si trovano i cittadini del Sandonatese Un fenomeno registrato dall Asl 10 che ha notatocomealcunifuturi dona tori tra cui parecchi stranieri dopo gli esami non donassero affatto In alcuni casi dopo due anni dagli esami del sangue non era stata fatta alcuna donazione Lazienda sanitaria per ovviare all espediente dei furbetti della donazione ha adottato una con tromisura I referti degli esami non vengono più spediti a casa al donatore Chi intende donare il sangue riceve ora un documento di idoneità Solo dopo il primo prelievo si può avere la relazio ne clinica con i risultati delle proprie analisi In questo modo si intende assicurasi che la dona zione venga compiuta anche perché il costo di esami di que sto tipo per l azienda sanitaria è di circa 100 euro a persona”

Alcune aziende e alcuni laboratori hanno pensato du venire incontro alla difficoltà della gente per il problema dei costi ed hanno applicato una scoutistica

La Casa di

Cura Rizzola ha previsto riduzio ni dal 20 al e 40 per cento sulle prestazioni sanitarie per i 2mila iscritti alla Confesercenti della provincia di Venezia

La stessa convenzione verrà offerta alla Confcommercio e alla Confartigianato ma una scontistica viene applicata a tutti i cittadini con valori diversi a seconda della tipologia di visite o esami. La Casa di Cura Rizzola dopo aver avvisato la Direzione della ASL ed averne avuto il permesso ha deciso di applicare una tariffa ” Aziendale ” alle persone che non vogliono o non possono aspettare tempi lunghi attualmente in uso per le listi con il ticket .

Con tali tariffe aziendali si viene in aiuto alle difficoltà della gente che si trova davanti ai tagli della Sanità che impediscono a tutti una tempistica per visite ed esami  ed d’altra parte che non possono pagare interamente una tariffa ” privata”

Cosa infatti è successo?

La crisi ha agito in due modi

1) La Sanità in Regione ha tagliato le perstazioni. Tutti i tipi di prestazioni : esami e visite specialistiche

La Sanità offre ai cittadini meno perchè non ha soldi.

Ha tagliato i budget e quindi ogni struttura sia pubblica che privata ha meno soldi per pagare le prestazioni eseguite ai cittadini. Se le struttura hanno meno budget per esami e visite è evidente che i tempi per ottenere tali prestazioni si allungano.

Quindi per un esame o per una visita specialistica i tempi di attesa si sono allungati e in molti casi si sono allungati di molto

Se uno ha bisogno di una visita p di un esame deve aspettare molto , oppure..paga la prestazione

 

2) La crisi ha impoverito il cittadino e spesso il cittadino ha difficoltà a pagare di persona la prestazione di cui ha bisogno

E allora cosa comporta questi due problemi: tagli alla sanità e difficoltà economica ?

Che molti cittadini non fanno visite ed esami che normalmente facevano ed arrivano tardi alla diagnosi e alla possibile terapia. Dico possibile perchè spesso quando arrivano alla visita con gli esami sono in uno stato nel quale non è più possibile alcuna terapia. E questo spesso è fatale

Noi vediamo ogni settimana paziente che arrivano tardi. Altro che prevenzione.

Noi facciamo conferenze sulla prevenzione  ma quanti rispondono ?. Se la prevenzione è data dallo screening allora gli esami si fanno ma se la prevenzione è una diagnosi precoce , la diagnosi precoce non arriva. !

Quindi la crisi esiste ma esiste specie nel diritto alla salute

La Casa di Cura Rizzola ha approntato un piano di scontistica per visite ed esami rinunciando ad una parte dei proventi per venire incontro alla popolazione. E questo durerà fino alla ripresa economica . Forse basterà o forse no. Molti cittadini sono infatti diffidenti alla visita aziendale scontata, forse temono che ci sia un qualcosa di strano. Invece è una vera offerta. Si ha una visita o un esame scontato e in tempi brevi pagando un giusto riconoscimento alla struttura. L’unica differenza con l’esame privato è che non si può scegliere il professionista ma viene deciso dalla struttura in base alla funzionalità del servizio o del reparto. Ma in fin dei conti anche una prestazione con la impegnativa rossa, ovvero con il ticket, non da la scelta del medico,

Certamente che se non ci fossero i falsi invalidi, se non ci fossero i furbetti che si fanno mettere le esenzioni che non esistono ecc….., allora lo Stato avrebbe a disposizione più risorse per tutti e la Sanità funzionerebbe meglio.

 

 

 

 

 

Pneumologia. Il Dr Balduin, una eccellenza a San Donà di Piave !

Ultimamente si sentiva la mancanza di un Pneumologo con la P maiuscola nella nostra zona

Da poco ha preso servizio nella Casa di Cura Rizzola un Pneumologo che ha segnato la pneumologia nel veneto negli ultimi 30 anni

Il Dr . Balduin è stato per anni Primario o come si dice ora Direttore della U.F. di Pneumologia dell’Ospedale di Dolo.

Poi , come si sa, nel pubblico arrivati a 65 anni si deve andare in pensione ma si può ancora lavorare se si ha la voglia e la passione di farlo.

Un medico infatti rimane sempre un medico

 

Il Dottor Renato Balduin è il referente dell’Ambulatorio di Pneumologia e di Allergologia della Casa di Cura Rizzola di San Donà di Piave.

  • Ha una esperienza   lavorativa di circa 40 anni in  ospedali pubblici come specialista in Pneumologia
  • Ha diretto per  11 anni , come Primario,il reparto ospedaliero di malattie dell’Apparato Respiratorio dell’ULSS13 Dolo-Mirano ; è stato anche Capo Dipartimento dell’Area Medica della stessa ULSS
  • Nel corso della sua carriera lavorativa si è  interessato prevalentemente di problemi clinici, ma anche di formazione e di aggiornamento scientifico. Ha partecipato a molti convegni anche come relatore( European Respiratory Society, Associazone Italiana Pneumologi Ospedalieri)
  •  Presenta anche una professionalità in Allergologia che utilizza nella diagnosi e cura delle malattie allergiche sia di tipo respiratorio che alimentare
  • Si interessa inoltre di Disturbi respiratori del sonno ( studio delle apnee ostruttive del sonno ) , patologia che coinvolge fette sempre più ampie della popolazione

 

  • Attualmente si dedica,in particolare, alla diagnosi e alla cura dei malati sia a livello ambulatoriale che a livello di degenti  nella Casa di Cura Rizzola
  • All’interno della Struttura viene coinvolto come consulente dai colleghi operanti sia nei reparti medici  che chirurgici per valutazioni cliniche pneumologi che  e  della  funzionalità respiratoria  dei pazienti ricoverati

 

Riporto qui un breve curriculum  per fare vedere la vita e la carriera di questo professionista

 

CURRICULUM

NATO A PADOVA IL 20.09.1948

Coniugato dal 1975, ha due figlie

Tel  mobile:  347 3727920

e-mail: renato.balduin@gmail.com

Studi

Maturità scientifica

Laurea in Medicina e Chirurgia:Università di Padova – 1973.

 

Specializzazioni:

Malattie dell’Apparato Respiratorio :Università di  Padova – 1976,

Medicina dello Sport : Università di  Pavia- 1984

 

Professionalità:Allergologia

 

Idoneità Nazionale a Primario di Pneumologia – 1983

 

Lingua straniera:

Italiano:madrelingua

Inglese:scritto: buono, parlato:molto buono

Esperienza professionale

Medico Ospedaliero dal 1974

·      assistente :  Pronto Soccorso Ospedale di Vicenza

  • assistente : Medicina ( Sezione Cardiologia ) Ospedale di Camposampiero (Padova)

 

  • assistente  e  aiuto: Pneumologia dell’Ospedale Civile di Padova

 

·      Direttore U.O. complessa di Pneumologica :Ospedale di Dolo ( VE ) ULSS 13  dall’8.06.97 al 31.08.08

 

·      Direttore del Dipartimento di Medicina Generale e Specialistica dell’ULSS 13   dal Dicembre 2006 al 31.08.08

 

  • Attualmente: Consulente Pneumologo presso la casa di cura Rizzola di San Donà di Piave(VE)

 

Ha competenze specifiche di  :

  • clinica
  • fisiopatologia respiratoria
  • cura delle sindromi delle apnee ostruttive del sonno
  • Qualità in sanità
  • Primo Soccorso e BLS
  • Home Care Respiratorio : ha istituito, presso l’Ospedale di Dolo, un servizio di home care ( certificato UNI EN ISO 9001:2000 nel Dicembre 2006 ) per ammalati con grave insufficienza respiratoria allo scopo di fornire al paziente a domicilio un trattamento analogo a quello del paziente ricoverato  .

 

Attività Didattica pregressa

 

·      insegnante presso la scuola infermieri di Padova

·      professore a contratto di Metodologia Clinica: Scuola di Specializzazione in malattie dell’apparato respiratorio dell’Università di Padova anno accademico 1988-89 e 1996-97

Formazione

Corsi di aggiornamento,  Congressi locali, nazionali ed internazionali

Relazioni scientifiche in alcuni congressi

 

pubblicazioni  scientifiche:120

·      abstracts  pubblicati su Atti :European respiratory society, Atti:Associazione italiana pneumologi ospedalieri, etc

·      Articoli : pubblicati su Respiration, Rassegna di patologia dell’apparato respiratorio, etc

 

Associazioni Scientifiche

Presidente della sezione regionale veneta dell’AIPO ( Associazione italiana pneumologi ospedalieri ) per due mandati biennali ( dal 1996 al 2000)

 

Fondatore associazione “ Respiro “ con finalità scientifico -formative nel campo della cura dei pazienti pneumologici

 

Alcune pubblicazioni del Dottor Renato Balduin

  • Il polmone chiaro monolaterale di origine vascolare

Rassegna patologia apparato respiratorio anno 1 N 3 luglio-settembre 1985

  • Granulomatosi Linfomatoide del polmone: descrizione di un caso clinico ad esteso interessamento polmonare

Rassegna patologia apparato respiratorio Anno 1 N 3 luglio-settembre 1985

 

  • Behcet Syndrome. A rare case of pulmonary involvement

Eur J Respir Dis (1986) 69,288-290

 

  • Le sindromi rinobronchiali allergiche

Lotta contro la tubercolosi e le malattie polmonari sociali

Anno LV, N 3-1985

 

  • Ante mortem diagnosis of primary leiomyosarcoma of the pulmonary artery

Respiration vol.49,N4 (pp 307-310) 1986

 

  • Le vasculiti polmonari: elementi di diagnosi differenziale e descrizione di tre casi clinici

Il policlinico sezione pratica Volume 93, fasc.3, 15 febbraio 1986, pagg93-102

 

  • Emosiderosi polmonare idiopatica dell’adulto , presentazione di casi clinici e osservazioni sulla patogenesi

Rivista e patologia e clinica della tubercolosi e di pneumologia  Vol. LXI Fasc. I –anno 1990

 

  • Confronto e valutazione di alcuni parametri ventilatori nell’età evolutiva  in soggetti sedentari e in soggetti praticanti varie attività sportive

Med. Sport , 40, 227-231, 1987

 

  • I test  di provocazione nasale specifici nella diagnosi della rinite allergica

Il Valsalva Vol. LXIII N 3- settembre 1987 Edizioni Luigi Pozzi  Roma

 

INTERVISTA AL DR. GENERALE ULSS 10 dr. CARLO BRAMEZZA

 

 

Riportiamo qui la intervista al Dr Carlo Bramezza , Direttore Generale della nostra ASL . L’articolo è tratto dall’Ordine dei Medici della Provincia di Venezia. Tanti non lo hanno letto e trovarlo sul sito non è semplice

Credo che riportarlo faccia bene ai medici ma anche alle persone che devono sapere chi guida la nostra ASL

 

 

 

INTERVISTA AL DR. GENERALE ULSS 10 dr. CARLO BRAMEZZA
20 Gennaio - Segreteria OMCeO Ve -

INTERVISTA AL DR. GENERALE DELL’ULSS 10 dr. CARLO BRAMEZZA

Secondo il Suo parere quale è oggi il moderno ruolo di un Ordine Professionale?
Il ruolo di un Moderno Ordine Professionale è quello di garantire la qualità delle prestazioni erogate dagli iscritti proprio nel momento in cui la congiuntura economica porterebbe a soluzioni vantaggiose per i prezzi, ma non sempre per i contenuti complessivi dell’intervento. La qualità si raggiunge, anche, con la formazione. In sostanza, l’Ordine esprime il livello di serietà del sistema. Il luogo del confronto a tutto campo, con l’obiettivo di individuare le linee di indirizzo base per consentire ai professionisti del settore di avere qualche certezza in più (o qualche incertezza in meno). L’Ordine deve contribuire alle grandi scelte della modernità che, oggi, equivalgono a diritti e doveri per tutti.

In quali campi e con quali obbiettivi Lei ritiene si potrebbero sviluppare sinergie tra l’OMCeO di Venezia e le Aziende Ulss della nostra Provincia?
Il contributo dell’Ordine verso le Aziende sanitarie della Provincia di Venezia, si può concretizzare come il luogo del dibattito per costruire un pensiero del cambiamento, con la consapevolezza delle scelte di estrema responsabilità. Non è permesso sbagliare e, per questo, tutte le intelligenze devono lavorare al massimo, per un risultato di qualità.

In particolare tra l’Azienda Ulss10 e l’OMCeO di Venezia quali potrebbero essere le specifiche priorità progettuali?
L’ordine deve diventare il “salotto buono” della sanità, nel quale si formano le soluzioni più appropriate. Un sistema che si alimenta di analisi ed esperienze senza i confini geografici degli ambii aziendali, procedendo con la scienza e la tecnica senza dimenticare la PERSONA e la diversità di ogni individuo.

Qual è la priorità strategica del Suo mandato?
All’arrivo in quest’Azienda ho trovato tensioni tra il personale e tra le varie strutture, che sono l’ossatura della stessa. Pertanto ho subito iniziato a lavorare, e questa è una della mie priorità, per creare un’unica grande squadra di medici, infermieri e personale amministrativo. La misson dell’Azienda sanitaria, e quindi di tutti coloro che lavorano in questa Ulss, è quello di far star bene gli assistiti perseguendo il benessere fisico, psichico e sociale della popolazione; tutto ciò è possibile solo attraverso l’impegno, la professionalità, un grande lavoro di squadra, e dialogando con il territorio: dalle istituzioni locali agli imprenditori del Veneto orientale.

Quale dovrebbe essere, secondo Lei, la giusta ripartizione delle risorse economiche tra ospedale e territorio?
Il nuovo Piano Socio Sanitario Regionale prevede ha una svolta epocale per la sanità del Veneto, adeguata progresso tecnologico e delle reali necessità della popolazione. L’ospedale avrà un ruolo meno centrale e ci si rivolgerà a questa struttura solo per le acuzie. Tutti quei pazienti dimessi, che necessitano di un’assistenza continua, o coloro che hanno bisogno di cure non eseguibili al domicilio, troveranno spazio in strutture intermedie, territoriali, come ad esempio ospedali di comunità o aggregazioni di medici aperti con orario continuativo. Le risorse economiche dovranno essere necessariamente incrementate per il territorio e ridefinite per gli ospedali secondo il modello Hub & Spoke. Ma questa Ulss farà grande salto di qualità con la realizzazione di un ospedale unico che ingloberà i presidi di Portogruaro e San Donà. Una nuova struttura, efficiente, adattata agli attuali modelli organizzativi sanitari e agli utenti, fornita di nuove tecnologie, ci permetterà di usufruire di notevoli economie di scala e, oltre ad erogare servizi di eccellenza, attivare nuove prestazioni per i cittadini.

La medicina difensiva sta erodendo risorse al servizio sanitario nazionale. D’altronde i medici, specie quelli alla dipendenza, si sentono abbandonati da Ulss che neanche garantiscono una copertura assicurativa o che minacciano di rivalersi sul medico. Come, secondo lei, è possibile uscire da questo impasse?
Il problema della cosiddetta medical malpractice e dei riflessi assicurativi, economici e professionali che ne conseguono, sono da tempo all’attenzione delle regioni e del Governo. Infatti, da un lato alcune regioni, compreso il Veneto il cui progetto è in via di sperimentazione, hanno intrapreso il percorso dell’autoassicurazione; dall’altro, a livello di legislazione nazionale, si è tentato con il Decreto Balduzzi di porre un freno ai livelli di responsabilità dei medici. Entrambi i correttivi scontano la necessità di essere valutati a medio-lungo periodo. In Veneto le coperture assicurative sono tendenzialmente sempre garantite secondo i criteri che la regione sta elaborando e, quindi, rischi di scopertura in senso stretto non ne vedo, fermo restando ciò che da cui non si può prescindere è il concetto di responsabilità erariale nei casi di dolo e colpa grave, rischio a cui è esposto il sanitario come qualunque altro dipendente pubblico.

ll Direttore Generale dell’Ulss10.
• Nome: Carlo Bramezza
• Nato a: Treviso
• Età: 46 anni
• Stato civile: celibe
• Titolo di studio: laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Bologna
• Esperienze precedenti: è stato direttore presso la Casa di Riposo “G e P Marani” di Villorba (Tv); direttore presso la casa di soggiorno “F.lli E. e P. Mozzetti” di Vazzola (Tv); direttore all’IPAB “Istituti San Gregorio” di Valdobbiadene (Tv); direttore nella casa albergo per anziani “a. Rusalen” di Meduna di Livenza (Tv); direttore presso la casa di riposo “Aita” di Crespano del Grappa (Vi); direttore presso la Casa di riposo “Casson” di Chioggia.

Lipofilling Rigenerativo: nuova terapia per le ulcere degli arti inferiori anche nel nostro territorio

 

 

 

 

 

 

 

Il trattamento delle ulcere croniche con il Lipofilling Rigenerativo anche nel nostro territorio

Il Lipofilling Rigenerativo: storia, descrizione, usi, esperienze e sviluppi futuri.

Dal  2013 anche nella divisione di Chirurgia della Casa di Cura Rizzola a San Donà di Piave si inizia una nuova tecnica per la terapia delle ulcere croniche degli arti inferiori. Questa tecnica verrà applicata alleulcere che resistono al trattamento usuale che noi pratichiamo. La tecnica viene attuata in collaborazione dal Dr Corezzola, chirurgo plastico, e dal Dr Madeyski sulle ulcere che non hanno risposto alla terapia usuale. Ora tale terapia si estende dando agli ammalati un possibilità di guarigione in più. Pochi sono i centri in Italia che la eseguono e quindi tale terapia rappresenta un fiore all’occhiello della nostra San Donà

Normalmente noi eseguiamo una toilette chirurgica e quindi sottoponiamo il paziente ad ossigenoterapia normobarica con il dispositivo ULCOSAN di nostra invenzione. I risultati in genere sono buoni o ottimi arrivando ad una guarigione in tempi variabili secondo il tipo di lesione nell’80% dei casi.

Ma rimangono sempre i casi difficili e ulcere che hanno scarsa tendenza alla guarigione. A volte un innesto liberosulla ulcera chiude definitivamente la lesione con un buon risultato e con scomparsa della sintomatologia dolorosa. Abbiamo quindi deciso di iniziare due nuove terapie: la pappa di piastrine e il lipofilling.

Il lipofilling è una tecnica usata all’inizio per scopi diversi, cioè o per fini estetici o plastici o ricostruttivi. L’idea di usare il grasso per riempire zone del corpo avallate o che avevano avuto trattamenti demolitivi o radianti nasce circa due secoli fa, ma solo nel 1950 ci fu il primo articolo che riguardava l’uso del grasso corporeo per la correzione del profilo. Poichè poteva causare rigetto nel corso degli anni la questione è stata approfondita fino a ottenere dei risultati davvero soddisfacenti.

Il Professore Coleman, un noto e famoso chirurgo, nel 1998 ha presentato i risultati ottenuti con una speciale tecnica d’infiltrazione da lui chiamata Lipostructure. In realtà la tecnica riguarda un innesto di tessuti che sono trasferiti in modo da mantenere intatta la struttura vascolare: il grasso è aspirato mediante una cannula collegata a una siringa e poi iniettato nella zona da dover trattare. Se il grasso è iniettato in grandi quantità non tutte le cellule adipose, sopravvivranno perché non a diretto contatto con il tessuto vascolarizzato. Su piano più squisitamente scientifico gli studi più importanti sul lipofilling sono stati svolti e pubblicati da un gruppo italiano guidato dal Dr. Gino Rigotti di Verona il quale ha per primo fornito solide basi scientifiche che spiegassero i risultati (talora soprendenti) raggiungibili con tale tecnica.

Ma poi venne la chirurgia che possiamo chiamare rigenerativa in quanto tendeva a stimolare la rigenerazione dei tessuti mancanti e la granulazione dei tessuti di zone come le ulcere croniche che avevano scarsa tendenza alla rigenerazione.

La medicina rigenerativa è una branca molto recente, nata con la proposta di Whitman nel 1997 di integrare nella colla di fibrina dei concentrati piastrinici. Nel 1998 Marx et al hanno dimostrato che il concentrato piastrinico (PRP) era in grado di indurre rigenerazione ossea in campo odonto-stomatologico. 
Nello stesso periodo si è scoperta la possibilità delle cellule staminali di riparare molteplici tessuti.
 La medicina rigenerativa si basa dunque sull’impiego clinico di cellule staminali e/o di prodotti biologici (PRP), che hanno la proprietà di indurre la migrazione delle cellule staminali nel tessuto danneggiato, di stimolarle a riprodursi e, alla fine del processo, di ottenere la riparazione dei tessuti lesi.
Quando i tessuti sono danneggiati, le cellule staminali sono in grado di promuovere la riparazione di tessuti di varia natura come pelle, tendini, ossa, muscoli. 
Questa peculiare capacità delle cellule staminali può essere sfruttata per applicazioni terapeutiche che sono praticamente illimitate.

Il principio alla base del lipofilling consiste nel prelievo di grasso da una parte del corpo e il suo trasferimento in un’altra. Il tessuto adiposo viene prelevato da una sede donatrice (di solito l’interno delle ginocchia, l’addome o la parte laterale delle cosce) con una procedura molto simile ad una piccola liposuzione eseguibile in anestesia locale. Il piccolo foro di accesso viene chiuso con un punto di sutura e la zona prelievo viene fasciata.
Il grasso prelevato a questo punto può essere direttamente iniettato nella zona da riempire o come nel caso nostro nelle ulcere croniche.

La tecnica più utilizzata è quella della centrifugazione, proprio descritta dal Dr. Coleman. Il passaggio prevede l’inserimento delle siringhe di grasso prelevato dentro una apposita centrifuga per alcuni minuti, che ne consentirà la separazione del grasso puro dalle parti non utili quali il siero e l’olio. A questo punto il grasso è pronto per essere impiantato attraverso una serie di semplici iniezioni con delle siringhe ed aghi normali. Nel tessuto impiantato le due componenti principali sono gli adipociti ovvero le cellule adipose (il vero e proprio grasso) e la componente vascolo-stromale ossia il tessuto che normalmente fornisce l’”impalcatura” del tessuto adiposo e nel cui contesto sono comprese le cellule staminali. Sono proprio gli adipociti e le cellule staminali che, come vedremo fra poco, consentono di raggiungere i risultati voluti.

I risultati sono principalmente due:
1. Soluzione di problemi estetici con aumento di volume per il riempimento di depressioni patologiche (esito di trauma, decubiti o interventi chirurgici) o per il miglioramento estetico di specifiche aree anatomiche (seno, zigomi, labbra, glutei, etc..)
2. Stimolazione del tessuto di riparazione di ulcere croniche con effetto anti infiammatorio e stimolante la granulazione. I principali responsabili sono le cellule staminali e i fattori di crescita plasmatici. In parole semplici la componente vascolo stromale ha la capacita di “sanificare” aree affette da infiammazione cronica come negli esiti di radioterapia e nelle ulcere croniche Chiaramente non ci dobbiamo aspettare miracoli come sempre in medicina e specie nel campo delle ulcere che per definizione sono croniche.

I risultati ottenibili non sono sempre riproducibili in tutti i pazienti e questo dipende soprattutto dall’ imprevedibilità della percentuale di attecchimento di ogni singolo impianto di tessuto adiposo. In linea generale l’attecchimento varia dal 30-50% per ogni seduta che può essere ripetuta a distanza.

La prevenzione a San Donà: Valutazione dell’osteoporosi

Considerato quanto è importante prevenzione dell’osteoporosi specie  nelle persone anziane  e nelle donne operate al seno  con piacere pubblichiamo l’ultimo articolo scritto dal Dr Francescon , geriatra ma specialista di osteoporosi

 

Valutazione clinica  dell’osteoporosi  e densitometria oseea ad ultrasuoni (QUS)

 Dott.Alessandro Francescon , Specialista in Geriatria e Gerontologia

 Ambulatorio Osteoporosi   -Clinica Rizzola   San Donà di Piave-

L’Osteoporosi è una malattia multifattoriale che comporta l’insorgenza progressiva di marcata fragilità

ossea con comparsa di fratture anche spontanee, spesso con recidive che sono causa nel tempo di disabilità

e riduzione della qualità della vita. Tale patologia è riconosciuta come Malattia Sociale dall’Organizzazione

Mondiale della Sanità, sia perché in costante aumento, correlato all’invecchiamento demografico della

popolazione, sia per la rilevanza del suo impatto sociale, sia per i costi che la disabilità determina. Solo in

anni recenti sono state proposte terapie efficaci che hanno dimostrato, in diversi studi, la riduzione

nel tempo dell’incidenza delle fratture e conseguentemente della spesa sanitaria.

 

Una attenta indagine clinica verso tale patologia è indispensabile per un corretto inquadramento

diagnostico, sia al fine di poter effettuare  una diagnosi differenziale verso altre malattie, che per poter

introdurre  adeguate  norme di prevenzione e di terapia.

 

Importante  strumento nella valutazione clinica è sicuramente la densitometria ad ultrasuoni (QUS),

che risulta, oggi, ampiamente diffusa tanto  da essere una delle  metodiche  piu’ usate , studiata  e validata

dalla Comunità  Scientifica Internazionale, consente di  valutare la struttura ossea  calcaneare, ricca di

tessuto osseo trabecolare, che viene preso come riferimento proprio  per la sua  somiglianza con il tessuto

delle vertebre,  il  calcagno e le vertebre sono, infatti, tra le prime sedi ad essere colpite da un processo

osteoporotico.

E’ stato ampiamente dimostrato, sia nelle donne, che negli uomini, che i parametri  ultrasonografici

costituiscono un importante indicatore di rischio di fratture osteoporotiche, in maniera non inferiore ai dati

rilevabili mediante la metodica nota come DEXA lombare o femorale. L’analisi  combinata dei parametri

ultrasonografici e dei dati clinici consente allo Specialista una  migliore previsione del rischio di frattura

( Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro). La MSOSD

(Mediterranean Society for Osteoporosis  and other  Skeletal  Diseases), in una sua recente recensione

relativa ad una campagna informativo educazionale sul tema dell’Osteoporosi, descrive la tecnica ad

ultrasuoni a livello calcaneare, ad oggi, come un mezzo avanzato e lo cita come un test estremamente

rapido, non invasivo, indolore  e sottolinea  l’utilizzo degli ultrasuoni anzichè delle radiazioni .

 

Ad un approccio allo studio della densità ossea , risulta che altre sedi di esame  sono, più

frequentemente, le seguenti: radio prossimale e distale, falangi, vertebre lombari, femore prossimale, il

total body. Tuttavia, alcune di queste sedi  sono, peraltro, attualmente poco utilizzate, mentre altre, come

le vertebre lombari, sono ritenute da più Autori poco adeguate allo studio dopo i 65 anni per l’interferenza

di fattori artrosici, calcificazioni extrascheletriche  o per la presenza di  fratture vertebrali. Differenti

risultano, infine, le indagini  strumentali che si possono eseguire, tuttavia è da rilevare che la nota AIFA 79

prevede , attualmente, la  prescrivibilità da parte del S.S.N in classe A (pagamento del solo ticket, ove

applicabile) di alcuni farmaci contro l’osteoporosi se valutata da indagini strumentali  eseguite con  le

seguenti  metodiche: DEXA femorale, QUS al  calcagno  e QUS alle falangi, oltre ad altre specifiche

condizioni di rischio.

In conclusione, si può osservare che l’evoluzione tecnologica permette attualmente di valutare la

densità ossea con strumenti sempre meno invasivi, ma efficaci. La tecnica che utilizza gli ultrasuoni

rappresenta una metodica equilibrata tra l’assenza di invasività e la precisione diagnostica. Pertanto, poiché

l’obiettivo clinico primario della diagnosi di osteoporosi si fonda sulla necessità di prevenire le fratture, le

persone a rischio di osteoporosi ( donne in menopausa, anziani spesso affetti da polipatologia), possono

sottoporsi  con fiducia a questo esame  strumentale sia a  fini preventivi che terapeutici.

Anna Bicego: Una infermiera …più di una infermiera …una storia…una vita dedicata agli ammalati

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oggi pariamo di un argomento diverso. Non parliamo di un solito problema, di un qualcosa di cui ci lamentiamo, di qualcosa che si deve fare. Ma parliamo di qualcosa che riguarda la sanità in ogni caso.

Non di cattiva sanità come spesso siamo costretti a fare

Parliamo di una eccellenza , parliamo di una persona che ha dedicato la sua vita agli ammalati . Ma non solo in quanto ha organizato diverse strutture sanitari e le ha fatte funzionare al meglio

Parliamo della signora Anna Biccego , infermiera professionale e caposala da una vita

Da una vita significa che da anni difficilmente databili è stata la caposala di chirurgia di alcune strutture

Ne parliamo perchè ieri è andata in pensione. Ma non è andata in pensione come tutti a 55 anni o a 60 anni o a 65 anni. Tutti si lamentano che devono andare a 65 anni in pensione.

NO! La Anna Bicego è andata in pensione a 72 anni.!

Ed è andata in pensione solo perché è piena di nipoti e nipotini ed era giusto e normale che se li godesse e potesse fare una vita in famiglia.

E ne parlo anche perché  ieri è andata in pensione la struttura dove da 25 anni lavora ha voluto fare una festa . Una festa non perchè va in pensione ma solo una festa per ringraziala per la opera che ha fatto e per tutto quello che ha dato a tutti noi , medici e infermieri ma anche a tutta la struttura

Da 25 anni dirige la Chirurgia della Casa di Cura Rizzola e da alcuni anni era anche coordinatrice infermieristica

Metto qui sotto le foto della SUA festa in modo da fare vedere come è stat accolta e come è stata festeggiata

Foto ce ne sarebbero tante ma ho scelto le migliori da un punto di vista grafico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Queste sono una piccola parte delle foto fatte. Ma dimostrano l’affetto di tutti per questa donna che  stata una infermiera ma anche una organizzatrice che ha lasciato una impronta dove ha lavorato.

Erano presenti per renderele omaggio medici e infermieri che la hanno vista al lavoro o con i quale ha collaborato negli anni. Lei ha iniziato come infermiera all’Ospedale e poi come Caposala nella Sala Operatoria sempre nell’Ospedale di San Donà. Per un breve periodo andò alla Casa di Cura Di Monastier e poi venne in Casa di Cura Rizzola

E fu proprio lei che nel 1993 si mosse per farmi venire via dall’Ospedale e per portarmi in Casa di Cura Rizzola.

Di carattere forte anche perchè abituata a tirare su una famiglia con figlie quasi tutte infermiere, sostanzialmente dirigeva il Reparto e faceva lei il Primario in quanto conoscendo tutti i trucchi del mestiere era sempre pronta ad ogni evenienza e a superare ogni difficoltà

Se si pensa che si è  ritirata a 72 anni si può pensare quanto fosse attaccata al lavoro.

Oramai era una istituzione. Sempre presente anche al sabato e alla domenica

Noi sapevamo già come sarebbe andata la giornata. Quando stava entrando nel Reparto dal suono della sua tosse o raschiamento di gola noi sapevamo se vi erano problemi o la giornata si presentava bene

Io credo che tutti noi ma anche tutti quelli che sono passati nei Reparti da lei diretti possono solo dire

GRAZIE ANNA !!

 

 

 

 

Ospedale unico: Un problema senza fine mentre tutti litigano

 

 

 

 

 

 

 

Ospedale unico ? No grazie ! sembrano dire oramai molti. Si moltiplicano le riunioni di addetti ai lavori, di sindaci, di medici, di associazioni  che dicono la loro opiniobe. Vi sono ora comitati che cercano di fare marcia indietro alla decisione della Giunta Regionale.

Noi de ” Il Ponte ” avevamo fatto un convegno in ottobre l’anno scorso con rappresentanti dei vertici della Sanità Regionale e della ASL e ci venne spiegato che l’Ospedale Unico era la sola possibilità attuale per portare una eccellenza nella nostra Sanità locale.

Si era spiegato che i costi per mettere al passo i vecchi Ospedali era troppo alto, che la sanità moderna andava verso questa direzione, che i soldi erano stati trovati…..

Si dise anche che entro 5 anni l’Ospedale Unico sarebbe stato pronto  . IO ero scettico tanto che finii gli intervento del convegno dando appuntamento a tutti fra 5 anni e vedere chi aveva ragione : loro o io che pensavo che tutto poteva avvenire fra 10 anni.

Dissi fra 10 anni pensando a tanti problemi ma poiché nessuno in quel convegno criticò, a parte uno del pubblico, le schede ospedaliere che andavano incontro all’Ospedale Unico e facevano un percorso in attesa di tale Ospedale, diedi per buono che l’Ospedale UNICO  SI SAREBBE FATTO.

Era presente anche il Sindaco di San Donà che diede l’OK alle schede regionali. Lo stesso Sindaco che il percorso fosse fatto entro determinai termini e che non si lasciasse sguarnita la popolazione nei servizi fino ai prossimi 5 anni.

Lo stesso Vicesindaco di San Donà che è un medico era d’accordo nel progetto

Jesolo aveva accettato la sua conversione in un Ospedale unico con indirizzo riabilitativo e di lungodegenza che poteva far pensare a pacchetti per i turisti e ad incentivare il turismo.

Ma poi sono cominciate i litigi per la sede. Tutti volevano un Ospedale sotto casa , più vicino alla propria casa e ora tutti volevano l’Ospedale Unico a casa loro. Bene Ospedale Unico ma a San Donà o a Portogruaro. Sono cominciate le polemiche. Si disse : bene lasciamo che siano i tecnici della regione a decidere la sede. Ma alla fine anche questa soluzione non andava bene.

Il consigliere Trevisiol di Musile ha dichiarato , almeno letto sui giornali, che l’Ospedale Unico doveva essere fatto a Caposile  e che doveva essere lasciato l’Ospedale di Portogruaro.

Sono intervenuti il Dr Merli ex Sindaco e Ex Presidente della Conferenza dei Sindaci per la Sanità

E poi sembra che ora tutti facciano un passo indietro.

Oggi si legge un documento del Pd ufficiale  che prende posizione e vuole mettere in discussione tutto e sostanzialmente tronare a prima delle schede.

Poichè è un documento ufficiale  lo riporto integralmente senza commenti e lascio a tutti i commenti

 

l Direttivo di Circolo del PD di San Donà ha approvato ieri sera all’unanimità un documento in cui sintetizza la propria posizione sulla situazione e sulle prospettive della sanità nel Veneto Orientale.
Preciso ed insisto: il PD parla di sistema sociosanitario; il tema è il diritto alla salute, il servizio ai cittadini.
È visibile dal testo che il PD sandonatese ha idee e proposte su ogni aspetto della programmazione sociosanitaria e quindi siamo pronti e disponibili al confronto su ogni proposta; purché sia una proposta e non una iniziativa di propaganda: rifiutiamo in partenza l’idea caricaturale che parlare di sanità nel Veneto Orientale si riduca a parlare di un fantomatico “ospedale unico” senza nemmeno spiegare cosa sia.
Un baratto tra la sanità oggi e la gallina domani è inaccettabile. All’incontro con la Conferenza dei sindaci venerdì scorso, la Regione ha incredibilmente proposto uno “scambio” tra il sì incondizionato all’ “ospedale unico” – di cui si rifiuta comunque di precisare ogni dettaglio! – e la sospensione dell’applicazione delle schede sanitarie. Dove stia il collegamento tra le due cose risulta incomprensibile, a meno che le schede sanitarie non siano già state pensate come pistola puntata per portare a casa la grande opera.
Noi chiediamo la immediata sospensione delle schede sanitarie perché configurano un disastroso degrado del servizio sanitario nel territorio e in particolare lo smantellamento del presidio ospedaliero di San Donà; chiediamo impegni precisi (modi, tempi, fondi) sulla rete di servizi territoriali; chiediamo che sia allineata agi standard la spesa per l’AULSS n. 10, che risulta invece inspiegabilmente sotto finanziata rispetto a molte altre realtà regionali. Pensiamo che sia necessaria una mobilitazione delle istituzioni e della cittadinanza tutta e faremo la nostra parte perché ogni decisione sia frutto di un aperto confronto con il territorio e non calata dall’alto.

ed ecco il DOCUMENTO DEL PD

 

LA POLITICA SANITARIA NEL VENETO ORIENTALE E LA PROGRAMMAZIONE OSPEDALIERA

Il programma di mandato del Sindaco Cereser

Il Programma di mandato del Sindaco Cereser, nel capitolo denominato “per la salute”, evidenzia, tra gli altri, alcuni punti fondamentali come:

- “svolgere un ruolo attivo e autorevole all’interno della Conferenza dei Sindaci della Sanità, difendendo il diritto ad una buona sanità per tutti i cittadini”;

- “valorizzare e migliorare i servizi territoriali (sanitari e socio-sanitari), favorendo l’aggregazione dei medici di base”;

- ”riorganizzare la rete delle Case di Riposo e potenziare i servizi diurni dei Centri Servizi”;

- “puntare ad un unico Ospedale di territorio con tre poli operativi (San Donà, Portogruaro, Jesolo) migliorando la qualità dei servizi e tutelando le eccellenze già presenti”;

- “migliorare l’efficienza dei servizi sanitari inserendo nella loro rete i servizi di trasporto pubblico, le associazioni di volontariato, il Tribunale dei Diritti del Malato, la rete delle comunicazioni”.

Le motivazioni che muovono questi obiettivi, che hanno ottenuto l’approvazione dei cittadini nell’ultima tornata elettorale, trovano il loro fondamento nei valori che il PD intende mettere al centro della propria agenda politica per il nostro comune, primo fra tutti il diritto alla salute, così come sancito dall’art. 32 della Carta Costituzionale.

Per noi risultano fondamentali:

1 – la centralità della persona e il suo diritto alla salute ed alla qualità di vita, in particolare se fragile e malata;

2 – l’attenzione all’efficienza dei servizi dove gli aspetti economici, intesi come una delle risorse di sistema, non sono la finalità ma uno strumento, da usare bene, per raggiungere gli obiettivi di salute che la comunità si prefigge;

3 – una visione globale dei servizi sanitari, sociosanitari e sociali, che insieme formano una rete integrata in grado di garantire il diritto alla salute sin dal domicilio, con i servizi semiresidenziali e residenziali, con le strutture intermedie ed infine, quando necessario, con le strutture ospedaliere le quali assumono solo una delle possibili risposte ai bisogni di salute.

Per quanto finora detto, quando si parla di politica socio sanitaria, non ha alcun senso concentrare l’attenzione solo sul tema ospedaliero, ma dobbiamo partire dai bisogni delle persone per la costruzione di un disegno complessivo, che comprende il servizio ospedaliero, in grado di rispondere alle legittime aspettative di una società post industriale che si definisce ai massimi livelli nazionali ed europei in tema di diritto alla salute.

Partire dalla rete dei servizi sul territorio.

Indipendentemente dalla soluzione che si vuole dare al tema della riorganizzazione ospedaliera (ospedali in rete od ospedale unico, servizio pubblico e servizio privato, in concorrenza o complementari, ecc.), resta del tutto da risolvere il problema dei servizi territoriali, sia sul versante della progettazione che, ancor più importante, della loro realizzazione. Si tratta, come noto, di dotare i distretti socio sanitari degli strumenti e delle    risorse utili per la costruzione di una rete di servizi, che ha il proprio fulcro sui medici di medicina generale e sui pediatri di libera scelta, organizzati e integrati con i servizi necessari – hospice, ospedali di comunità, RSA, unità riabilitative territoriali, centri diurni, ADI, ecc. – per garantire un sistema di cure vicino alle persone ed alle loro famiglie, per evitare ricoveri impropri negli ospedali, per garantire l’assistenza e la cura post- ospedaliera.

Il potenziamento dei servizi territoriali potrà così avere, inoltre, un importante ruolo nella prevenzione, obiettivo raggiungibile solo attraverso una diffusa e diversa cultura della salute.

Una rete dei servizi così intesa permetterebbe agli ospedali di concentrarsi, in linea con la propria mission, solo sui problemi acuti, mentre il percorso per le persone in condizione di fragilità – ad esempio in dimissioni protette – o di cronicità, potrebbero trovare soluzione negli altri servizi integrati della rete territoriale.

Per realizzare tutto questo è necessaria una politica di sviluppo con adeguati finanziamenti per l’apertura, da subito, dei nuovi servizi territoriali mancanti o insufficienti.

Contrariamente a quanto fin qui auspicato, da oltre un anno a questa parte assistiamo ad una riorganizzazione che va esattamente nella direzione opposta, a partire dalla riduzione dei servizi territoriali e dall’incomprensibile riduzione da due distretti socio sanitari ad uno solo, coincidente con tutta l’ULSS 10.

L’ospedale unico è veramente la scelta migliore e più conveniente ?

Da alcuni anni, ma recentemente in modo più frequente, all’interno dell’ULSS 10 si sta sostenendo l’opportunità di passare da un modello di strutture ospedaliere policentrico all’idea dell’ospedale unico.

Questa affermazione, sostenuta dalla direzione generale dell’ULSS 10, non è mai stata accompagnata da un preliminare di massima, non è stato detto con certezza quanto costerà (si è sentito dire 100, 150, 170 milioni di €… chi offre di più?), non è stato detto in che modo i cittadini, attraverso le tasse, dovranno pagarlo, non è stata presentata alcuna seria analisi circa i costi di gestione, né una seria analisi circa i costi sociali di una simile iniziativa.

Ad incrementare la confusione e la demagogia contribuisce il fatto che quando viene sbandierata l’ipotesi dell’ospedale unico sembra ne debba esistere, per l’appunto, uno solo. Ma non è così. L’ospedale unico, infatti, non sostituirebbe tutti e 4 gli ospedali esistenti, ma solo due, perché l’ospedale ad indirizzo monospecialistico riabilitativo di Jesolo continuerebbe ad esistere, così come la Casa di Cura privata Rizzola. La riduzione sarebbe dagli attuali 4 a 3, da realizzarsi, come sopra ricordato, non si sa quando, dove, con che soldi… e soprattutto perché.

Ed a proposito di soldi, sul piano della convenienza economica, sono viceversa molte le esperienze Venete che mantenendo due presidi ospedalieri di rete territorialmente vicini, dimostrano l’esatto contrario di quanto affermato dai sostenitori dell’ospedale unico: è il caso di Dolo e Mirano, di Conegliano e Vittorio Veneto, di Castelfranco e Montebelluna, di Cittadella e Camposampiero. In tutti questi casi, come in innumerevoli altri nel Veneto ed in Italia, con due presidi ospedalieri, con adeguate specialità e con posti letto in linea con i parametri regionali, queste ULSS hanno ottimi servizi e conti in ordine. Posta in questi termini, eventuali risultati negativi sembrano più un problema gestionale che di modello.

Ma quando si parla di costi, dobbiamo pensare che non si tratta solo di quelli economici, ma anche di quelli sociali. Con una conformazione geografica come quella dell’ULSS 10, un solo ospedale, ancorché centrale, obbligherebbe la stragrande maggioranza dei cittadini a sobbarcarsi distanze e tempi di percorrenza inaccettabili e non convenienti, considerato anche il sistema viario e di trasporti pubblici esistente. Un ulteriore buon motivo per andare a trovare le risposte in altre ULSS incrementando ulteriormente le “fughe” verso l’esterno. L’impressione è dunque che l’ospedale unico possa essere un modo per tenere occupata la classe politica e l’opinione pubblica, utile per spostare l’attenzione dall’operazione in corso, sottotraccia, di smantellamento dei servizi esistenti. Così facendo, alla naturale denuncia dei disservizi verrà risposto, in modo demagogico, che è un problema di risorse e che l’unica soluzione è l’ospedale unico.

Qualche considerazione va fatta anche sui ruoli e le funzioni fin qui esercitate: per quanto attiene la questione politica della programmazione sanitaria, riteniamo che la questione debba essere trattata in sede politica, ovvero con il Presidente della Regione Veneto, con l’Assessore alle politiche sanitarie, con la conferenza dei Sindaci.

L’apparato tecnico dell’ULSS 10, con particolare riferimento alla direzione generale, riteniamo debba concentrarsi sugli aspetti che le sono propri, ovvero sulla gestione, sull’aumento della qualità dei servizi, sulla diminuzione delle c.d. “fughe”. In questo campo riteniamo che l’equilibrio di bilancio a cui la direzione generale naturalmente tende, debba essere ottenuto non abbattendo la spesa tagliando i servizi, come si sta facendo in questo periodo, ma aumentando le entrate migliorando ed integrando i servizi stessi, sviluppando una maggiore attrazione e una maggiore fiducia da parte dei cittadini nei confronti dell’ULSS 10.

Le schede di dotazione ospedaliera decise dalla Regione non sono accettabili

Le schede regionali riferite all’ULSS 10 parlano chiaro: S.Donà: – 18 posti letto Portogruaro: -18 posti letto Jesolo: -11 posti letto

Casa di Cura Rizzola: + 11 posti letto! In tutto il settore pubblico si taglia, nel privato si potenzia. A nostro avviso, non solo non si deve tagliare, ma si deve integrare la dotazione di

posti letto esistente con quello prevista dai parametri regionali (3,5 posti letto per mille abitanti, di cui lo 0,5 per mille per la riabilitazione, oltre ad 1,2 posti letto per mille abitanti con età>42 anni in strutture di ricovero intermedio).

Per quanto attiene alle scelte organizzative, una lettura ancorché macroscopica delle schede di dotazione ospedaliera 2012-2016 mostra un’idea che la Regione Veneto ha della salute dei cittadini del Veneto Orientale alla quale noi ci opponiamo in modo chiaro e determinato.

La scelta di accorpare tutte le funzioni mediche a S. Donà e tutte le funzioni chirurgiche a Portogruaro, produrrà, se realizzato, un vero e proprio disastro, con pazienti che trovano solo risposte parziali, spesso in trasferimento dall’uno all’altra sede o, addirittura, all’esterno dell’ULSS 10. Questa soluzione è del tutto inaccettabile e drammatica in particolare per i cittadini di San Donà e dei comuni limitrofi in quanto ne verrebbero fortemente svantaggiati.

Dal nostro punto di vista, il sistema sanitario del Veneto Orientale deve vedere un presidio ospedaliero unico di rete con due sedi, S. Donà e Portogruaro, dove in entrambi i casi dovranno essere presenti i servizi di base (tra cui, ovviamente, la chirurgia). Le specialità, viceversa, dovranno trovare una razionalizzazione, evitando doppioni. Jesolo dovrà continuare a sviluppare l’importante indirizzo riabilitativo (Sull’esempio di Motta di Livenza) affiancato da un efficiente Pronto Soccorso. A questo proposito, non si condivide lo spostamento del Primariato di Pronto Soccorso a Jesolo in quanto non sostenuto dalla realtà dei dati: nel 2012 l’attività di Pronto Soccorso di S. Donà è stata quantitativamente il doppio rispetto a quella di Jesolo.

La Casa di Cura Rizzola

Le scelte contenute nelle schede ospedaliere proposte dalla Regione e la proposta di  riorganizzazione appena accennata, vanno chiaramente a scapito del sempre più depauperato ospedale di S. Donà (a cui, ricordiamo, la Regione vuole togliere la chirurgia). Nella Casa di Cura, viceversa, la compresenza dell’area medica e di quella chirurgica, magari supportata dal richiamo di qualche nome di rilievo, aggraveranno ancora di più lo  squilibrio esistente. La proposta della Conferenza dei Sindaci di individuare per la Casa di Cura Rizzola  una funzione accessoria e complementare al sistema dei servizi socio-sanitari dell’ULSS e di convertirla a struttura intermedia, collocando in quella sede la filiera dell’anziano, lungodegenze, dismissioni post-ospedaliere, è quella che facciamo nostra.

Non solo NO

Al fine di evitare possibili equivoci, la posizione espressa dal PD di San Donà si sostanzia su questioni di metodo e di merito. Ciò non coincide con un rifiuto aprioristico al confronto.

Per quanto attiene al metodo, invitiamo la Regione del Veneto ad avanzare le proprie proposte non attraverso comunicati stampa o slogan generici (ad es. quello dell’ospedale unico), ma in modo più dettagliato, analitico, approfondito, corredato da studi e dettagli di tipo gestionale, sociale, ambientale, in modo tale da consentire ai cittadini, che abitano in questo territorio, di conoscere e partecipare allo sviluppo della problematica.

Sul piano del merito già molto è stato detto e la posizione è ben delineata nel programma di mandato del Sindaco Cereser. Tuttavia, qualora la Regione intendesse andare comunque avanti nei propri intenti, evidenziamo fin d’ora che i problemi riguardanti la consistenza della rete dei servizi territoriali, il reperimento del finanziamento pubblico dell’opera (per evitare gli errori dell’ospedale dell’Angelo che i cittadini stanno pagando con le loro tasse) e la scelta di un’area – compatibile sul piano ambientale, baricentrica rispetto alla densità della popolazione e completa sul piano delle infrastrutture – sono presupposti imprescindibili ad ogni tipo di sviluppo.

Per quanto riguarda infine gli obiettivi a breve termine, si ribadisce che il PD chiede l’immediata sospensione dell’applicazione delle schede ospedaliere ed esprime la propria ferma opposizione alla ristrutturazione ospedaliera del presidio di San Donà come previsto dalle schede stesse reclamandone, in ogni caso, il potenziamento dei servizi sino agli standard previsti, per garantire, qui, ora e sino alla realizzazione concreta di eventuali alternative, la salute dei cittadini di San Donà e dei comuni limitrofi.

Partito Democratico – Circolo di San Donà 12 febbraio 2014

Unico commento è come saltano fuori gli 11 letti in più alla Casa di Cura quando rimangono secondo le schede 103. Unico dato ma non si deve fare confusione sono gli eventuali di posti per gente che viene in casa di Cura da Fuori Regione. Nessun costo per la Regione ma solo Gente che viene portando soldi e viene attratta da una struttura che funziona

 

Noi ci chiediamo allora perchè il Sindaco era d’accordo . Perchè la Conferenza dei Sindaci alla unanimità era d’accordo  e perché il Sindaco Cereser che era  ed è Presidente della Conferenza dei sindaci non ha posto la questione prima.

Il clima si fa rovente

Noi stiamo preparando un Talk show sull’argomento ma certamente se si torna a polemizzare e a volre un Ospedale sotto casa e tutti eguali si rimane fermi e perdiamo un treno.

Si può modificare il piano e fare Ospedali differenziati che non facciano tutti le stesse cose. ma….

 

 

 

 

 

 

 

Una eccellenza a San Donà. Il Dr Loperfido gastroenterologo in Casa di Cura Rizzola

Dott. Silvano Loperfido

Il Dott. Silvano Loperfido dal 2013 lavora presso il laboratorio di Endoscopia digestiva della Casa di Cura Rizzola di San Donà di Piave in libera professione.

Attività

Il Dott. Loperfido svolge presso l’ambulatorio di Endoscopia digestiva:
- Attività endoscopica (diagnostica e operativa, elettiva e in urgenza)
- Attività di fisiopatologia digestiva:
(esofagea e gastrica), manometria (esofagea e ano-rettale), pH-metria, Urea Breath test, tests di assorbimento intestinale, tests di funzione pancreatica esocrina, e studio dei tempi di transito intestinale.
- Attività clinica gastroenterologica:
in corso di degenza, in regime di Day Hospital, e ambulatorialmente.

Curriculum

Di seguito potete scaricare il curriculum sintetico del Dott. Silvano Loperfido:
Curriculum italiano

LAUREA in Medicina e Chirurgia presso Università Cattolica Roma SPECIALIZZAZIONI - in Gastroenterologia presso l`Università degli Studi di Roma – in Scienza dell’ Alimentazione presso l’Università di Modena

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SERVIZI PRESTATI

- Tre anni di lavoro presso Ospedali Pubblici in Svizzera (Ticino e Canton Berna) – Servizio militare in qualità di Ufficiale Medico presso Ospedale Militare di Bolzano – Tirocinio pratico in Gastroenterologia presso la Divisione di Gastroenterologia dell’Ospedale di Ancona – Assistente in Medicina Generale presso l’Ospedale di Treviso dal 1978 al 1987. – Assistente dal 1987 al 1993, e poi Aiuto dal 1993 presso l’U.O.C. di Gastroenterologia dell’Ospedale di

Treviso, ove ha operato sino al 7 nov. 2010 con qualifica di dirigente medico di I° livello e con rapporto di

esclusività, e responsabile dell’Unità di Fisiopatologia Digestiva. – Da 8 novembre 2010 al 7 nov. 2012 attività presso l’U.O.C. di Gastroenterologia dell’Ospedale di Treviso

in qualità di specialista convenzionato. – Da gennaio 2013 attività di libero professionista presso Casa di Cura Giovanni XXIII di Monastier di

Treviso e presso Casa di Cura Rizzola di S.Donà di Piave (VE)

Attività istituzionali svolte presso l’Unità Complessa di Gastroenterologia dell’Ospedale di Treviso 1. Attività endoscopica (diagnostica e operativa, elettiva e in urgenza) 2. Attività di fisiopatologia digestiva: (esofagea e gastrica), manometria (esofagea e ano-

rettale), pH-metria, Urea Breath test, tests di assorbimento intestinale, tests di funzione

pancreatica esocrina, e studio dei tempi di transito intestinale. 3. Attività clinica gastroenterologica: in corso di degenza, in regime di Day Hospital, e

ambulatorialmente.

Tecniche endoscopiche diagnostiche e operative eseguite personalmente: – EGDS (esofagogastroduodenoscopie) – Colonscopie - Enteroscopia

- Ecoendoscopia sia del tratto digestivo superiore che del retto – ERCP (colangiopancreatografia endoscopica retrograda) diagnostica e operativa – Procedure operative: Estrazione di corpi estranei; Dilatazioni esofagee, intestinali e biliari,

Dilatazione dell’acalasia; Endoprotesi esofagee, transpiloriche e intestinali, sia in plastica che metalliche; Posizionamento di sonde per i più vari usi, e PEG (gastrostomia endoscopica); Tecniche emostatiche per emorragie varicose e non varicose, per il tratto digestivo superiore e per il tratto digestivo inferiore; Papillotomia ovvero sfinterotomia, sia coledocica che pancreatica; Estrazioni di calcoli dalle vie biliari, Drenaggio delle vie biliari e del dotto pancreatico; Drenaggio delle cisti pancreatiche e trattamento delle fistole pancreatiche; Papillectomia ovvero ampullectomia; Polipectomia del colon, dello stomaco e del duodeno; Escissione di carcinomi iniziali e polipi sessili voluminosi mediante mucosectomia

PARTECIPAZIONE A SOCIETÀ SCIENTIFICHE

- ASGE (American Society of Gastrointestinal Endoscopy) e ESGE (European Society of Gastrointestinal Endoscopy) – SIGE (Soc. Ital. Gastroenterologia), SIED (Soc. Ital. Endoscopia Dig.), e AIGO (Assoc. Ital. Gastroenterologi Ospedalieri)

INSEGNAMENTO – Correlatore a: – Quattro Tesi di Laurea in Medicina presso l’Universita’ di Padova; – Quattro Tesi di Specializzazione in Gastroenterologia presso Universita’ di Padova e Università di Ferrara; – Una Tesi di Specializzazione in Medicina Interna presso l’Universita’ di Padova.ATTIVITÀ SCIENTIFICA Organizzazione di Convegni Scientifici - In occasione di tali Convegni sono stati relatori presso l’Ospedale di Treviso personalità prestigiose, tra le quali il Prof. Terblanche di Cape Town, il Prof. M. Langman di Birmingham, il Prof. R. Bresalier di Detroit, il Prof. Peter Malfertheiner di Ulm e Magdeburgo, Il prof. Norman Marcon di Toronto, il Prof. Nib. Soehendra di Amburgo, e il Prof. K.D. Bardhan di Rotherham. Inghilterra. Promozione ed esecuzione di studi scientifici pubblicati tra l’altro in Gastrointestinal Endoscopy, e American J of Gastroenterology

Comunicazioni scientifiche – Autore di oltre 60 di comunicazioni scientifiche a convegni e congressi Pubblicazioni edite a stampa o online - Autore di oltre 40 Pubblicazioni edite a stampa, su riviste di lingua inglese, tra le quali British Medical Journal, Lancet, Gastrointestinal Endoscopy, American J of Gastroenterology, Digestive Disease and Sciences, Endoscopy, Italian J of Gastroenterology, GUT

Da 14 anni collaboratore di UpToDate, rivista U.S.A. online (www.uptodate.com): autore di 8 reviews aggiornate periodicamente

Attività di revisore di pubblicazioni scientifiche svolta per conto delle seguenti riviste: Giornale Italiano di Endoscopia Digestiva, Gastroenterologia Clinica, Italian Journal of Gastroenterology, Endoscopy, European Gastroenterology & Hepatology, Liver & Gastroenterology Disease

CARICHE SINDACALI, ORDINISTICHE E NEL CONSIGLIO DEI SANITARI

- Già Segretario Provinciale per Treviso del Sindacato Medico ANAAO (1980-84). – Già componente del Consiglio Ordine Medici Provincia di Treviso e Segretario dello stesso (1985-1991). – Componente del Consiglio dei Sanitari dell’ASL 9 della Regione Veneto (1995-2001).

ATTIVITÀ DI VOLONTARIATO

Per anni animatore della sezione di Treviso della A.I.C. (Associazione Italiana per la Celiachia

Attività scientifica

Autore di oltre 60 comunicazioni scientifiche a convegni e congressi.
Autore di oltre 40 Pubblicazioni edite a stampa, su riviste di lingua inglese, tra le quali:
British Medical Journal, Lancet, Gastrointestinal Endoscopy, American Jurnal of Gastroenterology, Digestive Disease and Sciences, Endoscopy, Italian Jurnal of Gastroenterology, GUT.
Da 14 anni collaboratore di UpToDate, rivista U.S.A. online (www.uptodate.com): autore di 8 reviews aggiornate periodicamente.

Una eccellenza a San Donà di Piave . Il Dott Ruggero Mele

                                                   

 

Dr. Ruggero Mele

Specialista in Ortopedia e

Traumatologia

Specialista in Chirurgia

della Mano e Microchirurgia

 

Una altra eccellenza a San Donà di Piave. Lo conoscono tutti ma pochi sapevano che da qualche mese ha deciso di venire a prestare la opera a San Donà di Piave, e precisamente nella Casa di Cura Rizzola.

Il suo è un nome prestigioso  che riempie una nicchia , una specialità, quella della mano, che spesso provocava delle fughe verso il Friuli ma che ora ha fatto invertire la rotta: le fughe vanno dal Friuli a San Donà di Piave

Non ce ne sarebbe bisogno ma giusto dare due note di curriculum

Curriculum

Il Dr. Mele ha diretto fino all’ottobre del 2012 il Centro di

Riferimento della Regione Friuli Venezia Giulia di Chirurgia

della Mano.

E’ Primario emerito e consulente scientifico per la Chirurgia

della Mano degli Ospedali Riuniti del Pordenonese.

Attualmente svolge attività libero professionale in regime

privatistico, per la diagnostica e per gli interventi di chirurgia

ambulatoriale, presso il  Centro Medico Specialistico a Pordenone ( www.centromedicospecialisticopordenone.it)

I paziente che visita in tale Poliambulatorio in Friuli ora vengono operati nella Casa di Cura Rizzola. Sono circa 10 ogni martedì e a questi si aggiungono anche i pazienti che visita a San Donà nell’ambulatorio della Casa di Cura

Credo che San Donà abbia fatto un passo avanti nell’offrire ai residenti del territorio ma anche a tutti quelli furori Regione una eccellenza.

 

Quali sono le patologie che tratta con più frequenza ?

Artrite Reumatoide/Artrosi

Artroscopia del polso

Compressione dei Nervi periferici

Correzione dell’alluce

Dita a martello

Epicondilite

Esiti di traumi a mano ed arto superiore

Malformazioni congenite

Morbo di De Quervain

Morbo di Notta (Dito a scatto)

Neuroma di Morton

Postumi di fratture

Rizoartrosi

Tendiniti

Tunnel Carpale

 

Una Casa di Cura ricca di professionalità ma al Top come Umanità

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa mattina ero come ogni mattina a vedere gli ammalati ricoverati. E come ogni Domenica ho incontrato la signora Rizzola. La “proprietà” vivente , come si può dire

Ho scambiato come sempre quattro parole in quanto è un piacere parlare con questa persona ; persona raffinata, dolce che ha sempre una parola buona con tutti.

La signora era in una stanza con una paziente rricoverata. Ho chiacchierato e poi sono andato via ma lungo il corridoio mi sono chiesto perché non rendere noto questo aspetto umano della casa di Cura dove lavoro. Sono tornato indietro e ho chiesto il permesso di fotografarla e pubblicare la foto in Internet. Lei era un pò restia  in quanto diceva : sono anziana , sono vecchia , non ho nulla di speciale. Ma ha accettato quando la paziente con cui parlava ha detto: facciamola assieme. E così è stato ed è nato questo articolo

Ma prima di scriverlo avevo postato s Facebook la foto sua e la foto del Nuovo Direttore Sanitario e Manager della Casa di Cura ed ho notato con piacere come la cosa sia piaciuta a tanti da infermieri, a ex pazienti e a persone che non ci conoscevano

E allora voglio farvi vedere un aspetto della Casa di Cura, un aspetto del mio reparto che è contiguo e spesso vive assieme al reparto dello stesso piano che è la lungodegenza. Per intenderci la Lungodegenza e la Riabilitazione è quel reparto nel quale abbiamo fatto la feste e le fotografie per la festa natalizia.

La signora Rizzola che è anziana ( non diciamo l’età) ma non sembra perchè porta gli anni benissimo ma posso dire che mira a raggiungere l’età di Don Armando, abita a Treviso, e viene ogni domenica , con qualsiasi tempo a visitare la ” Sua ” Casa di Cura. Passa nei due piani e va a visitare tutte le stanza parlando con i pazienti che non conosce . Ma si informa della loro salute, chiede come si trovano, come mangiano , come trovano la sgtruttura. Diciamo che vive la vita dei  “suoi” pazienti. Per tutti ha una parola buona e per quello che ho potuto vedere è una visita molto gradita da tutti i pazienti. Siano questi anziano ma anche giovani.

Non so se esiste una altra struttura che ha una ” proprietaria” che viene sempre di domenica a fare visita ai pazienti ma la sua gioia è vedere che i pazienti si trovano bene e sono contenti del soggiorno e delle cure nella nostra struttura.

Nella foto che ho messo su F.F. ho messo anche la foto del Nuovo Direttore Sanitario Dr Cestrone. Voi già lo conoscete in quanto ve lo ho già presentato  un mese fa quando ufficialmente ha preso servizio  nella nostra struttura

Beh qui pariamo di alta professionalità perche il Dr Cestrone ha diretto per 19 anni la ASL Padovana che è una delle maggiori ma anche più difficile di Italia

Non sto a darvi il suo curriculum prestigioso perchè lo trovate nell’altro e precedente articolo ma qui voglio dire che il Dr Cestrone lo conosco da 43 anni quando abbiamo iniziato assieme a Treviso. Ma devo dire che è rimasto con il tempo sempre una persona semplice e disponibile non solo con i medici e il personale ma con tutte le persone che si rivolgono a lui come Direttore della Struttura.

Una delle persone che ha letto è stato il Dr Boatto il quale lodando la persona ricordava che era stato suo compagno di corso in Igiene alla Università di Padova e proprio a lui ho risposto di venirlo a salutare e vedere come non è cambiato nella sua semplicità e nel fatto che come me ha sempre il sorriso anche quando è difficile averlo

Questo articolo lo ho scritto come risposta a certi articoli che hanno parlato di un episodio spiacevole avvenuto un mese fa e che poi svanito in una bolla alla luce della inchiesta interna che non ha appurato nulal di quanto alcun avevano riportato.

Mi riferisco al fatto che una persona ha accusato due infermieri del Reparto di Geriatria di aver molestata una  anziana paziente. Tale fatto non poteva essere credibile e vero in quanto il ostro personale è al Top come gentilezza ma specie come umanità e mai nemmeno per scherzo avrebbero fatto cose nemmeno lontanamente simile a quanto riportato dai giornali. In affetti tutto è finito per noi e fra poco siamo fiduciosi che anche la Procura della Repubblica ( atto dovuto) farà chiarezza