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"Movimento di opinione per la Città un ponte tra la gente, la voce del cittadino tra i cittadini"



Il movimento di opinione "il ponte" si prefigge di raccogliere le opinioni del cittadino, filtrandole ed elaborandole per capire cos'è importante e più utile per la gente.

Dando spazio a tutte le proposte mantenendo sempre la persona e le persone al primo posto.

Si intendono sviluppare i collegamenti con le associazioni di volontariato, con le istituzioni, con le associazioni di categoria, e dei media per elaborare nel miglior modo ciò che viene esposto dal cittadino. Non limitandoci alla critica in quanto tale, ma impegnandoci a costituire e a a tradurre in realtà le idee.

Al movimento di opinione "il ponte" puo' associarsi chiunque desideri lavorare per migliorare la nostra città: renderla più vivibile e sana; ogni persona indipendentemente dalla colorazione politica e dall'iscrizione a un partito, purchè il suo pensiero sia guidato da sani principi.
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Tag Archive for Casagrande

Museo della Bonifica. Si può Spostare ?

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IL MUSEO DELLA BONIFICA NON SI SPOSTA!
Abbiamo provato a collocare, una accanto all’altra, due immagini tratte da Google earth: la prima relativa al fabbricato attuale del museo e l’altra collocata all’interno della precedente con l’ingombro della nuova sede proposta (Monumento ai Caduti in Guerra). Entrambe le foto sono scattate dalla stessa altezza, per cui non ci sono dubbi sulla proporzione. E’ di tutta evidenza che il museo attuale non può star dentro alla nuova sede proposta. E allora: cosa si vuol fare del fabbricato attuale ? Cosa si farà del materiale che c’è dentro? Avremo due sedi ? Un nuovo museo di che cosa ? E’ in grado il bilancio comunale di sopportare le spese di una doppia gestione? A tutte queste domande, precise, rivolte all’amministrazione in consiglio comunale sono state date solo risposte generiche ed elusive. I cittadini, tranne forse alcuni (e riteniamo siano davvero pochi in verità per i contatti che abbiamo avuto), non desiderano assolutamente questo trasferimento costoso ed inutile. D’altro canto, l’amministrazione continua a trascurare l’attuale sede del museo nelle attività programmate, dimostrando una innaturale caparbietà. Nessuna delle conferenze in programma, di un ciclo di sei conferenze su tematiche riguardanti il periodo della Prima guerra mondiale, si terrà in museo. Ed è da ricordare (ne abbiamo parlato in un nostro post del 27 marzo scorso) che il Museo della Bonifica con altri tre importanti musei della regione, ha istituito la “Rete dei Musei della Grande guerra”, che dovrebbe operare soprattutto in questo periodo all’interno del Centenario anzi, dovrebbe estendersi anche ad altre realtà della regione per creare sistema. Ebbene, non solo la rete non sta operando, ma il Museo della Bonifica, da come abbiamo potuto riscontrare, non è stato mai coinvolto in ALCUNA ATTIVITA’ organizzata da questa amministrazione nell’ambito del Centenario della Grande guerra, come se sull’argomento non avesse mai fatto nulla, mentre invece proprio sulla Grande guerra ha fatto, e ha fatto TANTO, e non poteva essere diversamente a San Donà, città del Piave. Una sezione dedicata, pubblicazioni, ricerche storiche, conferenze, attività didattiche, ideando e allestendo spettacoli sulle rive del Fiume Sacro con migliaia di spettatori, addirittura organizzando un viaggio con un treno con un museo viaggiante installato in un vagone che ha toccato le stazioni più importanti portando alle città di fermata l’acqua del fiume Piave. Da San Donà il convoglio è andato in Slovenia e trainato da una vaporiera a carbone è arrivato sino a Caporetto (Kobarid che dispone di un eccezionale museo di guerra, d’altro canto la travolgente vittoria austrungarica lo richiedeva ma anche l’altrettanto accanita resistenza degli italiani sul Piave meritava che si valorizzasse il museo di San Donà). Fu una esperienza entusiasmante, davvero unica, per chi la visse (c’erano anche dei viaggiatori in quel treno composto da carrozze d’epoca). Certamente torneremo su questi argomenti perché è doveroso anche ricordare quello che si è fatto e perché riteniamo come cittadini (anche se vediamo purtroppo anche in altre realtà che i cittadini ormai non contano più nulla…ma noi non desisteremo) che quello che sta commettendo l’amministrazione sia un errore grave. Non promuovendo il museo proprio in un periodo in cui dovrebbe farlo, sfruttando lo strumento disponibile della rete nato apposta per iniziare ad operare nel periodo del Centenario, crea allo stesso museo un danno di immagine, che poi dovrà essere recuperato, e non sfruttando la favorevole opportunità, originerà anche un danno economico perché comunque la struttura è aperta e costa.
DIFENDIAMO IL MUSEO DELLA BONIFICA !!!

Comunicato del Comitato a Difesa del Museo della Bonifica

Riceviamo questo messaggio, questo articolo da Dino Casagrande con il quale abbiamo stretto una collaborazione a difesa del Museo della Bonifica e contro lo spostamento e lo smembramento dello stesso.
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casagrande

” E’ un invito tutti coloro che al momento hanno manifestato interesse e voglia di difendere il museo dove si trova.
Stiamo raccogliendo le firme per l’adesione al Comitato. Contiamo di diffonderci ovunque, indipendentemente dalla posizione politica perché riteniamo che salvare il museo sia un impegno di tutti.
Lunedì mattina 29 febbraio e il lunedì successivo il 7 marzo, noi andremo avanti con la comunicazione. Sono previste due giornate per la distribuzione dei volantini che abbiamo predisposto e che vi invio in copia.
La distribuzione è autorizzata in quanto è stata inoltrata la domanda al Comando della Polizia locale, come prescritto dal vigente regolamento di Polizia Urbana e da quello sulla pubblicità. Per l’autorizzazione vige il silenzio-assenso. Il comando vigili, comunque, mi ha già comunicato che nulla osta. Stamattina è stato effettuato il prescritto versamento del canone e pertanto possiamo procedere alla distribuzione del materiale nei due giorni indicati. Ho predisposto 400 volantini e 400 li ha predisposti Adriano Caminotto poi quando saranno esauriti anche nella stessa giornata di lunedì procederemo a stamparne degli altri. Prevediamo di distribuirne migliaia. Alle prime due distribuzioni ne seguiranno altre fino a comprendere tutta la città. Dobbiamo organizzarci adeguatamente per una distribuzione capillare.
Ci siamo incontrati come direttivo per consolidare una adeguata program-mazione distributiva cercando di toccare centro e frazioni cittadine, scuole, centri culturali, centri associativi, centri commerciali e quant’altro.

Chi potrà distribuire ?

Attenzione, la distribuzione via web non è un problema ma il volantinaggio si. Essendo io il responsabile del comitato al momento addetti alla distribuzione saranno solo tre, poi potranno aggiungersene altri. E’ da tenere presente, infatti, che per ogni persona e per ogni giorno di distribuzione c’è da pagare il relativo canone che non è alto (Euro 5,13) ma va pagato per essere in regola ed evitare sanzioni amministrative che poi vanno a gravare su di me.

PERO’ COME DETTO SOPRA LA COMUNICAZIONE DEL VOLANTINO SI PUO’ ANCHE INVIARE PER EMAIL SI PUO’ PARLARE, SI PUO’ PERTANTO DIFFONDERE ANCHE VERBALMENTE IL MESSAGGIO …QUESTO SI PUO’ FARE. IL SITO CHE PAOLO MADEYSKI CI HA MESSO GENTILMENTE A DISPOSIZIONE (www.ilponte.ws attenzione !!: non .it !) già pubblica le nostre comunicazioni. Diffondete, cortesemente il nostro messaggio anche attraverso la segnalazione del sito.

Al momento, pertanto, potranno distribuire volantini il sottoscritto, Adriano Caminotto e sto cercando un altro volontario. Ben accetto, pertanto se si fa avanti qualcuno. SEGNALATEMI UN NOMINATIVO…GRAZIE.

L’idea che il museo possa essere trasferito come abbiamo già segnalato in più occasioni anche attraverso la stampa (ma comunque organizzeremo al momento opportuno, ovvero quando il comitato sarà ben solido ed operante, anche un incontro pubblico), è un’idea insana perché tende ad eliminare dalla memoria una sede vocata a questo utilizzo, per la quale la città ha speso ingenti risorse, per sostituirla ad un’altra meno capiente, non solo privando la città di un luogo simbolo della nostra identità, ma un luogo accessibile, ben individuato, ben definito nell’immaginario collettivo e che è entrato nella vita della nostra comunità cittadina come punto di riferimento insostituibile.

Cambiare è lecito ma dev’essere per migliorare e non per peggiorare. Il nuovo museo sarà diverso, sarà più piccolo, sarà smembrato, sarà meno accessibile, non sarà più in un edificio che è un’opera d’arte architettonica, non sarà più quello che conosciamo e costerà altre fatiche e altre risorse una scelta che priverà la città di servizi più necessari, perché le risorse non sono infinite. Non è sempre detto che cambiare sia positivo, cambiare a volte è negativo.

Ho riflettuto ancora sull’ipotesi di “cambiamento” ho elaborato altre considerazioni che sono proprio contrarie al progetto dell’amministrazione civica. Possono esserci altre ragioni che al momento non conosciamo perché non ci sono state rese note…e non è corretto fare delle illazioni sparare delle ipotesi senza rendere noto tutto il progetto… Vendita dell’immobile, permuta ? A qualcuno fa gola quell’edificio? Non è dato a sapere… Ne discuteremo.

Al momento vi ringrazio. Il sito del Il Ponte ha già pubblicato il volantino e anche il libretto scritto ancora in agosto e pubblicato sul sito il Ponte. Il libretto, se non l’avete già visto, contiene le prime impressioni contrarie all’ipotesi di trasferimento che sono tuttora valide ma che potremo integrare anche con il vostro aiuto. Da diffondere, a tutti quelli che conoscete, anche quello. Grazie.

Grazie dell’attenzione e cordiali saluti.

Dino Casagrande

COMITATO SPONTANEO DI CITTADINI “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’” – STATUTO

Pubblichiamo lo Statuto del Comitato Spontaneo di cittadini ” Difendere il Museo della Bonifica per dfendere la nostra identità ”
Chi vuole aderire troverà poi la mail e il numero di telefono
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COMITATO SPONTANEO DI CITTADINI “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’” – STATUTO
TITOLO I – FINALITA’ E SCOPI DEL COMITATO
Art. 1 – Richiamo all’atto costitutivo; sede del Comitato
I contenuti dell’atto costitutivo fanno parte integrante e sostanziale del presente statuto. La sede provvisoria del comitato è fissata in San Donà di Piave Corso Silvio Trentin, 101.
Art. 2 Scopi del Comitato.
Il Comitato come denominato in oggetto, e nel presente statuto chiamato d’ora in poi semplicemente Comitato, assume a proprio scopo salvare (e valorizzare, potenziare, sviluppare) il museo della Bonifica della Città di San Donà di Piave lì dov’è, in un immobile di assoluto pregio architettonico (parliamo della cosiddetta “ala vecchia”) che dispone già di collezioni molteplici ed archivi, di una biblioteca specializzata nelle materie soprattutto di agricoltura e bonifica, di ricchezze culturali costituite, anno dopo anno, in trent’anni di attività, un patrimonio di valore scientifico che va certamente oltre i confini nazionali. La sede, inoltre, è di completa accessibilità essendo non lontana dal centro cittadino, dotata di ampi parcheggi e collegamenti con le principali vie di comunicazione (circonvallazione interna e vicinanza con la bretella che collega alla rete di strade statali ed autostrade). Il Comitato, pertanto, ha per scopo la difesa del museo dove si trova, anche per difendere l’identità delle nostre genti. Il museo può candidarsi ad essere un fondamentale, insostituibile e privilegiato luogo di confronto e di dialogo costruttivo anche con le culture che vengono dall’esterno, perché nel museo si possono comprendere le origini contadine e popolari che contraddistinguono il nostro territorio e che affermano, inequivocabilmente, la sua precisa identità e allo stesso modo permettono di trovare dei valori comuni in un’ottica di interculturalità che è la premessa per garantire l’integrazione. Per quanto sopra specificato, tra gli scopi del Comitato vi sono anche le attività di studio, di documentazione, di ricerca, di informazione relative alla storia e allo sviluppo economico e sociale della città e del territorio.
Art. 3 – Salvaguardia di una visione unitaria del museo.
Il Comitato valuta che l’edificio “Monumento ai Caduti in Guerra”, ipotizzato come nuova sede del museo, oltre a comportare impegni finanziari gravosissimi per la ristrutturazione, è insufficiente a contenere le collezioni e i depositi attualmente ospitati nella sede di viale Primavera. Inoltre, il paventato smembramento del Museo della Bonifica in diverse sedi, si rivela inutile e dannoso perché comprometterebbe la visione unitaria di un museo che è anche emblema della storia, delle vicende umane e della identità del territorio, che qui ha visto sorgere la prima sede della Serenissima. Perderebbe, inoltre, anche la caratteristica di Museo della Bonifica che attualmente ha, tenuto conto del ruolo che la Città di San Donà di Piave ha avuto nell’epopea della bonifica, ospitando il congresso nazionale del 1922 che ha dato gli spunti per la legislazione nazionale relativa al settore, e con i grandiosi lavori realizzati nel proprio comparto territoriale, ha fornito esempio e modello per l’intera nazione, ammirato anche all’estero.
Art 4 – Promozione del museo.
Lo sdoppiamento in due o più sedi del museo, oltre a comportare uno stravolgimento della visione unitaria delle collezioni che in questo momento la sede di viale Primavera garantisce e assicura, è anche irrealistica sotto l’aspetto economico nell’attuale momento di crisi, aprendo alla necessità di gravare i bilanci di costi gestionali insostenibili. Il museo, indicato nel masterplan regionale della Grande Guerra come punto di accesso privilegiato per gli scenari della “Battaglia di arresto” e del “Solstizio” delle aree “Piave” e “Litorali”, dovrebbe invece essere potenziato e promosso proprio in vista degli eventi del Centenario.
Art. 5 – Partecipazione e assenza di finalità di lucro.
Il Comitato è senza scopo di lucro, fondato sull’attività gratuita, ed aperto a tutti cittadini e a tutti coloro che condividono le stesse finalità confermando la propria volontà sottoscrivendo l’adesione al presente statuto, non avrà alcuna connotazione ed orientamento di natura partitica, potrà essere allargato il più possibile, trattandosi di salvare un istituto che ha valenza per l’intera città. Potrà svolgere attività di volontariato finalizzata al perseguimento degli scopi per i quali è nato. Eventuali contributi verranno destinati a sostenerne l’attività.
Art. 6 – Attività.
Il Comitato porrà in essere attività secondo un programma definito dagli organi costituiti e approvato dall’assemblea per far conoscere i propri scopi attraverso le azioni di comunicazione ed informazione, una distribuzione di materiali informativi, raccolte di firme che ne potrà allargare e legittimare l’operato come specificato nel documento istitutivo.

Art. 7 – Contatti con le autorità e mobilitazione.
Il Comitato si assume il ruolo di ricercare ed ottenere dei contatti con le cariche politico-amministrative, ai vari livelli, per ottenere informazioni in un’ottica di confronto democratico finalizzato al raggiungimento degli scopi del comitato stesso. In relazione a quanto sopra il Comitato attuerà le iniziative di mobilitazione che si renderanno necessarie per difendere il Museo della Bonifica lì dove si trova.
TITOLO II – ORGANI DEL COMITATO
Art. 8 – Organi direttivi del Comitato.
Sono organi direttivi del Comitato: a) il Presidente con poteri di rappresentanza e b) il Consiglio Direttivo composto da quattro membri. Gli organi durano in carica un anno e sono rinnovabili. La carica di componente degli Organi del Comitato è incompatibile con quella di Sindaco e Assessore della Città di San Donà di Piave. Tutte le cariche nell’ambito degli organi del Comitato sono di servizio e a titolo gratuito.
Art. 9 – Assemblea.
L’assemblea, composta inizialmente dai soci fondatori indicati nell’atto costitutivo, nomina gli organi direttivi ed approva i programmi proposti dal Consiglio Direttivo. L’assemblea potrà essere allargata a tutti coloro che desidereranno far parte del Comitato firmando l’adesione agli scopi indicati nel presente statuto. L’assemblea nomina un revisore dei revisori dei conti, anche esterno all’assemblea.
Art. 10 – Convocazioni degli Organi, modalità, luoghi di riunione.
Il Presidente convoca il Consiglio Direttivo e l’Assemblea. La convocazione deve contenere l’ordine del giorno, la data, il luogo e l’ora della riunione, le modalità di convocazione si attuano attraverso le vie brevi: telefono, email, sms. Le riunioni sono valide con la presenza della metà più uno dei componenti. Qualora non fosse raggiunto il numero sufficiente la riunione verrà riconvocata in seconda convocazione e la riunione sarà valida con la presenza di qualsiasi numero dei componenti. Le decisioni degli organi sono assunte a maggioranza dei voti. Il luogo delle riunioni sarà stabilito di volta in volta.
Art. 11 – Finanziamenti, contributi, revisori dei conti.
Il Comitato, opera con autofinanziamento dei soci per spese inerenti propria attività. Potrà essere destinatario di contributi, conservando e documentando, ai sensi di legge, i relativi atti contabili. Il presidente potrà nominare tesoriere uno dei componenti del Consiglio Direttivo. Il revisore dei conti ha il compito di controllare la regolare tenuta della contabilità e di procedere alle verifiche economiche e finanziarie di legge qualora il comitato sia destinatario di contributi per l’attività.
Art. 12 – Norma finale.
Per tutto quanto non contemplato dal presente Statuto, è fatto espresso richiamo al Codice Civile. Il Comitato potrà richiedere il riconoscimento da parte di autorità amministrative ed enti secondo le norme dei relativi statuti o regolamenti.

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SIAMO CONTRARI AL TRASFERIMENTO DEL MUSEO DELLA BONIFICA: UNA PROPOSTA CHE PREOCCUPA CHI AMA IL MUSEO, E NON MIGLIORA LA CITTA’.
L’Amministrazione Comunale di San Donà di Piave ha espresso in termini formali (voce di bilancio), ancorché generici e finora imprecisati, la volontà di trasferire il Museo della Bonifica in altra sede (si ipotizza un trasferimento nell’edificio di rilievo storico ed architettonico denominato “Monumento ai Caduti in Guerra”), insufficiente a conservarne le collezioni.
Il Museo della Bonifica, denominazione del Museo Civico della Città di San Donà di Piave, aperto al pubblico il 3 ottobre 1983, ha svolto un’attività culturale importantissima per la città ed il territorio del quale è emblema riconosciuto. E’ STATO REALIZZATO E AMPLIATO CON INGENTI SPESE E CONTRIBUTI COMUNITARI. NOI VOGLIAMO CHE RIMANGA DOV’E’: QUESTO E’ IL NOSTRO PROPOSITO. E’ IN UN EDIFICIO STUPENDO, IN MEZZO AL VERDE, UN’OPERA D’ARTE ARCHITETTONICA CHE CON IL SUO CONTENUTO E’ NELL’INSIEME UN PATRIMONIO DAL VALORE INCALCOLABILE.
SIAMO CONVINTI che il museo nell’attuale sede rappresenta in modo organico, completo e difficilmente uguagliabile l’identità delle nostre popolazioni esempio costante, duraturo ed accessibile anche a coloro che vengono qui da altri paesi per affrontare nuove esperienze di vita. RITENIAMO PERCIO’ doveroso difendere IL MUSEO che con tanto lavoro è stato creato in trent’anni NELL’EDIFICIO CHE LA CITTA’ GLI HA DESTINATO, ampio, baricentrico e di facile accesso.
RITENIAMO DI ADOPERARCI, CON L’AIUTO DI TUTTI I CITTADINI, AFFINCHE’ L’ATTUALE SEDE SIA MANTENUTA POTENZIATA, PROMOSSA, VALORIZZATA COME MERITA.
NOSTRA EMAIL: avverte@gmail.com telefono: 3293817509
CHIAMACI, INVITA ALTRI AMICI AD ADERIRE! SIAMO ANCHE SU FACEBOOK E SUL SITO “IL PONTE”

IL MUSEO DELLA BONIFICA E’ IL MUSEO DEL TERRITORIO NEL QUALE LA POPOLAZIONE PUO’ RISPECCHIARSI TROVANDO IN ESSO I RIFERIMENTI E LE FONTI INSOSTITUIBILI DELLE PROPRIE ORIGINI, DELLA PROPRIA ESISTENZA, DELLA PROPRIA STORIA, DEL PROPRIO PROGRESSO ECONOMICO E SOCIALE.

RISPETTIAMO IL NOSTRO PASSATO PER COSTRUIRE IL FUTURO !

QUESTA INIZIATIVA RIMANE APERTA A TUTTI SENZA ALCUNA DIFFERENZA DI COLORE POLITICO. TI CHIEDIAMO DI PARTECIPARE PER CONTRIBUIRE A SALVARE IL MUSEO NELL’ATTUALE SEDE.

SPOSTARE IL MUSEO ? E’ UN SACRIFICIO COSTOSO ED INUTILE. AIUTACI A FARLO CAPIRE !

NOSTRA EMAIL: avverte@gmail.com telefono: 3293817509

CHI ADERISCE SARA’ AVVISATO DI TUTTE LE INIZIATIVE

IL COMITATO VOLONTARIO SPONTANEO “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’”

Riportiamo gli articoli apparsi sulla stampa locale sul problema attuale del Museo della Bonifica. Si parla di trasferirlo in altro luogo. Nasce per questo un Comitato per difendere e sostenere la sede attuale del |Museo della Bonifica. A tale comitato ha aderito anche il Ponte . Il Comitato vuole difendere la sede storica ma anche promuovere il Museo come punto di attrazione turistica e punto di cultura e i identità storica nel nostro territorio

Riportiamo sotto gli articoli apparsi sulla stampa locale e poi un articolo che il Comitato ci ha fatto pervenire

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IL COMITATO VOLONTARIO SPONTANEO “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’” SI E’ COSTITUITO PER VALORIZZARE L’ATTUALE MUSEO DELLA BONIFICA, MANTENENDONE LA COLLOCAZIONE NELL’ATTUALE SEDE EVITANDO COSTI INUTILI PER LA COLLETTIVITA’ CONNESSI ALLA REALIZZAZIONE DI UNA NUOVA SEDE CON INGENTI COSTI DI TRASFERIMENTO E DI CREAZIONE DEI NECESSARI SERVIZI. IL COMITATO E’ FORMALMENTE COSTITUITO E REGISTRATO A SAN DONA’ DI PIAVE IL 6 .2.2016, N. 277, ATTI PRIVATI SERIE 3° – C.F. 93044620271.

IL COMITATO PUBBLICHERA’ SU QUESTO SITO UNA SERIE DI MEMORIE PER FAR CONOSCERE ALLA CITTADINANZA LE SUE INIZIATIVE.
IL GIORNO 11 FEBBRAIO 2016 SI E’ PRESENTATO ALLA STAMPA LOCALE (V. ARTICOLI PUBBLICATI SUL GAZZETTINO E LA NUOVA VENEZIA DEL GIORNO 12 FEBBRAIO) SERVIZI SARANNO ANCHE MESSI IN ONDA E TRASMESSI NEL SITO DI PIAVE TV.
PUNTI QUALIFICANTI DELL’ATTUALE EDIFICIO ADIBITO A MUSEO DELLA BONIFICA
E’ UBICATO IN UN EDIFICIO DI GRANDE PREGIO ARCHITETTONICO,
L’EDIFICIO E’ IN MEZZO AL VERDE, ED HA UNA STRUTTURA MODULARE E AVVINCENTE, UN’OPERA D’ARTE ARCHITETTONICA. I GIARDINI INTORNO NE SONO IL COMPLEMENTO

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IL MUSEO HA TROVATO COLLOCAZIONE NELL’EDIFICIO DENOMINATO EX CONVENTO CLARISSE DELLA PROVINCIA FRANCESCANA DI SANT’ANTONIO DA PADOVA. COSTRUITO NEL 1967 SU PROGETTO DEGLI ARCHITETTI BIANCHI E ZAMBUSI PUO’ ESSERE CONSIDERATO UN UNICUM ARCHITETTONICO ANCHE PER LA PARTECIPAZIONE NELLA FASE PROGETTUALE DEL PROF. CARLO SCARPA, VENEZIANO, UNO DEGLI ARCHITETTI PIU’ IMPORTANTI DEL XX SECOLO.
IL MUSEO E’ DI PROPRIETA’ COMUNALE ED E’ STATO APERTO AL PUBBLICO NEL 1983, FUNZIONA ININTERROTTAMENTE DA OLTRE 32 ANNI. LA COSIDDETTA ALA NUOVA (ALA EST, A DESTRA DELL’IMMAGINE) FU PROGETTATA DALL’ARCH. UMBERTO BARUCCO ED HA UNA STRUTTURA CHE CONSENTE UNA ROTAZIONE ESPOSITIVA E MODULI VARIABILI DEGLI ALLESTIMENTI. E’ STATA REALIZZATA IN MASSIMA PARTE CON IL CONTRIBUTO DELLA COMUNITA’ EUROPEA.
L’EDIFICIO GARANTISCE UNA VISIONE UNITARIA DELL’INSIEME DELLE COLLEZIONI, E’ DOTATO DI SERVIZI (BIBLIOTECA SPECIALIZZATA, SALA STUDIO, SALA CONFERENZE ARCHIVI), DI LABORATORIO PER PREPARAZIONE DEGLI OGGETTI E PER LA LORO MANUTENZIONE PERIODICA, NONCHE’ DI DEPOSITI.
L’EDIFICIO POTREBBE AVERE UNA NATURALE CONTINUITA’ NELLA PARTE ORA OCCUPATA DALLA POLIZIA STRADALE, QUALORA LA SEZIONE, COME IPOTIZZATO, FOSSE UBICATA IN ALTRO LUOGO (EX CASERMA TOMBOLAN FAVA).
SI CREEREBBE UN POLO IMPORTANTE CON MAGGIORE DISPONIBILITA’ DI SPAZI E ALLARGAMENTO DEI SERVIZI TECNICI COME AD ESEMPIO UNA NUOVA COLLOCAZIONE DELLA BIBLIOTECA SPECIALIZZATA, DELLA SALA STUDIO, SALE DI CONSULTAZIONE E NATURALMENTE ALTRE NUOVE SALE DI ESPOSIZIONE, NONCHE’ DI ALTRI SERVIZI ACCESSORI (CAFFETTERIA).
NON HA BARRIERE ARCHITETTONICHE E DISPONE DI AMPI PARCHEGGI

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L’EDIFICIO GODE DELLA VICINANZA ALLE VIE PRINCIPALI DI COMUNICAZIONE (CIRCONVALLAZIONE INTERNA E STATALE 14 A 800 METRI DI DISTANZA), E, ATTRAVERSO LA BRETELLA, UN VELOCE COLLEGAMENTO ALL’AUTOSTRADA E ALLA PROVINCIALE PER TREVISO, IN UNA POSIZIONE LOGISTICA IDEALE.
MUSEO COME VIENE VISTO DALLA CITTA’
IL MUSEO E’ IL LUOGO CHE NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO E’ IL CENTRO DELLA CONSERVAZIONE DELLE MEMORIE E DELL’IDENTITA’ DELLA COMUNITA’.
COME TALE E’ GIUSTO CHE ANCHE LA COMUNITA’ SE NE FACCIA CARICO INTERVENENDO NELLA GESTIONE.
E’ DOTATO DI IMPORTANTI COLLEZIONI DI MATERIALI E CONTIENE I RICORDI DELLE FAMIGLIE CHE HANNO DONATO LE PROPRIE COSE PERCHE’ DIVENGANO DI PATRIMONIO COMUNE DELLA CITTA’.
IL MUSEO E’ UN LUOGO PRIVILEGIATO DI INCONTRO TRA CULTURE.
COSTI DI GESTIONE
QUALI SONO I REALI COSTI DI GESTIONE ? UN MUSEO NON E’ MAI IN ATTIVO, LA CULTURA E’ UN SERVIZIO IMPORTANTE E CHE COSTA MA MANTENERE LE MEMORIE DI UNA CITTA’ HA UN COSTO DI GESTIONE SOPPORTABILE E CHE PUO’ ESSERE RIDOTTO CON LA COLLABORAZIONE DI TUTTI E CON INVESTIMENTI MODESTI.
VI SONO DEGLI INTERVENTI NECESSARI DA ATTUARE NELL’EDIFICIO COME LA MANUTENZIONE PERIODICA E LA MESSA A NORMA DELL’ALA OVEST.
LA RIDUZIONE DEI COSTI DEI CONSUMI DI ENERGIA SI PUO’ REALIZZARE ATTRAVERSO IMPIANTI CHE CREANO ENERGIA SFRUTTANDO LE NUOVE TECNOLOGIE E L’INSTALLAZIONE DI LUCI A MINOR CONSUMO.
IL MUSEO PUO’ OPERARE IN RETE CON ALTRI MUSEI PER UNA MAGGIORE PROMOZIONE E COLLABORAZIONE GESTIONALE. OTTENENDO ANCHE UNA MAGGIORE VISIBILITA’ (HA ISTITUITO CON ALTRI 3 MUSEI LA RETE DEI MUSEI DELLA GRANDE GUERRA CHE POTREBBE ALLARGARSI).
POTREBBE AMPLIARE LA PROMOZIONE ATTRAVERSO LE ATTIVITA’ TURISTICHE INSERENDOSI NEI PERCORSI TURISTICI IN COLLABORAZIONE CON LE ALTRE ASSOCIAZIONI DELLA CITTA’ E DEL TERRITORIO.
IL COMITATO VUOLE PORTARE AVANTI L’IDEA DEL MUSEO DELLA BONIFICA COME TESTIMONIANZA DELL’IDENTITA’ DELLA POPOLAZIONE CITTADINA, SI BATTERA’ PER CONSERVARE QUESTO LUOGO DI CIVILTA’.
E’ COME SE CHI CI HA PRECEDUTO CI AVESSE CONSEGNATO UN TESTIMONE, SENTIAMO COME DOVERE DI CITTADINI CONSERVARLO E PROMUOVERLO.
PERCHE’ NELLO STESSO LUOGO, OVVERO PERCHE’ SALVARE L’ESISTENTE ?
PERCHE’ LA LIMITATA CAPIENZA DELL’IMMOBILE PROPOSTO (MONUMENTO AI CADUTI) PORTEREBBE SICURAMENTE AD UNO SDOPPIAMENTO DEL MUSEO CON CONSEGUENTE DISGIUNGIMENTO DELLA VISIONE UNITARIA CHE QUESTO MUSEO HA E CHE PARTE DALL’ASSETTO ANTICO DEL TERRITORIO (DALL’EPOCA PREISTORICA ALLA PRIMA SEDE DELLA REPUBBLICA DI VENEZIA A CITTANOVA), PER ARRIVARE, DOPO L’EPOPEA DELLA BONIFICA, ALLA SITUAZIONE ATTUALE. SAN DONA’ DOPO IL CONGRESSO NAZIONALE DELLE BONIFICHE DEL MARZO 1922 PUO’ ESSERE CONSIDERATA COME LA PICCOLA CAPITALE DELLA BONIFICA. IL MONUMENTO COLLOCATO PROPRIO DAVANTI ALL’INGRESSO DEL MUSEO RICORDA I GRANDIOSI LAVORI DELLA BONIFICA MA ALLO STESSO TEMPO L’IMMANE LAVORO DI GENERAZIONI DI OPERAI. IL MUSEO CONSERVA TESTIMONIANZE DELLA DISTRUZIONE BELLICA E DELLA RICOSTRUZIONE DELLA CITTA’ CON I PROBLEMI CREATI DALL’ EMIGRAZIONE E DALLA POVERTA’ DIFFUSA E DA MALATTIE UN TEMPO ENDEMICHE COME MALARIA E PELLAGRA. OGGI TUTTO QUESTO E’ PASSATO MA CI TROVIAMO IN UN’AREA SEMPRE DIFFICILE E FRAGILE DAL PUNTO DI VISTA IDROGEOLOGICO. PER QUESTO E’ NECESSARIO MANTENERE QUELLA VISIONE UNITARIA CHE SOLO LA SEDE DI VIALE PRIMAVERA PUO’ CONSENTIRE.
IL MUSEO ATTUALE OFFRE UN PERCORSO COMPLETO, NELLO STESSO LUOGO, CON UNA MOLTEPLICITA’ DI SERVIZI, DI COLLEZIONI ANCHE NON VISIBILI.
SARA’ PUBBLICATA IN SEGUITO UNA RELAZIONE SPECIFICA.
NON SERVE FARE UN ALTRO MUSEO DELLA BONIFICA SALVIAMO INVECE L’ESISTENTE E VALORIZZIAMO I SUOI CONTENUTI.
IL COMITATO E’ APERTO A TUTTE LE COLLABORAZIONI ED ADESIONI E NON HA, NE’ AVRA’, ALCUN COLORE POLITICO.
IL MUSEO DELLA BONIFICA E’ COLLOCATO IN UN EDIFICIO “FIRMATO”…COME UN’OPERA D’ARTE. Come si vede dalla scritta.

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E allora ci chiediamo: Cosa si vuole fare dell’edificio ? Deve rimanere IL MUSEO !

DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’

DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’

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Riporto qui in integrale la lettera che il Dr. Dino Casagrande, ex Direttore del Museo della Bonifica aveva inviato al Gazzettino e che è stata pubblicata il giorno 19 dicembre, anche se non integralmente per ragioni di spazio, relativa ad un commento sul confronto tra i costi di due importanti istituzioni culturali sandonatesi: teatro e museo.

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Ho evidenziato in giallo le parti non inserite nel giornale, ma che a me paiono fondamentali e utili a capire il problema, in quanto è bene precisare la funzione del museo rispetto a quella del teatro, altrimenti è poi difficile far paragoni.

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Visto, come abbiamo appreso di recente che c’è anche il tesoretto del rimborso IVA della società patrimonio forse di un importo considerevole, pensiamo che dovrà essere utilizzato in modo oculato, soprattutto per far fronte a spese quali ad esempio la manutenzione del patrimonio (e tra queste ci sarebbe anche il museo che attende un intervento da anni). Si dovranno verificare bene i conti perché ci sono fatture in sospeso e quindi è difficile dire se siano soldi certi e disponibili oppure no, e mi pare che ci siano in corso accertamenti.
L’Annamaria Babbo ha espresso dei forti dubbi, Menazza invece sembra sicuro che pagate due fatture rimanga qualcosa, …ma se rimane qualcosa si dovrà vedere bene dove spenderli.
In ogni caso, se non si vorranno spendere almeno in piccola parte, anche per la manutenzione del museo spesso considerato, e lo abbiamo visto nei comportamenti amministrativi, più una spesa che un servizio importante per la cultura e la gente, vorremmo che si spendessero almeno per le reali e urgenti necessità della popolazione….non ultime le telecamere…per le quali noi de “ Il Ponte “ ci battiamo da tempo.

Sempre più sentiamo persone che parlano e discutano di questo argomento, collegato alla cultura , al centro, al turismo, alla vita della città , alla storia di San Donà e sempre più crediamo che il problema sia sentito.

In quanto alla difesa della fonte della nostra memoria e cioè il museo, crediamo che moltissime persone siano d’accordo per salvarlo e valorizzarlo anche se costa. Ci sono persone che non si esprimono ma che amano il museo, che hanno donato al museo ricordi di famiglia, ricordi dei loro cari, rinunciando a possedere un bene personale ma pensando che tutto questo dovesse far parte del patrimonio collettivo perché importante memoria della nostra gente e del nostro territorio. Quante sono state le donazioni in tutti questi anni dal 1974 quando si sono iniziati a raccogliere gli oggetti fino ad oggi, in 41anni? Tantissime. Vanno conservate.
Riteniamo infatti che conservare le memorie dei nostri predecessori sia un dovere dell’amministrazione, perché il museo è nato con il sacrificio di tante persone, da chi ha rinunciato ad una piccola cosa perché diventi proprietà di tutti a chi ha lavorato sodo per mettere insieme uno ad uno questi ricordi che alla fine sono diventate importanti testimonianze della città e del suo territorio, della sua storia, delle sue vicende umane!
Ecco perché crediamo che su questi punti vada fatta una attenta riflessione e riteniamo che il nascente comitato per il museo, di cui si accenna nella lettera che segue, faccia bene ad operare per la difesa della nostra identità, salvaguardando le collezioni del museo nel luogo in cui attualmente si trova.
Ecco a voi la lettera integrale
Chi vuole considerazioni le può fare su FB o sulla pagina con la mail de “Il Ponte”

Gentilissimo Direttore,
il recente articolo apparso sulla sua testata il giorno 6 scorso e relativo ai costi di strutture culturali della Città di San Dona’ di Piave (Teatro e Museo) rende necessario intervenire per alcune puntualizzazioni.
Parlo non solamente in qualità di ex direttore del museo ma anche in qualità di componente di un comitato di cittadini che si sta costituendo e colgo l’occasione per evidenziarlo (in calce fornisco i riferimenti per aderirvi). L’accostamento fatto dall’Amministrazione nel suo comunicato, tra due strutture che hanno funzioni e missioni completamente diverse e costi diversi (e su quelli indicati nell’articolo sollevo notevoli perplessità), è fuorviante. La prima (il teatro), è una istituzione culturale dedicata allo spettacolo nelle varie discipline in cui esso si può esplicare: rappresentazioni drammatiche, musica, ballo, varietà, intrattenimento, finalizzate al divertimento e a svolgere una funzione di comunicazione.
La seconda, ha una missione che è completamente diversa e che è quella (e mi richiamo alla vasta definizione dell’ICOM, International Council of Museums): “Il Museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e specificamente le espone per scopi di studio, istruzione e diletto.” Mission completamente diverse.
Mettere sullo stesso piano due strutture culturali così differenti è voler fornire all’opinione pubblica una visione distorta. Bene, detto questo, il comitato costituendo, allo scopo di difendere il museo lì dov’è, lì dove è stato creato con enormi sacrifici, lì nella sua attuale, ideale collocazione logistica, vuole dedicare attenzione alla salvaguardia delle memorie del nostro passato, ai grandi problemi ambientali vissuti del nostro territorio, allo studio dei primi insediamenti antropici, alle vicende belliche, a tutta la storia vissuta dalle popolazioni e ai fondamenti delle loro origini che sono contenute in quella istituzione. Tutto questo dà a quell’istituto una valenza ed un’importanza che non si può certo misurare in modo così semplicistico: una differenza di costi. I dati ai quali si è fatto riferimento, inoltre rappresentano pienamente una situazione di trascuratezza della quale l’amministrazione dovrà in qualche modo rendere conto.
I costi riportati nelle affermazioni qualunquiste dell’amministrazione sono tutti da verificare, ma in ogni caso sarebbero comunque accettabili per una struttura che deve svolgere una missione altamente complessa quale è quella del museo che, oltre all’attività di conservazione e scientifica, deve porre in essere una serie di attività che attirino i visitatori nella struttura, deve poter svolgere una attività promozionale in modo da intercettarli dalle aree turistiche a noi vicine per incrementarne il numero, mettersi in rete con altri musei per creare un polo di attrazione che riesca a valorizzare i suoi importanti contenuti.
Ebbene, in questi ultimi due anni si è assistito, invece, ad una sorta di abbandono, mancanza di contenuti, mancanza di quegli interventi strutturali che erano necessari, mancanza di promozione, licenziamento di due bravi operatori (laureati in conservazione beni culturali) che avrebbero potuto costituire con la direzione una équipe poderosa ed autorevole, mancanza di un calendario di attività che fornisse ulteriori elementi per potenziare rilanciare un istituto culturale di primaria importanza non solo per la città, ma per l’intero territorio, come il museo della Bonifica. Inoltre, in tempi di crisi, di ristrettezza di risorse, di difficoltà finanziarie, si dovrebbe far ricorso (se si desidera fare buona amministrazione) anche al volontariato. Persone se ne sono rese disponibili ma sono state allontanate, ovviamente tutto questo ha avuto anche una ripercussione anche sui costi della struttura. Sì è fatto di tutto…ma in senso opposto a quello in cui si sarebbe dovuto operare.
L’atteggiamento colpevole dell’amministrazione comunale dovrà essere stigmatizzato e non mancherà occasione per farlo, e con il costituendo comitato lo faremo certamente: i cittadini devono riprendersi il proprio ruolo contro comportamenti di abbandono, contro le richieste inascoltate, in definitiva contro l’arroganza di potere purtroppo oggi presente in molte espressioni dell’autorità politica e amministrativa.
Dino Casagrande

Per aderire Email: avverte@gmail.com
O sulla mail del sito web (+ FB) : http://www.ilponte.ws/portale/?page_id=28

Desidero ricordare che in questo sito ai links

http://www.ilponte.ws/portale/?p=1776

http://www.ilponte.ws/portale/?p=1783

http://www.ilponte.ws/portale/?p=1787

Avevamo già pubblicato un lungo testo del dott. Casagrande che illustrava le ragioni per le quali il museo doveva rimanere lì dove si trova.

INTERVISTA A DINO CASAGRANDE SULL’IPOTIZZATO TRASFERIMENTO DEL MUSEO DELLA BONIFICA IN CENTRO A SAN DONA’ NEL PALAZZO DEL MONUMENTO AI CADUTI

 

 

Museo3

 

 

INTERVISTA A DINO CASAGRANDE  SULL’IPOTIZZATO TRASFERIMENTO DEL MUSEO DELLA BONIFICA IN CENTRO A SAN DONA’ NEL PALAZZO DEL MONUMENTO AI CADUTI

L’annuncio dell’ipotizzato trasferimento del   Museo della bonifica in una sede in prossimità dell’area pedonale, ovvero al Monumento ai Caduti, ci dà modo di intervenire sulla questione.

Recentemente abbiamo saputo che è stato licenziato il personale (tutti gli operatori avevano la laurea in conservazione dei Beni culturali), e quindi poteva essere in fieri una decisione amministrativa di questa portata. Constatiamo, però, che si è persa una professionalità fatta da giovani laureati che si è costruita nel tempo e che consentiva di erogare anche i servizi accessori di cui il museo dispone, appositamente creati nel tempo con una visione di prospettiva futura.

Il museo, infatti, non è solo un centro espositivo, è un luogo di cultura, di ricerca, di approfondimento, di studio della storia della città e del suo territorio, così come i tantissimi lavori realizzati attraverso lo studio e la consultazione del prezioso materiale bibliografico, d’archivio, e degli stessi beni culturali che possiede, dimostrano.

Il museo è un primario centro di cultura, non è solo un contenitore, anzi non è questa la sua funzione primaria. Il museo è un luogo di conservazione delle memorie della città e del suo territorio perché possano giungere al futuro e possano essere conosciute dalle generazioni che si succederanno. Il museo guarda verso l’infinito. La biblioteca specializzata, che conta più di 11.000 volumi, è solo uno degli importantissimi beni che contiene, ma sono migliaia e migliaia i beni culturali che sono raccolti in quella struttura e che svolgono in modo costante la loro silenziosa ma efficace funzione.

L’ipotesi di trasferimento di una così nota e prestigiosa istituzione culturale cittadina, va conosciuta meglio e poi verificata nei dettagli, ma una prima possibile analisi da parte di chi la conosce essendo stato per trent’anni direttore di quella struttura, può essere fatta.

Abbiamo quindi sentito il dott. Dino Casagrande che è stato direttore del museo dal 1983 al 2013 e che ha contribuito in modo sostanziale a creare questa realtà, nota ed apprezzata ben oltre i confini della regione.

La prima cosa che ci sembra degna di essere evidenziata è che il museo nella nuova sede ora scelta non sarà più quello che conosciamo, ovvero non sarà più il “Museo della bonifica” che decine di migliaia di persone hanno visitato ed apprezzato. Per ovvie analisi quantitative delle superfici fisiche di cui dispone la struttura individuata ci sembra che la nuova sede possa valorizzare solo un sottoinsieme sia delle collezioni, sia dei servizi che l’attuale sede museale di Viale Primavera contiene ed eroga (oggi in forma ridotta a causa della carenza di personale).

Ci sembra che l’amministrazione comunale, autrice di questa scelta, si sia orientata verso una riduzione della struttura rispetto invece alle ampie possibilità che possiede l’istituzione nell’attuale sede dov’è collocata.

Domanda:

Abbiamo letto di questo progetto dai giornali. Abbiamo sentito alcune opinioni ma sembra che questo progetto non sia una novità. E’ corretto ?

Non è affatto una novità. Si sta sfruttando un vecchio progetto della precedente direzione, poi non realizzato per mancanza di risorse. Nel periodo in cui la proposta fu fatta probabilmente c’erano, oggi è molto dubbio che si possano trovare. Esiste agli atti comunali una relazione inviata all’Amministrazione Comunale più di 10 anni fa, che ipotizza il trasferimento di una parte delle collezioni museali proprio al Monumento ai Caduti, per la creazione di un museo dedicato alla città nel difficilissimo periodo della Grande Guerra e della successiva ricostruzione, ovvero le collezioni della Prima guerra mondiale e quelle relativa alla Seconda Guerra mondiale e alla lotta della Resistenza. Tra l’altro il Monumento ai Caduti porta le cicatrici dei danni subiti nel bombardamento aereo del 1944. Potevano trovare collocazione e una diversa valorizzazione l’archivio fotografico tematico, la collezione delle carte originali militari della Grande Guerra, l’Archivio Tombolan Fava (Proveniente dall’ex caserma dismessa) e così tutte le acquisizioni, le donazioni e le accessioni di materiali che furono incentivate, promosse o realizzate dalla precedente direzione negli ultimi trent’anni e che ora costituiscono un patrimonio molto vasto ed importante. Quella sede avrebbe potuto così contare su adeguati spazi che avrebbero consentito, anche con la ricostruzione di ambienti e di situazioni, spiegare in modo più esauriente e diretto di quanto non fosse stato possibile fare nella sede attuale, la vita nel periodo della Grande Guerra, la vita nella città prima della distruzione, i momenti dell’abbandono immediato, il dramma dei profughi, la vita dei soldati nelle trincee, temi ancor oggi di attualità drammatica in alcune aree del mondo. Le vite delle famiglie furono stravolte dalla totale distruzione. Il volto della città cambiò dopo il primo gravissimo evento bellico mondiale e la direzione aveva appunto ipotizzato l’opportunità di trovare un luogo in cui fosse evidenziata la trasformazione. Un museo tematico adatto anche al luogo stesso in quanto destinato a valorizzare questi aspetti storici, onorando i caduti, ma soprattutto come rimembranza dei sacrifici umani che tutte le guerre hanno comportato.

Domanda Uno dei problemi che è al centro delle discussioni riguarda lo spazio o gli spazi . La nuova sede avrebbe la capienza necessaria ?

Le difficoltà che potrà trovare la nuova sede ipotizzata sono soprattutto dovute alle dimensioni dell’immobile. Basta fare un semplice calcolo e si vede subito che manca la capienza. Poi non dispone di un ampio parcheggio nelle immediate vicinanze, è solo collocata vicino alla stazione degli autobus. Non è invece adatta a chi si muove in comitive. In definitiva gli spazi su cui potrà contare il futuro “piccolo” museo, non sono certo adatti ad una visione di prospettiva a lungo periodo e alle connesse alle potenzialità di sviluppo di un museo dedicato al territorio, che invece l’attuale sede già offre. Non sarà più così.

La cosa che salta maggiormente agli occhi, per una qualsiasi persona che abbia una minima conoscenza della vastità delle collezioni conservate nel Museo della bonifica,   è che la dimensione Monumento ai Caduti non potrà consentire l’ esposizione dei materiali e delle collezioni presenti nell’attuale museo, ma nemmeno che consenta la conservazione in luogo idoneo e protetto delle collezioni ora non esposte e dei materiali conservati nei depositi. Si dovrà fare una scelta, si dovranno ridurre le collezioni esposte e non si sa bene quale sarà la fine degli attuali depositi dei beni culturali del museo (in modo particolare quelli etnoantropologici, archivistici, il deposito di materiale archeologico), materiali che devono essere tutelati come previsto dalle leggi vigenti.

Chiunque abbia conoscenza degli aspetti scientifici che sovrintendono all’azione della curatela di un museo, soprattutto nel campo della museologia e della museografia, sa che i materiali, che costituiscono beni culturali da salvaguardare e da proteggere perché possano essere trasmessi al futuro, hanno necessità di spazi idonei non solo per essere valorizzati creando l’apposito contesto espositivo, ma anche spazi idonei per essere conservati, e molti di essi necessitano di continua manutenzione. Questo è il principale cruccio del conservatore e ora non è chiaro come si affronterà questo delicatissimo aspetto. Senza personale come si potrà, ma già adesso, garantire la conservazione dei beni culturali ?

La scelta dell’ubicazione, pertanto, si rivela enormemente riduttiva ed è potenzialmente generatrice una grave perdita per la città e in generale per il territorio. Territorio che il museo da quando è istituito ha valorizzato non solo con il continuo potenziamento della dotazione di beni culturali delle collezioni, molto spesso recuperati fortunosamente e con grandi difficoltà, ma anche con lo studio approfondito dei materiali, l’istituzione di fondamentali servizi come la biblioteca specializzata, l’archivio storico, l’archivio fotografico, le pubblicazioni scientifiche, l’organizzazione di un numero enorme di conferenze e di dibattiti sulla storia e le caratteristiche della nostra area, le visite guidate aperte alla cittadinanza, mostre e spettacoli che hanno avuto enorme risonanza e successo di pubblico. Il museo invece ha grandi potenzialità, è inserito nel masterplan regionale della Grande Guerra in previsione del centenario, oggi già in atto, come punto informativo e di accesso per tutta l’area del Piave.

 

Noi de “ Il Ponte” che ascoltiamo la gente ci poniamo una domanda semplice: perché il museo non può essere valorizzato lì dove è ?

Ci appare evidente che il museo, negli ultimi tempi, non abbia avuto dall’amministrazione quell’attenzione e quella cura che sarebbe stata necessaria per rilanciarlo, anche attraverso una importante azione promozionale, con la conseguenza che dalle stesse dichiarazioni dell’amministrazione è sceso il numero dei visitatori.

E’ mancato l’impulso che ci si aspettava dalla nuova amministrazione, mentre è invece mancato in generale l’interesse per quell’importante istituto. E’ forse per questo che ora si vuol giustificare la necessità di trasferimento nell’area centrale. In ogni caso mostre, conferenze organizzate negli ultimi tempi non hanno visto quella struttura essere usufruita e promossa.

Noi ci siamo chiesti perché non viene pubblicizzato specie nel periodo estivo. Anzi ci risulta leggendo il sito dal Museo che in luglio e agosto sia sostanzialmente chiuso.

Riportiamo a scaso di polemiche gli orari come messi nel sito ufficiale

ORARIO ESTIVO 2015

DAL 1 GIUGNO AL 13  SETTEMBRE

Lunedì 9.00 – 12.00

Da martedì a  venerdì 9.00-12.30 e 15.00-18.00

Sabato e domenica chiuso

CHIUSURA ESTIVA

DAL 13 AL 17 LUGLIO

DAL 10 AL 30 AGOSTO

E’ possibile ? Ma come fa un Museo ad avere questi orari ?

Crediamo che fare propaganda negli alberghi, nei campeggi porterebbe molti turisti. Vi sono le aziende per il turismo. Quanti turisti potrebbero venire a visitare il Museo se fossero portati a conoscenza dello stesso. Turisti al Museo significherebbe anche turisti nei ristoranti, a vedere la città a , a vedere i negozi ecc.

Domanda: qualcuno dice che un museo in centro è più accessibile . Dicono che si valorizza il centro; dicono che la zona pedonale ne guadagnerebbe. Come rispondere a questa affermazione?

Bisogna riprendere il buon senso e ragionare anche sui pregi indiscutibili dell’attuale sede: l’ampiezza e l’accessibilità.

1) L’ampiezza del museo. Ricordiamo che è ubicato in un edificio di pregio architettonico. La sua destinazione d’uso originaria, com’è noto era un convento di Clarisse, e si tratta di un progetto che fu visto e corretto da un grande architetto veneziano Carlo Scarpa, datato 1967; l’ edificio è firmato dagli autori con i nomi e la data impressa nel calcestruzzo: 1967. Appena istituito il museo ha visto fin da subito ridotte le sue potenzialità perché spezzato in due dalla collocazione, nell’ala nord, della sede della Polizia Stradale (che doveva essere solo temporanea). Tutto ciò ha stravolto le possibilità di ampliamento e le idee originarie di valorizzazione dei materiali, soprattutto la vasta collezione etnografica e non ha tenuto conto delle potenzialità, presto manifestate poco dopo la sua apertura, della collezione archeologica, sezione fortemente voluta dalla direzione. I ritrovamenti nel sito di Cittanova, che fu la prima sede della Repubblica di Venezia, sono preziosi. E sono ancora da recuperare dei beni importantissimi ritrovati negli scavi condotti dall’Università di Venezia a Cittanova. La pratica di recupero già avviata dalla precedente direzione con l’accordo della competente Soprintendenza Archeologica non si hanno notizie che sia stata più completata.

In prospettiva, la sede attualmente occupata dalla Polizia stradale, avrebbe dovuto, una volta liberata, ospitare in modo più adeguato alcuni servizi ed inoltre anche le collezioni d’arte e la storia dell’arte nel sandonatese, cosa che ora si vuol fare anche nella ipotizzata sede di Viale Libertà. Sarà un progetto irrealizzabile se non si riesce nemmeno a garantire l’attuale livello espositivo e di conservazione, non parliamo dei servizi.

Alcune note sull’edificio che ospita attualmente il museo: per ovviare alla carenza di spazi dovuta alla collocazione nell’ala nord della Polizia Stradale, si rese necessario, per conservare e valorizzare adeguatamente i materiali che negli anni (dal 1983, anno dell’apertura al pubblico) erano stati raccolti, progettare un ampliamento che fu realizzato e completato nel 1998 grazie ad un contributo della Comunità Europea di oltre 1.500.000.000 di lire di allora, concesso, per lo sviluppo turistico.

Interrompiamo il Dr Casagrande per una osservazione che nasce da colloqui con alcuni cittadini sul problema.: Ci viene detto che sarebbe da verificare per una questione etica l’utilizzo delle risorse a suo tempo richieste e concesse, se l’ipotizzato trasferimento del museo in altra sede possa conciliarsi con l’utilizzo di un finanziamento di scopo, ottenuto meno di venti anni fa, e con il conseguente impegno assunto con la Comunità Europea, di realizzare in quella sede un museo che fosse di riferimento per il territorio, fornendo, al temporaneo ospite o visitatore di queste aree una immagine delle principali caratteristiche antropiche, ambientali e storiche. Queste terre, un tempo paludose e caratterizzate da una forte quanto imprevedibile dinamica tra terra ed acqua, furono interessate da enormi lavori di trasformazione che diedero un assetto di abitabilità permanente e di sviluppo. Il grande bacino turistico che caratterizza oggi quest’area grazie a quella trasformazione produce ricchezza. Bene, quel finanziamento servì ad ampliare quell’edificio, ora è eticamente possibile utilizzarlo per qualcos’altro ? Per un’altra funzione ? Ci chiediamo anche allora se è ineccepibile dal punto di vista etico utilizzare delle risorse per uno scopo e poi invece dimenticarsene e cambiare tutto? Cosa si vuol fare di quella struttura ?

La Comunità Europea ha dato al comune un mare di soldi e poi ….dopo meno di vent’anni (ala nuova inaugurata nel 1998) si cambia idea….portando il museo in un luogo, illustre per quanto si voglia, ma che rivela una visione ristretta, limitata, non adatta alla dimensione della città e del suo territorio ma del piccolo centro di paese dove tutto deve ruotare intorno alla chiesa o al palazzo comunale !

Da quanto appare ora la città ha dei bilanci risicati tanto che si legge che è costretta ad aumentare le tasse ai cittadini e allora come portiamo a termine un progetto che per realizzarlo dovrà per forza andare verso investimenti di grande portata: c’è da rifare tutto nella sede ipotizzata, dagli impianti, ai mezzi per garantire l’accesso alle persone svantaggiate, agli arredi e tutto questo con una spesa certamente enorme e con dei tempi molto lunghi. Chi conosce la delicatezza delle operazioni non solo di ricollocazione di beni culturali, ma di spostamento di un intero museo può ben immaginare.

Torniamo alla domanda al Dr Casagrande:

Si dice che il Museo ora è decentrato , che è difficilmente raggiungibile. Che commenti può fare ?

2) L’accessibilità: la sede attuale del Museo della bonifica, non è affatto decentrata , se si pensa ad un visitatore esterno che vi acceda dalle zone turistiche, dall’estero o arrivi con i propri mezzi dalle città, province o regioni vicine. Dal centro cittadino si arriva con una breve corsa in bicicletta, utilizzando gli esistenti percorsi ciclabili.

Il museo attuale ha una viabilità di accesso assolutamente invidiabile, trovandosi immediatamente a ridosso di un’arteria di circonvallazione, è dotato di un ampio parcheggio, è immerso nel verde, con un giardino interno stupendo cha va valorizzato e maggiormente curato (purtroppo il giardino è spezzato in due dalla rete con i reticolati a protezione della caserma della Polizia Stradale). L’area verde ha tutte le caratteristiche e le potenzialità che potrebbero essere ben sviluppate e rese degne ad una struttura così importante ed affermata.

Domanda: Ma un museo del territorio ha proprio necessità di essere collocato in una sede che non da spazio e prospettive?

Il museo dovrebbe rimanere lì dov’è, almeno come Museo della bonifica. La sede ipotizzata potrà funzionare solo spezzando le collezioni e magari destinando la parte relativa alla bonifica ad altro luogo, distruggendo quindi l’unità di museo territoriale che è la caratteristica fondamentale che ora ha.

Museo decentrato ? Si pensi allora al museo di Altino, in mezzo alla campagna, o a quello di Torcello in mezzo ad un’isola della laguna, o a quello del Risorgimento di Vicenza uno dei più importanti in Italia per la storia della Prima guerra mondiale che è collocato in una villa su una collina sopra la città… ma anche all’estero…..caso del Deutsche Museum di Monaco di Baviera aggiungiamo noi interrompendo il Dr Casagrande

Infatti Il Deutsche Museum non è in centro a Monaco ma deve essere raggiunto con la Metro o con una bella camminata. Vi è parcheggio e ristorante all’interno ma diversi anche fuori. Certo Monaco non è San Donà e il Deutsche Museum non è il Museo della Bonifica ma fatte le debite proporzioni possiamo andare avanti con le nostre considerazioni

Ritorniamo ad un altro argomento e quindi domandiamo al Dr Casagrande : ci è stato detto che vi sono da anni giacenti dei progetti già pronti di sistemazione della sede attuale per il riammodernamento dell’edificio (dopo trent’anni è necessario farlo) per mettere a norma la struttura, ma cosa si è fatto per accedere ai finanziamenti che potevano essere disponibili ?

Casagrande: Erano progetti che prevedevano, oltre all’adeguamento normativo degli impianti, ad una differenziazione dei percorsi interni, anche la disponibilità di nuovi dispositivi di sorveglianza e un miglioramento dell’apparato espositivo, inoltre la dotazione di un impianto fotovoltaico che avrebbe ridotto i costi di esercizio e resa disponibile una quantità di energia necessaria per la climatizzazione, aspetto fondamentale in una struttura, soprattutto l’ala nuova, che nella fase progettazione non ha avuto la necessaria attenzione agli aspetti scientifici di conservazione, importanti per garantire nel tempo la sopravvivenza dei materiali più deperibili (soprattutto il legno e i tessuti), caratterizzanti i beni culturali etnoantropologici.

Considerazione che ci vengono spontanee:Che fine hanno fatto quei progetti ? Perché non si sono ricercati i finanziamenti ?

Perché si ha una visione ristretta delle grandi potenzialità che invece ha l’attuale sede del museo ?

L’amarezza è proprio dovuta alla constatazione che manca secondo noi proprio una impronta di visione futura allargata ad uno sviluppo dello stesso come ci si aspetterebbe che avesse.

Non basta chiudere 98 metri di corso Silvio Trentin per dare l’idea di un centro che attrae. Secondo noi bisogna considerare

1)     Cosa è il Museo della Bonifica

2)     Cosa rappresenta per la Città

3)     Cosa potrebbe e dovrebbe rappresentare

4)     Sviluppo del Museo

5)     Immagine del Museo , inserita nella nostra Città

 

E qui ci fermiamo

Lasciamo ai lettori le considerazioni sui punti che abbiamo esposto

Il futuro del Museo e della Città si vedrà …..

 

 

 

 

 

Medaglia d’Oro al Valor Civile alla Città di San Donà di Piave

 

Ho visto l’articolo recentemente apparso sulla richiesta di conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Civile a San Donà.

E’ una vecchia idea sorta durante la precedente Amministrazione e proposta anche a questa nuova Amministrazione. La proposta era stata formulata dal sig. Ballarin della Croce Rossa di San Donà più di un anno fa nella prospettiva di ottenere una Medaglia d’Oro al Valor Militare ma subito si era attivato il Museo della Bonifica  individuando nella massima decorazione al merito civile, l’unico risultato concretamente raggiungibile.

 

Per sostenere adeguatamente il progetto erano necessari supporti giustificativi e studi di merito che sono stati seguiti   dal direttore della struttura,  coordinandoli anche al fine di redigere una accurata relazione giustificativa opportunamente  motivata con dati di fatto documenti e altre prove concrete.

Inoltre, proprio con questa finalità era stato effettuato uno studio accuratissimo sui luoghi della  Grande Guerra e sulle vicende della popolazione civile anche da collaboratori interni all’amministrazione  che hanno operato anche con il supporto fondamentale del Museo.

Infatti erano necessari dei dati concreti e riscontrabili per  l’avvio della pratica, raggiunti anche grazie al ritrovamento  di rari materiali redatti dal nucleo operativo del comune di San Donà, capeggiato dal Commissario Straordinario di allora Giuseppe Bortolotto nella sede provvisoria di Firenze, in via de’ Vecchietti 6 bis, durante il periodo dell’occupazione Austrungarica, oltre alle vicende drammatiche dei cittadini  rimasti nel territorio e che non sono  sfuggiti a privazioni inenarrabili documentate e ricordate nella relazione dell’arciprete di allora Mons. Saretta. La pratica era rimasta sospesa per il cambio amministrativo ma poi subito ripresentata all’attuale amministrazione comunale che l’ha ora avviata.

 

L’obiettivo (Medaglia d’Oro al Valor Civile), lo studio e il lavoro di ricerca è soprattutto frutto dell’impegno  di chi ha lavorato in precedenza e ci auguriamo tutti che porterà sicuramente ai risultati positivi che  ci attendiamo.

Come spesso accade le pratiche e il lavoro sono lunghi ma alla fine l’attesa viene premiata. Mi ricordo quando ero in consiglio comunale e nella terza commissione come andavano queste cose

Cito solo un esempio la pratica più lunga in assoluto della civica amministrazione del comune di San Donà, iniziata nel 1862 fu quella del riconoscimento dello stemma e del Gonfalone che oggi tutti vediamo nelle carte intestate dell’Ente comunale. Ebbene la pratica  si è conclusa positivamente solo nel 1987 , grazie alla sensibilità di un Sindaco come Mario Cei che credeva al progetto e   così si è riusciti a realizzare un obiettivo che si attendeva da ben 125 anni, tanto ci è voluto per completare la pratica di riconoscimento dello stemma e del gonfalone cittadino. Io credo sia una delle più lunghe pratiche burocratiche della storia italiana; in quel frangente il sindaco di allora riconobbe pubblicamente anche il lavoro di tutti quelli che avevano collaborato.

Leggendo l’articolo sul giornale, e probabilmente vi è stato un comunicato stampa,  però non si fa cenno ai trascorsi  mentre sarebbe stato   giusto, e può essere fatto ancora, evidenziare tutti i complessi passaggi che hanno portato verso questo obiettivo che non parte da questa Amministrazione ma da molto più   lontano. Sarebbe stato più opportuno e corretto dire che non si tratta di una idea nuova e citare anche coloro che l’hanno proposta e portata avanti finora.  Per correttezza lo diciamo, intanto, noi.

60 Anni di Rotary San Donà e Portogruaro. La nascita di un Club che ha dato vita e cultura al nostro territorio

 

Riportiamo qui una parte importante della storia del nostro territorio: la nascita del Club Rotary di San Don e di Portogruaro

Ora i Clubs sono due ma all’inizio era un Club Unico, anzi ora sono tre in quanto da poco esiste anche il Club di Jesolo

Per celebrare i 60 anni dalla loro fondazione è stato scritto e pubblicato un libro di 84 pagine che noi pubblichiamo in puntate di 10 pagine a puntata.

Unico neo è che non pubblichiamo le foto storiche del libretto. Non sono sopportate nella pubblicazione on line

E’ uno spaccato di vita che ha rappresentato e rappresenta una parte della nostra società e della nostra cultura

Sarà utile ai vecchi per ricordare e ai giovani per imparare

 

LA FONDAZIONE

UNA STORIA TRA FANTASIA E REALI PERSONAGGI

San Donà-Portogruaro 2014

 

ROTARY CLUB SAN DONA’ DI PIAVE /PORTOGRUARO 60° DI FONDAZIONE.

di Roberto Xausa Governatore Distretto Rotary 2060 anno 2013/2014

Il percorso storico ed umano di quegli Amici che decisero di fondare il Rotary di San Donà/Portogruaro già nella prima metà degli anni ’50 – in una Italia, in un Veneto, che stava ancora uscendo da un dopoguerra difficile – è senz’altro da assumere come esempio e paragone per le generazioni future.

Allora non c’era praticamente nulla.

In quegli anni il territorio dell’entroterra veneto aveva ben poco da offrire: nulla dal punto di vista industriale, molto poco dal punto di vista economico, forse molto di più dal punto di vista dell’agricoltura.

Ma la voglia di “fare”, di riemergere, di costruire un futuro, di guardare avanti con l’ottimismo di riuscire a farcela, era altissima.

Si potrebbe pensare ad una Società tutta presa dal fuoco degli affari, immersa solamente nel proprio lavoro, assorbita dai bilanci aziendali e dal furore di una scalata sociale che vedeva nell’acquisto della nuova auto, di una nuova casa, di un appartamento al mare, i soli obiettivi di vita.

Ma così non fu per i nostri Soci fondatori, un manipolo di persone che seppe guardare al cuore della gente, che aprì la strada ai valori rotariani della condivisione, del servizio, dell’aiuto agli altri.

18 Uomini, aggiungerei Grandi Uomini, che nell’aprire questa nuova strada erano ben consapevoli che anche in quelle terre poteva crescere l’ideale di Paul Harris : il Rotary.

Oggi tutto è cambiato, tutto è in costante evoluzione, l’industria ha preso velocemente il posto dell’agricoltura, le

3libere Professioni si sono affiancate agli Imprenditori ed anche il Rotary, al passo con i tempi, ha subìto grandi trasformazioni.

I Rotary Club non sono più legati ai nomi delle grandi Città, oggi la loro diffusione sul territorio li vede operativi anche nei piccoli centri urbani.

E’ logico, e sta nelle cose, che anche due tra le più prestigiose Città del Veneto, San Donà di Piave e Portogruaro, ad un certo punto del loro percorso comune abbiano deciso di proseguire su strade autonome, parallele, ma sicure per la certezza di una reciproca e forte sinergia.

Oggi celebriamo un grande anniversario, 60° di Club, e lo facciamo con l’entusiasmo di chi parte come fosse un primo giorno, come fosse l’inizio di una nuova avventura, carichi di quello spirito che quei Padri Fondatori ci hanno dimostrato con il loro esempio e con la loro determinazione.

Sapranno i nostri Club, saprà il Rotary, ripartire e dare ottimismo e spinta a tutti quei giovani che non riescono, oggi, a vedere un futuro?

Per tutto questo bisogna rilanciare la sfida, una sfida proiettata ai nuovi valori della Società per la quale gli amici di San Donà e di Portogruaro sapranno essere attori ed interpreti di nuove pagine di Storia.

 

Pubblicazione commemorativa impressa per celebrare la ricorrenza del

60° anniversario della fondazione del club di San Donà di Piave – Portogruaro

1954 – 2014

CEGGIA

Villa Marcello Loredan Franchin

17 febbraio 2014

I Presidenti dei club di San Donà di Piave e Portogruaro

Dino Casagrande e Michele Lipani

 

PRESENTAZIONE

Sono trascorsi sessant’anni da quando, arrivato da Chicago, fu consegnato dal Governatore Cesare Chiodi al Rotary di San Donà di Piave-Portogruaro il certificato con il quale il nostro club entrava a far parte, a tutti gli effetti formali, del Rotary International.

Quell’importante documento, tuttora gelosamente conservato, porta la data del 17 febbraio 1954, ed è munito delle firme delle massime autorità rotariane di quel tempo.

L’82° Rotary Club Italiano, questo era il numero d’ordine del sodalizio allora ultimogenito, era stato riconosciuto ed entrava nell’internazionalità che è uno dei pregi caratterizzanti la nostra associazione.

Sono passati tutti questi anni, le persone che hanno fondato il club o che ne hanno fatto parte in quei primi mesi sono sfumate, a poco a poco, come un palcoscenico che si svuota e le luci di una ribalta che lentamente si spengono.

Il ricambio consente e consentirà che altre persone continuino a portare avanti il lume inestinguibile dei nostri principi associativi e, tra questi, quello fondante del Rotary: “servire”.

Sarebbe improprio, in questo breve testo, tentare solo di accennare alle numerose attività organizzate, ai molteplici servizi realizzati, ai grandi o piccoli risultati raggiunti, ai momenti passati insieme costruttivamente, in allegra compagnia. Non può mancare il pensiero anche ai momenti più tristi che hanno colpito i nostri soci, e noi tutti, nei loro affetti, privandoli della loro libertà e, in un caso, anche della vita.

 

Ci auguriamo che questo anniversario porti un sentimento di maggiore unità e collaborazione nei nostri due club, ora autonome entità, perché fu proprio lo spirito di unione e di reciproca intesa che ispirò quelle 18 persone che decisero di iniziare, tanti anni fa, un cammino comune.

Questo racconto non ha pretese letterarie o scientifiche, vuol solo ricostruire brevemente la storia di quegli anni, identificare coloro che portarono in queste terre l’idea rotariana, descrivere gli ambienti, i luoghi, i contesti sociali nei quali operavano e, soprattutto, far percepire al lettore che avrà la pazienza di leggere queste poche righe, l’indole positiva ed ottimista che li sorreggeva, affinché essa rimanga ancora quale nostro patrimonio genetico per il futuro.

Noi del Rotary abbiamo una missione importante: portare fiducia, ottimismo, dare il nostro contributo per sconfiggere il male che abbruttisce le civiltà e i popoli, non con la violenza ma con il sostegno e la solidarietà, cercando modalità di convivenza per una pace duratura, per fare in modo di lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato.

“Il male, infatti, non può sconfiggere il male, ma solo l’amore può farlo”.

Ol’ga Nikolaevna Romanova (Carskoe Selo 15 novembre 1895 – Ekaterinburg 17 luglio 1918).

 

“…la bellezza tiene il governo dell’umana moralità e diviene una potenza piena di misteri, la iniziazione nei quali, se per una parte richiede un apparato di organi squisitamente temprati, una preparazione di studj diligenti e lunghi, e soprattutto un animo vergine ed incontaminato, procaccia per l’altra una vita intera di gloria e di virtù.”

Girolamo Venanzio (Portogruaro 1791-1872)

L’INIZIO DI UN LUNGO CAMMINO

San Donà di Piave, mercoledì 4 Marzo dell’anno 1953, ore 10,33

Squillò il telefono nella Sala del Consiglio dei Consorzi di Bonifica Riuniti, il suono rimaneva rinchiuso tra le alte pareti, attutito dalle tele della tappezzeria dalla fitta trama grigiastra incupita dal tempo, in una eco ovattata che rimbalzava dai quadri, agli arredi di stile seicentesco, al pavimento di mattonelle rossastre. Il suono improvviso interruppe la quiete innaturale del luogo austero, dominato da un lungo tavolo rettangolare il cui colore scuro e l’aspetto greve, sembravano conservare, trattenuto e salvato dalle fibre naturali del legno, il clamore delle tante discussioni, a volte aspre, dai toni accesi, a volte pacate ma sempre costruttive che vi si svolgevano. Un tempo davano vita e continuità alla funzione di quello spazio.

Era il fulcro delle azioni che venivano avviate per realizzare il grande impianto bonificatorio, la sala delle decisioni più importanti.

Il luogo sembrava raccontare di coloro che avevano fatto la storia delle bonifiche, a partire da un’epoca ben più antica, precedente alla grande epopea della trasformazione del territorio circostante.

Un secolo prima, il comune viandante che dopo aver superato le ultime abitazioni del piccolo centro si fosse inoltrato verso l’interno della campagna, e poi si fosse spinto fino al limite estremo delle terre emerse, per poi superarlo, si sarebbe trovato ben presto immerso in una sconfinata palude dove la distesa dei canneti, immagine continua di immutato paesaggio, trovava, solo all’orizzonte, il contatto con il cielo, nascondendo la fitta rete di canali interni per millenni via d’acqua sicura per i trasporti e le comunicazioni.

Allora i pionieri erano riusciti a conquistare lo spazio vitale, metro dopo metro, sottraendolo, con immane lavoro, al putrido pantano, per creare una nuova terra emersa resa, a fatica, coltivabile e produttiva. Costruivano argini per separare le zone acquitrinose, rialzi creduti solidi e sicuri nel mezzo delle acque stagnanti e con enorme difficoltà ne prosciugavano l’interno ma alla prima forte pioggia, gli interstizi si allargavano, l’acqua dirompeva, gli argini cedevano e crollavano e la palude riprendeva il dominio dello spazio come tutto d’intorno. Il grave lavoro era vanificato.

Dopo tanti, difficili tentativi, molti insuccessi e ingenti capitali inghiottiti dal vortice delle acque di piena, essi riprendevano lentamente, con immutata tensione, con altrettanta instancabile costanza, a far riemergere dalla melma i terreni per destinarli ancora alla coltivazione. Rimaneva il timore di nuovi insuccessi e così per molti, interminabili anni.

Erano uomini solidi, non solo per una caratteristica fisica d’impronta oltralpina, ma per la tenacia e l’intraprendenza che li avrebbe spinti, nel secolo entrante, ad affrontare altre sfide in terre lontane, al di là dell’oceano o nel più profondo del continente che si affacciava sullo stesso mare, nuovo territorio di conquista.

In questa parte ad est della circoscrizione amministrativa provinciale di Venezia, i due capoluoghi distrettuali di Portogruaro e San Donà di Piave avevano avuto origini e storie diverse.

Più antica ed aristocratica, Portogruaro era tendenzialmente riservata, chiusa come la sua cinta di mura d’influsso teutonico, soggetta per secoli ad un forte potere vescovile, ricca di case e palazzi gotico-rinascimentali con sottostanti ampi portici, alcuni di essi con la facciata affrescata. La città era orientata a Venezia che avrebbe voluto imitare anche nella funzionalità della struttura urbanistica, intersecando gli isolati con rii e canali attrezzati per l’attracco di barche e navigli.

 

Chi vuole leggere tutto il volumetto completo con le fotografie può cliccare sul link che vedete sotto oppure scaricarlo e leggerlo successivamente

ROTARY’S

Dino Casagrande risponde al Gazzettino e fa le sue considerazioni

Ricevo proprio ora una lettera di Dino Casagrande sulla vicenda che purtroppo lo vede coinvolto

La lettera me la ha inviata in seguito all’ultimo articolo che ho scritto su questo sito

Una parte è la lettera che ha scritto a Cibin , autore dell’articolo sul Gazzettino. Era in effetti un articolo modesto, freddo, che non suscitava nulla. Era un articolo di cronaca e di giornalismo che va dentro la notizia.

Nella seconda parte Casagrande fa alcune considerazioni che io riporto integralmente anche se conosco bene la storia e potrei aggiungere particolari . Ma non voglio scendere nei particolari. Non sono qui a fare il difensore di Casagrande ma solo ribadire che non è il modo di estromettere una persona che ha dato tanto a San Donà e al Museo di Bonifica. Sicuramente senza di lui non sarebbe cosi.

Sapevo che vi erano problemi tra Casagrande e la Chiara Polita anche perché  lei stessa me lo aveva confermato due anni quando io ero  il Presidente Del Rotary Club.

Ma pensavo che si fosse appianato tanto è vero che nella riunione di 2 settimane prima del Rotatry in cui Casagrande teneva la relazione sui 30 anni del Museo della Bonifica, la stessa Polita era Ospite non del Club ma di Casagrande e Lei prese la parola ringraziando e portando i saluti del Sindaco Cereser.

Ecco quello che contesto è il modo

Ritengo ancora come mi è stato fatto notare da molte persone anche non della zona che l’Amministrazione doveva fare un brindisi di addio e fare i ringraziamenti pubblici

Spero che se la Sellan verrà allontanata la Amministrazione abbia capito come deve comportarsi e lo faccia con la Sellan.

La Sella fuma e io ho cercato di convincerla ; non ha mai agito sui divieti di fumo in pubblico e in presenza di bambini; ma ciò non toglie che ha lavorato per anni per il Comune

Proprio perchè io ne ho parlato Casagrande ha fatto un cenno anche alla Sellan ma il caso naturalmente è differente

 

Riporto ora la lettera che mi ha spedito Casagrande  togliendo solo gli appunti personali che non interessano nessuno e auguro a tutti che il prossimo anno la politica sia migliore e come dice Papa Francesco si usi sempre: scusi, grazie, permesso e si sopporti l’un l’altro

 

 

 

Carissimo Paolo,

ti ringrazio ancora e non finirò mai per quello che stai facendo per me.

La risposta dell’amministrazione è stata debolissima, proprio da

principianti. E  questa volontà di non ritornare sui loro passi (peraltro

prevista) questa assurda scelta, va contro la loro stessa logica ed è in

nettissima contraddizione con quanto affermano di voler allargare la

partecipazione. Ma come ? Escludendo. Assurdo e contraddittorio sotto ogni

punto di vista.

Io ho inviato una risposta a Cibin di questo tenore:

 

Caro Fabrizio,

ho letto lo scarno articolo. Dice molto poco, in effetti, non dice di tutti

coloro che mi sostengono e che nemmeno l’amministrazione è incappata in un

pessimo scivolone su questa vicenda. Quello che ci rimette non sono io, più o

meno me l’aspettavo, io esco a testa alta e non me la prendo più di tanto,

continuerò a svolgere il mio lavoro nel mio ambito culturale. Chi ci rimette

però è la cultura in senso generale, chi ci rimette è la considerazione che

quello che si fa poi viene distrutto da pochi che non sanno giudicare, chi ci

rimette è il senso di stima per un lavoro svolto con cura, chi ci rimette è la

considerazione per tutti coloro che nella società svolgono una attività di

volontariato, per coloro che danno senza chiedere, per coloro che hanno un

patrimonio di conoscenze personali, frutto di intensi studi e ricerche, che

mettono a disposizione della collettività e qualcuno pensa, solo perché ha un

potere di effimera durata,  di poter avere il diritto di chiudere una porta in

faccia. Io non mi sento un perdente per le tante espressioni stima e di affetto

che ho ricevuto e che sto ricevendo in questi giorni, mi sento un vincitore

perché capisco che la società più sensibile, nonostante tutto, ha ancora dei

sani valori di riconoscenza (non una riconoscenza di stampo “giudaico” [ errore

volevo dire farisaico..] .che ho letto nel suo articolo)  mentre per

superficialità,  per gioco politico, per semplice voglia di cambiamento nel

“nulla”, mancano alla nostra classe politica.

Cordialmente,

Dino Casagrande

 

Io credo che questa amministrazione non andrà lontano con questi sistemi,

anche la collega Sellan ha fatto la stessa fine… ma io ero fuori da tempo io

non avevo un incarico politico come lei io avevo un incarico tecnico e mi

reputo un tecnico che ha lavorato per la sua città, sono sempre rimasto lontano

dalla politica, ho collaborato con la sinistra e con la destra perché ritengo,

sia pur con i miei limiti, di aver svolto il mio lavoro seriamente non porto

distintivi o bandierine partitiche sul bavero della giacca, semmai il simbolo

del Rotary . …

Comunque ti lascio stare al tuo riposo perché tanto hai fatto per me in questi

giorni e sei veramente un amico.

A buon rendere !

Ciao ancora e …ancora tanti auguri a te e a Maria.

Dino