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"Movimento di opinione per la Città un ponte tra la gente, la voce del cittadino tra i cittadini"



Il movimento di opinione "il ponte" si prefigge di raccogliere le opinioni del cittadino, filtrandole ed elaborandole per capire cos'è importante e più utile per la gente.

Dando spazio a tutte le proposte mantenendo sempre la persona e le persone al primo posto.

Si intendono sviluppare i collegamenti con le associazioni di volontariato, con le istituzioni, con le associazioni di categoria, e dei media per elaborare nel miglior modo ciò che viene esposto dal cittadino. Non limitandoci alla critica in quanto tale, ma impegnandoci a costituire e a a tradurre in realtà le idee.

Al movimento di opinione "il ponte" puo' associarsi chiunque desideri lavorare per migliorare la nostra città: renderla più vivibile e sana; ogni persona indipendentemente dalla colorazione politica e dall'iscrizione a un partito, purchè il suo pensiero sia guidato da sani principi.
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UNA PROPOSTA PER L’ITALIA DEL DOMANI SE A OTTOBRE VINCESSE IL NO (MA ANCHE IL SI’…)

renzi
bicameralismo
Riportaimo delle considerazioni del Nostro Scrittore Francesco Fontana.
In sostanza non si tratta di giudicare se rinnovare camera e senato ma come rifarli per rendere moderno il nostro sistema
Non si può pretendere che nulla cambi. Tutto feremo a volte significa andare indietro.
Si o no. Decisione difficle se si intende votare per questo tipo di riforma o se ne vuole una altra
Ma qualcosa si deve fare
Ma cosaà
Qui riporto le considerazioni del Fontana ma non è un invito a votare si o no
Sono solo considerazioni su nostro futuro

UNA PROPOSTA PER L’ITALIA DEL DOMANI
SE A OTTOBRE VINCESSE IL NO
(MA ANCHE IL SI’…)

Renzi, sbagliando, personalizza il referendum di ottobre. Però ha ragione quando dice che si tratta di un appuntamento importantissimo. Lo penso anch’io.
Se passa il SI’ passa una riforma criticabilissima ma che almeno mette fine al bicameralismo perfetto, ormai deleterio.
Se passa il NO il governo va a casa e, presumibilmente, si rivota.
Io, amici, voterò SI’, turandomi il naso.
Ma sarei dispostissimo a votare NO se un esponente di quel fronte adottasse una simile proposta. Abbiate la pazienza di leggerla e dire la vostra:
“Se passa il NO avremo impedito una riforma imperfetta e raffazzonata ma soprattutto dovremo, un minuto dopo la bocciatura della riforma stessa, elaborarne un’altra da approvare in breve tempo per rendere l’Italia un paese moderno, mettendo mano anche alla brutta riforma elettorale. Ecco allora i 2 semplicissimi punti su cui costruire le nuove Istituzioni:
1) Una Camera con 500 deputati eletti con sistema maggioritario, senza liste e capilista bloccati, a due turni, e premio di maggioranza del 60% alla coalizione vincente al 2° turno (col 55% dell’Italicum in Italia non si governa). Questa avrà le attribuzioni dell’attuale Camera;
2) Un Senato con 200 membri, eletti con sistema proporzionale, che si occupa degli affari regionali; quindi NON dà la fiducia al governo, NON vota le leggi di bilancio e NON vota leggi a rilevanza nazionale.”
Lascio poi ai “costituzionalisti” sbizzarrirsi in arzigogoli su come eleggere il PDR, sul titolo V, etc… A me basterebbe che, dopo l’eventuale vittoria del NO (ma anche del SI’…), ci si mettesse subito al lavoro sulla base dei 2 punti sopra indicati. Allora sarei prontissimo a votare NO anch’io.
E’ proprio utopia?
Commentate e, se siete d’accordo, condividete e fate girare, chissà che non arrivi all’orecchio di qualcuno d’importante che poi la faccia propria… avremo l’orgoglio di essere stati anche noi, nel nostro piccolo, un po’ padri costituenti!

LAMENTITE CONTINUA: UN MALE TIPICAMENTE ITALIOTA

Gli Italiani si lamentano sempre. Si stava meglio quando si stava peggio. Va tutto male. Peeggio di così…
Si sorride poco e ci lamentiamo spesso.
lamentarsi fa male al cuore
Se se lItalia vnce allora siamo contenti ma se arriva secondo giù critiche e…. ma si doveva proprio vincere ?
Ecco allora le considerazioni del nostro F. Fontana.
I ristoranti sono sempre pieni…i povferi fumano e hanno la teelvisione piatta anche nelle baracche.

LAMENTITE CONTINUA: UN MALE TIPICAMENTE ITALIOTA

Dopo un po’ di tempo ho il piacere di riprendere qualche riflessione stimolata dal mio libro “La percezione delle Pleiadi”, ed. Albatros, che nella sua lunga peregrinazione storica lungo il 20° Secolo narra, giocoforza, di periodi belli e di altri difficili.
Ebbene, la riflessione che vorrei condividere, e che so risulterà ampiamente IMPOPOLARE (ma io la penso così e ci tengo comunque a esprimermi), oggi mi viene data dal vedere su Facebook una valanga di post, commenti, riflessioni che denunciano come l’Italia sia “in rovina”, oppure “nella cacca”, o ancora “finita” oppure “nello sfacelo”, e chi più ne ha…
E, ironia della sorte, spesso chi si spertica in simili litanie è gente che sta bene, o almeno che vive dignitosamente, che ha un lavoro, che insomma bene o male campa; chi fa la fame sotto un ponte in genere non ha tempo di scrivere sui social… ;)
Certo, saremo anche messi male, ci sarà tanta gente povera o addirittura in miseria (ma a volte, riconosciamolo, è anche colpa di queste persone, non è che tutti si sappiano gestire con oculatezza…, io conosco elementi che vanno a chiedere la carità in Comune e poi fumano 3 pacchetti al giorno, hanno la parabola e fanno colazione al bar), il debito pubblico è alto, la disoccupazione pure e la classe politica con i suoi privilegi fa spesso SCHIFO, sono il primo a denunciarlo, non equivochiamo, non ho l’anello al naso come i tori…
Ma usare termini come quelli di cui sopra fa dimenticare che comunque l’80% degli italiani è proprietario di una casa, che la nostra sanità è, se non proprio gratuita, molto più “umana” di quella per esempio dei civilissimi USA (di cui pure io sono innamorato) dove se ti viene una malattia grave devi venderti anche le mutande, che larghe fasce della popolazione comunque possono permettersi una vita dignitosa… insomma saremo anche in crisi, ma parlare di ROVINA o di SFACELO mi sembra la solita litania di pianto e lamentela che si recita perchè è comunque sempre obbligatorio lamentarsi, altrimenti ti prendono per matto. Caso mai ci sono enormi ingiustizie, squilibri sociali intollerabili, ma denucniare ciò è ben diverso che gridare alla ROVINA!
Se noi siamo alla ROVINA cosa sono allora in Spagna, in Portogallo, in Grecia, in Bulgaria, in Romania etc… per non parlare di moltissimi paesi extraeuropei?
No, io a questa sceneggiata continua non ci sto, sono consapevolissimo dei problemi e degli obbrobri che caratterizzano il mio Paese, compiuti da chi governa e da chi fa opposizione (tanto, davanti ai vitalizi si trovano sempre quasi tutti d’accordo, no…?) , ma sono anche consapevole che comunque il mio, il nostro Paese è meraviglioso, ha un livello di protezione sociale inferiore forse solo a quella scandinava e tedesca, e in esso, ne sono ad esempio io la dimostrazione, anche un semplice impiegato con uno stipendio modesto e una moglie e una figlia da mantenere può vivere dignitosamente. Allora, perchè lamentarci sempre, dimenticando che almeno tre quarti del mondo, forse l’80%, sta peggio, molto peggio di noi???
Non vorrei, lo dico come simpatica provocazione, che oggi fossimo alla SFACELO solo perchè governa Renzi, mentre se governasse Berlusconi o Salvini saremmo in paradiso… ;) E che, al contrario, se governasse la destra, a lamentarsi sarebbe la sinistra…!
Mah… Italia: terra di eterna partigianeria! Questa mi sembra la sintesi più logica di tutto quanto sopra detto. :-(

Uomini e sciacalli: Commento e consideraioni di F. Fontana

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Nessuno dei due : Buonanno e Fontana hanno bisogno di presentazioni
Uno è morto e l’altro continua a scrivere come uomo di sinistra ma con il buon senso che pochi hanno
Io sposo in pieno il commento di F. Fontana, scrittore da nooi molto apprezzato.
Io aggiungo solo un commento: leggere le furia di commenti oltraggiosi verso Buonanno mi lasciano perplesso e credo che i commenti politici non tengano conto che i figli del Buonanno sofriranno nel leggere i commmenti sul loro padre e il dolore alal m,orte del padre aumenterà alal louce di quello che leggeranno

Uomini e sciacalli

“Il sonno della ragione genera mostri” è una famosa frase attribuita a numerosi intellettuali, dal pittore Francisco Goya (è il titolo di una sua acquaforte) al filosofo Immanuel Kant, allo storico Johan Huzinga etc…
Io credo che sia una delle frasi più vere mai pronunciate da qualcuno. Un fatto accaduto recentemente mi ha dato ulteriore conferma di ciò.
Mi riferisco alla morte dell’esponente leghista Gianluca Buonanno, scomparso a soli 50 anni in uno schianto sulla pedemontana dei Laghi. I mostri generati dall’irrazionalità, che in questo caso assume le sembianze della più becera “ideologia”, non si sono fermati neppure di fronte alla morte.
Che Buonanno fosse un personaggio particolare, pittoresco, provocatore e anche molto, molto controverso non lo devo dire certo io che appartengo a tutt’altra cultura politica e, se mi permettete, anche etica.
Che io mi sia sempre sentito lontanissimo da Buonanno non mi ha però autorizzato a gioire o addirittura a farmi beffe per la sua morte. Certo, detestando io ogni ipocrisia, non mi sono neppure sperticato in lodi post mortem verso di lui, se uno non lo lodo in vita non vedo perchè devo lodarlo in morte, infatti non è che la morte ci santifichi. Però non mi sono neppure permesso nè di estrenare nè di provare alcuna gioia. Solo rispetto e silenzio.
Invece molte, troppe persone sul web, sui social in generale, sui media, si sono abbandonate a manifestazioni che non giudico bestiali solo perchè ho un profondo rispetto per le bestie.
Abbiamo sentito intellettualoni e professoroni perdersi in affermazioni che io mi vergognerei solo a pensarle, figuriamoci a pubblicarle! Abbiamo visto esponenti politici fare dell’ironia non certo da… salotto, ma da trivio. Abbiamo assistito a fuoriuscite di odio, di rancore, di disprezzo, esattamente come la lava fuoriesce dalla bocca di un vulcano o come altri fluidi fuoriescono da altri orifizi.
E, già che ci siamo e che abbiamo dichiarato guerra all’ipocrisia, ammettiamo che anche qui, da queste pagine, si sono levate prese di posizione assolutamente esecrabili, offensive, oppure semplicemente… stupide.
Non faccio nomi e cognomi, altrimenti sarebbe troppa la tentazione di precisare poi “Pinco Pallino… un nome una garanzia” vista la recidività da parte di determinati elementi, ma… a buon intenditor una parola basta! E qua dentro, per fortuna, a prescindere dalla nostra idea politica, dx o centro o sx (come me), siamo in tanti a essere buoni intenditori e ad aver pesato come meritano certi pollastri.
Purtroppo la conclusione è solo una: laddove domina l’ideologia la ragione dorme; e laddove la ragione dorme i mostri sono sempre pronti a uscir fuori, oggi per sputare sulla memoria del povero Gianluca Buonanno, domani per fare di tutto un falò e potre poi gioire, sulle macerie, urlando “Ce l’abbiamo fatta, finalmente, a scassare tutto! Evviva lo sfascismo!”

Giustizia sociale: Motivo in più per NON essere comunisti… 

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Oggi riporto delle considerazione sul Comunismo e su ” la Sistra”
Cosa è la Sinistra e cosa è la Destra ?
Cosa è Il Comunismo ?
Riflessioni
Non tutti la pensano nello stesso modo
Leggete cosa scrive Francesco Fontana. Uomo di Sinistra ma NON Comunista !

GIUSTIZIA SOCIALE ED EGUAGLIANZA SOCIALE:
PER CAPIRCI UN PO’ DI PIU’

Mi piace oggi proporre una riflessione di tipo “semantico” su due concetti che troppo spesso vengono confusi tra loro: “giustizia” ed “eguaglianza” sociale.
Chi ha letto il mio romanzo “La percezione delle Pleiadi”, ed. Albatros, si sarà accorto che in esso parlo molto di socialismo e lotta di classe, idee che ovviamente vanno a braccetto con i due concetti oggetto della nostra riflessione: concetti però che non dobbiamo confondere e che anzi, a mio parere, si escludono addirittura l’uno con l’altro essendo, se non antitetici, almeno incompatibili.
La storia del movimento operaio, della lotta di classe, in una parola del “socialismo”, è un’eterna battaglia fra massimalisti e riformisti, marxisti ortodossi e revisionisti, socialcomunisti e socialisti democratici; evito di usare il termine “socialdemocratici” perché qui in Italia, ma non solo (ad esempio anche in Portogallo o in altri paese soprattutto latini) i “socialdemocratici” hanno rappresentato per molti anni tendenze politiche che con il socialismo non avevano nulla a che fare e che, nate magari strizzando un occhio al marxismo (il Saragat del dopoguerra), sono poi evolute in direzione destrorsa e assolutamente antimarxista (il Saragat degli ultimi anni di attività politica o il Partito socialdemocratico portoghese). Schematizzando al massimo, i primi elementi dei dualismi sopra citati puntano alla “eguaglianza sociale” tout court , i secondi alla “giustizia sociale”.
Marx, nella sua grande lezione di politica economica, ha sostanzialmente teorizzato una cosa, tanto semplice quanto formidabile: la socializzazione dei mezzi di produzione (industrie, filiere di produzione, e ogni altra fonte da cui scaturisca una dinamica economica). In altre parole, secondo Marx è auspicabile (anzi, a suo parere è ineluttabile… la storia sembra però dargli torto) che tutto ciò che consente di “produrre” beni sia in mano allo Stato inteso come collettività: è nient’altro che il “comunismo” o “socialismo realizzato”, che a sua volta non può che garantire, esso solo, l’EGUAGLIANZA SOCIALE. Se tutta la produzione è controllata dallo Stato ecco che il privato non può trarne profitto e a tutti viene distribuita eguale ricchezza per il proprio sostentamento.
Prendendo spunto dalla lezione marxiana, ma distaccandosene in maniera netta, il socialismo riformista e democratico invece auspica che lo Stato vigili e in alcuni casi regoli e controlli i mezzi di produzione, ma non li possieda; teorizza dunque che sia lasciata libera iniziativa ai privati e alle associazioni economiche, in modo che chi più merita più abbia, chi più riesce a produrre e a vendere più riesca a guadagnare, ma tutto ciò senza dimenticare una sorta di controllo preventivo, contestuale e successivo alla dinamica economica in grado di smorzare le situazioni di squilibrio nella distribuzione della ricchezza. In sostanza lo scopo del socialismo democratico è fare in modo che tutti possano avere il giusto per sopravvivere dignitosamente, ma che nello stesso tempo chi più merita più possa arricchirsi. Questa è nient’altro che la “GIUSTIZIA SOCIALE”.
Ciascuno ovviamente può pensarla come vuole. Io intanto noto che laddove si diceva (e/o si dice) realizzato il comunismo abbiamo sì assistito all’eguaglianza sociale per il 99,9% della popolazione (purtroppo però all’insegna della miseria), ma a beffardo beneficio di una piccola nomenklatura ricchissima (vedi i tesori di Ceausescu e degli altri dittatori marxisti). E poi comunque, a prescindere da ciò, trovo che fra l’eguaglianza e la giustizia sociale sia da preferire di gran lunga la seconda.
Io non ritengo neppure eticamente sostenibile il concetto di “eguaglianza sociale” tout court, in quanto non vedo per quale motivo il compenso economico non debba essere strettamente legato al merito e alla qualità della prestazione, e soprattutto non vedo perché non si debbano creare le condizioni di “stimolo” al miglioramento continuo della performance lavorativa.
Molto più giusto e, secondo me, autenticamente progressista, è invece il concetto di “giustizia sociale”, in quanto pur tutelando (almeno in teoria) la dignitosa sopravvivenza di qualunque membro della società, si pone però nella posizione di rendere merito a chi è più capace e coscienzioso nella produzione di ricchezza. Il che poi, a valanga, va a ripercuotersi in modo benefico su tutto il sistema socio-economico.
Io quindi sono decisamente anticomunista ma assolutamente socialista liberale e democratico, quindi progressista, oppure, se vogliamo usare un termine oggi non più tanto di moda… “di sinistra”.
Poco mi tange il fatto che proprio da sinistra in tanti mi “accusino” (gli amici lo fanno simpaticamente, altri molto meno) per queste mie posizioni di essere reazionario, destrorso, addirittura (ai suoi tempi) filoberlusconiano… io so benissimo di non essere nessuna di queste cose e lascio che parlino. Mi limito a osservare, con sorriso insieme amaro e compiaciuto, che molti “comunisti” nostrani, “rifondatori”, “irriducibili”, “antagonisti”, etc… si godono i loro superstipendi, le loro superpensioni e i loro supervitalizi alla faccia della povera gente; e appena qualcuno propone non di abolire ma almeno di limitare questi odiosissimi “privilegi” (legalmente corretti, certo, ma eticamente insostenibili, come ha ben detto il presidente dell’Inps, il grande prof. Boeri), sono i primi a firmare ricorsi alle varie Corti che, puntualmente, danno loro ragione… Motivo in più per NON essere comunisti… 

25 APRILE E 1° MAGGIO: HANNO ANCORA SIGNIFICATO?

25-aprile
1 maggio festa lavoro

Il Nostro Francesco Fontana ci mada una sua riflessione
Posso solo dire che condivido in pieno !
Leggete e meditate

25 APRILE E 1° MAGGIO:
HANNO ANCORA SIGNIFICATO?

Mentre scrivo queste riflessioni ci troviamo proprio nella fase tra due feste particolarmente importanti per la nostra nazione e non solo: il 25 aprile, Festa della Liberazione dalla dittatura nazi-fascista, e il 1° maggio, Festa del Lavoro.
Soprattutto in riferimento al 25 aprile, un po’ a causa dei tanti anni ormai trascorsi dal 1945, un po’ in seguito alla consueta italica abitudine (a volte lodevole, altre esecrabile) di discutere e ridiscutere tutto, si moltiplicano i dubbi sull’attualità o meno di queste ricorrenze.
Lo dico subito: a mio parere sono Feste importantissime il cui valore non deve essere assolutamente smarrito.
Per molti anni, bisogna essere obiettivi, la sinistra ha monopolizzato queste ricorrenze quasi estromettendo gli avversari politici (che a volte ci hanno comunque messo del loro…) dalle celebrazioni, non in senso fisico ovviamente (se non in limitati casi), ma senza dubbio in senso morale e politico. La solita sinistra sapientona e censoria si è assunta il compito di negare patenti di antifascismo a destra e a manca il più delle volte per livore polemico dettato da circostanze politiche contingenti, tanto che ad esempio l’on. Fini veniva considerato “indegno” di celebrare il 25 aprile fino al 2010, poi all’improvviso è stato visto invece come un paladino dell’antifascismo nostrano! Alla faccia della coerenza! Io per mio conto ho sempre considerato sincere le parole dell’on. Fini sia quando celebrava il 25 aprile da alleato di Berlusconi sia quando lo faceva da suo oppositore. Ma, per fortuna, io non appartengo a quella sinistra oscurantista e manichea (oggi ben emulata da molti politici… stellari) che tanto per non smentirsi ha negato o quanto meno nascosto l’infamia delle foibe fino a pochi anni addietro. Anzi, per me quella non è nemmeno sinistra, altrimenti io sarei di destra…
Ma venendo all’oggi, io credo che sarebbe molto bello se ricorrenze come il 25 aprile potessero essere vissute davvero come un momento di unità nazionale al di là delle polemiche, come un giorno nel quale celebrare tutti insieme il bene della libertà e della democrazia: ricordiamoci che è facile apprezzare certi valori quando si sono perduti! Vediamo di non arrivare a tanto, prima di riunirci intorno a questa ricorrenza: potrebbe essere troppo tardi.
E, già che ci siamo, proprio in omaggio al 25 aprile, vediamo di apprezzare le libertà democratiche che ci consentono comunque di votare, parlare, dibattere, dialogare (come adesso qui sul Ponte). Ed evitiamo, se possibile, di gridare al Golpe 10 volte all’anno (tra l’altro è mancanza di rispetto per chi, nei VERI GOLPE, è morto trucidato come in Argentina o in Cile) o urlare che siamo governati da non eletti, visto che chi ci governa (bene o male non è questa la sede) ha la maggioranza in base a una legge elettorale oggi superata ma allora (2013) perfettamente in vigore e approvata con amplissimo consenso parlamentare proprio da chi adesso sbraita e… presenta milioni di emendamenti!
Riscopriamo dunque un po’ di amor patrio, un po’ di amore per il lavoro, quello che oggi manca a tanti ma è l’unico che produce e fa andare avanti tutto: infatti i giochi in borsa e le transazioni finanziarie non hanno mai prodotto nulla in termini pratici, solo denari (e fallimenti), ma i denari non si mangiano: si mangiano il pane e la pasta, prodotti dal lavoro; nei denari non si abita: si abita nelle case, prodotte dal lavoro; i denari non si leggono: si leggono i libri, prodotti dal lavoro; i denari non si ascoltano: si ascoltano conferenze, film, dibattiti, tutte cose prodotte dal lavoro; e, in omaggio al nostro meraviglioso “dott”, come affettuosamente lo chiamo io, ricordiamoci anche che i denari non ci curano: ci curano medicine e operazionii, prodotti dal lavoro di medici e scienziati.
Riflettiamo quindi sull’importanza di questi valori: libertà, democrazia e lavoro! Facciamolo con rispetto e solidarietà verso gli altri, anche e soprattutto verso quelli che la pensano diversamente. E facciamolo noi cittadini, esponenti della società civile, visto che l’esempio della politica non ci è di grande aiuto, se è vero come è vero che oggi i politici preferiscono occuparsi di togliere i presepi dalle scuole per non offendere gli arabi, coprire le statue per non offendere il presidente iraniano o dare la caccia ai ladri di biciclette sulla base di improbabili, gustosi elementi “lombrosiani”.
Mai come in questo caso possiamo, anzi dobbiamo, capovolgere il detto latino trasformandolo in: “Ubi MINOR MAIOR cessat”. Non so se essendone preoccupati oppure orgogliosi…!

Il corpo è mio ma lo gestisce… chi ha il danè!

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Il nostro F. Fontana , uomo di sinistra…ma esiste ancora la sinistra ?
Francesco Fontana parla di un argomento ” esploso” negli ultimi tempi

Il nostro F. Fontana potrebbe essere di centro o di destra ?
Leggete e dite la vostra

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Il corpo è mio ma lo gestisce… chi ha il danè!

Si dibatte molto in questo periodo sul cosiddetto “utero in affitto” (definizione brutta, però rende l’idea), ovvero la possibilità di concedere il proprio corpo per generare il figlio di una terza persona, come avvenuto nel recente caso di Vendola (e del suo danè speso in America per fare quanto in Italia non è consentito).
Dico subito che io non ho particolari preclusioni al fatto di “prestare” il proprio corpo per un’azione (magari generatrice di vita) estranea alla propria persona ed alla propria esistenza. Sono molto laico, non mi perdo in elucubrazioni mentali tipiche di tanti credenti, elucubrazioini che rispetto, ci mancherebbe, ma che non sento affatto mie e considero fini a se stesse.
Non posso però non notare una contraddizione di fondo nella posizione di tante “femministe” che ieri gridavano “il corpo è mio e lo gestisco io” e oggi plaudono alla recente “vendolata”.
Queste benpensanti di cui ho sposato e sposo tante sacrosante battaglie, ieri battevano i pugni per l’autodeterminazione della donna, per la gestione del corpo femminile assolutamente preclusa al maschio, tanto da ottenere dalla giurisprudenza una cosa per me profondamente ingiusta, ovvero che la scelta di abortire debba essere presa solo e soltanto dalla donna scordando con ciò che il feto è anche, almeno un po’, del maschio. Quindi, secondo le femministe: “donna padrona di se stessa al 100%”! E posso essere anche parzialmente d’accordo. Ma come mai allora oggi siamo passati a ciò: “donna disposta a prestarsi all’uomo che desidera utilizzarla”? Di fronte al denaro o alle “vendolate” propagandistiche (propagandistiche non da parte di Vendola, sia chiaro, del quale rispetto assolutamente il desiderio di paternità) l’autodeterminazione dura e pura evapora? Ciò che è “solo mio” in certe occasioni diventa prestabile o vendibile in altre? Il maschio, estromesso perfino secondo Legge da qualsiasi scelta in merito al suo possibile figlio, può diventare invece un comodo appaltatore dell’utero che viene visto come qualcosa da chiedere, affittare, magari pagare, e poi salutare…?
Ovviamente le benpensanti alla “santorina” (capito m’avete…!) diranno che io sono più a destra di Berlusconi… povere ragazze, le compatisco perchè, nate e vissute spesso nella bambagia, forse non sanno cos’è la vera sinistra: progressismo, laicità, ma soprattutto coerenza (come la vera destra, s’intende, la coerenza dovrebbe essere appannaggio di tutte le persone serie)!

Sinistra, deciditi! Un articolo del nostro Grande F. Fontana

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Riportiamo un articolo dello scrittore Francesco Fontana, noto uomo di sinistra. Ma la sinistra cosa è ora ? Slo un qualcosa che non è centro e non è destra?
Qui troverete dei ragionamenti che io condivido in pieno. Un articolo dei più belli che ho ricevuto e che pubblico con vero piacere
lapidazione

Sinistra, deciditi!

Ascoltavo qualche sera fa un’inchiesta televisiva sulla condizione della donna nel mondo islamico, effettuata incontrando e intervistando immigrati venuti a vivere (e a lavorare) nel nostro Paese.
Francamente, cose da rabbrividire.
Devo dare atto, e ne sono felice, che alcuni islamici hanno affermato che per loro donna o uomo non fa differenza, che una donna esattamente come un uomo può lavorare, guidare, vestirsi alla moda, fare carriera, insegnare, oppure stare in casa, accudire i figli, etc…, ma in ogni caso solo e soltanto per propria volontà.
Questo modo di ragionare dovrebbe essere la norma, tra islamici, cristiani, buddisti, atei, etc…! Invece no, purtroppo. La quasi totalità degli intervistati affermava che la donna, secondo la cultura islamica, DEVE essere sottomessa all’uomo; che questo è il suo ruolo; che va bene così; che è contro natura fare il contrario (quante assonanze con i discorsi del “contro natura” che alcuni pensatori nostrani fanno su gay e lesbiche, ergendosi a censori di un universo che neppure conoscono e/o sostituendosi a un presunto dio che per alcuni, forse molti, neppure esiste…).
Ripeto, cose da rabbrividire: nascondimento del fisico, impossibilità di scegliere (vestiti, studio, lavoro, marito, destino, etc…), sottomissione anche fisica alla volontà maschile, negazione perfino dei mezzi di trasporto (di guidare l’auto non se ne parla, ma neppure di andare in bicicletta se non fino ai 10 anni, oppure, secondo i più liberali, fino ai 50). A proposito dei mezzi di locomozione, mi ha fatto poi sorridere l’ipocrisia di uno degli intervistati, oltre tutto un pozzo di sapienza a leggere i suoi titoli di dottore e controdottore, il quale giustificava il divieto per la donna di pedalare col fatto che secondo l’islam la donna sarebbe come un diamante, e un diamante non deve poggiare su un sellino di bicicletta ma sui comodi sedili di una Rolls Royce! Peccato, avrei voluto dire io a questo “ultrasapiente”, che spesso i diamanti da voi vengano rotti in mille pezzi, annichiliti, frantumati e chiusi nelle casseforti, cioè segregati in casa!
Ora, preciso subito: io non ho assolutamente NULLA contro le “altre” culture, mi rendo conto che ci sono molti modi di pensare ben diversi dal nostro e che quello che a noi sembra bello e liberale per qualcun altro può risultare brutto e blasfemo. Sono anche affascinato dall’oriente, estremo o medio che sia e trovo che l’Islam, se studiato come si deve, abbia un suo fascino e meriti se non altro rispetto come ogni altra religione e ideologia.
Però… se noi andassimo in quei paesi saremmo tollerati come loro sono tollerati da noi? Ho qualche dubbio…
Ma, a prescindere da questo, mi chiedo un’altra cosa: la nostra sinistra non è quella che ha sempre sostenuto l’emancipazione della donna? E oggi come mai si erige a paladina di questa cultura da medioevo (che non è l’islam tout court, lo sottolineo, ma per i benpensanti nostrani sembra non esserci alcuna differenza: bisogna difendere tutto ciò che NON è occidentale o filoamericano, e basta!)? E lo fa sostenendo addirittura che questa cultura bisogna tutelarla, che non si può criticarla e anzi nemmeno irritarla facendo magari presepi e alberi di Natale a loro sgraditi…!
Io ho sentito e sento tanti “sinistri” sbraitare (giustamente) contro il maschilismo di stampo capitalistico-occidentale (la donna che deve stare a casa, fare la massaia, lavare i panni al marito, preparare i pranzetti, accudire i figli, etc…), ma non ricordo un solo caso (magari mi è sfuggito…) di esponenti dell’intellighenzia di sinistra protestare contro l’asservimento femminile nella cultura islamica ormai ben sbarcata a casa nostra!
E poi, posso dire che vedere le nostre giornaliste (di sx o di dx non importa) mettersi il velo quando devono intervistare un islamico mi fa girare in modo PAROSSISTICO i rombi????? Forse che le loro donne il velo se lo tolgono quando parlano con noi? Posso capire (ma non giustificare) quando hanno di fronte un’autorità spirituale, allora scatta quella deferenza che fa velare anche le nostre signore occidentali davanti al Papa, per esempio. Ma davanti a un signore qualsiasi… perché???
Allora, cari amici della sinistra di cui anch’io, a scanso di equivoci, faccio parte: difendiamo le donne o difendiamo il medioevo? Facciamo una scelta, ma che sia chiara! Perchè se difendiamo le donne allora siamo coerenti con le nostre posizioni ideologiche nobili e belle, che io con una sola meravigliosa e semplice parola chiamo “progressismo”; ma se difendiamo il medioevo, allora siamo in malafede perchè, non vedo altra spiegazione, siamo schierati a prescindere!
Sinistra, deciditi! Altrimenti rischi di perdere i pezzi! E a me dispiacerebbe, perchè uno di questi pezzi potrei essere io, ed è davvero l’ultima cosa che desidero!

Unioni civili e unioni..incivili: visto da un ateo

Delle considerazioni di Francesco Fontana su un argomento attuale e discusso.
Sarebbe bello , avendo il tempo considerare cosa vuole dire matrimonio, unione tra due o tre persone, amore verso chi e sul bisogno soggettivo e legale di dare dei principi e dei diritti e dei doveri a una o più persone che si ama e su cosa significa figlio

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Unioni civil e unioni… incivili
Nel mio romanzo “La percezione delle Pleiadi” si parla con generosità (e molta ironia, intendiamoci!) di coppie gay, coppie di fatto, separazioni, divorzi, etc… E proprio a tale proposito colgo lo spunto per qualche riflessione sull’argomento. E colgo anche l’occasione per ricordare a TUTTI gli amici del Ponte e di San Donà e dintorni in generale, che presto dovrei presentare il mio libro nella “nostra” bella città. Sarò più preciso appena possibile, ma intanto già vi invito TUTTI!!!
In questi mesi l’Italia sta rivivendo una sorta di contrapposizione ideologica tra laici e cattolici sul significato della famiglia; da una parte si difendono le unioni gay, le unioni civili più in generale, spingendosi fino a ipotizzare le adozioni da parte di coppie omosessuali; mentre dall’altra parte si difende la famiglia tradizionale, si tuona ancora generosamente contro il divorzio (nonostante sia legge dello Stato ormai da 4 decenni), si rifiuta l’ipotesi di adozioni gay.
Premettendo subito, a scanso di equivoci, che io sono assolutamente contro le adozioni da parte di coppie omosessuali per il semplice motivo che la loro scelta coinvolge direttamente un minore che non sono sicuro possa crescere in modo molto equilibrato avendo 2 papà o 2 mamme (diverso il discorso della stepchild che prevede “solo” la presa di responsabilità genitoriale verso un bambino già figlio naturale del partner, su questa ipotesi sono più possibilista), per il resto non posso che collocarmi dalla parte delle istanze laiche.
Quando i cattolici si schierano contro le unioni gay, contro il divorzio, a mio parere non subiscono certo un sopruso, caso mai lo commettono. Infatti essere a favore del divorzio o delle unioni gay (possiamo anche non chiamarle “matrimoni”, la semantica ha pur sempre un suo valore…) non significa certo obbligare a divorziare chi non vuole, oppure costringere due maschi o due femmine a unirsi davanti a un pubblico ufficiale se non lo desiderano. Io sono assolutamente a favore del divorzio ma non ho assolutamente nessuna intenzione di divorziare da mia moglie. Ma non vedo perché dovrei accomunare nella mia scelta di NON divorziare anche coppie che si scannano, che non si sopportano, che si tradiscono, che si pestano e che non vedono l’ora di rifarsi una vita uno/a lontano dall’altra/o. E allo stesso modo io non sposerei mai un uomo, mi fa ribrezzo solo l’idea. Ma non vedo per quale motivo dovrei impedire ad altri due uomini o ad altre due donne di farlo se si amano e non danno fastidio a nessuno (non vedo poi che fastidio possano dare).
Insomma: da che mondo è mondo non sono i divorzisti o i favorevoli alle unioni gay a imporre qualcosa a qualcuno; sono i contrari a impedire qualcosa a chi non la pensa come loro! Quindi sono i contrari a imporre, a perpetrare un sopruso.
Mi fa poi sorridere la spiegazione che alcuni danno della loro contrarietà alle unioni gay (e a volte anche al divorzio): dicono di essere contrari perché Dio avrebbe creato uomini e donne diversi proprio per sposarsi tra sessi diversi; oppure dicono di essere contrari perché si tratterebbe di pratiche “contro natura”.
Alla prima obiezione rispondo subito che far derivare una norma civile (quali sono i matrimoni) da una convinzione religiosa non ha alcun senso: almeno un terzo, forse metà, degli uomini NON crede in Dio (e l’altra metà che ci crede si combatte da secoli dandosi reciprocamente dell’infedele: cattolici contro protestanti, musulmani contro cristiani, etc…) e quindi se Dio ha fatto e prescritto qualcosa, okay, io ne prendo atto, ma che questo qualcosa lo seguano i credenti senza imporlo agli atei e agli agnostici per i quali Dio è una semplice ipotesi quando non addirittura il nulla. Io sono affascinato ogni minuto, ogni istante della mia vita dall’idea di Dio, ma non ci credo. Me ne dispiaccio, ma non posso essere disonesto con me stesso e con Lui, se esiste: io non ci credo. Ne sono affascinato ma non ci credo. Constato poi che in tanti invece ci credono ma non ne sono per nulla affascinati, visto come lo trattano… ma lasciamo perdere queste facezie.
Torniamo a noi e riflettiamo sul “contro natura”. Ma chi è che decide cos’è la “natura”? La natura non è un libro aperto e scritto, non è una parte della realtà, la NATURA è TUTTO ciò che ci circonda (compresi noi stessi), lo diceva già un grande teologo cristiano (non certo ateo) come Spinoza. La natura non è solo quel che fa comodo a noi, la “natura” è tutta la realtà che ci circonda, bella e brutta. Il delizioso fungo porcino è natura? Sì. Ma lo è anche la mortale amanita falloide! L’arcobaleno che incanta i nostri occhi è natura? Sì. Ma lo è anche il tornado che semina morte e distruzione. Papa Giovanni 23° è natura. Ma anche Hitler lo è. Il Mahatma Gandhi è natura. Ma anche Josif Stalin lo è. Sono io che poi giudico, secondo la MIA morale, cosa mi piace della natura e cosa no. Ma non posso dichiarare la NATURA stessa un discriminante per derivarne delle leggi etiche. Le leggi etiche, se non sono ipocrita, le faccio derivare dalla MIA morale, senza pretendere di darle il sigillo d’autenticità grazie a una mal definita “natura”.
Le coppie eterosessuali sono indubbiamente “natura”. Ma lo sono anche quelle omosessuali; esistono, e quindi sono anch’esse “natura”. Il fatto che siano numericamente inferiori non toglie un solo grammo alla loro dignità! La “natura” non mi detta alcuna legge che le “sdogani” o meno; è le mia morale che deve “sdoganare” o meno le coppie omosessuali, e siccome la MIA morale è che vanno condannate solo le cose che fanno del male, non vedo proprio perché dovrei condannare due uomini o due donne che si amano e che fanno solo del bene a se stessi e al partner! (caso mai io “condanno” le carnevalate tipo Gay pride dove assurdi esibizionisti mostrano il culo e le tette in spettacoli indegni; ma qua la natura non c’entra nulla, c’entra solo il buon gusto)
Un’ultima notazione: io non capisco nemmeno quelli che condannano le coppie gay e i divorziati in quanto minerebbero la “struttura” della famiglia che a sua volta, se messa in discussione, minerebbe la “struttura” della società di cui la famiglia è la prima cellula. Sono d’accordo che la nostra società si fondi sulla sacralità della famiglia (anche se rispetto assolutamente chi vuole vivere da single, da libertino o da eremita…), ma siamo proprio sicuri che una coppia “regolare”, composta da uomo e donna, che non pensa di divorziare, che è stata benedetta dal prete in una bella cerimonia tra fiori e canti liturgici, e che magari litiga in continuazione, si bastona, non si sopporta, si cornifica a sangue, sia una “buona cellula” per la nostra società? Non farebbe un miglior servizio alla società stessa se si sciogliesse e seguisse altre strade? E non è forse “cellula molto più sana” per la nostra società una coppia gay che si rispetta, si ama, è fedele e non fa del male a nessuno?
Quante coppie sia del primo che del secondo tipo ho conosciuto nella mia vita… e quanto trovo assurdo che le prime siano indicate come le “cellule” della nostra società, mentre le seconde siano additate come un “pericolo” per la società stessa… Qualcuno parla di ipocrisia, io no, io non giudico nessuno, però fatico molto a capire, davvero molto… Mi piacerebbe sentire i vostri commenti, amici carissimi.
Francesco Fontana

Le polemiche sul Natale hanno un senso? Considerazioni d F. Fontana

Oggi abbiamo un qualcosa che non è un racconto e forse nemmeno delle considerazioni. Possiamo dire che sono dei ragionamenti su un argomento che è al centro del Natale 2015
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Buon Natale (a tutti)

Il giorno di Natale del 1981 muore una delle figure più delicate e controverse del mio romanzo “La percezione delle Pleiadi”: la giovane bandita Maria. E in quel Natale non erano ancora nati i tristi dibattiti che agitano oggi le nostre festività e che mi danno quindi spunto per queste riflessioni.
Io, non credente, sbigottisco a seguire sul giornale i “dibattiti” intorno alle celebrazioni o meno delle feste natalizie in scuole, asili, etc… E mi sto purtroppo dando molte risposte sul perchè il nostro Paese sia ridotto nelle condizioni in cui versa: il motivo è che siamo un popolo geniale, generoso, ma dalla mentalità così “bizantina” (nel senso di contorta, oltre che votata alla dispersione e alla complicazione) da riuscire a discutere su tutto e sul contrario di tutto. Cosa questa che per me, amante del dialogo, non è mai un buon segno: c’è grande saggezza nel detto “il troppo storpia (o stroppia, a seconda del vernacolo)”.
E poi, diciamo la verità, su tale tema non si sta dialogando: per me si sta vaneggiando, e si sta scivolando verso una “guerra verbale” assolutamente imbecille (come tutte le guerre).
Per me il Natale è una festa che sarebbe ipocrita non definire anche laica. Il presepe e l’albero creano atmosfera, e la creano a prescindere dal fatto che uno abbia la fede o meno. Infatti a me, che la fede non ce l’ho, piacciono comunque, soprattutto il presepe, quindi non vedo motivo di considerare queste tradizioni una propaganda ideologica cattolica contro altre religioni.
Togliere ai bambini, che nella scuola e nell’asilo passano metà della loro giornata, la possibilità di condividere un presepe o un albero è per me di un’idiozia assoluta. Farlo poi per “rispettare” le altre fedi è ancora più miope, non fosse altro che per una cosa: se noi mandiamo a scuola un ragazzino cattolico in Arabia o in Sri Lanka, forse che lì per rispetto del suddetto ragazzino rinunciano alle loro celebrazioni? Manco per sogno! E fanno bene, aggiungo io!
E poi, altra ipocrisia grande come una casa: adesso va tanto di moda, soprattutto fra funzionari falso-sinistroidi e buonisti laico-chic, mettere in discussione le nostre celebrazioni religiose perchè da una decina o ventina d’anni esistono in Italia corpose minoranze musulmane, induiste, buddiste etc… che vanno “rispettate”; ma la ben più numerosa minoranza (forse “maggioranza”…) di atei, e agnostici che da sempre esiste nel nostro Paese, a nessuno di questi Soloni è mai venuto in mente di “rispettarla”?
Eh sì, perchè a me, Francesco Fontana, ateo, non dà nessun fastidio nè il crocifisso, nè la celebrazione delle feste religiose nè la Messa sulla Tv di Stato, etc…. Ma ad altri atei invece potrebbe dare fastidio che si faccia il presepe a scuola o l’albero in ufficio o che la Tv pagata con il canone dei cittadini dia voce costante al Vaticano (c’è perfino “Rai Vaticano”…).
Lo ripeto: a me tutto ciò non dà alcun fastidio, sia ben chiaro! Ma ad altri atei potrebbe darne! E perchè gli atei non sono mai stati “tutelati” o “rispettati” come oggi vengono invece “tutelati” e “rispettati” quelli col velo e col turbante? Queste “beghe confessionali” danno una falsa immagine dell’Italia come di un luogo dove esisterebbero solo due componenti: i cattolici e quelli di altre fedi. Non è così! Ci sono i cattolici, quelli di altre fedi e i non credenti, dei quali a nessuno gliene frega una mazza, forse perchè sono troppo discreti e “superiori” a certi dibattiti fondati sul Nulla, e quindi non fanno alcuna cagnara più di quanta ne stia facendo io adesso, ovvero pochissima.
Voglio passare sopra molto rapidamente alle miserande polemiche dei soliti arruffapopolo di ogni tendenza subito pronti a saltare sul cavallo del litigio per guadagnare lo zerovirgola di voti in più: oggi leggo che si danno a vicenda del “nazista”, dello “scemo”, che da bocche improbabilmente angeliche escono amene canzoni celestiali e che da braccia improbabilmente sante vengono cullate statuine di Gesùgiuseppemmarria, il tutto ovviamente davanti a platee dei potenziali elettori, quelli dello zerovirgola in più… Ma, venendo a gente più seria, non posso tacere la mia totale lontananza dalla mentalità che, con le sue parole, un Vescovo di Santa Romana Chiesa ha dimostrato di avere.
Questo porporato, a sorpresa, ha detto che non è eresia rinunciare ad alcune tradizioni religiose carttoliche in nome della pace e del dialogo con le altre fedi (come sempre quelli che la fede non ce l’hanno non esistono! Va bè, lasciamo perdere…). Detta in soldoni: secondo questo Vescovo non ci sarebbe nulla di male a rinunciare a presepe e albero per rispetto dei musulmani etc… (poi, secondo italica costumanza, il presule ha smorzato la sua invettiva, esattamente come tanti politici nostrani che prima lanciano il sasso, poi dicono che era il giornalista ad aver capito male…)
Io trovo quanto meno bizzarra un’affermazione del genere da parte di un prelato: o ha sbagliato mestiere o il virus del buonismo è arrivato anche in Vaticano (che in effetti sembra contagiato anche da ben altri virus mondani…).
Per come la vedo io, ateo, dovrebbe essere la condivisione e non la rinuncia a cementare il dialogo e la pace. Non è rinunciando a fare il presepe che ci si affratella con un musulmano; è proponendo il presepe anche a lui e lasciando che lui proponga le sue feste anche a noi che ci si affratella! Poi ognuno è libero di appassionarsi o meno al presepe o al ramadam, sia chiaro, ma non è negando le nostre tradizioni che ci avviciniamo a loro, così come loro non si avvicineranno mai a noi negando le proprie. Infatti io vedo che gli africani si affratellano col Papa accogliendolo con i loro (tra l’altro bellissimi) balli tribali e pagani, non negandoli.
Io penso che la cultura della condivisione e della proposta dia più frutti rispetto a quella della rinuncia e della selezione; a mio parere possono essere più fratelli un cristiano e un musulmano (e anche un ateo…!) che parlano assieme davanti a un presepe o a un albero che gli stessi soggetti che parlano assieme davanti al nulla; anche perchè davanti al nulla si finisce prima o poi per ignorarsi, se non addirittura per combattersi. Forse ciò non è venuto in mente a quel prelato così liberale…
Buon Natale (religioso e laico) a tutti!!!
E se, laicamente o religiosamente, volete fare un regalo a qualcuno, ricordatevi che in libreria è possibile acquistare oppure ordinare il mio romanzo, quello che già alcuni mesi addietro mi ha fatto avvicinare a questo bel gruppo del dott. Madeyski; il titolo è “La percezione delle Pleiadi”, l’editore è Albatros.
Francesco Fontana

Quei marxisti da salotto…

Un altro racconto o , se volete , una riflessione del nostro F. Fontana
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Quei marxisti da salotto…

Il mio romanzo “La percezione delle Pleiadi” -ed. Albatros Il Filo- è un libro chiaramente di sinistra. E proprio per questo motivo ospita all’interno della sua narrazione figure di sinistra che combattono battaglie diverse in luoghi diversi.
Ciò mi dà spunto per riflettere brevemente su una figura di “sinistro” che io detesto particolarmente; sto parlando di quelli che definisco, con sommo disprezzo, “marxisti da salotto”.
E facendo un balzo dalla finzione (il mio romanzo) alla realtà (il nostro meraviglioso ma disgraziato Paese), dobbiamo purtroppo constatare come di questa genia sia piena l’Italia, e non solo.
Quel che mi dà fastidio di questi personaggi è soprattutto l’ipocrisia. Oltre al fatto che abitano, almeno nominalmente, nella mia stessa casa politica, il “progressismo”, la “sinistra”, anche se io da questa casa li caccerei volentieri a calci nel culo, tanto per non usare eufemismi.
Sessantottini, ex-sessantottini, post-sessantottini, ex-nonsocos’altro, post-nonsocos’altroancora, etc…: quante persone che da giovani si sono divertite a contestare, a rompere le sfere ai cosiddetti “matusa”, a passare per profeti di un mondo nuovo, salvo poi accomodarsi (eccome!) nel mondo vecchio, pretendendo e difendendo con le unghie quegli stessi privilegi che rinfacciavano ai loro padri.
Quanti individui ieri gridavano contro la ricchezza, lanciavano pietre contro i “borghesi” decadenti, sputavano sulle istituzioni, distruggevano con furia cieca e fanatica auto, banche, simboli del “feroce capitale”… e quanti di loro oggi invece accettano di buon grado (e difendono, lo ripeto, con le unghie!) i lauti stipendi, le superpensioni, i vergognosi vitalizi erogati da quelle stesse istituzioni borghesi che dicevano di detestare e invece hanno occupato in massa; per fare cosa? Per cambiare il mondo? Macchè: per poter comprare quelle medesime auto di lusso che da giovani distruggevano, per poter creare fior di conti correnti nelle medesime banche contro cui sputavano, per poter in una parola usufruire a tutto tondo di quei medesimi simboli del “feroce capitale” contro i quali avevano iniziato la loro parabola sociale, civile e politica. Una parabola così snob, così chic, così… schifosa dico io!
Coerenza, questa sconosciuta! Politici marxisti senza cravatta che vanno in tv facendosi pagare 1.000 Euro al minuto, quando una normale persona oggi come oggi si dice fortunata se 1.000 Euro li guadagna in un mese! Ex sobillatori da corteo che affermano con protervia il loro “diritto” a godere i vitalizi della politica post-democristiana. Ex (pseudo) difensori dei lavoratori che se ne stanno oggi a panza all’aria con pensioni principesche, ottenute magari senza aver mai timbrato un cartellino né tantomeno alzato un peso da terra. Ma continuano a essere “rossi”, ci mancherebbe, fa così chic… continuano a dirsi “contro”, a non mescolarsi, a collocarsi “fuori”… stando però ben attenti a non perdere neppure 1 Euro di tutto quanto c’è “dentro”.
Mi spiace, ma io questi qua li detesto con tutte le mie forze, mi fanno schifo, e confesso il piacere straordinario che proverei se potessi “aggiustarli” come si deve con le mie manine sante…; lo farei volentieri, molto volentieri anche fra cinque secondi se ne avessi uno a portata di sberla, e se non temessi il giudizio di Dio e dell’uomo, pur non credendo (ahimè!) né in Dio nè, troppo spesso, nell’uomo…
Facezie a parte, approfitto di questo spazio per invitare tutti (lo faccio anche su Fb con un post condiviso con tutti gli amici) alla prossima presentazione de “La percezione delle Pleiadi” che avverrà SABATO 7 novembre alle ore 17.00 presso la Libreria IBS a Treviso in c.so del Popolo 40 (sotto i portici in entrata città, indicativamente nel tratto fra la Stazione e Piazza dei Signori). Il libro, oltre che da me, sarà presentato da due stupendi ragazzi, Mattia e Ottavia, che frequentano il Liceo Canova, quindi sarà molto interessante vedere l’opera di un “matusa” cinquantaduenne presentata da due meravigliosi diciottenni. Vi aspetto, sarà un’esperienza simpatica!

Mi raccomando chi può sia presente !