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Il movimento di opinione "il ponte" si prefigge di raccogliere le opinioni del cittadino, filtrandole ed elaborandole per capire cos'è importante e più utile per la gente.

Dando spazio a tutte le proposte mantenendo sempre la persona e le persone al primo posto.

Si intendono sviluppare i collegamenti con le associazioni di volontariato, con le istituzioni, con le associazioni di categoria, e dei media per elaborare nel miglior modo ciò che viene esposto dal cittadino. Non limitandoci alla critica in quanto tale, ma impegnandoci a costituire e a a tradurre in realtà le idee.

Al movimento di opinione "il ponte" puo' associarsi chiunque desideri lavorare per migliorare la nostra città: renderla più vivibile e sana; ogni persona indipendentemente dalla colorazione politica e dall'iscrizione a un partito, purchè il suo pensiero sia guidato da sani principi.
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Medici, sindaci, e carte di credito…

marino

Un altro articolo che forse non è un racconto, non è un ” ricordo” ma forse è una considerazione sull’argomento del giorno
Dimissioni o non dimissioni ?
Si dimesso ma… i ragionamenti sono belli !

Ecco il ragionamento del nostro F. Fontana

Medici, sindaci, e carte di credito…

Chi ha letto il mio libro lo sa già, per gli altri (che spero magari vengano spronati a leggerlo…) dico che Martin Hoeckstra è il personaggio forse più tragico e divertente allo stesso tempo del romanzo.
E’ un borgomastro, ovviamente di pura fantasia, che nella Germania Est, alcuni anni prima che cadessero il Muro e il comunismo, regge il piccolo villaggio montano di Winkel (Cantuccio), situato, nella mia immaginazione, tra le gole meno dolci e più selvagge dei Monti Metalliferi.
E’, fatalità quasi incredibile, un medico (giuro, non ho doti di preveggenza :-) ) e la sua caratteristica principale è quella di accentrare tutto nelle sue mani. Povero cristo, non tanto (o non solo) per manie di grandezza, quanto perchè il paesino è talmente piccolo da non annoverare nessuno, oltre a lui, disposto a fare il vicesindaco, il capo delle guardie, il farmacista, il giudice conciliatore, etc… (fortuna che ha trovato un candidato disposto a fare da unico consigliere comunale: sua moglie, la saggia Katharina!).
E’ senza dubbio una macchietta, preda di isterismi (mitiche le denunce e controdenunce che si scambia col proprio vice, ovvero con se stesso), di schizofrenia, e anche di arroganza, se vogliamo; oltre a una innegabile inclinazione verso un blando, simpatico ma comunque pericoloso totalitarismo!
Però, a suo indubbio onore, bisogna riconoscergli una virtù: non ha mai posseduto alcuna carta di credito per effettuare cene e spese di rappresentanza, non ha mai usato un solo quattrino che non fosse SUO per effettuare le SUE spese e per dare lustro al SUO incarico: perfino nelle occasioni conviviali i rinfreschi venivano preparati dalla saggia e paziente moglie, con le sue manine e con i propri ingredienti, non acquistati in pasticceria con i denari del Municipio, ovvero della cittadinanza, ovvero della “splendida comunità socialista dei contadini e degli operai di Winkel”!
Facendo un salto di qualche decennio e di alcune migliaia di chilometri oggi sentiamo che c’è gente che, dopo aver speso (in cene? in viaggi? in altro? Boh… non mi interessa neppure saperlo, non mi sono informato su questi dettagli dato che li giudico superflui) migliaia di Euro con la carta di credito “istituzionale” (le aboliremo prima o poi queste robacce???????) ora, siccome qualcuno ha fatto le pulci, ha deciso di “rimborsare” quelle spese di tasca propria. Magari presumendo di fare la figura dell’onesto senza macchia e senza difetto.
Ma scherziamo??? Io non so se chi fa queste cose sia onesto o no, non sono un giudice e non abito neppure dentro alla coscienza di nessun sindaco e di nessun medico, quindi non emetto opinioni di alcun tipo, però apparirebbe chiaro anche a un bambino che se io, nell’esercizio di una funzione pubblica, effettuo una spesa con soldi non miei e poi, per mettere a tacere alcuni “rumors”, li RIMBORSO, vuole dire o che sono un benefattore o che quei soldi non dovevo usarli in quel modo. Sbaglio??? Siccome io ai benefattori non ci credo… uno più uno fa due!
E poi, al di là della scarsissima opportunità del gesto (infatti io, se so di avere ragione, i soldi NON li rimborso! E spiego anche il perchè: non difendendomi, ma attaccando!!!), se nessuno avesse fatto le pulci, quei soldi sarebbero stati ugualmente rimborsati oppure sarebbero passati, come si suol dire, in cavalleria?
Insomma, parlando di medici e di sindaci, la mia conclusione è questa: meglio leggersi “La percezione delle Pleiadi” e farsi 4 risate su Martin Hoeckstra piuttosto che leggere i giornali di questi giorni e versare 4.000 lacrime di delusione, di disperazione e soprattutto di rabbia per come è ridotta l’etica politica in questa nostra amata Italia!!!!!
Un abbraccio, amici!

Quando il tempo lo prevedeva Bernacca… by F. Fontana

Il nostro Scrittore Prof. Fontana continua i suoi ricordi; il suo viaggio nel passato recente.
Oggi ci fa rivivere Le Previsioni del Tempo.
Bernacca era Bernacca

bernacca1

Sono ricordi che ci fanno sentire più vecchi ma sono la nostra giovinezza

Quando il tempo lo prevedeva Bernacca…

Una delle mie grandi passioni, oltre alla storia, alla politica, etc… è la meteorologia. Da sempre sto col naso all’insù a guardare, a scrutare, a capire, e penso che anche il mio ultimo romanzo, “La percezione delle Pleiadi” ed. Albatros il Filo, di cui ho già avuto modo di parlare da queste pagine, ne sia una dimostrazione (se volete visitate la pagina Facebook Francesco Fontana “Pleiadi”, e chiacchieriamo un po’ insieme!).
La meteo mi affascina ancor oggi che ho 52 anni, ma quando ero bambino, ragazzino… che ricordi!
Volete intraprendere assieme a me questo meteo-viaggio a cavallo delle vecchie, belle, semplici trasmissioni meteorologiche di Mamma Tv e Zia Radio? Bè… io parto, chi vuole mi segua, il biglietto è gratis!
L’appuntamento principe per il meteo-appassionato di 40 – 45 anni fa era sul 1° canale Tv, ore 19.25, “Che tempo fa”. Non c’era verso, io dovevo vedere la trasmissione, bisognava essere a casa per le 19.20, altrimenti entravo in fibrillazione. Dopo un po’ di pubblicità (forse era “Intermezzo”? O “Tic Tac”? O forse ancora “Arcobaleno”? Mah… voi vi ricordate quei meravigliosi minicaroselli?) ecco che alle 19.25 in punto (anni dopo alle 19.50) compariva il sobrio barometro in bianco e nero della Rai e le 7 – 8 note di xilofono annunciavano l’elegante, educato, semplice, competente colonnello Edmondo Bernacca. Anche la domenica? Sì, anche la domenica; e anche a Natale e Capodanno… altro che festività e ponti, a quei tempi gli Uomini erano Uomini e i cavalli erano cavalli… Solo in estate per un paio di settimane il buon Bernacca si assentava e allora il bollettino, molto spartano, lo leggeva una “signorina”. E quando arrivava quel momento il mio commento era sempre: “Nooo! La signorina!”
Tornando a Bernacca, egli esordiva con le temperature minime e massime delle principali città italiane, una tabella a due colonne con nomi (in ordine alfabetico da Alghero a Verona) e accanto le magiche cifre, che quando erano basse o addirittura negative mi mandavano in visibilio (sono sempre stato un “freddista” estremo).
Poi il colonnello passava alla grande lavagna con l’Europa e la mappa delle isobare disegnata da lui: che mano, che poesia! Le perturbazioni erano dei segmenti seghettati con triangolini stile schiena di drago se fredde, invece con semicerchi stile mezzaluna se calde; per qualche anno confesso che non capivo proprio quelle che alternavano i semicerchi e i triangolini (erano i fronti “occlusi”, troppa roba per un bambino di 6 – 8 anni!). Appena sotto nella gerarchia del maltempo c’erano i “fronti d’instabilità”, semplici segmenti tratteggiati e talora accompagnati dalla “R con freccina” del “rovescio o temporale”. Le perturbazioni erano numerate mese per mese; raramente si superava il n° 15, ma ricordo mesi che andavano anche oltre il 20! E poi c’erano gli afflussi freddi e caldi: una freccia piena indicava l’afflusso freddo, una vuota quello caldo. Quando vedevo una bella perturbazione appoggiata all’arco alpino, inserita in una fitta serie di isobare (correnti intense) e seguita da una bella frecciona piena, allora godevo: freddo, forse neve in arrivo!
Bernacca era sempre sobrio, mai sensazionalista, sempre con i piedi per terra e gli occhi verso le nuvole, mai il contrario… come invece oggi spesso accade a tanti meteorologi d’occasione, prezzolati e senza passione: occhi a terra e piedi per aria.
Ma torniamo a noi; giungeva il momento delle previsioni per il giorno successivo: ecco la carta d’Italia con rettangolini magnetici attaccati qua e là su cui era scritto semplicemente “SERENO” oppure “PIOGGIA” o ancora “NUVOLOSO” etc.. Io andavo in visibilio quando leggevo, vicino al Veneto, “NEVE”!
Non rammento se poi c’era anche una cartina per i venti e mari, rammento invece benissimo che la trasmissione si chiudeva con la previsione delle temperature; quando sentivo dire dal colonnello “in sensibile diminuzione” partivo per il paradiso. Alle 19.30 in punto era tutto finito. E’ incredibile pensare a come Bernacca in 5 minuti riuscisse a dire cose così belle e intelligenti, quando invece oggi tanti invece in 5 ore riescono a dire solo idiozie: in politica, nello sport, nell’informazione e, purtroppo, anche in meteorologia…
Gustato il piatto forte, passiamo ai contorni. In Tv non c’era molto altro, sul 2° canale i bollettini erano scarni e senza cartine, io non li guardavo neppure. C’era però la radio; la bella radio di una volta!
La prima osservazione che mi viene spontanea è che i programmi, tutti i programmi, erano in orario; seguivano una scaletta chiara e comprensibile; le stazioni si sentivano bene, non come oggi che è tutto un gracchiare e un sovrapporsi di radio libere su quelle nazionali e viceversa.
Ma torniamo a noi: la poesia della meteo-radio toccava la sua vetta più elevata con il “Bollettino del mare”. Ricordate? Ce n’erano diversi, io ricordo bene quello delle 15.35 su Radio 2, dopo il giornale radio economico e la lettura dei cambi della Lira, e quello delle 23.25, a chiusura dei programmi, credo su Radio 1.
Il “Bollettino del mare” veniva letto molto lentamente, per permettere a i marinai di prendere appunti. Iniziava con gli “Avvisi” che riguardavano tutti i settori del Mediterraneo (per anni mi sono chiesto dove diavolo erano il mare di Alboran e le Bocche di Bonifacio…) e potevano essere avvisi di “temporali” e “burrasche”, sia “in corso” che “previsti” (o “previste”). Io godevo da matti quando si parlava di “Burrasca da Nordest Forza 7 o 8 su Adriatico settentrionale” perché voleva dire Bora e freddo su di noi! Le burrasche in genere erano Forza 7 o 8 (al di sotto non è “burrasca”); Forza 9 era già qualcosa di eccezionale; ricordo solo un caso in cui venne segnalata una Forza 10 (e forse anche Forza 11) sui mari meridionali italiani, era il dicembre 1976 e passava un potentissimo e profondissimo ciclone oceanico da Ovest! E non si chiamava più “Burrasca” bensì “Tempesta”. Poesia, pura poesia!
Poi si passava alla “Situazione”, una descrizione di pressione, fronti e perturbazioni, sempre riferita a tutto il Mediterraneo. Ricordo, come un’interessante curiosità, che nei periodi estivi veniva quasi sempre segnalata una “corrente settentrionale di tipo monsonico” sul Mediterraneo orientale. E io mi chiedevo? I monsoni in Europa??? In effetti si trattava di quei venti semipermanenti che rendono gradevolissima l’estate dalla Grecia verso Est.
Ed ecco poi le previsioni, settore per settore, limitate però ai mari italiani: si iniziava con il Mare di Corsica e si finiva con il “mio” Adriatico settentrionale. La previsione (per 12 ore) era così scandita: direzione e forza del vento – stato del cielo – fenomeni (eventuali) – visibilità – stato del mare – tendenza per le 12 ore successive. Che precisione, che professionalità, che poesia! Lasciate che anche qui racconti come godevo quando lo speaker diceva, per l’Adriatico settentrionale, “Neve”. Accadeva molto di rado, in genere quando nevicava in terraferma in mare o non nevicava o nevicava poco e quindi la neve non veniva citata come fenomeno; ma in occasione delle nevicate più potenti (come a fine dicembre 1976) invece sì, veniva detto, e io ascoltavo quelle quattro lettere con una soddisfazione enorme!
Il commiato del Bollettino erano gli “Avvisi ai naviganti”, comunicazoni tecniche su boe, moli, fari etc… che servivano ai marinai, ma avevano poco o nulla di meteorologico.
Poi in radio c’erano le classiche “Previsioni del tempo emesse da servizio meteorologico del’aereonautica”, un minuto circa di bollettino in coda ad alcuni giornali radio con scarne ma chiare informazioni così scandite: situazione – tempo previsto – temperatura (prevista) – venti – mari.
Ricordo che iniziavo a sperare nella neve ovviamente quando veniva prevista in Val Padana, ma anche quando era annunciata sulle Alpi (i “rilievi”) già oltre gli 800 mt.: avevo sperimentato infatti che qualche fiocco poteva scendere fin verso Venezia pure in quelle occasioni.
In coda ad altri giornali radio c’erano le temperature minime o massime (o entrambe, ciò ovviamente dal pomeriggio in poi) registrate nella giornata. E per radio venivano sempre lette le stazioni col nome dell’aereoporto; nomi che avrò sentito centinaia, migliaia di volte, e non ho più dimenticato: Alghero? Fertilia! Verona? Villafranca! Bari? Palese! Napoli? Capodichino! Torino? Caselle! Venezia? Lido! Genova? Sestri! Cagliari? Elmas! E così via… altre gocce di poesia…
Chissà se anche il ricordo di quelle trasmissioni così semplici, belle, ingenue ed esaustive allo stesso tempo contrbuiscono a farci realizzare che il clima è cambiato, che le stagioni non sono più le stesse, che l’atmosfera ha perso gradualità, dolcezza, equilibrio… Forse no, forse è proprio vero che il clima sta cambiando come è sempre cambiato, d’altra parte il Global Warming è misurato dai termometri, non solo dalle nostre impressioni. Ma se… se ci fosse ancora Bernacca a raccontarci il tempo giorno per giorno forse anche il Global Warming ci infastidirebbe di meno! Cosa ne dite?

Francesco Fontana

TRA ORTI URBANI, SINISTRA E DIVIETI…..

Riportiamo un articolo che è un commento ad iniziative che si spiegano da sole . O No ?

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TRA ORTI URBANI, SINISTRA E DIVIETI

Scrivo queste righe anche con un po’ di ironia, non essendo oltre tutto un residente di San Donà di Piave, e spero che nessuno se ne abbia a male.
Per puro caso mi sono imbattuto nel bando per l’assegnazione degli Orti comunali della città di San Donà di Piave. Memore di un fondo qua sul Ponte in cui si comunicava l’alto numero di Orti non assegnati, mi sono incuriosito e ho voluto leggerlo un po’; e forse ho capito il perchè del “flop orticolo” avvenuto in quel di San Donà…
Bè, durante la mia lettura francamente ho riso molto. Non certo perchè il bando sia fatto male, ci mancherebbe, anzi è fatto benissimo, non mi permetterei oltre tutto mai di criticare da un punto di vista tecnico un atto creato dal lavoro di funzionari e impiegati, oltre che dall’indirizzo dell’organo politico. Spesso io a chi critica facilmente il lavoro altrui dico: “in genere chi non può essere criticato è colui che non lavora!”
Ma, tornando a noi, spiego subito perchè ho riso di gusto. Mi sono messo nei panni di un anziano ultrasessantacinquenne (la principale platea cui sono rivolti gli Orti) e, giunto al settore dei “divieti”, sono rimasto allibito per il semplice fatto che quell’elenco sembrava non finire più! Alla fine ne ho contati 51 (leggasi: cinquantuno)!!!
51 divieti per passare qualche ora a coltivare un appezzamento di terreno! Dopo i commi a), b), c) … z), si passa incredibilmente ad aa), bb), cc)… per finire con un iperbolico ww)!!!! Ripeto: 51 divieti raccolti in un bando per coltivare un Orto!!! A parte qualche mia sporadica perplessità, trattasi di divieti tutti sensatissimi, sia chiaro; solo che io mi sono però chiesto: perchè allora non vietare anche di commettere omicidi nell’Orto? O di disegnare svastiche? O di praticare la pedofilia? O magari… di suicidarsi? O di bestemmiare? O di fabbricare armi atomiche?
E poi, culmine del mio divertimento (sempre rispettoso per l’atto in questione e per chi lo ha redatto, tengo a ribadirlo; ma non posso neppure tacere di essermi divertito, evidentemente per problemi miei…), in calce a questo impietosa cinquantello di regole, è raccomandato, udite udite, di (riporto a memoria, scusandomi per l’eventuale imprecisione): “seguire OGNI ALTRA DISPOSIZIONE contenuta nelle Linee guida e NEGLI ULTERIORI ATTI che verranno consegnati al momento della concessione”! (le maiuscole sono mie). Come dire: “veci cari, questo xè soltanto l’antipasto, gavè da saver che ve speta ben altro se voè sapar un orto”. :-) :-) :-)
Se invece di disciplinare la zappata di qualche mq. di terra si fosse dovuto disiplinare, che ne so, un intervento militare contro l’Isis o la pianificazione economica del prossimo triennio in Europa ci saremmo trovati di fronte, probabilmente, a milioni e milioni di regole, altro che gli emendamenti di Calderoli al Senato… E mi sono chiesto: ma anche questi qua hanno un software come Calderoli che origina in automatico norme e postille??? Oppure è tutta farina del loro sacco? Perchè in tal caso sono ancora più bravi di quello che credevo…
Nella mia immensa ignoranza ho pensato subito che, essendo l’atto emesso da un Comune governato dalla sinistra cui pure io appartengo, forse dalla sinistra è anche ispirato politicamente.
E, tornando serio, ho riflettuto su quanto la sinistra sia da sempre incapace di liberarsi da un’abitudine che la blocca e la rende “culturalmente” arretrata rispetto ad altre ideologie: la coazione a normare.
Da sempre la sinistra, qualla che ripeto è anche la “mia” sinistra, è portata a regolare, disiplinare, normare, prescrivere, con caterve di leggi e regolamenti che poi, alla fin fine, vengono poco o punto rispettati. Si sa: quando le regole sono troppe si è istintivamente portati a ignorarle; ed è anche molto più facile aggirarle.
Basti pensare alla giungla di normative che in Italia vorrebbero tutelare il paesaggio e l’ambiente (vincoli, sopravincoli, sottovincoli, distanze dagli argini, dalle coste, misure e contromisure dei manufatti edilizi, regolamenti montani, marini, costieri, monumentali, belle arti, brutte arti, arti e basta, scarichi, fumi, vapori e controvapori… insomma: una marea stile Mont Saint Michel!). E poi, come risultato di tutto ciò (che, se applicato, dovrebbe aver trasformato l’Italia in un paradiso terrestre), abbiamo invece le Terre dei Fuochi, le emergenze rifiuti nei centri città, una cementificazione tra le peggiori d’Europa su monti e coste tra le migliori d’Europa, i tumori di Taranto, Genova che crolla a ogni temporale, la Pianura padana tra le aree più ammorbate del continente, Pompei che si sgretola, miasmi di acque venefiche, di arie olezzanti, etc… etc… etc…: un panorama deprimente.
Eh sì… ma abbiamo tante Leggi bellissime! Questo conta, vero? O no?
Francesco Fontana

Con la radiolina transistor all’orecchio…gli anni passano….

tutto il calcio

Oggi il nostro professore ( Fontana) ci manda un suo lavoro ovvero un ricordo “sportivo” e di costume di quando era giovane

Con la radiolina transistor all’orecchio…

Oggi siamo costretti a suggerire ai nostri figli e nipoti di non tenere il cellulare troppo vicino all’orecchio quando parlano con gli amici perchè le onde sembra che facciano male al cervello, con possibili conseguenze anche gravi.
Ma noi, che abbiamo un’età dagli “– anta” in su, quante onde ci siamo beccati proprio vicino all’orecchio (e non parlo di onde del mare, ma proprio di onde elettromagnetiche)???
La maggior parte di noi, soprattutto maschietti, tante, tantissime… ma quelle erano onde che non facevano male, erano le innocue e affascinanti onde radio dei piccoli apparecchi a transistor con i quali ascoltavamo le partite di calcio e in particolare la mitica trasmissione “Tutto il calcio minuto per minuto”. E allora… interi quarti d’ora, intere mezz’ore, intere ore con l’apparecchietto all’orecchio per sentire se la tua squadra del cuore vinceva, pareggiava o, ahimè, perdeva.
Oggi anche se uno non è allo stadio è come se le partite le seguisse sempre in diretta; l’informazione è totale e, oserei dire, bulimica: ancora prima che le squadre scendano in campo radio e televisioni sono già collegate, si è aggiornati su tutto, gol, pali, fischi dell’arbitro, ammonizioni, e tutto fin dal primo minuto; poi, se la partita dura più del previsto, saltano giornali radio e altre rubriche per lasciare spazio al “dio calcio”. Manca solo che ci dicano il risultato finale ancora prima che la gara cominci…

tuttoilcacioamari

Una volta invece, fino all’inizio dei secondi tempi (tutti in contemporanea, tutti la domenica, altro che anticipi e posticipi), c’era il coprifuoco, non si sapeva nulla. Chi aveva la fortuna (o sfortuna) di abitare vicino a qualche stadio aveva affinato l’orecchio in modo tale da intuire quel che accadeva sul campo semplicemente dal rumoreggiare del pubblico: boato piccolo significava gol della squadra ospitata, boato medio significava in genere occasione importante o palo (ma non gol), boato grande voleva dire che avevano segnato i padroni di casa.
Ma in pochi abitavano nei pressi dello stadio e allora la massa dei tifosi, di cui ho sempre fatto parte anch’io, attendeva con trepidazione il mitico “inizio dei secondi tempi”; alle 15.30 in inverno, alle 16.00 di mezza stagione, alle 16.30 nei brevi scampoli estivi in cui si giocava il campionato. E il campionato era considerato il traguardo per eccellenza, non una sorta di zerbino in cui allenarsi svogliatamente per poi dare il meglio di sè nella Champions, ovvero laddove fluttuano i “schei” (e la stessa Champions all’epoca si chiamava semplicemente “Coppa dei Campioni”: della serie “parlo come magno…”).
Allora, tornando a noi, dopo i primi 45 minuti assolutamente top secret, ecco che scattava l’accensione della radiolina; erano apparecchi piccoli e maneggevoli, molto più comodi delle vecchie radio a valvole, infatti il transistor occupa molto meno spazio. Qualche gracchio alla ricerca della migliore sintonizzazione, e poi ecco che la pubblicità di un noto liquore triestino annunciava che la casa produttrice invitava all’ascolto dei “secondi tempi delle partite di calcio del campionato di serie A: Tutto il calcio minuto per minuto, diretto da Roberto Bortoluzzi”.
E subito l’inconfondibile, pastosa, elegante voce di Bortoluzzi salutava:
“Signori all’ascolto (le signore non erano molto considerate nell’ambito calcistico. n.d.a.), buongiorno da Roberto Bortoluzzi; stiamo per collegarci con i campi della serie A per i risultati dei primi tempi. I campi collegati sono in ordine: ……………………….; per la serie B abbiamo in collegamento il collega Ezio Luzzi da ……………………. per ……………. e Alfredo Provenzali da …………….. per ……………… (sempre loro per molti anni dalla serie B. n.d.a.). Dallo studio gli aggiornamenti sugli altri incontri. Andiamo dunque con i primi tempi, a te Ameri…” in genere era infatti Enrico Ameri ad aprire i collegamenti, solo quando si ammalò e andò in pensione l’apripista divenne Sandro Ciotti che prima era invariabilmente secondo.
Erano minuti, anzi secondi, di attesa febbrile. Ricordo che quando qualche pubblicità precedente durava un po’ di più e ritardava anche solo di qualche secondo l’inizio della trasmissione io odiavo con tutto il cuore quel prodotto e giuravo che non lo avrei mai comperato da grande!
Da quel momento per la maggioranza dei miei amici la radiolina non si staccava più dall’orecchio, io invece preferivo la suspance e ascoltavo a singhiozzo, nella speranza che durante i minuti in cui la radiolina rimaneva spenta la mia squadra segnasse e io poi, riaccendendola, avessi la gradita sorpresa. Devo dire che spesso accadeva, infatti durante la mia vita “cosciente” (non parlo dunque di quando avevo pochi mesi o pochissimi anni) ho potuto godere di ben 8 scudetti e diverse Coppe Italia vinti dalla mia suqadra del cuore.
Ma, tornando al momento iniziale della trasmissione, ricordo con particolare piacere (sento ancora un brivido lungo la schiena…) un “risultato del primo tempo” comunicato dal grande Beppe Viola a proposito di un derby, partita sempre sentitissima! La mia squadra stava disputando un campionato anonimo, ma di fronte al derby la voglia di vincere ti assale anche se sei già retrocesso… e poi nelle ultime 3 o 4 domeniche si era mostrata stranamente in forma travolgendo chi avrebbe poi vinto lo scudetto (la Lazio) e facendo polpette anche di altre 2 o 3 ottime squadre; e adesso c’era il derby!!! A rigor di logica eravamo favoritissimi, non è che neanche i cugini stessero disputando un gran campionato, e poi non erano affatto in forma; ma il derby, si sa, è partita pazza, e io avevo una paura fottuta; “vedrai che la nostra serie d’oro si interrompe oggi proprio contro questi qua…” continuavo a pensare insistentemente, nell’attesa. E infatti, quando la linea è andata a Viola, il mitico Beppe a iniziato a declamare: “dopo i primi 45 minuti… Milan 1…” ecco ho pensato io in quella frazione di secondo, siamo sotto 1-0, i cugini sono sempre i cugini, trovano sempre il modo di metterci sotto”… E mentre davo per scontato che l’annuncio di Beppe si sarebbe concluso con un “Internazionale 0”, alle mie orecchie (anzi, “al mio orecchio”) arrivò questa paradisiaca notizia: “Internazionale 4”!!!!
Sìììììììììììììììììììììììììììììììììììììììì!
Non 1-1 o 1-2 (che già mi sarebbe andato benissimo) e nemmeno 1-3, no!
Milan 1 – Internazionale 4!!!!!!!!!!! Libidine, doppia libidine, doppia libidine col fiocco!
(Per la cronaca, l’Internazionale aveva segnato 3 gol subito, nei primi 10 minuti, oriali-autoretesabadini-bonimba , tanto per far capire chi portava i pantaloni, e poi la gara si era conclusa con un generoso 1 – 5, mazzola-mariani; mai infierire sugli avversari palesemente in crisi.)
Insomma, ci si entusiasmava per poco, erano anni spensierati!
E non avevamo remore a girare per la città in quelle belle domeniche pomeriggio, lustre di sole od opache di nebbia, tenendosi quella ridicola, nevrotica, meravigliosa radiolina transistor all’orecchio. E se i gentiori, gli amici o le prime fidanzatine strocevano il naso di fronte a quella bizzarra ma diffusissima abitidine, bè… che lo storcessero pure, in quei 45 minuti il mondo era racchiuso in 4 bulloncini e fili chiamati “transistor” e nelle voci dei nostri meravigliosi, professionali, umili, educati radiocronisti!
E se la nostra squadra aveva vinto, si poteva brindare con il liquore di Trieste; se aveva perso ci si poteva consolare con il liquore di Trieste; se invece aveva pareggiato… in quel caso si poteva mandare giù un sorso di grappa, sempre distillata a Trieste.
Eh sì… altri tempi… altre gioie… altre emozioni.

Francesco Fontana “vecio tifoso”

Una eccellenza nel nostro territorio: La letteratura a Torre di Mosto e non solo…

Una eccellenza nel nostro territorio:

 La letteratura a Torre di Mosto e non solo…

 

Recentemente sono venuto a conoscere il prof.  Francesco Fontana , insegnante a Caorle, nonché impiegato  al Centro Pertini di Caorle.

Si conoscono tante persone ma il prof Fontana è una persone che fa parte delle eccelleneze del nostro territorio

Francesco Fontana nato a Mestre (VE) l’8/10/1963, vive con la  moglie e con la figlia a Torre di Mosto. Lavora a Caorle. Diplomato al Liceo scientifico, laureato in Filosofia e poi in Storia a Ca’ Foscari.

Da sempre  appassionato di meteorologia e ha svolto la sua tesi di laurea in Storia sulla storia del clima di Venezia.  Ha la passione per la meteorologia e tiene quotidianamente un’apprezzata rubrica di previsioni meteo per il Veneto orientale dal suo ufficio (si chiama “Meteopertini”), su diretto incarico dell’Amministrazione Comunale. Riportiamo  il link al quale si può trovare, seconda paginetta dall’alto, il collegamento a “Meteopertini”:

http://www.comune.caorle.ve.it/index.php?area=4&menu=153&page=571

Ma la eccellenza non è dovuta ala meteorologia ma al fatto che ho scoperto uno scrittore che si è fatto strada conquistando un posto nella letteratura italiana, con premi e riconoscimenti in ambito italiano ma con testi che sono letti in tutta Europa, essendo disponibili in vendite importanti online

 

Nel 2006 pubblica il suo primo romanzo con Feltrinelli, “L’imitatore di corvi”, ambientato nella Germania del 20° secolo. Con esso arrivano i primi riconoscimenti:

  • 8° al Premio Strega 2006;
  • 2° al Premio Latisana 2006;
  • Primo premio al  Premio Palermo – città di Mondello 2006 “Primo romanzo”;
  • Primo Premio al Premio Città di Cuneo 2007;
  • Primo Premio al  4° Premio “Pegasus” Città di Cattolica 2015.

“L’imitatore di corvi” non è ormai più in distribuzione nelle librerie ma lo si può trovare in librerie per collezioniste ed estimatori.

 

Nel 2014 pubblica il suo secondo romanzo con Albatros – Il Filo, “La percezione delle Pleiadi”, libro tuttora in piena fase di distribuzione nelle librerie e sui siti on line e che ha già presentato a Caorle, a Mestre e prossimamente  in altre località della regione. E’ ambientato in America ed Europa nella seconda metà del 20° secolo, fin quasi ai giorni nostri. Questi sono alcuni  giudizi dei lettori sul link del prestigioso sito ibs:

http://www.ibs.it/code/9788856769760/fontana-francesco/percezione-delle-pleiadi.html

 

Si possono avere altre notizie anche su Wikipedia alla voce “Francesco Fontana” – scrittore:

http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Fontana_(scrittore)

 

Avendo conosciuto questo straordinario scrittore ed avendo apprezzato il suo pensiero e il suo modo di descrivere la vita , ho chiesto che scrivesse per i nostri lettori qualche riga per descrivere il suo mondo e come vede la vita con la sua filosofia.

Ed ecco il regalo che ci ha fatti

 

Come io vedo il Mondo

 

Se non ami la vita difficilmente scrivi. Se non sei curioso, se non riesci a stupirti, a meravigliarti, se non provi interesse per ogni approfondimento, a prescindere dai tuoi studi, a prescindere dalle tue inclinazioni, se in un parola non ti “apri” al Mondo, non proverai nemmeno lo stimolo alla scrittura, ovvero alla condivisione. Almeno, per me è così.

Per me scrivere significa innanzitutto riflettere, quindi fissare il frutto delle mie riflessioni, infine condividerle con gli altri.

Io amo la Vita e ciò che mi dà. Amo quindi il Mondo, con tutte le sue contraddizioni, forse perchè sono pur sempre minori di quelle che albergano nella mia anima e ogni tanto vengono a galla.

Amo la Vita di un amore religioso, pur non essendo credente. Non trovo che ciò sia un controsenso, così come non trovo sia un controsenso l’adesione da parte di un agnostico come me a molti aspetti dell’etica cristiana, ai valori della pace, della famiglia, della comprensione, alla tensione verso una certa “spiritualità”. Sono convinto che, se il Signore esiste, non abbia riservato determinati valori solo a chi ha il dono di credere in Lui. Anzi.

Amo la mia famiglia, prima di tutto, è il centro del mio universo e io, a mia volta, cerco di essere un punto di riferimento per mia moglie Susi e per mia figlia Erika. Erika: senza dubbio quanto di più bello sia capitato nella vita a Susi e a me! Non potrei desiderare figlia migliore, proprio perchè non è assolutamente perfetta come certi ragazzini che prendono sempre 10, fanno mille sport, conoscono già 3 lingue ed eccellono in tutto. No, mia figlia prende 9, 8, 7, ogni tanto anche 5 e perfino 4, è un po’ pigretta, va normalmente bene nelle lingue come tanti suoi compagni di scuola ed eccelle in una cosa, la più importante: l’amore che sa dare e ricevere. Erika è una generosa, questa è la sua “perfezione”. E poi è la mia creatura, e ciò basta a chiudere qualsiasi discorso.

Amo circondarmi degli amici, delle persone che stimo e apprezzo, forse non sono moltissime (neppure vorrei che lo fossero), ma per me sono davvero speciali. Vale la pena di condividere molto con chi stimi molto. Dalla stima discende poi tutto: la piacevolezza della compagnia, il gusto del dialogo, la semplice voglia di trascorrere del tempo insieme, magari senza far nulla di particolare, mangiando una pizza, osservando il cielo, ricordando gli anni passati, facendo la spesa al supermercato, chiacchierando di calcio.

Amo camminare per Mestre, dove sono nato oltre 50 anni fa, e ripercorrere a ogni passo i ricordi della mia infanzia, della mia adolescenza.

Amo informarmi su ciò che accade all’interno della materia, nelle molecole, negli atomi, leggo avidamente tutto ciò che riesco a capire (e talvolta anche ciò che non capisco) delle particelle, del micromondo, così come delle stelle, delle galassie, dei buchi neri, del macromondo, del Tempo e dello Spazio! Osservare sullo scaffale i miei libri di fisica e astrofisica mi dà un senso di appagamento, di sicurezza, quasi di intimità: i “miei” atomi, le “mie” stelle.

Amo la storia, autentica Maestra di vita. Amo soprattutto la storia contemporanea, sono alla continua ricerca di approfondimenti che mi facciano capire il perchè delle cose. Perchè Hitler? Perchè il comunismo? Perchè la cultura liberale? Perchè la guerra nel Vietnam? Perchè gli anni ’60? Perchè i fratelli Kennedy, Richard Nixon, George McGovern…? Autentici giganti che svettano in modo così clamoroso rispetto ai nani di oggi… ma chissà se un domani anche i nani odierni ci sembreranno dei colossi a confronto di quelli che verranno…?

Scrivere di questi argomenti, sia pure in maniera leggera e romanzata, mi aiuta a metabolizzarli e a capirli. Sì, a capirli, perchè per poter scrivere cose sensate devo documentarmi ancora di più di quanto farei per puro interesse personale.

E allora il ‘900 diventa la mia “palestra di idee”, una palestra su cui far lavorare le mie ipotesi, le mie logiche. E metterle a contatto con i paesaggi, gli ambienti, le atmosfere, come nel mio ultimo romanzo, “La percezione delle Pleiadi”.

Io amo svisceratamente le “atmosfere”, mi piace coglierle e apprezzarle, percepirle in tutte le loro sfumature, anche quelle meno gradevoli, ma forse per tale motivo più veraci; e poi ripercorrerle, col pensiero, l’immaginazione e la scrittura.

Ecco dunque l’atmosfera di Venezia, immortale e seducente, fluida d’acqua e verde di alghe, ecco l’atmosfera del Tirolo, il mio Tirolo, dove appena posso fuggo a godermi la Natura; ecco però anche il fascinoso squallore di Marghera, con i suoi ammorbamenti grigi e le lotte operaie, l’abbandono imposto e il riscatto inseguito, le ciminiere svettanti e le falci e martello fossilizzate sui muri; ecco l’ampiezza delle nostre campagne punteggiate di fattorie, capanne e casoni, casoni di laguna e di fiume, i più belli forse… Ecco l’atmosfera americana, luci e pistole, fango e chitarre; ecco l’atmosfera triestina, quella in cui ho fatto il militare e ho tuttora ottimi amici… Trieste… il Carso duro e abbagliante, il golfo argentato, la bora, il confine, le chiese ortodosse scintillanti d’oro, i genialoidi un po’ folli che imperversano allegramente per la città, i moli arrugginiti, il porto, i teatri, le gallerie, la lirica, il caffè… Ecco l’atmosfera di Milano, magnifica, caotica e sporca, sensibile e indifferente, moderna e tradizionale, Jannacci, Boninsegna, Gaber, Rivera, Madonnina e San Siro, ponti e navigli, ringhiere, palazzi, risotto e partita, centro e periferia; ecco l’atmosfera truce e opprimente del socialismo reale, quello del Muro, quello delle insulse cariatidi prigioniere di asfittici mausolei intellettuali… Breznev, Honecker, Ceausescu… Ecco l’atmosfera della neve, il fenomeno meteorologico che più amo in assoluto, il suo profumo, il suo suono attutito… ecco l’atmosfera di un’ora passata con la mia Erika, a coccolare i nostri peluche, quasi tutti agnellini o pecorelle (sono quasi un centinaio!!!), noi abbiamo una particolare passione per queste bestiole, e non ho alcun timore di dire (qualcuno scriverebbe “confessare”, come fosse un peccato; io no di certo!) che negli anni ci siamo costruiti una specie di dolcissimo e divertente mondo parallelo nel quale vivono i nostri pupazzi, con le loro passioni, i loro difetti, le loro comicità, il loro affetto per la propria “padroncina”. Anche questo è un modo per ricordare sempre a noi stessi la dolcezza, l’innocenza, l’ingenuità… un modo per ricordarle e non perderle mai!

 

Francesco Fontana

 

Ecco nulla di meglio per capire lo scrittore e vedere il suo mondo

Leggendo le su opere potrete capire il suo mondo e vi assicuro che il suo modo di scrivere vi conquisterà dalla prima riga all’ultimo capitolo