Consigliamo:
MP system s.r.l.    LaSalute.info

Welcome to www.ilponte.ws


"Movimento di opinione per la Città un ponte tra la gente, la voce del cittadino tra i cittadini"



Il movimento di opinione "il ponte" si prefigge di raccogliere le opinioni del cittadino, filtrandole ed elaborandole per capire cos'è importante e più utile per la gente.

Dando spazio a tutte le proposte mantenendo sempre la persona e le persone al primo posto.

Si intendono sviluppare i collegamenti con le associazioni di volontariato, con le istituzioni, con le associazioni di categoria, e dei media per elaborare nel miglior modo ciò che viene esposto dal cittadino. Non limitandoci alla critica in quanto tale, ma impegnandoci a costituire e a a tradurre in realtà le idee.

Al movimento di opinione "il ponte" puo' associarsi chiunque desideri lavorare per migliorare la nostra città: renderla più vivibile e sana; ogni persona indipendentemente dalla colorazione politica e dall'iscrizione a un partito, purchè il suo pensiero sia guidato da sani principi.
www.ilponte.ws

Tag Archive for Madeyski Dr Paolo

Da un medico cantautore armeno veneziano KEUCHEYAN DR. HAROUTIUN STOP WAR WITH LOVE

SIT-IN VENEZIA- RIVA SETTE MARTIRI – 24 APRILE 2016
h 10 – h 12

LOCANDINA comcerto

Articolo che riceviamo dal collega e spero serva da rifglesisone
__________________________________________________
STOP WAR WITH LOVE
Sono un medico cantautore armeno veneziano, non un scrittore, e soffro moltissimo come voi per tutto quello che sta succedendo nel MONDO anche per colpa nostra e della nostra incapacità di fermare la guerra in 128 focolai su 300 nazioni al mondo. Ma la causa principale di tutto il sangue che scorre è sempre considerato il petrolio fonte di energia sporca ed inquinante degli ultimi 150 anni.
Tutti credono di essere impotenti davanti alle nazioni potenti(dal punto di vista economico e militare) e per tanto non si può fare nulla. Noi veneziani invece vogliamo dimostrare che non è così, abbiamo la nostra dignità e di libertà di espressione e determinazione di agire dicendo BASTA:
1- Basta contribuire con il 20% delle nostre tasse alla macchina bellica del nostro stato, alla MARINA all’AERONAUTICA, AI LAGUNARI ESERCITO, e agli interventi militari all’estero come” missioni di pace” e al traffico – vendita di armi-elicotteri nei focolai di guerra come vieta la NOSTRA COSTITUZIONE.
2- Basta negare al POPOLO PALESTINESE ALLA CECENIA AL POPOLO BASCO AL POPOLO ARMENO DEL NAGHORNO GHARAPAGH ALLA LIBIA AL IRAQ E ALLA SIRYA E AL KURDISTAN IN TURCHIA ED IN IRAQ E PERSINO ALLO STATO ISLAMICO DI SIRYA ED IRAQ( CALIFFATO DEL ISIS ) il diritto all’autodeterminazione sulle proprie terre ancestrali. Fa voglia sempre all’OCCIDENTE ma anche a loro i giacimenti di petrolio.
3- Noi autoriducendo del 20% le nostre tasse pensiamo di liberarci la coscienza (come obbiettori di coscienza) di sentirsi degli assassini. Forse questo messaggio in ORIENTE farà già allentare l’ODIO secolare che portano nel loro spirito coloro che hanno subito e subiscono il neo colonialismo degli occidentali, della Russia e Israele. L’unico uomo italiano che ha fermato a Sigonella ( base Nato ) gli americani liberando ABU ABBAS evitando così un’ondata di attacchi contro il nostro paese è stato Bettino Craxi.
Basta pagare tramite le tasse sulla benzina la guerra di Mussolini in Abissinia e nel golfo, il terremoto in Irpinia dove non è stato ricostruito un bel niente ma ha fornito sempre all’onorevole De Mita i voti della povera gente per assicurarsi la poltrona nel PARLAMENTO E NEL SENATO.
Non pagheremo la belletta della luce quest’anno con il canone della Rai incluso; ” canone” che non è mai stato una tassa obbligatoria bensì un abbonamento ( pagato solamente alla 50 % degli italiani). La tassa governativa di 6 euro per ogni apparecchio posseduto è veramente una tassa. Per quale tassa si fa pubblicità di due mesi proponendo una minima sovrattassa ? è come offrire 5 quotidiani e caricarli sulla bolletta della luce. Perché la povera e critica gente pensante deve guardare e leggere la televisione di stato dove i partiti maggiori hanno il potere assoluto ?
Viva Venezia e VIVA IL LEONE DI SAN MARCO. Città a statuto speciale sotto la l’egida assoluta dell’UNESCO.

ASSOCIAZIONE UMANITARIA ARMENA ONLUS ITALIA
MOVIMENTO PER L’AUTONOMIA DI VENEZIA
FEDERAZIONE EUROPEA PER LA GIUSTIZIA E DEMOCRAZIA

Il corpo è mio ma lo gestisce… chi ha il danè!

bambini-in-vendita-680x365

Il nostro F. Fontana , uomo di sinistra…ma esiste ancora la sinistra ?
Francesco Fontana parla di un argomento ” esploso” negli ultimi tempi

Il nostro F. Fontana potrebbe essere di centro o di destra ?
Leggete e dite la vostra

utero

Il corpo è mio ma lo gestisce… chi ha il danè!

Si dibatte molto in questo periodo sul cosiddetto “utero in affitto” (definizione brutta, però rende l’idea), ovvero la possibilità di concedere il proprio corpo per generare il figlio di una terza persona, come avvenuto nel recente caso di Vendola (e del suo danè speso in America per fare quanto in Italia non è consentito).
Dico subito che io non ho particolari preclusioni al fatto di “prestare” il proprio corpo per un’azione (magari generatrice di vita) estranea alla propria persona ed alla propria esistenza. Sono molto laico, non mi perdo in elucubrazioni mentali tipiche di tanti credenti, elucubrazioini che rispetto, ci mancherebbe, ma che non sento affatto mie e considero fini a se stesse.
Non posso però non notare una contraddizione di fondo nella posizione di tante “femministe” che ieri gridavano “il corpo è mio e lo gestisco io” e oggi plaudono alla recente “vendolata”.
Queste benpensanti di cui ho sposato e sposo tante sacrosante battaglie, ieri battevano i pugni per l’autodeterminazione della donna, per la gestione del corpo femminile assolutamente preclusa al maschio, tanto da ottenere dalla giurisprudenza una cosa per me profondamente ingiusta, ovvero che la scelta di abortire debba essere presa solo e soltanto dalla donna scordando con ciò che il feto è anche, almeno un po’, del maschio. Quindi, secondo le femministe: “donna padrona di se stessa al 100%”! E posso essere anche parzialmente d’accordo. Ma come mai allora oggi siamo passati a ciò: “donna disposta a prestarsi all’uomo che desidera utilizzarla”? Di fronte al denaro o alle “vendolate” propagandistiche (propagandistiche non da parte di Vendola, sia chiaro, del quale rispetto assolutamente il desiderio di paternità) l’autodeterminazione dura e pura evapora? Ciò che è “solo mio” in certe occasioni diventa prestabile o vendibile in altre? Il maschio, estromesso perfino secondo Legge da qualsiasi scelta in merito al suo possibile figlio, può diventare invece un comodo appaltatore dell’utero che viene visto come qualcosa da chiedere, affittare, magari pagare, e poi salutare…?
Ovviamente le benpensanti alla “santorina” (capito m’avete…!) diranno che io sono più a destra di Berlusconi… povere ragazze, le compatisco perchè, nate e vissute spesso nella bambagia, forse non sanno cos’è la vera sinistra: progressismo, laicità, ma soprattutto coerenza (come la vera destra, s’intende, la coerenza dovrebbe essere appannaggio di tutte le persone serie)!

Comunicato del Comitato a Difesa del Museo della Bonifica

Riceviamo questo messaggio, questo articolo da Dino Casagrande con il quale abbiamo stretto una collaborazione a difesa del Museo della Bonifica e contro lo spostamento e lo smembramento dello stesso.
museo comi
casagrande

” E’ un invito tutti coloro che al momento hanno manifestato interesse e voglia di difendere il museo dove si trova.
Stiamo raccogliendo le firme per l’adesione al Comitato. Contiamo di diffonderci ovunque, indipendentemente dalla posizione politica perché riteniamo che salvare il museo sia un impegno di tutti.
Lunedì mattina 29 febbraio e il lunedì successivo il 7 marzo, noi andremo avanti con la comunicazione. Sono previste due giornate per la distribuzione dei volantini che abbiamo predisposto e che vi invio in copia.
La distribuzione è autorizzata in quanto è stata inoltrata la domanda al Comando della Polizia locale, come prescritto dal vigente regolamento di Polizia Urbana e da quello sulla pubblicità. Per l’autorizzazione vige il silenzio-assenso. Il comando vigili, comunque, mi ha già comunicato che nulla osta. Stamattina è stato effettuato il prescritto versamento del canone e pertanto possiamo procedere alla distribuzione del materiale nei due giorni indicati. Ho predisposto 400 volantini e 400 li ha predisposti Adriano Caminotto poi quando saranno esauriti anche nella stessa giornata di lunedì procederemo a stamparne degli altri. Prevediamo di distribuirne migliaia. Alle prime due distribuzioni ne seguiranno altre fino a comprendere tutta la città. Dobbiamo organizzarci adeguatamente per una distribuzione capillare.
Ci siamo incontrati come direttivo per consolidare una adeguata program-mazione distributiva cercando di toccare centro e frazioni cittadine, scuole, centri culturali, centri associativi, centri commerciali e quant’altro.

Chi potrà distribuire ?

Attenzione, la distribuzione via web non è un problema ma il volantinaggio si. Essendo io il responsabile del comitato al momento addetti alla distribuzione saranno solo tre, poi potranno aggiungersene altri. E’ da tenere presente, infatti, che per ogni persona e per ogni giorno di distribuzione c’è da pagare il relativo canone che non è alto (Euro 5,13) ma va pagato per essere in regola ed evitare sanzioni amministrative che poi vanno a gravare su di me.

PERO’ COME DETTO SOPRA LA COMUNICAZIONE DEL VOLANTINO SI PUO’ ANCHE INVIARE PER EMAIL SI PUO’ PARLARE, SI PUO’ PERTANTO DIFFONDERE ANCHE VERBALMENTE IL MESSAGGIO …QUESTO SI PUO’ FARE. IL SITO CHE PAOLO MADEYSKI CI HA MESSO GENTILMENTE A DISPOSIZIONE (www.ilponte.ws attenzione !!: non .it !) già pubblica le nostre comunicazioni. Diffondete, cortesemente il nostro messaggio anche attraverso la segnalazione del sito.

Al momento, pertanto, potranno distribuire volantini il sottoscritto, Adriano Caminotto e sto cercando un altro volontario. Ben accetto, pertanto se si fa avanti qualcuno. SEGNALATEMI UN NOMINATIVO…GRAZIE.

L’idea che il museo possa essere trasferito come abbiamo già segnalato in più occasioni anche attraverso la stampa (ma comunque organizzeremo al momento opportuno, ovvero quando il comitato sarà ben solido ed operante, anche un incontro pubblico), è un’idea insana perché tende ad eliminare dalla memoria una sede vocata a questo utilizzo, per la quale la città ha speso ingenti risorse, per sostituirla ad un’altra meno capiente, non solo privando la città di un luogo simbolo della nostra identità, ma un luogo accessibile, ben individuato, ben definito nell’immaginario collettivo e che è entrato nella vita della nostra comunità cittadina come punto di riferimento insostituibile.

Cambiare è lecito ma dev’essere per migliorare e non per peggiorare. Il nuovo museo sarà diverso, sarà più piccolo, sarà smembrato, sarà meno accessibile, non sarà più in un edificio che è un’opera d’arte architettonica, non sarà più quello che conosciamo e costerà altre fatiche e altre risorse una scelta che priverà la città di servizi più necessari, perché le risorse non sono infinite. Non è sempre detto che cambiare sia positivo, cambiare a volte è negativo.

Ho riflettuto ancora sull’ipotesi di “cambiamento” ho elaborato altre considerazioni che sono proprio contrarie al progetto dell’amministrazione civica. Possono esserci altre ragioni che al momento non conosciamo perché non ci sono state rese note…e non è corretto fare delle illazioni sparare delle ipotesi senza rendere noto tutto il progetto… Vendita dell’immobile, permuta ? A qualcuno fa gola quell’edificio? Non è dato a sapere… Ne discuteremo.

Al momento vi ringrazio. Il sito del Il Ponte ha già pubblicato il volantino e anche il libretto scritto ancora in agosto e pubblicato sul sito il Ponte. Il libretto, se non l’avete già visto, contiene le prime impressioni contrarie all’ipotesi di trasferimento che sono tuttora valide ma che potremo integrare anche con il vostro aiuto. Da diffondere, a tutti quelli che conoscete, anche quello. Grazie.

Grazie dell’attenzione e cordiali saluti.

Dino Casagrande

Sinistra, deciditi! Un articolo del nostro Grande F. Fontana

1453665146-burqa-ansa
Riportiamo un articolo dello scrittore Francesco Fontana, noto uomo di sinistra. Ma la sinistra cosa è ora ? Slo un qualcosa che non è centro e non è destra?
Qui troverete dei ragionamenti che io condivido in pieno. Un articolo dei più belli che ho ricevuto e che pubblico con vero piacere
lapidazione

Sinistra, deciditi!

Ascoltavo qualche sera fa un’inchiesta televisiva sulla condizione della donna nel mondo islamico, effettuata incontrando e intervistando immigrati venuti a vivere (e a lavorare) nel nostro Paese.
Francamente, cose da rabbrividire.
Devo dare atto, e ne sono felice, che alcuni islamici hanno affermato che per loro donna o uomo non fa differenza, che una donna esattamente come un uomo può lavorare, guidare, vestirsi alla moda, fare carriera, insegnare, oppure stare in casa, accudire i figli, etc…, ma in ogni caso solo e soltanto per propria volontà.
Questo modo di ragionare dovrebbe essere la norma, tra islamici, cristiani, buddisti, atei, etc…! Invece no, purtroppo. La quasi totalità degli intervistati affermava che la donna, secondo la cultura islamica, DEVE essere sottomessa all’uomo; che questo è il suo ruolo; che va bene così; che è contro natura fare il contrario (quante assonanze con i discorsi del “contro natura” che alcuni pensatori nostrani fanno su gay e lesbiche, ergendosi a censori di un universo che neppure conoscono e/o sostituendosi a un presunto dio che per alcuni, forse molti, neppure esiste…).
Ripeto, cose da rabbrividire: nascondimento del fisico, impossibilità di scegliere (vestiti, studio, lavoro, marito, destino, etc…), sottomissione anche fisica alla volontà maschile, negazione perfino dei mezzi di trasporto (di guidare l’auto non se ne parla, ma neppure di andare in bicicletta se non fino ai 10 anni, oppure, secondo i più liberali, fino ai 50). A proposito dei mezzi di locomozione, mi ha fatto poi sorridere l’ipocrisia di uno degli intervistati, oltre tutto un pozzo di sapienza a leggere i suoi titoli di dottore e controdottore, il quale giustificava il divieto per la donna di pedalare col fatto che secondo l’islam la donna sarebbe come un diamante, e un diamante non deve poggiare su un sellino di bicicletta ma sui comodi sedili di una Rolls Royce! Peccato, avrei voluto dire io a questo “ultrasapiente”, che spesso i diamanti da voi vengano rotti in mille pezzi, annichiliti, frantumati e chiusi nelle casseforti, cioè segregati in casa!
Ora, preciso subito: io non ho assolutamente NULLA contro le “altre” culture, mi rendo conto che ci sono molti modi di pensare ben diversi dal nostro e che quello che a noi sembra bello e liberale per qualcun altro può risultare brutto e blasfemo. Sono anche affascinato dall’oriente, estremo o medio che sia e trovo che l’Islam, se studiato come si deve, abbia un suo fascino e meriti se non altro rispetto come ogni altra religione e ideologia.
Però… se noi andassimo in quei paesi saremmo tollerati come loro sono tollerati da noi? Ho qualche dubbio…
Ma, a prescindere da questo, mi chiedo un’altra cosa: la nostra sinistra non è quella che ha sempre sostenuto l’emancipazione della donna? E oggi come mai si erige a paladina di questa cultura da medioevo (che non è l’islam tout court, lo sottolineo, ma per i benpensanti nostrani sembra non esserci alcuna differenza: bisogna difendere tutto ciò che NON è occidentale o filoamericano, e basta!)? E lo fa sostenendo addirittura che questa cultura bisogna tutelarla, che non si può criticarla e anzi nemmeno irritarla facendo magari presepi e alberi di Natale a loro sgraditi…!
Io ho sentito e sento tanti “sinistri” sbraitare (giustamente) contro il maschilismo di stampo capitalistico-occidentale (la donna che deve stare a casa, fare la massaia, lavare i panni al marito, preparare i pranzetti, accudire i figli, etc…), ma non ricordo un solo caso (magari mi è sfuggito…) di esponenti dell’intellighenzia di sinistra protestare contro l’asservimento femminile nella cultura islamica ormai ben sbarcata a casa nostra!
E poi, posso dire che vedere le nostre giornaliste (di sx o di dx non importa) mettersi il velo quando devono intervistare un islamico mi fa girare in modo PAROSSISTICO i rombi????? Forse che le loro donne il velo se lo tolgono quando parlano con noi? Posso capire (ma non giustificare) quando hanno di fronte un’autorità spirituale, allora scatta quella deferenza che fa velare anche le nostre signore occidentali davanti al Papa, per esempio. Ma davanti a un signore qualsiasi… perché???
Allora, cari amici della sinistra di cui anch’io, a scanso di equivoci, faccio parte: difendiamo le donne o difendiamo il medioevo? Facciamo una scelta, ma che sia chiara! Perchè se difendiamo le donne allora siamo coerenti con le nostre posizioni ideologiche nobili e belle, che io con una sola meravigliosa e semplice parola chiamo “progressismo”; ma se difendiamo il medioevo, allora siamo in malafede perchè, non vedo altra spiegazione, siamo schierati a prescindere!
Sinistra, deciditi! Altrimenti rischi di perdere i pezzi! E a me dispiacerebbe, perchè uno di questi pezzi potrei essere io, ed è davvero l’ultima cosa che desidero!

COMITATO SPONTANEO DI CITTADINI “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’” – STATUTO

Pubblichiamo lo Statuto del Comitato Spontaneo di cittadini ” Difendere il Museo della Bonifica per dfendere la nostra identità ”
Chi vuole aderire troverà poi la mail e il numero di telefono
museo1
Museo2

COMITATO SPONTANEO DI CITTADINI “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’” – STATUTO
TITOLO I – FINALITA’ E SCOPI DEL COMITATO
Art. 1 – Richiamo all’atto costitutivo; sede del Comitato
I contenuti dell’atto costitutivo fanno parte integrante e sostanziale del presente statuto. La sede provvisoria del comitato è fissata in San Donà di Piave Corso Silvio Trentin, 101.
Art. 2 Scopi del Comitato.
Il Comitato come denominato in oggetto, e nel presente statuto chiamato d’ora in poi semplicemente Comitato, assume a proprio scopo salvare (e valorizzare, potenziare, sviluppare) il museo della Bonifica della Città di San Donà di Piave lì dov’è, in un immobile di assoluto pregio architettonico (parliamo della cosiddetta “ala vecchia”) che dispone già di collezioni molteplici ed archivi, di una biblioteca specializzata nelle materie soprattutto di agricoltura e bonifica, di ricchezze culturali costituite, anno dopo anno, in trent’anni di attività, un patrimonio di valore scientifico che va certamente oltre i confini nazionali. La sede, inoltre, è di completa accessibilità essendo non lontana dal centro cittadino, dotata di ampi parcheggi e collegamenti con le principali vie di comunicazione (circonvallazione interna e vicinanza con la bretella che collega alla rete di strade statali ed autostrade). Il Comitato, pertanto, ha per scopo la difesa del museo dove si trova, anche per difendere l’identità delle nostre genti. Il museo può candidarsi ad essere un fondamentale, insostituibile e privilegiato luogo di confronto e di dialogo costruttivo anche con le culture che vengono dall’esterno, perché nel museo si possono comprendere le origini contadine e popolari che contraddistinguono il nostro territorio e che affermano, inequivocabilmente, la sua precisa identità e allo stesso modo permettono di trovare dei valori comuni in un’ottica di interculturalità che è la premessa per garantire l’integrazione. Per quanto sopra specificato, tra gli scopi del Comitato vi sono anche le attività di studio, di documentazione, di ricerca, di informazione relative alla storia e allo sviluppo economico e sociale della città e del territorio.
Art. 3 – Salvaguardia di una visione unitaria del museo.
Il Comitato valuta che l’edificio “Monumento ai Caduti in Guerra”, ipotizzato come nuova sede del museo, oltre a comportare impegni finanziari gravosissimi per la ristrutturazione, è insufficiente a contenere le collezioni e i depositi attualmente ospitati nella sede di viale Primavera. Inoltre, il paventato smembramento del Museo della Bonifica in diverse sedi, si rivela inutile e dannoso perché comprometterebbe la visione unitaria di un museo che è anche emblema della storia, delle vicende umane e della identità del territorio, che qui ha visto sorgere la prima sede della Serenissima. Perderebbe, inoltre, anche la caratteristica di Museo della Bonifica che attualmente ha, tenuto conto del ruolo che la Città di San Donà di Piave ha avuto nell’epopea della bonifica, ospitando il congresso nazionale del 1922 che ha dato gli spunti per la legislazione nazionale relativa al settore, e con i grandiosi lavori realizzati nel proprio comparto territoriale, ha fornito esempio e modello per l’intera nazione, ammirato anche all’estero.
Art 4 – Promozione del museo.
Lo sdoppiamento in due o più sedi del museo, oltre a comportare uno stravolgimento della visione unitaria delle collezioni che in questo momento la sede di viale Primavera garantisce e assicura, è anche irrealistica sotto l’aspetto economico nell’attuale momento di crisi, aprendo alla necessità di gravare i bilanci di costi gestionali insostenibili. Il museo, indicato nel masterplan regionale della Grande Guerra come punto di accesso privilegiato per gli scenari della “Battaglia di arresto” e del “Solstizio” delle aree “Piave” e “Litorali”, dovrebbe invece essere potenziato e promosso proprio in vista degli eventi del Centenario.
Art. 5 – Partecipazione e assenza di finalità di lucro.
Il Comitato è senza scopo di lucro, fondato sull’attività gratuita, ed aperto a tutti cittadini e a tutti coloro che condividono le stesse finalità confermando la propria volontà sottoscrivendo l’adesione al presente statuto, non avrà alcuna connotazione ed orientamento di natura partitica, potrà essere allargato il più possibile, trattandosi di salvare un istituto che ha valenza per l’intera città. Potrà svolgere attività di volontariato finalizzata al perseguimento degli scopi per i quali è nato. Eventuali contributi verranno destinati a sostenerne l’attività.
Art. 6 – Attività.
Il Comitato porrà in essere attività secondo un programma definito dagli organi costituiti e approvato dall’assemblea per far conoscere i propri scopi attraverso le azioni di comunicazione ed informazione, una distribuzione di materiali informativi, raccolte di firme che ne potrà allargare e legittimare l’operato come specificato nel documento istitutivo.

Art. 7 – Contatti con le autorità e mobilitazione.
Il Comitato si assume il ruolo di ricercare ed ottenere dei contatti con le cariche politico-amministrative, ai vari livelli, per ottenere informazioni in un’ottica di confronto democratico finalizzato al raggiungimento degli scopi del comitato stesso. In relazione a quanto sopra il Comitato attuerà le iniziative di mobilitazione che si renderanno necessarie per difendere il Museo della Bonifica lì dove si trova.
TITOLO II – ORGANI DEL COMITATO
Art. 8 – Organi direttivi del Comitato.
Sono organi direttivi del Comitato: a) il Presidente con poteri di rappresentanza e b) il Consiglio Direttivo composto da quattro membri. Gli organi durano in carica un anno e sono rinnovabili. La carica di componente degli Organi del Comitato è incompatibile con quella di Sindaco e Assessore della Città di San Donà di Piave. Tutte le cariche nell’ambito degli organi del Comitato sono di servizio e a titolo gratuito.
Art. 9 – Assemblea.
L’assemblea, composta inizialmente dai soci fondatori indicati nell’atto costitutivo, nomina gli organi direttivi ed approva i programmi proposti dal Consiglio Direttivo. L’assemblea potrà essere allargata a tutti coloro che desidereranno far parte del Comitato firmando l’adesione agli scopi indicati nel presente statuto. L’assemblea nomina un revisore dei revisori dei conti, anche esterno all’assemblea.
Art. 10 – Convocazioni degli Organi, modalità, luoghi di riunione.
Il Presidente convoca il Consiglio Direttivo e l’Assemblea. La convocazione deve contenere l’ordine del giorno, la data, il luogo e l’ora della riunione, le modalità di convocazione si attuano attraverso le vie brevi: telefono, email, sms. Le riunioni sono valide con la presenza della metà più uno dei componenti. Qualora non fosse raggiunto il numero sufficiente la riunione verrà riconvocata in seconda convocazione e la riunione sarà valida con la presenza di qualsiasi numero dei componenti. Le decisioni degli organi sono assunte a maggioranza dei voti. Il luogo delle riunioni sarà stabilito di volta in volta.
Art. 11 – Finanziamenti, contributi, revisori dei conti.
Il Comitato, opera con autofinanziamento dei soci per spese inerenti propria attività. Potrà essere destinatario di contributi, conservando e documentando, ai sensi di legge, i relativi atti contabili. Il presidente potrà nominare tesoriere uno dei componenti del Consiglio Direttivo. Il revisore dei conti ha il compito di controllare la regolare tenuta della contabilità e di procedere alle verifiche economiche e finanziarie di legge qualora il comitato sia destinatario di contributi per l’attività.
Art. 12 – Norma finale.
Per tutto quanto non contemplato dal presente Statuto, è fatto espresso richiamo al Codice Civile. Il Comitato potrà richiedere il riconoscimento da parte di autorità amministrative ed enti secondo le norme dei relativi statuti o regolamenti.

panoramicamuseo

SIAMO CONTRARI AL TRASFERIMENTO DEL MUSEO DELLA BONIFICA: UNA PROPOSTA CHE PREOCCUPA CHI AMA IL MUSEO, E NON MIGLIORA LA CITTA’.
L’Amministrazione Comunale di San Donà di Piave ha espresso in termini formali (voce di bilancio), ancorché generici e finora imprecisati, la volontà di trasferire il Museo della Bonifica in altra sede (si ipotizza un trasferimento nell’edificio di rilievo storico ed architettonico denominato “Monumento ai Caduti in Guerra”), insufficiente a conservarne le collezioni.
Il Museo della Bonifica, denominazione del Museo Civico della Città di San Donà di Piave, aperto al pubblico il 3 ottobre 1983, ha svolto un’attività culturale importantissima per la città ed il territorio del quale è emblema riconosciuto. E’ STATO REALIZZATO E AMPLIATO CON INGENTI SPESE E CONTRIBUTI COMUNITARI. NOI VOGLIAMO CHE RIMANGA DOV’E’: QUESTO E’ IL NOSTRO PROPOSITO. E’ IN UN EDIFICIO STUPENDO, IN MEZZO AL VERDE, UN’OPERA D’ARTE ARCHITETTONICA CHE CON IL SUO CONTENUTO E’ NELL’INSIEME UN PATRIMONIO DAL VALORE INCALCOLABILE.
SIAMO CONVINTI che il museo nell’attuale sede rappresenta in modo organico, completo e difficilmente uguagliabile l’identità delle nostre popolazioni esempio costante, duraturo ed accessibile anche a coloro che vengono qui da altri paesi per affrontare nuove esperienze di vita. RITENIAMO PERCIO’ doveroso difendere IL MUSEO che con tanto lavoro è stato creato in trent’anni NELL’EDIFICIO CHE LA CITTA’ GLI HA DESTINATO, ampio, baricentrico e di facile accesso.
RITENIAMO DI ADOPERARCI, CON L’AIUTO DI TUTTI I CITTADINI, AFFINCHE’ L’ATTUALE SEDE SIA MANTENUTA POTENZIATA, PROMOSSA, VALORIZZATA COME MERITA.
NOSTRA EMAIL: avverte@gmail.com telefono: 3293817509
CHIAMACI, INVITA ALTRI AMICI AD ADERIRE! SIAMO ANCHE SU FACEBOOK E SUL SITO “IL PONTE”

IL MUSEO DELLA BONIFICA E’ IL MUSEO DEL TERRITORIO NEL QUALE LA POPOLAZIONE PUO’ RISPECCHIARSI TROVANDO IN ESSO I RIFERIMENTI E LE FONTI INSOSTITUIBILI DELLE PROPRIE ORIGINI, DELLA PROPRIA ESISTENZA, DELLA PROPRIA STORIA, DEL PROPRIO PROGRESSO ECONOMICO E SOCIALE.

RISPETTIAMO IL NOSTRO PASSATO PER COSTRUIRE IL FUTURO !

QUESTA INIZIATIVA RIMANE APERTA A TUTTI SENZA ALCUNA DIFFERENZA DI COLORE POLITICO. TI CHIEDIAMO DI PARTECIPARE PER CONTRIBUIRE A SALVARE IL MUSEO NELL’ATTUALE SEDE.

SPOSTARE IL MUSEO ? E’ UN SACRIFICIO COSTOSO ED INUTILE. AIUTACI A FARLO CAPIRE !

NOSTRA EMAIL: avverte@gmail.com telefono: 3293817509

CHI ADERISCE SARA’ AVVISATO DI TUTTE LE INIZIATIVE

IL COMITATO VOLONTARIO SPONTANEO “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’”

Riportiamo gli articoli apparsi sulla stampa locale sul problema attuale del Museo della Bonifica. Si parla di trasferirlo in altro luogo. Nasce per questo un Comitato per difendere e sostenere la sede attuale del |Museo della Bonifica. A tale comitato ha aderito anche il Ponte . Il Comitato vuole difendere la sede storica ma anche promuovere il Museo come punto di attrazione turistica e punto di cultura e i identità storica nel nostro territorio

Riportiamo sotto gli articoli apparsi sulla stampa locale e poi un articolo che il Comitato ci ha fatto pervenire

museo122 001

museo122 002

IL COMITATO VOLONTARIO SPONTANEO “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’” SI E’ COSTITUITO PER VALORIZZARE L’ATTUALE MUSEO DELLA BONIFICA, MANTENENDONE LA COLLOCAZIONE NELL’ATTUALE SEDE EVITANDO COSTI INUTILI PER LA COLLETTIVITA’ CONNESSI ALLA REALIZZAZIONE DI UNA NUOVA SEDE CON INGENTI COSTI DI TRASFERIMENTO E DI CREAZIONE DEI NECESSARI SERVIZI. IL COMITATO E’ FORMALMENTE COSTITUITO E REGISTRATO A SAN DONA’ DI PIAVE IL 6 .2.2016, N. 277, ATTI PRIVATI SERIE 3° – C.F. 93044620271.

IL COMITATO PUBBLICHERA’ SU QUESTO SITO UNA SERIE DI MEMORIE PER FAR CONOSCERE ALLA CITTADINANZA LE SUE INIZIATIVE.
IL GIORNO 11 FEBBRAIO 2016 SI E’ PRESENTATO ALLA STAMPA LOCALE (V. ARTICOLI PUBBLICATI SUL GAZZETTINO E LA NUOVA VENEZIA DEL GIORNO 12 FEBBRAIO) SERVIZI SARANNO ANCHE MESSI IN ONDA E TRASMESSI NEL SITO DI PIAVE TV.
PUNTI QUALIFICANTI DELL’ATTUALE EDIFICIO ADIBITO A MUSEO DELLA BONIFICA
E’ UBICATO IN UN EDIFICIO DI GRANDE PREGIO ARCHITETTONICO,
L’EDIFICIO E’ IN MEZZO AL VERDE, ED HA UNA STRUTTURA MODULARE E AVVINCENTE, UN’OPERA D’ARTE ARCHITETTONICA. I GIARDINI INTORNO NE SONO IL COMPLEMENTO

panoramicamuseo

IL MUSEO HA TROVATO COLLOCAZIONE NELL’EDIFICIO DENOMINATO EX CONVENTO CLARISSE DELLA PROVINCIA FRANCESCANA DI SANT’ANTONIO DA PADOVA. COSTRUITO NEL 1967 SU PROGETTO DEGLI ARCHITETTI BIANCHI E ZAMBUSI PUO’ ESSERE CONSIDERATO UN UNICUM ARCHITETTONICO ANCHE PER LA PARTECIPAZIONE NELLA FASE PROGETTUALE DEL PROF. CARLO SCARPA, VENEZIANO, UNO DEGLI ARCHITETTI PIU’ IMPORTANTI DEL XX SECOLO.
IL MUSEO E’ DI PROPRIETA’ COMUNALE ED E’ STATO APERTO AL PUBBLICO NEL 1983, FUNZIONA ININTERROTTAMENTE DA OLTRE 32 ANNI. LA COSIDDETTA ALA NUOVA (ALA EST, A DESTRA DELL’IMMAGINE) FU PROGETTATA DALL’ARCH. UMBERTO BARUCCO ED HA UNA STRUTTURA CHE CONSENTE UNA ROTAZIONE ESPOSITIVA E MODULI VARIABILI DEGLI ALLESTIMENTI. E’ STATA REALIZZATA IN MASSIMA PARTE CON IL CONTRIBUTO DELLA COMUNITA’ EUROPEA.
L’EDIFICIO GARANTISCE UNA VISIONE UNITARIA DELL’INSIEME DELLE COLLEZIONI, E’ DOTATO DI SERVIZI (BIBLIOTECA SPECIALIZZATA, SALA STUDIO, SALA CONFERENZE ARCHIVI), DI LABORATORIO PER PREPARAZIONE DEGLI OGGETTI E PER LA LORO MANUTENZIONE PERIODICA, NONCHE’ DI DEPOSITI.
L’EDIFICIO POTREBBE AVERE UNA NATURALE CONTINUITA’ NELLA PARTE ORA OCCUPATA DALLA POLIZIA STRADALE, QUALORA LA SEZIONE, COME IPOTIZZATO, FOSSE UBICATA IN ALTRO LUOGO (EX CASERMA TOMBOLAN FAVA).
SI CREEREBBE UN POLO IMPORTANTE CON MAGGIORE DISPONIBILITA’ DI SPAZI E ALLARGAMENTO DEI SERVIZI TECNICI COME AD ESEMPIO UNA NUOVA COLLOCAZIONE DELLA BIBLIOTECA SPECIALIZZATA, DELLA SALA STUDIO, SALE DI CONSULTAZIONE E NATURALMENTE ALTRE NUOVE SALE DI ESPOSIZIONE, NONCHE’ DI ALTRI SERVIZI ACCESSORI (CAFFETTERIA).
NON HA BARRIERE ARCHITETTONICHE E DISPONE DI AMPI PARCHEGGI

statale14museo

L’EDIFICIO GODE DELLA VICINANZA ALLE VIE PRINCIPALI DI COMUNICAZIONE (CIRCONVALLAZIONE INTERNA E STATALE 14 A 800 METRI DI DISTANZA), E, ATTRAVERSO LA BRETELLA, UN VELOCE COLLEGAMENTO ALL’AUTOSTRADA E ALLA PROVINCIALE PER TREVISO, IN UNA POSIZIONE LOGISTICA IDEALE.
MUSEO COME VIENE VISTO DALLA CITTA’
IL MUSEO E’ IL LUOGO CHE NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO E’ IL CENTRO DELLA CONSERVAZIONE DELLE MEMORIE E DELL’IDENTITA’ DELLA COMUNITA’.
COME TALE E’ GIUSTO CHE ANCHE LA COMUNITA’ SE NE FACCIA CARICO INTERVENENDO NELLA GESTIONE.
E’ DOTATO DI IMPORTANTI COLLEZIONI DI MATERIALI E CONTIENE I RICORDI DELLE FAMIGLIE CHE HANNO DONATO LE PROPRIE COSE PERCHE’ DIVENGANO DI PATRIMONIO COMUNE DELLA CITTA’.
IL MUSEO E’ UN LUOGO PRIVILEGIATO DI INCONTRO TRA CULTURE.
COSTI DI GESTIONE
QUALI SONO I REALI COSTI DI GESTIONE ? UN MUSEO NON E’ MAI IN ATTIVO, LA CULTURA E’ UN SERVIZIO IMPORTANTE E CHE COSTA MA MANTENERE LE MEMORIE DI UNA CITTA’ HA UN COSTO DI GESTIONE SOPPORTABILE E CHE PUO’ ESSERE RIDOTTO CON LA COLLABORAZIONE DI TUTTI E CON INVESTIMENTI MODESTI.
VI SONO DEGLI INTERVENTI NECESSARI DA ATTUARE NELL’EDIFICIO COME LA MANUTENZIONE PERIODICA E LA MESSA A NORMA DELL’ALA OVEST.
LA RIDUZIONE DEI COSTI DEI CONSUMI DI ENERGIA SI PUO’ REALIZZARE ATTRAVERSO IMPIANTI CHE CREANO ENERGIA SFRUTTANDO LE NUOVE TECNOLOGIE E L’INSTALLAZIONE DI LUCI A MINOR CONSUMO.
IL MUSEO PUO’ OPERARE IN RETE CON ALTRI MUSEI PER UNA MAGGIORE PROMOZIONE E COLLABORAZIONE GESTIONALE. OTTENENDO ANCHE UNA MAGGIORE VISIBILITA’ (HA ISTITUITO CON ALTRI 3 MUSEI LA RETE DEI MUSEI DELLA GRANDE GUERRA CHE POTREBBE ALLARGARSI).
POTREBBE AMPLIARE LA PROMOZIONE ATTRAVERSO LE ATTIVITA’ TURISTICHE INSERENDOSI NEI PERCORSI TURISTICI IN COLLABORAZIONE CON LE ALTRE ASSOCIAZIONI DELLA CITTA’ E DEL TERRITORIO.
IL COMITATO VUOLE PORTARE AVANTI L’IDEA DEL MUSEO DELLA BONIFICA COME TESTIMONIANZA DELL’IDENTITA’ DELLA POPOLAZIONE CITTADINA, SI BATTERA’ PER CONSERVARE QUESTO LUOGO DI CIVILTA’.
E’ COME SE CHI CI HA PRECEDUTO CI AVESSE CONSEGNATO UN TESTIMONE, SENTIAMO COME DOVERE DI CITTADINI CONSERVARLO E PROMUOVERLO.
PERCHE’ NELLO STESSO LUOGO, OVVERO PERCHE’ SALVARE L’ESISTENTE ?
PERCHE’ LA LIMITATA CAPIENZA DELL’IMMOBILE PROPOSTO (MONUMENTO AI CADUTI) PORTEREBBE SICURAMENTE AD UNO SDOPPIAMENTO DEL MUSEO CON CONSEGUENTE DISGIUNGIMENTO DELLA VISIONE UNITARIA CHE QUESTO MUSEO HA E CHE PARTE DALL’ASSETTO ANTICO DEL TERRITORIO (DALL’EPOCA PREISTORICA ALLA PRIMA SEDE DELLA REPUBBLICA DI VENEZIA A CITTANOVA), PER ARRIVARE, DOPO L’EPOPEA DELLA BONIFICA, ALLA SITUAZIONE ATTUALE. SAN DONA’ DOPO IL CONGRESSO NAZIONALE DELLE BONIFICHE DEL MARZO 1922 PUO’ ESSERE CONSIDERATA COME LA PICCOLA CAPITALE DELLA BONIFICA. IL MONUMENTO COLLOCATO PROPRIO DAVANTI ALL’INGRESSO DEL MUSEO RICORDA I GRANDIOSI LAVORI DELLA BONIFICA MA ALLO STESSO TEMPO L’IMMANE LAVORO DI GENERAZIONI DI OPERAI. IL MUSEO CONSERVA TESTIMONIANZE DELLA DISTRUZIONE BELLICA E DELLA RICOSTRUZIONE DELLA CITTA’ CON I PROBLEMI CREATI DALL’ EMIGRAZIONE E DALLA POVERTA’ DIFFUSA E DA MALATTIE UN TEMPO ENDEMICHE COME MALARIA E PELLAGRA. OGGI TUTTO QUESTO E’ PASSATO MA CI TROVIAMO IN UN’AREA SEMPRE DIFFICILE E FRAGILE DAL PUNTO DI VISTA IDROGEOLOGICO. PER QUESTO E’ NECESSARIO MANTENERE QUELLA VISIONE UNITARIA CHE SOLO LA SEDE DI VIALE PRIMAVERA PUO’ CONSENTIRE.
IL MUSEO ATTUALE OFFRE UN PERCORSO COMPLETO, NELLO STESSO LUOGO, CON UNA MOLTEPLICITA’ DI SERVIZI, DI COLLEZIONI ANCHE NON VISIBILI.
SARA’ PUBBLICATA IN SEGUITO UNA RELAZIONE SPECIFICA.
NON SERVE FARE UN ALTRO MUSEO DELLA BONIFICA SALVIAMO INVECE L’ESISTENTE E VALORIZZIAMO I SUOI CONTENUTI.
IL COMITATO E’ APERTO A TUTTE LE COLLABORAZIONI ED ADESIONI E NON HA, NE’ AVRA’, ALCUN COLORE POLITICO.
IL MUSEO DELLA BONIFICA E’ COLLOCATO IN UN EDIFICIO “FIRMATO”…COME UN’OPERA D’ARTE. Come si vede dalla scritta.

edificiofirmato 001

E allora ci chiediamo: Cosa si vuole fare dell’edificio ? Deve rimanere IL MUSEO !

Unioni civili e unioni..incivili: visto da un ateo

Delle considerazioni di Francesco Fontana su un argomento attuale e discusso.
Sarebbe bello , avendo il tempo considerare cosa vuole dire matrimonio, unione tra due o tre persone, amore verso chi e sul bisogno soggettivo e legale di dare dei principi e dei diritti e dei doveri a una o più persone che si ama e su cosa significa figlio

unioni civili

Unioni civil e unioni… incivili
Nel mio romanzo “La percezione delle Pleiadi” si parla con generosità (e molta ironia, intendiamoci!) di coppie gay, coppie di fatto, separazioni, divorzi, etc… E proprio a tale proposito colgo lo spunto per qualche riflessione sull’argomento. E colgo anche l’occasione per ricordare a TUTTI gli amici del Ponte e di San Donà e dintorni in generale, che presto dovrei presentare il mio libro nella “nostra” bella città. Sarò più preciso appena possibile, ma intanto già vi invito TUTTI!!!
In questi mesi l’Italia sta rivivendo una sorta di contrapposizione ideologica tra laici e cattolici sul significato della famiglia; da una parte si difendono le unioni gay, le unioni civili più in generale, spingendosi fino a ipotizzare le adozioni da parte di coppie omosessuali; mentre dall’altra parte si difende la famiglia tradizionale, si tuona ancora generosamente contro il divorzio (nonostante sia legge dello Stato ormai da 4 decenni), si rifiuta l’ipotesi di adozioni gay.
Premettendo subito, a scanso di equivoci, che io sono assolutamente contro le adozioni da parte di coppie omosessuali per il semplice motivo che la loro scelta coinvolge direttamente un minore che non sono sicuro possa crescere in modo molto equilibrato avendo 2 papà o 2 mamme (diverso il discorso della stepchild che prevede “solo” la presa di responsabilità genitoriale verso un bambino già figlio naturale del partner, su questa ipotesi sono più possibilista), per il resto non posso che collocarmi dalla parte delle istanze laiche.
Quando i cattolici si schierano contro le unioni gay, contro il divorzio, a mio parere non subiscono certo un sopruso, caso mai lo commettono. Infatti essere a favore del divorzio o delle unioni gay (possiamo anche non chiamarle “matrimoni”, la semantica ha pur sempre un suo valore…) non significa certo obbligare a divorziare chi non vuole, oppure costringere due maschi o due femmine a unirsi davanti a un pubblico ufficiale se non lo desiderano. Io sono assolutamente a favore del divorzio ma non ho assolutamente nessuna intenzione di divorziare da mia moglie. Ma non vedo perché dovrei accomunare nella mia scelta di NON divorziare anche coppie che si scannano, che non si sopportano, che si tradiscono, che si pestano e che non vedono l’ora di rifarsi una vita uno/a lontano dall’altra/o. E allo stesso modo io non sposerei mai un uomo, mi fa ribrezzo solo l’idea. Ma non vedo per quale motivo dovrei impedire ad altri due uomini o ad altre due donne di farlo se si amano e non danno fastidio a nessuno (non vedo poi che fastidio possano dare).
Insomma: da che mondo è mondo non sono i divorzisti o i favorevoli alle unioni gay a imporre qualcosa a qualcuno; sono i contrari a impedire qualcosa a chi non la pensa come loro! Quindi sono i contrari a imporre, a perpetrare un sopruso.
Mi fa poi sorridere la spiegazione che alcuni danno della loro contrarietà alle unioni gay (e a volte anche al divorzio): dicono di essere contrari perché Dio avrebbe creato uomini e donne diversi proprio per sposarsi tra sessi diversi; oppure dicono di essere contrari perché si tratterebbe di pratiche “contro natura”.
Alla prima obiezione rispondo subito che far derivare una norma civile (quali sono i matrimoni) da una convinzione religiosa non ha alcun senso: almeno un terzo, forse metà, degli uomini NON crede in Dio (e l’altra metà che ci crede si combatte da secoli dandosi reciprocamente dell’infedele: cattolici contro protestanti, musulmani contro cristiani, etc…) e quindi se Dio ha fatto e prescritto qualcosa, okay, io ne prendo atto, ma che questo qualcosa lo seguano i credenti senza imporlo agli atei e agli agnostici per i quali Dio è una semplice ipotesi quando non addirittura il nulla. Io sono affascinato ogni minuto, ogni istante della mia vita dall’idea di Dio, ma non ci credo. Me ne dispiaccio, ma non posso essere disonesto con me stesso e con Lui, se esiste: io non ci credo. Ne sono affascinato ma non ci credo. Constato poi che in tanti invece ci credono ma non ne sono per nulla affascinati, visto come lo trattano… ma lasciamo perdere queste facezie.
Torniamo a noi e riflettiamo sul “contro natura”. Ma chi è che decide cos’è la “natura”? La natura non è un libro aperto e scritto, non è una parte della realtà, la NATURA è TUTTO ciò che ci circonda (compresi noi stessi), lo diceva già un grande teologo cristiano (non certo ateo) come Spinoza. La natura non è solo quel che fa comodo a noi, la “natura” è tutta la realtà che ci circonda, bella e brutta. Il delizioso fungo porcino è natura? Sì. Ma lo è anche la mortale amanita falloide! L’arcobaleno che incanta i nostri occhi è natura? Sì. Ma lo è anche il tornado che semina morte e distruzione. Papa Giovanni 23° è natura. Ma anche Hitler lo è. Il Mahatma Gandhi è natura. Ma anche Josif Stalin lo è. Sono io che poi giudico, secondo la MIA morale, cosa mi piace della natura e cosa no. Ma non posso dichiarare la NATURA stessa un discriminante per derivarne delle leggi etiche. Le leggi etiche, se non sono ipocrita, le faccio derivare dalla MIA morale, senza pretendere di darle il sigillo d’autenticità grazie a una mal definita “natura”.
Le coppie eterosessuali sono indubbiamente “natura”. Ma lo sono anche quelle omosessuali; esistono, e quindi sono anch’esse “natura”. Il fatto che siano numericamente inferiori non toglie un solo grammo alla loro dignità! La “natura” non mi detta alcuna legge che le “sdogani” o meno; è le mia morale che deve “sdoganare” o meno le coppie omosessuali, e siccome la MIA morale è che vanno condannate solo le cose che fanno del male, non vedo proprio perché dovrei condannare due uomini o due donne che si amano e che fanno solo del bene a se stessi e al partner! (caso mai io “condanno” le carnevalate tipo Gay pride dove assurdi esibizionisti mostrano il culo e le tette in spettacoli indegni; ma qua la natura non c’entra nulla, c’entra solo il buon gusto)
Un’ultima notazione: io non capisco nemmeno quelli che condannano le coppie gay e i divorziati in quanto minerebbero la “struttura” della famiglia che a sua volta, se messa in discussione, minerebbe la “struttura” della società di cui la famiglia è la prima cellula. Sono d’accordo che la nostra società si fondi sulla sacralità della famiglia (anche se rispetto assolutamente chi vuole vivere da single, da libertino o da eremita…), ma siamo proprio sicuri che una coppia “regolare”, composta da uomo e donna, che non pensa di divorziare, che è stata benedetta dal prete in una bella cerimonia tra fiori e canti liturgici, e che magari litiga in continuazione, si bastona, non si sopporta, si cornifica a sangue, sia una “buona cellula” per la nostra società? Non farebbe un miglior servizio alla società stessa se si sciogliesse e seguisse altre strade? E non è forse “cellula molto più sana” per la nostra società una coppia gay che si rispetta, si ama, è fedele e non fa del male a nessuno?
Quante coppie sia del primo che del secondo tipo ho conosciuto nella mia vita… e quanto trovo assurdo che le prime siano indicate come le “cellule” della nostra società, mentre le seconde siano additate come un “pericolo” per la società stessa… Qualcuno parla di ipocrisia, io no, io non giudico nessuno, però fatico molto a capire, davvero molto… Mi piacerebbe sentire i vostri commenti, amici carissimi.
Francesco Fontana

DECRETO CIRINNA’: CRONACA DI UN’ANTICOSTITUZIONALITA’ ANNUNCIATA?” – Riccardo MAZZON

>>>ANSA/ FAMILY DAY, IN PIAZZA CONTRO UNIONI CIVILI PER LA FAMIGLIA

Delle considerazione che possono sembrare strane ma fatte da un avvocato ci fanno capire molte cose o concetti

27/01/16
“DECRETO CIRINNA’: CRONACA DI UN’ANTICOSTITUZIONALITA’ ANNUNCIATA?” – Riccardo MAZZON

http://www.personaedanno.it/index.php?option=com_content&view=article&id=49045&catid=235&Itemid=487&contentid=49045&mese=01&anno=2016

Mazzon Riccardo
varie mutazioni lessicali ma un solo concetto: solo la persona che si accoppia può aspirare all’ambito titolo di “parte dell’unione civile”
perchè due persone e non tre (o più)?
la limitazione non ha ragion d’essere ed è palesemente anticostituzionale
Il comma primo dell’articolo 1 del Decreto Cirinnà recita che “Due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, di seguito denominate «parti dell’unione civile», possono contrarre tra loro un’unione civile per organizzare la loro vita in comune”.
L’Art. 14, al comma 2, prevede che “le parti dell’unione civile possono chiedere l’adozione o l’affidamento di minori ai sensi delle leggi vigenti, a parità di condizioni con le coppie di coniugi”.
La Costituzione, peraltro, prevede:
- all’Art. 2, che “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”
- all’Art. 3, che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”
all’Art. 19, che “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purche’ non si tratti di riti contrari al buon costume”
- all’Art. 20, che “il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d’una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, ne’ di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacita’ giuridica e ogni forma di attivita’”.
Troppo note, per esser qui riprese, le interpretazioni, dottrinarie e giurisprudenziali, degli articoli suddetti.
A tal proposito, quali ragionevoli motivazioni possono esser opposte a tre persone, di sesso comune o diverso, le quali giustamente pretendano, al fine di vedere riconosciuto il loro sacrosanto diritto, di contrarre tra loro un’unione civile per organizzare la loro vita in comune?
Ragionevolmente, nessuna: a meno di non voler scomodare beceri principi antropologici o arcaicamente culturali, ormai morti e sepolti.
Pare evidente, pertanto, come gli articoli del Decreto Cirinnà citati, o le loro possibili evoluzioni lessicali, abbiano già in nuce un grave profilo di anticostituzionalità, nella parte, per dirlo come lo direbbe la Corte Costituzionale, in cui non consentono di contrarre un’unione civile (e, conseguentemente, di chiedere l’adozione o l’affidamento: si pensi, in tal caso, anche agli innumerevoli vantaggi che ne conseguirebbero per l’adottato, per essere il medesimo così accudito ed assistito nella propri educazione non da sole due persone – il modello famiglia tradizionale ha già dimostrato, nei fatti, che due persone, oggi giorno, non sono più in grado di accudire diligentemente la prole – ma da un numero maggiore di adulti, tutti amorevolmente a ciò preposti) anche a più di due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso”.
Si propone, pertanto, al fine evitare la promulgazione di una normativa non aderente alla Carta Costituzionale, di modificare il comma primo dell’articolo 1 del Decreto Cirinnà nel senso che segue: “Due o più persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, di seguito denominate «parti dell’unione civile», possono contrarre tra loro un’unione civile per organizzare la loro vita in comune”.

BULLISMO: “La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci” Isaac Asimov

trainingautogeno3

Interesante articolo della Psicologa G. Zorzenoni che deve fare pensare e meditare

BULLISMO

Il bullismo è molto comune oggi come un tempo, ma rischia di minare a fondo la nostra autostima provocando una sofferenza, spesso insostenibile.

Come si fa a fare i conti con i bulli?
-Per prima cosa ricordati che non è colpa tua, ci sono tantissime ragioni per cui un bullo decide di prendersela con te e queste non dipendono dalla tua personalità, ma da quella dei bulli.
Se inizi a pensare di non avere valore, prendi un foglio e scrivi i motivi per cui pensi che questa cosa non sia vera.
In cosa sei bravo? Cosa ti riesce bene? Cosa ti rende unico?
La prossima volta che un bullo mette in discussione il tuo valore ricorda questa lista e i motivi per cui tu sei unico e importante.

-Circondati di persone positive che sappiano apprezzarti per ciò che tu sei. Potresti avere difficoltà a trovarli, ma puoi sempre conoscere nuove persone che condividano con te passioni e interessi. Cerca nei corsi organizzati dalla scuola, nelle associazioni sportive o nei centri di aggregazione.

-Se ti trovi di frontre al bullo… ignoralo, non dargli corda, i bulli se vedono che tu non dai loro retta, iniziano ad annoiarsi, potrebbero lasciarti stare, se il bullo continua a tormentarti cerca di avvicinarti a un gruppo di amici o scappa e chiedi aiuto.

-Cerca qualcuno che possa darti aiuto, nessuno ha il diritto di farti sentire in pericolo, infelice o sbagliato. Cerca qualcuno di cui ti puoi fidare, un genitore o un insegnante, un adulto di riferimento, non c’è ragione per cui tu debba tenere dentro questo peso e viverlo in solitudine.

QUAL E’ IL BISOGNO DEL BULLO?
Sia in età infantile che nel corso dell’adolescenza è molto difficile inserirsi all’interno del gruppo dei pari e spesso la ricerca di conferme sociali attraverso l’emulazione di modelli negativi rappresenta una soluzione, seppur instabile. Per tali ragioni, tale dinamica comportamentale spesso si pone come la radice del fenomeno sempre più diffuso del bullismo.
Così il bisogno di trovare una dimensione nella vita relazionale di un ragazzo può trasformarsi in un problema relazionale per un altro che diventa “vittima” degli episodi di un “bullo”.

Come tutte le forme di persecuzione ai danni di una persona, anche il bullismo è caratterizzato da episodi di prevaricazione e persecuzione ripetuti nel tempo e con una certa frequenza, tali da instaurare emozioni negative durature nella vittima che li subisce, soprattutto insicurezza e paura.
Generalmente esiste anche un disequilibrio relazionale tra bulli e vittime che si basa in genere sulla forza fisica, su differenze psicologiche nella sicurezza in sé o sul potere nel gruppo.
Infatti, i bulli sono spesso persone più forti fisicamente e i loro obiettivi diventano frequentemente i coetanei magri e deboli o, viceversa, grassottelli e impacciati. Generalmente, inoltre, il bullo possiede una “forza interiore apparentemente maggiore” che si fonda su un senso di sicurezza in sé nutrito proprio dalle sue prepotenze su quelli che hanno risposte più o meno accondiscendenti e remissive. Con ciò non significa che realmente esista maggiore forza psicologica nei bulli, piuttosto si tratta di un senso di superiorità compensativo, di una sicurezza instabile e derivante dall’esterno, legata a piccole vittorie quotidiane che si fondano proprio sulla prevaricazione e che possono al contempo conferire un senso opposto di insicurezza nelle vittime e che spesso genera anche un potere del bullo all’interno del gruppo.

CHI E’ IL BULLO? CHI E’ LA VITTIMA?
Generalmente i bulli, dietro la loro apparente sicurezza, mostrano dei problemi relazionali destinati a peggiorare con il trascorrere del tempo se le loro modalità relazionali non cambiano. Uno dei rischi maggiori nella vita adulta è lo sviluppo di psicopatie.
Gli scambi relazionali dei bulli, secondo quanto rilevato da numerosi studi, sono caratterizzati da deficit relativi a determinate abilità appartenenti alla cosiddetta “intelligenza emotiva” (Goleman D., 1995) e in particolare risentono negativamente di bassi livelli nello sviluppo dell’empatia.
I bambini e i ragazzi che esercitano delle azioni di prevaricazione fisica o verbale, più precisamente hanno mostrato di essere meno capaci nell’etichettare in modo corretto le espressioni emotive degli altri, problematica che spiega la tendenza a rispondere in modo aggressivo anche a comportamenti neutri o persino positivi mostrati da altri bambini e ragazzi. Anche il riconoscimento delle proprie emozioni appare basso e, poiché la consapevolezza dei propri stati emotivi è il presupposto fondamentale per una adeguata gestione della vita affettiva, quest’ultima risulta connotata da reazioni emotive istintive che prendono il sopravvento su ogni alternativa ragionata.
Esistono anche altre caratteristiche piuttosto diffuse tra i bulli che spiegano le loro difficoltà relazionali: esse riguardano le ridotte abilità verbali spesso presenti in questi bambini e ragazzi (Fedeli D., 2005). Le dimensioni linguistiche ridotte sembrano direttamente connesse all’osservazione della tendenza a mettere in atto costantemente comportamenti aggressivi quando si verificano situazioni relazionali ambigue, dal momento che non esistono sufficienti capacità di dialogo utili al chiarimento di situazioni problematiche.
Recenti interventi sul bullismo hanno evidenziato anche la presenza di problemi nelle funzioni esecutive dei bambini più aggressivi. Questi ultimi, infatti, mostrano delle difficoltà relative alle principali capacità di programmazione del comportamento utili in contesti relazionali. Essi non riescono efficacemente soprattutto nei compiti di pianificazione delle proprie azioni e previsione delle possibili conseguenze, nel controllo di eventuali comportamenti impulsivi che limitano il raggiungimento di obiettivi, nell’adattamento del proprio comportamento a contesti differenti,
nelle capacità di posporre le gratificazioni immediate prevedendo futuri successi e vantaggi e nell’apprendimento dalle esperienze precedenti.
Anche le vittime sono accomunate spesso da caratteristiche psicologiche e comportamentali simili. Una delle principali caratteristiche relazionali è la mancanza di assertività, cioè della capacità di esprimere se stessi, senza essere passivi o aggressivi, aspetto che in senso opposto manca anche ai bulli. Spesso le vittime del bullismo sviluppano sintomi di ansia o depressione , che vengono manifestati in modo più o meno palese, frequentemente sotto forma di conversioni in sintomi somatici (febbre, mal di testa, problemi gastrointestinali, ecc.), che rappresentano un modo per tenersi lontani dai posti in cui vengono molestati. Altre volte i segni di malessere psicologico possono essere più chiari, come nel caso di crisi di ansia o di pianto o quando sono presenti incubi ricorrenti su temi legati alle pressioni subite.

IL RUOLO DEL GRUPPO
Uno dei principali fattori che possono innescare o sostenere comportamenti di bullismo è rappresentato dall’importanza assunta, per ogni persona in età evolutiva, dal gruppo di coetanei. Ogni bambino o ragazzo infatti mostra una spiccata tendenza a cercare di inserirsi nel gruppo con cui condivide un’attività: ciò accade anche a quelli con condotte aggressive e da bullo che mettono in atto comportamenti disadattivi per raggiungere tale scopo. Tali condotte possono portare a reazioni differenti all’interno del gruppo: benché spesso i bulli siano isolati e allontanati inizialmente dalla classe, essi spesso riescono a trovare qualche altro “bullo non dominante” di supporto o semplicemente si fanno forti di comportamenti non apertamente contrari ai loro comportamenti, che spesso leggono persino come accondiscendenti. Il supporto più o meno completo di altri compagni rappresenta un ottimo rinforzo per i propri comportamenti di prevaricazione. Ma paradossalmente agisce in modo simile anche il rifiuto mostrato dal gruppo, che tende ad essere espresso generalmente con commenti negativi ai tentativi di un bullo di richiamare l’attenzione e di inserirsi nel gruppo con la prevaricazione: tali considerazioni diventano infatti ugualmente delle attenzioni rivolte verso l’“aspirante leader”.

…E LA FAMIGLIA?
È altrettanto importante sottolineare che spesso esistono anche delle caratteristiche familiari che tendono a favorire comportamenti di bullismo. Nelle ricerche sulle caratteristiche familiari di bulli si è evidenziata la presenza diffusa di modalità di gestione della disciplina piuttosto rigide o, viceversa, inconsistenti. La leadership presente a casa tende a rinforzare i comportamenti oppositivi e aggressivi: più precisamente le richieste dei figli spesso comportano irrigidimenti iniziali dei genitori, cui seguono comportamenti negativi che spesso finiscono per generare un allentamento della rigidità, lasciando che i figli apprendano a usare le modalità disadattive per raggiungere i propri obiettivi. Talvolta la situazione familiare può essere complicata dalla presenza di modelli aggressivi da imitare che rappresentano i più significativi esempi che essi emuleranno e riproporranno in contesti extrafamiliari.

POSSIBILI SOLUZIONI?
Gli interventi possibili per prevenire e affrontare il bullismo sono innumerevoli, non tutti di pari efficacia e possono coinvolgere diversi destinatari, in relazione agli obiettivi che si propongono.
Le azioni di intervento volte a diminuire i comportamenti aggressivi agiti dai bulli possono essere sia individualizzate, che inserite in contesti più generalizzati.
Sui singoli bulli, in considerazione delle carenze in alcune aree psicologiche e comportamentali, ci si orienta soprattutto verso il miglioramento delle stesse con programmi specifici come, ad esempio, i “training di alfabetizzazione socio-emotiva ”, ossia percorsi specifici mirati a migliorare le abilità deficitarie dell’intelligenza emotiva e delle capacità socio-relazionali, con particolare attenzione allo sviluppo della prosocialità.
In questo contesto di intervento, gli approcci individuali meno efficaci sembrano quelli di tipo punitivo e sanzionatorio, dal momento che tendono a lasciare il bullo nella sua incapacità di trovare prospettive e comportamenti diversi per affrontare con maggiore efficacia la vita relazionale. Tali sistemi di intervento possono persino peggiorare la situazione, dal momento che una sospensione potrebbe, per diversi motivi, assumere un valore di “rinforzo positivo” del comportamento sgradito.
La famiglia e la scuola, in questo contesto di interventi, vengono addestrate ad evitare ad isolare i bulli, oltre che irrigidirsi di fronte ai loro comportamenti negativi. L’obiettivo, al contrario, deve essere quello di favorire nel bullo l’emissione di comportamenti positivi da premiare, principalmente attraverso i rinforzi sociali che lui ricerca con i suo comportamenti negativi.
Molto più utili sembrano invece le tecniche di intervento di tipo riparatorio, ossia quelle volte a mediare il conflitto tra bullo e vittima, favorendo la comunicazione attuale e futura tra i due, come avviene nel “Metodo dell’Interesse Condiviso”, in cui si sostiene lo sviluppo dell’empatia nel bullo attraverso la stimolazione del senso di responsabilità che può nascere dall’“osservazione mediata” delle conseguenze emotive provocate sulla vittima (Pikas A., 1989).
Per la singola vittima, talvolta, è utile un lavoro di supporto psicologico centrato sullo sviluppo dell’assertività , ma anche sul potenziamento della stima di sé, spesso logorata da continui attacchi e dalle critiche subite.
Molti interventi attuali agiscono ad ampio raggio, affrontando sia la prevenzione che il recupero e rivolgendosi anche alle famiglie, soprattutto nei contesti in cui si sono già verificati episodi di bullismo. In questi interventi, definiti di “parent training ” (Fedeli D., 2005), si conducono dei percorsi di aiuto alla genitorialità, volti a fornire informazioni sui metodi educativi più efficaci per inibire lo sviluppo di comportamenti disadattivi nei propri figli.

“La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci” Isaac Asimov

Dr.ssa Giulia Zorzenoni
Psicologa

TRAINING AUTOGENO by Drssa G. Zorzenoni

trainingautogeno3

TRAINING AUTOGENO

-Definizione, origine e principi fondamentali del Training Autogeno

Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento usata in ambito clinico nel controllo dello stress, nella gestione delle emozioni e nelle patologie con base psicosomatica. Viene utilizzata anche in altri ambiti quali lo sport e in tutte quelle situazioni che richiedano il raggiungimento di un alto livello di concentrazione. Il T.A. venne sviluppato negli anni trenta da Johannes Heinrich Schultz, psichiatra tedesco. I suoi studi avevano come precedenti quelli sull’ipnosi, in particolare di O. Vogt, del quale Schultz fu allievo. Di primaria importanza, in questa tecnica, è rendere i propri pazienti indipendenti dal terapeuta per sviluppare il proprio benessere. Mentre infatti nell’ipnosi è sempre
necessaria la presenza dello psicoterapeuta, salvo particolari casi piuttosto rari di auto-ipnosi, nel T.A. il soggetto diviene del tutto autonomo (metodo autogeno).
Il T.A. di Schultz è una tecnica di rilassamento e concentrazione universalmente conosciuta ed è da molti anni oggetto di studi e ricerche a livello mondiale per le varie applicazioni alle quali si presta.
È una tecnica di rilassamento che parte dal corpo, si attua attraverso un’attività mentale e porta i risultati al corpo (psiche+soma=ORGANISMO=unità psiche-soma). La bionomia è la teoria di Schultz secondo la quale l’uomo sviluppa la propria individualità secondo le leggi della vita, l’equilibrio tra mente e corpo è ritrovato con il T.A.
Gli ambiti di applicazione sono molteplici, può servire ad incrementare lo studio o il lavoro; può migliorare le nostre capacità di controllo e curare i disturbi più comuni su base psicosomatica.
È molto seguito nella pratica clinica dove risulta particolarmente indicato per i seguenti disturbi: disturbi d’ansia, disturbi di somatizzazione, insonnia, stress. Con il T.A. si impara ad avere più sicurezza e fiducia, ad essere più calmi e distesi ed a scaricare meno le tensioni sui vari organi, infatti si hanno efficaci interventi sui disturbi psicosomatici. A causa di disagi psicologici, spesso si hanno i seguenti disturbi: gastro-intestinali (ulcera, colite, gastrite, stitichezza, diarrea, calcolosi); respiratori (asma, rinite, bronchite); della pelle (irritazione cutanea, eczema, psoriasi); dell’attenzione (cefalea muscolo tensiva, emicrania, insonnia); cardiocircolatori (tachicardia, ipertensione); sessuali (frigidità, impotenza, eiaculazione precoce, difficoltà al concepimento).
In un’ottica preventiva e di promozione della salute, il T.A. costituisce uno strumento molto utile per perseguire i seguenti obiettivi: controllo e gestione dello stress, controllo delle reazioni emotive eccessive, autoinduzione di calma, autodeterminazione, introspezione, miglioramento delle prestazioni mentali.

health club: man and women doing yoga.

Il concetto fondamentale del Training Autogeno è la calma, o per meglio dire il rilassamento psicofisico, essendo mente e corpo due entità fortemente collegate. Questo stato si raggiunge progressivamente e gradualmente attraverso i sei esercizi del T.A. di base, ed eventualmente gli esercizi del T.A. Superiore. I primi e principali sono detti esercizi somatici perché l’attenzione mentale viene rivolta a particolari sensazioni corporee e producono effetti in prima istanza sul corpo (soma) ed in particolare sui muscoli, vasi sanguigni, cuore, respirazione, organi addominali e capo.
Nei secondi l’attenzione viene rivolta a particolari rappresentazioni mentali. Il Training degli
esercizi superiori, proprio perché rivolto alla mente ed all’inconscio, richiede la presenza di un terapeuta, mentre gli esercizi inferiori possono essere eseguiti anche da soli.
Le cose di importanza fondamentale, sono REGOLARITA’ e COSTANZA nell’eseguire gli esercizi, i risultati non si faranno attendere. L’allenamento (training) deve essere quotidiano, almeno una volta al giorno, fino a tre volte al giorno di circa 10/15 minuti l’una.
I sei esercizi di base o somatici sono:
1- esercizio della PESANTEZZA, che agisce sul rilassamento dei muscoli;
2- esercizio del CALORE, che agisce sulla dilatazione dei vasi sanguigni periferici;
3- esercizio del CUORE, che agisce sulla funzionalità cardiaca;
4- esercizio del RESPIRO, che agisce sull’apparato respiratorio;
5- esercizio del PLESSO SOLARE, che agisce sugli organi dell’addome;
6- esercizio della FRONTE FRESCA, che agisce a livello cerebrale.
Il processo di autogenerazione prodotto dal T.A. avviene per stadi successivi. E’ quindi necessario che ogni stadio sia raggiunto e mantenuto prima di passare al successivo. Durante il periodo di apprendimento, inizialmente si percepiscono delle sensazioni di benessere diffuso, successivamente si raggiungerà la capacità di controllare alcuni processi fisici come la respirazione, l’attenzione, le emozioni, gli stati d’animo, ecc. Non bisogna aver fretta perché l’efficienza del T.A. dipende esclusivamente da “come” lo si fa e non dal tempo che si impiega per farlo. Il T.A. non richiede nessuno sforzo fisico, solamente un costante allenamento nella pratica degli esercizi che dovrebbero
alla fine rientrare nelle nostre abitudini quotidiane.
Prima di iniziare qualsiasi esercizio di T.A. è bene accertarsi che l’ambiente sia silenzioso e bisogna evitare di essere disturbati durante l’esecuzione degli esercizi. Nella stanza ci deve essere una luce molto soffusa; Non bisogna avere né caldo né freddo e la temperatura deve restare costante; Non bisogna indossare niente che stringa o che dia fastidio durante l’esecuzione degli esercizi; E’ preferibile svolgere gli esercizi con calma e ad occhi chiusi ed iniziare eseguendo delle respirazioni lente e profonde; Alla fine di ogni allenamento bisogna eseguire sempre gli esercizi di “ripresa”, per riprendere il tono muscolare.
Le posizioni da adottare possono essere supina, a poltrona o a cocchiere.
-Indicazioni e controindicazioni
Il T.A. è stato definito da Schultz come “un metodo di autodistensione da concentrazione psichica” che consente di modificare situazioni psichiche e somatiche. Fondamentalmente con il T.A. si può raggiungere tutto ciò che può essere prodotto da distensione e immersione. Con l’apprendimento dell’atteggiamento psichico passivo si sviluppano spontaneamente modificazioni psichiche e somatiche di senso opposto a quelle provocate nella nostra mente e nel nostro corpo da uno stato di tensione, di ansia e di stress. Di fronte a una situazione stimolo che, sia a livello psicologico che somatico, superi una certa soglia di tolleranza, l’unità biopsichica reagisce, a seconda dell’intensità dello stimolo, con tensione muscolare, spasmo viscerale, sensazione di freddo, alterazione funzionale nei meccanismi neurovegetativi, endocrini, umorali. Si può inoltre avvertire sensazione
di calore al capo, l’impressione di essere sopraffatti dalle proprie emozioni e dai pensieri che si affollano nella nostra mente. L’allenamento alla realizzazione di uno stato di sempre maggiore passività consente all’unità biopsichica di reagire gradualmente in senso opposto. Non soltanto da quando veniamo alla luce, ma già dalla vita prenatale, è un continuo susseguirsi di stimolazioni fisiche e psichiche che colpiscono la nostra unità biologica. A queste stimolazioni si reagisce: il loro incessante susseguirsi provoca innumerevoli stati di tensione realizzati dal nostro apparato psichico e dal nostro apparato somatico, allo scopo di poter mantenere il più adeguato adattamento alle situazioni ambientali. Attraverso gli anni ci alleniamo inconsapevolmente e fatalmente a queste
modalità di reazione in autotensione. Non sempre però si riesce a riportarsi a uno stato di equilibrio funzionale, anche se la causa che lo aveva alterato è venuta a mancare. La tecnica di autodistensione di Schultz ci consente di realizzare, sia a livello psicologico che a livello somatico, uno stato di per sé del tutto opposto alle reazioni in autotensione, tale da migliorare, modificare, risolvere o normalizzare funzioni psichiche o somatiche che si fossero allontanate dal loro equilibrio originario.
In soggetti normali si avrà: uno smorzamento della risonanza emotiva (autosedazione), un recupero delle energie fisiche e psichiche personali, catalessia, modificazioni del vissuto cenestetico, regolazione vasomotoria, modificazioni delle capacità mnemoniche, introspezione e presa di coscienza di sé. Per quanto riguarda le applicazioni in medicina si nota che il T.A. riesce a normalizzare i fattori stressanti collegati alle patologie dell’apparato digerente, tramite l’autoregolazione delle funzioni motorie, vasomotorie e secretive dell’apparato gastrointestinale.
Occorre usare con prudenza le formula del calore. In pazienti emorragici è sconsigliato
l’allenamento autogeno. Il T.A. agisce smantellando l’ansia e le preoccupazioni “se applicato con buona critica e con metodo”, migliora la circolazione periferica, assesta i valori pressori, induce uno stato di calma. E’ fondamentale una attenta valutazione clinica, sia prima dell’allenamento sia per la scelta degli esercizi, sia durante l’allenamento. E’ opportuno comunque usare con prudenza la formula del cuore. Gli esercizi standard ed eventuali formule d’organo specifiche influiscono sui meccanismi fisiologici del disturbo e sulle implicazioni psicodinamiche dello stesso. Nei casi cronici può essere utile associare il T.A. alle abituali terapie farmacologiche. Nelle applicazioni in psicoterapia il T.A. si presta da solo o in combinazione con altre metodiche psicoterapeutiche a spezzare quello che Kohnstamm definì il “circolo nevrotico”, producendo invece uno stato di sedazione emotiva, una riduzione dell’ansia, un ripristino del ritmo veglia-sonno, l’attenuazione
della sintomatologia tipica, una maggiore sicurezza in se stessi. Quando la paura trasforma in realtà ciò di cui si ha paura, il T.A. esercita un’ influenza specifica su sintomi anche già stabilizzati e, quindi, difficilmente, modificabili. Si possono ottenere buoni risultati anche nei disturbi della sfera sessuale nei quali ha un ruolo importante l’ansia da attesa. Le fobie rispondono bene all’allenamento autogeno prolungato nel tempo. Possono risultare utili le formule intenzionali, l’abreazione autogena, le visualizzazioni desensibilizzanti. Il T.A .può dare buoni risultati nelle situazioni iniziali piuttosto che in quelle avanzate. Può comunque essere inserito in un programma psicoterapeutico multifunzionale. In ogni caso è opportuno ridurre il T.A. a brevi esercizi iniziali con ripetizione limitata delle formule. L’applicabilità di questa tecnica dovrà essere decisa dopo una attenta valutazione clinica e non prima di un adeguato programma farmacologico. Si possono ottenere alcuni risultati positivi nel trattamento dei primi segni sintomatici indicanti una potenziale dinamica orientata in senso psicotico. Utile il T.A.-Group nei soggetti con buona motivazione a collaborare, il T.A. riduce la tensione, ripristina il ritmo sonno-veglia regolare, rinforza la sicurezza di sé e la motivazione. In gruppo si rinforza il sostegno reciproco. La tecnica contribuisce a ridurre l’eccessiva eccitazione e l’intensità emotiva. Può dare buoni risultati nelle forme di narcolessia e cataplessia. Favorisce una rieducazione del sonno, riduce il dolore nelle cefalee e nelle emicranie, può indurre analgesia. Il T.A. produce uno smorzamento degli affetti disturbanti, vengono eliminati
il comportamento intenzionale e la conseguente predisposizione al disturbo. Alcune formule intenzionali possono risultare utili in alcune forme specifiche di tali disturbi. Il T.A. può essere applicato anche a situazioni definite non cliniche, infatti può favorire lo scaricamento dell’ansia e dell’emotività, un recupero della capacità di concentrazione, una riduzione dei riflessi psicosomatici, una maggiore serenità e distacco dai problemi. Nella scuola il T.A. può consentire un miglioramento nei casi di ansia scolastica. Al lavoro, esercitando una sedazione generale, favorisce il recupero di energie, permette la riduzione dell’aggressività, favorisce i rapporti interpersonali, migliora l’efficienza riducendo gli infortuni. Per lo sport la tecnica del T.A. può permettere il superamento della paura che precede la competizione, scarica la tensione, favorisce il recupero di energie fisiche, migliora l’affiatamento tra compagni di squadra, rende equilibrato il sonno. Possono
essere utilmente previste formule intenzionali ed esercizi di visualizzazione.
Il T.A. è consigliato anche come preparazione pre-parto, l’apprendimento graduale di una serie di esercizi di concentrazione psichica e tecniche di respirazione permettono il rilassamento e facilitano il controllo della situazione. Il T.A. resta comunque una tecnica che se utilizzata al fine di mantenere o ritrovare un po’ di benessere viene consigliato senza problemi.

Dr.ssa Giulia Zorzenoni
Psicologa
Specializzat