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Dando spazio a tutte le proposte mantenendo sempre la persona e le persone al primo posto.

Si intendono sviluppare i collegamenti con le associazioni di volontariato, con le istituzioni, con le associazioni di categoria, e dei media per elaborare nel miglior modo ciò che viene esposto dal cittadino. Non limitandoci alla critica in quanto tale, ma impegnandoci a costituire e a a tradurre in realtà le idee.

Al movimento di opinione "il ponte" puo' associarsi chiunque desideri lavorare per migliorare la nostra città: renderla più vivibile e sana; ogni persona indipendentemente dalla colorazione politica e dall'iscrizione a un partito, purchè il suo pensiero sia guidato da sani principi.
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Tag Archive for Ospedale di San Donà di Piave

Ospedale Unico: un passo avanti e un passo indietro: Possibili soluzioni !

 

Un passo avanti e un passo indietro. Rimaniamo fermi . Ma rimanere fermi significa andare indietro.

Indietro dall’Ospedale Unico. Ma avanti verso il caos. Avanti per non dare risposte ai cittadini.

Vi ricordate il vecchio Ospedale?

Si può rimanere ai vecchi tempi ?

 

E allora vediamo la situazione e facciamo il punto su cosa può succedere e sui prossimi scenari

Bisogna dire che difficilmente la Regione , Il Governatore Zaia e la Giunta, avrebbero fatto un passo indietro. Fare un passo indietro significherebbe rivedere le schede di dotazione ospedaliera, ripensare alla strategia sanitaria non solo degli Ospedali ma anche di tutto il sistema sanitario del Veneto Orientale.

La Conferenza dei Sindaci si era espressa alla unanimità , dopo che al Convegno organizzato da ” Il Ponte” i due Sindaci ( quello di Eraclea e quello di San Donà ) si erano espressi alla costruzione del nuovo Ospedale, ma come avevamo detto al Convegno i campanilismi si sarebbero fatti vivi e la politica sarebbe entrata dalla finestra. E allora erano cominciati i passi indietro

Passi indietro che erano stati fatti da diversi Sindaci e in modo particolare da quello di San Donà e di quello di Portogruaro. Il motivo era semplice e lo avevamo già detto al Convegno: nessuno voleva avere l’ospedale dell’altra città favorito rispetto al suo. In sostanza tutti temevano di perdere l’Ospedale sotto casa , nella propria città a vantaggio della città alternativa. E anche il pensare di un Ospedale a mezza via non accontentava tutti.

Tutti in sostanza volevano avere il nuovo Ospedale a casa loro . Tutti avevano paura di perdere consensi. Certamente ufficialmente tenevano una altra posizione e una altra giustificazione. Tutti esprimevano la paura di non avere  una assistenza pronta per i propri abitanti. Temevano di perdere un Ospedale, temevano che un edificio sarebbe stato abbandonato. Ma tutto sommato temevano di perdere consensi presso la propria popolazione , temevano di non aver difeso i propri cittadini

Varie sono state le opinioni e varie le soluzioni.

Ci fu anche un  documento ufficiale del PD e del Sindaco Cereser ( che ricordiamo è dello stesso partito del Sindaco di Portogruaro) che rimetteva tutto in discussione. Voleva un cambiamento delle schede ospedaliere e chiedeva di riorganizzare la sanità in modo diverso

Cosa diceva questo documento

“Per quanto riguarda infine gli obiettivi a breve termine, si ribadisce che il PD chiede l’immediata sospensione dell’applicazione delle schede ospedaliere ed esprime la propria ferma opposizione alla ristrutturazione ospedaliera del presidio di San Donà come previsto dalle schede stesse reclamandone, in ogni caso, il potenziamento dei servizi sino agli standard previsti, per garantire, qui, ora e sino alla realizzazione concreta di eventuali alternative, la salute dei cittadini di San Donà e dei comuni limitrofi.

Partito Democratico – Circolo di San Donà 12 febbraio 2014”

 

Sembrava tutto quindi ritornare in gioco e la conclusione era uno stallo, un passo indietro e ritornare alla Sanità attuale

Ma poi venne la decisione di sentire una commissione tecnica che decidesse quale era il miglior sito per un Ospedale unico.

La soluzione è stata come l’uovo di Colombo. Una commissione tecnica assieme ai Sindaci delle Principali città interessate avrebbe deciso la locazione del nuovo Ospedale. La città ( Portogruaro o San Donà ) che sarebbe stata più distante dal nuovo Ospedale avrebbe avuto una sede di Pronto intervento in modo da garantire una assistenza veloce a tutti.

Nello stesso tempo la Conferenza dei Sindaci  venne alla stessa decisione e la decisione è stata presa alla unanimità.

Si era quindi  fatto un passo AVANTI !

Ma la gente cosa dice. I cittadini parlano a secondo la loro esperienza personale; non molti possono ragionare in senso razionale e obbiettivo, anche perché non possono prescindere del partito al quale si ispirano.

 

Ospedale unico ? No grazie ! sembrano dire oramai molti. Si moltiplicano le riunioni di addetti ai lavori, di sindaci, di medici, di associazioni  che dicono la loro opinione. Vi sono ora comitati che cercano di fare marcia indietro alla decisione della Giunta Regionale.

Noi de ” Il Ponte ” avevamo fatto un convegno in ottobre l’anno scorso con rappresentanti dei vertici della Sanità Regionale e della ASL e ci venne spiegato che l’Ospedale Unico era la sola possibilità attuale per portare una eccellenza nella nostra Sanità locale.

Si era spiegato che i costi per mettere al passo i vecchi Ospedali era troppo alto, che la sanità moderna andava verso questa direzione, che i soldi erano stati trovati…..

Si disse anche che entro 5 anni l’Ospedale Unico sarebbe stato pronto  . IO ero scettico tanto che finii gli intervento del convegno dando appuntamento a tutti fra 5 anni e vedere chi aveva ragione : loro o io che pensavo che tutto poteva avvenire fra 10 anni.

Dissi fra 10 anni pensando a tanti problemi ma poiché nessuno in quel convegno criticò, a parte uno del pubblico, le schede ospedaliere che andavano incontro all’Ospedale Unico e facevano un percorso in attesa di tale Ospedale, diedi per buono che l’Ospedale UNICO  SI SAREBBE FATTO.

Era presente anche il Sindaco di San Donà che diede l’OK alle schede regionali. Lo stesso Sindaco parlò però che il percorso fosse fatto entro determinati termini e che non si lasciasse sguarnita la popolazione nei servizi fino ai prossimi 5 anni.

Lo stesso Vicesindaco di San Donà che è un medico era d’accordo nel progetto ma ora tale vicesindaco è stato estromesso dalla giunta proprio per le sue posizioni spesso in contrasto con quello del sindaco.

Jesolo aveva accettato la sua conversione in un Ospedale unico con indirizzo riabilitativo e di lungodegenza che poteva far pensare a pacchetti per i turisti e ad incentivare il turismo.

Ma poi sono cominciate i litigi per la sede. Tutti volevano un Ospedale sotto casa , più vicino alla propria casa e ora tutti volevano l’Ospedale Unico a casa loro. Bene Ospedale Unico ma a San Donà o a Portogruaro. Sono cominciate le polemiche. Si disse : bene lasciamo che siano i tecnici della regione a decidere la sede. Ma alla fine anche questa soluzione non andava bene.

Il consigliere Trevisiol di Musile ha dichiarato , almeno letto sui giornali, che l’Ospedale Unico doveva essere fatto a Caposile  e che doveva essere lasciato l’Ospedale di Portogruaro.

Sono intervenuti il Dr Merli ex Sindaco e Ex Presidente della Conferenza dei Sindaci per la Sanità

Ma per quanto finora detto, quando si parla di politica socio sanitaria, non ha alcun senso concentrare l’attenzione solo sul tema ospedaliero, ma dobbiamo partire dai bisogni delle persone per la costruzione di un disegno complessivo, che comprende il servizio ospedaliero, in grado di rispondere alle legittime aspettative di una società post industriale che si definisce ai massimi livelli nazionali ed europei in tema di diritto alla salute.

Partire dalla rete dei servizi sul territorio.

Indipendentemente dalla soluzione che si vuole dare al tema della riorganizzazione ospedaliera (ospedali in rete od ospedale unico, servizio pubblico e servizio privato, in concorrenza o complementari, ecc.), resta del tutto da risolvere il problema dei servizi territoriali, sia sul versante della progettazione che, ancor più importante, della loro realizzazione. Si tratta, come noto, di dotare i distretti socio sanitari degli strumenti e delle    risorse utili per la costruzione di una rete di servizi, che ha il proprio fulcro sui medici di medicina generale e sui pediatri di libera scelta, organizzati e integrati con i servizi necessari – hospice, ospedali di comunità, RSA, unità riabilitative territoriali, centri diurni, ADI, ecc. – per garantire un sistema di cure vicino alle persone ed alle loro famiglie, per evitare ricoveri impropri negli ospedali, per garantire l’assistenza e la cura post- ospedaliera.

Il potenziamento dei servizi territoriali potrà così avere, inoltre, un importante ruolo nella prevenzione, obiettivo raggiungibile solo attraverso una diffusa e diversa cultura della salute.

Una rete dei servizi così intesa permetterebbe agli ospedali di concentrarsi, in linea con la propria mission, solo sui problemi acuti, mentre il percorso per le persone in condizione di fragilità – ad esempio in dimissioni protette – o di cronicità, potrebbero trovare soluzione negli altri servizi integrati della rete territoriale.

Per realizzare tutto questo è necessaria una politica di sviluppo con adeguati finanziamenti per l’apertura, da subito, dei nuovi servizi territoriali mancanti o insufficienti.

Contrariamente a quanto fin qui auspicato, da oltre un anno a questa parte assistiamo ad una riorganizzazione che va esattamente nella direzione opposta, a partire dalla riduzione dei servizi territoriali e dall’incomprensibile riduzione da due distretti socio sanitari ad uno solo, coincidente con tutta l’ULSS 10.

L’ospedale unico è veramente la scelta migliore e più conveniente ?

Da alcuni anni, ma recentemente in modo più frequente, all’interno dell’ULSS 10 si sta sostenendo l’opportunità di passare da un modello di strutture ospedaliere policentrico all’idea dell’ospedale unico.

Questa affermazione, sostenuta dalla direzione generale dell’ULSS 10, non è mai stata accompagnata da un preliminare di massima, non è stato detto con certezza quanto costerà (si è sentito dire 100, 150, 170 milioni di €… chi offre di più?), non è stato detto in che modo i cittadini, attraverso le tasse, dovranno pagarlo, non è stata presentata alcuna seria analisi circa i costi di gestione, né una seria analisi circa i costi sociali di una simile iniziativa.

Ad incrementare la confusione e la demagogia contribuisce il fatto che quando viene sbandierata l’ipotesi dell’ospedale unico sembra ne debba esistere, per l’appunto, uno solo. Ma non è così. L’ospedale unico, infatti, non sostituirebbe tutti e 4 gli ospedali esistenti, ma solo due, perché l’ospedale ad indirizzo monospecialistico riabilitativo di Jesolo continuerebbe ad esistere, così come la Casa di Cura privata Rizzola. La riduzione sarebbe dagli attuali 4 a 3, da realizzarsi, come sopra ricordato, non si sa quando, dove, con che soldi… e soprattutto perché.

Ma quando si parla di costi, dobbiamo pensare che non si tratta solo di quelli economici, ma anche di quelli sociali. Con una conformazione geografica come quella dell’ULSS 10, un solo ospedale, ancorché centrale, obbligherebbe la stragrande maggioranza dei cittadini a sobbarcarsi distanze e tempi di percorrenza inaccettabili e non convenienti, considerato anche il sistema viario e di trasporti pubblici esistente. Un ulteriore buon motivo per andare a trovare le risposte in altre ULSS incrementando ulteriormente le “fughe” verso l’esterno.

L’ULSS 10 dovrebbe concentrarsi sugli aspetti che le sono propri, ovvero sulla gestione, sull’aumento della qualità dei servizi, sulla diminuzione delle c.d. “fughe”. In questo campo riteniamo che l’equilibrio di bilancio a cui la direzione generale naturalmente tende, debba essere ottenuto non abbattendo la spesa tagliando i servizi, come si sta facendo in questo periodo, ma aumentando le entrate migliorando ed integrando i servizi stessi, sviluppando una maggiore attrazione e una maggiore fiducia da parte dei cittadini nei confronti dell’ULSS 10.

Il clima si fa rovente

Si può modificare il piano e fare , come abbiamo sempre sostenuto, Ospedali differenziati che non facciano tutti le stesse cose.

 

Ritorniamo su quello che noi abbiamo sempre sostenuto da più da 20 anni. Ospedali differenziati non come specialità ma come reparti che a parte le parti basilari facciano patologie differenziate.

Forse l’Ospedale Unico potrebbe essere la soluzione migliore ma vi  sono alcuni problemi che hanno riportato diverse persone

Il vero problema è il lato economico

Dove sono i soldi ?

Vi è un piano di fattibilità ?

Dove farlo’

La distanza di un Pronto Soccorso efficiente

Diversi mi hanno parlato della possibilità di perdere alcuni specialisti

Diversi hanno paura di ritrovarsi con il caos che esiste all’Ospedale Dell’Angelo a Mestre

I problemi effettivamente sono diversi

Molti si chiedono che fine faranno gli attuali Ospedali. Sarà un buttar via i soldi investiti.

Difficile dare una risposta

Tanti dicono che sarebbe meglio far funzionare i tre Ospedali esistenti e la Casa di Cura

Ma perchè ci sono le fughe

La gente non va in Friuli perchè lo ritiene comodo ma perchè trova ivi delle eccellenze.

Ecco cosa manca nella nostra ASL. Manca spesso la eccellenza. Non che non ci siano reparti e medici al top ma manca la eccellenza.

La soluzione migliore sarebbe un Ospedale unico di tipo pubblico e un ospedale privato per dare la scelta al cittadino e la possibilità diversa di cura e diagnosi, sempre nel limite dell’economia di mercato.

Ma questo non è realizzabile in questo periodo di difficoltà economica  e quindi si deve ritornare a ripassare ad una altra soluzione

Bisogna tenere presenta la distribuzione di popolazione nel nostro territorio e della viabilità attuale e prossima ventura e le patologie e le statistiche epidemiologiche nei prossimi anni.

Dovrebbero esserci due Ospedali di rete ( San Donà e Portogruaro) con alta specializzazione ma con specializzazioni diversificate per patologia e un Ospedale a gestione privata che segua le direttive della Sanità pubblica e che abbia reparti specializzati per specialità carenti negli altri Ospedali

Esempi di questo tipo ci sono già in Italia e all’estero.

La suddivisione di competenza e di specializzazione darebbe la possibilità di avere le strumentazioni necessarie ai tempi senza dovere creare doppioni che costerebbero e sarebbero sottoutilizzate. Lo stesso ragionamento vale evidentemente per il personale medico e anche paramedico. Al giorno di oggi il medico non sa tutto e non può eccellere su tutto. Sarà più conveniente specializzarsi in alcune cose e non in tutte dando quindi una garanzia di professionalità maggiore.

Chi può al giorno di oggi chiede : “dove devo andare per essere curato meglio per tale patologia?”. Ma tale scelta non deve essere data solo ad alcuni cittadini ma a tutti.

Quindi due Ospedali con specialità diverse in grado di affrontare al meglio ogni situazione. Se la capacità di posti e di specialità sarà ottimale allora  il cittadino andrà in quel ospedale che meglio risolverà la sua esigenza indipendentemente dei pochi chilometri eventualmente in più.

Quello che si vuol dire  è che degli ospedali fotocopie l’uno dell’altro non soddisfano il cittadino anche se vicini a casa in quanto non sono perfetti ma limitati come posti letto, come risorse materiali e come risorse professionali.

Quindi non un altro Ospedale fotocopia ma un Ospedale con Riabilitazione specializzata con degenza e con Day Hospital  e una Lungodegenza capiente per tutta la ASL. Naturalmente vi sarebbe il problema del turismo estivo. Per tale motivo La Regione ha deciso  che ci sarà un Pronto soccorso autonomo con un Primario. Si tratterà di sopportarlo nel periodo estivo con aumento del personale medico e infermieristico .

 

E per San Donà e per Portogruaro. Cosa ci aspettiamo visto che i costi di un Unico Ospedale sono proibitivi ?

Un Primario o Direttore delle divisioni mediche a San Donà e una Direzione chirurgica a Portogruaro.?

Vi ricordate quando oltre ai vari Primari venne creato il Direttore del Dipartimento?. Vi era una Direttore di dipartimento (Chirurgia o Medicina ) e rimanevano i primari dei due anzi tre Ospedali. Ora rimangono solo i Direttori dei Dipartimenti e non ci saranno più gli altri primari. Cambierà il nome ma la struttura cambierà poco.

Io credo che quello che noi sosteniamo da anni sarebbe stata la soluzione di tanti problemi

Noi  abbiamo sempre proposto di Razionalizzare i vari Ospedali differenziandoli sia nei reparti che negli Ospedali.

In sostanza i vari reparti avrebbero avuta un ruolo differenziato in modo che in ogni reparto ci fosse una eccellenza per quanto riguarda  le varie patologie

Questo avrebbe comportato una riduzione di spesa e una ottimizzazione delle risorse umane e tecnologiche

Non si può spendere molto per avere le stesse attrezzature in ogni reparto perché si avrebbero attrezzature non di eccellenza e gli stessi operatori avrebbero una esperienza limitata e non eccellente in una data patologia.

Una chirurgia per esempio avrebbe trattato alcune patologie e per tale reparto si sarebbe investito nelle migliori tecnologie e si sarebbe  dato al personale e medico e paramedico una formazione eccellente.

Questo vale per chirurgia e per medicina e per i vari servizi

Non si può tutto centralizzare ma si può ottimizzare strumenti e personale per dare eccellenza agli Ospedali con vantaggi economici e un servizi ottimale alla popolazione.

La polemica Ospedale unico o meno è solo una polemica che ci fa tornare indietro negli anni quando vi erano i vari campanili e tutti pensavo a sè stessi.

Ora il cittadino vuole essere curato nel modo migliore con la attrezzatura migliore

E tutto questo ha dei costi

E allora conviene avere due poli attrezzati con le attrezzature migliori e con gli specialisti con la maggior esperienza e formati in modo tale da rappresentare quella eccellenza che attualmente manca.

In ultimo la Casa di Cura Rizzola. Deve rappresentare una alternativa alla popolazione sempre che possa rappresentare dei poli di eccellenza per determinate patologia e che il rapporto costi-benefici sia favorevole.

Se la struttura può dare alcuni servizi di eccellenza a costi competitivi non si vede perche non possa esistere nella modalità e nell’ottica descritta sopra.

Ospedale Unico: Passo Avanti !

 

 

 

 

 

 

 

Dopo vari litigi, dopo vari ripensamenti, dopo smentite e proclami, sembra che si sia fatto un passo avanti

Avanti verso l’Ospedale Unico.

Bisogna dire che difficilmente la Regione , Il Governatore Zaia e la Giunta, avrebbero fatto un passo indietro. Fare un passo indietro avrebbe significato  rivedere le schede di dotazione ospedaliera, ripensare alla strategia sanitaria non solo degli Ospedali ma anche di tutto il sistema sanitario del Veneto Orientale.

Nell’ultimo mese, dopo che la Conferenza dei Sindaci si era espressa alla unanimità , dopo che al Convegno organizzato da ” Il Ponte” i due Sindaci ( quello di Eraclea e quello di San Donà ) si erano espressi alla costruzione del nuovo Ospedale, erano cominciati i passi indietro

Passi indietro che erano stati fatti da diversi Sindaci e in modo particolare da quello di San Donà e di quello di Portogruaro. Il motivo era semplice e lo avevamo già detto al Convegno: nessuno voleva avere l’ospedale dell’altra città favorito rispetto al suo. In sostanza tutti temevano di perdere l’Ospedale sotto casa , nella propria città a vantaggio della città alternativa. E anche il pensare di un Ospedale a mezza via non accontentava tutti.

Tutti in sostanza volevano avere il nuovo Ospedale a casa loro . Tutti avevano paura di perdere consensi. Certamente ufficialmente tenevano una altra posizione e una altra giustificazione. Tutti esprimevano la paura di non avere  una assistenza pronta per i propri abitanti. Temevano di perdere un Ospedale, temevano che un edificio sarebbe stato abbandonato. Ma tutto sommato temevano di perdere consensi presso la propria popolazione , temevano di non aver difeso i propri cittadini

Varie sono state le opinioni e varie le soluzioni.

Alcuni esponenti politici ( vedi l’Ass Chisso) aveva detto pubblicamente all’Hotel Continental) che se non vi era un accordo e che la Regione non riceveva un piano di fattibilità  e un piano economico , tutto saltava e si perdeva un treno.

La settimana scorsa venen anche fuori un  documento ufficiale del PD e del Sindaco Cereser ( che ricordiamo è dello stesso partito del Sindaco di Portogruaro) che rimetteva tutto in discussione. Voleva un cambiamento delle schede ospedaliere e chiedeva di riorganizzare la sanità in modo diverso

La conclusione di questo documento lo riportiamo qui sotto mentre il documento integrale lo trovate negli articoli precedenti

 

Per quanto riguarda infine gli obiettivi a breve termine, si ribadisce che il PD chiede l’immediata sospensione dell’applicazione delle schede ospedaliere ed esprime la propria ferma opposizione alla ristrutturazione ospedaliera del presidio di San Donà come previsto dalle schede stesse reclamandone, in ogni caso, il potenziamento dei servizi sino agli standard previsti, per garantire, qui, ora e sino alla realizzazione concreta di eventuali alternative, la salute dei cittadini di San Donà e dei comuni limitrofi.

Partito Democratico – Circolo di San Donà 12 febbraio 2014

 

Sembrava tutto quindi ritornare in gioco e la conclusione era uno stallo, un passo indietro e ritornare alla Sanità attuale

Ma per fortuna qualche cosa si è mosso

Giovedì vi è stata la Conferenza dei Sindaci e contemporaneamente il Vicesindaco che è un pilastro della maggioranza con il suo schieramento si è trovato fino a notte inoltrata con il PD e hanno deciso assieme una soluzione.

La soluzione è stata come l’uovo di Colombo. Una commissione tecnica assieme ai Sindaci delle Principali città interessate avrebbe deciso la locazione del nuovo Ospedale. La città ( Portogruaro o San Donà ) che sarebbe stata più distante dal nuovo Ospedale avrebbe avuto una sede di Pronto intervento in modo da garantire una assistenza veloce a tutti.

Nello stesso tempo la Conferenza dei Sindaci  venne alla setssa decisione e la decisione è stata presa alla unanimità.

Il Presidente dalla Conferenza, l’Avv Tamai ha detto chiaramente che il territorio non poteva perdere una occasione simile per migliorare la nostra sanità.

Il Sindaco di Torre di Mostro ha detto chiaramente che condannava l’atteggiamento di chi si opponeva all’Ospedale Unico

Alla fine della riunione infuocata anche se le resistenza del Sindco Bertoncello non erano tutte spente il documento è stato firmato alla unanimità per cui possiamo dire

Si è fatto un passo AVANTI !

 

 

 

Ospedale unico: Un problema senza fine mentre tutti litigano

 

 

 

 

 

 

 

Ospedale unico ? No grazie ! sembrano dire oramai molti. Si moltiplicano le riunioni di addetti ai lavori, di sindaci, di medici, di associazioni  che dicono la loro opiniobe. Vi sono ora comitati che cercano di fare marcia indietro alla decisione della Giunta Regionale.

Noi de ” Il Ponte ” avevamo fatto un convegno in ottobre l’anno scorso con rappresentanti dei vertici della Sanità Regionale e della ASL e ci venne spiegato che l’Ospedale Unico era la sola possibilità attuale per portare una eccellenza nella nostra Sanità locale.

Si era spiegato che i costi per mettere al passo i vecchi Ospedali era troppo alto, che la sanità moderna andava verso questa direzione, che i soldi erano stati trovati…..

Si dise anche che entro 5 anni l’Ospedale Unico sarebbe stato pronto  . IO ero scettico tanto che finii gli intervento del convegno dando appuntamento a tutti fra 5 anni e vedere chi aveva ragione : loro o io che pensavo che tutto poteva avvenire fra 10 anni.

Dissi fra 10 anni pensando a tanti problemi ma poiché nessuno in quel convegno criticò, a parte uno del pubblico, le schede ospedaliere che andavano incontro all’Ospedale Unico e facevano un percorso in attesa di tale Ospedale, diedi per buono che l’Ospedale UNICO  SI SAREBBE FATTO.

Era presente anche il Sindaco di San Donà che diede l’OK alle schede regionali. Lo stesso Sindaco che il percorso fosse fatto entro determinai termini e che non si lasciasse sguarnita la popolazione nei servizi fino ai prossimi 5 anni.

Lo stesso Vicesindaco di San Donà che è un medico era d’accordo nel progetto

Jesolo aveva accettato la sua conversione in un Ospedale unico con indirizzo riabilitativo e di lungodegenza che poteva far pensare a pacchetti per i turisti e ad incentivare il turismo.

Ma poi sono cominciate i litigi per la sede. Tutti volevano un Ospedale sotto casa , più vicino alla propria casa e ora tutti volevano l’Ospedale Unico a casa loro. Bene Ospedale Unico ma a San Donà o a Portogruaro. Sono cominciate le polemiche. Si disse : bene lasciamo che siano i tecnici della regione a decidere la sede. Ma alla fine anche questa soluzione non andava bene.

Il consigliere Trevisiol di Musile ha dichiarato , almeno letto sui giornali, che l’Ospedale Unico doveva essere fatto a Caposile  e che doveva essere lasciato l’Ospedale di Portogruaro.

Sono intervenuti il Dr Merli ex Sindaco e Ex Presidente della Conferenza dei Sindaci per la Sanità

E poi sembra che ora tutti facciano un passo indietro.

Oggi si legge un documento del Pd ufficiale  che prende posizione e vuole mettere in discussione tutto e sostanzialmente tronare a prima delle schede.

Poichè è un documento ufficiale  lo riporto integralmente senza commenti e lascio a tutti i commenti

 

l Direttivo di Circolo del PD di San Donà ha approvato ieri sera all’unanimità un documento in cui sintetizza la propria posizione sulla situazione e sulle prospettive della sanità nel Veneto Orientale.
Preciso ed insisto: il PD parla di sistema sociosanitario; il tema è il diritto alla salute, il servizio ai cittadini.
È visibile dal testo che il PD sandonatese ha idee e proposte su ogni aspetto della programmazione sociosanitaria e quindi siamo pronti e disponibili al confronto su ogni proposta; purché sia una proposta e non una iniziativa di propaganda: rifiutiamo in partenza l’idea caricaturale che parlare di sanità nel Veneto Orientale si riduca a parlare di un fantomatico “ospedale unico” senza nemmeno spiegare cosa sia.
Un baratto tra la sanità oggi e la gallina domani è inaccettabile. All’incontro con la Conferenza dei sindaci venerdì scorso, la Regione ha incredibilmente proposto uno “scambio” tra il sì incondizionato all’ “ospedale unico” – di cui si rifiuta comunque di precisare ogni dettaglio! – e la sospensione dell’applicazione delle schede sanitarie. Dove stia il collegamento tra le due cose risulta incomprensibile, a meno che le schede sanitarie non siano già state pensate come pistola puntata per portare a casa la grande opera.
Noi chiediamo la immediata sospensione delle schede sanitarie perché configurano un disastroso degrado del servizio sanitario nel territorio e in particolare lo smantellamento del presidio ospedaliero di San Donà; chiediamo impegni precisi (modi, tempi, fondi) sulla rete di servizi territoriali; chiediamo che sia allineata agi standard la spesa per l’AULSS n. 10, che risulta invece inspiegabilmente sotto finanziata rispetto a molte altre realtà regionali. Pensiamo che sia necessaria una mobilitazione delle istituzioni e della cittadinanza tutta e faremo la nostra parte perché ogni decisione sia frutto di un aperto confronto con il territorio e non calata dall’alto.

ed ecco il DOCUMENTO DEL PD

 

LA POLITICA SANITARIA NEL VENETO ORIENTALE E LA PROGRAMMAZIONE OSPEDALIERA

Il programma di mandato del Sindaco Cereser

Il Programma di mandato del Sindaco Cereser, nel capitolo denominato “per la salute”, evidenzia, tra gli altri, alcuni punti fondamentali come:

- “svolgere un ruolo attivo e autorevole all’interno della Conferenza dei Sindaci della Sanità, difendendo il diritto ad una buona sanità per tutti i cittadini”;

- “valorizzare e migliorare i servizi territoriali (sanitari e socio-sanitari), favorendo l’aggregazione dei medici di base”;

- ”riorganizzare la rete delle Case di Riposo e potenziare i servizi diurni dei Centri Servizi”;

- “puntare ad un unico Ospedale di territorio con tre poli operativi (San Donà, Portogruaro, Jesolo) migliorando la qualità dei servizi e tutelando le eccellenze già presenti”;

- “migliorare l’efficienza dei servizi sanitari inserendo nella loro rete i servizi di trasporto pubblico, le associazioni di volontariato, il Tribunale dei Diritti del Malato, la rete delle comunicazioni”.

Le motivazioni che muovono questi obiettivi, che hanno ottenuto l’approvazione dei cittadini nell’ultima tornata elettorale, trovano il loro fondamento nei valori che il PD intende mettere al centro della propria agenda politica per il nostro comune, primo fra tutti il diritto alla salute, così come sancito dall’art. 32 della Carta Costituzionale.

Per noi risultano fondamentali:

1 – la centralità della persona e il suo diritto alla salute ed alla qualità di vita, in particolare se fragile e malata;

2 – l’attenzione all’efficienza dei servizi dove gli aspetti economici, intesi come una delle risorse di sistema, non sono la finalità ma uno strumento, da usare bene, per raggiungere gli obiettivi di salute che la comunità si prefigge;

3 – una visione globale dei servizi sanitari, sociosanitari e sociali, che insieme formano una rete integrata in grado di garantire il diritto alla salute sin dal domicilio, con i servizi semiresidenziali e residenziali, con le strutture intermedie ed infine, quando necessario, con le strutture ospedaliere le quali assumono solo una delle possibili risposte ai bisogni di salute.

Per quanto finora detto, quando si parla di politica socio sanitaria, non ha alcun senso concentrare l’attenzione solo sul tema ospedaliero, ma dobbiamo partire dai bisogni delle persone per la costruzione di un disegno complessivo, che comprende il servizio ospedaliero, in grado di rispondere alle legittime aspettative di una società post industriale che si definisce ai massimi livelli nazionali ed europei in tema di diritto alla salute.

Partire dalla rete dei servizi sul territorio.

Indipendentemente dalla soluzione che si vuole dare al tema della riorganizzazione ospedaliera (ospedali in rete od ospedale unico, servizio pubblico e servizio privato, in concorrenza o complementari, ecc.), resta del tutto da risolvere il problema dei servizi territoriali, sia sul versante della progettazione che, ancor più importante, della loro realizzazione. Si tratta, come noto, di dotare i distretti socio sanitari degli strumenti e delle    risorse utili per la costruzione di una rete di servizi, che ha il proprio fulcro sui medici di medicina generale e sui pediatri di libera scelta, organizzati e integrati con i servizi necessari – hospice, ospedali di comunità, RSA, unità riabilitative territoriali, centri diurni, ADI, ecc. – per garantire un sistema di cure vicino alle persone ed alle loro famiglie, per evitare ricoveri impropri negli ospedali, per garantire l’assistenza e la cura post- ospedaliera.

Il potenziamento dei servizi territoriali potrà così avere, inoltre, un importante ruolo nella prevenzione, obiettivo raggiungibile solo attraverso una diffusa e diversa cultura della salute.

Una rete dei servizi così intesa permetterebbe agli ospedali di concentrarsi, in linea con la propria mission, solo sui problemi acuti, mentre il percorso per le persone in condizione di fragilità – ad esempio in dimissioni protette – o di cronicità, potrebbero trovare soluzione negli altri servizi integrati della rete territoriale.

Per realizzare tutto questo è necessaria una politica di sviluppo con adeguati finanziamenti per l’apertura, da subito, dei nuovi servizi territoriali mancanti o insufficienti.

Contrariamente a quanto fin qui auspicato, da oltre un anno a questa parte assistiamo ad una riorganizzazione che va esattamente nella direzione opposta, a partire dalla riduzione dei servizi territoriali e dall’incomprensibile riduzione da due distretti socio sanitari ad uno solo, coincidente con tutta l’ULSS 10.

L’ospedale unico è veramente la scelta migliore e più conveniente ?

Da alcuni anni, ma recentemente in modo più frequente, all’interno dell’ULSS 10 si sta sostenendo l’opportunità di passare da un modello di strutture ospedaliere policentrico all’idea dell’ospedale unico.

Questa affermazione, sostenuta dalla direzione generale dell’ULSS 10, non è mai stata accompagnata da un preliminare di massima, non è stato detto con certezza quanto costerà (si è sentito dire 100, 150, 170 milioni di €… chi offre di più?), non è stato detto in che modo i cittadini, attraverso le tasse, dovranno pagarlo, non è stata presentata alcuna seria analisi circa i costi di gestione, né una seria analisi circa i costi sociali di una simile iniziativa.

Ad incrementare la confusione e la demagogia contribuisce il fatto che quando viene sbandierata l’ipotesi dell’ospedale unico sembra ne debba esistere, per l’appunto, uno solo. Ma non è così. L’ospedale unico, infatti, non sostituirebbe tutti e 4 gli ospedali esistenti, ma solo due, perché l’ospedale ad indirizzo monospecialistico riabilitativo di Jesolo continuerebbe ad esistere, così come la Casa di Cura privata Rizzola. La riduzione sarebbe dagli attuali 4 a 3, da realizzarsi, come sopra ricordato, non si sa quando, dove, con che soldi… e soprattutto perché.

Ed a proposito di soldi, sul piano della convenienza economica, sono viceversa molte le esperienze Venete che mantenendo due presidi ospedalieri di rete territorialmente vicini, dimostrano l’esatto contrario di quanto affermato dai sostenitori dell’ospedale unico: è il caso di Dolo e Mirano, di Conegliano e Vittorio Veneto, di Castelfranco e Montebelluna, di Cittadella e Camposampiero. In tutti questi casi, come in innumerevoli altri nel Veneto ed in Italia, con due presidi ospedalieri, con adeguate specialità e con posti letto in linea con i parametri regionali, queste ULSS hanno ottimi servizi e conti in ordine. Posta in questi termini, eventuali risultati negativi sembrano più un problema gestionale che di modello.

Ma quando si parla di costi, dobbiamo pensare che non si tratta solo di quelli economici, ma anche di quelli sociali. Con una conformazione geografica come quella dell’ULSS 10, un solo ospedale, ancorché centrale, obbligherebbe la stragrande maggioranza dei cittadini a sobbarcarsi distanze e tempi di percorrenza inaccettabili e non convenienti, considerato anche il sistema viario e di trasporti pubblici esistente. Un ulteriore buon motivo per andare a trovare le risposte in altre ULSS incrementando ulteriormente le “fughe” verso l’esterno. L’impressione è dunque che l’ospedale unico possa essere un modo per tenere occupata la classe politica e l’opinione pubblica, utile per spostare l’attenzione dall’operazione in corso, sottotraccia, di smantellamento dei servizi esistenti. Così facendo, alla naturale denuncia dei disservizi verrà risposto, in modo demagogico, che è un problema di risorse e che l’unica soluzione è l’ospedale unico.

Qualche considerazione va fatta anche sui ruoli e le funzioni fin qui esercitate: per quanto attiene la questione politica della programmazione sanitaria, riteniamo che la questione debba essere trattata in sede politica, ovvero con il Presidente della Regione Veneto, con l’Assessore alle politiche sanitarie, con la conferenza dei Sindaci.

L’apparato tecnico dell’ULSS 10, con particolare riferimento alla direzione generale, riteniamo debba concentrarsi sugli aspetti che le sono propri, ovvero sulla gestione, sull’aumento della qualità dei servizi, sulla diminuzione delle c.d. “fughe”. In questo campo riteniamo che l’equilibrio di bilancio a cui la direzione generale naturalmente tende, debba essere ottenuto non abbattendo la spesa tagliando i servizi, come si sta facendo in questo periodo, ma aumentando le entrate migliorando ed integrando i servizi stessi, sviluppando una maggiore attrazione e una maggiore fiducia da parte dei cittadini nei confronti dell’ULSS 10.

Le schede di dotazione ospedaliera decise dalla Regione non sono accettabili

Le schede regionali riferite all’ULSS 10 parlano chiaro: S.Donà: – 18 posti letto Portogruaro: -18 posti letto Jesolo: -11 posti letto

Casa di Cura Rizzola: + 11 posti letto! In tutto il settore pubblico si taglia, nel privato si potenzia. A nostro avviso, non solo non si deve tagliare, ma si deve integrare la dotazione di

posti letto esistente con quello prevista dai parametri regionali (3,5 posti letto per mille abitanti, di cui lo 0,5 per mille per la riabilitazione, oltre ad 1,2 posti letto per mille abitanti con età>42 anni in strutture di ricovero intermedio).

Per quanto attiene alle scelte organizzative, una lettura ancorché macroscopica delle schede di dotazione ospedaliera 2012-2016 mostra un’idea che la Regione Veneto ha della salute dei cittadini del Veneto Orientale alla quale noi ci opponiamo in modo chiaro e determinato.

La scelta di accorpare tutte le funzioni mediche a S. Donà e tutte le funzioni chirurgiche a Portogruaro, produrrà, se realizzato, un vero e proprio disastro, con pazienti che trovano solo risposte parziali, spesso in trasferimento dall’uno all’altra sede o, addirittura, all’esterno dell’ULSS 10. Questa soluzione è del tutto inaccettabile e drammatica in particolare per i cittadini di San Donà e dei comuni limitrofi in quanto ne verrebbero fortemente svantaggiati.

Dal nostro punto di vista, il sistema sanitario del Veneto Orientale deve vedere un presidio ospedaliero unico di rete con due sedi, S. Donà e Portogruaro, dove in entrambi i casi dovranno essere presenti i servizi di base (tra cui, ovviamente, la chirurgia). Le specialità, viceversa, dovranno trovare una razionalizzazione, evitando doppioni. Jesolo dovrà continuare a sviluppare l’importante indirizzo riabilitativo (Sull’esempio di Motta di Livenza) affiancato da un efficiente Pronto Soccorso. A questo proposito, non si condivide lo spostamento del Primariato di Pronto Soccorso a Jesolo in quanto non sostenuto dalla realtà dei dati: nel 2012 l’attività di Pronto Soccorso di S. Donà è stata quantitativamente il doppio rispetto a quella di Jesolo.

La Casa di Cura Rizzola

Le scelte contenute nelle schede ospedaliere proposte dalla Regione e la proposta di  riorganizzazione appena accennata, vanno chiaramente a scapito del sempre più depauperato ospedale di S. Donà (a cui, ricordiamo, la Regione vuole togliere la chirurgia). Nella Casa di Cura, viceversa, la compresenza dell’area medica e di quella chirurgica, magari supportata dal richiamo di qualche nome di rilievo, aggraveranno ancora di più lo  squilibrio esistente. La proposta della Conferenza dei Sindaci di individuare per la Casa di Cura Rizzola  una funzione accessoria e complementare al sistema dei servizi socio-sanitari dell’ULSS e di convertirla a struttura intermedia, collocando in quella sede la filiera dell’anziano, lungodegenze, dismissioni post-ospedaliere, è quella che facciamo nostra.

Non solo NO

Al fine di evitare possibili equivoci, la posizione espressa dal PD di San Donà si sostanzia su questioni di metodo e di merito. Ciò non coincide con un rifiuto aprioristico al confronto.

Per quanto attiene al metodo, invitiamo la Regione del Veneto ad avanzare le proprie proposte non attraverso comunicati stampa o slogan generici (ad es. quello dell’ospedale unico), ma in modo più dettagliato, analitico, approfondito, corredato da studi e dettagli di tipo gestionale, sociale, ambientale, in modo tale da consentire ai cittadini, che abitano in questo territorio, di conoscere e partecipare allo sviluppo della problematica.

Sul piano del merito già molto è stato detto e la posizione è ben delineata nel programma di mandato del Sindaco Cereser. Tuttavia, qualora la Regione intendesse andare comunque avanti nei propri intenti, evidenziamo fin d’ora che i problemi riguardanti la consistenza della rete dei servizi territoriali, il reperimento del finanziamento pubblico dell’opera (per evitare gli errori dell’ospedale dell’Angelo che i cittadini stanno pagando con le loro tasse) e la scelta di un’area – compatibile sul piano ambientale, baricentrica rispetto alla densità della popolazione e completa sul piano delle infrastrutture – sono presupposti imprescindibili ad ogni tipo di sviluppo.

Per quanto riguarda infine gli obiettivi a breve termine, si ribadisce che il PD chiede l’immediata sospensione dell’applicazione delle schede ospedaliere ed esprime la propria ferma opposizione alla ristrutturazione ospedaliera del presidio di San Donà come previsto dalle schede stesse reclamandone, in ogni caso, il potenziamento dei servizi sino agli standard previsti, per garantire, qui, ora e sino alla realizzazione concreta di eventuali alternative, la salute dei cittadini di San Donà e dei comuni limitrofi.

Partito Democratico – Circolo di San Donà 12 febbraio 2014

Unico commento è come saltano fuori gli 11 letti in più alla Casa di Cura quando rimangono secondo le schede 103. Unico dato ma non si deve fare confusione sono gli eventuali di posti per gente che viene in casa di Cura da Fuori Regione. Nessun costo per la Regione ma solo Gente che viene portando soldi e viene attratta da una struttura che funziona

 

Noi ci chiediamo allora perchè il Sindaco era d’accordo . Perchè la Conferenza dei Sindaci alla unanimità era d’accordo  e perché il Sindaco Cereser che era  ed è Presidente della Conferenza dei sindaci non ha posto la questione prima.

Il clima si fa rovente

Noi stiamo preparando un Talk show sull’argomento ma certamente se si torna a polemizzare e a volre un Ospedale sotto casa e tutti eguali si rimane fermi e perdiamo un treno.

Si può modificare il piano e fare Ospedali differenziati che non facciano tutti le stesse cose. ma….

 

 

 

 

 

 

 

Continuano le polemiche sull’Ospedale Unico: ma cosa dicono i cittadini ?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continuano le polemiche sull’Ospedale Unico nel Veneto Orientale: cosa dice la Gente ?

 

In questo periodo si sono susseguiti articoli sui giornali, dichiarazioni di politici o amministratori locali ma anche di esponenti politici a livello regionale che sono scesi in campo pro e contro l’Ospedale Unico nella nostra zona.

Ma la gente normale , la gente comune, che è poi quella che dovrà utilizzare l’Ospedale unico o che sta adoperando gli Ospedali attuali è stata ascoltata? Cosa dice la gente che si incontra per la strada ?

IN questo mese ho pubblicato diversi articoli sull’Ospedale Unico e diversi articoli riguardanti alcuni reparti e disservizi.

Certamente sono articoli che riportano critiche ma sono articoli costruiti sai commenti della gente che mi ha fatto pervenire in messi privati o pubblici o con mail il loro pensiero.

Ed è giusto sentire la loro opinione o cosa loro pensano della situazione attuale e di quella che sembra arrivare nel giro do 5 anni.

Ai commenti pervenuti tramite mess privati o pubblici, tramite mail ho aggiunto i commenti ricevuto dai pazienti che ho visitato in queste settimane.

Io faccio ambulatorio a San Donà di Piave, ma anche a Jesolo, Cavallino Treporti, Caorle , oltre fuori la nostra provincia. E quindi i commenti e le critiche o i ragionamenti sono raccolti da persone che vivono nelle varie zone del nostro territorio o, per farla breve, sia della zona di Jesolo, che di Portogruaro che di San Donà

 

Noi del ” Il Ponte” ne parliamo da anni. Da più di 10 anni. Ultimamente lo abbiamo ripetuto, molto tempo prima che le schede ospedaliere fossero note

Abbiamo sempre sostenuto che L’Ospedale Unico è la soluzione migliore ma vi  sono alcuni problemi che mi hanno riportato diverse persone

Il vero problema è il lato economico

Dove sono i soldi ?

Vi è un piano di fattibilità ?

Dove farlo’

La distanza di un Pronto Soccorso efficiente

Diversi mi hanno parlato della possibilità di perdere alcuni specialisti

Diversi hanno paura di ritrovarsi con il caos che esiste all’Ospedale Dell’Angelo a Mestre

I problemi effettivamente sono diversi

Molti si chiedono che fine faranno gli attuali Ospedali. Sarà un buttar via i soldi investiti.

Difficile dare una risposta

Tanti dicono che sarebbe meglio far funzionare i tre Ospedali esistenti e la Casa di Cura

Ricordo che anni fa noi de IL PONTE avevamo organizzato anni fa una incontro con i vari consiglieri regionali sul problema all’Hotel Heraclia, ora Contenental  e un incontro dibattito pubblico all’Hotel Forte 48 successivamente vedendo la soluzione migliore ma anche quelle più fattibile.

La CGiL  boccia la proposta dell’Ospedale Unico. Proprio per il problema che i soldi non ci sono e non ci possono essere. E Mestre docet.

Un problema molto sentito dalla nostra ASl e dalla regione Veneto  è dato dal problema delle fughe di pazienti che sono circa 60.000. E questo rappresenta un costo per la ASL N.10

Ma perchè ci sono le fughe

La gente non va in Friuli perchè lo ritiene comodo ma perchè trova ivi delle eccellenze.

Ecco cosa manca nella nostra ASL. Manca spesso la eccellenza. Non che non ci siano reparti e medici al top ma manca la eccellenza.

La soluzione migliore sarebbe un Ospedale unico di tipo pubblico e un ospedale privato per dare la scelta al cittadino e la possibilità diversa di cura e diagnosi, sempre nel limite dell’economia di mercato.

Ma questo non è realizzabile in questo periodo di difficoltà economica  e quindi si deve ritornare a ripassare ad una altra soluzione

Bisogna tenere presenta la distribuzione di popolazione nel nostro territorio e della viabilità attuale e prossima ventura e le patologie e le statistiche epidemiologiche nei prossimi anni.

Dovrebbero esserci due Ospedali di rete ( San Donà e Portogruaro) con alta specializzazione ma con specializzazioni diversificate per patologia e un Ospedale a gestione privata che segua le direttive della Sanità pubblica e che abbia reparti specializzati per specialità carenti negli altri Ospedali

Esempi di questo tipo ci sono già in Italia e all’estero.

La suddivisione di competenza e di specializzazione darebbe la possibilità di avere le strumentazioni necessarie ai tempi senza dovere creare doppioni che costerebbero e sarebbero sottoutilizzate. Lo stesso ragionamento vale evidentemente per il personale medico e anche paramedico. Al giorno di oggi il medico non sa tutto e non può eccellere su tutto. Sarà più conveniente specializzarsi in alcune cose e non in tutte dando quindi una garanzia di professionalità maggiore.

Chi può al giorno di oggi chiede : “dove devo andare per essere curato meglio per tale patologia?”. Ma tale scelta non deve essere data solo ad alcuni cittadini ma a tutti.

Quindi due Ospedali con specialità diverse in grado di affrontare al meglio ogni situazione. Se la capacità di posti e di specialità sarà ottimale allora  il cittadino andrà in quel ospedale che meglio risolverà la sua esigenza indipendentemente dei pochi chilometri eventualmente in più.

Quello che si vuol dire  è che degli ospedali fotocopie l’uno dell’altro non soddisfano il cittadino anche se vicini a casa in quanto non sono perfetti ma limitati come posti letto, come risorse materiali e come risorse professionali.

Per Jesolo non abbiamo ricevuto critiche particolari e la gente ritiene giusta la collocazione e la destinazione dell’ospedale come sarà organizzato A Jesolo é utile un  Ospedale specializzato rispetto alla locazione , al suo decentramento e al suo clima.

Quindi non un altro Ospedale fotocopia ma un Ospedale con Riabilitazione specializzata con degenza e con Day Hospital  e una Lungodegenza capiente per tutta la ASL. Naturalmente vi sarebbe il problema del turismo estivo. Per tale motivo La Regione ha deciso  che ci sarà un Pronto soccorso autonomo con un Primario. Si tratterà di sopportarlo nel periodo estivo con aumento del personale medico e infermieristico .

 

E per San Donà e per Portogruaro. Cosa ci aspettiamo visto che i costi di un Unico Ospedale sono proibitivi ?

Un Primario o Direttore delle divisioni mediche a San Donà e una Direzione chirurgica a Portogruaro.

Vi ricordate quando oltre ai vari Primari venne creato il Direttore del Dipartimento?. Vi era una Direttore di dipartimento (Chirurgia o Medicina ) e rimanevano i primari dei due anzi tre Ospedali. Ora rimangono solo i Direttori dei Dipartimenti e non ci saranno più gli altri primari. Cambierà il nome ma la struttura cambierà poco.

Io credo che quello che noi sosteniamo da anni sarebbe stata la soluzione di tanti problemi

Noi  abbiamo sempre proposto di Razionalizzare i vari Ospedali differenziandoli sia nei reparti che negli Ospedali.

In sostanza i vari reparti avrebbero avuta un ruolo differenziato in modo che in ogni reparto ci fosse una eccellenza per quanto riguarda  le varie patologie

Questo avrebbe comportato una riduzione di spesa e una ottimizzazione delle risorse umane e tecnologiche

Non si può spendere molto per avere le stesse attrezzature in ogni reparto perché si avrebbero attrezzature non di eccellenza e gli stessi operatori avrebbero una esperienza limitata e non eccellente in una data patologia.

Una chirurgia per esempio avrebbe trattato alcune patologie e per tale reparto si sarebbe investito nelle migliori tecnologie e si sarebbe  dato al personale e medico e paramedico una formazione eccellente.

Questo vale per chirurgia e per medicina e per i vari servizi

Non si può tutto centralizzare ma si può ottimizzare strumenti e personale per dare eccellenza agli Ospedali con vantaggi economici e un servizi ottimale alla popolazione.

La polemica Ospedale unico o meno è solo una polemica che ci fa tornare indietro negli anni quando vi erano i vari campanili e tutti pensavo a sè stessi.

Ora il cittadino vuole essere curato nel modo migliore con la attrezzatura migliore

E tutto questo ha dei costi

E allora conviene avere due poli attrezzati con le attrezzature migliori e con gli specialisti con la maggior esperienza e formati in modo tale da rappresentare quella eccellenza che attualmente manca.

In ultimo la Casa di Cura Rizzola. Deve rappresentare una alternativa alla popolazione sempre che possa rappresentare dei poli di eccellenza per determinate patologia e che il rapporto costi-benefici sia favorevole.

Se la struttura può dare alcuni servizi di eccellenza a costi competitivi non si vede perche non possa esistere nella modalità e nell’ottica descritta sopra.

L’ospedale unico rappresenta una eccellenza se possibile. Altrimenti meglio avere due poli funzionanti come eccellenza.

 

Sostanzialmente questo è quanto ho potuto raccogliere dai vari commenti e suggerimenti

Lasciando stare i commenti dei politici che badano più ai voti che al reale beneficio dei cittadini. Non tutti sicuramente ma molti sì

 

Anatomia Patologica: Una eccellenza che si sposta a Mestre : ma fino a quando ?

 

 

 

 

 

Torniamo sull’argomento della Anatomia Patologica di San Donà di Piave. O meglio della Anatomia della ASL N. 10. Infatti l’Anatomia  della nostra ASL è unica per i tre Ospedali. Fino ad un anno fa era unica totalmente in quanto dava il suo servizio anche alla Casa di Cura Rizzola.

Ma poi la morte del Dr Briani e il pensionamento anticipato del Dr Sacchi ( Primario da anni e succeduto al Prof Boccato) aveva ridotto l’organico

Vi ricordate che avevano noi del Ponte Racconato e ripreso le lamentele del Dr Sacchi sul Reparto di Anatomia Patologica.

Riporto qui alcuni punti degli articoli passati

L’Anatomia è il Reparto, o meglio il Servizio che è al centro di un Ospedale. L’anatomo patologo fa la diagnosi. O prima di un intervento tramite la citologia ne dà le informazioni per definire in maniera l’intervento chirurgico , o dopo l’intervento quando il chirurgo manda in anatomia patologica il pezzo asportato per definire la esatta natura e dare all’oncologo le informazioni per fare poi una terapia ottimale.

L’anatomia patologica da anche agli internisti gli elementi par fare una diagnosi corretta e dare gli elementi per una ottimale terapia

Per tali motivi l’Anatomia patologica è al centro dell’Ospedale. Un Ospedale che non ha tale servizio non è completo e deve ricorrere ad un altro centro per fare gli esami che abbiamo detto sopra.

San Donà di Piave è al centro della ASL N 10  del Veneto Orientale che comprende l’Ospedale di San Donà, di Portogruaro, di Jesolo e la Casa di Cura Rizzola

Un anno fa si parlò di trasferire tale Reparto a Portogruaro. Quale era il motivo ?

La motivazione che era stata detta era  che il Reparto doveva essere ristrutturato e messo a norma e quindi deve essere spostato almeno in maniera provvisoria

Avevo fatto un giro per il Reparto e ho visto cose incredibili: muri scrostati, polvere in molti posti dove si lavora con pezzi anatomici, acqua che esce dai rubinetti di un colore marron ( probabilmente ruggine) , bagni senza soffitto e con tubi di vario genere esposti e senza sicurezza , stanze anguste che non lasciano certo lavorare i medici in serenità mentre leggono i vetrini  e tanto altro

Sono  ed ero convinto che tale reparto non era a norma e che non rispetti  e non rispettava le norme per un lavoro ottimale, sicuro e sereno

Quindi bisognava metterlo a norma.

Ma per farlo bisognava trasferire strumenti, mobili, materiale naturalmente i medici e i tecnici in un altro posto idoneo.

Noi sappiamo che l’anno scorso sono stati eseguiti 12 mila esami istologici e altrettanti esami citologici. Orbene più della metà proviene da San Donà  ( compresi quelli della Casa di Cura ) , 1000 vengono da Jesolo e 4000 da Portogruaro.

 

Poi venne il piano Regionale che trasferisce l’Anatomia Patologica a Mestre. Il Primario non era più in servizio, il Dr Briani era morto.

Parlai del problema con il, Direttore Generale un anno fa e anche quest’anno. Mi venne promesso che tutto sarebbe stato sistemato.

Venen chiamato a consulenza il Primario della Anatomia Patologica di Mestre e venne dato l’incarico di Dirigente alal Dottoressa Chiara. Venne anche assunto un altro anatomo patologo.

E quindi le cose si sistemavano.

L’eccellenza rimaneva in quanto la Dottoressa Chiara dava luce al reparto : ottimo medico, grande lavoratrice , sempre presente e con l’aiuto del consulente e del nuovo medico , altra alla dottoressa già presente, aveva ridotto i tempi di attesa e il lavoro sembrava avviarsi alla normalitrà

Purtroppo un sindacalista ha fatto una denuncia e i NAS hanno vistato il Reparto trovando quelle cose che io avevo visto e che avevo fotografato assieme al Dr Sacchi un anno prima . Quando parte una denuncia non si può stare fermi  e i NAS sono venuti, hanno fotografato, fatto la relazione e la macchina si è messa in moto

Avrete allora letto che il Reparto momentaneamente viene chiuso e trasferito a Mestre. Il motivo che ha fatto muovere il tutto è stata la mancanza di cappe aspiranti in funzione per i gas tossici per il personale.

E allora via, la Anatomia Patologica si trasferisce forse per un anno a Mestre.

I medici rimangono a leggere a San Donà e a refertare ma i tecnici andranno a lavorare a Mestre. Quindi i pezzi sa esaminare saranno portati a Mestre , verranno elaborati e poi ritorneranno a San Donà.

La notizia si è sparsa essendo apparsa sui giornali e molta gente ha cominciato a chiedersi se tale trasferimetno sarà veramente temporaneo o definitivo. O se durerà fino alla nascita dell’Ospedale unico. Perchè allora ci sarà certamente nuovamente una Anatomia Patologia nella nostra ASL.

Ma voi sapete che si parla di 5 anni ma voi sapete che io ho sempre detto che in 5 anni non ci sarà l’Ospedale ; basta pensare che i sindaci stanno ancora litigando dove far sorgere l’Ospedale unico. Forse a fine anno si deciderà dove farlo e poi si passerà al progetto  e poi…. appaltare il progetto a chi lo realizzerà e poi..la viabilità..

Il tempo passerà e noi ci auguriamo che la Anatomia torni prima possibile a San Donà  e poi si vedrà..

Noi de Il Ponte ci impegniamo a sorvegliare e a pungere la istituzioni perche tutto torni alla normalità

 

 

 

 

 

 

Pronto Soccorso. Poca gentilezza ma sicuramente non è la regola

Voglio riportare qui un messaggio che mi è arrivato tramite Face Book. Certamente è un caso isolato ma il messaggio  mi è arrivato come post e quindi pubblico  e quindi visibile da tutti quelli che frequntano Face Book. E sono tanti

Questi episodi non fanno bene alla sanità e in modo particolare alla sanità del nostro territorio

Ho cercato negli articolo di oggi di giustificare i problemi che si ritrovano al Pronto Soccorso dovuti alla eccessiva presenza di gente che magari non ha urgenze e che dovrebbe andare dal proprio medico e nel al Pronto Soccorso ma a volte non ci sono giustificazioni

Ecco allora i pensieri che mi sono giunti

 

Buona sera Dottore, luglio 2010 mio figlio di 4 anni si apre un sopracciglio giocando con altri bambini, il fatto avviene di sabato ad Eraclea sono le 10 di sera circa, mia moglie decide di andare al P.S. Di San Donà anziché a quello di Jesolo dove viviamo

Continuo. Al P.S. Dopo le domande di rito e l’assegnazione di un codice bianco, una domanda ci lascia perplessi, “scusate perchè voi che siete di Jesolo venite qui a San Donà? Quelli di Jesolo pensano che qui non facciamo niente e vengono tutti qui?” Siamo usciti alle ore 1,15 di mattina. Non sapevo di poter andare solo al Pronto Soccorso di Jesolo.

Ecco io capisco che al Pronto Soccorso ci fosse molta gente , forse troppa,  capisco che il personale in servizio era presenta da diverse ore probabilmente . Ma devo anche dire che alle 10 di sera il personale non è certamente quello del giorno ma appartiene ad un nuovo turno

Ma anche se fosse stanco e se fosse stressato non è ammissibile che un medico o un infermiere possa rivolgersi ad un paziente con queste parole o con questi toni.

E se ci fosse l’Ospedale Unico e un unico Pronto Soccorso  cosa sarebbe successo?

Uno può o dovrebbe poter andare a curarsi in qualsiasi  Ospedale del territorio italiano e da novembre in qualsiasi Ospedale europeo.

Sembrerebbe una frase razzista perchè razzismo non è solo quello fra Nord e Sud o fra bianchi e neri…

Il medico o un infermiere deve lavorare con il sorriso anche quando è stanco e deve curare il paziente da qualsisi paese o località esso venga.

Io spero che questo episodio sia unico anche se le segnalazioni di poca gentilezza del personale in servizio non è sporadico.

Per quello che io conosco personalmente i nostri infermieri sono persone gentili, che non sentono la fatica , che lavorano senza guardare l’orario e quindi mi pare impossibile quello che mi è stato scritto

Ma lo riposto in quanto non è giusto nascondere la mano  e per far capire a tutti gli operatori sanitari che il loro lavoro è un lavoro  ( non una missione ) ma il lavoro ha dei codici ai quali attenersi e che tali episodi fanno apparire in modo non bello il nostro ospedale e la nostra sanità

 

 

 

 

 

Opinioni sull’Ospedale Unico gentilmente tratte da PIAVE TV…la nostra Televisione

 

 

Per dimostrare quanto l’interesse sull’Ospedale Unico sia in aumento vi propongo alcune notizie che la redazione di Piave TV di cui sono direttore scientifico ha riportato in queste prime settimane di gennaio. Sono solo alcune e tralascio quelle che sono apparse sui giuornali come sul Gazzettino e la Nuova Venezia.

Noi siano apartitici e non parteggiamo per nessuna forza politica e quindi non abbiamo interessi e non abbiamo nemmeno il fine dei giornali di pubblicare notizie che attirino la gente e poi…dico e non dicono..

Noi abbiamo le nostre idee indipendenti ma sono idee motivate dal fatto che il sottoscritto è medico e da 43 anni lavora come medico chirurgo e come medico lavora nel nostro territorio da 34 anni e si è sempre occupato degli aspetti socio sanitari a vantaggio solo della popolazione . Sono passato dalla Sanità Pubblica alla quella Privata ma come tutti sanno lavoro come lavoravo nel pubblico. Nessuno troverà appartamenti di qua o di la o conti in banche fuori di San Donà. Il mio lavoro è sempre stato di medico che pensa di fare quello che mi è stato insegnato da mio padre ( medico di campagna) ma che tutt’ora è amato e ricordato per il suo impegno.

Riporto qui quindi alcune notizie riportate dalle NEWS di Piave TV e lascia a voi i commenti

 

1) Una nuova proposta da parte dell’assessore Luigi Trevisiol per quel che riguarda la creazione dell’ospedale unico che mette ancora tutti in disaccordo.

L’assessore propone sì una nuova struttura, localizzata però a Caposile, in cui fondere insieme l’ospedale di San Donà e Jesolo, lasciando così a Portogruaro il proprio ospedale per evitare l’esodo dei pazienti verso il vicino Friuli.

 

COMMENTO: credo che l’Ass Trevisiol non abbia capito che non ci sarebbero risparmi e non si punterebbe alla eccellenza e sostanzialmente tutto rimarrebbe eguale perchè Jesolo ha bisogno particolari e devono essere soddisfatti in sede; mentre per gli altri bisogni si può benissimo andare a San Donà o a Portogruaro o in un Ospedale Unico.

La fuga verso il Friuli poi lo abbiamo già spiegato si attua solo con dei reparti in cui vi sia l’eccellenza almeno per alcune specialità; non è la posizione ma l’eccellenza o il buon o ottimo funzionamento dei reparti con i loro medici e i loro  infermieri

 

2)  La questione dell’ospedale unico è oramai un tema che fa discutere in molti, dagli addetti del mestiere, ai sindaci, alla Regione.

L’ultimo ad essersi espresso è l’assessore noventano Loris Merli, ex presidente della conferenza dei sindaci sulla sanità.

Dopo tutti i pareri positivi, l’assessore si chiede il perché di tutte queste polemiche. La Regione ha infatti espresso l’intenzione di fornire le risorse, il direttore generale dell’Asl Bramezza e la conferenza dei sindaci sono favorevoli, i medici e il personale sostengono l’iniziativa.

Secondo Merli il Veneto Orientale non può permettersi di lasciarsi sfuggire una simile opportunità che fornirebbe una maggiore qualità all’assistenza sanitaria.

Inoltre, sostiene, ai sindaci spetta il solo compito di informare la cittadinanza sui vantaggi che deriveranno da un unico polo ospedaliero.

 

COMMENTO: il Dr Merli ha cambiato idea nei tempi e va bene ma deve spiegare come dare la miglior assistenza ai cittadini. La miglior assistenza non è in rapporto all’Ospedale Unico ma ad un Ospedale o a Ospedali che funzionano bene e che abbiamo dei poli di eccellenza. Questo è il problema. Con Il DR Merli sono sempre stato d’accordo e mi ricordo bene che lui era con me come Presidente della conferenza dei Sindaci  quando piu di 10 anni fa presentammo a 9 Consiglieri Regionali i miei progetti che lui appoggiava ma la politica non era pronta ad accettarli perché non si era accorta che i soldi stavano finendo

 

4) Un confronto per far chiarezza sull’ospedale unico di Portogruaro. I capigruppo consiliari del comune portogruarese chiede un confronto pubblico con il governatore Zaia per illustrare nei dettagli, di fronte ai cittadini, cosa si intende fare dei due poli ospedalieri di Portogruaro e San Donà.

Le schede attuali non favoriscono la creazione di un polo unico, che pregiudicherebbe la qualità dei servizi erogati. I due ospedali sono infatti costruiti su modelli di specializzazione ben distinti dal modello di polo unico che vorrebbe la Regione. Attuare un polo ospedaliero comune significherebbe abbassare gli standard qualitativi delle prestazioni mediche, e non porterebbe alcun miglioramento.

Unitamente a quest’invito, resta invece confermato il “patto sull’ospedale di Portogruaro”, un modello più efficace (secondo i capigruppo) di integrazione tra i poli ospedalieri.

 

COMMENTO: questo ragionamento mi pare molto contorto e ho fatica a capirlo e quindi anche a giudicarlo o a criticarlo. Lascio a tutti giudicare e criticare o essere d’accordo

 

5) Non sembra placarsi il dibattito politico sull’ospedale unico che vede contrapporsi da mesi sostenitori e non.
Il nuovo piano socio sanitario della regione del Veneto prevede un ospedale ogni 200 mila abitanti, quindi su questa base parte la proposta di un nuovo ospedale unico che andrà ad accorpare quelli di San Donà, Jesolo e Portogruaro.

Il primo a dichiararsi contrario è stato proprio il sindaco di Portogruaro, Bertoncello, che non curante delle accuse di campanilismo fatte da molti, continua a puntare i piedi e a dire no.

Ma la scena polica si è riscaldata in seguito alle ultime dichiarazioni fatte dal vicesindaco di San Donà Oliviero Leo, il quale si dichiara favorevole alla costruzione del nuovo nosocomio e invita il sindaco Andrea Cereser a prendere posizione. Pronta la risposta del Sindaco di San Donà di Piave che prende le distanze dalle dichiarazioni del suo vice pur condividendone le preoccupazioni, e rilancia, invece, concertazione e dialogo su un argomento così importante

 

COMMENTO: siamo abituati a scaramucce politiche o partitiche. Invece di fare politica si fa partitica e si gioca per i propri interessi e si bada a fare cose che portino voti alla prossime elezioni e poco ai vantaggio veri ci cittadini.

Ho riportato solo alcuni passi di articoli di questi giorni . Vediamo in un incontro che come Piave TV organizzeremo se riusciamo a sviscerare i problemi che i cittadini e gli operatori sanitari ci chiedono e come gli amministratori tecnici o politici sapranno rispondere

 

 

Crescono le proteste per Il Pronto Soccorso a San Donà . Proposte e non solo critiche

 

Da sempre siamo abituati a sentire gente che si lamenta dopo essere stata al P.S. dell’Ospedale di San Donà. Notate bene che stiamo prendendo in considerazione solo il problema dell’Ospedale di San Donà di Piave. Lo stesso discorso potrebbe essere fatto per altri Proto Soccorso di Ospedali del nostro territorio ma anche di altre AAS. E credo che se andassimo in altre Regioni il problema non cambierebbe. E non parliamo dei P.S. di Città come Roma e ancor peggio in Regioni del Sud ( io personalmente ho constato un P.S. in Sicilia)

Diciamo subito che i disservizi che notiamo nel nostro Ospedale sono relativi rispetto ad altri Ospedali…ma questo non deve consolarci . Sembrerebbe altrimenti di sentire le frasi che abbiamo sentito in questi giorni a proposito di ruberie a livello politico quando si sente alcuni politici dire ” ma lo fanno tutti…lo ha fatto anche tizio o caio..è la norma eccc…).

Noi dobbiamo qui ascoltare le proteste o le lamentale dei cittadini , verificare la realtà, capire la realtà e vedere come risolvere i problemi. Perchè problemi ce ne sono , è inutile negarlo.

In questi ultimi mesi sono aumentate le lamentele . O forse sono le stesse ma sapendo che io raccoglievo tale lamentale la gente si è fatta viva maggiormente e quindi ho preso visione mglio dei problemi che esistono

In ordine di frequenza vediamo i disservizi che la gente lamenta nel nostro Ospedale.

Naturalmente non riporto nomi o cognomi e rimango nel generico perchè la maggior parte di problemi mi sono stati raccontati a voce e anche quelli scritti sono stati raccontati in via confidenziale e rispetto tali decisioni. Chi voleva fare una protesta o lamentarsi in modo solo critico ha scelto altre forme di comunicazione.

La maggior parte delle persone lamentano i tempi di attesa  e questo poteva sembrare logico e vedremo il perchè. I tempi di attesa vanno da poche ore a diverse ore fino a 9 ore .

Bisogna vedere però i gironi in cui le attese sono maggiori e gli orari

I giorni incriminati sono il sabato e la domenica. E in questi giorni l’attesa è lunga a qualsiasi orario.

Negli altri giorni le ore di maggior affollamento che comporta la attesa maggiore sembra che sia la sera

Altre lamentele sono date dalla gentilezza che spesso non è adeguata da parte del personale.

Ci si lamenta che il personale non rispetta per la precedenza dei codici di urgenza o che tali codici vengono non applicati correttamente .

Ci si lamenta che le consulenza non siano veloci e che a volte si è fatti aspettare per la mancanza di alcuni consulenti.

Abbiamo avuto lamentale di mancanza di Privacy

Diversi si sono lamentati per mancanza di parcheggio all’esterno del Pronto Soccorso ma dentro il recinto ospedaliero.

Si è fatto presente la mancanza di personale infermieristico che accoglie aiutando i pazienti in difficoltà che spesso devono arrangiarsi da soli.

Si è fatto notare che spesso il medico  in servizio è insufficiente al servizio se ci sono delle emergenze  e che dovrebbe essere sopportato in certe ore da altri medici.

Vi sono poi i casi che si possono ascrivere alla malsanità in quanto capitano pazienti che sono stati sottovalutati e che poi afferiscono ad altra struttura ed effettivamente la diagnosi , o la terapia o la medicazioni non era la migliore o la più completa. Ma questo non è dovuto ad un disservizio del PS ma al fatto che la professione medica e infermieristica come per altre professioni ha subito un degrado costante per motivi culturali  sociali.

Faccio un esempio per un paziente che ho visto personalmente  alcuni giorni orsono e che mi ha raccontato una sua visita di due ore prima.

IL paziente era venuto da me per una ferita al piede diabetico come tanti dato che ne anni me ne occupo. Vedendo l’ambulatorio pieno e la sala d’aspetto e il corridoio affollato di gente chiacchierando con i pazienti in attesa del loro turo il figlio aveva saputo che io operavo anche altre patologi come l’ernia, mi chiede se potevo vedere la probabile ernia del padre. Mi dice che veniva dal PS dove era stato visto da una dottoressa ( non era il PS di San Donà) per una tumefazione inguinale dx e sx. Ha detto cosa poteva essere il problema in modo non esatto ed ha consigliato alcuni esami e visite specialistiche. Una visita pur veloce di minuti 2 e non di più mi faceva fare diagnosi di una ernia inguinoscrotale con idrocele reattivo  a sx e di un idrocele senza ernia ma sotto tensione a dx . Non necessitava di visita specialistiche, di esami , di ecografie eccc. Ma non è dovuto ad un PS che funziona male ma al fatto che spesso ora i medici visitano poco forse per mancanza di tempo o di esperienza o di scuola.

Ma lasciamo stare questi episodi che non sono infrequenti ma non sono da imputare al Pronto soccorso anche se un appunto al sistema si deve fare

Al Pronto soccorso per il tipo di pazienti che giungono e che necessita di diagnosi  e di terapia spesso urgente, io credo che dovrebbe essere posto un medico con esperienza medica e chirurgica affiancato da un anestesista. In Ospedali maggiori come a Treviso infatti esiste un Pronto Soccorso Medico e uno Chirurgico. Gli altri specialisti devo essere a disposizione nei reparti  per le patologie più frequenti come per l’Ortopedia o a domicilio reperibili per le patologie meno frequenti. Invece spesso i medici che sono al Pronto Soccorso hanno una esperienza limitata e non sono molti quelli che hanno la specialità in medicina d’urgenza o in Chirurgia d’urgenza. Ma anche che abbiamo una esperienza consolidata nel tempo e che non siano arrivati al PS perchè non trovavno posto in altri reparti o dovevano abbandonare i reperti in cui erano presenti.

Dei disservizi ripostati nel nostro Ospedale ne ho parlato due volte con il Direttore Generale Dr Bramezza, ce era molto interessato al problema, che ha confermato i disservizi che si possono migliorare ma ho focalizzato il problema anche sul fatto che è il sitema a non funzionare. Quindi non solo ASL e medici e infermieri ma la struttura sanitaria e sociale e la cultura dei cittadini

Il problema del parcheggio ha promesso che verrà risolto in quanto si può risolvere. Ha anche spiegato come farà e mi sembra semplice e fattibile senza spese partioclari. Verrà ampliato all’interno occupando la zona limitrofa  sul lato sx all’entrata del PS:

Per la problema della gentilezza mi sento di difendere il personale paramedico in quanto bisognerebbe lavorare nelle loro condizioni, con i numeri che vi sono sia di personale che di pazienti in attesa e vedere che non è semplice sfoderare il sorriso a 48 denti. Non tutti sono nella condizione di farlo e dopo alcune ore di alvoro stressante non se ne ha la forza o lo spirito. Ma il problema potrebbe essere risolto aumentando il personale ( se fosse possibile dalle assunzioni ) ma sicuramente diminuendo l’afflusso della gente al PS. E vedremo come.

Il medico spesso è carente o insufficiente in certe ore. Certamente ma questo è legato non alla velocità del medico ma delle condizioni in cui lavora e dall’afflusso della gente e vedremo come si può risolvere. La soluzione più ovvia sarebbe aumentare il numero dei medici ( ma vi è la impossibilità ad assumere nuovo personale anche medico ), si dovrebbe avere due medici presenti sempre uno specialista in medicina e uno in chirurgia e se possibili con la specialità verso l’urgenza e un anestesista. Ma la momento gli organici non lo permettono.

La soluzione minima che ho sentito da diversi e che in parte condivido anche io è quelle di un personale elastico sia medico che infermieristico nelle ore e nei giorni del sabato e domenica o festivi.

Io credo che con un sacrificio di organizzazione e del personale medico e infermieristico che dovrebbe adattarsi provvisoriamente al bisogno dei cittadini  e dividere il loro orario tra reparto e Pronto Soccorso. In fin dei conti il personale in alcuni Reparti non è scarso specie dopo la soppressione della Chirurgia a Jesolo.

Per la Privacy la soluzione sarebbe semplice; si dovrebbe mettere delle barriere all’ingresso in modo che quando si parla alla accettazione si sia isolati.

Ma il vero problema è l’attesa delle prestazioni. E qui la soluzione non è semplice perchè non riguarda solo il numero dei medici e de paramedici  ma la cultura della cittadinanza e la organizzazione della sanità pubblica

Vi siete mai chiesti perche le ore maggiormente frequentati al Pronto Soccorso sono quelle serali e le giornate sono il Sabato e la Domenica ?

Ben facile dirsi. I motivi sono due. E sono motivi esistenti da sempre. Io ho lavorato in Ospedale per anni. Dal 2 febbraio 1972  al 31 dicembre 1993 lavoravo i Ospedale a Treviso, Sacile San Donà. E il problema era sempre lo stesso.

I medici esterni o come molti chiamano di medicina di base hanno orari definiti a scelta che al momento coprono solo alcune pre del giorno. Certamente l’orario viene definito dal singolo medico . I medici di medicina generale sono convenzionati e a loro non viene imposto un orario definito dalla Sanità. Vi sono medici disponibili che sono presenti in orari ampi  e altri che hanno orari definiti ma non ampi condivisi con altre professioni che esercitano. Vi sono medici che rispondo sempre al telefono e altri meno o che non rispondono. Vi sono medici che vedono su appuntamento salvo le urgenza e medici che hanno la fila di pazienti nella sla di aspetto. L’aspetto della Medicina di Base è variegato.

Bisogna mettere ordine , magari con una altra convenzione e con l’accordo dei medici ma sempre al servizio dei cittadini.

Io credo che si vada verso una direzione giusta con la riforma che si prospetta. Ne abbiamo parlato nel convegno tenuto al Forte 48 a fine ottobre. stiamo andando verso la medica di Gruppo con un orario H12 che diventerà H24 far un anno.

Cosa significa ?. I medici si riuniscono in ambulatori unici e suddivisi ma nello stesso appartamento. Vi saranno 5-7 medici che avranno orari sfasati o continui ma che assicureranno sempre la presenza di un medico per ora 12 ore al giorno e successivamente 24 ore al giorno. Naturalmente i medici saranno on line con i database dei pazienti dei colleghi per cui la visita di un medico del gruppo, salvo simpatie o conoscenza particolari, porterà la conoscenza del paziente a qualsiasi medico. Vi sarà una segretaria  e una infermiera di gruppo per vari servizi. Si dovrebbe avere anche la disponibilità di uno specialista di alcune branche in sede a secondo gli orari fissati.

Questa progetto sarebbe una soluzione che renderebbe meno affollato il Pronto Soccorso al Sabato e alla Domenica e in certi orari in quanto le persone che hanno problemi non da vero Pronto Soccorso possono  e devono andare dal proprio medico che sarà sempre disponibile nella figura sua o di un collega. Naturalmente al sabato e alla Domenica la presenza dei Medici e infermieri al Pronto Soccorso deve essere potenziata in quanto le necessita per incidenti  è maggiore.

Quando poi vi sarà la medicina di Gruppo H24 e cioè per 24 ore cedo che tanti problemi al Pronto Soccorso saranno risolti

Ma vi è un però !

Bisogna che la gente si abitui ad una nuova cultura. Una cultura che è sempre mancata a noi italiani. La cultura di fare i furbi

Io ho lavorato anche al PS. Per farevi un esempio vi racconto un caso che capitava frequentemente

Alle 19 vedevo un uomo di 45 anni che mi diceva che lamentava un dolore all’addome . Da quando ? da due giorni. E cosa ha aspetto e non è andato dal suo medico? La risposta immancabile era questa: ma vede dottore io lavoro fino alle 18 e il mio medico a questa ora non è più in ambulatorio  e allora sono venuto qui in quanto sempre aperto.

Io lo visitavo, constatavo che non vi era nulla di urgenza , scrivevo allora al medico curante una lettera in cui dicevo: ” Caro collega, oggi ho visitato il tuo paziente  x  y. Mi scuso per lui in quanto non si  era presentato da te solo perché non aveva il tempo che coincideva con il tuo. Non ha fatti urgenti per cui lo rimando da per decidere quale percorso diagnostico sarà da fare ”  Io facevo il mio dovere in quanto vedevo il paziente , lo visitavo e facevo la lettera la medico. Se fosse stata una urgenza avrei fatto tutto il possibile e oltre ma se era solo per accontentare la furbizia del paziente che in tale modo aveva creato un ingorgo al Pronto Soccorso facendo aspettare altre persone che avevano bisogno, ho sempre ritenuto corretto verso il medico curante e verso la gente che aveva veramente bisogno rimandare la persona dal proprio medico.  Questo è un esempio ma è quyello che capita piu spesso.

Allora il problema è la mancanza di medici , di organizzazione della Sanità ma è anche per mancanza di educazione delle persone che vanno al Pronto Soccorso perche trovano sempre qualcuno nel momento che a loro fa comodo e perché sperano di non pagare nulla per eventuali esami.

Questa è la verità

Allora critichiamo a sappiamo che spesso al colpa è nostra

Vedete è come quando sento gente che si lamenta perchè paghiamo molto per i servizi al Comune.

Ma quando vedo lo stesso cittadino che butta la carta per terra o che butta la sigaretta per strada e non pensa che sporca e che poi paghiamo tutti quello che lui sporca..beh la colpa delle tasse altre è dovuto anche alla mala educazione di tanti e tanti cittadini

Lo stesso per il PS dell’Ospedale

Io credo che il Direttore Generale stia lavorando per migliorare la situazione del nostro parcheggio e il problema della Medicina di Gruppo H12.

Vediamo a fine anno i risultati

E poi ci risentiamo !

 

 

 

 

 

 

 

 

Nuovo Direttore Sanitario alla ASL N. 10. Dottoressa Simona Bellometti

Diamo il benvenuto alla Dott.ssa Bellometti

Avevamo avuto solo notizie non confermate ma ora è ufficiale

 

Possiamo dire tranquillamente che è un nome prestigioso.- Penso sia difficile trovare una persona giovane che ha al suo attivo per 4 specializzazioni e un centinaio di lavori scientifici. Sicuramente continuerà il lavoro della Dott.ssa Bennini al servizio del nostro territorio..

E’ anche bello vedere un bel viso sorridente che sicuramente saprà con la sua esperienza condurre la nostra sanità nel difficile percorso verso l’Ospedale Unico .

Noi del Il Ponte le auguriamo un lavoro proficuo in serenità

 

 

SIMONA AURELIA BELLOMETTI – Direttore Sanitario

Residente in Provincia di Padova, è laureata in Medicina e Chirurgia a pieni voti assoluti e lode presso l’Uni- versità degli Studi di Milano. Ha conseguito specializzazioni in Anestesia e Rianimazione, in microbiologia e virologia medica, in Idrologia Medica e in Farmacologia Clinica. Ha partecipato al Programma di Formazione in Biostatistica, Epidemiologia, Ricerca Clinica e sui Servizi Sanitari della Mediterranean School, frequentando con profitto i corsi di sperimentazione Clinica ed Epidemiologia. Nel 2009 ha conseguito il perfezionamento in Research methods, Public Health Programmes and Ethics presso l’Università di Oxford e il perfezionamento in Comunicazione Sanitaria presso l’Università di Brescia. È da anni impegnata in una consolidata serie di collaborazioni e consulenze con opinion leader del mondo medico/scientifico, relativamente a protocolli epidemiologici e di sperimentazione clinica. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche, nazionali ed internazionali. Ha collaborato con l’Azienda Ospedali civili di Brescia e con la Fondazio- ne Clinica del Lavoro “S. Mangeri”. Ha ricoperto ruoli accademici presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università “La Sapienza” di Roma e dell’Università degli Studi di Pavia. Ha inoltre collaborato ripetutamente con Commissioni Ministeriali e con l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali per la predisposizione di Linee Guida negli ambiti della sperimentazione clinica e ha collaborato con il Servizio per i Rapporti Socio Sanitari Internazionali della Regione Veneto. Dal 01 settembre 2008 è Dirigente Medico in staff alla Direzione Generale dell’Ulss 5.

Ha al suo attivo un centinaio di pubblicazioni scientifiche

 

 

Papa Francesco e Don Eros a San Donà di Piave

Papa Francesco e Don Eros a San Dona di Piave.

Noi tutti abbiamo apprezzato la immagine di Papa Francesco.Ma non solo l’immagine.

Lo hanno apprezzato tutti italiani e non italiani, cattolici, cristiani, musulmani e di altre religioni. L’hanno apprezzato politici e gente normale ( come se i politici non fossero gente come noi che vivono nella normalità). Lo hanno apprezzato gli atei come il fondatore del giornale la Repubblica Eugenio Scalfari.

Pa Francesco sta riformando la Chiesa in tutti i sensi, dalla organizzazione ecclesiastica alla politica ecclesiastica, alla politica economica della Chiesa.

Ha portato la Chiesa in mezzo alla gente rendendola semplice e dicendo le cose che la gente vuole sentire. Pa Francesco è un Papa amato. Ricorda in un certo senso Papa Giovanni che con la sua semplicità aveva conquistato la gente. Non passa giorno che non lo vediamo nei telegiornali che parla alla gente, che parla ai politici ma sempre con lo stesso tono leggero sempre sorridente. Usa dire delle cose che sembrano sciocche, delle cose che fanno sorridere ma è proprio questo quello che la gente può  e vuole sentire. Giorni orsono era ad Assisi e nel suo discorso alla gente ha stigmatizzato i sacerdoti che durante la messa fanno delle prediche lunghe ma in modo particolare prediche che non dicono nulla alla gente, prediche fatte di cose forse belle ma che alla gente non interessano. Ha esortato i sacerdoti a parlare la voce della gente in modo che tutti possono capire ma in modo particolare che tutta la gente stia ad ascoltare e cerchi di capire quello che viene detto. Noi vediamo le piazze dove Papa Francesco parla che sono gremite sia col sole che con la pioggia.

Questo modo di fare lo ritroviamo anche in un sacerdote a San Donà di Piave. Si tratta di Don Eros il nuovo cappellano dell’ospedale di San Dona di Piave. Don Eros parla con voce sorridente e con parole semplici ma in modo particolare le sue prediche non sono prediche, sono considerazioni, sono consigli, sono riflessioni che la gente raccolta nella cappella comprende. Forse vi è anche il dono di saper parlare con i toni giusti. Noi non vediamo persone che si distraggono, persone che sembrano vagare con la mente ad altro ma li vediamo attenti ad ascoltare. Certamente Don Eros sta conquistando le persone un po’ come lo sta facendo Papa Francesco.

All’inizio la cappella dell’ospedale durante la messa era non completamente occupata ma poi con il passare delle domeniche i posti a sedere sono risultati tutti occupati e la gente ha cominciato ad essere presente stando in piedi. Poi passando le domeniche la gente ha cominciato a sedersi e a prendere posizione fuori dalla cappella nel corridoio; successivamente ha riempito anche il corridoio laterale e  nell’ultima domenica la Chiesa era completamente  gremita e così pure il corridoio laterale e quello esterno antistante la porta . Abbiamo visto persone che arrivavano e non vi era spazio in nessun punto per cui tornavano indietro. Evidentemente questa gente è attirata dalle parole semplici di Don Eros, dalle parole che non sono solo parole di una predica ma sono parole di uno come noi che però ha la veste di sacerdote. Non vogliamo paragonare Don Eros a Papa Francesco; lo stesso Don Eros ci rimarrebbe male e si lamenterebbe. Ma il vedere persone di altre parrocchie che lasciano la propria parrocchia per venire ad ascoltare la messa nella cappella dell’ospedale ci fa riflettere e  ci fa considerare che la gente vuole ancora ascoltare una buona parola con il sorriso. E la gente non vuole la predica, la gente vuole sentire una parola di un sacerdore che fa delle considerazioni e che invita tutti noi a considerare la vita come un bene che noi abbiamo e che dobbiamo vivere con serenità. Noi dobbiamo uscire dalla messa con il sorriso, con la voglia di sorridere agli altri, con la voglia di dare un aiuto agli altri, con il desiderio di non vivere solo per noi e per il guadagno ; con il consiglio di vivere in una società sapendo che noi siamo una famiglia anche se la società raccoglie molte famiglie. Mi ha colpito una frase di Papa Francesco semplice ma che è una verità assoluta. Qualche domenica fa durante la predica ha detto: avete mai visto in un funerale un camion che dietro il defunto porta i beni del defunto stesso ?

Meditate e fate un sorriso a tutti