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Progetto Museo della Bonifica: Botta e risposta tra Amministrazione e D. Casagrande

Giorni fa la Amministrazione aveva spiegato come intende agire per il trasferimento in centro del Museo della Bonifica. In relazione alle polemiche che questo argomento ha suscitato
Per chi non lo avesse letto riportiamo questo articolo apparso sulla Nuova Venezia

nuova venezia

Ed ecco pronta la risposta dell’ex Direttore del Museo della Bonifica
Il Dr Casagrande ribatte punto per punto e spiega i motivi per cui lui e molti sono contrari

Trasferimento del Museo della Bonifica “più” in centro a San Donà.
L’ articolo apparso recentemente sulla vostra testata (3 Novembre, “Una rete di musei civici per favorire il turismo”, con un intervento dell’Assessore Chiara Polita), e che mi chiama in causa, mi ha indotto alla stesura di questa breve lettera che pregherei gentilmente di pubblicare.
Mi sono bastate poche e brevi riflessioni per constatare che si vuole ancora procedere per una strada che ritengo sbagliata (ma ci sono altri cittadini che la pensano come me e presto sarà auspicabile metterci insieme!). Io ho redatto un piccolo libretto su questo non felice progetto, illustrando quelle che a mio parere sono le condizioni oggettive dell’istituto, attuali e di prospettiva, ma senza alcuno spirito polemico. Nel formulare delle osservazioni critiche, non solo per il bene del museo ma per la città, mi sono avvalso di una esperienza trentennale nel settore e quindi non ho bisogno di analizzare fantasiosi progetti per capire quanto deleteria possa essere questa idea.
Magari la conoscenza nel dettaglio del nuovo “sistema” (auspicata dall’Assessore), potrà essere fertile campo di studio ed approfondimento per chi non conosce il Museo della Bonifica e che non ha vissuto fin dall’origine tutti delicati passaggi effettuati e il dispendio di energie che ci son volute per arrivare a quel risultato, ma non per me che parto da una concreta visione dell’attuale che forse qualcuno ha perduto.
Per cui non è per spirito polemico che ho scritto quel breve opuscolo, ma per esprimere un’opinione con cognizione di causa che non è né fine a sé stessa, né tantomeno sterile.
Partiamo dalla capienza della nuova sede proposta: se non si costruisce in altezza e se non si scavano i depositi sottoterra (cosa alquanto pericolosa per la conservazione dei materiali visto il nostro territorio dove l’acqua è sempre in agguato), non ci saranno spazi né per garantire l’esposizione dei beni attualmente in mostra, né per conservare i materiali in deposito. Il deposito, infatti, dovrà essere ancora più capiente di prima visto che l’esposizione dovrà essere ridimensionata. Si vuol forse smembrare la collezione esistente relativa alla bonifica e così far perdere la caratteristica d’area vasta che il museo ha?
Non entro nemmeno nelle problematiche, che come constatiamo ogni giorno, rendono già difficile gestire malapena gli istituti culturali del comune: se sopravvivono è solo per merito degli operatori. Sono valutazioni che richiederebbero molto spazio e che certo eliminerebbero i voli di pura fantasia ai quali stiamo assistendo. Si pensi solo all’inevitabile apertura di nuovi fronti di spesa per la realizzazione e la gestione di un nuovo museo o addirittura di più musei. Si pensi a gestire meglio quello che già c’è, e più che dividere sarebbe forse consigliabile riunire.
Ma torniamo al Museo della Bonifica e alla sua attuale ubicazione. Fa sorridere la considerazione, in verità alquanto limitata come orizzonte, che si vuol trasferire il museo per “valorizzare il centro” e collocare tutti gli istituti culturali in un’unica area perché gli studiosi possano recarsi da una parte all’altra per cercare i materiali di cui necessitano. Il Museo dispone già di biblioteca specializzata, archivio storico, archivi fotografici, quindi uno studente o studioso ha già tutto sottomano. L’attuale sede può anche essere dotata di spazi più idonei per le attività didattiche (basta guardare il progetto). I consumi possono essere razionalizzati utilizzando il fotovoltaico, viste le grandi superfici dei tetti.
Invece, per valorizzare un istituto culturale è necessario che ci siano iniziative, mentre in museo mancano da troppo tempo. Una collocazione, come quella attuale, inoltre, è solo appena decentrata rispetto all’ombra della chiesa o del municipio dove si vorrebbe che ci fosse tutto, mentre è ben servita da vie di comunicazione. La nuova ubicazione prospettata, in un’area già satura per parcheggi e viabilità, è inadatta, soprattutto pensando che il Museo della Bonifica, è un museo del territorio, e che per sostenersi anche economicamente dovrebbe essere frequentato non solo da coloro che “passeggiano” nel centro di San Donà, ma da comitive di turisti, da scuole dell’intera regione e, ben vengano, quelle cittadine. E comunque con una salutare passeggiata o una breve corsa in bicicletta, l’attuale museo si può raggiungere facilmente. Altre ingenue considerazioni, come sono state fatte dall’Amministrazione, relative al “turista straniero” (e non italiano ?) che va al mercato e quindi “potrebbe” aver voglia anche di entrare in museo perché è lì vicino, fanno solo sorridere e le lasciamo stare. Il centro dev’essere valorizzato soprattutto potenziando e non demotivando le attività economiche, perché di questo la città ha davvero bisogno! Il voler recuperare un bene culturale architettonico come il Monumento ai Caduti in Guerra è più che giusto: va protetto e riutilizzato. Una decina di anni fa, avevo proposto di trasferire la sezione bellica del museo della Bonifica, ma era un periodo in cui le risorse finanziarie ed umane lo permettevano, adesso non è più così.
Perché, invece, non si avvia in modo concreto la rete dei musei della Grande Guerra che può avere una valenza regionale e interregionale ? La rete, fu creata con il fondamentale contributo del nostro museo ed hanno aderito dei musei importanti come il Museo del Risorgimento di Vicenza, Il Museo della Battaglia d Vittorio Veneto, il Museo 7° Alpini di Belluno, perché non si valorizza questa risorsa ?
Perché non si vuol pensare all’estensione proprio di questa rete, soprattutto nell’attuale periodo di celebrazioni del Centenario della Grande Guerra, utilizzando le risorse comuni per valorizzare così con gli altri musei della regione anche il nostro e rilanciarlo come sarebbe giusto ? Forse si vuol farlo morire e chiudere in un momento in cui dovrebbe essere potenziato e vivere ?

Dino Casagrande
Già Direttore del Museo della Bonifica (dal 1983 al 2013)