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"Movimento di opinione per la Città un ponte tra la gente, la voce del cittadino tra i cittadini"



Il movimento di opinione "il ponte" si prefigge di raccogliere le opinioni del cittadino, filtrandole ed elaborandole per capire cos'è importante e più utile per la gente.

Dando spazio a tutte le proposte mantenendo sempre la persona e le persone al primo posto.

Si intendono sviluppare i collegamenti con le associazioni di volontariato, con le istituzioni, con le associazioni di categoria, e dei media per elaborare nel miglior modo ciò che viene esposto dal cittadino. Non limitandoci alla critica in quanto tale, ma impegnandoci a costituire e a a tradurre in realtà le idee.

Al movimento di opinione "il ponte" puo' associarsi chiunque desideri lavorare per migliorare la nostra città: renderla più vivibile e sana; ogni persona indipendentemente dalla colorazione politica e dall'iscrizione a un partito, purchè il suo pensiero sia guidato da sani principi.
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Presepe Vivente a Cà Bodi: 23° edizione

Anche quest’anno torna il Natale a Cà Savio. Torna per merito di quella fucina di uomo del fare di Artiano Bodie . Artiano Bodi non si ferma e ricomincia da capo portando cose nuove inserite nelle tradizioni locali e con lo spirito natalizio ma artigianale che da sempre lo distingue.

Presepe Caà Savio

foto di presepe

Il Cav. Artiano Bodi è il Presidente della Associazione Culturale ” Usi e Costumi Cavallino- Treporti”.
La Asssociazione che vive grazie alla collaborazione di tante persone guidate dall’instancabile Artiano e in primis la sua famiglia , si propone di mantenere vivi i riti delle Tradizioni Popolari in Cavallino-Treporti e nelle isole della Laguna Veneta. Da anni tinene vive le tradizioni in varie occasioni e a Natale si ripresenta con i concorsi e con Il Grande Presepio Vivente che da 23 anni tiene banco nella zona ma non solo.
Il Presepio vivente è di anno in anno cresciuto ed ha resistito a tutto. Mentre altri Presepi viventi nascono e muoiono nel corso degli anni, Il Presepio Vivente in Cà Bodi torna ogni anno e non sarebbe un Natale senza questo Presepio.
Mettiamo alcune foto del presepio dell’anno scorso che potete vedere qui sotto

Presepe

Presepe Cà Savio

Anche quest′anno vi è stata la fila per interpretare Gesù Bambino , La Madonna e San Giuseppe come tutti gli altri personaggi. Le figure sono state scelte ma come sempre rimangono un segreto fino alla sacra rappresentazione.
Putroppo quest’anno vi è stata una influenza particolare che ha colpito diverse persone. E la influenza ha colpito anche diversio figuranti. Gesù Bambino, la Madonna e San Giuseppe sono salvi ma diversi pastori e figuranti che facevano lavori di un tempo saranno a casa e non presenti.

Presepe Cà Savio

Presepe Cà Savio

Intanto partono i concorsi che si svolgono in questo periodo e che vedono le premiazioni il giorno del Presepio dopo il suo svolgimento e dopo aver ascoltato le struggenti canzoni cantate dal Coro Chiara Stella
I concorsi che si concluderanno con la premiazione il giorno dell’Epifania sono cambiati. Causa la crisi quest’anno sono stati aboliti i concorsi delle Pinze e dei Pavineri.
Riamane il Concorso dei Presepi che quest’anno sarà diviso in due sezioni

1) Il Concorso dei Presepi allestiti dalle famiglie che quest’anno è giusto alla 12° edizione con presepi allestiti dentro le case
2) Il concorso dei presepi allestiti nei girdini e all’aperto

Tutti i Presepi sono già disponibili alla visita di tutti quelli che vogliono visitarli. Normalmente vi sono delle frecce e delle indicazioni per segnalare dove si trovano.
Il tutto si concluderà dopo il 23° Grande Presepio Vivente al quale parteciperanno numerosi figuranti e animali.
Seguirà la tradizionale bicchierata con vin brulè e tè caldo e quindi la Premiazione con la partecipazione delle autorità comunali e regionali

Un garzie all’amico Cav. Bodi e a tutta la sua famiglia per l’impegno e la passione che mettono in questa manifestazione

VANTAGGI ECONOMICI DELLA OSSIGENOTERAPIA TOPICA NORMOBARICA

VANTAGGI ECONOMICI DELLA OSSIGENOTERAPIA TOPICA NORMOBARICA PER LA TERAPIA DELLE ULCERE TROFICHE DEGLI ARTI INFERIORI E DELLE COMPLICANZE DEL PIEDE DIABETICO

VANTAGGI ECONOMICI DELLA OSSIGENOTERAPIA TOPICA NORMOBARICA

Ulcosan New o Camera Madeyski

Per maggiorti informazione visitare
www.cameramadeyski.it

I problemi vascolari legati a deficit arterioso e all’insufficienza venosa a carico degli arti inferiori rappresentano la causa principale delle lesioni trofiche degli arti inferiori assieme alla neuroangiopatia diabetica
In sostanza i seguenti problemi
• insufficienza venosa,
• deficit arterioso,
• diabete, traumi
• decubiti
• iatrogeniche e neoplastiche

sono le cause principali di lesioni trofiche che si trovano agli arti inferiori e principalmente alle gambe, alle caviglie e ai piedi

Queste lesioni rappresentano un problema medico ma anche sociosanitario e economico.
Si stima che in Italia tale patologia colpisca l’1,5% della popolazione e il 5% della popolazione sopra i 65 anni. La diffusione è strettamente correlata all’invecchiamento della popolazione ma anche alle condizioni di vita e al livello di cultura e agli stili di vita che si sono instaurati ai giorni d’oggi.
Sono problemi importanti in quanto il malato con tali lesioni, che per definizioni sono croniche, è spesso inabile, sofferente, depresso, e questo provoca uno scadimento della qualità della vita, e coinvolge l’ambiente familiare per la continua necessità d’assistenza, accompagnata da un decorso lento e non ben definito.

I Costi : per la famiglia, per il paziente e per la Società

Queste lesioni
• sono di difficile cura perché spesso non si può eliminare la loro causa;
• il loro miglioramento dipende dalle risposte individuali, dall’età e dalle patologie associate oltre dalle cause e concause.

Possiamo dividere l’aspetto economico in due

1. Costi diretti (cure e materiali utilizzati, reparti e servizi pubblici o convenzionati, medicina di base, assistenza domiciliare integrata e residenze sanitarie per anziani, spese per diagnosi
2. Costi indiretti con giornate lavorative perse sia dal paziente sia dai familiari coinvolti ed eventuali costi per assicurazioni.
Questi costi , essendo il problema cronico saranno in aumento dato l’invecchiamento della popolazione e lo stile di vita che porta ad un aumento di proible4mi vascolari e all’aumento dei soggetti diabetici

Terapie attualmente a disposizione

• terapie primarie rivolte a risolvere o a migliorare le cause e le concause (farmaci vasoattivi, diabetici, farmaci che agiscono sulla viscosità del sangue, vasodilatori ecc…) farmaci e presidi per le medicazioni (pomate, garze, fasciature, presidi medicati ecc…) e farmaci per le complicanze (anticoagulanti, antibiotici) . Chirurgia vascolare con le varie metodiche e indicazioni. Lipofilling rigenerativo, Pappa di piastrine ec
• terapie chirurgiche volte alla detersione delle lesioni o alla riparazione delle stesse (chirurgia plastica) o asportazione di lesioni osteitiche
• ossigenoterapia attuata nelle camere iperbariche che da buoni risultati, ma è di difficile attuazione per la scarsa reperibilità e per le controindicazioni generali (organiche e psicologiche) che ne limitano l’utilizzo.

Ma ci si trova davanti a trattamenti spesso insufficienti che portano spesso a complicazioni gravi come infezioni, gangrene, amputazioni più o meno maggiori.
Naturalmente queste complicanze comportano problemi di costi per il paziente , per la famiglia e per la sanità sia pubblica che privata .

Il problema dei costi è un problema esistito da tempo ma che attualmente si fa più acuto conoscendo i tagli alla sanità e al limitato potere economico della gente

Ecco allora la terapia alternativa che da diversi anni abbiamo messo a punto : la ossigenoterapia in normobarismo

L’ossigenoterapia normobarica per via topica, che una volta veniva eseguita in modo empirico ma che noi la abbiamo portata a standard scientifici con validazioni da studi medici e dall’uso che si sta espandendo sempre di più. Questa terapia non ha alcuna controindicazione, presenta dei costi modesti, alla portata di tutti anche perché stata portata all’uso domiciliare con vantaggi sia per il paziente (risultati ottimali) sia per il Sistema Sanitario Nazionale (costi minimi in quanto praticabile anche a domicilio da personale non medico).

Vediamo la differenza dei costi fra ossigenoterapia con camera iperbarica e ossigenoterapia con camera normobarica per capire i vantaggi per il paziente ma anche per la Sanità.

• Per il paziente e la famiglia si tratta di spese legate al trasporto del paziente alla Camera Iperbarica che mediamente impegna mezza giornata tra viaggio e tempo della terapia; trattasi di spesa viva di trasporto e di spesa sociale per impegno di una persona per mezza giornata.
• Per quanto riguarda il SSN dobbiamo considerare che il paziente può essere trasportato da mezzo pubblico (ospedale o Comune) alla Camera iperbarica e che tale trasporto implica la spesa del mezzo, dell’autista e del personale paramedico che per legge lo deve accompagnare.

Il costo comunque a carico del SSN è quello legato all’uso della Struttura che ospita la Camera Iperbarica. Le Camere Iperbariche, salvo poche eccezioni, sono di proprietà di strutture private convenzionate con il SSN ma anche quelle che sono in uso presso Strutture Universitarie hanno un costo elevato per l’uso, la manutenzione e per il costo di personale medico e infermieristico
Normalmente alla Struttura che gestisce la camera Iperbarica viene riconosciuto un costo di 90 € a seduta e normalmente sono previsti cicli di 60 sedute; tali sedute vengono eseguite per motivi contingenti alla Struttura 5 giorni su sette (dal lunedì al venerdì). Il costo di 90 Euro comprende l’uso della Camera Iperbarica comprensivo del personale medico e paramedico che deve essere presente per legge
A questo costo deve essere aggiunto il costo della medicazione che non è compreso nei 90 euro.
Si deve aggiungere il costo del trasporto dell’assistito che può essere a carico del SSN o della famiglia.

Il costo quindi per può essere calcolato per giorno di applicazione o per ciclo di applicazioni.
Il costo giornaliero può variare a seconda la distanza ma medialmente sarà di 90 + 20 + 100 euro .
Il costo di un ciclo di 60 sedute sarà pertanto di circa 12.000 euro .
Na notare che difficilmente il paziente sarà guarito dopo 60 sedute di camera iperbarica. Dipende dal tipo di lesione. Dalla Grandezza della lesione, dalla profondità della lesione e dalle condizioni circolatorie e in genere dalla causa che ha dato le lesioni trofiche

La ossigenoterapia normobarica viene eseguita nei primi 3-4 giorni in ambiente ospedaliero in quanto si pratica ( e dovrebbe essere lo stesso per il trattamento in camera iperbarica ) la pulizia o la toliletta e successivamente a domicilio

Il fatto che la terapia viene eseguita a domicilio comporta facilmente la soluzione di due problemi:
1) l’azzeramento delle spese di trasporto del paziente.
2) La terapia viene eseguita tutti i giorni , sabato e domenica compresi

Un altro vantaggio comprovato nel tempo e da tempo è la diminuzione dell’assistenza medica e infermieristica. Infatti l’uso domiciliare comporta l’automedicazione. Tale medicazione è semplice ed è tanto semplice che viene eseguita da un familiare che non ha nessuna cultura medica o paramedica Per tale motivo vengono di molto diminuiti i costi delle medicazioni sia come materiale che come personale infermieristico e medico
Il nostro protocollo prevede una medicazione giornaliera eseguita con acqua fisiologica o acqua ossigenata e una ora di ossigeno topico. Successivamente medicazione semplice con garze umide con fisiologica. Il costo delle medicazioni è quindi trascurabile e può essere una spesa di un euro al giorno alla quale si aggiunge il costo dell’ossigeno che può variare da uno a due euro al giorno
Rimane allora solo il costo del dispositivo che può essere acquistato se la lesione è cronica ed ha scarsa tendenza alla guarigione o affittato se la lesione guarisce nel corso dei mesi
I costo dell’uso della Camera Normobarica attualmente praticato al paziente varia da 180 a 240 Euro mensili (con uso di 30 giorni su 30 il mese) . Si tratta allora di un costo di 10 euro al girono o di 250 di media euro al mese.
Rispetto quindi all’uso della Camera iperbarica il risparmio è evidente
Se noi vediamo che
-l’uso è domiciliare e quindi comodo per il paziente
-non vi sono costi di trasporto
-le medicazioni sono semplici e sono automedicazioni
-i controlli medici sono settimanali o ogni due settimane

Si può considerare il vantaggio economico dell’uso della ossigenoterapia in normobarismo con uso domiciliare

Riassumendo possiamo considerare

• il risparmio dei costi sociosanitari del trasporto;
• la continuità terapeutica senza interruzioni per 30 gg il mese, tra la tranquillità del proprio ambiente di vita e senza traumi;
• la facilità di diffusione con la possibilità di raggiungere tutti quei pazienti eleggibili (si calcola 200.000 in Italia), che al momento non possono curarsi con l’ossigeno per la scarsa disponibilità di Camere Iperbariche nel territorio, (quest’ultime utilizzate circa all’ 80% per curare ulcere croniche)

Si è potuto vedere (vedi Progetto di Legge N 4409) che i costi maggiori sono assorbiti dalle spese da parte del personale medico e paramedico seguiti dalle spese per le medicazioni varie. Nel caso delle terapia con Ossigeno per via topica, i protocolli riducono al minimo l’uso di personale medico e paramedico e l’uso di vari presidi medici (come garze medicate, antibiotici, pomate ecc…),
in quanto è stato scientificamente dimostrato che:
l’ossigeno per via topica:
• asciuga le ferite, stimola la granulazione dei tessuti ed incentiva la vascolarizzazione
• stimola la granulazione del tessuto
• facilita l’attecchimento degli innesti
• diminuisce il dolore
• migliora la secrezione rendendo sopportabile l’odore dello stesso
• la terapia è gestibile anche da un familiare del paziente stesso.

Ulteriori risparmi

COSTO DEL PERSONALE
• Per quanto riguarda il personale paramedico, (la spesa maggiore attualmente) l’assistenza si riduce alla collaborazione con il medico durante il solo controllo ambulatoriale o domiciliare che viene consigliato una volta ogni 15 giorni.
• Lo stesso diconsi per il personale medico o specialistico che controlla ogni 15 giorni l’andamento della patologia e ne giudica il decorso.

COSTO DELLE MEDICAZIONI
Per quanto riguarda le medicazioni queste si possono dividere i medicazioni semplici, quelle che riducono l’essudato e quelle attive che non solo proteggono la lesione controllando l’essudato ma contribuiscono anche al processo di rigenerazione tissutale.
I costi sono variabili e spesso si è indotti ad usare medicazioni con costi inferiori senza considerare che il miglioramento o la guarigione di una lesione previene ulteriori spese a carico del SSN.
La linea guida del Royal College of General Practitioners in U.K. suggerisce che gli operatori sanitari anche se non vi sono prove sufficienti a raccomandare una medicazione piuttosto che un’altra, devono usare le medicazioni che soddisfino esigenze cliniche, costi e esigenze del paziente e situazione della lesione.
Nella stessa Inghilterra il trattamento avviene generalmente a domicilio per ridurre la spesa delle istituzioni sanitarie,

Orbene nel protocollo della ossigenoterapia topica si sommano tutti questi consigli che troviamo nelle linee guida per il trattamento di tale lesioni nel Regno Unito, ovvero;
• Si riduce la spesa Ospedaliera e quella del personale medico e paramedico.
• Si usa un trattamento con efficacia e compliance del paziente e dei familiari con vantaggi non solo oggettivi (andamento della lesione) ma soggettivi (netta diminuzione dei sintomi e quindi con benessere del paziente, a costi nettamente inferiore ad altri trattamenti.
• La medicazione viene semplificata in quanto non si usa alcuna medicazione passiva o attiva per ridurre o eliminare la essudazione e la sovrainfezione o stimolare il tessuto di granulazione; si usa infatti solo una medicazione semplice con fisiologica che ha il vantaggio di detergere la lesione per una utilizzazione migliore dell’ossigeno topico, lasciando all’ossigeno stesso il compito di ridurre la infezione, la essudazione e stimolare il tessuto di granulazione.

In sostanza si ottengono risparmi considerevoli sulla spesa sanitaria del personale medico e paramedico e sul costo delle medicazioni.
Entrambi questi parametri e questi risparmi sono difficilmente quantificabili in quanto attualmente non ci sono protocolli standardizzati di diagnosi e di terapia e di assistenza.
Ma si può quantificare facilmente un risparmio dal 30 al 50% sulla spesa di personale medico e paramedico ed un risparmio superiore al 50% per quanto riguarda la spesa per medicinali.
A questi risparmi si deve sommare il risparmio quantificabile per paziente che utilizzi la camera normobarica rispetto alla camera iperbarica come abbiamo descritto nei paragrafi precedenti.

Madeyski Paolo

Da un medico cantautore armeno veneziano KEUCHEYAN DR. HAROUTIUN STOP WAR WITH LOVE

SIT-IN VENEZIA- RIVA SETTE MARTIRI – 24 APRILE 2016
h 10 – h 12

LOCANDINA comcerto

Articolo che riceviamo dal collega e spero serva da rifglesisone
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STOP WAR WITH LOVE
Sono un medico cantautore armeno veneziano, non un scrittore, e soffro moltissimo come voi per tutto quello che sta succedendo nel MONDO anche per colpa nostra e della nostra incapacità di fermare la guerra in 128 focolai su 300 nazioni al mondo. Ma la causa principale di tutto il sangue che scorre è sempre considerato il petrolio fonte di energia sporca ed inquinante degli ultimi 150 anni.
Tutti credono di essere impotenti davanti alle nazioni potenti(dal punto di vista economico e militare) e per tanto non si può fare nulla. Noi veneziani invece vogliamo dimostrare che non è così, abbiamo la nostra dignità e di libertà di espressione e determinazione di agire dicendo BASTA:
1- Basta contribuire con il 20% delle nostre tasse alla macchina bellica del nostro stato, alla MARINA all’AERONAUTICA, AI LAGUNARI ESERCITO, e agli interventi militari all’estero come” missioni di pace” e al traffico – vendita di armi-elicotteri nei focolai di guerra come vieta la NOSTRA COSTITUZIONE.
2- Basta negare al POPOLO PALESTINESE ALLA CECENIA AL POPOLO BASCO AL POPOLO ARMENO DEL NAGHORNO GHARAPAGH ALLA LIBIA AL IRAQ E ALLA SIRYA E AL KURDISTAN IN TURCHIA ED IN IRAQ E PERSINO ALLO STATO ISLAMICO DI SIRYA ED IRAQ( CALIFFATO DEL ISIS ) il diritto all’autodeterminazione sulle proprie terre ancestrali. Fa voglia sempre all’OCCIDENTE ma anche a loro i giacimenti di petrolio.
3- Noi autoriducendo del 20% le nostre tasse pensiamo di liberarci la coscienza (come obbiettori di coscienza) di sentirsi degli assassini. Forse questo messaggio in ORIENTE farà già allentare l’ODIO secolare che portano nel loro spirito coloro che hanno subito e subiscono il neo colonialismo degli occidentali, della Russia e Israele. L’unico uomo italiano che ha fermato a Sigonella ( base Nato ) gli americani liberando ABU ABBAS evitando così un’ondata di attacchi contro il nostro paese è stato Bettino Craxi.
Basta pagare tramite le tasse sulla benzina la guerra di Mussolini in Abissinia e nel golfo, il terremoto in Irpinia dove non è stato ricostruito un bel niente ma ha fornito sempre all’onorevole De Mita i voti della povera gente per assicurarsi la poltrona nel PARLAMENTO E NEL SENATO.
Non pagheremo la belletta della luce quest’anno con il canone della Rai incluso; ” canone” che non è mai stato una tassa obbligatoria bensì un abbonamento ( pagato solamente alla 50 % degli italiani). La tassa governativa di 6 euro per ogni apparecchio posseduto è veramente una tassa. Per quale tassa si fa pubblicità di due mesi proponendo una minima sovrattassa ? è come offrire 5 quotidiani e caricarli sulla bolletta della luce. Perché la povera e critica gente pensante deve guardare e leggere la televisione di stato dove i partiti maggiori hanno il potere assoluto ?
Viva Venezia e VIVA IL LEONE DI SAN MARCO. Città a statuto speciale sotto la l’egida assoluta dell’UNESCO.

ASSOCIAZIONE UMANITARIA ARMENA ONLUS ITALIA
MOVIMENTO PER L’AUTONOMIA DI VENEZIA
FEDERAZIONE EUROPEA PER LA GIUSTIZIA E DEMOCRAZIA

Comunicato del Comitato a Difesa del Museo della Bonifica

Riceviamo questo messaggio, questo articolo da Dino Casagrande con il quale abbiamo stretto una collaborazione a difesa del Museo della Bonifica e contro lo spostamento e lo smembramento dello stesso.
museo comi
casagrande

” E’ un invito tutti coloro che al momento hanno manifestato interesse e voglia di difendere il museo dove si trova.
Stiamo raccogliendo le firme per l’adesione al Comitato. Contiamo di diffonderci ovunque, indipendentemente dalla posizione politica perché riteniamo che salvare il museo sia un impegno di tutti.
Lunedì mattina 29 febbraio e il lunedì successivo il 7 marzo, noi andremo avanti con la comunicazione. Sono previste due giornate per la distribuzione dei volantini che abbiamo predisposto e che vi invio in copia.
La distribuzione è autorizzata in quanto è stata inoltrata la domanda al Comando della Polizia locale, come prescritto dal vigente regolamento di Polizia Urbana e da quello sulla pubblicità. Per l’autorizzazione vige il silenzio-assenso. Il comando vigili, comunque, mi ha già comunicato che nulla osta. Stamattina è stato effettuato il prescritto versamento del canone e pertanto possiamo procedere alla distribuzione del materiale nei due giorni indicati. Ho predisposto 400 volantini e 400 li ha predisposti Adriano Caminotto poi quando saranno esauriti anche nella stessa giornata di lunedì procederemo a stamparne degli altri. Prevediamo di distribuirne migliaia. Alle prime due distribuzioni ne seguiranno altre fino a comprendere tutta la città. Dobbiamo organizzarci adeguatamente per una distribuzione capillare.
Ci siamo incontrati come direttivo per consolidare una adeguata program-mazione distributiva cercando di toccare centro e frazioni cittadine, scuole, centri culturali, centri associativi, centri commerciali e quant’altro.

Chi potrà distribuire ?

Attenzione, la distribuzione via web non è un problema ma il volantinaggio si. Essendo io il responsabile del comitato al momento addetti alla distribuzione saranno solo tre, poi potranno aggiungersene altri. E’ da tenere presente, infatti, che per ogni persona e per ogni giorno di distribuzione c’è da pagare il relativo canone che non è alto (Euro 5,13) ma va pagato per essere in regola ed evitare sanzioni amministrative che poi vanno a gravare su di me.

PERO’ COME DETTO SOPRA LA COMUNICAZIONE DEL VOLANTINO SI PUO’ ANCHE INVIARE PER EMAIL SI PUO’ PARLARE, SI PUO’ PERTANTO DIFFONDERE ANCHE VERBALMENTE IL MESSAGGIO …QUESTO SI PUO’ FARE. IL SITO CHE PAOLO MADEYSKI CI HA MESSO GENTILMENTE A DISPOSIZIONE (www.ilponte.ws attenzione !!: non .it !) già pubblica le nostre comunicazioni. Diffondete, cortesemente il nostro messaggio anche attraverso la segnalazione del sito.

Al momento, pertanto, potranno distribuire volantini il sottoscritto, Adriano Caminotto e sto cercando un altro volontario. Ben accetto, pertanto se si fa avanti qualcuno. SEGNALATEMI UN NOMINATIVO…GRAZIE.

L’idea che il museo possa essere trasferito come abbiamo già segnalato in più occasioni anche attraverso la stampa (ma comunque organizzeremo al momento opportuno, ovvero quando il comitato sarà ben solido ed operante, anche un incontro pubblico), è un’idea insana perché tende ad eliminare dalla memoria una sede vocata a questo utilizzo, per la quale la città ha speso ingenti risorse, per sostituirla ad un’altra meno capiente, non solo privando la città di un luogo simbolo della nostra identità, ma un luogo accessibile, ben individuato, ben definito nell’immaginario collettivo e che è entrato nella vita della nostra comunità cittadina come punto di riferimento insostituibile.

Cambiare è lecito ma dev’essere per migliorare e non per peggiorare. Il nuovo museo sarà diverso, sarà più piccolo, sarà smembrato, sarà meno accessibile, non sarà più in un edificio che è un’opera d’arte architettonica, non sarà più quello che conosciamo e costerà altre fatiche e altre risorse una scelta che priverà la città di servizi più necessari, perché le risorse non sono infinite. Non è sempre detto che cambiare sia positivo, cambiare a volte è negativo.

Ho riflettuto ancora sull’ipotesi di “cambiamento” ho elaborato altre considerazioni che sono proprio contrarie al progetto dell’amministrazione civica. Possono esserci altre ragioni che al momento non conosciamo perché non ci sono state rese note…e non è corretto fare delle illazioni sparare delle ipotesi senza rendere noto tutto il progetto… Vendita dell’immobile, permuta ? A qualcuno fa gola quell’edificio? Non è dato a sapere… Ne discuteremo.

Al momento vi ringrazio. Il sito del Il Ponte ha già pubblicato il volantino e anche il libretto scritto ancora in agosto e pubblicato sul sito il Ponte. Il libretto, se non l’avete già visto, contiene le prime impressioni contrarie all’ipotesi di trasferimento che sono tuttora valide ma che potremo integrare anche con il vostro aiuto. Da diffondere, a tutti quelli che conoscete, anche quello. Grazie.

Grazie dell’attenzione e cordiali saluti.

Dino Casagrande

Sinistra, deciditi! Un articolo del nostro Grande F. Fontana

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Riportiamo un articolo dello scrittore Francesco Fontana, noto uomo di sinistra. Ma la sinistra cosa è ora ? Slo un qualcosa che non è centro e non è destra?
Qui troverete dei ragionamenti che io condivido in pieno. Un articolo dei più belli che ho ricevuto e che pubblico con vero piacere
lapidazione

Sinistra, deciditi!

Ascoltavo qualche sera fa un’inchiesta televisiva sulla condizione della donna nel mondo islamico, effettuata incontrando e intervistando immigrati venuti a vivere (e a lavorare) nel nostro Paese.
Francamente, cose da rabbrividire.
Devo dare atto, e ne sono felice, che alcuni islamici hanno affermato che per loro donna o uomo non fa differenza, che una donna esattamente come un uomo può lavorare, guidare, vestirsi alla moda, fare carriera, insegnare, oppure stare in casa, accudire i figli, etc…, ma in ogni caso solo e soltanto per propria volontà.
Questo modo di ragionare dovrebbe essere la norma, tra islamici, cristiani, buddisti, atei, etc…! Invece no, purtroppo. La quasi totalità degli intervistati affermava che la donna, secondo la cultura islamica, DEVE essere sottomessa all’uomo; che questo è il suo ruolo; che va bene così; che è contro natura fare il contrario (quante assonanze con i discorsi del “contro natura” che alcuni pensatori nostrani fanno su gay e lesbiche, ergendosi a censori di un universo che neppure conoscono e/o sostituendosi a un presunto dio che per alcuni, forse molti, neppure esiste…).
Ripeto, cose da rabbrividire: nascondimento del fisico, impossibilità di scegliere (vestiti, studio, lavoro, marito, destino, etc…), sottomissione anche fisica alla volontà maschile, negazione perfino dei mezzi di trasporto (di guidare l’auto non se ne parla, ma neppure di andare in bicicletta se non fino ai 10 anni, oppure, secondo i più liberali, fino ai 50). A proposito dei mezzi di locomozione, mi ha fatto poi sorridere l’ipocrisia di uno degli intervistati, oltre tutto un pozzo di sapienza a leggere i suoi titoli di dottore e controdottore, il quale giustificava il divieto per la donna di pedalare col fatto che secondo l’islam la donna sarebbe come un diamante, e un diamante non deve poggiare su un sellino di bicicletta ma sui comodi sedili di una Rolls Royce! Peccato, avrei voluto dire io a questo “ultrasapiente”, che spesso i diamanti da voi vengano rotti in mille pezzi, annichiliti, frantumati e chiusi nelle casseforti, cioè segregati in casa!
Ora, preciso subito: io non ho assolutamente NULLA contro le “altre” culture, mi rendo conto che ci sono molti modi di pensare ben diversi dal nostro e che quello che a noi sembra bello e liberale per qualcun altro può risultare brutto e blasfemo. Sono anche affascinato dall’oriente, estremo o medio che sia e trovo che l’Islam, se studiato come si deve, abbia un suo fascino e meriti se non altro rispetto come ogni altra religione e ideologia.
Però… se noi andassimo in quei paesi saremmo tollerati come loro sono tollerati da noi? Ho qualche dubbio…
Ma, a prescindere da questo, mi chiedo un’altra cosa: la nostra sinistra non è quella che ha sempre sostenuto l’emancipazione della donna? E oggi come mai si erige a paladina di questa cultura da medioevo (che non è l’islam tout court, lo sottolineo, ma per i benpensanti nostrani sembra non esserci alcuna differenza: bisogna difendere tutto ciò che NON è occidentale o filoamericano, e basta!)? E lo fa sostenendo addirittura che questa cultura bisogna tutelarla, che non si può criticarla e anzi nemmeno irritarla facendo magari presepi e alberi di Natale a loro sgraditi…!
Io ho sentito e sento tanti “sinistri” sbraitare (giustamente) contro il maschilismo di stampo capitalistico-occidentale (la donna che deve stare a casa, fare la massaia, lavare i panni al marito, preparare i pranzetti, accudire i figli, etc…), ma non ricordo un solo caso (magari mi è sfuggito…) di esponenti dell’intellighenzia di sinistra protestare contro l’asservimento femminile nella cultura islamica ormai ben sbarcata a casa nostra!
E poi, posso dire che vedere le nostre giornaliste (di sx o di dx non importa) mettersi il velo quando devono intervistare un islamico mi fa girare in modo PAROSSISTICO i rombi????? Forse che le loro donne il velo se lo tolgono quando parlano con noi? Posso capire (ma non giustificare) quando hanno di fronte un’autorità spirituale, allora scatta quella deferenza che fa velare anche le nostre signore occidentali davanti al Papa, per esempio. Ma davanti a un signore qualsiasi… perché???
Allora, cari amici della sinistra di cui anch’io, a scanso di equivoci, faccio parte: difendiamo le donne o difendiamo il medioevo? Facciamo una scelta, ma che sia chiara! Perchè se difendiamo le donne allora siamo coerenti con le nostre posizioni ideologiche nobili e belle, che io con una sola meravigliosa e semplice parola chiamo “progressismo”; ma se difendiamo il medioevo, allora siamo in malafede perchè, non vedo altra spiegazione, siamo schierati a prescindere!
Sinistra, deciditi! Altrimenti rischi di perdere i pezzi! E a me dispiacerebbe, perchè uno di questi pezzi potrei essere io, ed è davvero l’ultima cosa che desidero!

COMITATO SPONTANEO DI CITTADINI “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’” – STATUTO

Pubblichiamo lo Statuto del Comitato Spontaneo di cittadini ” Difendere il Museo della Bonifica per dfendere la nostra identità ”
Chi vuole aderire troverà poi la mail e il numero di telefono
museo1
Museo2

COMITATO SPONTANEO DI CITTADINI “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’” – STATUTO
TITOLO I – FINALITA’ E SCOPI DEL COMITATO
Art. 1 – Richiamo all’atto costitutivo; sede del Comitato
I contenuti dell’atto costitutivo fanno parte integrante e sostanziale del presente statuto. La sede provvisoria del comitato è fissata in San Donà di Piave Corso Silvio Trentin, 101.
Art. 2 Scopi del Comitato.
Il Comitato come denominato in oggetto, e nel presente statuto chiamato d’ora in poi semplicemente Comitato, assume a proprio scopo salvare (e valorizzare, potenziare, sviluppare) il museo della Bonifica della Città di San Donà di Piave lì dov’è, in un immobile di assoluto pregio architettonico (parliamo della cosiddetta “ala vecchia”) che dispone già di collezioni molteplici ed archivi, di una biblioteca specializzata nelle materie soprattutto di agricoltura e bonifica, di ricchezze culturali costituite, anno dopo anno, in trent’anni di attività, un patrimonio di valore scientifico che va certamente oltre i confini nazionali. La sede, inoltre, è di completa accessibilità essendo non lontana dal centro cittadino, dotata di ampi parcheggi e collegamenti con le principali vie di comunicazione (circonvallazione interna e vicinanza con la bretella che collega alla rete di strade statali ed autostrade). Il Comitato, pertanto, ha per scopo la difesa del museo dove si trova, anche per difendere l’identità delle nostre genti. Il museo può candidarsi ad essere un fondamentale, insostituibile e privilegiato luogo di confronto e di dialogo costruttivo anche con le culture che vengono dall’esterno, perché nel museo si possono comprendere le origini contadine e popolari che contraddistinguono il nostro territorio e che affermano, inequivocabilmente, la sua precisa identità e allo stesso modo permettono di trovare dei valori comuni in un’ottica di interculturalità che è la premessa per garantire l’integrazione. Per quanto sopra specificato, tra gli scopi del Comitato vi sono anche le attività di studio, di documentazione, di ricerca, di informazione relative alla storia e allo sviluppo economico e sociale della città e del territorio.
Art. 3 – Salvaguardia di una visione unitaria del museo.
Il Comitato valuta che l’edificio “Monumento ai Caduti in Guerra”, ipotizzato come nuova sede del museo, oltre a comportare impegni finanziari gravosissimi per la ristrutturazione, è insufficiente a contenere le collezioni e i depositi attualmente ospitati nella sede di viale Primavera. Inoltre, il paventato smembramento del Museo della Bonifica in diverse sedi, si rivela inutile e dannoso perché comprometterebbe la visione unitaria di un museo che è anche emblema della storia, delle vicende umane e della identità del territorio, che qui ha visto sorgere la prima sede della Serenissima. Perderebbe, inoltre, anche la caratteristica di Museo della Bonifica che attualmente ha, tenuto conto del ruolo che la Città di San Donà di Piave ha avuto nell’epopea della bonifica, ospitando il congresso nazionale del 1922 che ha dato gli spunti per la legislazione nazionale relativa al settore, e con i grandiosi lavori realizzati nel proprio comparto territoriale, ha fornito esempio e modello per l’intera nazione, ammirato anche all’estero.
Art 4 – Promozione del museo.
Lo sdoppiamento in due o più sedi del museo, oltre a comportare uno stravolgimento della visione unitaria delle collezioni che in questo momento la sede di viale Primavera garantisce e assicura, è anche irrealistica sotto l’aspetto economico nell’attuale momento di crisi, aprendo alla necessità di gravare i bilanci di costi gestionali insostenibili. Il museo, indicato nel masterplan regionale della Grande Guerra come punto di accesso privilegiato per gli scenari della “Battaglia di arresto” e del “Solstizio” delle aree “Piave” e “Litorali”, dovrebbe invece essere potenziato e promosso proprio in vista degli eventi del Centenario.
Art. 5 – Partecipazione e assenza di finalità di lucro.
Il Comitato è senza scopo di lucro, fondato sull’attività gratuita, ed aperto a tutti cittadini e a tutti coloro che condividono le stesse finalità confermando la propria volontà sottoscrivendo l’adesione al presente statuto, non avrà alcuna connotazione ed orientamento di natura partitica, potrà essere allargato il più possibile, trattandosi di salvare un istituto che ha valenza per l’intera città. Potrà svolgere attività di volontariato finalizzata al perseguimento degli scopi per i quali è nato. Eventuali contributi verranno destinati a sostenerne l’attività.
Art. 6 – Attività.
Il Comitato porrà in essere attività secondo un programma definito dagli organi costituiti e approvato dall’assemblea per far conoscere i propri scopi attraverso le azioni di comunicazione ed informazione, una distribuzione di materiali informativi, raccolte di firme che ne potrà allargare e legittimare l’operato come specificato nel documento istitutivo.

Art. 7 – Contatti con le autorità e mobilitazione.
Il Comitato si assume il ruolo di ricercare ed ottenere dei contatti con le cariche politico-amministrative, ai vari livelli, per ottenere informazioni in un’ottica di confronto democratico finalizzato al raggiungimento degli scopi del comitato stesso. In relazione a quanto sopra il Comitato attuerà le iniziative di mobilitazione che si renderanno necessarie per difendere il Museo della Bonifica lì dove si trova.
TITOLO II – ORGANI DEL COMITATO
Art. 8 – Organi direttivi del Comitato.
Sono organi direttivi del Comitato: a) il Presidente con poteri di rappresentanza e b) il Consiglio Direttivo composto da quattro membri. Gli organi durano in carica un anno e sono rinnovabili. La carica di componente degli Organi del Comitato è incompatibile con quella di Sindaco e Assessore della Città di San Donà di Piave. Tutte le cariche nell’ambito degli organi del Comitato sono di servizio e a titolo gratuito.
Art. 9 – Assemblea.
L’assemblea, composta inizialmente dai soci fondatori indicati nell’atto costitutivo, nomina gli organi direttivi ed approva i programmi proposti dal Consiglio Direttivo. L’assemblea potrà essere allargata a tutti coloro che desidereranno far parte del Comitato firmando l’adesione agli scopi indicati nel presente statuto. L’assemblea nomina un revisore dei revisori dei conti, anche esterno all’assemblea.
Art. 10 – Convocazioni degli Organi, modalità, luoghi di riunione.
Il Presidente convoca il Consiglio Direttivo e l’Assemblea. La convocazione deve contenere l’ordine del giorno, la data, il luogo e l’ora della riunione, le modalità di convocazione si attuano attraverso le vie brevi: telefono, email, sms. Le riunioni sono valide con la presenza della metà più uno dei componenti. Qualora non fosse raggiunto il numero sufficiente la riunione verrà riconvocata in seconda convocazione e la riunione sarà valida con la presenza di qualsiasi numero dei componenti. Le decisioni degli organi sono assunte a maggioranza dei voti. Il luogo delle riunioni sarà stabilito di volta in volta.
Art. 11 – Finanziamenti, contributi, revisori dei conti.
Il Comitato, opera con autofinanziamento dei soci per spese inerenti propria attività. Potrà essere destinatario di contributi, conservando e documentando, ai sensi di legge, i relativi atti contabili. Il presidente potrà nominare tesoriere uno dei componenti del Consiglio Direttivo. Il revisore dei conti ha il compito di controllare la regolare tenuta della contabilità e di procedere alle verifiche economiche e finanziarie di legge qualora il comitato sia destinatario di contributi per l’attività.
Art. 12 – Norma finale.
Per tutto quanto non contemplato dal presente Statuto, è fatto espresso richiamo al Codice Civile. Il Comitato potrà richiedere il riconoscimento da parte di autorità amministrative ed enti secondo le norme dei relativi statuti o regolamenti.

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SIAMO CONTRARI AL TRASFERIMENTO DEL MUSEO DELLA BONIFICA: UNA PROPOSTA CHE PREOCCUPA CHI AMA IL MUSEO, E NON MIGLIORA LA CITTA’.
L’Amministrazione Comunale di San Donà di Piave ha espresso in termini formali (voce di bilancio), ancorché generici e finora imprecisati, la volontà di trasferire il Museo della Bonifica in altra sede (si ipotizza un trasferimento nell’edificio di rilievo storico ed architettonico denominato “Monumento ai Caduti in Guerra”), insufficiente a conservarne le collezioni.
Il Museo della Bonifica, denominazione del Museo Civico della Città di San Donà di Piave, aperto al pubblico il 3 ottobre 1983, ha svolto un’attività culturale importantissima per la città ed il territorio del quale è emblema riconosciuto. E’ STATO REALIZZATO E AMPLIATO CON INGENTI SPESE E CONTRIBUTI COMUNITARI. NOI VOGLIAMO CHE RIMANGA DOV’E’: QUESTO E’ IL NOSTRO PROPOSITO. E’ IN UN EDIFICIO STUPENDO, IN MEZZO AL VERDE, UN’OPERA D’ARTE ARCHITETTONICA CHE CON IL SUO CONTENUTO E’ NELL’INSIEME UN PATRIMONIO DAL VALORE INCALCOLABILE.
SIAMO CONVINTI che il museo nell’attuale sede rappresenta in modo organico, completo e difficilmente uguagliabile l’identità delle nostre popolazioni esempio costante, duraturo ed accessibile anche a coloro che vengono qui da altri paesi per affrontare nuove esperienze di vita. RITENIAMO PERCIO’ doveroso difendere IL MUSEO che con tanto lavoro è stato creato in trent’anni NELL’EDIFICIO CHE LA CITTA’ GLI HA DESTINATO, ampio, baricentrico e di facile accesso.
RITENIAMO DI ADOPERARCI, CON L’AIUTO DI TUTTI I CITTADINI, AFFINCHE’ L’ATTUALE SEDE SIA MANTENUTA POTENZIATA, PROMOSSA, VALORIZZATA COME MERITA.
NOSTRA EMAIL: avverte@gmail.com telefono: 3293817509
CHIAMACI, INVITA ALTRI AMICI AD ADERIRE! SIAMO ANCHE SU FACEBOOK E SUL SITO “IL PONTE”

IL MUSEO DELLA BONIFICA E’ IL MUSEO DEL TERRITORIO NEL QUALE LA POPOLAZIONE PUO’ RISPECCHIARSI TROVANDO IN ESSO I RIFERIMENTI E LE FONTI INSOSTITUIBILI DELLE PROPRIE ORIGINI, DELLA PROPRIA ESISTENZA, DELLA PROPRIA STORIA, DEL PROPRIO PROGRESSO ECONOMICO E SOCIALE.

RISPETTIAMO IL NOSTRO PASSATO PER COSTRUIRE IL FUTURO !

QUESTA INIZIATIVA RIMANE APERTA A TUTTI SENZA ALCUNA DIFFERENZA DI COLORE POLITICO. TI CHIEDIAMO DI PARTECIPARE PER CONTRIBUIRE A SALVARE IL MUSEO NELL’ATTUALE SEDE.

SPOSTARE IL MUSEO ? E’ UN SACRIFICIO COSTOSO ED INUTILE. AIUTACI A FARLO CAPIRE !

NOSTRA EMAIL: avverte@gmail.com telefono: 3293817509

CHI ADERISCE SARA’ AVVISATO DI TUTTE LE INIZIATIVE

IL COMITATO VOLONTARIO SPONTANEO “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’”

Riportiamo gli articoli apparsi sulla stampa locale sul problema attuale del Museo della Bonifica. Si parla di trasferirlo in altro luogo. Nasce per questo un Comitato per difendere e sostenere la sede attuale del |Museo della Bonifica. A tale comitato ha aderito anche il Ponte . Il Comitato vuole difendere la sede storica ma anche promuovere il Museo come punto di attrazione turistica e punto di cultura e i identità storica nel nostro territorio

Riportiamo sotto gli articoli apparsi sulla stampa locale e poi un articolo che il Comitato ci ha fatto pervenire

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IL COMITATO VOLONTARIO SPONTANEO “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’” SI E’ COSTITUITO PER VALORIZZARE L’ATTUALE MUSEO DELLA BONIFICA, MANTENENDONE LA COLLOCAZIONE NELL’ATTUALE SEDE EVITANDO COSTI INUTILI PER LA COLLETTIVITA’ CONNESSI ALLA REALIZZAZIONE DI UNA NUOVA SEDE CON INGENTI COSTI DI TRASFERIMENTO E DI CREAZIONE DEI NECESSARI SERVIZI. IL COMITATO E’ FORMALMENTE COSTITUITO E REGISTRATO A SAN DONA’ DI PIAVE IL 6 .2.2016, N. 277, ATTI PRIVATI SERIE 3° – C.F. 93044620271.

IL COMITATO PUBBLICHERA’ SU QUESTO SITO UNA SERIE DI MEMORIE PER FAR CONOSCERE ALLA CITTADINANZA LE SUE INIZIATIVE.
IL GIORNO 11 FEBBRAIO 2016 SI E’ PRESENTATO ALLA STAMPA LOCALE (V. ARTICOLI PUBBLICATI SUL GAZZETTINO E LA NUOVA VENEZIA DEL GIORNO 12 FEBBRAIO) SERVIZI SARANNO ANCHE MESSI IN ONDA E TRASMESSI NEL SITO DI PIAVE TV.
PUNTI QUALIFICANTI DELL’ATTUALE EDIFICIO ADIBITO A MUSEO DELLA BONIFICA
E’ UBICATO IN UN EDIFICIO DI GRANDE PREGIO ARCHITETTONICO,
L’EDIFICIO E’ IN MEZZO AL VERDE, ED HA UNA STRUTTURA MODULARE E AVVINCENTE, UN’OPERA D’ARTE ARCHITETTONICA. I GIARDINI INTORNO NE SONO IL COMPLEMENTO

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IL MUSEO HA TROVATO COLLOCAZIONE NELL’EDIFICIO DENOMINATO EX CONVENTO CLARISSE DELLA PROVINCIA FRANCESCANA DI SANT’ANTONIO DA PADOVA. COSTRUITO NEL 1967 SU PROGETTO DEGLI ARCHITETTI BIANCHI E ZAMBUSI PUO’ ESSERE CONSIDERATO UN UNICUM ARCHITETTONICO ANCHE PER LA PARTECIPAZIONE NELLA FASE PROGETTUALE DEL PROF. CARLO SCARPA, VENEZIANO, UNO DEGLI ARCHITETTI PIU’ IMPORTANTI DEL XX SECOLO.
IL MUSEO E’ DI PROPRIETA’ COMUNALE ED E’ STATO APERTO AL PUBBLICO NEL 1983, FUNZIONA ININTERROTTAMENTE DA OLTRE 32 ANNI. LA COSIDDETTA ALA NUOVA (ALA EST, A DESTRA DELL’IMMAGINE) FU PROGETTATA DALL’ARCH. UMBERTO BARUCCO ED HA UNA STRUTTURA CHE CONSENTE UNA ROTAZIONE ESPOSITIVA E MODULI VARIABILI DEGLI ALLESTIMENTI. E’ STATA REALIZZATA IN MASSIMA PARTE CON IL CONTRIBUTO DELLA COMUNITA’ EUROPEA.
L’EDIFICIO GARANTISCE UNA VISIONE UNITARIA DELL’INSIEME DELLE COLLEZIONI, E’ DOTATO DI SERVIZI (BIBLIOTECA SPECIALIZZATA, SALA STUDIO, SALA CONFERENZE ARCHIVI), DI LABORATORIO PER PREPARAZIONE DEGLI OGGETTI E PER LA LORO MANUTENZIONE PERIODICA, NONCHE’ DI DEPOSITI.
L’EDIFICIO POTREBBE AVERE UNA NATURALE CONTINUITA’ NELLA PARTE ORA OCCUPATA DALLA POLIZIA STRADALE, QUALORA LA SEZIONE, COME IPOTIZZATO, FOSSE UBICATA IN ALTRO LUOGO (EX CASERMA TOMBOLAN FAVA).
SI CREEREBBE UN POLO IMPORTANTE CON MAGGIORE DISPONIBILITA’ DI SPAZI E ALLARGAMENTO DEI SERVIZI TECNICI COME AD ESEMPIO UNA NUOVA COLLOCAZIONE DELLA BIBLIOTECA SPECIALIZZATA, DELLA SALA STUDIO, SALE DI CONSULTAZIONE E NATURALMENTE ALTRE NUOVE SALE DI ESPOSIZIONE, NONCHE’ DI ALTRI SERVIZI ACCESSORI (CAFFETTERIA).
NON HA BARRIERE ARCHITETTONICHE E DISPONE DI AMPI PARCHEGGI

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L’EDIFICIO GODE DELLA VICINANZA ALLE VIE PRINCIPALI DI COMUNICAZIONE (CIRCONVALLAZIONE INTERNA E STATALE 14 A 800 METRI DI DISTANZA), E, ATTRAVERSO LA BRETELLA, UN VELOCE COLLEGAMENTO ALL’AUTOSTRADA E ALLA PROVINCIALE PER TREVISO, IN UNA POSIZIONE LOGISTICA IDEALE.
MUSEO COME VIENE VISTO DALLA CITTA’
IL MUSEO E’ IL LUOGO CHE NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO E’ IL CENTRO DELLA CONSERVAZIONE DELLE MEMORIE E DELL’IDENTITA’ DELLA COMUNITA’.
COME TALE E’ GIUSTO CHE ANCHE LA COMUNITA’ SE NE FACCIA CARICO INTERVENENDO NELLA GESTIONE.
E’ DOTATO DI IMPORTANTI COLLEZIONI DI MATERIALI E CONTIENE I RICORDI DELLE FAMIGLIE CHE HANNO DONATO LE PROPRIE COSE PERCHE’ DIVENGANO DI PATRIMONIO COMUNE DELLA CITTA’.
IL MUSEO E’ UN LUOGO PRIVILEGIATO DI INCONTRO TRA CULTURE.
COSTI DI GESTIONE
QUALI SONO I REALI COSTI DI GESTIONE ? UN MUSEO NON E’ MAI IN ATTIVO, LA CULTURA E’ UN SERVIZIO IMPORTANTE E CHE COSTA MA MANTENERE LE MEMORIE DI UNA CITTA’ HA UN COSTO DI GESTIONE SOPPORTABILE E CHE PUO’ ESSERE RIDOTTO CON LA COLLABORAZIONE DI TUTTI E CON INVESTIMENTI MODESTI.
VI SONO DEGLI INTERVENTI NECESSARI DA ATTUARE NELL’EDIFICIO COME LA MANUTENZIONE PERIODICA E LA MESSA A NORMA DELL’ALA OVEST.
LA RIDUZIONE DEI COSTI DEI CONSUMI DI ENERGIA SI PUO’ REALIZZARE ATTRAVERSO IMPIANTI CHE CREANO ENERGIA SFRUTTANDO LE NUOVE TECNOLOGIE E L’INSTALLAZIONE DI LUCI A MINOR CONSUMO.
IL MUSEO PUO’ OPERARE IN RETE CON ALTRI MUSEI PER UNA MAGGIORE PROMOZIONE E COLLABORAZIONE GESTIONALE. OTTENENDO ANCHE UNA MAGGIORE VISIBILITA’ (HA ISTITUITO CON ALTRI 3 MUSEI LA RETE DEI MUSEI DELLA GRANDE GUERRA CHE POTREBBE ALLARGARSI).
POTREBBE AMPLIARE LA PROMOZIONE ATTRAVERSO LE ATTIVITA’ TURISTICHE INSERENDOSI NEI PERCORSI TURISTICI IN COLLABORAZIONE CON LE ALTRE ASSOCIAZIONI DELLA CITTA’ E DEL TERRITORIO.
IL COMITATO VUOLE PORTARE AVANTI L’IDEA DEL MUSEO DELLA BONIFICA COME TESTIMONIANZA DELL’IDENTITA’ DELLA POPOLAZIONE CITTADINA, SI BATTERA’ PER CONSERVARE QUESTO LUOGO DI CIVILTA’.
E’ COME SE CHI CI HA PRECEDUTO CI AVESSE CONSEGNATO UN TESTIMONE, SENTIAMO COME DOVERE DI CITTADINI CONSERVARLO E PROMUOVERLO.
PERCHE’ NELLO STESSO LUOGO, OVVERO PERCHE’ SALVARE L’ESISTENTE ?
PERCHE’ LA LIMITATA CAPIENZA DELL’IMMOBILE PROPOSTO (MONUMENTO AI CADUTI) PORTEREBBE SICURAMENTE AD UNO SDOPPIAMENTO DEL MUSEO CON CONSEGUENTE DISGIUNGIMENTO DELLA VISIONE UNITARIA CHE QUESTO MUSEO HA E CHE PARTE DALL’ASSETTO ANTICO DEL TERRITORIO (DALL’EPOCA PREISTORICA ALLA PRIMA SEDE DELLA REPUBBLICA DI VENEZIA A CITTANOVA), PER ARRIVARE, DOPO L’EPOPEA DELLA BONIFICA, ALLA SITUAZIONE ATTUALE. SAN DONA’ DOPO IL CONGRESSO NAZIONALE DELLE BONIFICHE DEL MARZO 1922 PUO’ ESSERE CONSIDERATA COME LA PICCOLA CAPITALE DELLA BONIFICA. IL MONUMENTO COLLOCATO PROPRIO DAVANTI ALL’INGRESSO DEL MUSEO RICORDA I GRANDIOSI LAVORI DELLA BONIFICA MA ALLO STESSO TEMPO L’IMMANE LAVORO DI GENERAZIONI DI OPERAI. IL MUSEO CONSERVA TESTIMONIANZE DELLA DISTRUZIONE BELLICA E DELLA RICOSTRUZIONE DELLA CITTA’ CON I PROBLEMI CREATI DALL’ EMIGRAZIONE E DALLA POVERTA’ DIFFUSA E DA MALATTIE UN TEMPO ENDEMICHE COME MALARIA E PELLAGRA. OGGI TUTTO QUESTO E’ PASSATO MA CI TROVIAMO IN UN’AREA SEMPRE DIFFICILE E FRAGILE DAL PUNTO DI VISTA IDROGEOLOGICO. PER QUESTO E’ NECESSARIO MANTENERE QUELLA VISIONE UNITARIA CHE SOLO LA SEDE DI VIALE PRIMAVERA PUO’ CONSENTIRE.
IL MUSEO ATTUALE OFFRE UN PERCORSO COMPLETO, NELLO STESSO LUOGO, CON UNA MOLTEPLICITA’ DI SERVIZI, DI COLLEZIONI ANCHE NON VISIBILI.
SARA’ PUBBLICATA IN SEGUITO UNA RELAZIONE SPECIFICA.
NON SERVE FARE UN ALTRO MUSEO DELLA BONIFICA SALVIAMO INVECE L’ESISTENTE E VALORIZZIAMO I SUOI CONTENUTI.
IL COMITATO E’ APERTO A TUTTE LE COLLABORAZIONI ED ADESIONI E NON HA, NE’ AVRA’, ALCUN COLORE POLITICO.
IL MUSEO DELLA BONIFICA E’ COLLOCATO IN UN EDIFICIO “FIRMATO”…COME UN’OPERA D’ARTE. Come si vede dalla scritta.

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E allora ci chiediamo: Cosa si vuole fare dell’edificio ? Deve rimanere IL MUSEO !

TRAINING AUTOGENO by Drssa G. Zorzenoni

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TRAINING AUTOGENO

-Definizione, origine e principi fondamentali del Training Autogeno

Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento usata in ambito clinico nel controllo dello stress, nella gestione delle emozioni e nelle patologie con base psicosomatica. Viene utilizzata anche in altri ambiti quali lo sport e in tutte quelle situazioni che richiedano il raggiungimento di un alto livello di concentrazione. Il T.A. venne sviluppato negli anni trenta da Johannes Heinrich Schultz, psichiatra tedesco. I suoi studi avevano come precedenti quelli sull’ipnosi, in particolare di O. Vogt, del quale Schultz fu allievo. Di primaria importanza, in questa tecnica, è rendere i propri pazienti indipendenti dal terapeuta per sviluppare il proprio benessere. Mentre infatti nell’ipnosi è sempre
necessaria la presenza dello psicoterapeuta, salvo particolari casi piuttosto rari di auto-ipnosi, nel T.A. il soggetto diviene del tutto autonomo (metodo autogeno).
Il T.A. di Schultz è una tecnica di rilassamento e concentrazione universalmente conosciuta ed è da molti anni oggetto di studi e ricerche a livello mondiale per le varie applicazioni alle quali si presta.
È una tecnica di rilassamento che parte dal corpo, si attua attraverso un’attività mentale e porta i risultati al corpo (psiche+soma=ORGANISMO=unità psiche-soma). La bionomia è la teoria di Schultz secondo la quale l’uomo sviluppa la propria individualità secondo le leggi della vita, l’equilibrio tra mente e corpo è ritrovato con il T.A.
Gli ambiti di applicazione sono molteplici, può servire ad incrementare lo studio o il lavoro; può migliorare le nostre capacità di controllo e curare i disturbi più comuni su base psicosomatica.
È molto seguito nella pratica clinica dove risulta particolarmente indicato per i seguenti disturbi: disturbi d’ansia, disturbi di somatizzazione, insonnia, stress. Con il T.A. si impara ad avere più sicurezza e fiducia, ad essere più calmi e distesi ed a scaricare meno le tensioni sui vari organi, infatti si hanno efficaci interventi sui disturbi psicosomatici. A causa di disagi psicologici, spesso si hanno i seguenti disturbi: gastro-intestinali (ulcera, colite, gastrite, stitichezza, diarrea, calcolosi); respiratori (asma, rinite, bronchite); della pelle (irritazione cutanea, eczema, psoriasi); dell’attenzione (cefalea muscolo tensiva, emicrania, insonnia); cardiocircolatori (tachicardia, ipertensione); sessuali (frigidità, impotenza, eiaculazione precoce, difficoltà al concepimento).
In un’ottica preventiva e di promozione della salute, il T.A. costituisce uno strumento molto utile per perseguire i seguenti obiettivi: controllo e gestione dello stress, controllo delle reazioni emotive eccessive, autoinduzione di calma, autodeterminazione, introspezione, miglioramento delle prestazioni mentali.

health club: man and women doing yoga.

Il concetto fondamentale del Training Autogeno è la calma, o per meglio dire il rilassamento psicofisico, essendo mente e corpo due entità fortemente collegate. Questo stato si raggiunge progressivamente e gradualmente attraverso i sei esercizi del T.A. di base, ed eventualmente gli esercizi del T.A. Superiore. I primi e principali sono detti esercizi somatici perché l’attenzione mentale viene rivolta a particolari sensazioni corporee e producono effetti in prima istanza sul corpo (soma) ed in particolare sui muscoli, vasi sanguigni, cuore, respirazione, organi addominali e capo.
Nei secondi l’attenzione viene rivolta a particolari rappresentazioni mentali. Il Training degli
esercizi superiori, proprio perché rivolto alla mente ed all’inconscio, richiede la presenza di un terapeuta, mentre gli esercizi inferiori possono essere eseguiti anche da soli.
Le cose di importanza fondamentale, sono REGOLARITA’ e COSTANZA nell’eseguire gli esercizi, i risultati non si faranno attendere. L’allenamento (training) deve essere quotidiano, almeno una volta al giorno, fino a tre volte al giorno di circa 10/15 minuti l’una.
I sei esercizi di base o somatici sono:
1- esercizio della PESANTEZZA, che agisce sul rilassamento dei muscoli;
2- esercizio del CALORE, che agisce sulla dilatazione dei vasi sanguigni periferici;
3- esercizio del CUORE, che agisce sulla funzionalità cardiaca;
4- esercizio del RESPIRO, che agisce sull’apparato respiratorio;
5- esercizio del PLESSO SOLARE, che agisce sugli organi dell’addome;
6- esercizio della FRONTE FRESCA, che agisce a livello cerebrale.
Il processo di autogenerazione prodotto dal T.A. avviene per stadi successivi. E’ quindi necessario che ogni stadio sia raggiunto e mantenuto prima di passare al successivo. Durante il periodo di apprendimento, inizialmente si percepiscono delle sensazioni di benessere diffuso, successivamente si raggiungerà la capacità di controllare alcuni processi fisici come la respirazione, l’attenzione, le emozioni, gli stati d’animo, ecc. Non bisogna aver fretta perché l’efficienza del T.A. dipende esclusivamente da “come” lo si fa e non dal tempo che si impiega per farlo. Il T.A. non richiede nessuno sforzo fisico, solamente un costante allenamento nella pratica degli esercizi che dovrebbero
alla fine rientrare nelle nostre abitudini quotidiane.
Prima di iniziare qualsiasi esercizio di T.A. è bene accertarsi che l’ambiente sia silenzioso e bisogna evitare di essere disturbati durante l’esecuzione degli esercizi. Nella stanza ci deve essere una luce molto soffusa; Non bisogna avere né caldo né freddo e la temperatura deve restare costante; Non bisogna indossare niente che stringa o che dia fastidio durante l’esecuzione degli esercizi; E’ preferibile svolgere gli esercizi con calma e ad occhi chiusi ed iniziare eseguendo delle respirazioni lente e profonde; Alla fine di ogni allenamento bisogna eseguire sempre gli esercizi di “ripresa”, per riprendere il tono muscolare.
Le posizioni da adottare possono essere supina, a poltrona o a cocchiere.
-Indicazioni e controindicazioni
Il T.A. è stato definito da Schultz come “un metodo di autodistensione da concentrazione psichica” che consente di modificare situazioni psichiche e somatiche. Fondamentalmente con il T.A. si può raggiungere tutto ciò che può essere prodotto da distensione e immersione. Con l’apprendimento dell’atteggiamento psichico passivo si sviluppano spontaneamente modificazioni psichiche e somatiche di senso opposto a quelle provocate nella nostra mente e nel nostro corpo da uno stato di tensione, di ansia e di stress. Di fronte a una situazione stimolo che, sia a livello psicologico che somatico, superi una certa soglia di tolleranza, l’unità biopsichica reagisce, a seconda dell’intensità dello stimolo, con tensione muscolare, spasmo viscerale, sensazione di freddo, alterazione funzionale nei meccanismi neurovegetativi, endocrini, umorali. Si può inoltre avvertire sensazione
di calore al capo, l’impressione di essere sopraffatti dalle proprie emozioni e dai pensieri che si affollano nella nostra mente. L’allenamento alla realizzazione di uno stato di sempre maggiore passività consente all’unità biopsichica di reagire gradualmente in senso opposto. Non soltanto da quando veniamo alla luce, ma già dalla vita prenatale, è un continuo susseguirsi di stimolazioni fisiche e psichiche che colpiscono la nostra unità biologica. A queste stimolazioni si reagisce: il loro incessante susseguirsi provoca innumerevoli stati di tensione realizzati dal nostro apparato psichico e dal nostro apparato somatico, allo scopo di poter mantenere il più adeguato adattamento alle situazioni ambientali. Attraverso gli anni ci alleniamo inconsapevolmente e fatalmente a queste
modalità di reazione in autotensione. Non sempre però si riesce a riportarsi a uno stato di equilibrio funzionale, anche se la causa che lo aveva alterato è venuta a mancare. La tecnica di autodistensione di Schultz ci consente di realizzare, sia a livello psicologico che a livello somatico, uno stato di per sé del tutto opposto alle reazioni in autotensione, tale da migliorare, modificare, risolvere o normalizzare funzioni psichiche o somatiche che si fossero allontanate dal loro equilibrio originario.
In soggetti normali si avrà: uno smorzamento della risonanza emotiva (autosedazione), un recupero delle energie fisiche e psichiche personali, catalessia, modificazioni del vissuto cenestetico, regolazione vasomotoria, modificazioni delle capacità mnemoniche, introspezione e presa di coscienza di sé. Per quanto riguarda le applicazioni in medicina si nota che il T.A. riesce a normalizzare i fattori stressanti collegati alle patologie dell’apparato digerente, tramite l’autoregolazione delle funzioni motorie, vasomotorie e secretive dell’apparato gastrointestinale.
Occorre usare con prudenza le formula del calore. In pazienti emorragici è sconsigliato
l’allenamento autogeno. Il T.A. agisce smantellando l’ansia e le preoccupazioni “se applicato con buona critica e con metodo”, migliora la circolazione periferica, assesta i valori pressori, induce uno stato di calma. E’ fondamentale una attenta valutazione clinica, sia prima dell’allenamento sia per la scelta degli esercizi, sia durante l’allenamento. E’ opportuno comunque usare con prudenza la formula del cuore. Gli esercizi standard ed eventuali formule d’organo specifiche influiscono sui meccanismi fisiologici del disturbo e sulle implicazioni psicodinamiche dello stesso. Nei casi cronici può essere utile associare il T.A. alle abituali terapie farmacologiche. Nelle applicazioni in psicoterapia il T.A. si presta da solo o in combinazione con altre metodiche psicoterapeutiche a spezzare quello che Kohnstamm definì il “circolo nevrotico”, producendo invece uno stato di sedazione emotiva, una riduzione dell’ansia, un ripristino del ritmo veglia-sonno, l’attenuazione
della sintomatologia tipica, una maggiore sicurezza in se stessi. Quando la paura trasforma in realtà ciò di cui si ha paura, il T.A. esercita un’ influenza specifica su sintomi anche già stabilizzati e, quindi, difficilmente, modificabili. Si possono ottenere buoni risultati anche nei disturbi della sfera sessuale nei quali ha un ruolo importante l’ansia da attesa. Le fobie rispondono bene all’allenamento autogeno prolungato nel tempo. Possono risultare utili le formule intenzionali, l’abreazione autogena, le visualizzazioni desensibilizzanti. Il T.A .può dare buoni risultati nelle situazioni iniziali piuttosto che in quelle avanzate. Può comunque essere inserito in un programma psicoterapeutico multifunzionale. In ogni caso è opportuno ridurre il T.A. a brevi esercizi iniziali con ripetizione limitata delle formule. L’applicabilità di questa tecnica dovrà essere decisa dopo una attenta valutazione clinica e non prima di un adeguato programma farmacologico. Si possono ottenere alcuni risultati positivi nel trattamento dei primi segni sintomatici indicanti una potenziale dinamica orientata in senso psicotico. Utile il T.A.-Group nei soggetti con buona motivazione a collaborare, il T.A. riduce la tensione, ripristina il ritmo sonno-veglia regolare, rinforza la sicurezza di sé e la motivazione. In gruppo si rinforza il sostegno reciproco. La tecnica contribuisce a ridurre l’eccessiva eccitazione e l’intensità emotiva. Può dare buoni risultati nelle forme di narcolessia e cataplessia. Favorisce una rieducazione del sonno, riduce il dolore nelle cefalee e nelle emicranie, può indurre analgesia. Il T.A. produce uno smorzamento degli affetti disturbanti, vengono eliminati
il comportamento intenzionale e la conseguente predisposizione al disturbo. Alcune formule intenzionali possono risultare utili in alcune forme specifiche di tali disturbi. Il T.A. può essere applicato anche a situazioni definite non cliniche, infatti può favorire lo scaricamento dell’ansia e dell’emotività, un recupero della capacità di concentrazione, una riduzione dei riflessi psicosomatici, una maggiore serenità e distacco dai problemi. Nella scuola il T.A. può consentire un miglioramento nei casi di ansia scolastica. Al lavoro, esercitando una sedazione generale, favorisce il recupero di energie, permette la riduzione dell’aggressività, favorisce i rapporti interpersonali, migliora l’efficienza riducendo gli infortuni. Per lo sport la tecnica del T.A. può permettere il superamento della paura che precede la competizione, scarica la tensione, favorisce il recupero di energie fisiche, migliora l’affiatamento tra compagni di squadra, rende equilibrato il sonno. Possono
essere utilmente previste formule intenzionali ed esercizi di visualizzazione.
Il T.A. è consigliato anche come preparazione pre-parto, l’apprendimento graduale di una serie di esercizi di concentrazione psichica e tecniche di respirazione permettono il rilassamento e facilitano il controllo della situazione. Il T.A. resta comunque una tecnica che se utilizzata al fine di mantenere o ritrovare un po’ di benessere viene consigliato senza problemi.

Dr.ssa Giulia Zorzenoni
Psicologa
Specializzat

TRA ORTI URBANI, SINISTRA E DIVIETI…..

Riportiamo un articolo che è un commento ad iniziative che si spiegano da sole . O No ?

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TRA ORTI URBANI, SINISTRA E DIVIETI

Scrivo queste righe anche con un po’ di ironia, non essendo oltre tutto un residente di San Donà di Piave, e spero che nessuno se ne abbia a male.
Per puro caso mi sono imbattuto nel bando per l’assegnazione degli Orti comunali della città di San Donà di Piave. Memore di un fondo qua sul Ponte in cui si comunicava l’alto numero di Orti non assegnati, mi sono incuriosito e ho voluto leggerlo un po’; e forse ho capito il perchè del “flop orticolo” avvenuto in quel di San Donà…
Bè, durante la mia lettura francamente ho riso molto. Non certo perchè il bando sia fatto male, ci mancherebbe, anzi è fatto benissimo, non mi permetterei oltre tutto mai di criticare da un punto di vista tecnico un atto creato dal lavoro di funzionari e impiegati, oltre che dall’indirizzo dell’organo politico. Spesso io a chi critica facilmente il lavoro altrui dico: “in genere chi non può essere criticato è colui che non lavora!”
Ma, tornando a noi, spiego subito perchè ho riso di gusto. Mi sono messo nei panni di un anziano ultrasessantacinquenne (la principale platea cui sono rivolti gli Orti) e, giunto al settore dei “divieti”, sono rimasto allibito per il semplice fatto che quell’elenco sembrava non finire più! Alla fine ne ho contati 51 (leggasi: cinquantuno)!!!
51 divieti per passare qualche ora a coltivare un appezzamento di terreno! Dopo i commi a), b), c) … z), si passa incredibilmente ad aa), bb), cc)… per finire con un iperbolico ww)!!!! Ripeto: 51 divieti raccolti in un bando per coltivare un Orto!!! A parte qualche mia sporadica perplessità, trattasi di divieti tutti sensatissimi, sia chiaro; solo che io mi sono però chiesto: perchè allora non vietare anche di commettere omicidi nell’Orto? O di disegnare svastiche? O di praticare la pedofilia? O magari… di suicidarsi? O di bestemmiare? O di fabbricare armi atomiche?
E poi, culmine del mio divertimento (sempre rispettoso per l’atto in questione e per chi lo ha redatto, tengo a ribadirlo; ma non posso neppure tacere di essermi divertito, evidentemente per problemi miei…), in calce a questo impietosa cinquantello di regole, è raccomandato, udite udite, di (riporto a memoria, scusandomi per l’eventuale imprecisione): “seguire OGNI ALTRA DISPOSIZIONE contenuta nelle Linee guida e NEGLI ULTERIORI ATTI che verranno consegnati al momento della concessione”! (le maiuscole sono mie). Come dire: “veci cari, questo xè soltanto l’antipasto, gavè da saver che ve speta ben altro se voè sapar un orto”. :-) :-) :-)
Se invece di disciplinare la zappata di qualche mq. di terra si fosse dovuto disiplinare, che ne so, un intervento militare contro l’Isis o la pianificazione economica del prossimo triennio in Europa ci saremmo trovati di fronte, probabilmente, a milioni e milioni di regole, altro che gli emendamenti di Calderoli al Senato… E mi sono chiesto: ma anche questi qua hanno un software come Calderoli che origina in automatico norme e postille??? Oppure è tutta farina del loro sacco? Perchè in tal caso sono ancora più bravi di quello che credevo…
Nella mia immensa ignoranza ho pensato subito che, essendo l’atto emesso da un Comune governato dalla sinistra cui pure io appartengo, forse dalla sinistra è anche ispirato politicamente.
E, tornando serio, ho riflettuto su quanto la sinistra sia da sempre incapace di liberarsi da un’abitudine che la blocca e la rende “culturalmente” arretrata rispetto ad altre ideologie: la coazione a normare.
Da sempre la sinistra, qualla che ripeto è anche la “mia” sinistra, è portata a regolare, disiplinare, normare, prescrivere, con caterve di leggi e regolamenti che poi, alla fin fine, vengono poco o punto rispettati. Si sa: quando le regole sono troppe si è istintivamente portati a ignorarle; ed è anche molto più facile aggirarle.
Basti pensare alla giungla di normative che in Italia vorrebbero tutelare il paesaggio e l’ambiente (vincoli, sopravincoli, sottovincoli, distanze dagli argini, dalle coste, misure e contromisure dei manufatti edilizi, regolamenti montani, marini, costieri, monumentali, belle arti, brutte arti, arti e basta, scarichi, fumi, vapori e controvapori… insomma: una marea stile Mont Saint Michel!). E poi, come risultato di tutto ciò (che, se applicato, dovrebbe aver trasformato l’Italia in un paradiso terrestre), abbiamo invece le Terre dei Fuochi, le emergenze rifiuti nei centri città, una cementificazione tra le peggiori d’Europa su monti e coste tra le migliori d’Europa, i tumori di Taranto, Genova che crolla a ogni temporale, la Pianura padana tra le aree più ammorbate del continente, Pompei che si sgretola, miasmi di acque venefiche, di arie olezzanti, etc… etc… etc…: un panorama deprimente.
Eh sì… ma abbiamo tante Leggi bellissime! Questo conta, vero? O no?
Francesco Fontana

INTERVISTA A DINO CASAGRANDE SULL’IPOTIZZATO TRASFERIMENTO DEL MUSEO DELLA BONIFICA IN CENTRO A SAN DONA’ NEL PALAZZO DEL MONUMENTO AI CADUTI

 

 

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INTERVISTA A DINO CASAGRANDE  SULL’IPOTIZZATO TRASFERIMENTO DEL MUSEO DELLA BONIFICA IN CENTRO A SAN DONA’ NEL PALAZZO DEL MONUMENTO AI CADUTI

L’annuncio dell’ipotizzato trasferimento del   Museo della bonifica in una sede in prossimità dell’area pedonale, ovvero al Monumento ai Caduti, ci dà modo di intervenire sulla questione.

Recentemente abbiamo saputo che è stato licenziato il personale (tutti gli operatori avevano la laurea in conservazione dei Beni culturali), e quindi poteva essere in fieri una decisione amministrativa di questa portata. Constatiamo, però, che si è persa una professionalità fatta da giovani laureati che si è costruita nel tempo e che consentiva di erogare anche i servizi accessori di cui il museo dispone, appositamente creati nel tempo con una visione di prospettiva futura.

Il museo, infatti, non è solo un centro espositivo, è un luogo di cultura, di ricerca, di approfondimento, di studio della storia della città e del suo territorio, così come i tantissimi lavori realizzati attraverso lo studio e la consultazione del prezioso materiale bibliografico, d’archivio, e degli stessi beni culturali che possiede, dimostrano.

Il museo è un primario centro di cultura, non è solo un contenitore, anzi non è questa la sua funzione primaria. Il museo è un luogo di conservazione delle memorie della città e del suo territorio perché possano giungere al futuro e possano essere conosciute dalle generazioni che si succederanno. Il museo guarda verso l’infinito. La biblioteca specializzata, che conta più di 11.000 volumi, è solo uno degli importantissimi beni che contiene, ma sono migliaia e migliaia i beni culturali che sono raccolti in quella struttura e che svolgono in modo costante la loro silenziosa ma efficace funzione.

L’ipotesi di trasferimento di una così nota e prestigiosa istituzione culturale cittadina, va conosciuta meglio e poi verificata nei dettagli, ma una prima possibile analisi da parte di chi la conosce essendo stato per trent’anni direttore di quella struttura, può essere fatta.

Abbiamo quindi sentito il dott. Dino Casagrande che è stato direttore del museo dal 1983 al 2013 e che ha contribuito in modo sostanziale a creare questa realtà, nota ed apprezzata ben oltre i confini della regione.

La prima cosa che ci sembra degna di essere evidenziata è che il museo nella nuova sede ora scelta non sarà più quello che conosciamo, ovvero non sarà più il “Museo della bonifica” che decine di migliaia di persone hanno visitato ed apprezzato. Per ovvie analisi quantitative delle superfici fisiche di cui dispone la struttura individuata ci sembra che la nuova sede possa valorizzare solo un sottoinsieme sia delle collezioni, sia dei servizi che l’attuale sede museale di Viale Primavera contiene ed eroga (oggi in forma ridotta a causa della carenza di personale).

Ci sembra che l’amministrazione comunale, autrice di questa scelta, si sia orientata verso una riduzione della struttura rispetto invece alle ampie possibilità che possiede l’istituzione nell’attuale sede dov’è collocata.

Domanda:

Abbiamo letto di questo progetto dai giornali. Abbiamo sentito alcune opinioni ma sembra che questo progetto non sia una novità. E’ corretto ?

Non è affatto una novità. Si sta sfruttando un vecchio progetto della precedente direzione, poi non realizzato per mancanza di risorse. Nel periodo in cui la proposta fu fatta probabilmente c’erano, oggi è molto dubbio che si possano trovare. Esiste agli atti comunali una relazione inviata all’Amministrazione Comunale più di 10 anni fa, che ipotizza il trasferimento di una parte delle collezioni museali proprio al Monumento ai Caduti, per la creazione di un museo dedicato alla città nel difficilissimo periodo della Grande Guerra e della successiva ricostruzione, ovvero le collezioni della Prima guerra mondiale e quelle relativa alla Seconda Guerra mondiale e alla lotta della Resistenza. Tra l’altro il Monumento ai Caduti porta le cicatrici dei danni subiti nel bombardamento aereo del 1944. Potevano trovare collocazione e una diversa valorizzazione l’archivio fotografico tematico, la collezione delle carte originali militari della Grande Guerra, l’Archivio Tombolan Fava (Proveniente dall’ex caserma dismessa) e così tutte le acquisizioni, le donazioni e le accessioni di materiali che furono incentivate, promosse o realizzate dalla precedente direzione negli ultimi trent’anni e che ora costituiscono un patrimonio molto vasto ed importante. Quella sede avrebbe potuto così contare su adeguati spazi che avrebbero consentito, anche con la ricostruzione di ambienti e di situazioni, spiegare in modo più esauriente e diretto di quanto non fosse stato possibile fare nella sede attuale, la vita nel periodo della Grande Guerra, la vita nella città prima della distruzione, i momenti dell’abbandono immediato, il dramma dei profughi, la vita dei soldati nelle trincee, temi ancor oggi di attualità drammatica in alcune aree del mondo. Le vite delle famiglie furono stravolte dalla totale distruzione. Il volto della città cambiò dopo il primo gravissimo evento bellico mondiale e la direzione aveva appunto ipotizzato l’opportunità di trovare un luogo in cui fosse evidenziata la trasformazione. Un museo tematico adatto anche al luogo stesso in quanto destinato a valorizzare questi aspetti storici, onorando i caduti, ma soprattutto come rimembranza dei sacrifici umani che tutte le guerre hanno comportato.

Domanda Uno dei problemi che è al centro delle discussioni riguarda lo spazio o gli spazi . La nuova sede avrebbe la capienza necessaria ?

Le difficoltà che potrà trovare la nuova sede ipotizzata sono soprattutto dovute alle dimensioni dell’immobile. Basta fare un semplice calcolo e si vede subito che manca la capienza. Poi non dispone di un ampio parcheggio nelle immediate vicinanze, è solo collocata vicino alla stazione degli autobus. Non è invece adatta a chi si muove in comitive. In definitiva gli spazi su cui potrà contare il futuro “piccolo” museo, non sono certo adatti ad una visione di prospettiva a lungo periodo e alle connesse alle potenzialità di sviluppo di un museo dedicato al territorio, che invece l’attuale sede già offre. Non sarà più così.

La cosa che salta maggiormente agli occhi, per una qualsiasi persona che abbia una minima conoscenza della vastità delle collezioni conservate nel Museo della bonifica,   è che la dimensione Monumento ai Caduti non potrà consentire l’ esposizione dei materiali e delle collezioni presenti nell’attuale museo, ma nemmeno che consenta la conservazione in luogo idoneo e protetto delle collezioni ora non esposte e dei materiali conservati nei depositi. Si dovrà fare una scelta, si dovranno ridurre le collezioni esposte e non si sa bene quale sarà la fine degli attuali depositi dei beni culturali del museo (in modo particolare quelli etnoantropologici, archivistici, il deposito di materiale archeologico), materiali che devono essere tutelati come previsto dalle leggi vigenti.

Chiunque abbia conoscenza degli aspetti scientifici che sovrintendono all’azione della curatela di un museo, soprattutto nel campo della museologia e della museografia, sa che i materiali, che costituiscono beni culturali da salvaguardare e da proteggere perché possano essere trasmessi al futuro, hanno necessità di spazi idonei non solo per essere valorizzati creando l’apposito contesto espositivo, ma anche spazi idonei per essere conservati, e molti di essi necessitano di continua manutenzione. Questo è il principale cruccio del conservatore e ora non è chiaro come si affronterà questo delicatissimo aspetto. Senza personale come si potrà, ma già adesso, garantire la conservazione dei beni culturali ?

La scelta dell’ubicazione, pertanto, si rivela enormemente riduttiva ed è potenzialmente generatrice una grave perdita per la città e in generale per il territorio. Territorio che il museo da quando è istituito ha valorizzato non solo con il continuo potenziamento della dotazione di beni culturali delle collezioni, molto spesso recuperati fortunosamente e con grandi difficoltà, ma anche con lo studio approfondito dei materiali, l’istituzione di fondamentali servizi come la biblioteca specializzata, l’archivio storico, l’archivio fotografico, le pubblicazioni scientifiche, l’organizzazione di un numero enorme di conferenze e di dibattiti sulla storia e le caratteristiche della nostra area, le visite guidate aperte alla cittadinanza, mostre e spettacoli che hanno avuto enorme risonanza e successo di pubblico. Il museo invece ha grandi potenzialità, è inserito nel masterplan regionale della Grande Guerra in previsione del centenario, oggi già in atto, come punto informativo e di accesso per tutta l’area del Piave.

 

Noi de “ Il Ponte” che ascoltiamo la gente ci poniamo una domanda semplice: perché il museo non può essere valorizzato lì dove è ?

Ci appare evidente che il museo, negli ultimi tempi, non abbia avuto dall’amministrazione quell’attenzione e quella cura che sarebbe stata necessaria per rilanciarlo, anche attraverso una importante azione promozionale, con la conseguenza che dalle stesse dichiarazioni dell’amministrazione è sceso il numero dei visitatori.

E’ mancato l’impulso che ci si aspettava dalla nuova amministrazione, mentre è invece mancato in generale l’interesse per quell’importante istituto. E’ forse per questo che ora si vuol giustificare la necessità di trasferimento nell’area centrale. In ogni caso mostre, conferenze organizzate negli ultimi tempi non hanno visto quella struttura essere usufruita e promossa.

Noi ci siamo chiesti perché non viene pubblicizzato specie nel periodo estivo. Anzi ci risulta leggendo il sito dal Museo che in luglio e agosto sia sostanzialmente chiuso.

Riportiamo a scaso di polemiche gli orari come messi nel sito ufficiale

ORARIO ESTIVO 2015

DAL 1 GIUGNO AL 13  SETTEMBRE

Lunedì 9.00 – 12.00

Da martedì a  venerdì 9.00-12.30 e 15.00-18.00

Sabato e domenica chiuso

CHIUSURA ESTIVA

DAL 13 AL 17 LUGLIO

DAL 10 AL 30 AGOSTO

E’ possibile ? Ma come fa un Museo ad avere questi orari ?

Crediamo che fare propaganda negli alberghi, nei campeggi porterebbe molti turisti. Vi sono le aziende per il turismo. Quanti turisti potrebbero venire a visitare il Museo se fossero portati a conoscenza dello stesso. Turisti al Museo significherebbe anche turisti nei ristoranti, a vedere la città a , a vedere i negozi ecc.

Domanda: qualcuno dice che un museo in centro è più accessibile . Dicono che si valorizza il centro; dicono che la zona pedonale ne guadagnerebbe. Come rispondere a questa affermazione?

Bisogna riprendere il buon senso e ragionare anche sui pregi indiscutibili dell’attuale sede: l’ampiezza e l’accessibilità.

1) L’ampiezza del museo. Ricordiamo che è ubicato in un edificio di pregio architettonico. La sua destinazione d’uso originaria, com’è noto era un convento di Clarisse, e si tratta di un progetto che fu visto e corretto da un grande architetto veneziano Carlo Scarpa, datato 1967; l’ edificio è firmato dagli autori con i nomi e la data impressa nel calcestruzzo: 1967. Appena istituito il museo ha visto fin da subito ridotte le sue potenzialità perché spezzato in due dalla collocazione, nell’ala nord, della sede della Polizia Stradale (che doveva essere solo temporanea). Tutto ciò ha stravolto le possibilità di ampliamento e le idee originarie di valorizzazione dei materiali, soprattutto la vasta collezione etnografica e non ha tenuto conto delle potenzialità, presto manifestate poco dopo la sua apertura, della collezione archeologica, sezione fortemente voluta dalla direzione. I ritrovamenti nel sito di Cittanova, che fu la prima sede della Repubblica di Venezia, sono preziosi. E sono ancora da recuperare dei beni importantissimi ritrovati negli scavi condotti dall’Università di Venezia a Cittanova. La pratica di recupero già avviata dalla precedente direzione con l’accordo della competente Soprintendenza Archeologica non si hanno notizie che sia stata più completata.

In prospettiva, la sede attualmente occupata dalla Polizia stradale, avrebbe dovuto, una volta liberata, ospitare in modo più adeguato alcuni servizi ed inoltre anche le collezioni d’arte e la storia dell’arte nel sandonatese, cosa che ora si vuol fare anche nella ipotizzata sede di Viale Libertà. Sarà un progetto irrealizzabile se non si riesce nemmeno a garantire l’attuale livello espositivo e di conservazione, non parliamo dei servizi.

Alcune note sull’edificio che ospita attualmente il museo: per ovviare alla carenza di spazi dovuta alla collocazione nell’ala nord della Polizia Stradale, si rese necessario, per conservare e valorizzare adeguatamente i materiali che negli anni (dal 1983, anno dell’apertura al pubblico) erano stati raccolti, progettare un ampliamento che fu realizzato e completato nel 1998 grazie ad un contributo della Comunità Europea di oltre 1.500.000.000 di lire di allora, concesso, per lo sviluppo turistico.

Interrompiamo il Dr Casagrande per una osservazione che nasce da colloqui con alcuni cittadini sul problema.: Ci viene detto che sarebbe da verificare per una questione etica l’utilizzo delle risorse a suo tempo richieste e concesse, se l’ipotizzato trasferimento del museo in altra sede possa conciliarsi con l’utilizzo di un finanziamento di scopo, ottenuto meno di venti anni fa, e con il conseguente impegno assunto con la Comunità Europea, di realizzare in quella sede un museo che fosse di riferimento per il territorio, fornendo, al temporaneo ospite o visitatore di queste aree una immagine delle principali caratteristiche antropiche, ambientali e storiche. Queste terre, un tempo paludose e caratterizzate da una forte quanto imprevedibile dinamica tra terra ed acqua, furono interessate da enormi lavori di trasformazione che diedero un assetto di abitabilità permanente e di sviluppo. Il grande bacino turistico che caratterizza oggi quest’area grazie a quella trasformazione produce ricchezza. Bene, quel finanziamento servì ad ampliare quell’edificio, ora è eticamente possibile utilizzarlo per qualcos’altro ? Per un’altra funzione ? Ci chiediamo anche allora se è ineccepibile dal punto di vista etico utilizzare delle risorse per uno scopo e poi invece dimenticarsene e cambiare tutto? Cosa si vuol fare di quella struttura ?

La Comunità Europea ha dato al comune un mare di soldi e poi ….dopo meno di vent’anni (ala nuova inaugurata nel 1998) si cambia idea….portando il museo in un luogo, illustre per quanto si voglia, ma che rivela una visione ristretta, limitata, non adatta alla dimensione della città e del suo territorio ma del piccolo centro di paese dove tutto deve ruotare intorno alla chiesa o al palazzo comunale !

Da quanto appare ora la città ha dei bilanci risicati tanto che si legge che è costretta ad aumentare le tasse ai cittadini e allora come portiamo a termine un progetto che per realizzarlo dovrà per forza andare verso investimenti di grande portata: c’è da rifare tutto nella sede ipotizzata, dagli impianti, ai mezzi per garantire l’accesso alle persone svantaggiate, agli arredi e tutto questo con una spesa certamente enorme e con dei tempi molto lunghi. Chi conosce la delicatezza delle operazioni non solo di ricollocazione di beni culturali, ma di spostamento di un intero museo può ben immaginare.

Torniamo alla domanda al Dr Casagrande:

Si dice che il Museo ora è decentrato , che è difficilmente raggiungibile. Che commenti può fare ?

2) L’accessibilità: la sede attuale del Museo della bonifica, non è affatto decentrata , se si pensa ad un visitatore esterno che vi acceda dalle zone turistiche, dall’estero o arrivi con i propri mezzi dalle città, province o regioni vicine. Dal centro cittadino si arriva con una breve corsa in bicicletta, utilizzando gli esistenti percorsi ciclabili.

Il museo attuale ha una viabilità di accesso assolutamente invidiabile, trovandosi immediatamente a ridosso di un’arteria di circonvallazione, è dotato di un ampio parcheggio, è immerso nel verde, con un giardino interno stupendo cha va valorizzato e maggiormente curato (purtroppo il giardino è spezzato in due dalla rete con i reticolati a protezione della caserma della Polizia Stradale). L’area verde ha tutte le caratteristiche e le potenzialità che potrebbero essere ben sviluppate e rese degne ad una struttura così importante ed affermata.

Domanda: Ma un museo del territorio ha proprio necessità di essere collocato in una sede che non da spazio e prospettive?

Il museo dovrebbe rimanere lì dov’è, almeno come Museo della bonifica. La sede ipotizzata potrà funzionare solo spezzando le collezioni e magari destinando la parte relativa alla bonifica ad altro luogo, distruggendo quindi l’unità di museo territoriale che è la caratteristica fondamentale che ora ha.

Museo decentrato ? Si pensi allora al museo di Altino, in mezzo alla campagna, o a quello di Torcello in mezzo ad un’isola della laguna, o a quello del Risorgimento di Vicenza uno dei più importanti in Italia per la storia della Prima guerra mondiale che è collocato in una villa su una collina sopra la città… ma anche all’estero…..caso del Deutsche Museum di Monaco di Baviera aggiungiamo noi interrompendo il Dr Casagrande

Infatti Il Deutsche Museum non è in centro a Monaco ma deve essere raggiunto con la Metro o con una bella camminata. Vi è parcheggio e ristorante all’interno ma diversi anche fuori. Certo Monaco non è San Donà e il Deutsche Museum non è il Museo della Bonifica ma fatte le debite proporzioni possiamo andare avanti con le nostre considerazioni

Ritorniamo ad un altro argomento e quindi domandiamo al Dr Casagrande : ci è stato detto che vi sono da anni giacenti dei progetti già pronti di sistemazione della sede attuale per il riammodernamento dell’edificio (dopo trent’anni è necessario farlo) per mettere a norma la struttura, ma cosa si è fatto per accedere ai finanziamenti che potevano essere disponibili ?

Casagrande: Erano progetti che prevedevano, oltre all’adeguamento normativo degli impianti, ad una differenziazione dei percorsi interni, anche la disponibilità di nuovi dispositivi di sorveglianza e un miglioramento dell’apparato espositivo, inoltre la dotazione di un impianto fotovoltaico che avrebbe ridotto i costi di esercizio e resa disponibile una quantità di energia necessaria per la climatizzazione, aspetto fondamentale in una struttura, soprattutto l’ala nuova, che nella fase progettazione non ha avuto la necessaria attenzione agli aspetti scientifici di conservazione, importanti per garantire nel tempo la sopravvivenza dei materiali più deperibili (soprattutto il legno e i tessuti), caratterizzanti i beni culturali etnoantropologici.

Considerazione che ci vengono spontanee:Che fine hanno fatto quei progetti ? Perché non si sono ricercati i finanziamenti ?

Perché si ha una visione ristretta delle grandi potenzialità che invece ha l’attuale sede del museo ?

L’amarezza è proprio dovuta alla constatazione che manca secondo noi proprio una impronta di visione futura allargata ad uno sviluppo dello stesso come ci si aspetterebbe che avesse.

Non basta chiudere 98 metri di corso Silvio Trentin per dare l’idea di un centro che attrae. Secondo noi bisogna considerare

1)     Cosa è il Museo della Bonifica

2)     Cosa rappresenta per la Città

3)     Cosa potrebbe e dovrebbe rappresentare

4)     Sviluppo del Museo

5)     Immagine del Museo , inserita nella nostra Città

 

E qui ci fermiamo

Lasciamo ai lettori le considerazioni sui punti che abbiamo esposto

Il futuro del Museo e della Città si vedrà …..