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"Movimento di opinione per la Città un ponte tra la gente, la voce del cittadino tra i cittadini"



Il movimento di opinione "il ponte" si prefigge di raccogliere le opinioni del cittadino, filtrandole ed elaborandole per capire cos'è importante e più utile per la gente.

Dando spazio a tutte le proposte mantenendo sempre la persona e le persone al primo posto.

Si intendono sviluppare i collegamenti con le associazioni di volontariato, con le istituzioni, con le associazioni di categoria, e dei media per elaborare nel miglior modo ciò che viene esposto dal cittadino. Non limitandoci alla critica in quanto tale, ma impegnandoci a costituire e a a tradurre in realtà le idee.

Al movimento di opinione "il ponte" puo' associarsi chiunque desideri lavorare per migliorare la nostra città: renderla più vivibile e sana; ogni persona indipendentemente dalla colorazione politica e dall'iscrizione a un partito, purchè il suo pensiero sia guidato da sani principi.
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Tag Archive for Comune di San Donà di Piave

Museo della Bonifica. Si può Spostare ?

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IL MUSEO DELLA BONIFICA NON SI SPOSTA!
Abbiamo provato a collocare, una accanto all’altra, due immagini tratte da Google earth: la prima relativa al fabbricato attuale del museo e l’altra collocata all’interno della precedente con l’ingombro della nuova sede proposta (Monumento ai Caduti in Guerra). Entrambe le foto sono scattate dalla stessa altezza, per cui non ci sono dubbi sulla proporzione. E’ di tutta evidenza che il museo attuale non può star dentro alla nuova sede proposta. E allora: cosa si vuol fare del fabbricato attuale ? Cosa si farà del materiale che c’è dentro? Avremo due sedi ? Un nuovo museo di che cosa ? E’ in grado il bilancio comunale di sopportare le spese di una doppia gestione? A tutte queste domande, precise, rivolte all’amministrazione in consiglio comunale sono state date solo risposte generiche ed elusive. I cittadini, tranne forse alcuni (e riteniamo siano davvero pochi in verità per i contatti che abbiamo avuto), non desiderano assolutamente questo trasferimento costoso ed inutile. D’altro canto, l’amministrazione continua a trascurare l’attuale sede del museo nelle attività programmate, dimostrando una innaturale caparbietà. Nessuna delle conferenze in programma, di un ciclo di sei conferenze su tematiche riguardanti il periodo della Prima guerra mondiale, si terrà in museo. Ed è da ricordare (ne abbiamo parlato in un nostro post del 27 marzo scorso) che il Museo della Bonifica con altri tre importanti musei della regione, ha istituito la “Rete dei Musei della Grande guerra”, che dovrebbe operare soprattutto in questo periodo all’interno del Centenario anzi, dovrebbe estendersi anche ad altre realtà della regione per creare sistema. Ebbene, non solo la rete non sta operando, ma il Museo della Bonifica, da come abbiamo potuto riscontrare, non è stato mai coinvolto in ALCUNA ATTIVITA’ organizzata da questa amministrazione nell’ambito del Centenario della Grande guerra, come se sull’argomento non avesse mai fatto nulla, mentre invece proprio sulla Grande guerra ha fatto, e ha fatto TANTO, e non poteva essere diversamente a San Donà, città del Piave. Una sezione dedicata, pubblicazioni, ricerche storiche, conferenze, attività didattiche, ideando e allestendo spettacoli sulle rive del Fiume Sacro con migliaia di spettatori, addirittura organizzando un viaggio con un treno con un museo viaggiante installato in un vagone che ha toccato le stazioni più importanti portando alle città di fermata l’acqua del fiume Piave. Da San Donà il convoglio è andato in Slovenia e trainato da una vaporiera a carbone è arrivato sino a Caporetto (Kobarid che dispone di un eccezionale museo di guerra, d’altro canto la travolgente vittoria austrungarica lo richiedeva ma anche l’altrettanto accanita resistenza degli italiani sul Piave meritava che si valorizzasse il museo di San Donà). Fu una esperienza entusiasmante, davvero unica, per chi la visse (c’erano anche dei viaggiatori in quel treno composto da carrozze d’epoca). Certamente torneremo su questi argomenti perché è doveroso anche ricordare quello che si è fatto e perché riteniamo come cittadini (anche se vediamo purtroppo anche in altre realtà che i cittadini ormai non contano più nulla…ma noi non desisteremo) che quello che sta commettendo l’amministrazione sia un errore grave. Non promuovendo il museo proprio in un periodo in cui dovrebbe farlo, sfruttando lo strumento disponibile della rete nato apposta per iniziare ad operare nel periodo del Centenario, crea allo stesso museo un danno di immagine, che poi dovrà essere recuperato, e non sfruttando la favorevole opportunità, originerà anche un danno economico perché comunque la struttura è aperta e costa.
DIFENDIAMO IL MUSEO DELLA BONIFICA !!!

Comunicato del Comitato a Difesa del Museo della Bonifica

Riceviamo questo messaggio, questo articolo da Dino Casagrande con il quale abbiamo stretto una collaborazione a difesa del Museo della Bonifica e contro lo spostamento e lo smembramento dello stesso.
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casagrande

” E’ un invito tutti coloro che al momento hanno manifestato interesse e voglia di difendere il museo dove si trova.
Stiamo raccogliendo le firme per l’adesione al Comitato. Contiamo di diffonderci ovunque, indipendentemente dalla posizione politica perché riteniamo che salvare il museo sia un impegno di tutti.
Lunedì mattina 29 febbraio e il lunedì successivo il 7 marzo, noi andremo avanti con la comunicazione. Sono previste due giornate per la distribuzione dei volantini che abbiamo predisposto e che vi invio in copia.
La distribuzione è autorizzata in quanto è stata inoltrata la domanda al Comando della Polizia locale, come prescritto dal vigente regolamento di Polizia Urbana e da quello sulla pubblicità. Per l’autorizzazione vige il silenzio-assenso. Il comando vigili, comunque, mi ha già comunicato che nulla osta. Stamattina è stato effettuato il prescritto versamento del canone e pertanto possiamo procedere alla distribuzione del materiale nei due giorni indicati. Ho predisposto 400 volantini e 400 li ha predisposti Adriano Caminotto poi quando saranno esauriti anche nella stessa giornata di lunedì procederemo a stamparne degli altri. Prevediamo di distribuirne migliaia. Alle prime due distribuzioni ne seguiranno altre fino a comprendere tutta la città. Dobbiamo organizzarci adeguatamente per una distribuzione capillare.
Ci siamo incontrati come direttivo per consolidare una adeguata program-mazione distributiva cercando di toccare centro e frazioni cittadine, scuole, centri culturali, centri associativi, centri commerciali e quant’altro.

Chi potrà distribuire ?

Attenzione, la distribuzione via web non è un problema ma il volantinaggio si. Essendo io il responsabile del comitato al momento addetti alla distribuzione saranno solo tre, poi potranno aggiungersene altri. E’ da tenere presente, infatti, che per ogni persona e per ogni giorno di distribuzione c’è da pagare il relativo canone che non è alto (Euro 5,13) ma va pagato per essere in regola ed evitare sanzioni amministrative che poi vanno a gravare su di me.

PERO’ COME DETTO SOPRA LA COMUNICAZIONE DEL VOLANTINO SI PUO’ ANCHE INVIARE PER EMAIL SI PUO’ PARLARE, SI PUO’ PERTANTO DIFFONDERE ANCHE VERBALMENTE IL MESSAGGIO …QUESTO SI PUO’ FARE. IL SITO CHE PAOLO MADEYSKI CI HA MESSO GENTILMENTE A DISPOSIZIONE (www.ilponte.ws attenzione !!: non .it !) già pubblica le nostre comunicazioni. Diffondete, cortesemente il nostro messaggio anche attraverso la segnalazione del sito.

Al momento, pertanto, potranno distribuire volantini il sottoscritto, Adriano Caminotto e sto cercando un altro volontario. Ben accetto, pertanto se si fa avanti qualcuno. SEGNALATEMI UN NOMINATIVO…GRAZIE.

L’idea che il museo possa essere trasferito come abbiamo già segnalato in più occasioni anche attraverso la stampa (ma comunque organizzeremo al momento opportuno, ovvero quando il comitato sarà ben solido ed operante, anche un incontro pubblico), è un’idea insana perché tende ad eliminare dalla memoria una sede vocata a questo utilizzo, per la quale la città ha speso ingenti risorse, per sostituirla ad un’altra meno capiente, non solo privando la città di un luogo simbolo della nostra identità, ma un luogo accessibile, ben individuato, ben definito nell’immaginario collettivo e che è entrato nella vita della nostra comunità cittadina come punto di riferimento insostituibile.

Cambiare è lecito ma dev’essere per migliorare e non per peggiorare. Il nuovo museo sarà diverso, sarà più piccolo, sarà smembrato, sarà meno accessibile, non sarà più in un edificio che è un’opera d’arte architettonica, non sarà più quello che conosciamo e costerà altre fatiche e altre risorse una scelta che priverà la città di servizi più necessari, perché le risorse non sono infinite. Non è sempre detto che cambiare sia positivo, cambiare a volte è negativo.

Ho riflettuto ancora sull’ipotesi di “cambiamento” ho elaborato altre considerazioni che sono proprio contrarie al progetto dell’amministrazione civica. Possono esserci altre ragioni che al momento non conosciamo perché non ci sono state rese note…e non è corretto fare delle illazioni sparare delle ipotesi senza rendere noto tutto il progetto… Vendita dell’immobile, permuta ? A qualcuno fa gola quell’edificio? Non è dato a sapere… Ne discuteremo.

Al momento vi ringrazio. Il sito del Il Ponte ha già pubblicato il volantino e anche il libretto scritto ancora in agosto e pubblicato sul sito il Ponte. Il libretto, se non l’avete già visto, contiene le prime impressioni contrarie all’ipotesi di trasferimento che sono tuttora valide ma che potremo integrare anche con il vostro aiuto. Da diffondere, a tutti quelli che conoscete, anche quello. Grazie.

Grazie dell’attenzione e cordiali saluti.

Dino Casagrande

COMITATO SPONTANEO DI CITTADINI “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’” – STATUTO

Pubblichiamo lo Statuto del Comitato Spontaneo di cittadini ” Difendere il Museo della Bonifica per dfendere la nostra identità ”
Chi vuole aderire troverà poi la mail e il numero di telefono
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COMITATO SPONTANEO DI CITTADINI “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’” – STATUTO
TITOLO I – FINALITA’ E SCOPI DEL COMITATO
Art. 1 – Richiamo all’atto costitutivo; sede del Comitato
I contenuti dell’atto costitutivo fanno parte integrante e sostanziale del presente statuto. La sede provvisoria del comitato è fissata in San Donà di Piave Corso Silvio Trentin, 101.
Art. 2 Scopi del Comitato.
Il Comitato come denominato in oggetto, e nel presente statuto chiamato d’ora in poi semplicemente Comitato, assume a proprio scopo salvare (e valorizzare, potenziare, sviluppare) il museo della Bonifica della Città di San Donà di Piave lì dov’è, in un immobile di assoluto pregio architettonico (parliamo della cosiddetta “ala vecchia”) che dispone già di collezioni molteplici ed archivi, di una biblioteca specializzata nelle materie soprattutto di agricoltura e bonifica, di ricchezze culturali costituite, anno dopo anno, in trent’anni di attività, un patrimonio di valore scientifico che va certamente oltre i confini nazionali. La sede, inoltre, è di completa accessibilità essendo non lontana dal centro cittadino, dotata di ampi parcheggi e collegamenti con le principali vie di comunicazione (circonvallazione interna e vicinanza con la bretella che collega alla rete di strade statali ed autostrade). Il Comitato, pertanto, ha per scopo la difesa del museo dove si trova, anche per difendere l’identità delle nostre genti. Il museo può candidarsi ad essere un fondamentale, insostituibile e privilegiato luogo di confronto e di dialogo costruttivo anche con le culture che vengono dall’esterno, perché nel museo si possono comprendere le origini contadine e popolari che contraddistinguono il nostro territorio e che affermano, inequivocabilmente, la sua precisa identità e allo stesso modo permettono di trovare dei valori comuni in un’ottica di interculturalità che è la premessa per garantire l’integrazione. Per quanto sopra specificato, tra gli scopi del Comitato vi sono anche le attività di studio, di documentazione, di ricerca, di informazione relative alla storia e allo sviluppo economico e sociale della città e del territorio.
Art. 3 – Salvaguardia di una visione unitaria del museo.
Il Comitato valuta che l’edificio “Monumento ai Caduti in Guerra”, ipotizzato come nuova sede del museo, oltre a comportare impegni finanziari gravosissimi per la ristrutturazione, è insufficiente a contenere le collezioni e i depositi attualmente ospitati nella sede di viale Primavera. Inoltre, il paventato smembramento del Museo della Bonifica in diverse sedi, si rivela inutile e dannoso perché comprometterebbe la visione unitaria di un museo che è anche emblema della storia, delle vicende umane e della identità del territorio, che qui ha visto sorgere la prima sede della Serenissima. Perderebbe, inoltre, anche la caratteristica di Museo della Bonifica che attualmente ha, tenuto conto del ruolo che la Città di San Donà di Piave ha avuto nell’epopea della bonifica, ospitando il congresso nazionale del 1922 che ha dato gli spunti per la legislazione nazionale relativa al settore, e con i grandiosi lavori realizzati nel proprio comparto territoriale, ha fornito esempio e modello per l’intera nazione, ammirato anche all’estero.
Art 4 – Promozione del museo.
Lo sdoppiamento in due o più sedi del museo, oltre a comportare uno stravolgimento della visione unitaria delle collezioni che in questo momento la sede di viale Primavera garantisce e assicura, è anche irrealistica sotto l’aspetto economico nell’attuale momento di crisi, aprendo alla necessità di gravare i bilanci di costi gestionali insostenibili. Il museo, indicato nel masterplan regionale della Grande Guerra come punto di accesso privilegiato per gli scenari della “Battaglia di arresto” e del “Solstizio” delle aree “Piave” e “Litorali”, dovrebbe invece essere potenziato e promosso proprio in vista degli eventi del Centenario.
Art. 5 – Partecipazione e assenza di finalità di lucro.
Il Comitato è senza scopo di lucro, fondato sull’attività gratuita, ed aperto a tutti cittadini e a tutti coloro che condividono le stesse finalità confermando la propria volontà sottoscrivendo l’adesione al presente statuto, non avrà alcuna connotazione ed orientamento di natura partitica, potrà essere allargato il più possibile, trattandosi di salvare un istituto che ha valenza per l’intera città. Potrà svolgere attività di volontariato finalizzata al perseguimento degli scopi per i quali è nato. Eventuali contributi verranno destinati a sostenerne l’attività.
Art. 6 – Attività.
Il Comitato porrà in essere attività secondo un programma definito dagli organi costituiti e approvato dall’assemblea per far conoscere i propri scopi attraverso le azioni di comunicazione ed informazione, una distribuzione di materiali informativi, raccolte di firme che ne potrà allargare e legittimare l’operato come specificato nel documento istitutivo.

Art. 7 – Contatti con le autorità e mobilitazione.
Il Comitato si assume il ruolo di ricercare ed ottenere dei contatti con le cariche politico-amministrative, ai vari livelli, per ottenere informazioni in un’ottica di confronto democratico finalizzato al raggiungimento degli scopi del comitato stesso. In relazione a quanto sopra il Comitato attuerà le iniziative di mobilitazione che si renderanno necessarie per difendere il Museo della Bonifica lì dove si trova.
TITOLO II – ORGANI DEL COMITATO
Art. 8 – Organi direttivi del Comitato.
Sono organi direttivi del Comitato: a) il Presidente con poteri di rappresentanza e b) il Consiglio Direttivo composto da quattro membri. Gli organi durano in carica un anno e sono rinnovabili. La carica di componente degli Organi del Comitato è incompatibile con quella di Sindaco e Assessore della Città di San Donà di Piave. Tutte le cariche nell’ambito degli organi del Comitato sono di servizio e a titolo gratuito.
Art. 9 – Assemblea.
L’assemblea, composta inizialmente dai soci fondatori indicati nell’atto costitutivo, nomina gli organi direttivi ed approva i programmi proposti dal Consiglio Direttivo. L’assemblea potrà essere allargata a tutti coloro che desidereranno far parte del Comitato firmando l’adesione agli scopi indicati nel presente statuto. L’assemblea nomina un revisore dei revisori dei conti, anche esterno all’assemblea.
Art. 10 – Convocazioni degli Organi, modalità, luoghi di riunione.
Il Presidente convoca il Consiglio Direttivo e l’Assemblea. La convocazione deve contenere l’ordine del giorno, la data, il luogo e l’ora della riunione, le modalità di convocazione si attuano attraverso le vie brevi: telefono, email, sms. Le riunioni sono valide con la presenza della metà più uno dei componenti. Qualora non fosse raggiunto il numero sufficiente la riunione verrà riconvocata in seconda convocazione e la riunione sarà valida con la presenza di qualsiasi numero dei componenti. Le decisioni degli organi sono assunte a maggioranza dei voti. Il luogo delle riunioni sarà stabilito di volta in volta.
Art. 11 – Finanziamenti, contributi, revisori dei conti.
Il Comitato, opera con autofinanziamento dei soci per spese inerenti propria attività. Potrà essere destinatario di contributi, conservando e documentando, ai sensi di legge, i relativi atti contabili. Il presidente potrà nominare tesoriere uno dei componenti del Consiglio Direttivo. Il revisore dei conti ha il compito di controllare la regolare tenuta della contabilità e di procedere alle verifiche economiche e finanziarie di legge qualora il comitato sia destinatario di contributi per l’attività.
Art. 12 – Norma finale.
Per tutto quanto non contemplato dal presente Statuto, è fatto espresso richiamo al Codice Civile. Il Comitato potrà richiedere il riconoscimento da parte di autorità amministrative ed enti secondo le norme dei relativi statuti o regolamenti.

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SIAMO CONTRARI AL TRASFERIMENTO DEL MUSEO DELLA BONIFICA: UNA PROPOSTA CHE PREOCCUPA CHI AMA IL MUSEO, E NON MIGLIORA LA CITTA’.
L’Amministrazione Comunale di San Donà di Piave ha espresso in termini formali (voce di bilancio), ancorché generici e finora imprecisati, la volontà di trasferire il Museo della Bonifica in altra sede (si ipotizza un trasferimento nell’edificio di rilievo storico ed architettonico denominato “Monumento ai Caduti in Guerra”), insufficiente a conservarne le collezioni.
Il Museo della Bonifica, denominazione del Museo Civico della Città di San Donà di Piave, aperto al pubblico il 3 ottobre 1983, ha svolto un’attività culturale importantissima per la città ed il territorio del quale è emblema riconosciuto. E’ STATO REALIZZATO E AMPLIATO CON INGENTI SPESE E CONTRIBUTI COMUNITARI. NOI VOGLIAMO CHE RIMANGA DOV’E’: QUESTO E’ IL NOSTRO PROPOSITO. E’ IN UN EDIFICIO STUPENDO, IN MEZZO AL VERDE, UN’OPERA D’ARTE ARCHITETTONICA CHE CON IL SUO CONTENUTO E’ NELL’INSIEME UN PATRIMONIO DAL VALORE INCALCOLABILE.
SIAMO CONVINTI che il museo nell’attuale sede rappresenta in modo organico, completo e difficilmente uguagliabile l’identità delle nostre popolazioni esempio costante, duraturo ed accessibile anche a coloro che vengono qui da altri paesi per affrontare nuove esperienze di vita. RITENIAMO PERCIO’ doveroso difendere IL MUSEO che con tanto lavoro è stato creato in trent’anni NELL’EDIFICIO CHE LA CITTA’ GLI HA DESTINATO, ampio, baricentrico e di facile accesso.
RITENIAMO DI ADOPERARCI, CON L’AIUTO DI TUTTI I CITTADINI, AFFINCHE’ L’ATTUALE SEDE SIA MANTENUTA POTENZIATA, PROMOSSA, VALORIZZATA COME MERITA.
NOSTRA EMAIL: avverte@gmail.com telefono: 3293817509
CHIAMACI, INVITA ALTRI AMICI AD ADERIRE! SIAMO ANCHE SU FACEBOOK E SUL SITO “IL PONTE”

IL MUSEO DELLA BONIFICA E’ IL MUSEO DEL TERRITORIO NEL QUALE LA POPOLAZIONE PUO’ RISPECCHIARSI TROVANDO IN ESSO I RIFERIMENTI E LE FONTI INSOSTITUIBILI DELLE PROPRIE ORIGINI, DELLA PROPRIA ESISTENZA, DELLA PROPRIA STORIA, DEL PROPRIO PROGRESSO ECONOMICO E SOCIALE.

RISPETTIAMO IL NOSTRO PASSATO PER COSTRUIRE IL FUTURO !

QUESTA INIZIATIVA RIMANE APERTA A TUTTI SENZA ALCUNA DIFFERENZA DI COLORE POLITICO. TI CHIEDIAMO DI PARTECIPARE PER CONTRIBUIRE A SALVARE IL MUSEO NELL’ATTUALE SEDE.

SPOSTARE IL MUSEO ? E’ UN SACRIFICIO COSTOSO ED INUTILE. AIUTACI A FARLO CAPIRE !

NOSTRA EMAIL: avverte@gmail.com telefono: 3293817509

CHI ADERISCE SARA’ AVVISATO DI TUTTE LE INIZIATIVE

IL COMITATO VOLONTARIO SPONTANEO “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’”

Riportiamo gli articoli apparsi sulla stampa locale sul problema attuale del Museo della Bonifica. Si parla di trasferirlo in altro luogo. Nasce per questo un Comitato per difendere e sostenere la sede attuale del |Museo della Bonifica. A tale comitato ha aderito anche il Ponte . Il Comitato vuole difendere la sede storica ma anche promuovere il Museo come punto di attrazione turistica e punto di cultura e i identità storica nel nostro territorio

Riportiamo sotto gli articoli apparsi sulla stampa locale e poi un articolo che il Comitato ci ha fatto pervenire

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IL COMITATO VOLONTARIO SPONTANEO “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’” SI E’ COSTITUITO PER VALORIZZARE L’ATTUALE MUSEO DELLA BONIFICA, MANTENENDONE LA COLLOCAZIONE NELL’ATTUALE SEDE EVITANDO COSTI INUTILI PER LA COLLETTIVITA’ CONNESSI ALLA REALIZZAZIONE DI UNA NUOVA SEDE CON INGENTI COSTI DI TRASFERIMENTO E DI CREAZIONE DEI NECESSARI SERVIZI. IL COMITATO E’ FORMALMENTE COSTITUITO E REGISTRATO A SAN DONA’ DI PIAVE IL 6 .2.2016, N. 277, ATTI PRIVATI SERIE 3° – C.F. 93044620271.

IL COMITATO PUBBLICHERA’ SU QUESTO SITO UNA SERIE DI MEMORIE PER FAR CONOSCERE ALLA CITTADINANZA LE SUE INIZIATIVE.
IL GIORNO 11 FEBBRAIO 2016 SI E’ PRESENTATO ALLA STAMPA LOCALE (V. ARTICOLI PUBBLICATI SUL GAZZETTINO E LA NUOVA VENEZIA DEL GIORNO 12 FEBBRAIO) SERVIZI SARANNO ANCHE MESSI IN ONDA E TRASMESSI NEL SITO DI PIAVE TV.
PUNTI QUALIFICANTI DELL’ATTUALE EDIFICIO ADIBITO A MUSEO DELLA BONIFICA
E’ UBICATO IN UN EDIFICIO DI GRANDE PREGIO ARCHITETTONICO,
L’EDIFICIO E’ IN MEZZO AL VERDE, ED HA UNA STRUTTURA MODULARE E AVVINCENTE, UN’OPERA D’ARTE ARCHITETTONICA. I GIARDINI INTORNO NE SONO IL COMPLEMENTO

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IL MUSEO HA TROVATO COLLOCAZIONE NELL’EDIFICIO DENOMINATO EX CONVENTO CLARISSE DELLA PROVINCIA FRANCESCANA DI SANT’ANTONIO DA PADOVA. COSTRUITO NEL 1967 SU PROGETTO DEGLI ARCHITETTI BIANCHI E ZAMBUSI PUO’ ESSERE CONSIDERATO UN UNICUM ARCHITETTONICO ANCHE PER LA PARTECIPAZIONE NELLA FASE PROGETTUALE DEL PROF. CARLO SCARPA, VENEZIANO, UNO DEGLI ARCHITETTI PIU’ IMPORTANTI DEL XX SECOLO.
IL MUSEO E’ DI PROPRIETA’ COMUNALE ED E’ STATO APERTO AL PUBBLICO NEL 1983, FUNZIONA ININTERROTTAMENTE DA OLTRE 32 ANNI. LA COSIDDETTA ALA NUOVA (ALA EST, A DESTRA DELL’IMMAGINE) FU PROGETTATA DALL’ARCH. UMBERTO BARUCCO ED HA UNA STRUTTURA CHE CONSENTE UNA ROTAZIONE ESPOSITIVA E MODULI VARIABILI DEGLI ALLESTIMENTI. E’ STATA REALIZZATA IN MASSIMA PARTE CON IL CONTRIBUTO DELLA COMUNITA’ EUROPEA.
L’EDIFICIO GARANTISCE UNA VISIONE UNITARIA DELL’INSIEME DELLE COLLEZIONI, E’ DOTATO DI SERVIZI (BIBLIOTECA SPECIALIZZATA, SALA STUDIO, SALA CONFERENZE ARCHIVI), DI LABORATORIO PER PREPARAZIONE DEGLI OGGETTI E PER LA LORO MANUTENZIONE PERIODICA, NONCHE’ DI DEPOSITI.
L’EDIFICIO POTREBBE AVERE UNA NATURALE CONTINUITA’ NELLA PARTE ORA OCCUPATA DALLA POLIZIA STRADALE, QUALORA LA SEZIONE, COME IPOTIZZATO, FOSSE UBICATA IN ALTRO LUOGO (EX CASERMA TOMBOLAN FAVA).
SI CREEREBBE UN POLO IMPORTANTE CON MAGGIORE DISPONIBILITA’ DI SPAZI E ALLARGAMENTO DEI SERVIZI TECNICI COME AD ESEMPIO UNA NUOVA COLLOCAZIONE DELLA BIBLIOTECA SPECIALIZZATA, DELLA SALA STUDIO, SALE DI CONSULTAZIONE E NATURALMENTE ALTRE NUOVE SALE DI ESPOSIZIONE, NONCHE’ DI ALTRI SERVIZI ACCESSORI (CAFFETTERIA).
NON HA BARRIERE ARCHITETTONICHE E DISPONE DI AMPI PARCHEGGI

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L’EDIFICIO GODE DELLA VICINANZA ALLE VIE PRINCIPALI DI COMUNICAZIONE (CIRCONVALLAZIONE INTERNA E STATALE 14 A 800 METRI DI DISTANZA), E, ATTRAVERSO LA BRETELLA, UN VELOCE COLLEGAMENTO ALL’AUTOSTRADA E ALLA PROVINCIALE PER TREVISO, IN UNA POSIZIONE LOGISTICA IDEALE.
MUSEO COME VIENE VISTO DALLA CITTA’
IL MUSEO E’ IL LUOGO CHE NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO E’ IL CENTRO DELLA CONSERVAZIONE DELLE MEMORIE E DELL’IDENTITA’ DELLA COMUNITA’.
COME TALE E’ GIUSTO CHE ANCHE LA COMUNITA’ SE NE FACCIA CARICO INTERVENENDO NELLA GESTIONE.
E’ DOTATO DI IMPORTANTI COLLEZIONI DI MATERIALI E CONTIENE I RICORDI DELLE FAMIGLIE CHE HANNO DONATO LE PROPRIE COSE PERCHE’ DIVENGANO DI PATRIMONIO COMUNE DELLA CITTA’.
IL MUSEO E’ UN LUOGO PRIVILEGIATO DI INCONTRO TRA CULTURE.
COSTI DI GESTIONE
QUALI SONO I REALI COSTI DI GESTIONE ? UN MUSEO NON E’ MAI IN ATTIVO, LA CULTURA E’ UN SERVIZIO IMPORTANTE E CHE COSTA MA MANTENERE LE MEMORIE DI UNA CITTA’ HA UN COSTO DI GESTIONE SOPPORTABILE E CHE PUO’ ESSERE RIDOTTO CON LA COLLABORAZIONE DI TUTTI E CON INVESTIMENTI MODESTI.
VI SONO DEGLI INTERVENTI NECESSARI DA ATTUARE NELL’EDIFICIO COME LA MANUTENZIONE PERIODICA E LA MESSA A NORMA DELL’ALA OVEST.
LA RIDUZIONE DEI COSTI DEI CONSUMI DI ENERGIA SI PUO’ REALIZZARE ATTRAVERSO IMPIANTI CHE CREANO ENERGIA SFRUTTANDO LE NUOVE TECNOLOGIE E L’INSTALLAZIONE DI LUCI A MINOR CONSUMO.
IL MUSEO PUO’ OPERARE IN RETE CON ALTRI MUSEI PER UNA MAGGIORE PROMOZIONE E COLLABORAZIONE GESTIONALE. OTTENENDO ANCHE UNA MAGGIORE VISIBILITA’ (HA ISTITUITO CON ALTRI 3 MUSEI LA RETE DEI MUSEI DELLA GRANDE GUERRA CHE POTREBBE ALLARGARSI).
POTREBBE AMPLIARE LA PROMOZIONE ATTRAVERSO LE ATTIVITA’ TURISTICHE INSERENDOSI NEI PERCORSI TURISTICI IN COLLABORAZIONE CON LE ALTRE ASSOCIAZIONI DELLA CITTA’ E DEL TERRITORIO.
IL COMITATO VUOLE PORTARE AVANTI L’IDEA DEL MUSEO DELLA BONIFICA COME TESTIMONIANZA DELL’IDENTITA’ DELLA POPOLAZIONE CITTADINA, SI BATTERA’ PER CONSERVARE QUESTO LUOGO DI CIVILTA’.
E’ COME SE CHI CI HA PRECEDUTO CI AVESSE CONSEGNATO UN TESTIMONE, SENTIAMO COME DOVERE DI CITTADINI CONSERVARLO E PROMUOVERLO.
PERCHE’ NELLO STESSO LUOGO, OVVERO PERCHE’ SALVARE L’ESISTENTE ?
PERCHE’ LA LIMITATA CAPIENZA DELL’IMMOBILE PROPOSTO (MONUMENTO AI CADUTI) PORTEREBBE SICURAMENTE AD UNO SDOPPIAMENTO DEL MUSEO CON CONSEGUENTE DISGIUNGIMENTO DELLA VISIONE UNITARIA CHE QUESTO MUSEO HA E CHE PARTE DALL’ASSETTO ANTICO DEL TERRITORIO (DALL’EPOCA PREISTORICA ALLA PRIMA SEDE DELLA REPUBBLICA DI VENEZIA A CITTANOVA), PER ARRIVARE, DOPO L’EPOPEA DELLA BONIFICA, ALLA SITUAZIONE ATTUALE. SAN DONA’ DOPO IL CONGRESSO NAZIONALE DELLE BONIFICHE DEL MARZO 1922 PUO’ ESSERE CONSIDERATA COME LA PICCOLA CAPITALE DELLA BONIFICA. IL MONUMENTO COLLOCATO PROPRIO DAVANTI ALL’INGRESSO DEL MUSEO RICORDA I GRANDIOSI LAVORI DELLA BONIFICA MA ALLO STESSO TEMPO L’IMMANE LAVORO DI GENERAZIONI DI OPERAI. IL MUSEO CONSERVA TESTIMONIANZE DELLA DISTRUZIONE BELLICA E DELLA RICOSTRUZIONE DELLA CITTA’ CON I PROBLEMI CREATI DALL’ EMIGRAZIONE E DALLA POVERTA’ DIFFUSA E DA MALATTIE UN TEMPO ENDEMICHE COME MALARIA E PELLAGRA. OGGI TUTTO QUESTO E’ PASSATO MA CI TROVIAMO IN UN’AREA SEMPRE DIFFICILE E FRAGILE DAL PUNTO DI VISTA IDROGEOLOGICO. PER QUESTO E’ NECESSARIO MANTENERE QUELLA VISIONE UNITARIA CHE SOLO LA SEDE DI VIALE PRIMAVERA PUO’ CONSENTIRE.
IL MUSEO ATTUALE OFFRE UN PERCORSO COMPLETO, NELLO STESSO LUOGO, CON UNA MOLTEPLICITA’ DI SERVIZI, DI COLLEZIONI ANCHE NON VISIBILI.
SARA’ PUBBLICATA IN SEGUITO UNA RELAZIONE SPECIFICA.
NON SERVE FARE UN ALTRO MUSEO DELLA BONIFICA SALVIAMO INVECE L’ESISTENTE E VALORIZZIAMO I SUOI CONTENUTI.
IL COMITATO E’ APERTO A TUTTE LE COLLABORAZIONI ED ADESIONI E NON HA, NE’ AVRA’, ALCUN COLORE POLITICO.
IL MUSEO DELLA BONIFICA E’ COLLOCATO IN UN EDIFICIO “FIRMATO”…COME UN’OPERA D’ARTE. Come si vede dalla scritta.

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E allora ci chiediamo: Cosa si vuole fare dell’edificio ? Deve rimanere IL MUSEO !

DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’

DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’

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Riporto qui in integrale la lettera che il Dr. Dino Casagrande, ex Direttore del Museo della Bonifica aveva inviato al Gazzettino e che è stata pubblicata il giorno 19 dicembre, anche se non integralmente per ragioni di spazio, relativa ad un commento sul confronto tra i costi di due importanti istituzioni culturali sandonatesi: teatro e museo.

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Ho evidenziato in giallo le parti non inserite nel giornale, ma che a me paiono fondamentali e utili a capire il problema, in quanto è bene precisare la funzione del museo rispetto a quella del teatro, altrimenti è poi difficile far paragoni.

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Visto, come abbiamo appreso di recente che c’è anche il tesoretto del rimborso IVA della società patrimonio forse di un importo considerevole, pensiamo che dovrà essere utilizzato in modo oculato, soprattutto per far fronte a spese quali ad esempio la manutenzione del patrimonio (e tra queste ci sarebbe anche il museo che attende un intervento da anni). Si dovranno verificare bene i conti perché ci sono fatture in sospeso e quindi è difficile dire se siano soldi certi e disponibili oppure no, e mi pare che ci siano in corso accertamenti.
L’Annamaria Babbo ha espresso dei forti dubbi, Menazza invece sembra sicuro che pagate due fatture rimanga qualcosa, …ma se rimane qualcosa si dovrà vedere bene dove spenderli.
In ogni caso, se non si vorranno spendere almeno in piccola parte, anche per la manutenzione del museo spesso considerato, e lo abbiamo visto nei comportamenti amministrativi, più una spesa che un servizio importante per la cultura e la gente, vorremmo che si spendessero almeno per le reali e urgenti necessità della popolazione….non ultime le telecamere…per le quali noi de “ Il Ponte “ ci battiamo da tempo.

Sempre più sentiamo persone che parlano e discutano di questo argomento, collegato alla cultura , al centro, al turismo, alla vita della città , alla storia di San Donà e sempre più crediamo che il problema sia sentito.

In quanto alla difesa della fonte della nostra memoria e cioè il museo, crediamo che moltissime persone siano d’accordo per salvarlo e valorizzarlo anche se costa. Ci sono persone che non si esprimono ma che amano il museo, che hanno donato al museo ricordi di famiglia, ricordi dei loro cari, rinunciando a possedere un bene personale ma pensando che tutto questo dovesse far parte del patrimonio collettivo perché importante memoria della nostra gente e del nostro territorio. Quante sono state le donazioni in tutti questi anni dal 1974 quando si sono iniziati a raccogliere gli oggetti fino ad oggi, in 41anni? Tantissime. Vanno conservate.
Riteniamo infatti che conservare le memorie dei nostri predecessori sia un dovere dell’amministrazione, perché il museo è nato con il sacrificio di tante persone, da chi ha rinunciato ad una piccola cosa perché diventi proprietà di tutti a chi ha lavorato sodo per mettere insieme uno ad uno questi ricordi che alla fine sono diventate importanti testimonianze della città e del suo territorio, della sua storia, delle sue vicende umane!
Ecco perché crediamo che su questi punti vada fatta una attenta riflessione e riteniamo che il nascente comitato per il museo, di cui si accenna nella lettera che segue, faccia bene ad operare per la difesa della nostra identità, salvaguardando le collezioni del museo nel luogo in cui attualmente si trova.
Ecco a voi la lettera integrale
Chi vuole considerazioni le può fare su FB o sulla pagina con la mail de “Il Ponte”

Gentilissimo Direttore,
il recente articolo apparso sulla sua testata il giorno 6 scorso e relativo ai costi di strutture culturali della Città di San Dona’ di Piave (Teatro e Museo) rende necessario intervenire per alcune puntualizzazioni.
Parlo non solamente in qualità di ex direttore del museo ma anche in qualità di componente di un comitato di cittadini che si sta costituendo e colgo l’occasione per evidenziarlo (in calce fornisco i riferimenti per aderirvi). L’accostamento fatto dall’Amministrazione nel suo comunicato, tra due strutture che hanno funzioni e missioni completamente diverse e costi diversi (e su quelli indicati nell’articolo sollevo notevoli perplessità), è fuorviante. La prima (il teatro), è una istituzione culturale dedicata allo spettacolo nelle varie discipline in cui esso si può esplicare: rappresentazioni drammatiche, musica, ballo, varietà, intrattenimento, finalizzate al divertimento e a svolgere una funzione di comunicazione.
La seconda, ha una missione che è completamente diversa e che è quella (e mi richiamo alla vasta definizione dell’ICOM, International Council of Museums): “Il Museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e specificamente le espone per scopi di studio, istruzione e diletto.” Mission completamente diverse.
Mettere sullo stesso piano due strutture culturali così differenti è voler fornire all’opinione pubblica una visione distorta. Bene, detto questo, il comitato costituendo, allo scopo di difendere il museo lì dov’è, lì dove è stato creato con enormi sacrifici, lì nella sua attuale, ideale collocazione logistica, vuole dedicare attenzione alla salvaguardia delle memorie del nostro passato, ai grandi problemi ambientali vissuti del nostro territorio, allo studio dei primi insediamenti antropici, alle vicende belliche, a tutta la storia vissuta dalle popolazioni e ai fondamenti delle loro origini che sono contenute in quella istituzione. Tutto questo dà a quell’istituto una valenza ed un’importanza che non si può certo misurare in modo così semplicistico: una differenza di costi. I dati ai quali si è fatto riferimento, inoltre rappresentano pienamente una situazione di trascuratezza della quale l’amministrazione dovrà in qualche modo rendere conto.
I costi riportati nelle affermazioni qualunquiste dell’amministrazione sono tutti da verificare, ma in ogni caso sarebbero comunque accettabili per una struttura che deve svolgere una missione altamente complessa quale è quella del museo che, oltre all’attività di conservazione e scientifica, deve porre in essere una serie di attività che attirino i visitatori nella struttura, deve poter svolgere una attività promozionale in modo da intercettarli dalle aree turistiche a noi vicine per incrementarne il numero, mettersi in rete con altri musei per creare un polo di attrazione che riesca a valorizzare i suoi importanti contenuti.
Ebbene, in questi ultimi due anni si è assistito, invece, ad una sorta di abbandono, mancanza di contenuti, mancanza di quegli interventi strutturali che erano necessari, mancanza di promozione, licenziamento di due bravi operatori (laureati in conservazione beni culturali) che avrebbero potuto costituire con la direzione una équipe poderosa ed autorevole, mancanza di un calendario di attività che fornisse ulteriori elementi per potenziare rilanciare un istituto culturale di primaria importanza non solo per la città, ma per l’intero territorio, come il museo della Bonifica. Inoltre, in tempi di crisi, di ristrettezza di risorse, di difficoltà finanziarie, si dovrebbe far ricorso (se si desidera fare buona amministrazione) anche al volontariato. Persone se ne sono rese disponibili ma sono state allontanate, ovviamente tutto questo ha avuto anche una ripercussione anche sui costi della struttura. Sì è fatto di tutto…ma in senso opposto a quello in cui si sarebbe dovuto operare.
L’atteggiamento colpevole dell’amministrazione comunale dovrà essere stigmatizzato e non mancherà occasione per farlo, e con il costituendo comitato lo faremo certamente: i cittadini devono riprendersi il proprio ruolo contro comportamenti di abbandono, contro le richieste inascoltate, in definitiva contro l’arroganza di potere purtroppo oggi presente in molte espressioni dell’autorità politica e amministrativa.
Dino Casagrande

Per aderire Email: avverte@gmail.com
O sulla mail del sito web (+ FB) : http://www.ilponte.ws/portale/?page_id=28

Desidero ricordare che in questo sito ai links

http://www.ilponte.ws/portale/?p=1776

http://www.ilponte.ws/portale/?p=1783

http://www.ilponte.ws/portale/?p=1787

Avevamo già pubblicato un lungo testo del dott. Casagrande che illustrava le ragioni per le quali il museo doveva rimanere lì dove si trova.

Progetto Museo della Bonifica: Botta e risposta tra Amministrazione e D. Casagrande

Giorni fa la Amministrazione aveva spiegato come intende agire per il trasferimento in centro del Museo della Bonifica. In relazione alle polemiche che questo argomento ha suscitato
Per chi non lo avesse letto riportiamo questo articolo apparso sulla Nuova Venezia

nuova venezia

Ed ecco pronta la risposta dell’ex Direttore del Museo della Bonifica
Il Dr Casagrande ribatte punto per punto e spiega i motivi per cui lui e molti sono contrari

Trasferimento del Museo della Bonifica “più” in centro a San Donà.
L’ articolo apparso recentemente sulla vostra testata (3 Novembre, “Una rete di musei civici per favorire il turismo”, con un intervento dell’Assessore Chiara Polita), e che mi chiama in causa, mi ha indotto alla stesura di questa breve lettera che pregherei gentilmente di pubblicare.
Mi sono bastate poche e brevi riflessioni per constatare che si vuole ancora procedere per una strada che ritengo sbagliata (ma ci sono altri cittadini che la pensano come me e presto sarà auspicabile metterci insieme!). Io ho redatto un piccolo libretto su questo non felice progetto, illustrando quelle che a mio parere sono le condizioni oggettive dell’istituto, attuali e di prospettiva, ma senza alcuno spirito polemico. Nel formulare delle osservazioni critiche, non solo per il bene del museo ma per la città, mi sono avvalso di una esperienza trentennale nel settore e quindi non ho bisogno di analizzare fantasiosi progetti per capire quanto deleteria possa essere questa idea.
Magari la conoscenza nel dettaglio del nuovo “sistema” (auspicata dall’Assessore), potrà essere fertile campo di studio ed approfondimento per chi non conosce il Museo della Bonifica e che non ha vissuto fin dall’origine tutti delicati passaggi effettuati e il dispendio di energie che ci son volute per arrivare a quel risultato, ma non per me che parto da una concreta visione dell’attuale che forse qualcuno ha perduto.
Per cui non è per spirito polemico che ho scritto quel breve opuscolo, ma per esprimere un’opinione con cognizione di causa che non è né fine a sé stessa, né tantomeno sterile.
Partiamo dalla capienza della nuova sede proposta: se non si costruisce in altezza e se non si scavano i depositi sottoterra (cosa alquanto pericolosa per la conservazione dei materiali visto il nostro territorio dove l’acqua è sempre in agguato), non ci saranno spazi né per garantire l’esposizione dei beni attualmente in mostra, né per conservare i materiali in deposito. Il deposito, infatti, dovrà essere ancora più capiente di prima visto che l’esposizione dovrà essere ridimensionata. Si vuol forse smembrare la collezione esistente relativa alla bonifica e così far perdere la caratteristica d’area vasta che il museo ha?
Non entro nemmeno nelle problematiche, che come constatiamo ogni giorno, rendono già difficile gestire malapena gli istituti culturali del comune: se sopravvivono è solo per merito degli operatori. Sono valutazioni che richiederebbero molto spazio e che certo eliminerebbero i voli di pura fantasia ai quali stiamo assistendo. Si pensi solo all’inevitabile apertura di nuovi fronti di spesa per la realizzazione e la gestione di un nuovo museo o addirittura di più musei. Si pensi a gestire meglio quello che già c’è, e più che dividere sarebbe forse consigliabile riunire.
Ma torniamo al Museo della Bonifica e alla sua attuale ubicazione. Fa sorridere la considerazione, in verità alquanto limitata come orizzonte, che si vuol trasferire il museo per “valorizzare il centro” e collocare tutti gli istituti culturali in un’unica area perché gli studiosi possano recarsi da una parte all’altra per cercare i materiali di cui necessitano. Il Museo dispone già di biblioteca specializzata, archivio storico, archivi fotografici, quindi uno studente o studioso ha già tutto sottomano. L’attuale sede può anche essere dotata di spazi più idonei per le attività didattiche (basta guardare il progetto). I consumi possono essere razionalizzati utilizzando il fotovoltaico, viste le grandi superfici dei tetti.
Invece, per valorizzare un istituto culturale è necessario che ci siano iniziative, mentre in museo mancano da troppo tempo. Una collocazione, come quella attuale, inoltre, è solo appena decentrata rispetto all’ombra della chiesa o del municipio dove si vorrebbe che ci fosse tutto, mentre è ben servita da vie di comunicazione. La nuova ubicazione prospettata, in un’area già satura per parcheggi e viabilità, è inadatta, soprattutto pensando che il Museo della Bonifica, è un museo del territorio, e che per sostenersi anche economicamente dovrebbe essere frequentato non solo da coloro che “passeggiano” nel centro di San Donà, ma da comitive di turisti, da scuole dell’intera regione e, ben vengano, quelle cittadine. E comunque con una salutare passeggiata o una breve corsa in bicicletta, l’attuale museo si può raggiungere facilmente. Altre ingenue considerazioni, come sono state fatte dall’Amministrazione, relative al “turista straniero” (e non italiano ?) che va al mercato e quindi “potrebbe” aver voglia anche di entrare in museo perché è lì vicino, fanno solo sorridere e le lasciamo stare. Il centro dev’essere valorizzato soprattutto potenziando e non demotivando le attività economiche, perché di questo la città ha davvero bisogno! Il voler recuperare un bene culturale architettonico come il Monumento ai Caduti in Guerra è più che giusto: va protetto e riutilizzato. Una decina di anni fa, avevo proposto di trasferire la sezione bellica del museo della Bonifica, ma era un periodo in cui le risorse finanziarie ed umane lo permettevano, adesso non è più così.
Perché, invece, non si avvia in modo concreto la rete dei musei della Grande Guerra che può avere una valenza regionale e interregionale ? La rete, fu creata con il fondamentale contributo del nostro museo ed hanno aderito dei musei importanti come il Museo del Risorgimento di Vicenza, Il Museo della Battaglia d Vittorio Veneto, il Museo 7° Alpini di Belluno, perché non si valorizza questa risorsa ?
Perché non si vuol pensare all’estensione proprio di questa rete, soprattutto nell’attuale periodo di celebrazioni del Centenario della Grande Guerra, utilizzando le risorse comuni per valorizzare così con gli altri musei della regione anche il nostro e rilanciarlo come sarebbe giusto ? Forse si vuol farlo morire e chiudere in un momento in cui dovrebbe essere potenziato e vivere ?

Dino Casagrande
Già Direttore del Museo della Bonifica (dal 1983 al 2013)

OGGETTO: sicurezza in città ! Le nostre domande senzza risposta ?

Vi ricordate che noi de ” Il Ponte” assieme a San Donà più sicura aveva posto al Sindaco alcune domande sulal nostra sicurezza. Era il febbraio del 2015. Nessuna risposta

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Dopo due mesi abbiamo girato le nostre domande al Consigliere Fingolo dell’opposzione in Consiglio Comunale.
In aprile Fingolo ha fatto una interrogazione riportando le domande che avevamo posto al Sindaco.
Ora dopo 5 mesi il Vicesindaco Trevisiol ha risposto alal interrogazione.
Il Vicesndaco si scusa del ritardo perchè dice ” ho cercato di prepare una risposta esaustiva e dopcumentata ”

Bene leggerete ora tutta la domanda (ovvero le domande) poste dal consigliere Fingolo e le risposte del Vicesindaco
Giudicherete voi se ha risposto o ha girato attorno alle domande. Alla fine a noi rimango i soliti dubbi
39 Telecamere ma quante funzionano ?
Nille occhi sulla Città è attivo ? Funziona ma come ?
Quali siti pubblici sono videosorvegliati ?. Il Vicesindaco cita il Municpio, Vari istituti scolastici, la stazione ferroviaria e quella automobilistica ( voleva dire la stazione ATVO) . Tutto qua? E i furti nella bibbioteca ? E nella scuole ? ecc…

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Si chiede se è stato chiesto al Prefetto che la guardie giurate possano fermare e identificare in attesa delle Forze dell’Ordine persone sospette ? Nessuna rispopsta

Leggete tutta la risposta e dite voi se la risposta è esaustiva e documentata
A parte la risposta non chiesta al Progetto ” Controllo del Vicinato, che ha sventato sempre i soliti 30 casi che in via potenziale avrebbero potuto diventare reati.
Ma questi 30 segnlazioni che hanno sventato i possibili reati sono sempre i soliti 30 che Trevisiol cita ogni settimana. Non si arriva mai a 31 casi ?
E che documentazione abbiamo che erano casi che potevano diventare reati ?

A voi domende e risposte
Giudicate voi !

Interrogazione presentata dal Consigliere Enrico Fingolo
Del Gruppo Consiliare Lista Civica Noi per San Donà di Piave nella seduta del Consiglio Comunale del 20/04/2015 rivolta all’Assessore Luigi Trevisiol
OGGETTO: sicurezza in città
Sono sempre maggiori le segnalazioni di cittadini di San Donà di Piave relative alla sicurezza della città. Sicurezza intesa in senso generale. dai furti ai pericoli per la salute come le discariche abusive, dai mendicanti molesti al degrado di alcuni luoghi anche in centro città, dagli scippi alla violenza di ogni genere.
si chiede a questa Amministrazione cosa ha intenzione di fare per risolvere. o quantomeno, limitare questi fenomeni.
Più dettagliatamente si chiede:
1) Quante telecamere sono presenti nella città di San Donà di Piave e nelle frazioni?
2) Quante telecamere sono funzionanti?
3) Quanti siti pubblici (scuole. biblioteca. ospedali. Municipio. sede della Polizia Municipale) sono dotati di telecamere funzionanti?
4) E’ attivo il Protocollo “Mille Occhi sulla Città”?
5) E stata richiesta al Prefetto la possibilità che le Guardie Giurate possano fermare e identificare in attesa delle Forze dell’Ordine persone sospette, visto che il Prefetto aveva dato la sua disponibilità?
6) L’ex vice Sindaco Oliviero Leo si era espresso favorevolmente alla richiesta di un Consiglio Comunale Straordinario sulla Sicurezza. E’ tuttora volontà di questa Amministrazione discuterne pubblicamente con la cittadinanza in presenza di tutte le forze politiche e dei rappresentanti delle Forze dell’Ordine?
RISPOSTA INTERROGAZIONE ENRICO FINGOLO
Buonasera consigliere e grazie per l’interrogazione che mi da la possibilita di chiarire l’impegno di questa amministrazione per la sicurezza. Mi scuso per il tempo che ha dovuto attendere ma ho cercato di preparare una risposta da una parte esaustiva e documentata e dall’altra rispettosa dei limiti della discrezione che la delicatezza dell’argomento richiede.
A San Donà sono presenti 39 telecamere. Tre sole nelle frazioni, e dovranno essere aumentate. Sono sorvegliati. tra l’altro, il Municipio, vari istituti scolastici, le stazioni ferroviaria e automobilistica. Molte telecamere, però. sono di vecchia concezione. Entro fine anno sarà completata la verifica di tutta la strumentazione in essere per valutare
eventuali sostituzioni e aumenti. hanno consentito di risolvere, negli
ultimi anni, oltre 30 casi di incidenti stradali che presentavano connotati dubbi.
Tra i più gravi il caso di una persona che è risultata investita sulle strisce. e ferita molto gravemente. In quel caso c’erano alcuni testimoni. probabilmente in buona fede. che avevano asserito che la persona avesse attraversato sulle strisce in bicicletta. La telecamera ha permesso di accertare che non era così. e la persona, molto anziana, aveva attraversato sì sulle strisce, ma con la bicicletta a mano. Grazie all’analisi delle telecamere è stato possibile per la persona investita, che aveva riportato gravissime ferite, di conseguire un risarcimento. Questo solo a titolo d’esempio sull’utilizzo di questi mezzi.
Le telecamere. inoltre, sono negli ultimi mesi molto utili per reprimere il conferimento abusivo di rifiuti. In più occasioni sono state comminate. sanzioni nell’ordine dei 500 euro ciascuna per conferimenti abusivi.
Inoltre da quando è stata pubblicizzata la presenza di telecamere nascoste, il fenomeno ha registrato un leggero calo. Hanno permesso. inoltre. di accertare solo nell’ultimo anno il sussistere di due casi di ordine pubblico, su cui poi l’amministrazione è intervenuta, e che hanno avuto anche ampio risalto sulle pagine dei giornali. Per quanto riguarda azioni di Polizia Giudiziaria, le telecamere sono state d’aiuto in alcuni casi importanti. Ovviamente non posso calcolare quante situazioni abbiano sventato, ovvero prevenuto, per la loro presenza. Le telecamere del Comune di San Donà di Piave sono tarate per conservare il filmato dai 3 ai 5 giorni, come da legge. In talune occasioni non sono state utili proprio perché la segnalazione è giunta dopo questo limite.
Il protocollo -Mille occhi sulla città- è attivo. Ricordo che sì tratta dell’intesa triennale sottoscritta in Prefettura tra le forze dell’ordine e società di vigilanza privata: gli occhi delle guardie giurate in servizio diventano allerta pubblica, in contatto diretto con la Questura o la centrale operativa dei carabinieri. inviando immediatamente segnalazioni. Sottolineo che la proficua collaborazione con le Forze dell’Ordine e la Prefettura si è dipanata anche su altri ambiti. Ne cito uno per tutti: la soluzione del problema di sicurezza in Piazza IV Novembre. che aveva indotto un commerciante a assumere una guardia. Ebbene, su nostra richiesta, la Prefettura ci ha concesso una pattuglia in più che è intervenuta su quello e altri ambiti, risolvendo il problema. come testimoniato pubblicamente, sulla stampa, dallo stesso esercente.
Aggiungerei però un servizio specifico del Comune di San Donà di Piave:: il Controllo del Vicinato, programma di auto-organizzazione tra vicini per controllare le aree intorno alla propria abitazione, già promosso dall’amministrazione comunale con una serie di incontri pubblici. Ebbene, in pochi mesi sono stati raggiunti i 1600 aderenti e sono stati almeno una trentina i casi sventati che, almeno in via potenziale, avrebbero potuto tradursi in reati. Ne approfitto per ricordare che, in occasione della Fiera del Rosario. un gazebo gestito dai referenti del Controllo del Vicinato illustrerà ai cittadini scopi, obiettivi e risultati del programma. E cito una nota di merito che ci dà soddisfazione: l’Associazione Nazionale Controllo del Vicinato ha nominato come referente per il Basso Veneto un sandonatese. Walter Codognotto, infaticabile coordinatore del gruppo di Isiata, tra i primi ad essersi costituiti. Un plauso anche all’opera di Raimondo Cicogna, l’agente di Polizia Locale che si sta impegnando in questo settore, e a tutti quanti. e ne sto dimenticando tanti. che hanno dato il loro apporto.
Sull’ipotesi di un Consiglio comunale straordinario sulla sicurezza. ritengo che un corretto utilizzo dello strumento consiliare sia compatibile con la sua gestione ordinaria in cui, ovviamente, la sicurezza ha una posizione di rilievo.
Distinti saluti, Luigi Trevisiol

Con cortese preghiera di pubblicazione.
San Dona di Piave. 30 settembre 2015
UFFICIO STAMPA
Tamburrini

TRA ORTI URBANI, SINISTRA E DIVIETI…..

Riportiamo un articolo che è un commento ad iniziative che si spiegano da sole . O No ?

orti

TRA ORTI URBANI, SINISTRA E DIVIETI

Scrivo queste righe anche con un po’ di ironia, non essendo oltre tutto un residente di San Donà di Piave, e spero che nessuno se ne abbia a male.
Per puro caso mi sono imbattuto nel bando per l’assegnazione degli Orti comunali della città di San Donà di Piave. Memore di un fondo qua sul Ponte in cui si comunicava l’alto numero di Orti non assegnati, mi sono incuriosito e ho voluto leggerlo un po’; e forse ho capito il perchè del “flop orticolo” avvenuto in quel di San Donà…
Bè, durante la mia lettura francamente ho riso molto. Non certo perchè il bando sia fatto male, ci mancherebbe, anzi è fatto benissimo, non mi permetterei oltre tutto mai di criticare da un punto di vista tecnico un atto creato dal lavoro di funzionari e impiegati, oltre che dall’indirizzo dell’organo politico. Spesso io a chi critica facilmente il lavoro altrui dico: “in genere chi non può essere criticato è colui che non lavora!”
Ma, tornando a noi, spiego subito perchè ho riso di gusto. Mi sono messo nei panni di un anziano ultrasessantacinquenne (la principale platea cui sono rivolti gli Orti) e, giunto al settore dei “divieti”, sono rimasto allibito per il semplice fatto che quell’elenco sembrava non finire più! Alla fine ne ho contati 51 (leggasi: cinquantuno)!!!
51 divieti per passare qualche ora a coltivare un appezzamento di terreno! Dopo i commi a), b), c) … z), si passa incredibilmente ad aa), bb), cc)… per finire con un iperbolico ww)!!!! Ripeto: 51 divieti raccolti in un bando per coltivare un Orto!!! A parte qualche mia sporadica perplessità, trattasi di divieti tutti sensatissimi, sia chiaro; solo che io mi sono però chiesto: perchè allora non vietare anche di commettere omicidi nell’Orto? O di disegnare svastiche? O di praticare la pedofilia? O magari… di suicidarsi? O di bestemmiare? O di fabbricare armi atomiche?
E poi, culmine del mio divertimento (sempre rispettoso per l’atto in questione e per chi lo ha redatto, tengo a ribadirlo; ma non posso neppure tacere di essermi divertito, evidentemente per problemi miei…), in calce a questo impietosa cinquantello di regole, è raccomandato, udite udite, di (riporto a memoria, scusandomi per l’eventuale imprecisione): “seguire OGNI ALTRA DISPOSIZIONE contenuta nelle Linee guida e NEGLI ULTERIORI ATTI che verranno consegnati al momento della concessione”! (le maiuscole sono mie). Come dire: “veci cari, questo xè soltanto l’antipasto, gavè da saver che ve speta ben altro se voè sapar un orto”. :-) :-) :-)
Se invece di disciplinare la zappata di qualche mq. di terra si fosse dovuto disiplinare, che ne so, un intervento militare contro l’Isis o la pianificazione economica del prossimo triennio in Europa ci saremmo trovati di fronte, probabilmente, a milioni e milioni di regole, altro che gli emendamenti di Calderoli al Senato… E mi sono chiesto: ma anche questi qua hanno un software come Calderoli che origina in automatico norme e postille??? Oppure è tutta farina del loro sacco? Perchè in tal caso sono ancora più bravi di quello che credevo…
Nella mia immensa ignoranza ho pensato subito che, essendo l’atto emesso da un Comune governato dalla sinistra cui pure io appartengo, forse dalla sinistra è anche ispirato politicamente.
E, tornando serio, ho riflettuto su quanto la sinistra sia da sempre incapace di liberarsi da un’abitudine che la blocca e la rende “culturalmente” arretrata rispetto ad altre ideologie: la coazione a normare.
Da sempre la sinistra, qualla che ripeto è anche la “mia” sinistra, è portata a regolare, disiplinare, normare, prescrivere, con caterve di leggi e regolamenti che poi, alla fin fine, vengono poco o punto rispettati. Si sa: quando le regole sono troppe si è istintivamente portati a ignorarle; ed è anche molto più facile aggirarle.
Basti pensare alla giungla di normative che in Italia vorrebbero tutelare il paesaggio e l’ambiente (vincoli, sopravincoli, sottovincoli, distanze dagli argini, dalle coste, misure e contromisure dei manufatti edilizi, regolamenti montani, marini, costieri, monumentali, belle arti, brutte arti, arti e basta, scarichi, fumi, vapori e controvapori… insomma: una marea stile Mont Saint Michel!). E poi, come risultato di tutto ciò (che, se applicato, dovrebbe aver trasformato l’Italia in un paradiso terrestre), abbiamo invece le Terre dei Fuochi, le emergenze rifiuti nei centri città, una cementificazione tra le peggiori d’Europa su monti e coste tra le migliori d’Europa, i tumori di Taranto, Genova che crolla a ogni temporale, la Pianura padana tra le aree più ammorbate del continente, Pompei che si sgretola, miasmi di acque venefiche, di arie olezzanti, etc… etc… etc…: un panorama deprimente.
Eh sì… ma abbiamo tante Leggi bellissime! Questo conta, vero? O no?
Francesco Fontana

Accademia Pattinaggio artistico Sandonatese rimarrà ancora sandonatese ?

patnaggio1

Il pattinaggio artistico a rotelle e’ quasi a uguale a quello sul ghiaccio
A San Donà vi è il pattinaggio a rotelle. O dobbiamo dire che vi era il pattinaggio a rotelle
Vediamo in questo articolo come è nato, come si è sviluppato e come forse muorirà
Speriamo di noi ma se le cose non cambiano l’Accademia sandonatese on sarà più sandonatese

patinaggio2

Riportiamo qui lo scritto che ci hanno mandato loro per raccontare la loro situazione e lori problemi e le loro paure

Il pattinaggio artistico a rotelle e’ quasi a uguale a quello sul ghiaccio.
Singolo, coppia artistico e danza, quartetti e gruppi e vanta campioni mondiali in tutte le specialità
Si inizia già intorno ai tre anni, per allenare capacità,importanti per la crescita, come l’equilibrio, la coordinazione,ottimo soprattutto per avere una postura corretta.
Nel pattinaggio si eseguono figure prese dalla danza classica, anche trottole e salti , che richiedono un ottimo controllo del corpo.
In questo sport si impara a cadere per poi rialzarsi , per poi imparare figure sempre più complesse!
L’’asd Accademia Pattinaggio artistico Sandonatese è stata aperta a Settembre 2010 dalla Prof. Martina De Pieri, insegnante di ed. fisica e allenatrice F.I.H.P. di III livello, da molti anni nelle piste. Collaborano Sara Lunanova allenatrice di III livello, Giulia Candosin e Laura Moretti,e Presidente Mirco Simionato
La società è affiliata alla F.I.H.P. ,CONI, ACSI , Pgs
La Società è giovane ma da una quasi 120 iscritti.
La società partecipa a competizioni di vari livelli ottenendo ottimi risultati.
In questi giorni primi classificati al campionato nazionale ACSI 2015 cat. Gruppi spettacolo.

Asd accademia pattinaggio artistico Sandonatese ha partecipato con 42 atlete dai 4 ai 15 anni al
Campionato Nazionale ACSI 2015
​ “10° Memorial Roberta Gentilini”
Svoltosi dal 4/12 settembre Riccione 2015

Grandissimi risultati in tutte le specialità e varie categorie e grande soddisfazione dello staff.

Specialità Solodance
2 Lovatelli Maria 2006
3 Scomparin Angelica 2006

Specialità Coppie
1 coppia cat 2008
Rizzetto Rachele/Terlega Alessandro
6 Borga Irene / Borga Samuele

Specialità Singoli
1 Seno Camilla
1 Carnieletto Eleonora
2 Ciuc Riccardo
2 Terlega Alessandro
2 Ionascu Nelly
3 Caldo Rebecca
3 Bailo Giulia
3 Giacomini Caterina
4 Marin Ginevra
4 Ongarato Emma
8 Finotto Samantha
8 Bailo Francesca

Specialità gruppi e quartetti
1 asd accademia cat gruppi
1 gruppo 10 minigroup titolo bowling
3 quartetto titolo : le ballerine
4 quartetti titolo: un gatto nero
5 quartetto titolo :alta marea
7 quartetto titolo: le fate del bosco
8 quartetto titolo: i felini
2 gruppo major group: anni ’20

Le ragazze si allenano sempre con costanza e tanto sacrificio, in strutture di fortuna, dato che a San Donà non ci sono palestre disponibili per questo sport. Sono costretti a spostarsi, ospiti del comune di Salgareda.
Purtroppo se non riusciranno ad ottenere uno spazio la società migrerà completamente eliminando “Sandonatese” dalla denominazione del sodalizio.

Sarebbe un peccato perdere questi campioni ma anche perdere una possibilità di fare sport sano fuori dagli schemi commerciali
Speriamo che la Amministrazione o qualche sponsor venga in aiuto alla Accademia delle nostre pattinatrici

Si può dire “zingaro” a uno zingaro?

ZINGARI-s

Questo articolo che è una riflessione su un argomento attuale.
Al giorno di oggi se uno dice la razza, l’etnia, il colore , la nazionalità , la regione di un soggetto che delinque viene tacciato di razzismo. Razzismo è una altra cosa !
Se uno cita la razza, l’etnia, il colore, la nazionalità , la religione di un soggetto che compie un atto eroico o da elogiare mette solo in evidenza che tale persona è come tutti un ottimo soggetto
Spesso capita anche che se la persona che delinque è un italiano o peggio un veneto allora molti commentano ” avete visto che gli italiani sono o i veneti sono peggio degli altri ? ”

Questa riflessione del Prof Francesco Fontana , che oramai è di casa, fa riflettere e fa piacere vedere che si professa ancora di sx . Anche se sx e dx su sicurezza, salute , educazione dovrebbero andare assieme per il bene di tutti

Si può dire “zingaro” a uno zingaro?

Da persona che vuole continuare a definirsi di sinistra (giustizia sociale, pace, ambiente, liberalismo etico, regolamentazione dell’economia etc… sono gli ideali in cui credo e che sono abituato a ritenere nel DNA della sinistra), confesso però che in questa Italia del buonismo targato PD (e non solo) è sempre più difficile dirsi di sinistra.
Starò anche diventando vecchio, ma io questa ipocrisia buonista la sopporto sempre meno. Se mi danno l’orticaria le boutade sfasciste e talora pseudorazziste di tanti esponenti della Lega e delle destre nostrane (noto un allarmante rigurgito di rune, croci dalle forme bellicose, fasci più o meno stilizzati e braccia tese a celebrare nostalgici saluti…), mi danno il voltastomaco le esibizioni di dolci sentimenti e di pietismo para-angelico che molti esponenti della “mia” sinistra esibiscono ogni giorno quando parlano di determinate categorie della popolazione, come se si sentissero investiti d’una missione divina: la difesa del “povero dannato, emarginato, perseguitato, etc…”.
L’ultimo episodio che mi ha fatto trasalire è avvenuto nel corso di una trasmissione dedicata ai funerali in stile “padrino” del capo dei Casamonica a Roma.
Dopo avere ben spiegato tutti gli intrighi in cui questa famiglia, divenuta ricchissima grazie a traffici innominabili, è notoriamente coinvolta, con tanto di riferimenti a inchieste giudiziarie e di polizia, è arrivato il momento che non ti aspetti: un comune cittadino è stato chiamato a dire la sua e, ovviamente, non avendo le fette di salame davanti agli occhi, ha ripetuto le brutture note e stranote sul funerale, sulle attività dei Casamonica etc… Ma quando, con la spontaneità e l’onestà intellettuale della persona di popolo, questo signore ha detto più o meno (cito quanto ricordo) “tutti a Roma sanno chi sono quelli là, tutti sanno che sono mafiosi, zingari…” è stato bloccato in un evidente momento di imbarazzo dalla conduzione e invitato (anche qua cito come ricordo) a “non andare oltre…”, a “non dire cose che…”, e ancora “va bè adesso non…”, meglio limitarsi a “rispondere alle domande dell’intervistatore”, etc…
Insomma, per chi non lo avesse capito, l’imbarazzo e lo scandalo sono nati non appena questo signore si è permesso di dare degli “zingari” a una famiglia di zingari.
Siamo arrivati al punto tale che in Italia non si può neppure più dire a uno zingaro che è zingaro senza rischiar di passare per razzista.
Io non so se la famiglia Casamonica sia zingara (mi risulta di sì, ma non ne sono certo), e comunque per la mia apertura mentale essere “zingaro” non è certo un disonore, ci mancherebbe. Come non lo è essere cinese, argentino, svedese, veneto, marchigiano, spagnolo o mongolo. Proprio per questo credo debba essere lecito dire “zingaro” a chi lo è.
Forse qualcuno si è mai scandalizzato perchè sui media è stato definito “siciliano” Totò Riina? Oppure “romana” la banda della Magliana? Oppure “lombardo” Vallanzasca? Mi pare proprio di no. Ma quando si parla di “zingari”, per i buonisti italioti, evidentemente si entra in un campo minato. Dire “siciliano” a un siciliano non è razzismo (e ci mancherebbe che lo fosse!), dire “zingaro” a uno zingaro invece mette subito in allarme l’intellighenzia tanto progressista e “politicamente corretta” dei nostri media.
Ecco perchè dico, tristemente, che è sempre più difficile sentirsi di sinistra in Italia: perchè la nostra sinistra dominante si picca, non capisco bene per quali motivi (o meglio, la mia idea ce l’ho ma me la tengo per me), di continuare a prendere le difese di gruppi che probabilmente di essere difesi non hanno affatto bisogno, né lo chiedono. E lo fa in maniera così insopportabilmente suadente e ipocrita da mandarmi in bestia.
Purtroppo, il fatto che quando arrivano le roulotte (e le Mercedes…) degli “zingari” i furti nelle case subiscano impennate stratosferiche è cronaca, non fantasia. Il fatto che quando passano gli “zingari” lascino spesso (non sempre) degli autentici porcili, con le prese d’acqua scassinate a buttare fuori ettolitri su ettolitri, è cronaca non fantasia. Il fatto che la scolarizzazione dei minori tra gli “zingari” sia chimera, mentre chiedere la carità e mettere e mani nelle tasche altrui viene insegnato fin dai primi anni ai bambini “zingari”, anche questa è cronaca e non fantasia. Ma la nostra sinistra (una buona parte almeno, quella con il sorrisino angelico e la lacrimuccia sempre pronta) si ostina a farsi in quattro, anche con argomentazioni pretestuose, per prendere le difese di queste persone. Le quali, lo ripeto, di essere difese magari neppure lo chiedono…; persone, gli zingari, che oltre tutto hanno ideali e modus vivendi assolutamente lontani dai valori della sinistra, infatti nei loro clan vige la più rigida gerarchia, il senso dell’autorità, il senso dell’onore, della forza, l’ostentazione quasi maniacale della ricchezza, un rispetto quanto meno discutibile per la donna, etc…, tutte cose ben poco di sinistra! Eppure i sinistri nostrani si ostinano a…
Perchè?
Ma… forse per fare dispetto ai vecchi rompiballe come il sottoscritto! Va bè, buttiamola sul ridere…