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Parenti in Rianimazione per una sanità più umana

Riportiamo qui di seguito una notizia che era stata pubblicata una settimana fa da Cagnassi sulla Nuova Venezia.

Ieri ero ad un convegno organizzato dalla FIDAPA sulla Terapia del dolore e il relatore principale era il Dr Toffoletto , Primario della Anestesia e Rianimazione della ASL N.10. Con lui ho parlato di quanto avevo letto e avevo potuto anche io appurare recentemente

Infatti recentemente ero stato in Rianimazione a vedere un operato ivi degente e mi ero meravigliato che all’ingresso non ero stato bardato come sempre da mascherina, sovrascarpe e camice prima di entrare nel Reparto. Mi avevano spiegato che la Rianimazione ora era diventato un Reparto aperto e umano con i parenti dei ricoverati,

Mi sembra giusto riportare quarto scritto dal giornalista Cagnassi

” Un ospedale più umano. Si chiama proprio “umanizzazione” il progetto dell’Asl 10 per gli ospedali di San Donà e Portogruaro che parte dai reparti di rianimazione. Porte aperte ai parenti e amici più stretti dei pazienti ricoverati che avranno l’opportunità di stare con i loro cari addirittura per cinque ore il pomeriggio.

Ieri mattina il direttore dell’unità operativa di terapia intensiva, il primario Fabio Toffoletto, e il direttore della funzione ospedaliera, la dottoressa Rita Finotto, hanno presentato il progetto a San Donà. Progetto che sarà progressivamente allargato a più reparti con questo obiettivo importante di consentire sempre di più ai parenti di visitare i pazienti e stare loro vicini.

«Lo scopo», spiegano i medici, «è quello di venire incontro alle esigenze delle famiglie e dei degenti stessi. L’umanizzazione riguarda le terapie intensive negli ospedali di San Donà e Portogruaro. Il modello si basava su una sorta di chiusura del paziente per salvaguardargli la vita, proteggendolo così dall’aggressione del mondo esterno. Il modello non è supportato da studi scientifici. Ciò significa che non è dimostrata la correlazione tra i patogeni responsabili delle infezioni in area critica e quelli che possono essere introdotti dai familiari. Aprire le porte della terapia intensiva», precisa il primario Toffoletto, «significa considerare paziente e nucleo familiare un binomio inscindibile. L’aspetto etico della nostra professione deve farci riconoscere quali elementi fondamentali l’ospitalità, sensibilità sociale e empatia, pur mantenendo invariata la qualità degli aspetti tecnici assistenziali».

Il paziente avrà in questo modo minore disorientamento, meno ansie e paure. Si ridurrà al contempo lo stress dei parenti derivante dalla loro esclusione con una partecipazione attiva all’assistenza. Le visite saranno dalle 14.30 alle 19.30 con un numero massimo di tre visitatori, rispettando un codice di comportamento cui attenersi consegnato dall’equipe medica e infermieristica previo un incontro con gli interessati. E’ inoltre attivato un nuovo sistema di monitoraggio informatizzato tra le terapie intensive di San Donà e Portogruaro in costante contatto tra di loro. Attraverso computer i due reparti saranno in costante contatto grazie alla “telemedicina”, strumento essenziale per organizzare i rapporti tra i presidi, nell’ottica di un solo reparto in due sedi differenti.”