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"Movimento di opinione per la Città un ponte tra la gente, la voce del cittadino tra i cittadini"



Il movimento di opinione "il ponte" si prefigge di raccogliere le opinioni del cittadino, filtrandole ed elaborandole per capire cos'è importante e più utile per la gente.

Dando spazio a tutte le proposte mantenendo sempre la persona e le persone al primo posto.

Si intendono sviluppare i collegamenti con le associazioni di volontariato, con le istituzioni, con le associazioni di categoria, e dei media per elaborare nel miglior modo ciò che viene esposto dal cittadino. Non limitandoci alla critica in quanto tale, ma impegnandoci a costituire e a a tradurre in realtà le idee.

Al movimento di opinione "il ponte" puo' associarsi chiunque desideri lavorare per migliorare la nostra città: renderla più vivibile e sana; ogni persona indipendentemente dalla colorazione politica e dall'iscrizione a un partito, purchè il suo pensiero sia guidato da sani principi.
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COMITATO SPONTANEO DI CITTADINI “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’” – STATUTO

Pubblichiamo lo Statuto del Comitato Spontaneo di cittadini ” Difendere il Museo della Bonifica per dfendere la nostra identità ”
Chi vuole aderire troverà poi la mail e il numero di telefono
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COMITATO SPONTANEO DI CITTADINI “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’” – STATUTO
TITOLO I – FINALITA’ E SCOPI DEL COMITATO
Art. 1 – Richiamo all’atto costitutivo; sede del Comitato
I contenuti dell’atto costitutivo fanno parte integrante e sostanziale del presente statuto. La sede provvisoria del comitato è fissata in San Donà di Piave Corso Silvio Trentin, 101.
Art. 2 Scopi del Comitato.
Il Comitato come denominato in oggetto, e nel presente statuto chiamato d’ora in poi semplicemente Comitato, assume a proprio scopo salvare (e valorizzare, potenziare, sviluppare) il museo della Bonifica della Città di San Donà di Piave lì dov’è, in un immobile di assoluto pregio architettonico (parliamo della cosiddetta “ala vecchia”) che dispone già di collezioni molteplici ed archivi, di una biblioteca specializzata nelle materie soprattutto di agricoltura e bonifica, di ricchezze culturali costituite, anno dopo anno, in trent’anni di attività, un patrimonio di valore scientifico che va certamente oltre i confini nazionali. La sede, inoltre, è di completa accessibilità essendo non lontana dal centro cittadino, dotata di ampi parcheggi e collegamenti con le principali vie di comunicazione (circonvallazione interna e vicinanza con la bretella che collega alla rete di strade statali ed autostrade). Il Comitato, pertanto, ha per scopo la difesa del museo dove si trova, anche per difendere l’identità delle nostre genti. Il museo può candidarsi ad essere un fondamentale, insostituibile e privilegiato luogo di confronto e di dialogo costruttivo anche con le culture che vengono dall’esterno, perché nel museo si possono comprendere le origini contadine e popolari che contraddistinguono il nostro territorio e che affermano, inequivocabilmente, la sua precisa identità e allo stesso modo permettono di trovare dei valori comuni in un’ottica di interculturalità che è la premessa per garantire l’integrazione. Per quanto sopra specificato, tra gli scopi del Comitato vi sono anche le attività di studio, di documentazione, di ricerca, di informazione relative alla storia e allo sviluppo economico e sociale della città e del territorio.
Art. 3 – Salvaguardia di una visione unitaria del museo.
Il Comitato valuta che l’edificio “Monumento ai Caduti in Guerra”, ipotizzato come nuova sede del museo, oltre a comportare impegni finanziari gravosissimi per la ristrutturazione, è insufficiente a contenere le collezioni e i depositi attualmente ospitati nella sede di viale Primavera. Inoltre, il paventato smembramento del Museo della Bonifica in diverse sedi, si rivela inutile e dannoso perché comprometterebbe la visione unitaria di un museo che è anche emblema della storia, delle vicende umane e della identità del territorio, che qui ha visto sorgere la prima sede della Serenissima. Perderebbe, inoltre, anche la caratteristica di Museo della Bonifica che attualmente ha, tenuto conto del ruolo che la Città di San Donà di Piave ha avuto nell’epopea della bonifica, ospitando il congresso nazionale del 1922 che ha dato gli spunti per la legislazione nazionale relativa al settore, e con i grandiosi lavori realizzati nel proprio comparto territoriale, ha fornito esempio e modello per l’intera nazione, ammirato anche all’estero.
Art 4 – Promozione del museo.
Lo sdoppiamento in due o più sedi del museo, oltre a comportare uno stravolgimento della visione unitaria delle collezioni che in questo momento la sede di viale Primavera garantisce e assicura, è anche irrealistica sotto l’aspetto economico nell’attuale momento di crisi, aprendo alla necessità di gravare i bilanci di costi gestionali insostenibili. Il museo, indicato nel masterplan regionale della Grande Guerra come punto di accesso privilegiato per gli scenari della “Battaglia di arresto” e del “Solstizio” delle aree “Piave” e “Litorali”, dovrebbe invece essere potenziato e promosso proprio in vista degli eventi del Centenario.
Art. 5 – Partecipazione e assenza di finalità di lucro.
Il Comitato è senza scopo di lucro, fondato sull’attività gratuita, ed aperto a tutti cittadini e a tutti coloro che condividono le stesse finalità confermando la propria volontà sottoscrivendo l’adesione al presente statuto, non avrà alcuna connotazione ed orientamento di natura partitica, potrà essere allargato il più possibile, trattandosi di salvare un istituto che ha valenza per l’intera città. Potrà svolgere attività di volontariato finalizzata al perseguimento degli scopi per i quali è nato. Eventuali contributi verranno destinati a sostenerne l’attività.
Art. 6 – Attività.
Il Comitato porrà in essere attività secondo un programma definito dagli organi costituiti e approvato dall’assemblea per far conoscere i propri scopi attraverso le azioni di comunicazione ed informazione, una distribuzione di materiali informativi, raccolte di firme che ne potrà allargare e legittimare l’operato come specificato nel documento istitutivo.

Art. 7 – Contatti con le autorità e mobilitazione.
Il Comitato si assume il ruolo di ricercare ed ottenere dei contatti con le cariche politico-amministrative, ai vari livelli, per ottenere informazioni in un’ottica di confronto democratico finalizzato al raggiungimento degli scopi del comitato stesso. In relazione a quanto sopra il Comitato attuerà le iniziative di mobilitazione che si renderanno necessarie per difendere il Museo della Bonifica lì dove si trova.
TITOLO II – ORGANI DEL COMITATO
Art. 8 – Organi direttivi del Comitato.
Sono organi direttivi del Comitato: a) il Presidente con poteri di rappresentanza e b) il Consiglio Direttivo composto da quattro membri. Gli organi durano in carica un anno e sono rinnovabili. La carica di componente degli Organi del Comitato è incompatibile con quella di Sindaco e Assessore della Città di San Donà di Piave. Tutte le cariche nell’ambito degli organi del Comitato sono di servizio e a titolo gratuito.
Art. 9 – Assemblea.
L’assemblea, composta inizialmente dai soci fondatori indicati nell’atto costitutivo, nomina gli organi direttivi ed approva i programmi proposti dal Consiglio Direttivo. L’assemblea potrà essere allargata a tutti coloro che desidereranno far parte del Comitato firmando l’adesione agli scopi indicati nel presente statuto. L’assemblea nomina un revisore dei revisori dei conti, anche esterno all’assemblea.
Art. 10 – Convocazioni degli Organi, modalità, luoghi di riunione.
Il Presidente convoca il Consiglio Direttivo e l’Assemblea. La convocazione deve contenere l’ordine del giorno, la data, il luogo e l’ora della riunione, le modalità di convocazione si attuano attraverso le vie brevi: telefono, email, sms. Le riunioni sono valide con la presenza della metà più uno dei componenti. Qualora non fosse raggiunto il numero sufficiente la riunione verrà riconvocata in seconda convocazione e la riunione sarà valida con la presenza di qualsiasi numero dei componenti. Le decisioni degli organi sono assunte a maggioranza dei voti. Il luogo delle riunioni sarà stabilito di volta in volta.
Art. 11 – Finanziamenti, contributi, revisori dei conti.
Il Comitato, opera con autofinanziamento dei soci per spese inerenti propria attività. Potrà essere destinatario di contributi, conservando e documentando, ai sensi di legge, i relativi atti contabili. Il presidente potrà nominare tesoriere uno dei componenti del Consiglio Direttivo. Il revisore dei conti ha il compito di controllare la regolare tenuta della contabilità e di procedere alle verifiche economiche e finanziarie di legge qualora il comitato sia destinatario di contributi per l’attività.
Art. 12 – Norma finale.
Per tutto quanto non contemplato dal presente Statuto, è fatto espresso richiamo al Codice Civile. Il Comitato potrà richiedere il riconoscimento da parte di autorità amministrative ed enti secondo le norme dei relativi statuti o regolamenti.

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SIAMO CONTRARI AL TRASFERIMENTO DEL MUSEO DELLA BONIFICA: UNA PROPOSTA CHE PREOCCUPA CHI AMA IL MUSEO, E NON MIGLIORA LA CITTA’.
L’Amministrazione Comunale di San Donà di Piave ha espresso in termini formali (voce di bilancio), ancorché generici e finora imprecisati, la volontà di trasferire il Museo della Bonifica in altra sede (si ipotizza un trasferimento nell’edificio di rilievo storico ed architettonico denominato “Monumento ai Caduti in Guerra”), insufficiente a conservarne le collezioni.
Il Museo della Bonifica, denominazione del Museo Civico della Città di San Donà di Piave, aperto al pubblico il 3 ottobre 1983, ha svolto un’attività culturale importantissima per la città ed il territorio del quale è emblema riconosciuto. E’ STATO REALIZZATO E AMPLIATO CON INGENTI SPESE E CONTRIBUTI COMUNITARI. NOI VOGLIAMO CHE RIMANGA DOV’E’: QUESTO E’ IL NOSTRO PROPOSITO. E’ IN UN EDIFICIO STUPENDO, IN MEZZO AL VERDE, UN’OPERA D’ARTE ARCHITETTONICA CHE CON IL SUO CONTENUTO E’ NELL’INSIEME UN PATRIMONIO DAL VALORE INCALCOLABILE.
SIAMO CONVINTI che il museo nell’attuale sede rappresenta in modo organico, completo e difficilmente uguagliabile l’identità delle nostre popolazioni esempio costante, duraturo ed accessibile anche a coloro che vengono qui da altri paesi per affrontare nuove esperienze di vita. RITENIAMO PERCIO’ doveroso difendere IL MUSEO che con tanto lavoro è stato creato in trent’anni NELL’EDIFICIO CHE LA CITTA’ GLI HA DESTINATO, ampio, baricentrico e di facile accesso.
RITENIAMO DI ADOPERARCI, CON L’AIUTO DI TUTTI I CITTADINI, AFFINCHE’ L’ATTUALE SEDE SIA MANTENUTA POTENZIATA, PROMOSSA, VALORIZZATA COME MERITA.
NOSTRA EMAIL: avverte@gmail.com telefono: 3293817509
CHIAMACI, INVITA ALTRI AMICI AD ADERIRE! SIAMO ANCHE SU FACEBOOK E SUL SITO “IL PONTE”

IL MUSEO DELLA BONIFICA E’ IL MUSEO DEL TERRITORIO NEL QUALE LA POPOLAZIONE PUO’ RISPECCHIARSI TROVANDO IN ESSO I RIFERIMENTI E LE FONTI INSOSTITUIBILI DELLE PROPRIE ORIGINI, DELLA PROPRIA ESISTENZA, DELLA PROPRIA STORIA, DEL PROPRIO PROGRESSO ECONOMICO E SOCIALE.

RISPETTIAMO IL NOSTRO PASSATO PER COSTRUIRE IL FUTURO !

QUESTA INIZIATIVA RIMANE APERTA A TUTTI SENZA ALCUNA DIFFERENZA DI COLORE POLITICO. TI CHIEDIAMO DI PARTECIPARE PER CONTRIBUIRE A SALVARE IL MUSEO NELL’ATTUALE SEDE.

SPOSTARE IL MUSEO ? E’ UN SACRIFICIO COSTOSO ED INUTILE. AIUTACI A FARLO CAPIRE !

NOSTRA EMAIL: avverte@gmail.com telefono: 3293817509

CHI ADERISCE SARA’ AVVISATO DI TUTTE LE INIZIATIVE

IL COMITATO VOLONTARIO SPONTANEO “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’”

Riportiamo gli articoli apparsi sulla stampa locale sul problema attuale del Museo della Bonifica. Si parla di trasferirlo in altro luogo. Nasce per questo un Comitato per difendere e sostenere la sede attuale del |Museo della Bonifica. A tale comitato ha aderito anche il Ponte . Il Comitato vuole difendere la sede storica ma anche promuovere il Museo come punto di attrazione turistica e punto di cultura e i identità storica nel nostro territorio

Riportiamo sotto gli articoli apparsi sulla stampa locale e poi un articolo che il Comitato ci ha fatto pervenire

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IL COMITATO VOLONTARIO SPONTANEO “DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’” SI E’ COSTITUITO PER VALORIZZARE L’ATTUALE MUSEO DELLA BONIFICA, MANTENENDONE LA COLLOCAZIONE NELL’ATTUALE SEDE EVITANDO COSTI INUTILI PER LA COLLETTIVITA’ CONNESSI ALLA REALIZZAZIONE DI UNA NUOVA SEDE CON INGENTI COSTI DI TRASFERIMENTO E DI CREAZIONE DEI NECESSARI SERVIZI. IL COMITATO E’ FORMALMENTE COSTITUITO E REGISTRATO A SAN DONA’ DI PIAVE IL 6 .2.2016, N. 277, ATTI PRIVATI SERIE 3° – C.F. 93044620271.

IL COMITATO PUBBLICHERA’ SU QUESTO SITO UNA SERIE DI MEMORIE PER FAR CONOSCERE ALLA CITTADINANZA LE SUE INIZIATIVE.
IL GIORNO 11 FEBBRAIO 2016 SI E’ PRESENTATO ALLA STAMPA LOCALE (V. ARTICOLI PUBBLICATI SUL GAZZETTINO E LA NUOVA VENEZIA DEL GIORNO 12 FEBBRAIO) SERVIZI SARANNO ANCHE MESSI IN ONDA E TRASMESSI NEL SITO DI PIAVE TV.
PUNTI QUALIFICANTI DELL’ATTUALE EDIFICIO ADIBITO A MUSEO DELLA BONIFICA
E’ UBICATO IN UN EDIFICIO DI GRANDE PREGIO ARCHITETTONICO,
L’EDIFICIO E’ IN MEZZO AL VERDE, ED HA UNA STRUTTURA MODULARE E AVVINCENTE, UN’OPERA D’ARTE ARCHITETTONICA. I GIARDINI INTORNO NE SONO IL COMPLEMENTO

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IL MUSEO HA TROVATO COLLOCAZIONE NELL’EDIFICIO DENOMINATO EX CONVENTO CLARISSE DELLA PROVINCIA FRANCESCANA DI SANT’ANTONIO DA PADOVA. COSTRUITO NEL 1967 SU PROGETTO DEGLI ARCHITETTI BIANCHI E ZAMBUSI PUO’ ESSERE CONSIDERATO UN UNICUM ARCHITETTONICO ANCHE PER LA PARTECIPAZIONE NELLA FASE PROGETTUALE DEL PROF. CARLO SCARPA, VENEZIANO, UNO DEGLI ARCHITETTI PIU’ IMPORTANTI DEL XX SECOLO.
IL MUSEO E’ DI PROPRIETA’ COMUNALE ED E’ STATO APERTO AL PUBBLICO NEL 1983, FUNZIONA ININTERROTTAMENTE DA OLTRE 32 ANNI. LA COSIDDETTA ALA NUOVA (ALA EST, A DESTRA DELL’IMMAGINE) FU PROGETTATA DALL’ARCH. UMBERTO BARUCCO ED HA UNA STRUTTURA CHE CONSENTE UNA ROTAZIONE ESPOSITIVA E MODULI VARIABILI DEGLI ALLESTIMENTI. E’ STATA REALIZZATA IN MASSIMA PARTE CON IL CONTRIBUTO DELLA COMUNITA’ EUROPEA.
L’EDIFICIO GARANTISCE UNA VISIONE UNITARIA DELL’INSIEME DELLE COLLEZIONI, E’ DOTATO DI SERVIZI (BIBLIOTECA SPECIALIZZATA, SALA STUDIO, SALA CONFERENZE ARCHIVI), DI LABORATORIO PER PREPARAZIONE DEGLI OGGETTI E PER LA LORO MANUTENZIONE PERIODICA, NONCHE’ DI DEPOSITI.
L’EDIFICIO POTREBBE AVERE UNA NATURALE CONTINUITA’ NELLA PARTE ORA OCCUPATA DALLA POLIZIA STRADALE, QUALORA LA SEZIONE, COME IPOTIZZATO, FOSSE UBICATA IN ALTRO LUOGO (EX CASERMA TOMBOLAN FAVA).
SI CREEREBBE UN POLO IMPORTANTE CON MAGGIORE DISPONIBILITA’ DI SPAZI E ALLARGAMENTO DEI SERVIZI TECNICI COME AD ESEMPIO UNA NUOVA COLLOCAZIONE DELLA BIBLIOTECA SPECIALIZZATA, DELLA SALA STUDIO, SALE DI CONSULTAZIONE E NATURALMENTE ALTRE NUOVE SALE DI ESPOSIZIONE, NONCHE’ DI ALTRI SERVIZI ACCESSORI (CAFFETTERIA).
NON HA BARRIERE ARCHITETTONICHE E DISPONE DI AMPI PARCHEGGI

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L’EDIFICIO GODE DELLA VICINANZA ALLE VIE PRINCIPALI DI COMUNICAZIONE (CIRCONVALLAZIONE INTERNA E STATALE 14 A 800 METRI DI DISTANZA), E, ATTRAVERSO LA BRETELLA, UN VELOCE COLLEGAMENTO ALL’AUTOSTRADA E ALLA PROVINCIALE PER TREVISO, IN UNA POSIZIONE LOGISTICA IDEALE.
MUSEO COME VIENE VISTO DALLA CITTA’
IL MUSEO E’ IL LUOGO CHE NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO E’ IL CENTRO DELLA CONSERVAZIONE DELLE MEMORIE E DELL’IDENTITA’ DELLA COMUNITA’.
COME TALE E’ GIUSTO CHE ANCHE LA COMUNITA’ SE NE FACCIA CARICO INTERVENENDO NELLA GESTIONE.
E’ DOTATO DI IMPORTANTI COLLEZIONI DI MATERIALI E CONTIENE I RICORDI DELLE FAMIGLIE CHE HANNO DONATO LE PROPRIE COSE PERCHE’ DIVENGANO DI PATRIMONIO COMUNE DELLA CITTA’.
IL MUSEO E’ UN LUOGO PRIVILEGIATO DI INCONTRO TRA CULTURE.
COSTI DI GESTIONE
QUALI SONO I REALI COSTI DI GESTIONE ? UN MUSEO NON E’ MAI IN ATTIVO, LA CULTURA E’ UN SERVIZIO IMPORTANTE E CHE COSTA MA MANTENERE LE MEMORIE DI UNA CITTA’ HA UN COSTO DI GESTIONE SOPPORTABILE E CHE PUO’ ESSERE RIDOTTO CON LA COLLABORAZIONE DI TUTTI E CON INVESTIMENTI MODESTI.
VI SONO DEGLI INTERVENTI NECESSARI DA ATTUARE NELL’EDIFICIO COME LA MANUTENZIONE PERIODICA E LA MESSA A NORMA DELL’ALA OVEST.
LA RIDUZIONE DEI COSTI DEI CONSUMI DI ENERGIA SI PUO’ REALIZZARE ATTRAVERSO IMPIANTI CHE CREANO ENERGIA SFRUTTANDO LE NUOVE TECNOLOGIE E L’INSTALLAZIONE DI LUCI A MINOR CONSUMO.
IL MUSEO PUO’ OPERARE IN RETE CON ALTRI MUSEI PER UNA MAGGIORE PROMOZIONE E COLLABORAZIONE GESTIONALE. OTTENENDO ANCHE UNA MAGGIORE VISIBILITA’ (HA ISTITUITO CON ALTRI 3 MUSEI LA RETE DEI MUSEI DELLA GRANDE GUERRA CHE POTREBBE ALLARGARSI).
POTREBBE AMPLIARE LA PROMOZIONE ATTRAVERSO LE ATTIVITA’ TURISTICHE INSERENDOSI NEI PERCORSI TURISTICI IN COLLABORAZIONE CON LE ALTRE ASSOCIAZIONI DELLA CITTA’ E DEL TERRITORIO.
IL COMITATO VUOLE PORTARE AVANTI L’IDEA DEL MUSEO DELLA BONIFICA COME TESTIMONIANZA DELL’IDENTITA’ DELLA POPOLAZIONE CITTADINA, SI BATTERA’ PER CONSERVARE QUESTO LUOGO DI CIVILTA’.
E’ COME SE CHI CI HA PRECEDUTO CI AVESSE CONSEGNATO UN TESTIMONE, SENTIAMO COME DOVERE DI CITTADINI CONSERVARLO E PROMUOVERLO.
PERCHE’ NELLO STESSO LUOGO, OVVERO PERCHE’ SALVARE L’ESISTENTE ?
PERCHE’ LA LIMITATA CAPIENZA DELL’IMMOBILE PROPOSTO (MONUMENTO AI CADUTI) PORTEREBBE SICURAMENTE AD UNO SDOPPIAMENTO DEL MUSEO CON CONSEGUENTE DISGIUNGIMENTO DELLA VISIONE UNITARIA CHE QUESTO MUSEO HA E CHE PARTE DALL’ASSETTO ANTICO DEL TERRITORIO (DALL’EPOCA PREISTORICA ALLA PRIMA SEDE DELLA REPUBBLICA DI VENEZIA A CITTANOVA), PER ARRIVARE, DOPO L’EPOPEA DELLA BONIFICA, ALLA SITUAZIONE ATTUALE. SAN DONA’ DOPO IL CONGRESSO NAZIONALE DELLE BONIFICHE DEL MARZO 1922 PUO’ ESSERE CONSIDERATA COME LA PICCOLA CAPITALE DELLA BONIFICA. IL MONUMENTO COLLOCATO PROPRIO DAVANTI ALL’INGRESSO DEL MUSEO RICORDA I GRANDIOSI LAVORI DELLA BONIFICA MA ALLO STESSO TEMPO L’IMMANE LAVORO DI GENERAZIONI DI OPERAI. IL MUSEO CONSERVA TESTIMONIANZE DELLA DISTRUZIONE BELLICA E DELLA RICOSTRUZIONE DELLA CITTA’ CON I PROBLEMI CREATI DALL’ EMIGRAZIONE E DALLA POVERTA’ DIFFUSA E DA MALATTIE UN TEMPO ENDEMICHE COME MALARIA E PELLAGRA. OGGI TUTTO QUESTO E’ PASSATO MA CI TROVIAMO IN UN’AREA SEMPRE DIFFICILE E FRAGILE DAL PUNTO DI VISTA IDROGEOLOGICO. PER QUESTO E’ NECESSARIO MANTENERE QUELLA VISIONE UNITARIA CHE SOLO LA SEDE DI VIALE PRIMAVERA PUO’ CONSENTIRE.
IL MUSEO ATTUALE OFFRE UN PERCORSO COMPLETO, NELLO STESSO LUOGO, CON UNA MOLTEPLICITA’ DI SERVIZI, DI COLLEZIONI ANCHE NON VISIBILI.
SARA’ PUBBLICATA IN SEGUITO UNA RELAZIONE SPECIFICA.
NON SERVE FARE UN ALTRO MUSEO DELLA BONIFICA SALVIAMO INVECE L’ESISTENTE E VALORIZZIAMO I SUOI CONTENUTI.
IL COMITATO E’ APERTO A TUTTE LE COLLABORAZIONI ED ADESIONI E NON HA, NE’ AVRA’, ALCUN COLORE POLITICO.
IL MUSEO DELLA BONIFICA E’ COLLOCATO IN UN EDIFICIO “FIRMATO”…COME UN’OPERA D’ARTE. Come si vede dalla scritta.

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E allora ci chiediamo: Cosa si vuole fare dell’edificio ? Deve rimanere IL MUSEO !

Unioni civili e unioni..incivili: visto da un ateo

Delle considerazioni di Francesco Fontana su un argomento attuale e discusso.
Sarebbe bello , avendo il tempo considerare cosa vuole dire matrimonio, unione tra due o tre persone, amore verso chi e sul bisogno soggettivo e legale di dare dei principi e dei diritti e dei doveri a una o più persone che si ama e su cosa significa figlio

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Unioni civil e unioni… incivili
Nel mio romanzo “La percezione delle Pleiadi” si parla con generosità (e molta ironia, intendiamoci!) di coppie gay, coppie di fatto, separazioni, divorzi, etc… E proprio a tale proposito colgo lo spunto per qualche riflessione sull’argomento. E colgo anche l’occasione per ricordare a TUTTI gli amici del Ponte e di San Donà e dintorni in generale, che presto dovrei presentare il mio libro nella “nostra” bella città. Sarò più preciso appena possibile, ma intanto già vi invito TUTTI!!!
In questi mesi l’Italia sta rivivendo una sorta di contrapposizione ideologica tra laici e cattolici sul significato della famiglia; da una parte si difendono le unioni gay, le unioni civili più in generale, spingendosi fino a ipotizzare le adozioni da parte di coppie omosessuali; mentre dall’altra parte si difende la famiglia tradizionale, si tuona ancora generosamente contro il divorzio (nonostante sia legge dello Stato ormai da 4 decenni), si rifiuta l’ipotesi di adozioni gay.
Premettendo subito, a scanso di equivoci, che io sono assolutamente contro le adozioni da parte di coppie omosessuali per il semplice motivo che la loro scelta coinvolge direttamente un minore che non sono sicuro possa crescere in modo molto equilibrato avendo 2 papà o 2 mamme (diverso il discorso della stepchild che prevede “solo” la presa di responsabilità genitoriale verso un bambino già figlio naturale del partner, su questa ipotesi sono più possibilista), per il resto non posso che collocarmi dalla parte delle istanze laiche.
Quando i cattolici si schierano contro le unioni gay, contro il divorzio, a mio parere non subiscono certo un sopruso, caso mai lo commettono. Infatti essere a favore del divorzio o delle unioni gay (possiamo anche non chiamarle “matrimoni”, la semantica ha pur sempre un suo valore…) non significa certo obbligare a divorziare chi non vuole, oppure costringere due maschi o due femmine a unirsi davanti a un pubblico ufficiale se non lo desiderano. Io sono assolutamente a favore del divorzio ma non ho assolutamente nessuna intenzione di divorziare da mia moglie. Ma non vedo perché dovrei accomunare nella mia scelta di NON divorziare anche coppie che si scannano, che non si sopportano, che si tradiscono, che si pestano e che non vedono l’ora di rifarsi una vita uno/a lontano dall’altra/o. E allo stesso modo io non sposerei mai un uomo, mi fa ribrezzo solo l’idea. Ma non vedo per quale motivo dovrei impedire ad altri due uomini o ad altre due donne di farlo se si amano e non danno fastidio a nessuno (non vedo poi che fastidio possano dare).
Insomma: da che mondo è mondo non sono i divorzisti o i favorevoli alle unioni gay a imporre qualcosa a qualcuno; sono i contrari a impedire qualcosa a chi non la pensa come loro! Quindi sono i contrari a imporre, a perpetrare un sopruso.
Mi fa poi sorridere la spiegazione che alcuni danno della loro contrarietà alle unioni gay (e a volte anche al divorzio): dicono di essere contrari perché Dio avrebbe creato uomini e donne diversi proprio per sposarsi tra sessi diversi; oppure dicono di essere contrari perché si tratterebbe di pratiche “contro natura”.
Alla prima obiezione rispondo subito che far derivare una norma civile (quali sono i matrimoni) da una convinzione religiosa non ha alcun senso: almeno un terzo, forse metà, degli uomini NON crede in Dio (e l’altra metà che ci crede si combatte da secoli dandosi reciprocamente dell’infedele: cattolici contro protestanti, musulmani contro cristiani, etc…) e quindi se Dio ha fatto e prescritto qualcosa, okay, io ne prendo atto, ma che questo qualcosa lo seguano i credenti senza imporlo agli atei e agli agnostici per i quali Dio è una semplice ipotesi quando non addirittura il nulla. Io sono affascinato ogni minuto, ogni istante della mia vita dall’idea di Dio, ma non ci credo. Me ne dispiaccio, ma non posso essere disonesto con me stesso e con Lui, se esiste: io non ci credo. Ne sono affascinato ma non ci credo. Constato poi che in tanti invece ci credono ma non ne sono per nulla affascinati, visto come lo trattano… ma lasciamo perdere queste facezie.
Torniamo a noi e riflettiamo sul “contro natura”. Ma chi è che decide cos’è la “natura”? La natura non è un libro aperto e scritto, non è una parte della realtà, la NATURA è TUTTO ciò che ci circonda (compresi noi stessi), lo diceva già un grande teologo cristiano (non certo ateo) come Spinoza. La natura non è solo quel che fa comodo a noi, la “natura” è tutta la realtà che ci circonda, bella e brutta. Il delizioso fungo porcino è natura? Sì. Ma lo è anche la mortale amanita falloide! L’arcobaleno che incanta i nostri occhi è natura? Sì. Ma lo è anche il tornado che semina morte e distruzione. Papa Giovanni 23° è natura. Ma anche Hitler lo è. Il Mahatma Gandhi è natura. Ma anche Josif Stalin lo è. Sono io che poi giudico, secondo la MIA morale, cosa mi piace della natura e cosa no. Ma non posso dichiarare la NATURA stessa un discriminante per derivarne delle leggi etiche. Le leggi etiche, se non sono ipocrita, le faccio derivare dalla MIA morale, senza pretendere di darle il sigillo d’autenticità grazie a una mal definita “natura”.
Le coppie eterosessuali sono indubbiamente “natura”. Ma lo sono anche quelle omosessuali; esistono, e quindi sono anch’esse “natura”. Il fatto che siano numericamente inferiori non toglie un solo grammo alla loro dignità! La “natura” non mi detta alcuna legge che le “sdogani” o meno; è le mia morale che deve “sdoganare” o meno le coppie omosessuali, e siccome la MIA morale è che vanno condannate solo le cose che fanno del male, non vedo proprio perché dovrei condannare due uomini o due donne che si amano e che fanno solo del bene a se stessi e al partner! (caso mai io “condanno” le carnevalate tipo Gay pride dove assurdi esibizionisti mostrano il culo e le tette in spettacoli indegni; ma qua la natura non c’entra nulla, c’entra solo il buon gusto)
Un’ultima notazione: io non capisco nemmeno quelli che condannano le coppie gay e i divorziati in quanto minerebbero la “struttura” della famiglia che a sua volta, se messa in discussione, minerebbe la “struttura” della società di cui la famiglia è la prima cellula. Sono d’accordo che la nostra società si fondi sulla sacralità della famiglia (anche se rispetto assolutamente chi vuole vivere da single, da libertino o da eremita…), ma siamo proprio sicuri che una coppia “regolare”, composta da uomo e donna, che non pensa di divorziare, che è stata benedetta dal prete in una bella cerimonia tra fiori e canti liturgici, e che magari litiga in continuazione, si bastona, non si sopporta, si cornifica a sangue, sia una “buona cellula” per la nostra società? Non farebbe un miglior servizio alla società stessa se si sciogliesse e seguisse altre strade? E non è forse “cellula molto più sana” per la nostra società una coppia gay che si rispetta, si ama, è fedele e non fa del male a nessuno?
Quante coppie sia del primo che del secondo tipo ho conosciuto nella mia vita… e quanto trovo assurdo che le prime siano indicate come le “cellule” della nostra società, mentre le seconde siano additate come un “pericolo” per la società stessa… Qualcuno parla di ipocrisia, io no, io non giudico nessuno, però fatico molto a capire, davvero molto… Mi piacerebbe sentire i vostri commenti, amici carissimi.
Francesco Fontana

DECRETO CIRINNA’: CRONACA DI UN’ANTICOSTITUZIONALITA’ ANNUNCIATA?” – Riccardo MAZZON

>>>ANSA/ FAMILY DAY, IN PIAZZA CONTRO UNIONI CIVILI PER LA FAMIGLIA

Delle considerazione che possono sembrare strane ma fatte da un avvocato ci fanno capire molte cose o concetti

27/01/16
“DECRETO CIRINNA’: CRONACA DI UN’ANTICOSTITUZIONALITA’ ANNUNCIATA?” – Riccardo MAZZON

http://www.personaedanno.it/index.php?option=com_content&view=article&id=49045&catid=235&Itemid=487&contentid=49045&mese=01&anno=2016

Mazzon Riccardo
varie mutazioni lessicali ma un solo concetto: solo la persona che si accoppia può aspirare all’ambito titolo di “parte dell’unione civile”
perchè due persone e non tre (o più)?
la limitazione non ha ragion d’essere ed è palesemente anticostituzionale
Il comma primo dell’articolo 1 del Decreto Cirinnà recita che “Due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, di seguito denominate «parti dell’unione civile», possono contrarre tra loro un’unione civile per organizzare la loro vita in comune”.
L’Art. 14, al comma 2, prevede che “le parti dell’unione civile possono chiedere l’adozione o l’affidamento di minori ai sensi delle leggi vigenti, a parità di condizioni con le coppie di coniugi”.
La Costituzione, peraltro, prevede:
- all’Art. 2, che “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”
- all’Art. 3, che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”
all’Art. 19, che “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purche’ non si tratti di riti contrari al buon costume”
- all’Art. 20, che “il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d’una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, ne’ di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacita’ giuridica e ogni forma di attivita’”.
Troppo note, per esser qui riprese, le interpretazioni, dottrinarie e giurisprudenziali, degli articoli suddetti.
A tal proposito, quali ragionevoli motivazioni possono esser opposte a tre persone, di sesso comune o diverso, le quali giustamente pretendano, al fine di vedere riconosciuto il loro sacrosanto diritto, di contrarre tra loro un’unione civile per organizzare la loro vita in comune?
Ragionevolmente, nessuna: a meno di non voler scomodare beceri principi antropologici o arcaicamente culturali, ormai morti e sepolti.
Pare evidente, pertanto, come gli articoli del Decreto Cirinnà citati, o le loro possibili evoluzioni lessicali, abbiano già in nuce un grave profilo di anticostituzionalità, nella parte, per dirlo come lo direbbe la Corte Costituzionale, in cui non consentono di contrarre un’unione civile (e, conseguentemente, di chiedere l’adozione o l’affidamento: si pensi, in tal caso, anche agli innumerevoli vantaggi che ne conseguirebbero per l’adottato, per essere il medesimo così accudito ed assistito nella propri educazione non da sole due persone – il modello famiglia tradizionale ha già dimostrato, nei fatti, che due persone, oggi giorno, non sono più in grado di accudire diligentemente la prole – ma da un numero maggiore di adulti, tutti amorevolmente a ciò preposti) anche a più di due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso”.
Si propone, pertanto, al fine evitare la promulgazione di una normativa non aderente alla Carta Costituzionale, di modificare il comma primo dell’articolo 1 del Decreto Cirinnà nel senso che segue: “Due o più persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, di seguito denominate «parti dell’unione civile», possono contrarre tra loro un’unione civile per organizzare la loro vita in comune”.

BULLISMO: “La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci” Isaac Asimov

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Interesante articolo della Psicologa G. Zorzenoni che deve fare pensare e meditare

BULLISMO

Il bullismo è molto comune oggi come un tempo, ma rischia di minare a fondo la nostra autostima provocando una sofferenza, spesso insostenibile.

Come si fa a fare i conti con i bulli?
-Per prima cosa ricordati che non è colpa tua, ci sono tantissime ragioni per cui un bullo decide di prendersela con te e queste non dipendono dalla tua personalità, ma da quella dei bulli.
Se inizi a pensare di non avere valore, prendi un foglio e scrivi i motivi per cui pensi che questa cosa non sia vera.
In cosa sei bravo? Cosa ti riesce bene? Cosa ti rende unico?
La prossima volta che un bullo mette in discussione il tuo valore ricorda questa lista e i motivi per cui tu sei unico e importante.

-Circondati di persone positive che sappiano apprezzarti per ciò che tu sei. Potresti avere difficoltà a trovarli, ma puoi sempre conoscere nuove persone che condividano con te passioni e interessi. Cerca nei corsi organizzati dalla scuola, nelle associazioni sportive o nei centri di aggregazione.

-Se ti trovi di frontre al bullo… ignoralo, non dargli corda, i bulli se vedono che tu non dai loro retta, iniziano ad annoiarsi, potrebbero lasciarti stare, se il bullo continua a tormentarti cerca di avvicinarti a un gruppo di amici o scappa e chiedi aiuto.

-Cerca qualcuno che possa darti aiuto, nessuno ha il diritto di farti sentire in pericolo, infelice o sbagliato. Cerca qualcuno di cui ti puoi fidare, un genitore o un insegnante, un adulto di riferimento, non c’è ragione per cui tu debba tenere dentro questo peso e viverlo in solitudine.

QUAL E’ IL BISOGNO DEL BULLO?
Sia in età infantile che nel corso dell’adolescenza è molto difficile inserirsi all’interno del gruppo dei pari e spesso la ricerca di conferme sociali attraverso l’emulazione di modelli negativi rappresenta una soluzione, seppur instabile. Per tali ragioni, tale dinamica comportamentale spesso si pone come la radice del fenomeno sempre più diffuso del bullismo.
Così il bisogno di trovare una dimensione nella vita relazionale di un ragazzo può trasformarsi in un problema relazionale per un altro che diventa “vittima” degli episodi di un “bullo”.

Come tutte le forme di persecuzione ai danni di una persona, anche il bullismo è caratterizzato da episodi di prevaricazione e persecuzione ripetuti nel tempo e con una certa frequenza, tali da instaurare emozioni negative durature nella vittima che li subisce, soprattutto insicurezza e paura.
Generalmente esiste anche un disequilibrio relazionale tra bulli e vittime che si basa in genere sulla forza fisica, su differenze psicologiche nella sicurezza in sé o sul potere nel gruppo.
Infatti, i bulli sono spesso persone più forti fisicamente e i loro obiettivi diventano frequentemente i coetanei magri e deboli o, viceversa, grassottelli e impacciati. Generalmente, inoltre, il bullo possiede una “forza interiore apparentemente maggiore” che si fonda su un senso di sicurezza in sé nutrito proprio dalle sue prepotenze su quelli che hanno risposte più o meno accondiscendenti e remissive. Con ciò non significa che realmente esista maggiore forza psicologica nei bulli, piuttosto si tratta di un senso di superiorità compensativo, di una sicurezza instabile e derivante dall’esterno, legata a piccole vittorie quotidiane che si fondano proprio sulla prevaricazione e che possono al contempo conferire un senso opposto di insicurezza nelle vittime e che spesso genera anche un potere del bullo all’interno del gruppo.

CHI E’ IL BULLO? CHI E’ LA VITTIMA?
Generalmente i bulli, dietro la loro apparente sicurezza, mostrano dei problemi relazionali destinati a peggiorare con il trascorrere del tempo se le loro modalità relazionali non cambiano. Uno dei rischi maggiori nella vita adulta è lo sviluppo di psicopatie.
Gli scambi relazionali dei bulli, secondo quanto rilevato da numerosi studi, sono caratterizzati da deficit relativi a determinate abilità appartenenti alla cosiddetta “intelligenza emotiva” (Goleman D., 1995) e in particolare risentono negativamente di bassi livelli nello sviluppo dell’empatia.
I bambini e i ragazzi che esercitano delle azioni di prevaricazione fisica o verbale, più precisamente hanno mostrato di essere meno capaci nell’etichettare in modo corretto le espressioni emotive degli altri, problematica che spiega la tendenza a rispondere in modo aggressivo anche a comportamenti neutri o persino positivi mostrati da altri bambini e ragazzi. Anche il riconoscimento delle proprie emozioni appare basso e, poiché la consapevolezza dei propri stati emotivi è il presupposto fondamentale per una adeguata gestione della vita affettiva, quest’ultima risulta connotata da reazioni emotive istintive che prendono il sopravvento su ogni alternativa ragionata.
Esistono anche altre caratteristiche piuttosto diffuse tra i bulli che spiegano le loro difficoltà relazionali: esse riguardano le ridotte abilità verbali spesso presenti in questi bambini e ragazzi (Fedeli D., 2005). Le dimensioni linguistiche ridotte sembrano direttamente connesse all’osservazione della tendenza a mettere in atto costantemente comportamenti aggressivi quando si verificano situazioni relazionali ambigue, dal momento che non esistono sufficienti capacità di dialogo utili al chiarimento di situazioni problematiche.
Recenti interventi sul bullismo hanno evidenziato anche la presenza di problemi nelle funzioni esecutive dei bambini più aggressivi. Questi ultimi, infatti, mostrano delle difficoltà relative alle principali capacità di programmazione del comportamento utili in contesti relazionali. Essi non riescono efficacemente soprattutto nei compiti di pianificazione delle proprie azioni e previsione delle possibili conseguenze, nel controllo di eventuali comportamenti impulsivi che limitano il raggiungimento di obiettivi, nell’adattamento del proprio comportamento a contesti differenti,
nelle capacità di posporre le gratificazioni immediate prevedendo futuri successi e vantaggi e nell’apprendimento dalle esperienze precedenti.
Anche le vittime sono accomunate spesso da caratteristiche psicologiche e comportamentali simili. Una delle principali caratteristiche relazionali è la mancanza di assertività, cioè della capacità di esprimere se stessi, senza essere passivi o aggressivi, aspetto che in senso opposto manca anche ai bulli. Spesso le vittime del bullismo sviluppano sintomi di ansia o depressione , che vengono manifestati in modo più o meno palese, frequentemente sotto forma di conversioni in sintomi somatici (febbre, mal di testa, problemi gastrointestinali, ecc.), che rappresentano un modo per tenersi lontani dai posti in cui vengono molestati. Altre volte i segni di malessere psicologico possono essere più chiari, come nel caso di crisi di ansia o di pianto o quando sono presenti incubi ricorrenti su temi legati alle pressioni subite.

IL RUOLO DEL GRUPPO
Uno dei principali fattori che possono innescare o sostenere comportamenti di bullismo è rappresentato dall’importanza assunta, per ogni persona in età evolutiva, dal gruppo di coetanei. Ogni bambino o ragazzo infatti mostra una spiccata tendenza a cercare di inserirsi nel gruppo con cui condivide un’attività: ciò accade anche a quelli con condotte aggressive e da bullo che mettono in atto comportamenti disadattivi per raggiungere tale scopo. Tali condotte possono portare a reazioni differenti all’interno del gruppo: benché spesso i bulli siano isolati e allontanati inizialmente dalla classe, essi spesso riescono a trovare qualche altro “bullo non dominante” di supporto o semplicemente si fanno forti di comportamenti non apertamente contrari ai loro comportamenti, che spesso leggono persino come accondiscendenti. Il supporto più o meno completo di altri compagni rappresenta un ottimo rinforzo per i propri comportamenti di prevaricazione. Ma paradossalmente agisce in modo simile anche il rifiuto mostrato dal gruppo, che tende ad essere espresso generalmente con commenti negativi ai tentativi di un bullo di richiamare l’attenzione e di inserirsi nel gruppo con la prevaricazione: tali considerazioni diventano infatti ugualmente delle attenzioni rivolte verso l’“aspirante leader”.

…E LA FAMIGLIA?
È altrettanto importante sottolineare che spesso esistono anche delle caratteristiche familiari che tendono a favorire comportamenti di bullismo. Nelle ricerche sulle caratteristiche familiari di bulli si è evidenziata la presenza diffusa di modalità di gestione della disciplina piuttosto rigide o, viceversa, inconsistenti. La leadership presente a casa tende a rinforzare i comportamenti oppositivi e aggressivi: più precisamente le richieste dei figli spesso comportano irrigidimenti iniziali dei genitori, cui seguono comportamenti negativi che spesso finiscono per generare un allentamento della rigidità, lasciando che i figli apprendano a usare le modalità disadattive per raggiungere i propri obiettivi. Talvolta la situazione familiare può essere complicata dalla presenza di modelli aggressivi da imitare che rappresentano i più significativi esempi che essi emuleranno e riproporranno in contesti extrafamiliari.

POSSIBILI SOLUZIONI?
Gli interventi possibili per prevenire e affrontare il bullismo sono innumerevoli, non tutti di pari efficacia e possono coinvolgere diversi destinatari, in relazione agli obiettivi che si propongono.
Le azioni di intervento volte a diminuire i comportamenti aggressivi agiti dai bulli possono essere sia individualizzate, che inserite in contesti più generalizzati.
Sui singoli bulli, in considerazione delle carenze in alcune aree psicologiche e comportamentali, ci si orienta soprattutto verso il miglioramento delle stesse con programmi specifici come, ad esempio, i “training di alfabetizzazione socio-emotiva ”, ossia percorsi specifici mirati a migliorare le abilità deficitarie dell’intelligenza emotiva e delle capacità socio-relazionali, con particolare attenzione allo sviluppo della prosocialità.
In questo contesto di intervento, gli approcci individuali meno efficaci sembrano quelli di tipo punitivo e sanzionatorio, dal momento che tendono a lasciare il bullo nella sua incapacità di trovare prospettive e comportamenti diversi per affrontare con maggiore efficacia la vita relazionale. Tali sistemi di intervento possono persino peggiorare la situazione, dal momento che una sospensione potrebbe, per diversi motivi, assumere un valore di “rinforzo positivo” del comportamento sgradito.
La famiglia e la scuola, in questo contesto di interventi, vengono addestrate ad evitare ad isolare i bulli, oltre che irrigidirsi di fronte ai loro comportamenti negativi. L’obiettivo, al contrario, deve essere quello di favorire nel bullo l’emissione di comportamenti positivi da premiare, principalmente attraverso i rinforzi sociali che lui ricerca con i suo comportamenti negativi.
Molto più utili sembrano invece le tecniche di intervento di tipo riparatorio, ossia quelle volte a mediare il conflitto tra bullo e vittima, favorendo la comunicazione attuale e futura tra i due, come avviene nel “Metodo dell’Interesse Condiviso”, in cui si sostiene lo sviluppo dell’empatia nel bullo attraverso la stimolazione del senso di responsabilità che può nascere dall’“osservazione mediata” delle conseguenze emotive provocate sulla vittima (Pikas A., 1989).
Per la singola vittima, talvolta, è utile un lavoro di supporto psicologico centrato sullo sviluppo dell’assertività , ma anche sul potenziamento della stima di sé, spesso logorata da continui attacchi e dalle critiche subite.
Molti interventi attuali agiscono ad ampio raggio, affrontando sia la prevenzione che il recupero e rivolgendosi anche alle famiglie, soprattutto nei contesti in cui si sono già verificati episodi di bullismo. In questi interventi, definiti di “parent training ” (Fedeli D., 2005), si conducono dei percorsi di aiuto alla genitorialità, volti a fornire informazioni sui metodi educativi più efficaci per inibire lo sviluppo di comportamenti disadattivi nei propri figli.

“La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci” Isaac Asimov

Dr.ssa Giulia Zorzenoni
Psicologa

TRAINING AUTOGENO by Drssa G. Zorzenoni

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TRAINING AUTOGENO

-Definizione, origine e principi fondamentali del Training Autogeno

Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento usata in ambito clinico nel controllo dello stress, nella gestione delle emozioni e nelle patologie con base psicosomatica. Viene utilizzata anche in altri ambiti quali lo sport e in tutte quelle situazioni che richiedano il raggiungimento di un alto livello di concentrazione. Il T.A. venne sviluppato negli anni trenta da Johannes Heinrich Schultz, psichiatra tedesco. I suoi studi avevano come precedenti quelli sull’ipnosi, in particolare di O. Vogt, del quale Schultz fu allievo. Di primaria importanza, in questa tecnica, è rendere i propri pazienti indipendenti dal terapeuta per sviluppare il proprio benessere. Mentre infatti nell’ipnosi è sempre
necessaria la presenza dello psicoterapeuta, salvo particolari casi piuttosto rari di auto-ipnosi, nel T.A. il soggetto diviene del tutto autonomo (metodo autogeno).
Il T.A. di Schultz è una tecnica di rilassamento e concentrazione universalmente conosciuta ed è da molti anni oggetto di studi e ricerche a livello mondiale per le varie applicazioni alle quali si presta.
È una tecnica di rilassamento che parte dal corpo, si attua attraverso un’attività mentale e porta i risultati al corpo (psiche+soma=ORGANISMO=unità psiche-soma). La bionomia è la teoria di Schultz secondo la quale l’uomo sviluppa la propria individualità secondo le leggi della vita, l’equilibrio tra mente e corpo è ritrovato con il T.A.
Gli ambiti di applicazione sono molteplici, può servire ad incrementare lo studio o il lavoro; può migliorare le nostre capacità di controllo e curare i disturbi più comuni su base psicosomatica.
È molto seguito nella pratica clinica dove risulta particolarmente indicato per i seguenti disturbi: disturbi d’ansia, disturbi di somatizzazione, insonnia, stress. Con il T.A. si impara ad avere più sicurezza e fiducia, ad essere più calmi e distesi ed a scaricare meno le tensioni sui vari organi, infatti si hanno efficaci interventi sui disturbi psicosomatici. A causa di disagi psicologici, spesso si hanno i seguenti disturbi: gastro-intestinali (ulcera, colite, gastrite, stitichezza, diarrea, calcolosi); respiratori (asma, rinite, bronchite); della pelle (irritazione cutanea, eczema, psoriasi); dell’attenzione (cefalea muscolo tensiva, emicrania, insonnia); cardiocircolatori (tachicardia, ipertensione); sessuali (frigidità, impotenza, eiaculazione precoce, difficoltà al concepimento).
In un’ottica preventiva e di promozione della salute, il T.A. costituisce uno strumento molto utile per perseguire i seguenti obiettivi: controllo e gestione dello stress, controllo delle reazioni emotive eccessive, autoinduzione di calma, autodeterminazione, introspezione, miglioramento delle prestazioni mentali.

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Il concetto fondamentale del Training Autogeno è la calma, o per meglio dire il rilassamento psicofisico, essendo mente e corpo due entità fortemente collegate. Questo stato si raggiunge progressivamente e gradualmente attraverso i sei esercizi del T.A. di base, ed eventualmente gli esercizi del T.A. Superiore. I primi e principali sono detti esercizi somatici perché l’attenzione mentale viene rivolta a particolari sensazioni corporee e producono effetti in prima istanza sul corpo (soma) ed in particolare sui muscoli, vasi sanguigni, cuore, respirazione, organi addominali e capo.
Nei secondi l’attenzione viene rivolta a particolari rappresentazioni mentali. Il Training degli
esercizi superiori, proprio perché rivolto alla mente ed all’inconscio, richiede la presenza di un terapeuta, mentre gli esercizi inferiori possono essere eseguiti anche da soli.
Le cose di importanza fondamentale, sono REGOLARITA’ e COSTANZA nell’eseguire gli esercizi, i risultati non si faranno attendere. L’allenamento (training) deve essere quotidiano, almeno una volta al giorno, fino a tre volte al giorno di circa 10/15 minuti l’una.
I sei esercizi di base o somatici sono:
1- esercizio della PESANTEZZA, che agisce sul rilassamento dei muscoli;
2- esercizio del CALORE, che agisce sulla dilatazione dei vasi sanguigni periferici;
3- esercizio del CUORE, che agisce sulla funzionalità cardiaca;
4- esercizio del RESPIRO, che agisce sull’apparato respiratorio;
5- esercizio del PLESSO SOLARE, che agisce sugli organi dell’addome;
6- esercizio della FRONTE FRESCA, che agisce a livello cerebrale.
Il processo di autogenerazione prodotto dal T.A. avviene per stadi successivi. E’ quindi necessario che ogni stadio sia raggiunto e mantenuto prima di passare al successivo. Durante il periodo di apprendimento, inizialmente si percepiscono delle sensazioni di benessere diffuso, successivamente si raggiungerà la capacità di controllare alcuni processi fisici come la respirazione, l’attenzione, le emozioni, gli stati d’animo, ecc. Non bisogna aver fretta perché l’efficienza del T.A. dipende esclusivamente da “come” lo si fa e non dal tempo che si impiega per farlo. Il T.A. non richiede nessuno sforzo fisico, solamente un costante allenamento nella pratica degli esercizi che dovrebbero
alla fine rientrare nelle nostre abitudini quotidiane.
Prima di iniziare qualsiasi esercizio di T.A. è bene accertarsi che l’ambiente sia silenzioso e bisogna evitare di essere disturbati durante l’esecuzione degli esercizi. Nella stanza ci deve essere una luce molto soffusa; Non bisogna avere né caldo né freddo e la temperatura deve restare costante; Non bisogna indossare niente che stringa o che dia fastidio durante l’esecuzione degli esercizi; E’ preferibile svolgere gli esercizi con calma e ad occhi chiusi ed iniziare eseguendo delle respirazioni lente e profonde; Alla fine di ogni allenamento bisogna eseguire sempre gli esercizi di “ripresa”, per riprendere il tono muscolare.
Le posizioni da adottare possono essere supina, a poltrona o a cocchiere.
-Indicazioni e controindicazioni
Il T.A. è stato definito da Schultz come “un metodo di autodistensione da concentrazione psichica” che consente di modificare situazioni psichiche e somatiche. Fondamentalmente con il T.A. si può raggiungere tutto ciò che può essere prodotto da distensione e immersione. Con l’apprendimento dell’atteggiamento psichico passivo si sviluppano spontaneamente modificazioni psichiche e somatiche di senso opposto a quelle provocate nella nostra mente e nel nostro corpo da uno stato di tensione, di ansia e di stress. Di fronte a una situazione stimolo che, sia a livello psicologico che somatico, superi una certa soglia di tolleranza, l’unità biopsichica reagisce, a seconda dell’intensità dello stimolo, con tensione muscolare, spasmo viscerale, sensazione di freddo, alterazione funzionale nei meccanismi neurovegetativi, endocrini, umorali. Si può inoltre avvertire sensazione
di calore al capo, l’impressione di essere sopraffatti dalle proprie emozioni e dai pensieri che si affollano nella nostra mente. L’allenamento alla realizzazione di uno stato di sempre maggiore passività consente all’unità biopsichica di reagire gradualmente in senso opposto. Non soltanto da quando veniamo alla luce, ma già dalla vita prenatale, è un continuo susseguirsi di stimolazioni fisiche e psichiche che colpiscono la nostra unità biologica. A queste stimolazioni si reagisce: il loro incessante susseguirsi provoca innumerevoli stati di tensione realizzati dal nostro apparato psichico e dal nostro apparato somatico, allo scopo di poter mantenere il più adeguato adattamento alle situazioni ambientali. Attraverso gli anni ci alleniamo inconsapevolmente e fatalmente a queste
modalità di reazione in autotensione. Non sempre però si riesce a riportarsi a uno stato di equilibrio funzionale, anche se la causa che lo aveva alterato è venuta a mancare. La tecnica di autodistensione di Schultz ci consente di realizzare, sia a livello psicologico che a livello somatico, uno stato di per sé del tutto opposto alle reazioni in autotensione, tale da migliorare, modificare, risolvere o normalizzare funzioni psichiche o somatiche che si fossero allontanate dal loro equilibrio originario.
In soggetti normali si avrà: uno smorzamento della risonanza emotiva (autosedazione), un recupero delle energie fisiche e psichiche personali, catalessia, modificazioni del vissuto cenestetico, regolazione vasomotoria, modificazioni delle capacità mnemoniche, introspezione e presa di coscienza di sé. Per quanto riguarda le applicazioni in medicina si nota che il T.A. riesce a normalizzare i fattori stressanti collegati alle patologie dell’apparato digerente, tramite l’autoregolazione delle funzioni motorie, vasomotorie e secretive dell’apparato gastrointestinale.
Occorre usare con prudenza le formula del calore. In pazienti emorragici è sconsigliato
l’allenamento autogeno. Il T.A. agisce smantellando l’ansia e le preoccupazioni “se applicato con buona critica e con metodo”, migliora la circolazione periferica, assesta i valori pressori, induce uno stato di calma. E’ fondamentale una attenta valutazione clinica, sia prima dell’allenamento sia per la scelta degli esercizi, sia durante l’allenamento. E’ opportuno comunque usare con prudenza la formula del cuore. Gli esercizi standard ed eventuali formule d’organo specifiche influiscono sui meccanismi fisiologici del disturbo e sulle implicazioni psicodinamiche dello stesso. Nei casi cronici può essere utile associare il T.A. alle abituali terapie farmacologiche. Nelle applicazioni in psicoterapia il T.A. si presta da solo o in combinazione con altre metodiche psicoterapeutiche a spezzare quello che Kohnstamm definì il “circolo nevrotico”, producendo invece uno stato di sedazione emotiva, una riduzione dell’ansia, un ripristino del ritmo veglia-sonno, l’attenuazione
della sintomatologia tipica, una maggiore sicurezza in se stessi. Quando la paura trasforma in realtà ciò di cui si ha paura, il T.A. esercita un’ influenza specifica su sintomi anche già stabilizzati e, quindi, difficilmente, modificabili. Si possono ottenere buoni risultati anche nei disturbi della sfera sessuale nei quali ha un ruolo importante l’ansia da attesa. Le fobie rispondono bene all’allenamento autogeno prolungato nel tempo. Possono risultare utili le formule intenzionali, l’abreazione autogena, le visualizzazioni desensibilizzanti. Il T.A .può dare buoni risultati nelle situazioni iniziali piuttosto che in quelle avanzate. Può comunque essere inserito in un programma psicoterapeutico multifunzionale. In ogni caso è opportuno ridurre il T.A. a brevi esercizi iniziali con ripetizione limitata delle formule. L’applicabilità di questa tecnica dovrà essere decisa dopo una attenta valutazione clinica e non prima di un adeguato programma farmacologico. Si possono ottenere alcuni risultati positivi nel trattamento dei primi segni sintomatici indicanti una potenziale dinamica orientata in senso psicotico. Utile il T.A.-Group nei soggetti con buona motivazione a collaborare, il T.A. riduce la tensione, ripristina il ritmo sonno-veglia regolare, rinforza la sicurezza di sé e la motivazione. In gruppo si rinforza il sostegno reciproco. La tecnica contribuisce a ridurre l’eccessiva eccitazione e l’intensità emotiva. Può dare buoni risultati nelle forme di narcolessia e cataplessia. Favorisce una rieducazione del sonno, riduce il dolore nelle cefalee e nelle emicranie, può indurre analgesia. Il T.A. produce uno smorzamento degli affetti disturbanti, vengono eliminati
il comportamento intenzionale e la conseguente predisposizione al disturbo. Alcune formule intenzionali possono risultare utili in alcune forme specifiche di tali disturbi. Il T.A. può essere applicato anche a situazioni definite non cliniche, infatti può favorire lo scaricamento dell’ansia e dell’emotività, un recupero della capacità di concentrazione, una riduzione dei riflessi psicosomatici, una maggiore serenità e distacco dai problemi. Nella scuola il T.A. può consentire un miglioramento nei casi di ansia scolastica. Al lavoro, esercitando una sedazione generale, favorisce il recupero di energie, permette la riduzione dell’aggressività, favorisce i rapporti interpersonali, migliora l’efficienza riducendo gli infortuni. Per lo sport la tecnica del T.A. può permettere il superamento della paura che precede la competizione, scarica la tensione, favorisce il recupero di energie fisiche, migliora l’affiatamento tra compagni di squadra, rende equilibrato il sonno. Possono
essere utilmente previste formule intenzionali ed esercizi di visualizzazione.
Il T.A. è consigliato anche come preparazione pre-parto, l’apprendimento graduale di una serie di esercizi di concentrazione psichica e tecniche di respirazione permettono il rilassamento e facilitano il controllo della situazione. Il T.A. resta comunque una tecnica che se utilizzata al fine di mantenere o ritrovare un po’ di benessere viene consigliato senza problemi.

Dr.ssa Giulia Zorzenoni
Psicologa
Specializzat

Presepe Vivente 2016 a Cà Bodi. Non solo tradizione !

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Presepe Vivente 2016 a Cà Bodi: Non solo tradizione !
Anche quest’anno si è svolta per la 23° edizione la Rappresentazione del Presepe Vivente ma questa volta l’atmosfera era diversa. Si è vissuto infatti e lo abbiamo sentito sia dagli spettatori che dai brevi discorsi delle autorità una emozione e delle sensazioni legate al problema dei Presepi contestati in Italia.
La atmosfera che si è vissuta è quella che molti o tutti volevano dimostrare che la rappresentazione del Presepe deve vivere, deve rimanere. Il Presepe è vissuto non solo con spettacolo, non solo come il riconoscere la nostra tradizione ma come voler affermare la nostra identità di gente che è nata cristiano e intende rimanere tale con i simboli che vanno oltre la tradizione.

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Questa è l’aria che si è vissuta e che forse anche Artiano Bodi e la famiglia hanno voluto confermare e far vivere.
Infatti non si è mai vista così tanta gente che rimaneva ferma a seguire la sacra rappresentazione e così tanta gente che è rimasta a parlare e commentare mente beveva il Vin Brulè , la cioccolata e il The
Diciamo che questa volta si è andato oltre la tradizione e si è vissuto un momento di spiritualità e di religiosità

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Riportiamo la serata dell’Epifania come è stata vissuta a Cà Bodi. Nella cornice suggestiva di una giornata baciata dal sole che nascondeva anche il freddo si sono rivissute le tradizioni che Artiano Bodi fa rivivere . Tradizioni locali ma vissute con lo spirito natalizio ma artigianale che da sempre distingue questa giornata giunta oramai alla 23° edizione.
Ricordiamo che il Cav. Artiano Bodi è il Presidente della Associazione Culturale ” Usi e Costumi Cavallino- Treporti”.

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Tante persone guidate dall’instancabile Artiano e in primis la sua famiglia , si propone di mantenere vivi i riti delle Tradizioni Popolari in Cavallino-Treporti e nelle isole della Laguna Veneta. Da anni tiene vive le tradizioni in varie occasioni e a Natale si ripresenta con i concorsi e con Il Grande Presepio Vivente che da 23 anni tiene banco nella zona ma non solo. E quest’anno era il 23 ° anno del Presepe Vivente e certamente è l’unico Presepe vivente in Italia ideato e portato avanti da un privato.
Il Presepio vivente è di anno in anno cresciuto ed ha resistito a tutto. Mentre altri Presepi viventi nascono e muoiono nel corso degli anni, Il Presepio Vivente in Cà Bodi torna ogni anno e non sarebbe un Natale senza questo Presepio.

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Anche quest′anno vi è stata la fila per interpretare Gesù Bambino , La Madonna e San Giuseppe come tutti gli altri personaggi. Le figure sono state scelte ma come sempre rimangono un segreto fino alla sacra rappresentazione. E abbiamo avuto la piacevole sorpresa di vedere la stessa Madonan , lo stesso San Giuseppe con un loro nuovo bambino
E naturalmente vi sono stati i tre concorsi che si svolgono in questo periodo e che vedono le premiazioni dopo lo svolgimento del Presepe e dopo aver ascoltato le struggenti canzoni cantate dal Coro Chiara Stella
Bisogna anche fare presente che quest’anno erano stati spostati alcuni pan e vin dal 5 al 6 per la pioggia e questo poteva far diminuire l’afflusso della gente ma aver messo i falò ad orari distanziati non ha compromesso la grossa affluenza.
A vantaggio degli spettatori ha giocato il tempo: oltre a non piovere , a non nevicare non si sentiva il freddo. E la gente è accorsa come non mai. Non vi era possibilità di parcheggio tante erano le macchine
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I concorsi sono portati avanti da anni e sono stati come sempre
I concorsi sono portati avanti da anni e sono stati come sempre
1) I Concorsi dei ” Pavineri “, riservati alle famiglie
2) I concorsi delle Pinse
3) Il Concorso dei Presepi allestiti dalle famiglie che quest’anno è stato bello e commovente
I premi erano alla 25 ° edizione

Mai tanta gente nonostante la giornata fredda ma con il sole c he splendeva fino al tramonto e poi le stelle. Si sono vissuti riti che appassionano gli abitanti di Cavallino-Treporti, che in essi ritrovano l’identità dei padri, mediante la conoscenza e l’osservanza dei rituali antichi. Il merito va anche e soprattutto alla locale associazione “Usi e Costumi”, presieduta da Artiano Bodi, cavaliere della Repubblica, che porta avanti il progetto con convinzione e abnegazione, apportando sempre dei correttivi, spesso suggeriti dalla facoltà di scienze umanistiche dell’Università di Trieste. Progetto che è poi condiviso e sostenuto da uno stuolo di associati e collaboratori, che, fra l’altro, si trasformano in attori e figuranti nella rappresentazione della Natività.
All’iniziativa, anche quest’anno hanno dato il patrocinio e il supporto: il Comune e l’azienda di Promozione Turistica di Cavallino-Treporti e nonostante la crisi la Regione Veneto e la Provincia di Venezia sono tornati con le loro targhe e con la presenza anche del Vicepresidente della regione On. Forcolin Come invece sempre presenti la Coldiretti e la Cia, la Cooperativa agricola di Saccagnana, e la rappresentanza del Comune con L’assessore alla Cultura e il Vicesindaco in quanto il Sindaco Avv Nesto era assente per il periodo delle festività
La rappresentazione è stata magnifica e commovente e come sempre il Parroco ha dato la benedizione appoggiando da giorni la manifestazione con un tocco di classe che ha dato il giusto spirito religioso alla rappresentazione
Riporto qui le fotografie che ho scattato con l’aiuto di qualche partecipante e in modo particolare del segretario dell’On Forcolin
Chiaramente le foto come ogni hanno sofferto della atmosfera magica ma della poca luce e dalla gente numerosa che copriva spesso la visuale.
E’ una occasione per ritrovarsi tutti assieme in allegria e respirare l’aria di soddisfazione per quello che è stato fatto
E’ stata una serata anche per ringraziare Artiano Bodi per il impegno e per la sua tenacia a mantenere vive le tradizioni di questo territorio. Grazie a lui e alla sua famiglia ogni anno si rinnova la tradizione e poi è un modo di fare aggregazione e di ritrovarsi in allegria lasciando perdere i problemi che ci affliggono tutti i giorni
Naturalmente alla fine vi è stato il The caldo, la cioccolata in tazza e il vin brûlé e poi si è mangiato e si è bevuto come sempre in allegria
Ed ora menzionano i vincitori dei vari concorsi

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Concorso Pavineri Primi speciali
1) Romano Onesto
2) Marco Bodi

Concorso Pavineri
1) Famiglia Emanuele Ballarin
2) Thomas ed Aldo Marangon
3) Alberto Bodi
4) Arch Giovanni Battista Girello

Concorso Presepi Prmi speciali
1) Francesco Orazio ( Presepe in Laguna che vedete in due foto)
2) Daniel Marangon ( occupa una intera stanza)

Concordi Presepi
1) Giulian Orazio
1) Fiorella Costantini
2) Andrea Rossi
2) Donatelal e Antonio Gregolin
3) Coniugi Aldo Peron e moglie

Concorsi Pinse
1) Giuliano Orazio
2) Romano Onesto
3) Bruno Enzo

Ma cos’è la destra cos’è la sinistra..( Gaber ) Nordafricani all’assalto della femmina europea?

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Vi era una canzoe di Giorgio gaber che diceva: Fare il bagno nella vasca è di destra
far la doccia invece è di sinistra
un pacchetto di Marlboro è di destra
di contrabbando è di sinistra.
Ma cos’è la destra cos’è la sinistra…
Una bella minestrina è di destra
il minestrone è sempre di sinistra
tutti i films che fanno oggi son di destra
se annoiano son di sinistra.
Ma cos’è la destra cos’è la sinistra…
Le scarpette da ginnastica o da tennis
hanno ancora un gusto un po’ di destra ma portarle tutte sporche e un po’ slacciate è da scemi più che di sinistra.
Ma cos’è la destra cos’è la sinistra…
I blue-jeans che sono un segno di sinistra
con la giacca vanno verso destra
il concerto nello stadio è di sinistra
i prezzi sono un po’ di destra.
Ma cos’è la destra cos’è la sinistra…
I collant son quasi sempre di sinistra
il reggicalze è più che mai di destra
la pisciata in compagnia è di sinistra
il cesso è sempre in fondo a destra.
Ma cos’è la destra cos’è la sinistra…
La piscina bella azzurra e trasparente
è evidente che sia un po’ di destra
mentre i fiumi, tutti i laghi e anche il mare
sono di merda più che sinistra.
Ma cos’è la destra cos’è la sinistra…
L’ideologia, l’ideologia
malgrado tutto credo ancora che ci sia
è la passione, l’ossessione
della tua diversità
che al momento dove è andata non si sa
dove non si sa, dove non si sa.
Io direi che il culatello è di destra
la mortadella è di sinistra
se la cioccolata svizzera è di destra
la Nutella è ancora di sinistra.
Ma cos’è la destra cos’è la sinistra…
Il pensiero liberale è di destra
ora è buono anche per la sinistra
non si sa se la fortuna sia di destra
la sfiga è sempre di sinistra.
Ma cos’è la destra cos’è la sinistra…
Il saluto vigoroso a pugno chiuso
è un antico gesto di sinistra
quello un po’ degli anni ’20, un po’ romano
è da stronzi oltre che di destra.
Ma cos’è la destra cos’è la sinistra…
L’ideologia, l’ideologia
malgrado tutto credo ancora che ci sia
è il continuare ad affermare
un pensiero e il suo perché
con la scusa di un contrasto che non c’è
se c’è chissà dov’è, se c’é chissà dov’é.
Tutto il vecchio moralismo è di sinistra
la mancanza di morale è a destra
anche il Papa ultimamente
è un po’ a sinistra
è il demonio che ora è andato a destra.
Ma cos’è la destra cos’è la sinistra…
La risposta delle masse è di sinistra
con un lieve cedimento a destra
son sicuro che il bastardo è di sinistra
il figlio di puttana è di destra.
Ma cos’è la destra cos’è la sinistra…
Una donna emancipata è di sinistra
riservata è già un po’ più di destra
ma un figone resta sempre un’attrazione
che va bene per sinistra e destra.
Ma cos’è la destra cos’è la sinistra…
Tutti noi ce la prendiamo con la storia
ma io dico che la colpa è nostra
è evidente che la gente è poco seria
quando parla di sinistra o destra.
Ma cos’è la destra cos’è la sinistra…
Ma cos’è la destra cos’è la sinistra…

Lunga la canzone ?
Ma serviva per leggere e per meditare sull’ultimo articolo o riflessione del nostra F. Fontana

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Nordafricani all’assalto della femmina europea?

Questa è una notizia secondo me di rilevanza epocale, ma passata un po’ sotto silenzio, chissà perchè…: molte decine, forse centinaia, di nordafricani, ben organizzati in gruppo, nella notte di Capodanno si sono permessi di molestare fin quasi alla violenza fisica e sessuale, oltre che psicologica, le donne tedesche che stavano festeggiando l’arrivo del 2016.
Bè, qualcuno potrà dire: la violenza, specie a sfondo sessista, non è mai giustificata, ma queste signore tedesche non avevano di meglio da fare che festeggiare il 2016 in Africa? Qua ci casca l’asino (e lo scandalo): l’episodio non è accaduto nel continente nero, ma nel bel mezzo dell’Europa e della Germania, a Colonia!
Io sono sempre stato dell’idea che il mondo è la casa di tutti, mi piace definirmi un “internazionalista” (tanto che tifo Inter…), ma pure una casa comune ha le sue regole; anche se la stanza dei miei genitori è “in casa mia”, quando ci entro non posso avere lo stesso comportamento giocoso e magari disordinato che ho nella mia stanza o in quella di mio fratello. Idem per la vita in un altro Stato: la Terra è di tutti, okay, ma quando io vado in una “stanza” (ovvero in uno Stato) che non ha visto nascere o crescere me e la mia famiglia, io DEVO adeguarmi alle sue leggi, alle sue usanze e alla sua cultura! E devo impararle e RISPETTARLE. E’ semplicemente un elementare principio di rispetto per la LEGALITA’ l’OSPITALITA’. La legalità vale sia quando mi tutela sia quando mi vincola. L’ospitalità vale sia quando viene data sia quando viene ricevuta.
L’episodio di Colonia invece è stata una chiara dimostrazione di come ci sia gente che con la legalità e l’ospitalità ci si pulisce, scusate l’espressione, il deretano: tutto è dovuto, io sono padrone del mondo! No… questo è l’esatto contrario di quello che io considero il vero “internazionalismo”; proprio perchè la Terra è di tutti ciascuno deve comportarsi in modo rispettoso e consono dovunque si trovi; nel SUO Stato, certo; ma a maggior ragione IN UN ALTRO Stato che lo accoglie. Gli atteggiamenti da smargiassi non sono di chi si sente cittadino del mondo ma di chi si sente “clandestino”, nel senso più deteriore del termine, e tale rimane nel suo animo anche quando gli vengono aperte le porte e gli vengono garantite le migliori accoglienze.
Lo stereotipo “nordafricani all’assalto della femmina europea” io lo rifiuto per il semplice motivo che non giustifico mai le generalizzazioni; insomma, io non credo affatto all’equazione, da tanti cavalcata anche a scopi elettoralistici: Arabo = Stupratore.
Però… però allora chiederei a chi oggi tace o quasi di fronte alla violenza sessista di Colonia, cioè a tanti “politicamente corretti” e moralisti a senso unico: “Okay, non si può generalizzare e criminalizzare un’intera etnia per la delinquenza di 100 deficienti; ma voi allora perchè, per decenni, avete contrabbandato per esempio lo stereotipo dell’americano (yankee) assassino, come se tutti gli americani avessero massacrato i vietnamiti o i neri nelle piantagioni di cotone?”
Evidentemente la verità è “sana” quando sta dalla mia parte, ma è meglio nasconderla (o manipolarla) quando sta dalla parte opposta; hai visto mai che non sia malata e contagiosa…!
Purtroppo la realtà è questa: viviamo in una società dominata dall’ideologismo, per cui ci si attacca a tutto pur di portare acqua al proprio mulino. Quando Berlusconi faceva festini a casa sua con le ragazze era un porco, perchè inviso alla sinistra. Quando i festini, e che festini!, li fanno i nordafricani invece bisogna comprenderli, educarli, capirli, perchè sono meno invisi alla sinistra! Robe da matti!!!
E qua ci casca per la seconda volta l’asino, e ci casca proprio sulla testa della “mia” sinistra, che per l’ostinazione (in partenza lodevole) di non accanirsi contro le minoranze difendono culture e “civiltà” che di sinistra non hanno proprio nulla: pur rifiutando le generalizzazioni, non possiamo certo negare che la cultura arabo-musulmana mortifichi la donna, i diritti civili, la libertà, in molte (non in tutte) delle sue manifestazioni. Per tanti arabi davvero splendidi, liberali, aperti e moderni, ce ne sono tanti invischiati in retroculture di stampo medievale, molto di più rispetto ai più retrogradi occidentali: è un dato di fatto. Eppure i nostri “politcamente corretti” sinistrorsi preferiscono condannare le festine di un avversario politico piuttosto che il velo imposto (per non parlar d’altro…) alle donne islamiche, le violenze in famiglia, l’autorità sconfinata dei maschi musulmani, le botte alle figlie “ribelli” (notare: mai ai “figli”), etc…
E la stessa prassi viene applicata, incredibilmente, nei confronti di un’altra cultura tra le più distanti dal progressismo di sinistra, quella dei Rom: senso dell’autorità al massimo livello, valore della ricchezza, maschilismo assoluto, auctoritas che non si discute, minori sfruttati e gettati sulle strade, senso della legalità sotto i tacchi, spregio per il lavoro! Cosa c’è di più lontano dal progressismo della sinistra? Eppure… sappiamo tutti chi è sempre pronto a difendere ogni atto compiuto dai Rom (non da tutti ovviamente, parlo di quelli, parecchi purtroppo, che si comportano come sappiamo).
Avere ai vertici dello Stato persone la cui morale è sempre più a doppio binario non mi fa sentire bene e nemmeno tranquillo!
Ma non per questo rinuncerò IO a definirmi di sinistra, infatti penso che la vera sinistra, aperta, dialogante, cristallina, liberale, moderna, giusta ed equa sia quella che sta nella MIA testa, non nei LORO comportamenti.
Caso mai che se ne vadano loro, appunto! Infatti qualcuno ha già fatto fagotto… 

Storia del Presepe Vivente a Cà Savio. Da 23 anni !

Il 6 gennaio tutti al Presepe Vivente a Cà Savio. Facciamo la Storia di questo Presepe

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Torna il Natale ed Artiano Bodi non si ferma e ricomincia da capo portando cose nuove inserite nelle tradizioni locali e con lo spirito natalizio ma artigianale che da sempre lo distingue.
Il Cav. Artiano Bodi è il Presidente della Associazione Culturale ” Usi e Costumi Cavallino- Treporti”.
La Asssociazione che vive grazie alla collaborazione di tante persone guidate dall’instancabile Artiano e in primis la sua famiglia , si propone di mantenere vivi i riti delle Tradizioni Popolari in Cavallino-Treporti e nelle isole della Laguna Veneta. Da anni tiene vive le tradizioni in varie occasioni e a Natale si ripresenta con i concorsi e con Il Grande Presepio Vivente che da 23 anni tiene banco nella zona ma non solo.
Il Presepio vivente è di anno in anno cresciuto ed ha resistito a tutto. Mentre altri Presepi viventi nascono e muoiono nel corso degli anni, Il Presepio Vivente in Cà Bodi torna ogni anno e non sarebbe un Natale senza questo Presepio.
Mettiamo due foto del presepio dell’anno scorso che potete vedere qui sotto

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Anche quest′anno vi è stata la fila per interpretare Gesù Bambino , La Madonna e San Giuseppe come tutti gli altri personaggi. Le figure sono state scelte ma come sempre rimangono un segreto fino alla sacra rappresentazione.
Intanto partono i tre concorsi che si svolgono in questo periodo e che vedono le premiazioni il giorno del Presepio dopo il suo svolgimento e dopo aver ascoltato le struggenti canzoni cantate dal Coro Chiara Stella
I concorsi che si concluderanno con la premiazione il giorno dell’Epifania sono
1) I Concorsi dei ” Pavineri “, riservati alle famiglie quest’anno potrebbe saltare causa le ordinanze regionali e locali per i problemi di inquinamento. Dipende quindi se rimane secco e quindi lo smog rimane alto o se viene pioggia.
2) I concorsi delle Pinse, aperto a tutti i tipi di pinse, locali e di altre zone
Questi concorsi sono presenti da 23 anni e sono una tradizione che sono sempre più rappresentati e vissuti da tutte le famiglie
3) Il Concorso dei Presepi allestiti dalle famiglie che quest’anno è giusto alla undicesima edizione. I presepi sono già disponibili alla visita di tutti quelli che vogliono visitarli. Normalmente vi sono delle frecce e delle indicazioni per segnalare dove si trovano.
Quest’anno andando a visitare i presepi abbiamo potuto constatare la crisi presente nel nostro territorio. Siamo venuti anche a conoscenza di problemi personali di alcune famiglie e auguriamo a tutti che quest’anno sia veramente un anno sereno per tutti. E la salute non deve mancare nelle nostre case
Il tutto si concluderà con il 23* Grande Presepio Vivente al quale parteciperanno numerosi figuranti e animali.
Seguirà la tradizionale bicchierata con vin brulè e tè caldo e quindi le premiazioni.

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Credo che sia l’unico Presepe vivente in Italia ideato e portato avanti da un privato. Ed ha resistito agli anni e ai problemi legati a crisi .
Anche quest′anno vi è stata la fila per interpretare Gesù Bambino , La Madonna e San Giuseppe come tutti gli altri personaggi. Le figure sono state scelte ma come sempre rimangono un segreto fino alla sacra rappresentazione. Come novità vi è stato anche i zampognari venuti da lontano e chiamati da Bodi per l’occasione
Vengono vissuti riti che appassionano gli abitanti di Cavallino-Treporti, che in essi ritrovano l’identità dei padri, mediante la conoscenza e l’osservanza dei rituali antichi.
Il merito va oltra che a Bodi e alla sua famiglia anche e soprattutto alla locale associazione “Usi e Costumi”, presieduta dallo stesso Artiano Bodi, cavaliere della Repubblica, che porta avanti il progetto con convinzione e abnegazione, apportando sempre dei correttivi, spesso suggeriti dalla facoltà di scienze umanistiche dell’Università di Trieste. Progetto che è poi condiviso e sostenuto da uno stuolo di associati e collaboratori, che, fra l’altro, si trasformano in attori e figuranti nella rappresentazione della Natività.

Ci saranno autorità religiose e istituzionali. Dovrebbe esserci in rappresentanza della Regione il Vicegovernatore della Regione Veneto G. Forcolin , oltre naturalmente al Sindaco Avv Nesto e a vari rappresentanti delle Forze dell’Ordine e del Comune

Spero di mettere le foto dell’evento dopo qualche giorno su queste pagine

DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’

DIFENDERE IL MUSEO DELLA BONIFICA PER DIFENDERE LA NOSTRA IDENTITA’

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Riporto qui in integrale la lettera che il Dr. Dino Casagrande, ex Direttore del Museo della Bonifica aveva inviato al Gazzettino e che è stata pubblicata il giorno 19 dicembre, anche se non integralmente per ragioni di spazio, relativa ad un commento sul confronto tra i costi di due importanti istituzioni culturali sandonatesi: teatro e museo.

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Ho evidenziato in giallo le parti non inserite nel giornale, ma che a me paiono fondamentali e utili a capire il problema, in quanto è bene precisare la funzione del museo rispetto a quella del teatro, altrimenti è poi difficile far paragoni.

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Visto, come abbiamo appreso di recente che c’è anche il tesoretto del rimborso IVA della società patrimonio forse di un importo considerevole, pensiamo che dovrà essere utilizzato in modo oculato, soprattutto per far fronte a spese quali ad esempio la manutenzione del patrimonio (e tra queste ci sarebbe anche il museo che attende un intervento da anni). Si dovranno verificare bene i conti perché ci sono fatture in sospeso e quindi è difficile dire se siano soldi certi e disponibili oppure no, e mi pare che ci siano in corso accertamenti.
L’Annamaria Babbo ha espresso dei forti dubbi, Menazza invece sembra sicuro che pagate due fatture rimanga qualcosa, …ma se rimane qualcosa si dovrà vedere bene dove spenderli.
In ogni caso, se non si vorranno spendere almeno in piccola parte, anche per la manutenzione del museo spesso considerato, e lo abbiamo visto nei comportamenti amministrativi, più una spesa che un servizio importante per la cultura e la gente, vorremmo che si spendessero almeno per le reali e urgenti necessità della popolazione….non ultime le telecamere…per le quali noi de “ Il Ponte “ ci battiamo da tempo.

Sempre più sentiamo persone che parlano e discutano di questo argomento, collegato alla cultura , al centro, al turismo, alla vita della città , alla storia di San Donà e sempre più crediamo che il problema sia sentito.

In quanto alla difesa della fonte della nostra memoria e cioè il museo, crediamo che moltissime persone siano d’accordo per salvarlo e valorizzarlo anche se costa. Ci sono persone che non si esprimono ma che amano il museo, che hanno donato al museo ricordi di famiglia, ricordi dei loro cari, rinunciando a possedere un bene personale ma pensando che tutto questo dovesse far parte del patrimonio collettivo perché importante memoria della nostra gente e del nostro territorio. Quante sono state le donazioni in tutti questi anni dal 1974 quando si sono iniziati a raccogliere gli oggetti fino ad oggi, in 41anni? Tantissime. Vanno conservate.
Riteniamo infatti che conservare le memorie dei nostri predecessori sia un dovere dell’amministrazione, perché il museo è nato con il sacrificio di tante persone, da chi ha rinunciato ad una piccola cosa perché diventi proprietà di tutti a chi ha lavorato sodo per mettere insieme uno ad uno questi ricordi che alla fine sono diventate importanti testimonianze della città e del suo territorio, della sua storia, delle sue vicende umane!
Ecco perché crediamo che su questi punti vada fatta una attenta riflessione e riteniamo che il nascente comitato per il museo, di cui si accenna nella lettera che segue, faccia bene ad operare per la difesa della nostra identità, salvaguardando le collezioni del museo nel luogo in cui attualmente si trova.
Ecco a voi la lettera integrale
Chi vuole considerazioni le può fare su FB o sulla pagina con la mail de “Il Ponte”

Gentilissimo Direttore,
il recente articolo apparso sulla sua testata il giorno 6 scorso e relativo ai costi di strutture culturali della Città di San Dona’ di Piave (Teatro e Museo) rende necessario intervenire per alcune puntualizzazioni.
Parlo non solamente in qualità di ex direttore del museo ma anche in qualità di componente di un comitato di cittadini che si sta costituendo e colgo l’occasione per evidenziarlo (in calce fornisco i riferimenti per aderirvi). L’accostamento fatto dall’Amministrazione nel suo comunicato, tra due strutture che hanno funzioni e missioni completamente diverse e costi diversi (e su quelli indicati nell’articolo sollevo notevoli perplessità), è fuorviante. La prima (il teatro), è una istituzione culturale dedicata allo spettacolo nelle varie discipline in cui esso si può esplicare: rappresentazioni drammatiche, musica, ballo, varietà, intrattenimento, finalizzate al divertimento e a svolgere una funzione di comunicazione.
La seconda, ha una missione che è completamente diversa e che è quella (e mi richiamo alla vasta definizione dell’ICOM, International Council of Museums): “Il Museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e specificamente le espone per scopi di studio, istruzione e diletto.” Mission completamente diverse.
Mettere sullo stesso piano due strutture culturali così differenti è voler fornire all’opinione pubblica una visione distorta. Bene, detto questo, il comitato costituendo, allo scopo di difendere il museo lì dov’è, lì dove è stato creato con enormi sacrifici, lì nella sua attuale, ideale collocazione logistica, vuole dedicare attenzione alla salvaguardia delle memorie del nostro passato, ai grandi problemi ambientali vissuti del nostro territorio, allo studio dei primi insediamenti antropici, alle vicende belliche, a tutta la storia vissuta dalle popolazioni e ai fondamenti delle loro origini che sono contenute in quella istituzione. Tutto questo dà a quell’istituto una valenza ed un’importanza che non si può certo misurare in modo così semplicistico: una differenza di costi. I dati ai quali si è fatto riferimento, inoltre rappresentano pienamente una situazione di trascuratezza della quale l’amministrazione dovrà in qualche modo rendere conto.
I costi riportati nelle affermazioni qualunquiste dell’amministrazione sono tutti da verificare, ma in ogni caso sarebbero comunque accettabili per una struttura che deve svolgere una missione altamente complessa quale è quella del museo che, oltre all’attività di conservazione e scientifica, deve porre in essere una serie di attività che attirino i visitatori nella struttura, deve poter svolgere una attività promozionale in modo da intercettarli dalle aree turistiche a noi vicine per incrementarne il numero, mettersi in rete con altri musei per creare un polo di attrazione che riesca a valorizzare i suoi importanti contenuti.
Ebbene, in questi ultimi due anni si è assistito, invece, ad una sorta di abbandono, mancanza di contenuti, mancanza di quegli interventi strutturali che erano necessari, mancanza di promozione, licenziamento di due bravi operatori (laureati in conservazione beni culturali) che avrebbero potuto costituire con la direzione una équipe poderosa ed autorevole, mancanza di un calendario di attività che fornisse ulteriori elementi per potenziare rilanciare un istituto culturale di primaria importanza non solo per la città, ma per l’intero territorio, come il museo della Bonifica. Inoltre, in tempi di crisi, di ristrettezza di risorse, di difficoltà finanziarie, si dovrebbe far ricorso (se si desidera fare buona amministrazione) anche al volontariato. Persone se ne sono rese disponibili ma sono state allontanate, ovviamente tutto questo ha avuto anche una ripercussione anche sui costi della struttura. Sì è fatto di tutto…ma in senso opposto a quello in cui si sarebbe dovuto operare.
L’atteggiamento colpevole dell’amministrazione comunale dovrà essere stigmatizzato e non mancherà occasione per farlo, e con il costituendo comitato lo faremo certamente: i cittadini devono riprendersi il proprio ruolo contro comportamenti di abbandono, contro le richieste inascoltate, in definitiva contro l’arroganza di potere purtroppo oggi presente in molte espressioni dell’autorità politica e amministrativa.
Dino Casagrande

Per aderire Email: avverte@gmail.com
O sulla mail del sito web (+ FB) : http://www.ilponte.ws/portale/?page_id=28

Desidero ricordare che in questo sito ai links

http://www.ilponte.ws/portale/?p=1776

http://www.ilponte.ws/portale/?p=1783

http://www.ilponte.ws/portale/?p=1787

Avevamo già pubblicato un lungo testo del dott. Casagrande che illustrava le ragioni per le quali il museo doveva rimanere lì dove si trova.