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"Movimento di opinione per la Città un ponte tra la gente, la voce del cittadino tra i cittadini"



Il movimento di opinione "il ponte" si prefigge di raccogliere le opinioni del cittadino, filtrandole ed elaborandole per capire cos'è importante e più utile per la gente.

Dando spazio a tutte le proposte mantenendo sempre la persona e le persone al primo posto.

Si intendono sviluppare i collegamenti con le associazioni di volontariato, con le istituzioni, con le associazioni di categoria, e dei media per elaborare nel miglior modo ciò che viene esposto dal cittadino. Non limitandoci alla critica in quanto tale, ma impegnandoci a costituire e a a tradurre in realtà le idee.

Al movimento di opinione "il ponte" puo' associarsi chiunque desideri lavorare per migliorare la nostra città: renderla più vivibile e sana; ogni persona indipendentemente dalla colorazione politica e dall'iscrizione a un partito, purchè il suo pensiero sia guidato da sani principi.
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Archivio Categoria LETTERE INVIATE E RICEVUTE

TUTTI INSIEME, un’occasione per sorridere una volta in più

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TUTTI INSIEME, un’occasione per sorridere una volta in più

TUTTI INSIEME è un’idea nata dalla collaborazione dell’APS ermes con AIFA (Associazione Italiana Famiglie ADHD).

Obiettivo: dedicare una giornata alle famiglie e agli operatori del settore, ricca di spunti e perché no, di qualche risposta.

Noi professionisti dell’APS ermes (Dott. Jose Toffoletto, Dott.ssa Giorgia Casagrande e Dott.ssa Chiara Valerio) costruiamo percorsi e proposte formative valorizzando la rete territoriale di associazioni e risorse umane.

Lavorando in sinergia con AIDAI, AVIS, Ail Pramaggiore, ANGSA, AUTISMO SOS e Hdemia dello sport, abbiamo realizzato così un progetto dedicato a grandi e piccoli.

Gli adulti potranno seguire ben sei seminari che affronteranno tematiche psico-educative di diverso genere che coinvolgono molte famiglie italiane.

L’ospite d’eccezione sarà il Dott. Dino Maschietto, uno dei maggiori esperti nazionali in ambito ADHD.

Ecco il programma formativo:

SEMINARIO 1 – “Definizione neurobiologica dei disturbi dell’età evolutiva” – Dott. Dino Maschietto, Direttore UOC di Neuropsichiatria Infantile dell’Azienda U.L.S.S. N.10 “Veneto Orientale”

SEMINARIO 2 – “Tecniche comportamentali per la gestione del bambino con diagnosi ADHD” – Dott.ssa Giorgia Casagrande, psicologa, co-fondatrice Associazione ermes, Collaboratrice AIFA Onlus

SEMINARIO 3 – “Scuola, BES e nuove normative” – Barbara Pini, vicepresidente AIFA Onlus, esperta nell’area Tutele Scolastiche

SEMINARIO 4 – “Il bambino adottivo: lotta tra due anime” – Dott. Jose Toffoletto, Dottore in Psicologia Sociale, esperto in comunicazione e dinamiche intergruppi, co-fondatore Associazione ermes, Collaboratore AIFA Onlus

SEMINARIO 5 – “Autismo e famiglia” – Dania Secco, Presidente A.N.G.S.A. Venezia Onlus e Presidente Cooperativa Sociale Autismo SOS

SEMINARIO 6 – “Il trattamento psicologico dei disturbi dirompenti del comportamento nella pratica clinica” – Dott.ssa Laura Furlan, psicologa, responsabile clinico del Centro Archimede

La pausa pranzo, dopo il terzo intervento, sarà un’occasione per conoscersi e rilassarsi all’interno di una struttura accogliente e familiare qual è il Parco Livenza di S.Stino.

Di seguito le informazioni principali:

1° Convegno Regionale AIFA Onlus – in collaborazione con APS ermes.

Sede: Parco Livenza (via Fosson 102/6, San Stino di Livenza – VE)

Orario: 8.30-17.

Ore 9: inizio primo seminario

Ore 16.30: consegna attestati e saluti

Evento garantito anche in caso di maltempo

ISCRIZIONE OBBLIGATORIA (entro mercoledì 7 ottobre)

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Info 347-8906135

Iscrizioni registrazioni@aifa.it

Sito web: www.socialermes.it

TRA ORTI URBANI, SINISTRA E DIVIETI…..

Riportiamo un articolo che è un commento ad iniziative che si spiegano da sole . O No ?

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TRA ORTI URBANI, SINISTRA E DIVIETI

Scrivo queste righe anche con un po’ di ironia, non essendo oltre tutto un residente di San Donà di Piave, e spero che nessuno se ne abbia a male.
Per puro caso mi sono imbattuto nel bando per l’assegnazione degli Orti comunali della città di San Donà di Piave. Memore di un fondo qua sul Ponte in cui si comunicava l’alto numero di Orti non assegnati, mi sono incuriosito e ho voluto leggerlo un po’; e forse ho capito il perchè del “flop orticolo” avvenuto in quel di San Donà…
Bè, durante la mia lettura francamente ho riso molto. Non certo perchè il bando sia fatto male, ci mancherebbe, anzi è fatto benissimo, non mi permetterei oltre tutto mai di criticare da un punto di vista tecnico un atto creato dal lavoro di funzionari e impiegati, oltre che dall’indirizzo dell’organo politico. Spesso io a chi critica facilmente il lavoro altrui dico: “in genere chi non può essere criticato è colui che non lavora!”
Ma, tornando a noi, spiego subito perchè ho riso di gusto. Mi sono messo nei panni di un anziano ultrasessantacinquenne (la principale platea cui sono rivolti gli Orti) e, giunto al settore dei “divieti”, sono rimasto allibito per il semplice fatto che quell’elenco sembrava non finire più! Alla fine ne ho contati 51 (leggasi: cinquantuno)!!!
51 divieti per passare qualche ora a coltivare un appezzamento di terreno! Dopo i commi a), b), c) … z), si passa incredibilmente ad aa), bb), cc)… per finire con un iperbolico ww)!!!! Ripeto: 51 divieti raccolti in un bando per coltivare un Orto!!! A parte qualche mia sporadica perplessità, trattasi di divieti tutti sensatissimi, sia chiaro; solo che io mi sono però chiesto: perchè allora non vietare anche di commettere omicidi nell’Orto? O di disegnare svastiche? O di praticare la pedofilia? O magari… di suicidarsi? O di bestemmiare? O di fabbricare armi atomiche?
E poi, culmine del mio divertimento (sempre rispettoso per l’atto in questione e per chi lo ha redatto, tengo a ribadirlo; ma non posso neppure tacere di essermi divertito, evidentemente per problemi miei…), in calce a questo impietosa cinquantello di regole, è raccomandato, udite udite, di (riporto a memoria, scusandomi per l’eventuale imprecisione): “seguire OGNI ALTRA DISPOSIZIONE contenuta nelle Linee guida e NEGLI ULTERIORI ATTI che verranno consegnati al momento della concessione”! (le maiuscole sono mie). Come dire: “veci cari, questo xè soltanto l’antipasto, gavè da saver che ve speta ben altro se voè sapar un orto”. :-) :-) :-)
Se invece di disciplinare la zappata di qualche mq. di terra si fosse dovuto disiplinare, che ne so, un intervento militare contro l’Isis o la pianificazione economica del prossimo triennio in Europa ci saremmo trovati di fronte, probabilmente, a milioni e milioni di regole, altro che gli emendamenti di Calderoli al Senato… E mi sono chiesto: ma anche questi qua hanno un software come Calderoli che origina in automatico norme e postille??? Oppure è tutta farina del loro sacco? Perchè in tal caso sono ancora più bravi di quello che credevo…
Nella mia immensa ignoranza ho pensato subito che, essendo l’atto emesso da un Comune governato dalla sinistra cui pure io appartengo, forse dalla sinistra è anche ispirato politicamente.
E, tornando serio, ho riflettuto su quanto la sinistra sia da sempre incapace di liberarsi da un’abitudine che la blocca e la rende “culturalmente” arretrata rispetto ad altre ideologie: la coazione a normare.
Da sempre la sinistra, qualla che ripeto è anche la “mia” sinistra, è portata a regolare, disiplinare, normare, prescrivere, con caterve di leggi e regolamenti che poi, alla fin fine, vengono poco o punto rispettati. Si sa: quando le regole sono troppe si è istintivamente portati a ignorarle; ed è anche molto più facile aggirarle.
Basti pensare alla giungla di normative che in Italia vorrebbero tutelare il paesaggio e l’ambiente (vincoli, sopravincoli, sottovincoli, distanze dagli argini, dalle coste, misure e contromisure dei manufatti edilizi, regolamenti montani, marini, costieri, monumentali, belle arti, brutte arti, arti e basta, scarichi, fumi, vapori e controvapori… insomma: una marea stile Mont Saint Michel!). E poi, come risultato di tutto ciò (che, se applicato, dovrebbe aver trasformato l’Italia in un paradiso terrestre), abbiamo invece le Terre dei Fuochi, le emergenze rifiuti nei centri città, una cementificazione tra le peggiori d’Europa su monti e coste tra le migliori d’Europa, i tumori di Taranto, Genova che crolla a ogni temporale, la Pianura padana tra le aree più ammorbate del continente, Pompei che si sgretola, miasmi di acque venefiche, di arie olezzanti, etc… etc… etc…: un panorama deprimente.
Eh sì… ma abbiamo tante Leggi bellissime! Questo conta, vero? O no?
Francesco Fontana

Con la radiolina transistor all’orecchio…gli anni passano….

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Oggi il nostro professore ( Fontana) ci manda un suo lavoro ovvero un ricordo “sportivo” e di costume di quando era giovane

Con la radiolina transistor all’orecchio…

Oggi siamo costretti a suggerire ai nostri figli e nipoti di non tenere il cellulare troppo vicino all’orecchio quando parlano con gli amici perchè le onde sembra che facciano male al cervello, con possibili conseguenze anche gravi.
Ma noi, che abbiamo un’età dagli “– anta” in su, quante onde ci siamo beccati proprio vicino all’orecchio (e non parlo di onde del mare, ma proprio di onde elettromagnetiche)???
La maggior parte di noi, soprattutto maschietti, tante, tantissime… ma quelle erano onde che non facevano male, erano le innocue e affascinanti onde radio dei piccoli apparecchi a transistor con i quali ascoltavamo le partite di calcio e in particolare la mitica trasmissione “Tutto il calcio minuto per minuto”. E allora… interi quarti d’ora, intere mezz’ore, intere ore con l’apparecchietto all’orecchio per sentire se la tua squadra del cuore vinceva, pareggiava o, ahimè, perdeva.
Oggi anche se uno non è allo stadio è come se le partite le seguisse sempre in diretta; l’informazione è totale e, oserei dire, bulimica: ancora prima che le squadre scendano in campo radio e televisioni sono già collegate, si è aggiornati su tutto, gol, pali, fischi dell’arbitro, ammonizioni, e tutto fin dal primo minuto; poi, se la partita dura più del previsto, saltano giornali radio e altre rubriche per lasciare spazio al “dio calcio”. Manca solo che ci dicano il risultato finale ancora prima che la gara cominci…

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Una volta invece, fino all’inizio dei secondi tempi (tutti in contemporanea, tutti la domenica, altro che anticipi e posticipi), c’era il coprifuoco, non si sapeva nulla. Chi aveva la fortuna (o sfortuna) di abitare vicino a qualche stadio aveva affinato l’orecchio in modo tale da intuire quel che accadeva sul campo semplicemente dal rumoreggiare del pubblico: boato piccolo significava gol della squadra ospitata, boato medio significava in genere occasione importante o palo (ma non gol), boato grande voleva dire che avevano segnato i padroni di casa.
Ma in pochi abitavano nei pressi dello stadio e allora la massa dei tifosi, di cui ho sempre fatto parte anch’io, attendeva con trepidazione il mitico “inizio dei secondi tempi”; alle 15.30 in inverno, alle 16.00 di mezza stagione, alle 16.30 nei brevi scampoli estivi in cui si giocava il campionato. E il campionato era considerato il traguardo per eccellenza, non una sorta di zerbino in cui allenarsi svogliatamente per poi dare il meglio di sè nella Champions, ovvero laddove fluttuano i “schei” (e la stessa Champions all’epoca si chiamava semplicemente “Coppa dei Campioni”: della serie “parlo come magno…”).
Allora, tornando a noi, dopo i primi 45 minuti assolutamente top secret, ecco che scattava l’accensione della radiolina; erano apparecchi piccoli e maneggevoli, molto più comodi delle vecchie radio a valvole, infatti il transistor occupa molto meno spazio. Qualche gracchio alla ricerca della migliore sintonizzazione, e poi ecco che la pubblicità di un noto liquore triestino annunciava che la casa produttrice invitava all’ascolto dei “secondi tempi delle partite di calcio del campionato di serie A: Tutto il calcio minuto per minuto, diretto da Roberto Bortoluzzi”.
E subito l’inconfondibile, pastosa, elegante voce di Bortoluzzi salutava:
“Signori all’ascolto (le signore non erano molto considerate nell’ambito calcistico. n.d.a.), buongiorno da Roberto Bortoluzzi; stiamo per collegarci con i campi della serie A per i risultati dei primi tempi. I campi collegati sono in ordine: ……………………….; per la serie B abbiamo in collegamento il collega Ezio Luzzi da ……………………. per ……………. e Alfredo Provenzali da …………….. per ……………… (sempre loro per molti anni dalla serie B. n.d.a.). Dallo studio gli aggiornamenti sugli altri incontri. Andiamo dunque con i primi tempi, a te Ameri…” in genere era infatti Enrico Ameri ad aprire i collegamenti, solo quando si ammalò e andò in pensione l’apripista divenne Sandro Ciotti che prima era invariabilmente secondo.
Erano minuti, anzi secondi, di attesa febbrile. Ricordo che quando qualche pubblicità precedente durava un po’ di più e ritardava anche solo di qualche secondo l’inizio della trasmissione io odiavo con tutto il cuore quel prodotto e giuravo che non lo avrei mai comperato da grande!
Da quel momento per la maggioranza dei miei amici la radiolina non si staccava più dall’orecchio, io invece preferivo la suspance e ascoltavo a singhiozzo, nella speranza che durante i minuti in cui la radiolina rimaneva spenta la mia squadra segnasse e io poi, riaccendendola, avessi la gradita sorpresa. Devo dire che spesso accadeva, infatti durante la mia vita “cosciente” (non parlo dunque di quando avevo pochi mesi o pochissimi anni) ho potuto godere di ben 8 scudetti e diverse Coppe Italia vinti dalla mia suqadra del cuore.
Ma, tornando al momento iniziale della trasmissione, ricordo con particolare piacere (sento ancora un brivido lungo la schiena…) un “risultato del primo tempo” comunicato dal grande Beppe Viola a proposito di un derby, partita sempre sentitissima! La mia squadra stava disputando un campionato anonimo, ma di fronte al derby la voglia di vincere ti assale anche se sei già retrocesso… e poi nelle ultime 3 o 4 domeniche si era mostrata stranamente in forma travolgendo chi avrebbe poi vinto lo scudetto (la Lazio) e facendo polpette anche di altre 2 o 3 ottime squadre; e adesso c’era il derby!!! A rigor di logica eravamo favoritissimi, non è che neanche i cugini stessero disputando un gran campionato, e poi non erano affatto in forma; ma il derby, si sa, è partita pazza, e io avevo una paura fottuta; “vedrai che la nostra serie d’oro si interrompe oggi proprio contro questi qua…” continuavo a pensare insistentemente, nell’attesa. E infatti, quando la linea è andata a Viola, il mitico Beppe a iniziato a declamare: “dopo i primi 45 minuti… Milan 1…” ecco ho pensato io in quella frazione di secondo, siamo sotto 1-0, i cugini sono sempre i cugini, trovano sempre il modo di metterci sotto”… E mentre davo per scontato che l’annuncio di Beppe si sarebbe concluso con un “Internazionale 0”, alle mie orecchie (anzi, “al mio orecchio”) arrivò questa paradisiaca notizia: “Internazionale 4”!!!!
Sìììììììììììììììììììììììììììììììììììììììì!
Non 1-1 o 1-2 (che già mi sarebbe andato benissimo) e nemmeno 1-3, no!
Milan 1 – Internazionale 4!!!!!!!!!!! Libidine, doppia libidine, doppia libidine col fiocco!
(Per la cronaca, l’Internazionale aveva segnato 3 gol subito, nei primi 10 minuti, oriali-autoretesabadini-bonimba , tanto per far capire chi portava i pantaloni, e poi la gara si era conclusa con un generoso 1 – 5, mazzola-mariani; mai infierire sugli avversari palesemente in crisi.)
Insomma, ci si entusiasmava per poco, erano anni spensierati!
E non avevamo remore a girare per la città in quelle belle domeniche pomeriggio, lustre di sole od opache di nebbia, tenendosi quella ridicola, nevrotica, meravigliosa radiolina transistor all’orecchio. E se i gentiori, gli amici o le prime fidanzatine strocevano il naso di fronte a quella bizzarra ma diffusissima abitidine, bè… che lo storcessero pure, in quei 45 minuti il mondo era racchiuso in 4 bulloncini e fili chiamati “transistor” e nelle voci dei nostri meravigliosi, professionali, umili, educati radiocronisti!
E se la nostra squadra aveva vinto, si poteva brindare con il liquore di Trieste; se aveva perso ci si poteva consolare con il liquore di Trieste; se invece aveva pareggiato… in quel caso si poteva mandare giù un sorso di grappa, sempre distillata a Trieste.
Eh sì… altri tempi… altre gioie… altre emozioni.

Francesco Fontana “vecio tifoso”

Accademia Pattinaggio artistico Sandonatese rimarrà ancora sandonatese ?

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Il pattinaggio artistico a rotelle e’ quasi a uguale a quello sul ghiaccio
A San Donà vi è il pattinaggio a rotelle. O dobbiamo dire che vi era il pattinaggio a rotelle
Vediamo in questo articolo come è nato, come si è sviluppato e come forse muorirà
Speriamo di noi ma se le cose non cambiano l’Accademia sandonatese on sarà più sandonatese

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Riportiamo qui lo scritto che ci hanno mandato loro per raccontare la loro situazione e lori problemi e le loro paure

Il pattinaggio artistico a rotelle e’ quasi a uguale a quello sul ghiaccio.
Singolo, coppia artistico e danza, quartetti e gruppi e vanta campioni mondiali in tutte le specialità
Si inizia già intorno ai tre anni, per allenare capacità,importanti per la crescita, come l’equilibrio, la coordinazione,ottimo soprattutto per avere una postura corretta.
Nel pattinaggio si eseguono figure prese dalla danza classica, anche trottole e salti , che richiedono un ottimo controllo del corpo.
In questo sport si impara a cadere per poi rialzarsi , per poi imparare figure sempre più complesse!
L’’asd Accademia Pattinaggio artistico Sandonatese è stata aperta a Settembre 2010 dalla Prof. Martina De Pieri, insegnante di ed. fisica e allenatrice F.I.H.P. di III livello, da molti anni nelle piste. Collaborano Sara Lunanova allenatrice di III livello, Giulia Candosin e Laura Moretti,e Presidente Mirco Simionato
La società è affiliata alla F.I.H.P. ,CONI, ACSI , Pgs
La Società è giovane ma da una quasi 120 iscritti.
La società partecipa a competizioni di vari livelli ottenendo ottimi risultati.
In questi giorni primi classificati al campionato nazionale ACSI 2015 cat. Gruppi spettacolo.

Asd accademia pattinaggio artistico Sandonatese ha partecipato con 42 atlete dai 4 ai 15 anni al
Campionato Nazionale ACSI 2015
​ “10° Memorial Roberta Gentilini”
Svoltosi dal 4/12 settembre Riccione 2015

Grandissimi risultati in tutte le specialità e varie categorie e grande soddisfazione dello staff.

Specialità Solodance
2 Lovatelli Maria 2006
3 Scomparin Angelica 2006

Specialità Coppie
1 coppia cat 2008
Rizzetto Rachele/Terlega Alessandro
6 Borga Irene / Borga Samuele

Specialità Singoli
1 Seno Camilla
1 Carnieletto Eleonora
2 Ciuc Riccardo
2 Terlega Alessandro
2 Ionascu Nelly
3 Caldo Rebecca
3 Bailo Giulia
3 Giacomini Caterina
4 Marin Ginevra
4 Ongarato Emma
8 Finotto Samantha
8 Bailo Francesca

Specialità gruppi e quartetti
1 asd accademia cat gruppi
1 gruppo 10 minigroup titolo bowling
3 quartetto titolo : le ballerine
4 quartetti titolo: un gatto nero
5 quartetto titolo :alta marea
7 quartetto titolo: le fate del bosco
8 quartetto titolo: i felini
2 gruppo major group: anni ’20

Le ragazze si allenano sempre con costanza e tanto sacrificio, in strutture di fortuna, dato che a San Donà non ci sono palestre disponibili per questo sport. Sono costretti a spostarsi, ospiti del comune di Salgareda.
Purtroppo se non riusciranno ad ottenere uno spazio la società migrerà completamente eliminando “Sandonatese” dalla denominazione del sodalizio.

Sarebbe un peccato perdere questi campioni ma anche perdere una possibilità di fare sport sano fuori dagli schemi commerciali
Speriamo che la Amministrazione o qualche sponsor venga in aiuto alla Accademia delle nostre pattinatrici

Si può dire “zingaro” a uno zingaro?

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Questo articolo che è una riflessione su un argomento attuale.
Al giorno di oggi se uno dice la razza, l’etnia, il colore , la nazionalità , la regione di un soggetto che delinque viene tacciato di razzismo. Razzismo è una altra cosa !
Se uno cita la razza, l’etnia, il colore, la nazionalità , la religione di un soggetto che compie un atto eroico o da elogiare mette solo in evidenza che tale persona è come tutti un ottimo soggetto
Spesso capita anche che se la persona che delinque è un italiano o peggio un veneto allora molti commentano ” avete visto che gli italiani sono o i veneti sono peggio degli altri ? ”

Questa riflessione del Prof Francesco Fontana , che oramai è di casa, fa riflettere e fa piacere vedere che si professa ancora di sx . Anche se sx e dx su sicurezza, salute , educazione dovrebbero andare assieme per il bene di tutti

Si può dire “zingaro” a uno zingaro?

Da persona che vuole continuare a definirsi di sinistra (giustizia sociale, pace, ambiente, liberalismo etico, regolamentazione dell’economia etc… sono gli ideali in cui credo e che sono abituato a ritenere nel DNA della sinistra), confesso però che in questa Italia del buonismo targato PD (e non solo) è sempre più difficile dirsi di sinistra.
Starò anche diventando vecchio, ma io questa ipocrisia buonista la sopporto sempre meno. Se mi danno l’orticaria le boutade sfasciste e talora pseudorazziste di tanti esponenti della Lega e delle destre nostrane (noto un allarmante rigurgito di rune, croci dalle forme bellicose, fasci più o meno stilizzati e braccia tese a celebrare nostalgici saluti…), mi danno il voltastomaco le esibizioni di dolci sentimenti e di pietismo para-angelico che molti esponenti della “mia” sinistra esibiscono ogni giorno quando parlano di determinate categorie della popolazione, come se si sentissero investiti d’una missione divina: la difesa del “povero dannato, emarginato, perseguitato, etc…”.
L’ultimo episodio che mi ha fatto trasalire è avvenuto nel corso di una trasmissione dedicata ai funerali in stile “padrino” del capo dei Casamonica a Roma.
Dopo avere ben spiegato tutti gli intrighi in cui questa famiglia, divenuta ricchissima grazie a traffici innominabili, è notoriamente coinvolta, con tanto di riferimenti a inchieste giudiziarie e di polizia, è arrivato il momento che non ti aspetti: un comune cittadino è stato chiamato a dire la sua e, ovviamente, non avendo le fette di salame davanti agli occhi, ha ripetuto le brutture note e stranote sul funerale, sulle attività dei Casamonica etc… Ma quando, con la spontaneità e l’onestà intellettuale della persona di popolo, questo signore ha detto più o meno (cito quanto ricordo) “tutti a Roma sanno chi sono quelli là, tutti sanno che sono mafiosi, zingari…” è stato bloccato in un evidente momento di imbarazzo dalla conduzione e invitato (anche qua cito come ricordo) a “non andare oltre…”, a “non dire cose che…”, e ancora “va bè adesso non…”, meglio limitarsi a “rispondere alle domande dell’intervistatore”, etc…
Insomma, per chi non lo avesse capito, l’imbarazzo e lo scandalo sono nati non appena questo signore si è permesso di dare degli “zingari” a una famiglia di zingari.
Siamo arrivati al punto tale che in Italia non si può neppure più dire a uno zingaro che è zingaro senza rischiar di passare per razzista.
Io non so se la famiglia Casamonica sia zingara (mi risulta di sì, ma non ne sono certo), e comunque per la mia apertura mentale essere “zingaro” non è certo un disonore, ci mancherebbe. Come non lo è essere cinese, argentino, svedese, veneto, marchigiano, spagnolo o mongolo. Proprio per questo credo debba essere lecito dire “zingaro” a chi lo è.
Forse qualcuno si è mai scandalizzato perchè sui media è stato definito “siciliano” Totò Riina? Oppure “romana” la banda della Magliana? Oppure “lombardo” Vallanzasca? Mi pare proprio di no. Ma quando si parla di “zingari”, per i buonisti italioti, evidentemente si entra in un campo minato. Dire “siciliano” a un siciliano non è razzismo (e ci mancherebbe che lo fosse!), dire “zingaro” a uno zingaro invece mette subito in allarme l’intellighenzia tanto progressista e “politicamente corretta” dei nostri media.
Ecco perchè dico, tristemente, che è sempre più difficile sentirsi di sinistra in Italia: perchè la nostra sinistra dominante si picca, non capisco bene per quali motivi (o meglio, la mia idea ce l’ho ma me la tengo per me), di continuare a prendere le difese di gruppi che probabilmente di essere difesi non hanno affatto bisogno, né lo chiedono. E lo fa in maniera così insopportabilmente suadente e ipocrita da mandarmi in bestia.
Purtroppo, il fatto che quando arrivano le roulotte (e le Mercedes…) degli “zingari” i furti nelle case subiscano impennate stratosferiche è cronaca, non fantasia. Il fatto che quando passano gli “zingari” lascino spesso (non sempre) degli autentici porcili, con le prese d’acqua scassinate a buttare fuori ettolitri su ettolitri, è cronaca non fantasia. Il fatto che la scolarizzazione dei minori tra gli “zingari” sia chimera, mentre chiedere la carità e mettere e mani nelle tasche altrui viene insegnato fin dai primi anni ai bambini “zingari”, anche questa è cronaca e non fantasia. Ma la nostra sinistra (una buona parte almeno, quella con il sorrisino angelico e la lacrimuccia sempre pronta) si ostina a farsi in quattro, anche con argomentazioni pretestuose, per prendere le difese di queste persone. Le quali, lo ripeto, di essere difese magari neppure lo chiedono…; persone, gli zingari, che oltre tutto hanno ideali e modus vivendi assolutamente lontani dai valori della sinistra, infatti nei loro clan vige la più rigida gerarchia, il senso dell’autorità, il senso dell’onore, della forza, l’ostentazione quasi maniacale della ricchezza, un rispetto quanto meno discutibile per la donna, etc…, tutte cose ben poco di sinistra! Eppure i sinistri nostrani si ostinano a…
Perchè?
Ma… forse per fare dispetto ai vecchi rompiballe come il sottoscritto! Va bè, buttiamola sul ridere…

L’onestà non è più un optional.

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Riportiamo una riflessione del Prof Francesco Fontana
E’ una riflessione che deve fare riflettere. L’onestà torna di modo ?

L’onestà non è più un optional

Da qualche tempo ripeto sul mio profilo Facebook, e non solo, questo “mantra”: l’onestà non è più un optional.
Ovviamente è un paradosso, nel senso che l’onestà non dovrebbe mai essere un optional nelle nostre scelte e nei nostri comportamenti.
Ma qua voglio riferirmi alla vita civile e non posso chiudere gli occhi di fronte a una cosa: che spesso noi cittadini, quando si tratta di affidare a qualcuno l’amministrazione della cosa pubblica, il valore dell’onestà spesso lo dimentichiamo. Quanti di noi, dopo un esame di coscienza onesto e rigoroso, possono negare di aver ogni tanto votato qualche politico, qualche amministratore, qualche rappresentante per motivi che con l’onestà hanno poco a che fare? Altrimenti, parliamoci chiaro, non si spiegherebbe come mai il nostro Parlamento e le nostre Giunte locali abbiano un numero di condannati e indagati fra i più elevati al mondo.
I motivi che hanno guidato le nostre scelte facendoci scordare l’onestà sono stati magari motivi validi, non lo metto in dubbio, motivi tipo “non sarà onestissimo però… però è molto bravo, fa i nostri interessi, ha le mani in pasta con tutti, ha esperienza, sa battere i pugni, è di destra come me, è di centro come me, è di sinistra come me, etc…”; motivi, questi, che in certe contingenze possono anche giustificare la scelta di un politico a discapito di un altro, ma che dal punto di vista etico non sono proprio il massimo, diciamo la verità.
Però… però ci hanno sempre insegnato che l’onestà in politica è importante, è nobile, ma alla resa dei conti incide poco sull’economia e sul benesssere dell’intero Paese. La corruzione? La mafia? L’evasione fiscale? L’elusione fiscale? Le ruberie? Le malversazioni? Gli appalti pilotati? Le raccomandazioni? I superstipendi, le superpensioni, i vitalizi, le buonuscite da capogiro, le spese pazze della politica, i rimborsi elettorali per acquistare mutande e caramelle (sì, perchè secondo me anche queste sono manifestazioni di “onestà… zoppicante”)??? Certo, tutte brutte cose, ma di fronte alla montagna della spesa pubblica sono poco più di una goccia all’interno di un mare. Questo ci avevano sempre insegnato! Ergo: meglio un amministratore furbetto ma tecnicamente capace rispetto a uno integerrimo ma magari un po’ inetto. Col risultato che, paradosso dei paradossi, ci siamo spesso ritrovati nelle mani di politici e amministratori sia furbetti che inetti!
Poi, ogni tanto, come quelle bolle di metano che – avete presente? – emergono lente ma inesorabili dai fondali marini, ecco che “emergono” alla coscienza collettiva gli studi e le statistiche di Enti che effettuano certi calcoli e ci spiattellano, come nulla fosse, risultati strabilianti. Risultati tipo: senza evasione ed elusione fiscale il nostro debito pubblico sarebbe ridotto di un quinto (ovvero, saremmo messi meglio della Grande Germania), senza corruzione avremmmo 60 miliardi all’anno in più da impegnare per la crescita (o 60 miliardi in meno di tasse per tutti, altro che gli 80 Euro…), e così via… E noi iniziamo a connettere: iniziamo a capire che la “goccia nel mare” rappresentata dal politico che raccomanda il figlio un po’ fannullone (e toglie il posto di lavoro a uno più bravo), oppure dalla “cresta” su questo o su quell’appalto, o ancora dalla ricevuta fiscale rifiutata perche “tanto non mi serve”, oppure dal vitalizio di …000.000 Euro a questo o a quel consigliere, oppure dalla mutanda verde o dalla caramella rossa comprata con i “nostri” fondi elettoriali, e così via… iniziamo a capire che tutte queste “gocce nel mare” sono proprio quelle che alla fine il mare lo compongono. E in quel mare naufraghiamo, giorno dopo giorno, anche noi.
Ecco allora perchè, a questo punto, in Italia è arrivato il momento di dire, anzi, di gridare, che nelle nostre scelte politiche e amministrative “L’ONESTA’ NON E’ PIU’ UN OPTIONAL”.
Sentivo tempo fa che un Sindaco, non importa di quale lista non essendo qua mio scopo fare politica, in un paio d’anni ha ripianato il buco di bilancio del suo Comune che ammontava a 5 milioni di Euro; e senza tagliare i servizi! Al giornalista che, stupito, gli ha chiesto come avesse fatto, ha risposto candido candido: “Semplicemente non rubando!”
No, amici, l’onestà non è più un optional. Forse (anzi: senza dubbio) è arrivato il momento di mettere da parte le nostre personali simpatie, le nostre tendenze ideologiche, le nostre piccole convenienze personali e familiari, e di indirizzare le nostre scelte ricordando che l’onestà non è più un optional!
Questi qua, rossi, bianchi, neri e di ogni altro colore, si sono “magnati” tutto. Si sono garantiti i privilegi. Si sono fatti le leggi per blindare vantaggi medievali. Ci sbeffeggiano ogni giorno mandandoci in pensione sempre più tardhi e con sempre meno soldi, quando loro con un mese di legislatura si pappano buonuscite favolose e vitalizi da Paperoni. Si tramandano il potere di padre in figlio raccontandoci invece che si battono per la meritrocrazia (chissà come mai poi quelli che hanno meriti portano sempre gli stessi cognomi…). In una parola: saranno anche bravi, capaci e intelligenti… ma non sono onesti (è un discorso generale, sia chiaro, per fortuna non riguarda tutti!) L’esperienza dovrebbe averci insegnato che a questo punto è meglio un imbecille onesto rispetto a un genio filibustiere. Non fosse altro che per L’ESEMPIO, fonte di insegnamento e di valori etici per l’intera collettività. L’esempio: un grande amico del nostro “buon vivere” che da tempo, da troppo tempo, abbiamo ormai dimenticato; facciamocelo tornare in mente, se non per noi almeno per i nostri figli.
Ecco perchè d’ora in poi io mi farò guidare sempre da questo “mantra”, a prescindere da destra, sinistra, gialli, blu, rossi, verdi o non so cos’altro ancora; il mio discriminante sarà questo e soltanto questo: L’ONESTA’ NON E’ PIU’ UN OPTIONAL. Spero possa essere anche il vostro!

Francesco Fontana

Progetto “Pensa alla vita … guida con la testa !!!”, Campagna permanente per la sicurezza stradale, Estate 2015

Riportiamo questo interessante progetto per educare e migliorare la sicurezza stradale

Progetto “Pensa alla vita … guida con la testa !!!”, Campagna permanente per la sicurezza stradale, Estate 2015: in piazza per la sicurezza “Dall’Adriatico alle Dolomiti – IV Edizione”. Con il contributo della Regione del Veneto.

sicurezza

 

Anche per quest’anno parte da Jesolo la campagna permanente per la sicurezza stradale “Pensa alla vita … guida con la testa !!!”, Estate 2015: in piazza per la sicurezza “Dall’Adriatico alle Dolomiti – IV Edizione” che toccherà le spiagge della Costa Veneziana, raggiungendo il Cadore passando per le Terme Euganee.

 

E’ un’occasione per discutere di educazione alla sicurezza stradale, sensibilizzazione e prevenzione che l’ANVU-Associazione Professionale Polizia Locale, svolge dal 2003 sul territorio nazionale, in collaborazione con la polizia locale e varie associazioni impegnate nel campo della sicurezza stradale.

Dodici anni di positive esperienze, iniziate nel litorale jesolano nel giugno del 2003, mantengono la Polizia Locale in prima linea nella tutela e la prevenzione della sicurezza stradale, specialmente fra i giovani.

L’ANVU sarà affiancata dai volontari della Polizia Locale e dalle varie Amministrazioni Comunali, dalle Associazioni impegnate nel settore della sicurezza stradale: A.I.F.V.S. (Associazione Familiari Vittime della Strada),LIONS, l’A.R.C.A.T. (Associazione Regionale dei Club Alcologici Territoriali), dal Dipartimento della Sicurezza Stradale della F.M.I. (Federazione Motociclistica Italiana), dalle ULSS e dai volontari della Protezione Civile, ecc.

 

Dall’Adriatico alle Dolomiti IV Edizione

Nel Veneto, dopo la riuscita esperienza degli scorsi anni viene riproposta la III^ Edizione della campagna regionale ANVU-Veneto, denominata Dall’Adriatico alle Dolomiti, che per tutta l’estate sarà presente nelle principali piazze delle spiagge della Costa veneziana, (Jesolo, Caorle, Bibione, Venezia) del cadore (San Vito di Cadore) e ad Abano Terme.

Gli eventi per la sicurezza stradale si svolgeranno nelle piazze o nei luoghi di aggregazione dei giovani, dei cittadini residenti e degli ospiti, dal tardo pomeriggio fino alle ore 23.00 circa.

Finalità dell’iniziativa: la sensibilizzazione all’uso del casco e delle cinture di sicurezza, l’informazione dei rischi/effetti derivanti dall’uso delle sostanze alcoliche e degli stupefacenti alla guida dei veicoli, evidenziando in modo particolare i pericoli nelle serate di evasione e divertimento (fine settimana) ed i comportamenti alla guida di ciclomotori e motocicli.

La piazza interessata ospita più stand informativi, attrezzati con pannelli e materiale informativo riguardante le principali norme di comportamento: uso dei sistemi di ritenuta, guida dei ciclomotori e motocicli, uso del casco, la guida in stato di ebbrezza alcolica, ecc., con la proiezione di video predisposti dalle Polizie Locali.

Sarà data informazione sulle norme del Codice della Strada mettendo anche a disposizione materiali ed attrezzature tecniche di controllo.

Durante gli appuntamenti verrà distribuito il rinnovato opuscolo informativo “Pensa alla vita…. guida con la testa !!!, e l’originale album sulla sicurezza stradale “La Scuola e la strada: le avventure di Mirtilla” per i bambini, ed altro materiale riguardante la circolazione stradale e la sicurezza in generale.

Saranno effettuate prove con l’alcoltest, messo a disposizione dalla polizia locale, e fornite informazioni sui rischi dell’uso delle sostanze alcoliche e di quelle psicotrope, sull’uso del casco e dei sistemi di ritenuta, mentre per i più piccoli saranno allestiti dei percorsi di educazione stradale che dopo un mini corso, potranno percorrere con le biciclette ed infine saranno consegnati gadget sulla sicurezza, alcoltest monouso, ecc.

I tecnici del Dipartimento di Educazione Stradale della F.M.I. propongono test sulla guida e prove con il simulatore di guida, i volontari dell’A.R.C.A.T. Veneto (Associazione Regionale dei Club Alcologici Territoriali) forniranno informazioni sui rischi e sulle soluzioni all’uso delle sostanze alcoliche. Inoltre i volontari della Protezione Civile collaborano agli eventi fornendo informazioni sulla sicurezza in generale e dando la possibilità ai partecipanti di effettuare delle prove tecniche di protezione civile.

Questa campagna di prevenzione e informazione rientra nelle attività complessive di coordinamento per l’educazione dei giovani alla legalità ed al rispetto delle più elementari norme di sicurezza, in particolar modo nei fine settimana e si pone come efficace strumento di sensibilizzare dei cittadini di tutte le età, di sostegno alle ordinarie attività di prevenzione e controllo e di partecipazione allo scopo comune europeo di informazione e prevenzione sulla sicurezza stradale con l’adesione alla “Carta Europea della Sicurezza Stradale”.

All’iniziativa dell’estate 2015 hanno aderito i Comandi della Polizia Locale di Venezia, Jesolo, Caorle, San Michele al Tagliamento-Bibione, San Vito di Cadore ed Abano Terme, mettendo a disposizione attrezzature e personale, la F.M.I. (Dipartimento di Educazione Stradale), l’ARCAT Veneto (Associazione Regionale dei Club Alcologici Territoriali) l’ULSS 10 Veneto Orientale, i SERD e le Sezioni locali di Protezione Civile.

Il progetto è anche un’importante occasione per ribadire un’immagine diversa della P.A. e della Polizia Municipale in particolare, che comunemente viene vista come un “corpo di polizia repressivo”, rivalutandola e riconoscendole nei fatti il ruolo di “Corpo di Polizia Educativo” che invece attraverso i suoi appartenenti svolge quotidianamente e silenziosamente nelle città.

Prima tappa della IV Edizione della campagna 2015 “Dall’Adriatico alle Dolomiti” avverrà a Jesolo-Piazza Milano nella serata di mercoledì 15 Luglio, per poi continuare a Caorle il 30 Luglio, San Vito di Cadore il 17 Agosto, nuovamente a Jesolo-Piazza Mazzini il 20 Agosto, Bibione il 26 Agosto Abano Terme il 28 Agosto per finire a Venezia-Mestre il 4 Settembre, in piazza Coin, come oramai tradizione.

Vi sono altre località in fase di adesione al progetto

Il progetto sulla sicurezza stradale di ANVU e Polizie Locali del Veneto, da quest’anno si svolge con il contributo della Regione del Veneto.

 

Jesolo 12 giugno 2015

 

IL SEGRETARIO ANVU VENETO

Stefano Bugli

IL RESPONSABILE

DELLA SICUREZZA STRADALE

ANVU VENETO

Salvatore Signorelli

Un punto di vista laico contro l’insegnamento gender nelle scuole.

Una riflessione da uno scrittore ( qui come insegnante )

Il Punto del Prof Francesco Fontana e riflessioni di un giornalista

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Un punto di vista laico contro l’insegnamento gender nelle scuole.

La recente riforma della scuola ha riportato d’attualità l’inserimento “gender” nei programmi d’insegnamento. Sembra si tratti solo di un abbozzo, ma intanto il dibattito si è scatenato.

Mezza parola intanto su cosa è l’idea “gender”. E’ una tendenza di pensiero (Psicologia? Antropologia? Sociologia?) che differenzia il sesso dal genere. Detto in modo molto schematico, afferma che se ogni persona ha un sesso biologicamente definito, ciò non sempre corrisponde al genere (maschile o femminile) cui la medesima persona “sente” di appartenere. Mi scuso per l’approssimazione di questo cenno, ma chi volesse approfondire può farlo tranquillamente. Io comunque, nerlla mia ignoranza immensa, ho capito che il senso ultimo è questo.

Bene, credo che questo punto di vista sia altamente meritorio. E’ semplicemente una fotografia della realtà, piaccia o non piaccia, in cui ci troviamo. Chi potrebbe negare che ci sono maschi e femmine che si sentono profondamente maschi e femmine? Ma altri che si sentono vicini per empatia, sensibilità, affinità elettiva all’altro sesso? O che amano persone del proprio stesso sesso o di entrambi i sessi? O ancora che non si sentono né l’una né l’altra cosa e hanno difficoltà a definirsi (e magari non ne sono neppure interessati)? Nessuno che abbia un minimo di onestà intellettuale penso possa negare che questa è la realtà. E nessuno che abbia un minimo di onestà etica penso possa arrogarsi il diritto di sancire che questa realtà è “bene” o è “male”. “È”, e basta! E ogni sua sfaccettatura ha esattamente la stessa dignità delle altre!

Una cosa però è fotografare un dato di fatto, svolgendoci delle ricerche, una cosa è trasformare questa “disciplina” in un insegnamento scolastico, magari a livello di bambini delle elementari. Io come minimo non ne vedo il motivo, come massimo sono indignato e preoccupato.

“Ecco il solito conservatore benpensante ultracattolico…”, diranno, qualora dovessero leggere queste mie modeste riflessioni, i soliti vendoliani, civatiani, landiniani, bersaniani, fassin(a)iani, insomma i soliti “sinistri” che non perdono l’occasione per stigmatizzare chi la pensa diversamente e ritenersi gli unici palafrenieri della verità. Ebbene, non per fare politica che qua non c’entra, ma solo per sgombrare ogni dubbio, dico subito che io sono progressista, malpensante (nel senso che metto il dubbio davanti a tutto), agnostico e profondamente laico (chi ha dubbi può leggersi il mio ultimo romanzo “La percezione delle Pleiadi” ed. Albatros Il Filo, e poi mi saprà dire…). Però ragiono con la mia testa e non mi faccio trascinare dalle mode, tanto meno da quelle di chi quando vota mette la croce sul mio stesso simbolo …

Ragiono dunque, e mi dico che “insegnare” la cultura gender a dei bambini di 7 – 10 – 12 anni mi sembra una cosa poco sensata. Anche perché ben altri sono i buchi culturali da riempire e ben altri i dibattiti attorno a cui la nostra malandata società in crisi dovrebbe interrogarsi.

Poi c’è modo e modo di insegnare, ma mi risulta che dove ciò avviene si traduca in sostanza in uno stimolo a non dare per scontata la propria identità. Ma scherziamo? A dei ragazzini insegnamo cose di questo tipo? Ma come facciamo a non capire che instillare simili dubbi porta a una distorsione del loro approccio con la propria psicologia, e non il contrario? Se un ragazzo ha determinati “dubbi” sulla propria identità di genere, ebbene essi sono più che leciti ma devono venire fuori spontaneamente. Non possono essere “pungolati”, altrimenti si rischia di fare una grossa confusione e… grossi danni. Mi duole dirlo, ma accanto a insegnanti meravigliosi cui affiderei la gestione del nostro Paese, ce ne sono alcuni cui non affiderei neppure la gestione della gabbia di un criceto, figuriamoci la gestione della ricerca di genere di mia figlia! La “sua” ricerca mia figlia deve farla da sé, l’ha fatta, la fa e la farà in piena liberttà, senza bisogno di maestri, né buoni né cattivi.

Non vorrei che questa castroneria pseudomoderna della cultura gender nelle scuole facesse la stessa fine del crimine perpetrato da chi voleva “esportare” la democrazia in alcuni Stati che non avevano mai chiesto tale gentilezza. Ma che, forse, avevano e hanno molto petrolio nel loro sottosuolo!

 

 

Per completezza riporto questo articolo del noto giornalista Gianluca Veneziani

Qui potete leggere cosa si pensa di fare in Europa e quindi anche in Italia

Non è stato approvato e se ne discute ancora ma leggete e poi ognuno pensi a come crede sia giusta dare come educazione ai propri figli

 

D’ora in avanti la masturbazione sarà promossa in tutte le scuole materne ed elementari d’Europa come forma di educazione sessuale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), di comune accordo con l’agenzia governativa tedesca per l’Educazione sanitaria, sta infatti diffondendo presso tutti i ministeri della Salute e dell’Istruzione d’Europa un documento, chiamato «Standard di Educazione Sessuale in Europa», che invita a una maturazione della consapevolezza sessuale già nei primissimi anni di età, attraverso una conoscenza del proprio corpo e un’esplorazione delle relazioni sessuali – sia etero sia omo – infantili. Il testo, redatto da diciannove esperti, è rivolto a «responsabili delle politiche, autorità scolastiche e sanitarie» e rappresenta una sorta di vademecum per guidare i bambini verso una piena crescita sessuale nel periodo compreso tra 0 e 15 anni.

Nelle 83 pagine del documento vengono definite le varie fasce d’età e, per ciascuna, stabiliti gli obiettivi da raggiungere e i relativi compiti dell’insegnante.

Ai bimbi dagli 0 ai 4 anni, si legge, «gli educatori dovranno trasmettere informazioni su masturbazione infantile precoce e scoperta del corpo e dei genitali, mettendoli in grado di esprimere i propri bisogni e desideri, ad esempio nel “gioco del dottore”». Dai 4 ai 6 anni i bambini dovranno invece essere istruiti «sull’amore e le relazioni con persone dello stesso sesso», «parlando di argomenti inerenti alla sessualità con competenza comunicativa».

La vera crescita avverrà coi bimbi tra i 6 e i 9 anni, cui i maestri terranno lezioni su «cambiamenti del corpo, mestruazioni ed eiaculazione», facendo conoscere loro «i diversi metodi contraccettivi». Su questo aspetto i bambini tra 9 e 12 anni dovranno già avere ampia competenza, diventando esperti nel «loro utilizzo» e venendo informati su «rischi e conseguenze delle esperienze sessuali non protette (le gravidanze indesiderate)». Ecco il decisivo balzo in avanti: nella fascia puberale tra i 12 e i 15 anni gli adolescenti dovranno acquisire familiarità col concetto di «pianificazione familiare» e conoscere il difficile «impatto della maternità in giovane età», con la consapevolezza di «un’assistenza in caso di gravidanze indesiderate e la relativa «presa di decisioni» (leggi aborto). Non solo: a quell’età, ormai matura secondo l’Oms, i ragazzi dovranno essere informati sulla possibilità di «gravidanze anche in relazioni omosessuali» e sull’esistenza del sesso inteso come «prostituzione e pornografia», venendo messi in guardia «dall’influenza della religione sulle decisioni riguardanti la sessualità». Il protocollo diffuso dall’Oms lancia anche un monito affinché «l’educazione sessuale venga effettivamente realizzata in termini di luoghi, tempi e personale», sebbene non occorra una preparazione ad hoc della classe docente e «gli insegnanti di educazione sessuale non siano professionisti di alto livello».

Queste direttive sono già state recepite a livello comunitario nella risoluzione Estrela votata giorni fa al Parlamento europeo e ora in discussione in Commissione. Nel testo presentato dall’europarlamentare socialista Edite Estrela, la masturbazione viene infatti indicata come metodo di educazione sessuale, prendendo atto del fatto che «i ragazzi più giovani sono esposti, sin dalla più tenera età, a contenuti pornografici soprattutto su Internet».

Il rapporto Estrela, inoltre, invita l’Ue a «prevenire le gravidanze indesiderate» e a garantire «il diritto d’aborto», combattendo «l’abuso dell’obiezione di coscienza» da parte del personale sanitario. Contro questa risoluzione si sono schierati numerosi europarlamentari, tra cui l’italiano Sergio Silvestris (Pdl), che coi loro emendamenti hanno determinato un rinvio e un riesame del testo in Commissione. Intanto anche contro il documento dell’Oms si sta sollevando un’opposizione della società civile: sia la fondazione CitizenGo sia il sito hatzeoir.org stanno raccogliendo firme per fermare la diffusione del testo, definito «corruttore dell’integrità e della salute dei minori».

di Gianluca Veneziani

 

Due visioni da un insegnante a un giornalista

Uno dice la sua e un altro racconta quello che sta succedendo

A voi le riflessioni

Francesco Fontana ha colpito ancora !

Copertina La percezione delle Pleiadi

 

Quando la cultura non si ferma , ma spazia in nuovi orizzonti.

2 settimana fa avevamo pubblicato una articolo che rappresentava una recensione di una opera prima di uno scrittore locale

Difficile trovare uno scrittore nel nostro territorio ma è difficile anche trovare uno scrittore che con una prima opera ha conquistato un parco di premi che ci stupisce

Avevamo pubblicato una recensione e una bibliografia e una storiografia

Ora l’autore ci invia il pensiero sulla sua seconda opera

Il Romanzo ” La Percezione delle Pleiadi”, edito da Albatros Il Filo

Come inizia questo romanzo?  Ecco a voi

 

“Alfine nacqui!

E’ da poco avvenuta la resa incondizionata del Reich. Il mio futuro padre, sullo sfondo della Germania sconfitta e ancora occupata dagli alleati, entra nelle grazie di una giovane crocerossina americana, la mia futura madre Cynthia Ross, partita da oltreoceano per recare sollievo alle popolazioni europee, vittoriose o soccombenti poco le importa, tutte comunque uscite distrutte dal più terribile massacro che la storia umana abbia mai conosciuto.

Cynthia ha vent’anni e uno spirito missionario ammirevole. Una grandissima fede alberga nella sua anima, un amore sconfinato nel suo cuore: amore per chi soffre, per i derelitti, per i bambini, per i vecchi, per le vedove, per tutte le vittime della guerra, di qualsiasi guerra. E ora bisogna pensare ai martiri di quella appena conclusa.

Amore, insomma: ecco la filosofia di mia madre, ecco la parola che più di ogni altra le ho sentito sempre pronunciare. Amore anche per il letto, però. Cynthia Ross veste da crocerossina, si pettina da crocerossina, parla da crocerossina, ma si fa scopare come una splendida biondina di vent’anni che non riesce proprio a dire di ‘no’ alle tentazioni che le si presentano nel corso della sua missione.

Mio padre è una di queste tentazioni…”

E allora leggiamo cosa ci invia il prof Fontana

Il mio primo romanzo, “L’imitatore di corvi”, terminava nel secondo dopoguerra, spingendo un timido, fuggevole sguardo fino alla costruzione del Muro di Berlino.

Il romanzo successivo, e al momento mio ultimo lavoro pubblicato, “La percezione delle Pleiadi” – edizioni Albatros Il Filo, con cui c’è stata e c’è un’ottima, proficua collaborazione editoriale fatta di semplici ma importanti ingredienti: chiarezza, cortesia, disponibilità –, riprende il cammino proprio da lì, dal dopoguerra.

Non è un seguito, infatti non riprende dagli anni ’60, quando fu eretto il Muro, ma proprio dal 1946, dopo la 2^ Guerra Mondiale. E, con tanti nuovi personaggi, si apre al Mondo: America, Italia, Europa dell’Est (l’assurda Germania comunista), poi ancora Italia, quasi l’Italia pasciuta e disgraziata fatalmente entrata in crisi poco meno di dieci anni addietro. E c’era da aspettarselo: quando mancano i valori, quando si decompongono in una mucillaggine poco significativa o, peggio ancora, addirittura venefica, ecco che tutto crolla.

Crolla l’uomo come individuo e crolla l’uomo come animale sociale, crolla quindi l’economia, crollano le speranze, le speranze attive, quelle che ci fanno agire per costruire (infatti sperare e basta non serve a nulla: mai vista una casa che viene su da sola perchè l’impresario spera che cresca, se non c’è il lavoro del cantiere la casa non crescerà mai!), crolla la voglia, crolla la gioia, crolla la bellezza.

Sì, la bellezza: da 10 – 15 anni a questa parte io non ho mai visto tanti giornali brutti, tanti programmi televisivi brutti, non ho mai ascoltato tante canzoni brutte; non ho mai visto nascere tante ideologie brutte, fanatismi, intolleranze, ignobili filosofie del “tanto peggio tanto meglio”; non ho mai visto tanta bruttezza imperversare anche nelle istituzioni, nella finanza (i “derivati”, le “scommesse” sul fallimento degli Stati, i debiti per pagare i debiti dei “debiti sovrani”… tutte cose “orribili” anche da un punto di vista “estetico”), bruttezza nella politica ove pullulano personaggi che si fanno eleggere a certi scranni solo per “magnare-magnare-magnare-magnare-magnare” e poi pretendono anche di essere chiamati “onorevole” e se qualcuno gli fa le pulci si arrabbiano, si offendono, querelano, si nascondono dietro i sotterfugi e dentro le sabbie mobili, raccontano balle, mettono in piazza la loro inettitudine dimenticando soprattutto che se ricoprono certe cariche, tra l’altro svolte indegnamente, è solo perchè NOI li abbiamo eletti e a NOI dovrebbero render conto dalla prima all’ultima cosa che fanno. Insomma: un mondo brutto! Brutto sotto ogni punto di vista!

Per fortuna c’è anche un mondo diverso, vuoi perchè non oltrepassa determinate “colonne d’Ercole”, vuoi perchè in effetti la bellezza non muore mai! Ed è questo mondo, con tutte le sue contraddizioni ma anche con tutto il suo fascino, che io ho voluto descrivere ne “La percezione delle Pleiadi”.

Per un figlio della 2^ metà del ‘900 esistono certi miti, anche negativi, ma comunque “miti”. E a questi miti ho voluto rendere omaggio in una ricostruzione assolutamente romanzata dei decenni di storia che mi hanno visto protagonista un po’ perchè attore diretto un po’ perchè attento e interessatissimo studioso.

Si inizia allora con una gravidanza portata a termine ad ogni costo da una giovane americana idealista, profondamente cristiana e profondamente anti-sistema, e da lì comincia l’avventura sua e di suo figlio (che è figlio anche dell’Imitatore di corvi…), avventura che si staglia tra il profondo Sud conservatore e la scintillante, fascinosa New York, tra i “suburbia” del Bronx e i grattacieli di Manhattan, tra le meravigliose battaglie dei fratelli Kennedy, di volta in volta riflessivi o arrembanti, e le tragedie della Guerra nel Vietnam, del Golpe in Cile, degli assassinii impuniti, della mafia imperante, in un’ubriacatura di passioni e di sensualità che traghetterà il nostro… eroe verso gli italici lidi.

E sono battaglie anche qua, le battaglie degli anni ’70, le lotte operaie, Porto Marghera, l’avanzata delle sinistre, la normalizzazione, la ricerca di una dimensione più modesta ma più intima, la ricerca di una bellezza remota e sfuocata, la ricerca delle Pleiadi, stelle lontanissime… la loro ricerca… anzi la loro “percezione” appena.

E così il protagonista passa dalla battaglia sindacale a quella politica, dal delitto Moro all’investigazione, dalla scoperta all’esilio, un esilio nel tragicomico mondo del socialismo reale… e tutto ciò prima del trionfale rientro, una volta guadagnatisi i galloni di “opportunista del secolo”, nell’accogliente, paciosa Italy!

Cosa posso dirvi ancora? Un grazie enorme al meraviglioso dottor Madeyski che ha la bontà (tra le molte che esprime) di ospitarmi ogni tanto su queste pagine, e… Buona lettura a voi, se vorrete!

Chi desiderasse contattarmi per condividere qualche riflessione potrà scrivermi a tempofranco@inwind.it e io sarò sempre lieto di scambiare pareri, idee, ma soprattutto di imparare qualcosa da voi e dalle vostre impressioni.

 

Francesco Fontana

 

Ringraziamo anche il prof. Fontna per averci fatti partecipi di questo nuovo lavoro che avrà sicuramente un successo superiore al primo lavoro

Lo ringraziamo anche per le parole di stima che ha voluto dedicarci, immeritate ma che fanno sempre piacere

 

Per la difficilissima intesa tra religioni: qualcosa di concreto.

 

 

 

 

 

 

In questi giorni si è molto parlato dell’Imam espulso dall’Italia, delle parole di violenza che sarebbero state pronunciate. Ma si è parlato molto e in modo particolare sui social network della lotta tra Israele e Palestina, si è parlato molto e specie con immagini e filmati “ forti” della lotta tra mussulmani integralisti e cristiani.

Tanti ne parlano, compreso il Papa, ma oltre si va poco.

Tanti ne parlano ma non si arriva a nessuna soluzione, forse perché una soluzione non è possibile .

Il Dr. Dino Casagrande, Ex Direttore del Museo della Bonifica, e Past Presidente del Rotary Club di san Donà di Piave ci ha fatto pervenire una lettera particolare.

Trattasi di “Lettera al direttore” che ha inviato alle due principali testate locali e anche al Sindaco A. Cereser.

La lettera è nata o , meglio, è stata ispirata dalla preghiera dell’ex Imam di San Donà rimbalzata a noi dall’America… Nella annata rotariana nella quale il Dr Casagrande era Presidente del Rotary è stato dato ampio spazio a questo problema ed è sorto anche un acceso dibattito all’interno del Rotary con toni anche molto forti. Ora la situazione che Casagrande desiderava evidenziare adesso è esplosa a livello internazionale con i casi della ripresa del conflitto ebraico palestinese al quale come dicevamo all’inizio di questo articolo, non c’è soluzione  a meno che i due non stiano buoni ma non staranno mai buoni e le morti rinvigoriranno per sempre i contrasti di generazione in generazione finché non si sarà uno stato palestinese a Gaza e che parte di Israele ritorni alla Palestina…cosa allo stato attuale assolutamente impossibile. C’è poi la gravissima situazione delle persecuzioni in Iraq.

 

 

 

 

 

 

 

Il 6 novembre scorso al Rotary introducendo la bella conferenza tenuta da Beppi Toffolo diceva il Dr Casagrande  tra le altre cose anche queste parole, citando da altre fonti:

 

C’è molta (voluta) disinformazione su questo tema e mi ha molto colpito la frase di Wael Farouq, docente presso l’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, da sempre osservatore attento del proprio Paese, musulmano e di lingua araba:  «Io non sono a favore dell’esercito, ma sono contro il terrorismo, perché non è possibile che si uccidano sistematicamente i cristiani nel silenzio e nella malafede di molti organi d’informazione» «io non combatto una battaglia per i cristiani e non parlo neanche di cristiani in astratto, ma parto da un rapporto di amicizia con persone che vivono la fede cristiana e vengono ammazzate per la propria appartenenza religiosa. Vengono uccisi in casa o nelle chiese».

 

 

Noi ci domandiamo allora come fa la gente a non capire ? Perché i giornali non ne parlano ? Perché i cosiddetti cattolici benpensanti, che sono pronti ad inalberarsi quando si dicono certe verità non sono corsi subito a difendere le donne e bambini sepolti vivi solo perché non si son voluti convertire all’Islam (vogliamo ammettere che sono dei MARTIRI !!!), se necessario anche mettendo a rischio la propria vita per salvarli?  Perché non corriamo tutti, preti in testa, a difendere e a sottrarre queste persone al loro infausto destino ?  Perché nessuno si fa avanti su questi temi ?

Perché la televisione e la stampa sia di destra che di sinistra non mostra il lato reale di queste barbarie tra persone, non importa se neri o bianchi, se mussulmani o cristiani, ma in ogni caso tra persone che sono persone.

 

Riporto allora qui sotto la lettera che Dino Casagrande ha scritto a Nuova Venezia e Gazzettino e al Sindaco Cereser per dare un contributo al problema

 

 

 

 

 

 

 

Per la difficilissima intesa tra religioni: qualcosa di concreto.

 

Allacciandomi a quanto accaduto a San Donà nei giorni scorsi e alle parole vere o fraintese del giovane Imam dei fedeli musulmani, non posso che rammaricarmi del fatto che il senso vero e profondo, il significato palese di quelle parole, anche se tra voci più disparate, confusioni e accuse di errate interpretazioni,  è che si tratta purtroppo di un messaggio negativo.

 

Nella scorsa annata rotariana ho preso l’iniziativa di approfondire seriamente la questione dei dissidi religiosi,  in un’ottica di pace e di comprensione tra popoli, una delle fondamentali direttrici di azione del nostro club, e da più angolature, affrontando la realtà  del problema e non le fantasie che spesso vengono propinate da chi non vuol vedere, spiegando i fenomeni e la loro origine, in modo da fornire un’ampia panoramica e non, come spesso accade, un unico punto di vista  per accontentare le coscienze e il comune sentire.  Il dibattito che ho inteso porre all’attenzione del club, anche in modo dirompente, ha suscitato, com’era poi intuibile supporre, consensi e accese critiche. Ma ho deciso di continuare perché il problema andava approfondito e lo vediamo anche in questi giorni emergere con la sua drammatica  gravità.

 

La realtà di quella e di altre aree tormentate  è sintomatica di un contrasto religioso assolutamente insanabile perché basato su dogmi insuperabili ab origine, e le continue morti non fanno altro che rinnovare, riesumare, rinvigorire le ferite putrefatte. Qualcuno crede di poter  trovare la chiave di volta di questo infinito dramma, attraverso esempi edificanti, puntando sugli elementi moderati, e riesce per un po’ a contenere l’impeto distruttivo,  ma quando un qualsiasi personaggio carismatico richiama all’ordine non c’è più spazio per il dialogo e le speranze di pace e serena convivenza vengono travolte.

 

Noi rotariani vogliamo alimentare le buone idee, mai ci permetteremo di cancellare gli auspici di chi vuole continuare a credere che una fine ci sarà, anzi ci impegniamo e faremo tutto ciò che ci sarà possibile per riaccendere ogni volta le speranze.

 

Già da molti mesi abbiamo avviato e stiamo puntando su un progetto di collaborazione con l’ospedale dei bambini di Betlemme. Un esempio felice di quello che potrebbe essere il futuro di quel territorio se solo le menti rinunciassero per sempre alle rigidità terribili dei fondamentalismi religiosi. Quell’ospedale, gestito da cattolici, è un’isola di pace anche se di sofferenza. Li i bambini, che oltre ad essere afflitti dai  pesanti problemi  legati al territorio,  sono anche colpiti da gravi malattie,  possono essere curati senza barriere religiose, di lingua, di razza. Una piccola ma importantissima realtà che dimostra quanto sia fallace la vanità delle parole, che si infrangono davanti  alla vera sofferenza di quei piccoli volti rigati dalle lacrime, a cui si cerca di strappare un sorriso, alleviandone le pene.

 

Sono stati coinvolti nel progetto, che punta a rendere disponibili alcuni monitor per controllare il respiro e favorire la ventilazione dei piccoli, oltre al nostro club di San Donà, che è il promotore, anche il club gemello di Augsburg-Renaissancestadt, e  nella prospettiva di una più intensa e proficua collaborazione i club di Portogruaro, Jesolo,  San Vito al Tagliamento, Lignano Sabbiadoro – Tagliamento, Venezia  Noale dei Tempesta,  Venezia Mestre, Madonna di Campiglio, cioè alcuni club rappresentativi dell’area Triveneta del nostro Distretto, che ha annunciato un concreto aiuto  finanziario. Si sono inoltre uniti privati cittadini dimostratisi sensibili all’iniziativa.  Il club Rotary palestinese di Betlemme, che è stato fondato solo lo scorso anno, sarà il nostro partner  internazionale di riferimento territoriale.   Ovviamente ogni altra collaborazione sarà gradita.

 

Dino Casagrande

Past President  Rotary Club San Donà